La Dichiarazione di fedeltà all’insegnamento immutabile della Chiesa sul matrimonio e alla sua ininterrotta disciplina, diffusa nelle ultime settimane, ha già raccolto quasi 5.000 autorevoli firme, tra cui, oltre a quelle dei cardinali Raymond Leo Burke, Carlo Caffarra, e Jãnis Pujats, e dei vescovi Juan Rodolfo Laise, Andreas Laun e Athanasius Schneider, segnaliamo, in aggiunta ai nomi delle prime 80 personalità, quelli di Mons. Taras Senkiv, vescovo di Stryi in Ucraina; Mary Clare Meney, della National Association of Catholic Family (Australia); Reinhard Dörner, Presidente del Kardinal Von Galen Kreis (Germania); John Vennari, direttore del Catholic Family News (Stati Uniti); Michel Bastit dell’Università di Borgogna (Francia); Carlos Freile, Direttore dell’Accademia di Storia Ecclesiastica dell’Ecuador; Lucrecia Rego de Planas, fondatrice di Catholic.net (Messico); gli studiosi domenicani Thomas Crean (Inghilterra) e Alberto Strumia (Italia); il teologo Claude Barthe (Francia); i padri Alessandro Apollonio e Paolo Siano dei Francescani dell’Immacolata (Italia); il prof. don Roberto Spataro; Thomas Ward, membro della Pontificia Accademia per la Vita (Inghilterra); William Fahey, presidente del Thomas More College (Stati Uniti); gli scrittori Francisco José Fernández de la Cigoña (Spagna), Filip Mazurczak (Polonia), Christopher Ferrara e David Pietrusza (Stati Uniti) e molti altri.
La Dichiarazione si articola in 27 affermazioni di verità esplicitamente o implicitamente negate o rese ambigue nell’attuale linguaggio di vari documenti ecclesiali di carattere pastorale che riguardano la fede nella Presenza Reale di Cristo nell’Eucaristia, il rispetto che si deve ad Essa, l’impossibilità di parteciparvi in stato oggettivo di peccato grave, le condizioni del pentimento per ricevere l’assoluzione sacramentale, l’adempimento universale del Sesto Comandamento della Legge di Dio, il gravissimo dovere di non dare scandalo pubblico e di non indurre il popolo di Dio a peccare o a relativizzare il bene e il male; i limiti oggettivi della coscienza, ecc.
Constatando che la confusione non ha fatto che aumentare nei fedeli dopo i due Sinodi sulla famiglia e la successiva pubblicazione dell’Esortazione apostolica Amoris laetitia, i firmatari della Dichiarazione di fedeltà sentono il pressante dovere morale di ribadire l’insegnamento bimillenario della dottrina cattolica sul matrimonio, la famiglia e la disciplina morale praticata per secoli nei confronti di queste basilari istituzioni della civiltà cristiana.
Tale grave dovere, secondo i firmatari, si fa ancora più urgente in vista dell’attacco crescente che le forze secolariste stanno sferrando contro il matrimonio e la famiglia; attacco che non sembra trovare più la barriera di un tempo nella prassi cattolica, almeno nel modo in cui questa oggi viene generalmente presentata all’opinione pubblica. «Mentre il nostro mondo neopagano muove un attacco generale contro la divina istituzione del matrimonio e le piaghe del divorzio e della depravazione sessuale si diffondono ovunque, anche dentro la vita della Chiesa, noi, i sottoscritti vescovi, sacerdoti e fedeli cattolici riteniamo essere nostro dovere e nostro privilegio dichiarare, a una sola voce, la nostra fedeltà agli immutabili insegnamenti della Chiesa sul matrimonio e alla sua ininterrotta disciplina, come sono stati ricevuti dagli Apostoli. Infatti, solo la chiarezza della verità farà la gente libera (cf. Gv 8, 32) e renderà possibile che essa trovi la vera gioia dell’amore, vivendo una vita secondo la sapienza e la volontà salvifica di Dio, in altre parole, evitando il peccato, come fu maternamente richiesto dalla Madonna a Fatima nel 1917».
(http://www.supplicafiliale.org/)
(http://www.supplicafiliale.org/)
"...qui si è fondamentalmente fedeli alla Chiesa, quella che a sua volta ha come fondamento gli apostoli e i profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù. Non abbiamo intenzione di ereticizzarci o di diventare scismatici. Si cerca di essere cristiani al meglio che si può, e se questo significa essere perseguitati anche dai fratelli nella fede, oh beh, condividiamo il fardello con parecchi personaggi illustri: da Don Giussani a Padre Pio. Loro santi, noi indegni cristianelli che cercano il vero, il bello e il giusto: tenetene conto, voi giudici."
RispondiEliminaMa che puo' fare questa dichiarazione se ormai i giochi sono già fatti? Vallini a Roma ammette i divorziati risposati alla comunione e i matrimoni gay sono accettati con compiacente silenzio e frasi di favore! Che sì aspetta ancora per dichiarare eretico il papa e trarne le conseguenze?
RispondiEliminaLa dichiarazione di fedeltà non è una richiesta o una supplica.
RispondiEliminaÈ un atto personale che sottolinea la propria fedeltà alla dottrina di Cristo sul matrimonio, atto che ha pure una valenza pubblica di testonianza con l'intento di far quadrato insieme sulla fede di sempre
Perchè non presentare una raccolta di firme comprendenti tutti i cattolici, anche quelli senza titoli,insomma un'iniziativa a largo raggio. Anche se la Chiesa Cattolica non è una democrazia, la Parola di Dio è superiore alla gerarchia ed anche al Papa
RispondiEliminaMa la 'Dichiarazione di fedeltà' è già per TUTTI. L'indicazione degli eventuali titoli c'è per chi vuole specificarli, non è obbligatoria. Non c'è alcuna selezione, l'adesione è completamente libera.
RispondiEliminaForse i promotori (non tutti e tra i più autorevoli) hanno indicato i loro titoli per dare maggiore autorevolezza e spessore all'iniziativa!
Mic, però come è già stato osservato da un sacerdote, bisognerebbe rendere possibile la pubblicazione del nome di ogni persona, non solo quello dei primi firmatari
RispondiEliminaIn realtà non ho mai controllato. Se non risultano tutti i firmatari, lo faremo presente.
RispondiEliminaÈ ovvio che chi ci fornisce notizia del numero dei firmatari abbia anche i dati. Ma è comprensibile l'esigenza di partecipazione che richiede la visibilità della persona e della sua adesione.
mic, basta che controlli tu. Ho dei dubbi,provai sicuramente un paio di volte. Spero di essere andata a segno. Grazie.
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