Da qualche giorno è disponibile nelle librerie francesi il nuovo libro del cardinale guineano, il terzo scritto in conversazione col giornalista d’Oltralpe Nicolas Diat. L’opera è vasta e composita, e poiché la sua traduzione italiana vedrà la luce solo alla fine dell’estate vogliamo stuzzicarvi l’appetito con qualche pagina saliente su alcuni temi che ci coinvolgono quotidianamente.
Le 440 pagine del nuovo libro del cardinal Sarah sono dense, piene di analisi precise e di spunti luminosi. L’editore italiano Cantagalli ci informa che la traduzione dovrebbe essere pubblicata per settembre. Non pochi amici, tuttavia, mi hanno manifestato il desiderio di leggere qualche pagina in anteprima, così ne ho scelte alcune da tradurre per voi.
Per contestualizzarle, ricordo che il libro ha la forma di una conversazione: è qualcosa di più di un’intervista, perché non di rado le “domande” di Nicolas Diat sono a loro volta dei ragionamenti e degli spunti per il suo eminente interlocutore. Il libro è dedicato al Papa Emerito e al Santo Padre, qualificati rispettivamente come “incomparabile artigiano della ricostruzione della Chiesa” e come “figlio fedele e devoto di sant’Ignazio”; esso è dedicato pure «ai preti del mondo intero, in rendimento di grazie nell’occasione del mio giubileo d’oro sacerdotale». L’opera è suddivisa in quattro parti, che si succedono dopo una iniziale meditazione sulla natura della Chiesa e su quella del tradimento al suo interno (“Ahi, Giuda Iscariota…”):
Indice della materiaOggi in queste pagine vi offro quello che è il cuore della mia vita: la fede in Dio. Fra poco tempo comparirò davanti all’eterno Giudice. Se non vi trasmetto le verità che ho ricevuto, che cosa gli dirò allora? Noi vescovi dovremmo tremare al pensiero dei nostri silenzi colpevoli, dei nostri silenzi di complicità, dei nostri silenzi di compiacenza col mondo.Spesso mi chiedono: «Che dobbiamo fare?». Quando la divisione incalza, bisogna rafforzare l’unità. Essa nulla ha a che fare con certi corporativismi quali se ne trovano nel mondo. L’unità della Chiesa ha la sua sorgente nel cuore di Gesù Cristo. Dobbiamo tenerci vicini a lui e in lui. Quel cuore, che è stato aperto dalla lancia perché potessimo trovarvi rifugio, sarà la nostra casa. L’unità della Chiesa riposa su quattro colonne: la preghiera, la dottrina cattolica, l’amore di Pietro e la mutua carità devono essere le priorità della nostra anima e di tutte le nostre attività.Robert Sarah e Nicolas Diat, Le soir approche et déjà le jour baisse, 16-17
Le quattro parti, dicevo: la prima è dedicata all’analisi del collasso spirituale e religioso, e vi si trovano gli argomenti più squisitamente riguardanti la Chiesa; la seconda parla dell’abbrutimento dell’uomo, ed è dichiaratamente volta a indagare la crisi antropologica; la terza è dedicata alla “caduta della verità”, concretamente declinata nella decadenza morale e nei vagabondaggi politici (è seconda in lunghezza solo alla prima, ma la supera per elenco di argomenti toccati); la quarta e ultima è programmaticamente rivolta al ritrovo della speranza, che si conseguirebbe mediante la pratica delle virtù cristiane.
Quel che pensavo di proporvi qui è una serie di estratti dal nono capitolo, collocato nella terza parte e dedicato a “la crisi dell’Europa”: tema carissimo agli ultimi tre pontificati, esso è pure di stringente attualità per via del rinnovo dell’Europarlamento che si terrà da qui a due mesi; non solo questo, ma le parole di Sarah sul tema sono pure quelle di un africano che in adempimento al suo ministero ecclesiastico ha girato tutto il mondo e che dunque dispone di due lenti ermeneutiche non abituali per noi. Gli stessi Benedetto XVI e Giovanni Paolo II non hanno mai potuto vedere l’Europa se non da europei, e neppure Francesco – pur esprimendo il sentire di una chiesa continentale giovane e in espansione – conserva nella propria esperienza ecclesiale l’antichità, la fierezza e le ferite del cristianesimo africano.
Il masochismo della civiltà occidentale
Nicolas Diat introduce il capitolo dicendo che esso si svolgerà sul sottotesto de L’Europa. I suoi fondamenti oggi e domani, di Joseph Ratzinger. [vedi anche]
Nicolas Diat: Un anno prima della sua elezione al soglio petrino, il cardinale scriveva:Migrazioni, accoglienza evangelica e mondialismo
C’è qualcosa di strano che non si può considerare se non come un’attitudine patologica: l’Occidente sembra odiare sé stesso. Certo, esso si sforza di aprirsi – e questo è lodevole – ai valori di fuori, ma non ama più sé stesso. Della propria storia, esso non ritiene ormai se non quanto è deplorevole e fu causa di rovine, non essendo più in grado di percepire quanto vi è di grande e di bello. Se vuole sopravvivere, l’Europa ha bisogno di accettare di nuovo sé stessa.Come non essere colpiti dall’aspetto profetico delle parole di Ratzinger?Robert card. Sarah: Con il passare degli anni, e malgrado il suo sviluppo economico, il problema dell’Europa diventa sempre più grave. I progressi scientifici e tecnologici, l’abbondanza dei beni materiali, la dissoluzione di ogni identità propria hanno accecato l’Europa, ne hanno turbato l’equilibrio, l’hanno resa orgogliosa, areligiosa e atea. […] L’Europa sembra programmata per autodistruggersi. Essa non ha visione sul proprio avvenire se non sui piani economico e militare. Le sue radici giudaico-cristiane sono dimenticate. L’Occidente sembra odiarsi e pare pronto a suicidarsi.L’Europa vuole aprirsi a tutte le culture – cosa che potrebbe essere lodevole e fonte di ricchezza – e a tutte le religioni del mondo, ma non si ama più. Basta osservare l’impoverimento della conoscenza della lingua materna nelle nuove generazioni. […]N. D.: Il quadro che lei dipinge è terribile. L’Europa sarebbe dunque già morta?+R. S.: Credo che sia agonizzante. Un processo di autodistruzione è sempre reversibile, ma il tempo stringe. Da qualche anno in qua, la caduta s’accelera. Tutte le civiltà che ignorano l’eminente dignità della persona umana sono scomparse. Oggi, come al tempo dell’Impero romano, l’Europa manipola, commercializza, gioca con la vita dell’uomo, creando così le condizioni della propria scomparsa.Il rifiuto della vita, l’omicidio dei bambini nascituri, quello degli handicappati e degli anziani, la demolizione della famiglia e dei valori morali e spirituali: ecco ciò che costituisce il primo atto del suicidio di un intero popolo. Assistiamo impotenti alla decadenza di una civiltà. L’inabissamento dell’Europa è un unicum nella storia dell’umanità.Tuttavia, devo aggiungere che ci sono in Europa – accanto a istituzioni che sembrano suicide e decadenti – dei veri germi di di rinnovamento. Ho incontrato numerose famiglie generose e profondamente radicate nella loro fede cristiana. Ho visto anche belle comunità religiose, fedeli e ferventi. Mi fanno pensare ai cristiani che, sul finire dell’Impero romano, vegliavano sulla tremula fiammella della civiltà. Voglio incoraggiarle. Voglio dire loro: la vostra missione non è quella di salvare un mondo che muore. Nessuna civiltà detiene le promesse della vita eterna. La vostra missione consiste nel vivere fedelmente e senza compromesso la fede che avete ricevuto da Cristo. Così, senza rendervene conto, salverete l’eredità di tanti secoli di fede. Non abbiate paura del vostro piccolo numero! Non si tratta di vincere le elezioni o di influenzare le opinioni, si tratta di vivere l’Evangelo. Non di pensarlo come un’utopia, ma di farne concretamente l’esperienza. La fede è come un fuoco. Bisogna essere ardenti in sé stessi per poterla trasmettere: vegliate su codesto fuoco sacro! Sia esso a scaldarvi nel cuore dell’inverno dell’Occidente. Quando un fuoco rischiara la notte, gli uomini si raccolgono poco a poco accanto ad esso. Tale dev’essere la vostra speranza.
Al che Diat cita
N. D.: […] un altro passo del medesimo libro di Ratzinger:Nell’ora stessa della sua suprema riuscita, l’Europa sembra essere divenuta interiormente vuota, come paralizzata da una crisi del suo sistema circolatorio; crisi che compromette la sua vita. Le si vorrebbe offrire il palliativo di trapianti di massa, i quali non potranno condurre che ad abolire la sua identità. A questa diminuzione delle sue forze spirituali fondamentali corrisponde il fatto che, sul piano etico, l’Europa sembra in via di estinzione.Ecco, questa severa constatazione mi sembra corrispondere alle sue analisi.+R. S.: Parlando di trapianti, il cardinal Ratzinger evocava già i processi migratori. Sotto sotto, noi sappiamo che ci sarà in Europa uno squilibrio di rara pericolosità sui piani demografico, culturale e religioso. L’Europa è sterile, non si rinnova, e questo poiché manca di un sufficiente tasso di natalità. La sua casa si riempie di stranieri perché essa è vuota, «libera, sgombra, ben in ordine» (Mt 12, 44). Essa è sbarazzata dei suoi tesori storici e cristiani.Sembra che le tecnostrutture europee si rallegrino dei flussi migratori o li incoraggino. Esse non ragionano che in termini economici: hanno bisogno di lavoratori che possano essere pagati poco. Esse ignorano l’identità e la cultura di ogni popolo. Basta vedere il disprezzo che ostentano per il governo polacco. L’ideologia liberale soverchia ogni altro approccio. Come a Betlemme, Dio è l’unico povero per cui non c’è posto nell’albergo.L’Europa pretende di lottare contro tutte le forme di discriminazione legate alle appartenenze razziali e religiose, e in questo campo hanno avuto luogo dei veri progressi. Se ne è però approfittato per imporre uno spirito utopistico. La scomparsa delle patrie e la colonizzazione delle culture non potrebbe dirsi un progresso. L’impresa multiculturalista europea sfrutta un ideale di carità universale mal compreso. La carità non è un rinnegamento di sé. Essa consiste nell’offrire all’altro ciò che di meglio si ha e quello che si è. Ora, ciò che di meglio l’Europa ha da offrire al mondo è la sua identità, la sua civiltà profondamente irrigata di cristianesimo. E invece che cosa ha offerto ai nuovi arrivati musulmani se non l’irreligione e un consumismo barbaro? Come stupirsi che questi ultimi si rifugino nel fondamentalismo islamista? Gli Europei devono essere fieri dei loro usi e dei loro costumi informati dall’Evangelo. Il più prezioso dono che l’Europa possa fare agli immigrati che vivono sul suo suolo non è anzitutto un aiuto finanziario, ancor meno uno stile di vita individualista e secolarizzato, ma la condivisione delle sue radici cristiane. Assumere ciò che si è: una condizione essenziale per accogliere l’altro. Di fronte al pericolo dell’islamismo radicale, l’Europa dovrebbe saper enunciare fermamente a quali condizioni si possono condividere la sua vita e la sua civiltà. Essa però dubita di sé stessa e si vergogna della propria identità cristiana. Così finisce per attirare il disprezzo.Ivi, 277-281 passim
Una pagina sapiente che dovrebbe invitare tutti a ulteriore riflessione: personalmente, vi ho ritrovato insieme la teologia politica del De civitate Dei di Agostino e la lettura sapienziale della società tardo-imperiale del De gubernatione Dei di Salviano. In essa sta segnata una sublime equidistanza dal gaio mondialismo, “sazio e disperato” (cf. Biffi su Bologna), e dal cinico populismo: in effetti l’unica presa di posizione a cui Sarah appella con urgenza – malgrado il tema tutto sommato politico – è una repentina e profonda conversione del cuore. Che possano finalmente intenderlo quanti – sempre senza capirlo e talvolta anche senza leggerlo – lo arruolano o lo combattono nelle proprie battaglie. L’unica battaglia che abbiamo da disputare – noi europei e l’Europa stessa in noi – è quella per conservare la fede. Che si perde se non si condivide.
26 marzo 2019 - Fonte
...figli devoti e fedeli di san Ignazio? incomparabili restauratori della Chiesa? preti fedeli? Io non riesco a vedere questa realtà… anche se fa piacere un'analisi sana per il resto...
RispondiElimina@anonimo 13:12
RispondiEliminaNessuno è perfetto, neanche il card. Sarah... Ma ce ne fossero solo altri dieci come lui, non saremmo dove siamo.
Le si vorrebbe offrire il palliativo di trapianti di massa, i quali non potranno condurre che ad abolire la sua identità.
RispondiEliminaCon le risorse i trapianti sono aumentati alla grande. Peccato che siano colorati! Ma chi sa e può ne ordina e commissiona anche incolori.
Non so perché Papa Francesco sia definito “figlio fedele e devoto di sant’Ignazio”.
RispondiEliminaA me vengono in mente: la distruzione dei Francescani dell'Immacolata, le interviste a Scalfari, l'elogio della Bonino e di Pannella, la statua di Lutero in Vaticano, l'accordo con il governo cinese, il recente documento di Abu Dhabi. Ho tralasciato molte altre cose, che il Cardinal Sarah conosce molto meglio di me. Poteva pubblicare il libro senza questo omaggio a Papa Francesco. Perché lo ha inserito? Ci crede veramente o è semplicemente un atto politico?
In fondo credo che Papa Francesco I non obblighi nessun cardinale a dedicargli nessun libro.
" Se ne è però approfittato per imporre uno spirito utopistico." Spirito utopistico che, come sapientemente rilevato e sottolineato dal card. Sarah, ha sostituito la coscienza della propria Storia. Quella vera, non la falsa coscienza costruita a tavolino da pessimi filosofi ed ancor peggio intellettuali, i cui sforzi sono andati nella direzione di disgregare spiritualmente, e di conseguenza psicologicamente ed antropologicamente, l' essere umano. Il documento " Sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune" ne è un "luminoso" esempio. Potrebbe essere stato scritto, a quattro mani, da una collaborazione Bonino/ Scalfari, con supervisione "intellettuale" di Boldrini... Gli ampi stralci del libro sono pregevoli, ma la dedica mi sembra far parte di una strana utopia, quella secondo la quale si definisce Bergoglio "Figlio fedele di Sant' Ignazio", il che sarebbe come dire che la Teologia di Teilhard de Chardin, di cui è impastata la forma attuale della Teologia della Liberazione, ha le sue radici nel Santo spagnolo ? Mi permetto di dissentire. Fedeltà a Pietro significa vedere ciò che viene fatto a Pietro, ed il card. Sarah lo vede benissimo, e lo denuncia, con intima sofferenza, con la coscienza di portare la Croce, e questo è ciò che fa di lui un autentico, e fedele, principe della Chiesa. Per cui, mi chiedo, per quale ragione quel "fedele figlio" smentito da tutto il resto ?
RispondiEliminaIn Galles, una cappella rischia di diventare una moschea. Quando la "integrazione" sarà finita, al posto di Chiese ci saranno moschee e sarà proibito essere cristiani.Allora gli europei si risveglieranno e vedranno che l'Europa è diventata l'Arabia Saudita
RispondiEliminahttps://t.co/3mbYX7oeW6
LA NAUSEA PER IL POLITICAMENTE CORRETTO
RispondiEliminaIl politically correct è una lente ideologica che altera la realtà per cui la natura, la famiglia e la civiltà occidentale sono sbagliate e quindi vanno distrutte
Autore: Marcello Veneziani - Fonte: La Verità
http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5562
Questo breve video, tratto dalla trasmissione Generazione Giovani, dedicata al fenomeno del sexting, rivela una realtà giovanile che tutti i genitori dovrebbero conoscere.
RispondiEliminaNoi sempre vogliamo andare a monte dei problemi, se no ogni ragionamento si copre solo di ipocrisia o inutile retorica.
Se infatti l’obiettivo delle maggiori istituzioni internazionali è quello di diffondere il pansessualismo, allora è inutile parlare del fatto che ragazze minorenni diffondano le loro foto e che poi rimangano travolte dalle loro azioni o che quelle più grandicelle si prostituiscano usando una App.
Se la tv e il cinema continuano a proporre un modello di uomo e di donna, spesso anche di ragazzini o addirittura bambini, dove l’aspetto erotico e sessuale prevale sul resto, non dobbiamo meravigliarci che le nostre bambine seguano questi modelli.
Se non siamo d’accordo, dobbiamo andare a monte e guardare a queste istituzioni, per comprendere i loro obiettivi.
E il loro obiettivo potrebbe essere quella società immaginata da Aldous Huxley nel racconto Il Nuovo Mondo, scritto nel 1932.
E’ qualcosa che parte da lontano e che oggi riesce a fare breccia, favorita dalla crisi dei valori della nostra civiltà.
Si metta in conto anche il movimento per la pedofilia, il cui obiettivo è abolire ogni limite di età nei rapporti sessuali.
Occorre scegliere in che società vogliamo vivere: in quella dei valori che abbiamo conosciuto e in cui molti hanno vissuto felici oppure una società simile a quella immaginata da Huxley.
Una società triste e buia, simile a quella dei paesi nordici, descritta in alcuni film e documentari, come La teoria svedese dell'amore di Erik Gandini, oppure in un mondo dove venga esaltata la spiritualità e la sessualità sia legata al sentimento e all’amore.
“Per impedire il ‘bisogno’ di crearsi una famiglia, gli individui vengono educati fin dall’infanzia ad avere rapporti sessuali liberi e scevri da ogni sentimento affettivo: la monogamia è infatti vietata e il sesso è svincolato dall’amore, le attività dilettevoli più elementari sono incessanti e la promiscuità sessuale, in particolare, è vista come un dovere sociale a tutte le età: dai “giochi sessuali” dei preadolescenti al continuo scambio di partner fra adulti (un rapporto affettivo stabile, infatti, dopo l’abolizione della famiglia, sarebbe visto addirittura come un elemento socialmente pericoloso per il sistema)”.
Dal racconto distopico di Aldous Huxley, scritto nel 1932
Questo video ci è stato segnalato da un nostro fan, che ringraziamo, come tutti gli altri che ci segnalano materiare interessante.
Fonti:
https://www.raiplay.it/video/2019/03/Generazione-Giovani-4cec698c-060b-472f-8dba-03e77082b429.html
http://www.pornolescenza.com
Nel tempo dell'assurdo non è la svalutazione del lavoro a far discutere ma un convegno sulla famiglia mamma-papà
RispondiElimina(Giuseppe Palma)
Congresso famiglie, Papa Francesco: «Bene sostanza metodo sbagliato»
RispondiEliminahttps://goo.gl/4aVp2e
L'intervento di GIorgia Meloni al congresso della famiglia di Verona
RispondiEliminahttps://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1616157368529296&id=38919827644&__tn__=%2As%2As-R
L'intervento di Matteo Salvini al congresso della famiglia a Verona
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=2151663848203627&id=252306033154&__tn__=%2As%2As-R
fabrizio giudici ha detto...
RispondiElimina@anonimo 13:12
Nessuno è perfetto, neanche il card. Sarah... Ma ce ne fossero solo altri dieci come lui, non saremmo dove siamo.
29 marzo 2019 14:22
Siamo dove siamo precisamente perché perseveriamo in tal guisa