Non ho ancora letto, dunque pubblico senza commenti, nell'intento di condividere senza indugi. Peraltro è già notevole che, nella temperie in cui siamo, abbia ritenuto far sentire la sua voce... Estraggo una 'perla' colta al volo da un lettore: "Ci sono beni che sono indisponibili. Ci sono valori che non è mai lecito sacrificare in nome di un valore ancora più alto e che stanno al di sopra anche della conservazione della vita fisica. Dio è di più anche della sopravvivenza fisica. Una vita che fosse acquistata a prezzo del rinnegamento di Dio, una vita basata su un’ultima menzogna, è una non-vita. Il martirio è una categoria fondamentale dell’esistenza cristiana".
CITTÀ DEL VATICANO , 11 aprile, 2019 (ACI Stampa)
Il testo integrale delle note di Benedetto XVI
Dal 21 al 24 febbraio 2019, su invito di Papa Francesco, si sono riuniti in Vaticano i presidenti di tutte le conferenze episcopali del mondo per riflettere insieme sulla crisi della fede e della Chiesa avvertita in tutto il mondo a seguito della diffusione delle sconvolgenti notizie di abusi commessi da chierici su minori. La mole e la gravità delle informazioni su tali episodi hanno profondamente scosso sacerdoti e laici e in non pochi di loro hanno determinato la messa in discussione della fede della Chiesa come tale. Si doveva dare un segnale forte e si doveva provare a ripartire per rendere di nuovo credibile la Chiesa come luce delle genti e come forza che aiuta nella lotta contro le potenze distruttrici.
Avendo io stesso operato, al momento del deflagrare pubblico della crisi e durante il suo progressivo sviluppo, in posizione di responsabilità come pastore nella Chiesa, non potevo non chiedermi – pur non avendo più da Emerito alcuna diretta responsabilità – come, a partire da uno sguardo retrospettivo, potessi contribuire a questa ripresa. E così, nel lasso di tempo che va dall’annuncio dell’incontro dei presidenti delle conferenze episcopali al suo vero e proprio inizio, ho messo insieme degli appunti con i quali fornire qualche indicazione che potesse essere di aiuto in questo momento difficile. A seguito di contatti con il Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, e con lo stesso Santo Padre, ritengo giusto pubblicare su “Klerusblatt” il testo così concepito.
Il mio lavoro è suddiviso in tre parti. In un primo punto tento molto brevemente di delineare in generale il contesto sociale della questione, in mancanza del quale il problema risulta incomprensibile. Cerco di mostrare come negli anni ’60 si sia verificato un processo inaudito, di un ordine di grandezza che nella storia è quasi senza precedenti. Si può affermare che nel ventennio 1960-1980 i criteri validi sino a quel momento in tema di sessualità sono venuti meno completamente e ne è risultata un’assenza di norme alla quale nel frattempo ci si è sforzati di rimediare.
In un secondo punto provo ad accennare alle conseguenze di questa situazione nella formazione e nella vita dei sacerdoti.
Infine, in una terza parte, svilupperò alcune prospettive per una giusta risposta da parte della Chiesa.
Il processo iniziato negli anni ’60 e la teologia morale
La situazione ebbe inizio con l’introduzione, decretata e sostenuta dallo Stato, dei bambini e della gioventù alla natura della sessualità. In Germania Käte Strobel, il Ministro della salute di allora, fece produrre un film a scopo informativo nel quale veniva rappresentato tutto quello che sino a quel momento non poteva essere mostrato pubblicamente, rapporti sessuali inclusi. Quello che in un primo tempo era pensato solo per informare i giovani, in seguito, come fosse ovvio, è stato accettato come possibilità generale.
Sortì effetti simili anche la “Sexkoffer” [valigia del sesso] curata dal governo austriaco. Film a sfondo sessuale e pornografici divennero una realtà, sino al punto da essere proiettati anche nei cinema delle stazioni. Ricordo ancora come un giorno, andando per Ratisbona, vidi che attendeva di fronte a un grande cinema una massa di persone come sino ad allora si era vista solo in tempo di guerra quando si sperava in qualche distribuzione straordinaria. Mi è rimasto anche impresso nella memoria quando il Venerdì Santo del 1970 arrivai in città e vidi tutte le colonnine della pubblicità tappezzate di manifesti pubblicitari che presentavano in grande formato due persone completamente nude abbracciate strettamente.
Tra le libertà che la Rivoluzione del 1968 voleva conquistare c’era anche la completa libertà sessuale, che non tollerava più alcuna norma. La propensione alla violenza che caratterizzò quegli anni è strettamente legata a questo collasso spirituale. In effetti negli aerei non fu più consentita la proiezione di film a sfondo sessuale, giacché nella piccola comunità di passeggeri scoppiava la violenza. Poiché anche gli eccessi nel vestire provocavano aggressività, i presidi cercarono di introdurre un abbigliamento scolastico che potesse consentire un clima di studio.
Della fisionomia della Rivoluzione del 1968 fa parte anche il fatto che la pedofilia sia stata diagnosticata come permessa e conveniente. Quantomeno per i giovani nella Chiesa, ma non solo per loro, questo fu per molti versi un tempo molto difficile. Mi sono sempre chiesto come in questa situazione i giovani potessero andare verso il sacerdozio e accettarlo con tutte le sue conseguenze. Il diffuso collasso delle vocazioni sacerdotali in quegli anni e l’enorme numero di dimissioni dallo stato clericale furono una conseguenza di tutti questi processi.
Indipendentemente da questo sviluppo, nello stesso periodo si è verificato un collasso della teologia morale cattolica che ha reso inerme la Chiesa di fronte a quei processi nella società. Cerco di delineare molto brevemente lo svolgimento di questa dinamica. Sino al Vaticano II la teologia morale cattolica veniva largamente fondata giusnaturalisticamente, mentre la Sacra Scrittura veniva addotta solo come sfondo o a supporto. Nella lotta ingaggiata dal Concilio per una nuova comprensione della Rivelazione, l’opzione giusnaturalistica venne quasi completamente abbandonata e si esigette una teologia morale completamente fondata sulla Bibbia. Ricordo ancora come la Facoltà dei gesuiti di Francoforte preparò un giovane padre molto dotato (Bruno Schüller) per l’elaborazione di una morale completamente fondata sulla Scrittura. La bella dissertazione di padre Schüller mostra il primo passo dell’elaborazione di una morale fondata sulla Scrittura. Padre Schüller venne poi mandato negli Stati Uniti d’America per proseguire gli studi e tornò con la consapevolezza che non era possibile elaborare sistematicamente una morale solo a partire dalla Bibbia. Egli tentò successivamente di elaborare una teologia morale che procedesse in modo più pragmatico, senza però con ciò riuscire a fornire una risposta alla crisi della morale.
Infine si affermò ampiamente la tesi per cui la morale dovesse essere definita solo in base agli scopi dell’agire umano. Il vecchio adagio “il fine giustifica i mezzi” non veniva ribadito in questa forma così rozza, e tuttavia la concezione che esso esprimeva era divenuta decisiva. Perciò non poteva esserci nemmeno qualcosa di assolutamente buono né tantomeno qualcosa di sempre malvagio, ma solo valutazioni relative. Non c’era più il bene, ma solo ciò che sul momento e a seconda delle circostanze è relativamente meglio.
Sul finire degli anni ’80 e negli anni ’90 la crisi dei fondamenti e della presentazione della morale cattolica raggiunse forme drammatiche. Il 5 gennaio 1989 fu pubblicata la “Dichiarazione di Colonia” firmata da 15 professori di teologia cattolici che si concentrava su diversi punti critici del rapporto fra magistero episcopale e compito della teologia. Questo testo, che inizialmente non andava oltre il livello consueto delle rimostranze, crebbe tuttavia molto velocemente sino a trasformarsi in grido di protesta contro il magistero della Chiesa, raccogliendo in modo ben visibile e udibile il potenziale di opposizione che in tutto il mondo andava montando contro gli attesi testi magisteriali di Giovanni Paolo II (cfr. D. Mieth, Kölner Erklärung, LThK, VI3,196).
Papa Giovanni Paolo II, che conosceva molto bene la situazione della teologia morale e la seguiva con attenzione, dispose che s’iniziasse a lavorare a un’enciclica che potesse rimettere a posto queste cose. Fu pubblicata con il titolo Veritatis splendor il 6 agosto 1993 suscitando violente reazioni contrarie da parte dei teologi morali. In precedenza, già c’era stato il Catechismo della Chiesa cattolica che aveva sistematicamente esposto in maniera convincente la morale insegnata dalla Chiesa.
Non posso dimenticare che Franz Böckle – allora fra i principali teologi morali di lingua tedesca, che dopo essere stato nominato professore emerito si era ritirato nella sua patria svizzera –, in vista delle possibili decisioni di Veritatis splendor, dichiarò che se l’Enciclica avesse deciso che ci sono azioni che sempre e in ogni circostanza vanno considerate malvagie, contro questo egli avrebbe alzato la sua voce con tutta la forza che aveva. Il buon Dio gli risparmiò la realizzazione del suo proposito; Böckle morì l’8 luglio 1991. L’Enciclica fu pubblicata il 6 agosto 1993 e in effetti conteneva l’affermazione che ci sono azioni che non possono mai diventare buone. Il Papa era pienamente consapevole del peso di quella decisione in quel momento e, proprio per questa parte del suo scritto, aveva consultato ancora una volta esperti di assoluto livello che di per sé non avevano partecipato alla redazione dell’Enciclica. Non ci poteva e non ci doveva essere alcun dubbio che la morale fondata sul principio del bilanciamento di beni deve rispettare un ultimo limite. Ci sono beni che sono indisponibili. Ci sono valori che non è mai lecito sacrificare in nome di un valore ancora più alto e che stanno al di sopra anche della conservazione della vita fisica. Dio è di più anche della sopravvivenza fisica. Una vita che fosse acquistata a prezzo del rinnegamento di Dio, una vita basata su un’ultima menzogna, è una non-vita. Il martirio è una categoria fondamentale dell’esistenza cristiana. Che esso in fondo, nella teoria sostenuta da Böckle e da molti altri, non sia più moralmente necessario, mostra che qui ne va dell’essenza stessa del cristianesimo.
Nella teologia morale, nel frattempo, era peraltro divenuta pressante un’altra questione: si era ampiamente affermata la tesi che al magistero della Chiesa spetti la competenza ultima e definitiva (“infallibilità”) solo sulle questioni di fede, mentre le questioni della morale non potrebbero divenire oggetto di decisioni infallibili del magistero ecclesiale. In questa tesi c’è senz’altro qualcosa di giusto che merita di essere ulteriormente discusso e approfondito. E tuttavia c’è un minimum morale che è inscindibilmente connesso con la decisione fondamentale di fede e che deve essere difeso, se non si vuole ridurre la fede a una teoria e si riconosce, al contrario, la pretesa che essa avanza rispetto alla vita concreta. Da tutto ciò emerge come sia messa radicalmente in discussione l’autorità della Chiesa in campo morale. Chi in quest’ambito nega alla Chiesa un’ultima competenza dottrinale, la costringe al silenzio proprio dove è in gioco il confine fra verità e menzogna.
Indipendentemente da tale questione, in ampi settori della teologia morale si sviluppò la tesi che la Chiesa non abbia né possa avere una propria morale. Nell’affermare questo si sottolinea come tutte le affermazioni morali avrebbero degli equivalenti anche nelle altre religioni e che dunque non potrebbe esistere un proprium cristiano. Ma alla questione del proprium di una morale biblica, non si risponde affermando che, per ogni singola frase, si può trovare da qualche parte un’equivalente in altre religioni. È invece l’insieme della morale biblica che come tale è nuovo e diverso rispetto alle singole parti. La peculiarità dell’insegnamento morale della Sacra Scrittura risiede ultimamente nel suo ancoraggio all’immagine di Dio, nella fede nell’unico Dio che si è mostrato in Gesù Cristo e che ha vissuto come uomo. Il Decalogo è un’applicazione alla vita umana della fede biblica in Dio. Immagine di Dio e morale vanno insieme e producono così quello che è specificamente nuovo dell’atteggiamento cristiano verso il mondo e la vita umana. Del resto, sin dall’inizio il cristianesimo è stato descritto con la parola hodòs. La fede è un cammino, un modo di vivere. Nella Chiesa antica, rispetto a una cultura sempre più depravata, fu istituito il catecumenato come spazio di esistenza nel quale quel che era specifico e nuovo del modo di vivere cristiano veniva insegnato e anche salvaguardato rispetto al modo di vivere comune. Penso che anche oggi sia necessario qualcosa di simile a comunità catecumenali affinché la vita cristiana possa affermarsi nella sua peculiarità.
II
Prime reazioni ecclesiali
Il processo di dissoluzione della concezione cristiana della morale, da lungo tempo preparato e che è in corso, negli anni ’60, come ho cercato di mostrare, ha conosciuto una radicalità come mai c’era stata prima di allora. Questa dissoluzione dell’autorità dottrinale della Chiesa in materia morale doveva necessariamente ripercuotersi anche nei diversi spazi di vita della Chiesa. Nell’ambito dell’incontro dei presidenti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo, interessa soprattutto la questione della vita sacerdotale e inoltre quella dei seminari. Riguardo al problema della preparazione al ministero sacerdotale nei seminari, si constata in effetti un ampio collasso della forma vigente sino a quel momento di questa preparazione.
In diversi seminari si formarono club omosessuali che agivano più o meno apertamente e che chiaramente trasformarono il clima nei seminari. In un seminario nella Germania meridionale i candidati al sacerdozio e i candidati all’ufficio laicale di referente pastorale vivevano insieme. Durante i pasti comuni, i seminaristi stavano insieme ai referenti pastorali coniugati in parte accompagnati da moglie e figlio e in qualche caso dalle loro fidanzate. Il clima nel seminario non poteva aiutare la formazione sacerdotale. La Santa Sede sapeva di questi problemi, senza esserne informata nel dettaglio. Come primo passo fu disposta una Visita apostolica nei seminari degli Stati Uniti.
Poiché dopo il Concilio Vaticano II erano stati cambiati pure i criteri per la scelta e la nomina dei vescovi, anche il rapporto dei vescovi con i loro seminari era differente. Come criterio per la nomina di nuovi vescovi valeva ora soprattutto la loro “conciliarità”, potendo intendersi naturalmente con questo termine le cose più diverse. In molte parti della Chiesa, il sentire conciliare venne di fatto inteso come un atteggiamento critico o negativo nei confronti della tradizione vigente fino a quel momento, che ora doveva essere sostituita da un nuovo rapporto, radicalmente aperto, con il mondo. Un vescovo, che in precedenza era stato rettore, aveva mostrato ai seminaristi film pornografici, presumibilmente con l’intento di renderli in tal modo capaci di resistere contro un comportamento contrario alla fede. Vi furono singoli vescovi – e non solo negli Stati Uniti d’America – che rifiutarono la tradizione cattolica nel suo complesso mirando nelle loro diocesi a sviluppare una specie di nuova, moderna “cattolicità”. Forse vale la pena accennare al fatto che, in non pochi seminari, studenti sorpresi a leggere i miei libri venivano considerati non idonei al sacerdozio. I miei libri venivano nascosti come letteratura dannosa e venivano per così dire letti sottobanco.
La Visita che seguì non portò nuove informazioni, perché evidentemente diverse forze si erano coalizzate al fine di occultare la situazione reale. Venne disposta una seconda Visita che portò assai più informazioni, ma nel complesso non ebbe conseguenze. Ciononostante, a partire dagli anni ’70, la situazione nei seminari in generale si è consolidata. E tuttavia solo sporadicamente si è verificato un rafforzamento delle vocazioni, perché nel complesso la situazione si era sviluppata diversamente.
La questione della pedofilia è, per quanto ricordi, divenuta scottante solo nella seconda metà degli anni ’80. Negli Stati Uniti nel frattempo era già cresciuta, divenendo un problema pubblico. Così i vescovi chiesero aiuto a Roma perché il diritto canonico, così come fissato nel Nuovo Codice, non appariva sufficiente per adottare le misure necessarie. In un primo momento Roma e i canonisti romani ebbero delle difficoltà con questa richiesta; a loro avviso, per ottenere purificazione e chiarimento, sarebbe dovuta bastare la sospensione temporanea dal ministero sacerdotale. Questo non poteva essere accettato dai vescovi americani perché in questo modo i sacerdoti restavano al servizio del vescovo, venendo così ritenuti come figure direttamente a lui legate. Un rinnovamento e un approfondimento del diritto penale, intenzionalmente costruito in modo blando nel Nuovo Codice, poté farsi strada solo lentamente.
A questo si aggiunse un problema di fondo che riguardava la concezione del diritto penale. Ormai era considerato “conciliare” solo il così detto “garantismo”. Significa che dovevano essere garantiti soprattutto i diritti degli accusati e questo fino al punto da escludere di fatto una condanna. Come contrappeso alla possibilità spesso insufficiente di difendersi da parte di teologi accusati, il loro diritto alla difesa venne talmente esteso nel senso del garantismo che le condanne divennero quasi impossibili.
Mi sia consentito a questo punto un breve excursus. Di fronte all’estensione delle colpe di pedofilia, viene in mente una parola di Gesù che dice: «Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare» (Mc 9,42). Nel suo significato originario questa parola non parla dell’adescamento di bambini a scopo sessuale. Il termine «i piccoli» nel linguaggio di Gesù designa i credenti semplici, che potrebbero essere scossi nella loro fede dalla superbia intellettuale di quelli che si credono intelligenti. Gesù qui allora protegge il bene della fede con una perentoria minaccia di pena per coloro che le recano offesa. Il moderno utilizzo di quelle parole in sé non è sbagliato, ma non deve occultare il loro senso originario. In esso, contro ogni garantismo, viene chiaramente in luce che è importante e abbisogna di garanzia non solo il diritto dell’accusato. Sono altrettanto importanti beni preziosi come la fede. Un diritto canonico equilibrato, che corrisponda al messaggio di Gesù nella sua interezza, non deve dunque essere garantista solo a favore dell’accusato, il cui rispetto è un bene protetto dalla legge. Deve proteggere anche la fede, che del pari è un bene importante protetto dalla legge. Un diritto canonico costruito nel modo giusto deve dunque contenere una duplice garanzia: protezione giuridica dell’accusato e protezione giuridica del bene che è in gioco. Quando oggi si espone questa concezione in sé chiara, in genere ci si scontra con sordità e indifferenza sulla questione della protezione giuridica della fede. Nella coscienza giuridica comune la fede non sembra più avere il rango di un bene da proteggere. È una situazione preoccupante, sulla quale i pastori della Chiesa devono riflettere e considerare seriamente.
Ai brevi accenni sulla situazione della formazione sacerdotale al momento del deflagrare pubblico della crisi, vorrei ora aggiungere alcune indicazioni sull’evoluzione del diritto canonico in questa questione. In sé, per i delitti commessi dai sacerdoti è responsabile la Congregazione per il clero. Poiché tuttavia in essa il garantismo allora dominava ampiamente la situazione, concordammo con papa Giovanni Paolo II sull’opportunità di attribuire la competenza su questi delitti alla Congregazione per la Dottrina della Fede, con la titolatura “Delicta maiora contra fidem”. Con questa attribuzione diveniva possibile anche la pena massima, vale a dire la riduzione allo stato laicale, che invece non sarebbe stata comminabile con altre titolature giuridiche. Non si trattava di un escamotage per poter comminare la pena massima, ma una conseguenza del peso della fede per la Chiesa. In effetti è importante tener presente che, in simili colpe di chierici, ultimamente viene danneggiata la fede: solo dove la fede non determina più l’agire degli uomini sono possibili tali delitti. La gravità della pena presuppone tuttavia anche una chiara prova del delitto commesso: è il contenuto del garantismo che rimane in vigore. In altri termini: per poter legittimamente comminare la pena massima è necessario un vero processo penale. E tuttavia, in questo modo si chiedeva troppo sia alle diocesi che alla Santa Sede. E così stabilimmo una forma minima di processo penale e lasciammo aperta la possibilità che la stessa Santa Sede avocasse a sé il processo nel caso che la diocesi o la metropolia non fossero in grado di svolgerlo. In ogni caso il processo doveva essere verificato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede per garantire i diritti dell’accusato. Alla fine, però, nella Feria IV (vale a dire la riunione di tutti i membri della Congregazione), creammo un’istanza d’appello, per avere anche la possibilità di un ricorso contro il processo. Poiché tutto questo in realtà andava al di là delle forze della Congregazione per la Dottrina della Fede e si verificavano dei ritardi che invece, a motivo della materia, dovevano essere evitati, papa Francesco ha intrapreso ulteriori riforme.
III
Alcune prospettive
Cosa dobbiamo fare? Dobbiamo creare un’altra Chiesa affinché le cose possano aggiustarsi? Questo esperimento già è stato fatto ed è già fallito. Solo l’amore e l’obbedienza a nostro Signore Gesù Cristo possono indicarci la via giusta. Proviamo perciò innanzitutto a comprendere in modo nuovo e in profondità cosa il Signore abbia voluto e voglia da noi.
In primo luogo direi che, se volessimo veramente sintetizzare al massimo il contenuto della fede fondata nella Bibbia, potremmo dire: il Signore ha iniziato con noi una storia d’amore e vuole riassumere in essa l’intera creazione. L’antidoto al male che minaccia noi e il mondo intero ultimamente non può che consistere nel fatto che ci abbandoniamo a questo amore. Questo è il vero antidoto al male. La forza del male nasce dal nostro rifiuto dell’amore a Dio. È redento chi si affida all’amore di Dio. Il nostro non essere redenti poggia sull’incapacità di amare Dio. Imparare ad amare Dio è dunque la strada per la redenzione degli uomini.
Se ora proviamo a svolgere un po’ più ampiamente questo contenuto essenziale della Rivelazione di Dio, potremmo dire: il primo fondamentale dono che la fede ci offre consiste nella certezza che Dio esiste. Un mondo senza Dio non può essere altro che un mondo senza senso. Infatti, da dove proviene tutto quello che è? In ogni caso sarebbe privo di un fondamento spirituale. In qualche modo ci sarebbe e basta, e sarebbe privo di qualsiasi fine e di qualsiasi senso. Non vi sarebbero più criteri del bene e del male. Dunque avrebbe valore unicamente ciò che è più forte. Il potere diviene allora l’unico principio. La verità non conta, anzi in realtà non esiste. Solo se le cose hanno un fondamento spirituale, solo se sono volute e pensate – solo se c’è un Dio creatore che è buono e vuole il bene – anche la vita dell’uomo può avere un senso.
Che Dio ci sia come creatore e misura di tutte le cose, è innanzitutto un’esigenza originaria. Ma un Dio che non si manifestasse affatto, che non si facesse riconoscere, resterebbe un’ipotesi e perciò non potrebbe determinare la forma della nostra vita. Affinché Dio sia realmente Dio nella creazione consapevole, dobbiamo attenderci che egli si manifesti in una qualche forma. Egli lo ha fatto in molti modi, e in modo decisivo nella chiamata che fu rivolta ad Abramo e diede all’uomo quell’orientamento, nella ricerca di Dio, che supera ogni attesa: Dio diviene creatura egli stesso, parla a noi uomini come uomo.
Così finalmente la frase “Dio è” diviene davvero una lieta novella, proprio perché è più che conoscenza, perché genera amore ed è amore. Rendere gli uomini nuovamente consapevoli di questo, rappresenta il primo e fondamentale compito che il Signore ci assegna.
Una società nella quale Dio è assente – una società che non lo conosce più e lo tratta come se non esistesse – è una società che perde il suo criterio. Nel nostro tempo è stato coniato il motto della “morte di Dio”. Quando in una società Dio muore, essa diviene libera, ci è stato assicurato. In verità, la morte di Dio in una società significa anche la fine della sua libertà, perché muore il senso che offre orientamento. E perché viene meno il criterio che ci indica la direzione insegnandoci a distinguere il bene dal male. La società occidentale è una società nella quale Dio nella sfera pubblica è assente e per la quale non ha più nulla da dire. E per questo è una società nella quale si perde sempre più il criterio e la misura dell’umano. In alcuni punti, allora, a volte diviene improvvisamente percepibile che è divenuto addirittura ovvio quel che è male e che distrugge l’uomo. È il caso della pedofilia. Teorizzata ancora non troppo tempo fa come del tutto giusta, essa si è diffusa sempre più. E ora, scossi e scandalizzati, riconosciamo che sui nostri bambini e giovani si commettono cose che rischiano di distruggerli. Che questo potesse diffondersi anche nella Chiesa e tra i sacerdoti deve scuoterci e scandalizzarci in misura particolare.
Come ha potuto la pedofilia raggiungere una dimensione del genere? In ultima analisi il motivo sta nell’assenza di Dio. Anche noi cristiani e sacerdoti preferiamo non parlare di Dio, perché è un discorso che non sembra avere utilità pratica. Dopo gli sconvolgimenti della Seconda guerra mondiale, in Germania avevamo adottato la nostra Costituzione dichiarandoci esplicitamente responsabili davanti a Dio come criterio guida. Mezzo secolo dopo non era più possibile, nella Costituzione europea, assumere la responsabilità di fronte a Dio come criterio di misura. Dio viene visto come affare di partito di un piccolo gruppo e non può più essere assunto come criterio di misura della comunità nel suo complesso. In questa decisione si rispecchia la situazione dell’Occidente, nel quale Dio è divenuto fatto privato di una minoranza.
Il primo compito che deve scaturire dagli sconvolgimenti morali del nostro tempo consiste nell’iniziare di nuovo noi stessi a vivere di Dio, rivolti a lui e in obbedienza a lui. Soprattutto dobbiamo noi stessi di nuovo imparare a riconoscere Dio come fondamento della nostra vita e non accantonarlo come fosse una parola vuota qualsiasi. Mi resta impresso il monito che il grande teologo Hans Urs von Balthasar vergò una volta su uno dei suoi biglietti: «Il Dio trino, Padre, Figlio e Spirito Santo: non presupporlo ma anteporlo!». In effetti, anche nella teologia, spesso Dio viene presupposto come fosse un’ovvietà, ma concretamente di lui non ci si occupa. Il tema “Dio” appare così irreale, così lontano dalle cose che ci occupano. E tuttavia cambia tutto se Dio non lo si presuppone, ma lo si antepone. Se non lo si lascia in qualche modo sullo sfondo ma lo si riconosce come centro del nostro pensare, parlare e agire.
Dio è divenuto uomo per noi. La creatura uomo gli sta talmente a cuore che egli si è unito a essa entrando concretamente nella storia. Parla con noi, vive con noi, soffre con noi e per noi ha preso su di sé la morte. Di questo certo parliamo diffusamente nella teologia con un linguaggio e con concetti dotti. Ma proprio così nasce il pericolo che ci facciamo signori della fede, invece di lasciarci rinnovare e dominare dalla fede.
Consideriamo questo riflettendo su un punto centrale, la celebrazione della Santa Eucaristia. Il nostro rapporto con l’Eucaristia non può che destare preoccupazione. A ragione il Vaticano II intese mettere di nuovo al centro della vita cristiana e dell’esistenza della Chiesa questo sacramento della presenza del corpo e del sangue di Cristo, della presenza della sua persona, della sua passione, morte e risurrezione. In parte questa cosa è realmente avvenuta e per questo vogliamo di cuore ringraziare il Signore.
Ma largamente dominante è un altro atteggiamento: non domina un nuovo profondo rispetto di fronte alla presenza della morte e risurrezione di Cristo, ma un modo di trattare con lui che distrugge la grandezza del mistero. La calante partecipazione alla celebrazione domenicale dell’Eucaristia mostra quanto poco noi cristiani di oggi siamo in grado di valutare la grandezza del dono che consiste nella Sua presenza reale. L’Eucaristia è declassata a gesto cerimoniale quando si considera ovvio che le buone maniere esigano che sia distribuita a tutti gli invitati a ragione della loro appartenenza al parentado, in occasione di feste familiari o eventi come matrimoni e funerali. L’ovvietà con la quale in alcuni luoghi i presenti, semplicemente perché tali, ricevono il Santissimo Sacramento mostra come nella Comunione si veda ormai solo un gesto cerimoniale. Se riflettiamo sul da farsi, è chiaro che non abbiamo bisogno di un’altra Chiesa inventata da noi. Quel che è necessario è invece il rinnovamento della fede nella realtà di Gesù Cristo donata a noi nel Sacramento.
Nei colloqui con le vittime della pedofilia sono divenuto consapevole con sempre maggiore forza di questa necessità. Una giovane ragazza che serviva all’altare come chierichetta mi ha raccontato che il vicario parrocchiale, che era suo superiore visto che lei era chierichetta, introduceva l’abuso sessuale che compiva su di lei con queste parole: «Questo è il mio corpo che è dato per te». È evidente che quella ragazza non può più ascoltare le parole della consacrazione senza provare terribilmente su di sé tutta la sofferenza dell’abuso subìto. Sì, dobbiamo urgentemente implorare il perdono del Signore e soprattutto supplicarlo e pregarlo di insegnare a noi tutti a comprendere nuovamente la grandezza della sua passione, del suo sacrificio. E dobbiamo fare di tutto per proteggere dall’abuso il dono della Santa Eucaristia.
Ed ecco infine il mistero della Chiesa. Restano impresse nella memoria le parole con cui ormai quasi cento anni fa Romano Guardini esprimeva la gioiosa speranza che allora si affermava in lui e in molti altri: “Un evento di incalcolabile portata è iniziato: La Chiesa si risveglia nelle anime”. Con questo intendeva dire che la Chiesa non era più, come prima, semplicemente un apparato che ci si presenta dal di fuori, vissuta e percepita come una specie di ufficio, ma che iniziava ad essere sentita viva nei cuori stessi: non come qualcosa di esteriore ma che ci toccava dal di dentro. Circa mezzo secolo dopo, riflettendo di nuovo su quel processo e guardando a cosa era appena accaduto, fui tentato di capovolgere la frase: “La Chiesa muore nelle anime”. In effetti oggi la Chiesa viene in gran parte vista solo come una specie di apparato politico. Di fatto, di essa si parla solo utilizzando categorie politiche e questo vale persino per dei vescovi che formulano la loro idea sulla Chiesa di domani in larga misura quasi esclusivamente in termini politici. La crisi causata da molti casi di abuso ad opera di sacerdoti spinge a considerare la Chiesa addirittura come qualcosa di malriuscito che dobbiamo decisamente prendere in mano noi stessi e formare in modo nuovo. Ma una Chiesa fatta da noi non può rappresentare alcuna speranza.
Gesù stesso ha paragonato la Chiesa a una rete da pesca nella quale stanno pesci buoni e cattivi, essendo Dio stesso colui che alla fine dovrà separare gli uni dagli altri. Accanto c’è la parabola della Chiesa come un campo sul quale cresce il buon grano che Dio stesso ha seminato, ma anche la zizzania che un “nemico” di nascosto ha seminato in mezzo al grano. In effetti, la zizzania nel campo di Dio, la Chiesa, salta all’occhio per la sua quantità e anche i pesci cattivi nella rete mostrano la loro forza. Ma il campo resta comunque campo di Dio e la rete rimane rete da pesca di Dio. E in tutti i tempi c’è e ci saranno non solo la zizzania e i pesci cattivi ma anche la semina di Dio e i pesci buoni. Annunciare in egual misura entrambe con forza non è falsa apologetica, ma un servizio necessario reso alla verità.
In quest’ambito è necessario rimandare a un importante testo della Apocalisse di San Giovanni. Qui il diavolo è chiamato accusatore che accusa i nostri fratelli dinanzi a Dio giorno e notte (Ap 12,10). In questo modo l’Apocalisse riprende un pensiero che sta al centro del racconto che fa da cornice al libro di Giobbe (Gb 1 e 2, 10; 42, 7-16). Qui si narra che il diavolo tenta di screditare la rettitudine e l’integrità di Giobbe come puramente esteriori e superficiali. Si tratta proprio di quello di cui parla l’Apocalisse: il diavolo vuole dimostrare che non ci sono uomini giusti; che tutta la giustizia degli uomini è solo una rappresentazione esteriore. Che se la si potesse saggiare di più, ben presto l’apparenza della giustizia svanirebbe. Il racconto inizia con una disputa fra Dio e il diavolo in cui Dio indicava in Giobbe un vero giusto. Ora sarà dunque lui il banco di prova per stabilire chi ha ragione. “Togligli quanto possiede – argomenta il diavolo – e vedrai che nulla resterà della sua devozione”. Dio gli permette questo tentativo dal quale Giobbe esce in modo positivo. Ma il diavolo continua e dice: “Pelle per pelle; tutto quanto ha, l’uomo è pronto a darlo per la sua vita. Ma stendi un poco la mano e toccalo nell’osso e nella carne e vedrai come ti benedirà in faccia” (Gb 2, 4s). Così Dio concede al diavolo una seconda possibilità. Gli è permesso anche di stendere la mano su Giobbe. Unicamente gli è precluso ucciderlo. Per i cristiani è chiaro che quel Giobbe che per tutta l’umanità esemplarmente sta di fronte a Dio è Gesù Cristo. Nell’Apocalisse, il dramma dell’uomo è rappresentato in tutta la sua ampiezza. Al Dio creatore si contrappone il diavolo che scredita l’intera creazione e l’intera umanità. Egli si rivolge non solo a Dio ma soprattutto agli uomini dicendo: “Ma guardate cosa ha fatto questo Dio. Apparentemente una creazione buona. In realtà nel suo complesso è piena di miseria e di schifo”. Il denigrare la creazione in realtà è un denigrare Dio. Il diavolo vuole dimostrare che Dio stesso non è buono e vuole allontanarci da lui.
L’attualità di quel che dice l’Apocalisse è lampante. L’accusa contro Dio oggi si concentra soprattutto nello screditare la sua Chiesa nel suo complesso e così nell’allontanarci da essa. L’idea di una Chiesa migliore creata da noi stessi è in verità una proposta del diavolo con la quale vuole allontanarci dal Dio vivo, servendosi di una logica menzognera nella quale caschiamo sin troppo facilmente. No, anche oggi la Chiesa non consiste solo di pesci cattivi e di zizzania. La Chiesa di Dio c’è anche oggi, e proprio anche oggi essa è lo strumento con il quale Dio ci salva. È molto importante contrapporre alle menzogne e alle mezze verità del diavolo tutta la verità: sì, il peccato e il male nella Chiesa ci sono. Ma anche oggi c’è pure la Chiesa santa che è indistruttibile. Anche oggi ci sono molti uomini che umilmente credono, soffrono e amano e nei quali si mostra a noi il vero Dio, il Dio che ama. Anche oggi Dio ha i suoi testimoni (“martyres”) nel mondo. Dobbiamo solo essere vigili per vederli e ascoltarli.
Il termine martire è tratto dal diritto processuale. Nel processo contro il diavolo, Gesù Cristo è il primo e autentico testimone di Dio, il primo martire, al quale da allora innumerevoli ne sono seguiti. La Chiesa di oggi è come non mai una Chiesa di martiri e così testimone del Dio vivente. Se con cuore vigile ci guardiamo intorno e siamo in ascolto, ovunque, fra le persone semplici ma anche nelle alte gerarchie della Chiesa, possiamo trovare testimoni che con la loro vita e la loro sofferenza si impegnano per Dio. È pigrizia del cuore non volere accorgersi di loro. Fra i compiti grandi e fondamentali del nostro annuncio c’è, nel limite delle nostre possibilità, il creare spazi di vita per la fede, e soprattutto il trovarli e il riconoscerli.
Vivo in una casa nella quale una piccola comunità di persone scopre di continuo, nella quotidianità, testimoni così del Dio vivo, indicandoli anche a me con letizia. Vedere e trovare la Chiesa viva è un compito meraviglioso che rafforza noi stessi e che sempre di nuovo ci fa essere lieti della fede.
Alla fine delle mie riflessioni vorrei ringraziare Papa Francesco per tutto quello che fa per mostrarci di continuo la luce di Dio che anche oggi non è tramontata. Grazie, Santo Padre!
Testo Tedesco originale
Quando rilasciasse un documento in cui riconosce le responsabilità del Concilio Vaticano II, allora sì, sarebbe un evento....
RispondiEliminaInteressante comunque che scriva e risulti consapevole anche della deriva post-conciliare anche se non manca la sviolinata finale al suo successore che però, come rileva Fabrizio Giudici in altro post, è puramente cerimoniale mentre in un altro punto nomina Bergoglio solo di striscio.
Ricordo che è stato Benedetto XVI, non appena salito al soglio, a porre fine allo scandalo Maciel, ostinatamente coperto da Sodano all'epoca di Giovanni Paolo II.
A lui si devono provvedimenti severi e l'inchiesta dei tre saggi i cui esiti gli sono stati consegnati alla vigilia delle sue dimissioni e che ha messo nelle mani del successore al momento delle consegne... Dopodiché non se ne è saputo più nulla...
Tuttavia Il "collasso morale" non viene fuori da sé. L'etica nasce dalla dottrina e dunque dalla fede. Snaturata la dottrina (cavallo di Troia concilio "pastorale"), il resto è conseguenza.
Del documento avremo modo ovviamente di riparlare dopo una lettura attenta.
Parla Benedetto XVI e tutto il mondo spalanca occhi e orecchie.
RispondiElimina"Ci sono beni che sono indisponibili. Ci sono valori che non è mai lecito sacrificare in nome di un valore ancora più alto e che stanno al di sopra anche della conservazione della vita fisica. Dio è di più anche della sopravvivenza fisica. Una vita che fosse acquistata a prezzo del rinnegamento di Dio, una vita basata su un’ultima menzogna, è una non-vita. Il martirio è una categoria fondamentale dell’esistenza cristiana."
RispondiEliminaCome mai quei vescovi, quei teologi, quei preti, che stravolgevano la morale della Chiesa, che disprezzavano la Tradizione, rimanevano sempre al loro posto? E come mai il CIC era ed è così blando? Si poteva con una pur valida enciclica estirpare o almeno arginare il diffondersi di dottrine sataniche, della corruzione, della rovina dei seminari e della conseguente erronea formazione dei fedeli? Come mai una denuncia del genere non è stata a suo tempo avanzata e seguita da adeguati e profondi interventi? Misteri d'iniquità, spesso mi si risponde, piani di Dio a noi sconosciuti. E a me non basta.
RispondiEliminaDante Pastorelli su Fb
Giusta osservazione, anzi, giustissima.
EliminaAbusi del clero, la soluzione di Benedetto XVI: recuperare la distinzione tra bene e male
RispondiEliminaPAPA BENEDETTO XVI HA COMPIUTO UN VERO ATTO DI MAGISTERO, CHIARISSIMO E SORPRENDENTE.
RispondiEliminaÈ inutile negarlo: quello che è venuto alla luce oggi è un fatto nuovo, importante e, sotto un certo profilo, grave. La pubblicazione del lungo testo scritto da Joseph Ratzinger sulla crisi attuale della chiesa con particolare (ma non unico) riferimento allo scandalo degli abusi sessuali fa la differenza. Perché, a dispetto della forma umile con cui si presenta, «appunti con i quali fornire qualche indicazione che potesse essere utile in questo momento difficile», nella sostanza è un atto di magistero. Più esattamente, è l’atto di magistero di cui la chiesa aveva un disperato bisogno. Ne ho fatto solo una prima veloce lettura, ma è stata sufficiente per restare impressionato dalla solidità essenziale e dalla limpida profondità del giudizio che lì viene espresso, e che per contrasto mostra ancor più chiaramente quanto penoso sia il balbettio del discorso corrente oggi nella chiesa sul tema in oggetto.
Si licet parva (e per sdrammatizzare un po’), mi è venuto in mente un aneddoto familiare che ogni tanto mia moglie rievoca: quando era ragazza e, da studentessa inesperta di certe faccende, si cimentava ad esempio nel tirare la sfoglia, la sua mamma, dopo averla guardata armeggiare per un po’ senza costrutto, perdeva la pazienza e le diceva: «Fat in là, che t’am fe pèna» (per i non romagnoli: «fatti da parte che mi fai pena») poi, da azdora (sempre per i non romagnoli: “reggitrice della casa”), con quattro colpi di mattarello rimetteva le cose a posto. Ecco, stamattina leggendo il testo di Ratzinger non ho potuto fare a meno di pensare che, se alla sua veneranda età e nella delicatissima posizione in cui è, si è deciso a compiere un passo del genere, deve aver valutato che non se ne poteva proprio più e che doveva intervenire.
Perché quella che viene pubblicata oggi è, di fatto, un’enciclica. L’ultima enciclica di Benedetto XVI.
Solo che Benedetto XVI non c’è più. L’azdor, per dirla in romagnolo, non è più lui. Parliamoci chiaro: la figura del papa emerito, a cui lui stesso si è più volte richiamato – ma alla quale né lui quando era nella pienezza dei suoi poteri e quindi in condizione di farlo né il suo successore hanno mai potuto/voluto dare un vero fondamento, teologicamente e canonisticamente definito – rimane poco più che un fantasma.
Non si può far finta che questo non costituisca un problema. L’unico che può risolverlo, compiendo un atto di saggezza, di umiltà e di profondo amore alla chiesa di cui la storia gli riconoscerà il merito, è papa Francesco, facendo sue le parole del predecessore. Che quella scritta dal “papa emerito” diventi anche la sua “enciclica”. Il magistero di cui la chiesa oggi ha un disperato bisogno.
https://leonardolugaresi.wordpress.com/2019/04/11/ratzinger-ha-parlato-ora-dovrebbe-farlo-papa-francesco/
Finita la prima lettura. Già l'impressione è totalmente diversa da quella avuta sul Corriere:
RispondiElimina+ Ratzinger non cita solo il '68, ma tutto il periodo tra gli anni '60 e '80, CVII incluso. Certo che non lo critica in sé, ma ne critica gli effetti nefasti che ha sempre indicato come il post-concilio, tuttavia è un punto molto importante, visto che lo lega ad una "crisi di fede".
Indipendentemente da questo sviluppo, nello stesso periodo si è verificato un collasso della teologia morale cattolica che ha reso inerme la Chiesa di fronte a quei processi nella società.
D'altronde non mi attendo che Ratzinger, che visse quegli anni come anni eroici della giovinezza, vada oltre. Ci vorrà una nuova generazione di vescovi e di papi che hanno vissuto solo i disastri di quello che è arrivato per formulare una critica completa. Tuttavia, questo legame mi pare molto importante.
+ Per quanto riguarda Papa Francesco, in diciotto pagine è menzionato solo due volte: di sfuggita su un percorso di riforma, e nelle tre righe conclusive, puramente cerimoniali.
+ Ratzinger punta anche il riflettore sull'Eucarestia, maltrattata e distribuita impropriamente, e anche questo è un punto importante.
...se è magistero quello di Ratzinger oggi allora lo è anche tutto quello di Francesco. Non capisco come si possa dire che le encicliche ufficiali bergogliane non lo siano.. (anche se ritengo personalmente si tratti di un magistero di altra provenienza che divina, e non solo per lui…). Non vedo altra soluzione a meno di schizofrenia. Quanto al martirio migliore di una menzogna sottolineato da catholicus se non erro, direi che predica bene e razzola male, dato che ha inventato l'emerito x godersi la pensione, parlando ogni tanto, per difendere Bergoglio (e presentarsi in duetto), per scrivere tra cui rileviamo l'altro atto di magistero dello scorso anno allora, in cui è intervenuto una seconda volta per rettificare la cattiva interpretazione attribuitagli, e cioè lui ha sottolineato che voleva proprio dire che gli ebrei non hanno bisogno di convertirsi, come dire, tra l'altro, che Caifa e Anna ed il sinedrio han fatto bene a non convertirsi. Altro segno di estrema ortodossia, e di bel magistero? Quanto al 1968 quando dice che la Chiesa sapeva della pedofilia, allora lancia il sasso a PaoloVI, ed ai successori, tra cui lui però, è in Vaticano da decenni o no?
RispondiEliminaGrazie anche da parte mia a papa Francesco. Durante questa ombrosa stagione ecclesiale ho riscoperto la luce del Signore purificata da tante mondane lampadine con cui pensavo di far luce nel mondo, mentre invece abbagliavo me stesso di umane faccende con la scusa di Dio.
RispondiEliminaUn grosso stimolo alla ricerca della luce di Dio -all'intimità con Gesù luce- è venuta dalla tracotante sicumera con la quale molti hanno inteso equipararla ad ogni bagliore che ogni sfregatore di selci riesce a far scintillare dalle proprie mani indaffarate di mondo.
Le pietre focaie di prometeici sedicenti padreterni urgono Pietro a portare altra luce...
Ed ecco il dono emerito, diversamente papa in questa stagione petrina che sa di mondo, che viene dalla piccola comunità, si direbbe dal piccolo resto, che sbuca dal buio fitto.
E' pigrizia non accorgersi di queste mille e mille fiammelle che si ostinano a brillare attorno al Tabernacolo, consumandosi come il cero rosso che adora la Presenza Reale di Dio.
Per loro ancora la Chiesa conta chi crea spazi di vita per la fede. Trovati e riconosciuti.
Una stagione "culturale" (molto a cul) ha caratterizzato il collasso spirituale e la prurigine dei sensi. Piuttosto dell'ascesi si è curata la discesa, definendo permesso, buono e conveniente ciò che fino ad allora richiedeva ritegno e pudore. Il collasso non si è limitato agli ambiti lontani da Dio, ma ha attraversato l'insegnamento teologico. Il punto 1 di Benedetto XVI smaschera l'esito dei tentativi di Schuller. Va tutto bene, madama la marchesa e così sentenziarono i 15 di Colonia nel 1989. Giovanni Paolo II oppose la Veritatis Splendor a supporto del Catechismo ferreo sulla morale cattolica. Il male non può diventare buono. Il peccato non è una circostanza di bene. Ma chi non accettava non accettò e si scivolò sul piano sempre più inclinato ("dissoluzione della concezione cristiana della morale").
Al punto 2 Benedetto XVI cita esplicitamente l'esistenza di club sessualmente orientati nei seminari e della faccenda della pedofilia. Il "garantismo" conciliare si è preoccupato di garantire il vizio, ma non ha più tutelato lo scandalo dei piccoli (Mc 9,42). Quando la faccenda è deflagrata pubblicamente, la seminagione aveva alle spalle qualche decennio.
Al punto III Benedetto XVI si chiede retoricamente se serva addirittura un'altra Chiesa.
L'antidoto al male resta la fede di sempre. E' redento chi si affida all'amore di Dio.
Non è redento chi confida nell'uomo e nel piacere agli uomini, ai loro vizi e alle loro voglie. Un mondo senza Dio non può che essere un mondo senza senso. Senza criteri. Solo le cose con un fondamento spirituale possono avere e dare senso. Assente Dio, ogni schifo è lecito. E se persino i sacerdoti non parlano di Dio, per parlare d'altro, il precipizio è assicurato. Dio non si si presuppone, ma si antepone!
E finisce con la Santa Eucaristia e come la si celebra. Il nostro rapporto con l'Eucaristia non può non destare preoccupazione. Un modo che distrugge la grandezza del mistero scrive Benedetto XVI. E invece noi dobbiamo ripartire da quel mistero.
L'attualità di Apocalisse è lampante. E anche quella del martirio.
Grazie a Papa Francesco, che ha permesso a chi vuole di capire la differenza...
Non ho completato la lettura. Mi chiedo come sia stato possibile mettersi in questo ascolto ossessivo del mondo, dei contemporanei, degli esperti di alto livello, senza andarsi a rileggere quello che fior di Santi avevano scritto in merito nei secoli dei secoli precedenti. Prima i chierici, i religiosi, venivano castrati? Avevano una sessualità uguale ma,'diversa'? Come poterono far fronte al Sacramento della Confessione? Alla chiesa, maestra di vita, questo particolare era sfuggito? Credo che queste siano solo chiacchiere al vento. Il fatto fondamentale, a mio parere, è che molti hanno intrapreso la vita consacrata senza una vocazione seria, reale, quindi son stati incapaci di rendere ragione della verginità, della castità, davanti a se stessi ed al mondo. Non è che prima del '68 fossero tutti educandi ed educande! Qui o si trova il coraggio della verità o non se ne uscirà mai più. Questo restar abbacinati dal mondo contemporaneo che sta 'avanti' è una colossale illusione ovvero una grande cxzzxtx. Questi in particolare sono problemi vecchi quanto il mondo e Santa Romana Chiesa ha aperto gli occhi nel 1968? Un po'in ritardo,vien da dire. E le famose religioni tutte uguali come si regolarono in merito? E le tanto decantate Atene e Roma come gestirono la faccenda? E i famosi barbari, asessuati? Perché erano molto richieste le schiave bionde? Perchè? Nei boschi i barbari liberi che facevano, magari in gruppo dopo le dure battaglie contro gli stanziali inciviliti? Il Rinascimento 'colto', quello che rinasce a nuova vita, come si comportò con la sessualità? E sì che non manca tutta una letteratura in merito, anche classica, cioè che è sempre attuale. E le riforme religiose non hanno sempre battuto dove il dente duole, cioè sulla fornicazione? Lutero era in linea perfetta con il suo tempo, e gli altri imboscati nelle foreste amazzoniche, che facevano? E poi la luce illuminista, che cosa illuminò liberamente? Il gender, cari miei! Nel mentre tanti Santi uomini non avevano smesso di predicare la castità e scrivevano e scrivevano. Come la nobiltà si abbandonò alle scoperte di Mutandonia, così poi vi si abbandonò la borghesia ed infine il proletariato sindacalizzato, imborghesito, acculturato e nobilitato dall'orgia democratica; l'altro proletariato o fu la roccia del Cattolicesimo o del paganesimo figlio degenere dell'abbrutimento. Questa piccola, e lacunosa carrellata, tirata giù all'impronta, serve per dire che, come al solito, la chiesa, davanti a problemi vecchissimi, studiatissimi anche dal punto spirituale, del quale solo lei chiesa, dovrebbe parlare a ragion veduta, non è andata a cercare nel suo corposo bagaglio di Dottrina, Testi, Vite dei Santi ma, si è messa non solo, in ascolto del mondo ma, alla sua scuola. Questo è il problema centrale di tutte le eresie, della somma di tutte le eresie e dell'eresia nella quale stiamo vivendo, che si chiama 'presa per i fondelli' quotidiana.
RispondiElimina"Infine si affermò ampiamente la tesi per cui la morale dovesse essere definita solo in base agli scopi dell’agire umano. Il vecchio adagio «il fine giustifica i mezzi» non veniva ribadito in questa forma così rozza, e tuttavia la concezione che esso esprimeva era divenuta decisiva. Perciò non poteva esserci nemmeno qualcosa dì assolutamente buono né tantomeno qualcosa dì sempre malvagio, ma solo valutazioni relative. Non c’era più il bene, ma solo ciò che sul momento e a seconda delle circostanze è relativamente meglio."
RispondiEliminaCon questo non ha sotterrato l'Amoris Laetitia?
Ha sotterrato il papato di Francesco in "pochi appunti". Forse non ci si rende conto della gravità della situazione.
RispondiEliminaA prescindere dalla valenza del documento, si rendono conto i fan del "Cambio di Paradigma", delle "Periferie Esistenziali", della "Chiesa Povera per i Poveri" di cosa significhi essere dovuti ricorrere al "vecchio" per dire al mondo qualcosa che stia in piedi?
RispondiElimina(Daniele Casi)
Ricetta Ratzinger : tornare a Dio e difendere la Santa Eucaristia.
RispondiEliminaMa, nella realtà, anche l'Eucaristia è ormai seriamente minacciata. Chi la difende se noi laici supplichiamo e i sacerdoti diventano estremamente prudenti (o dovrei dire renitenti?) per paura dei vescovi?
Lux in tenebris lucet
RispondiEliminaSpeechless and breathless.....uno shot e se li è bevuti tutti. A margine vorrei ricordare che Ratzinger non ha bisogno della miserabile pensione vaticana, è ricchissimo di suo grazie ai diritti di autore delle sue opere stampate e ristampate in tutte le principali lingue e ancora deve uscire Ebrei e Cristiani dialogo con Rabbi Folger, quando uscirà ci sarà da divertirsi.....non ha sotterrato solo il papato successivo, ma tutti coloro che lo hanno permesso con quella elezione, e scusate se è poco.....
RispondiElimina"L’attualità di quel che dice l’Apocalisse è lampante. L’accusa contro Dio oggi si concentra soprattutto nello screditare la sua Chiesa nel suo complesso e così nell’allontanarci da essa. L’idea di una Chiesa migliore creata da noi stessi è in verità una proposta del diavolo con la quale vuole allontanarci dal Dio vivo, servendosi di una logica menzognera nella quale caschiamo sin troppo facilmente. No, anche oggi la Chiesa non consiste solo di pesci cattivi e di zizzania. La Chiesa di Dio c’è anche oggi, e proprio anche oggi essa è lo strumento con il quale Dio ci salva. È molto importante contrapporre alle menzogne e alle mezze verità del diavolo tutta la verità: sì, il peccato e il male nella Chiesa ci sono. Ma anche oggi c’è pure la Chiesa santa che è indistruttibile. Anche oggi ci sono molti uomini che umilmente credono, soffrono e amano e nei quali si mostra a noi il vero Dio, il Dio che ama. Anche oggi Dio ha i suoi testimoni (“martyres”) nel mondo. Dobbiamo solo essere vigili per vederli e ascoltarli.
RispondiEliminaIl termine martire è tratto dal diritto processuale. Nel processo contro il diavolo, Gesù Cristo è il primo e autentico testimone di Dio, il primo martire, al quale da allora innumerevoli ne sono seguiti. La Chiesa di oggi è come non mai una Chiesa di martiri e così testimone del Dio vivente. Se con cuore vigile ci guardiamo intorno e siamo in ascolto, ovunque, fra le persone semplici ma anche nelle alte gerarchie della Chiesa, possiamo trovare testimoni che con la loro vita e la loro sofferenza si impegnano per Dio. È pigrizia del cuore non volere accorgersi di loro. Fra i compiti grandi e fondamentali del nostro annuncio c’è, nel limite delle nostre possibilità, il creare spazi di vita per la fede, e soprattutto il trovarli e il riconoscerli."
Benedetto XVI - Aprile 2019
Sostanzialmente quel che dicono Burke, Schneider, Sarah...
Caro Tosatti, ieri son successi più fatti significativi che dovrebbero preoccupare un cattolico.
RispondiElimina1°- La Corte Europea ha deciso di imporre la maternità surrogata ( utero in affitto).
2° – È partita (grazie a La Stampa) la difesa della Triptorelina ( il farmaco gender che blocca la pubertà ).
3°- In Svizzera una giovane donna italiana depressa ha ricevuto assistenza per il suicidio assistito (eutanasia).
Ebbene, a lamentarsene e cercar di svegliare le coscienze è solo il quotidiano La Verità. Il Papa o la Cei restano indifferenti. Prego vedere l’Osservatore (che si preoccupa del dialogo con la Libia ) e Avvenire, che parla di sentenza ambigua (ambigua?), e si interessa (guarda caso! Che novità…) piuttosto di migranti.
Ma stavolta è il Corriere ad avermi sorpreso. Con un interessantissimo articolo in prima pagina, Massimo Franco fa spiegare al papa emerito Benedetto XVI cosa sta succedendo nella chiesa (e lo fa con la scusa di analizzare diciotto pagine di appunti di Ratzinger sugli scandali sessuali nella Chiesa pubblicate su un mensile tedesco).
Ma in realtà, con abilità, Massimo Franco, fa spiegare a Benedetto XVI che Bergoglio non riesce a combinare nulla, pur ringraziandolo per quel che ha fatto. Benedetto denuncia di fatto il collasso spirituale nella Chiesa – che non si arresta; e l’assenza di Dio nella società occidentale. Ma questa assenza di Dio è (soprattutto) dovuta alla riduzione della Santa Messa a un “gesto cerimoniale”, e da questo deriva il calo drammatico dei fedeli alla messa, e di conseguenza la fine del nutrimento spirituale necessario all’uomo.
Ma la parte più interessante, che equivale ad una accusa, una denuncia al suo successore, Benedetto la espone dichiarando che non esiste “una Chiesa migliore creata da noi stessi”, raccomandando pertanto non tanto “un’altra Chiesa inventata da noi” quanto “un rinnovamento nella fede”.
Straordinario, no, in questi tempi sentire queste affermazioni da parte di un Papa (emerito). Nella conclusione di questo scritto, Benedetto (ci dice sempre Massimo Franco sul Corriere) rivendica la necessità di “contrapporre alle menzogne e mezze verità del diavolo, tutta la Verità: sì, il peccato e il male nella Chiesa ci sono. Ma anche oggi c’è pure la Chiesa santa che è indistruttibile. La Chiesa di oggi è come non mai una chiesa di martiri …”.
E con estrema ironia, che non verrà colta da nessuno, conclude ringraziando Bergoglio “per tutto quello che fa”. Deutsche Diplomatie? (Diplomazia tedesca?). Che posso aggiungere caro Tosatti?
Pope Emeritus Benedict breaks silence on abuse crisis: full text
RispondiEliminahttps://www.lifesitenews.com/news/full-text-pope-emeritus-benedict-xvi-lays-out-thoughts-on-abuse-crisis
' Nella lotta ingaggiata dal Concilio per una nuova comprensione della Rivelazione,'
RispondiEliminaSe il Concilio non comprendeva, avrebbe fatto meglio a studiare la Rivelazione in modo approfondito. Avrebbe dovuto lottare contro la sua ignoranza.
DALLA NOUVELLE THÉOLOGIE ALLA NUOVA MORALE DELLA SITUAZIONE
RispondiEliminahttp://www.sisinono.org/anteprime-dei-numeri-in-abbonamento/52-anno-2014/229-anno-xxxx-n°13.html
Pio XII già aveva condannato la muito do situazione. Questa è un effeto della Nouvelle Théologie.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaAttenzione, il testo era destinato in origine alla chiesa tedesca, infatti è pubblicato sul mensile Klerusblatt, quindi dice a suocera perché nuora intenda, il salutino finale al vdr mi pare aggiunto con lo scotch dal minculpop vaticano......
RispondiEliminaSi mena il can per l'aia.
RispondiEliminacome il cane si aggira per l'aia senza mai trovare ciò che gli serve, così la lingua di chi parla si muove a vuoto senza mai arrivare al punto.
chi mena il can per l'aia cerca di creare confusione (liberando, appunto, il cane nell'aia, in mezzo alle galline) per evitare di focalizzare l'attenzione su ciò che è sgradito.
Fonte: Wikipedia
"Quando rilasciasse un documento in cui riconosce le responsabilità del Concilio Vaticano II, allora sì, sarebbe un evento..."
RispondiEliminaForse lo farà in "articulo mortis", quando già vedrà la Luce eterna.
Ora non può: sarebbe tradire il se stesso giovane, ed anche i suoi mentori di allora. E forse è proprio questo che lo blocca, non tanto il criticare e condannare se stesso, ma gli altri dell'epoca, a cominciare da GXXIII e PVI.
Ma ci è Andato molto, molto vicino.
E se scrive che tutto il male è iniziato negli Anni '60, vuol dire che dobbiamo tornare a prima, quanto meno agli agi Anni '50.
Non cita, ma forse avrebbe dovuto, la "Scuola di Francoforte", che è stata una pietra fondamentale per la rivoluzione sessuale. Nè cita chi, tra i vari intellettuali, le accademie, e gli opinion makers di allora, abbracciarono toto corde i dettami di quelal "Scuola". Ma altri lo hanno fatto. E non è difficile trovarne gli scritti.
Questa di papa Benedetto è la prima Enciclica cattolica dopo sei anni di assoluto disorientamento.
RispondiEliminaOT. Blondet :
RispondiEliminahttps://www.maurizioblondet.it/netanyahu-e-i-suoi-avvversari-moderati/
Se Benedetto XVI ha deciso di puntualizzare il suo pensiero in merito agli abusi, un motivo deve esserci. Quale sia, non è dato sapere. Si possono però fare delle congetture. Forse il Papa non ha condiviso a pieno le conclusioni della riunione dei vescovi mondiali. O forse intendeva solo mettere un punto fermo per impedire il "collasso morale" della Santa Sede e di tutto l'impianto della "sposa di Cristo".
RispondiEliminahttps://www.secoloditalia.it/2019/04/bentornato-ratzinger-un-messaggio-agli-anti-bergoglio-ecco-cosa-ce-tra-le-righe-della-sua-lettera/
RispondiEliminaBentornato Ratzinger: un messaggio agli anti-Bergoglio. Ecco cosa c’è tra le righe della sua lettera
https://ilsismografo.blogspot.com/2019/04/vaticano-benedetto-xvi-affronta-in-un.html
RispondiEliminaOra che BXVI se l'è presa con Käter Strobel, femministe e genderisti schiumeranno.
RispondiElimina(Andrea Sandri)
Ratzinger rompe il silenzio con uno scritto sulla pedofilia, Vaticano spiazzato
RispondiEliminahttps://www.ilmessaggero.it/vaticano/pedofilia_abusi_papa_francesco_ratzinger_oggi_ultime_notizie_11_aprile_2019-4423510.html
Beh, se Ratzinger scende in campo personalmente dopo aver mandato avanti i fanti vuol dire che la situazione è molto peggio di quanto possiamo immaginare, usa parole pesanti come macigni, in primis colla DEK, poi colla gestione della chiesa attuale, se lo fa è forse perché il tempo stringe, se ritiene che il tutto risalga anche agli anni '50 allora la cosa diventa ancora più complicata, c'è anche il predecessore di GXXIII da tirare in ballo, Bugnini e Montini erano parte del suo staff, penso che non aspetterà il Dies irae per vuotare il sacco, pazientiamo e verrà fuori tutto, ha rotto il proposito di restare in silenzio, evidentemente non si può più, adesso vediamo come reagirà la contraerea.....Lupus et Agnus.
RispondiEliminaHa sotterrato il papato di Francesco in "pochi appunti". Forse non ci si rende conto della gravità della situazione.
RispondiEliminaNi... Da un certo punto di vista sì, ma l'aveva già fatto in passato durante il dibattito su Amoris Laetitia. Purtroppo, però, finché non c'è una presa di posizione diretta, i cattogonzi continueranno sempre a non rendersi conto di niente.
Ora non può: sarebbe tradire il se stesso giovane, ed anche i suoi mentori di allora. E forse è proprio questo che lo blocca, non tanto il criticare e condannare se stesso, ma gli altri dell'epoca, a cominciare da GXXIII e PVI. Ma ci è Andato molto, molto vicino.
E se scrive che tutto il male è iniziato negli Anni '60, vuol dire che dobbiamo tornare a prima, quanto meno agli agi Anni '50.
Sono d'accordo. Non ci siamo ancora ma è un passo in avanti.
Estratto di un commento di R. R. Reno, su First Things:
RispondiEliminaBenedict sees the influence the Revolution of ’68 exercised over the Church. As one of the last survivors of the heroic generation, the men who in the mid-twentieth century reshaped the Church with bold new intellectual projects, culminating in the Second Vatican Council, I wish he would reflect on the ways in which the lines of influence went the other way as well. There can be little doubt that Vatican II functioned as a triggering mechanism during the explosive 1960s. It signaled to the West that the epitome of unchanging truth was reconsidering, rethinking, reframing—in a word, revising.
All of this revising was said to re-express the same, unchanging truths. They were simply being restated with an eye toward greater openness. But of course “openness,” while not a synonym for release, is a close cousin. If the Pope Emeritus wishes to give an adequate account of the historical context for the failure of moral discipline among the clergy, he needs to reckon with the Church’s profound role in the Revolution of ’68, not just her fate in its aftermath.
Qualche mia osservazione, come al solito per lo più domande.
RispondiEliminaTutto quello che leggo in questo pezzo di Ratzinger - tranne forse un paio di passaggi da chiarire - non è per me affatto nuovo: negli ultimi anni l'avevo già letto su vari siti tradizionalisti, incluso questo, e specificamente per lo schifo dei seminari in molti pezzi di Don Ariel. L'importanza dello scritto di Ratzinger è legato alla sua diffusione e al fatto che raggiungerà una platea più ampia - e ora vedremo anche le conseguenze nel dibattito.
Ma prima di questi anni, e penso di essere un buon campionamento del cattolico medio "conservatore", potevo immaginare che ci fosse qualche mela marcia, ma non tutto questo schifo ben radicato.
Mi chiedo: perché Ratzinger non ha detto prima queste cose, pubblicamente ed esplicitamente, quando era papa?
Mi dico: magari all'inizio del suo pontificato Ratzinger pensava ancora di riuscire a rimettere le cose a posto limitando la diffusione pubblica di questo schifo. Ma nell'ultimo anno di pontificato no, tant'è che aveva pensato di dimettersi. Perché non ci ha istruito pubblicamente allora? Avrebbe messo anche in grande difficoltà la cricca attualmente al governo.
"The deeply theological and esoteric missive, which Benedict called his contribution “in this difficult hour” for the church, was written “absolutely on his own” by Benedict, according to Archbishop Georg Gänswein, Benedict’s longtime personal secretary"
RispondiElimina(Steve Skojec di 1P5)
https://www.youtube.com/watch?v=YKmycSyDohI&feature=share
RispondiEliminaNuzzi dichiara che Benedetto XVI inviò appositamente Viganò in America all'epoca dei corvi...volutamente esposti….dall'interno….cioè sarebbe una conferma di una guerra tra logge vaticane, deduzione questa mia. In questa guerra contro i cattolici veri, si pone la necessità di restaurare … onde riparare la troppo precipitosa discesa di Bergoglio , risultata non gradita a troppi….ed allora ecco il nuovo testo, a conferma Viganò
Grazie, Fabrizio, per la segnalazione. Quoto la frase in grassetto: ..."Se per il fallimento della disciplina morale tra il clero il Papa Emerito vuole dare una valutazione adeguata al contesto storico, deve fare i conti con il forte ruolo della Chiesa nella rivoluzione del '68, non solo con gli esiti successivi".
RispondiEliminaE' l'osservazione preliminare che abbiamo fatto in tanti...
Caro Fabrizio, dall'affermazione di Steve Skojec possiamo dedurre che c'è un macigno che sta rotolando, dopo le nostre povere pietruzze?
RispondiEliminaPapa Benedetto è tornato, e con una poderosa Enciclica! Dopo sei lunghi anni di silenzio. Oremus.
RispondiEliminaNeri
Lo straordinario intervento di Benedetto XVI sugli abusi sessuali nella Chiesa pubblicato oggi – 18 pagine con un duro richiamo alla teologia progressista e sessantottina, che ha messo in disparte la verità morale propiziando la messa in disparte di Dio stesso, troppo ingombrante per chi brama gli applausi del mondo – sta incassando critiche feroci. Ma non dagli atei, bensì da docenti, giornalisti e scrittori cattolici, inviperiti per quella che considerano l’ingerenza di un anziano rompiscatole che ripete sempre le stesse cose. Un astio simile non fa che confermare quanto, a 91 anni, la voce di Benedetto XVI rimanga acuta e quanto credibile, si fa per dire, sia quella parte di Chiesa che non perde occasione per parlare di «misericordia», ma poi non ha rispetto manco per un signore già papa e che resta il maggiore teologo vivente. Riverenza, questa sconosciuta.
RispondiEliminaGiuliano Guzzo
Mah. Direi tutto troppo parziale e tutto troppo, troppo in ritardo e dopo comunque che - anche volendo tralasciare tutto il carico di modernismo di cui si è fatto interprete fin dentro ai suoi anni di pontificato, tipo i numerosi ressemblements "multireligiosi" - ha contribuito a dare la picconata (forse) definitiva all'istituzione papale creando quell'incredibile ruolo di "papa emerito" di bianco ancora vestito e dimorante presso il Vaticano.
RispondiEliminaE' pur vero che oramai da 6 anni siamo abituati a ciò che sappiamo, però, insomma, direi che ormai ciò che Ratzinger doveva dire e fare lo ha detto e lo ha fatto. E a mio sindacabile parere il tutto, complessivamente - specie poi con quella terribile decisione finale - è tutt'altro che positivo.
Cordialmente,
Romanus
c'è un macigno che sta rotolando
RispondiEliminaAttendiamo sviluppi... e speriamo...
....
RispondiEliminaIn un momento di innegabile difficoltà per la Chiesa a livello globale, una figura come Ratzinger, seppur defilato e lontano dal dibattito quotidiano anche a causa dei problemi di salute, è un faro. Così, le rare volte in cui esce dal proprio ritiro e rilascia dichiarazioni o considerazioni, occorre prestare massima attenzione poiché non sono mai concetti scontati o di circostanza. Ed è quanto avvenuto con il testo diffuso ieri di diciotto pagine e mezzo intitolato Chiesa e lo scandalo degli abusi sessuali, una serie di “appunti con i quali fornire qualche indicazione che potesse essere d’aiuto in questo momento difficile”.
Un intervento che ha un’importanza particolare perché arriva dopo la riunione di febbraio a Roma in cui sono intervenuti i presidenti delle conferenze episcopali di tutto il mondo chiamati da Papa Francesco e che testimonia il coraggio di Benedetto XVI di toccare un tema delicato ma centrale per la credibilità della Chiesa.
https://www.nicolaporro.it/pedofilia-il-coraggio-di-ratzinger/1/
RispondiEliminaUn entusiasmo giustificato?
Siamo sicuri che questo documento rappresenti una rottura con la politica di papa Francesco?
Di certo, non la rappresenta nelle intenzioni dell'autore. L'ha scritto per "Il Foglio del Clero" tedesco. Chi ne ha avuto l'idea? "Ho messo insieme qualche indicazione che potesse essere di aiuto in questo momento difficile. A seguito di contatti con il Segr. di Stato, card. P. Parolin e con lo stesso S. Padre, ritengo giusto pubblicare...". Dunque: il testo è stato pubblicato con l'accordo di Parolin e del Papa. Non sappiamo se Ratzinger glielo abbia fatto leggere in anticipo, non lo si può nemmeno escludere.
Sembra sempre il consueto Ratzinger. Dice delle cose giuste sulla morale, sulla decadenza delle nostre società, sulla necessità di rinnovare la Chiesa ma le dichiarazioni ambigue e le zone d'ombra permangono.
Ambiguità di fondo: salva sempre il Concilio e lo presenta quale portatore di una esigenza valida, in realtà incomprensibile a noi semplici fedeli. SCrive: "Nella lotta ingaggiata dal Concilio per una nuova comprensione della Rivelazione, l'opzione giusnaturalistica venne quasi completamente abbandonata e si esigette una teologia morale complementare fondata sulla Bibbia". Che significa? Voi avete capito? Io no. E poi, vogliamo scherzare: "la [legittima] lotta del Concilio per una nuova comprensione della Rivelazione"! Ma quale "nuova comprensione" se non quella dei "nuovi teologi" dei quali lui era allora parte attiva assai! Quando si deciderà, L'Emerito, a fare il mea culpa per il suo passato di neomodernista? Passato che per lui non è evidentemente ancora passato!
L'omosessualità la nomina solo una volta, cosa sufficiente a lanciargli contro la canea dei progressisti cattolici attuali, che non vogliono comunque sentir parlare di corruzione dei costumi. Ma il discorso è incentrato sugli abusi ai minori, in generale, così come lo fa Bergoglio. Comunque, ha avuto coraggio a far capire che la lobby gay si era impiantata nei seminari già tanti anni fa [forse dal tempo di Paolo VI?]. Gliene rendiamo atto. E a illustrare le difficoltà nell'aggirare un diritto canonico "riformato" troppo "garantista" per punire i deviati, d'accordo con GPII. Già: ma il Codice del 1983, così fiacco in materia penale, non l'aveva promulgato proprio GPII? E non rifletteva l'impostazione riformista data da Giovanni XXIII (basta punire gli errori, misericordia ci vuole!) e adottata in generale dal Concilio?
E poi, questo Dio che è sempre e solo "amore" e della cui giustizia e giusta ira si è perso il ricordo da decenni, questo travestimento del Cattolicesimo in una sentimentale pappa del cuore, di tutte le buone intenzioni, una sorta di Pietismo per beghine e pensionati dello spirito....Signore, dateci un uomo di Chiesa che sia capace di impugnare la vera Fede come uno spadone a due mani!
Z.
Dire le cose come stavano, e stanno, per quanto riguarda gli abusi, ma non solo, vuol dire dare la croce addosso a tutti i suoi predecessori, finanche Pio XII.
RispondiEliminaE Ratzinger, questo, non lo farà mai. Primo, perché è un signore, secondo, perché educato al rispetto dei superori ed anziani, terzo, per carità e misericordia, perché il loro “foro interno” (che spiega azioni e inazioni) lo conosce e giudica solo Dio.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiElimina"Nella lotta ingaggiata dal Concilio per una nuova comprensione della Rivelazione, l'opzione giusnaturalistica venne quasi completamente abbandonata e si esigette una teologia morale complementare fondata sulla Bibbia". Che significa? Voi avete capito? Io no.
RispondiEliminaQuesta è una cosa che spero qualcuno mi spieghi. L'altra è:
si era ampiamente affermata la tesi che al magistero della Chiesa spetti la competenza ultima e definitiva («infallibilità») solo sulle questioni di fede, mentre le questioni della morale non potrebbero divenire oggetto di decisioni infallibili del magistero ecclesiale. In questa tesi c’è senz’altro qualcosa di giusto che merita di essere ulteriormente discusso e approfondito.
C'è qualcosa di giusto? Il dogma dell'infallibilità papale non riguarda questioni "di fede" e "di morale"?
Vecchi, Corriere:
RispondiEliminaIn Vaticano non erano a conoscenza né si aspettavano il «lancio» planetario dell’intervento, destinato ad essere pubblicato sul mensile tedesco Klerusblatt «a seguito di contatti con il Segretario di Stato e con lo stesso Santo Padre», come ha scritto Benedetto XVI. Alla sorpresa si è aggiunto un certo imbarazzo per le possibili reazioni.
Che siano imbarazzati è vero, e sorpresi pure (i turiferari con meno cervello hanno reagito con altri organi del corpo, quelli con più cervello si sono tenuti più neutri o addirittura se ne sono stati zitti). Mi chiedo però come potessero pensare che un testo dell'"emerito" potesse uscire solo su un giornale locale senza poi fare il giro del mondo...
.... È in corso una dissoluzione culturale che anche i laici e i non cattolici avvertono come senza precedenti, che lo vogliano ammettere o no. Le parole scritte oggi da Ratzinger mi hanno ricordato un altro immenso, Ezra Pound, cui nel giugno del 1968 fu chiesto cosa pensasse di quell’anno, e rispose: “Il grande Pan è tornato”.
RispondiEliminaGiulio Meotti
Leggendo si nota che Ratzinger ha sempre il suo solito stile, dire in modo contorto cose anche semplici, lanciare un'esca all'inverso per pescare sulla terra ferma. Non mi piacciono alcune sue frasi ed affermazioni, oltre al generico suo poco dire in tante parole, ma mi soffermo su pochi punti:- il suo farsi solidale con Bergoglio fa capire che interviene per gettare un poco di fumo su arrosto inesistente,per loro, onde venire in soccorso dell'amico in difficoltà - certi suoi personaggi citati che vogliono una morale permissiva (il che dice è sinonimo obbligatorio di perdita fede) sono di fatto scomunicati per cui invece di cercare (come egli dice di aver fatto con..ed anche come congregazione per la fede coinvolta direttamente) un dialogo massonico, una ricerca di compromesso antievangelico,impossibile per un vero cattolico, sarebbe stato meglio che lui & c. li avessero ufficialmente dichiarati tali ...ma anche lui stava nuotando nella nouvelle theologie, e dimostra con questo scritto di continuare a nuotare lì - nuova chiesa? si domanda se sia il caso o no, e dice di no: ma la nuova chiesa l'ha inventata pure lui dopo i Roncalli-Montini, quindi è logico che dica no alla nuova chiesa sostitutiva della chiesa conciliare(l'effetto Francesco uno è stato troppo dirompente, il salto qualitativo troppo forte, le rane non erano tutte ancora bollite a puntino) per tornare alla sua di chiesa, quella del concilio v II, della nouvelle theologie e motu proprio. Ovvero non Chiesa cattolica nessuna delle 2 .
RispondiElimina
RispondiEliminaOscurità ratzingeriane
-- Perché il Magistero non possa pronunciarsi in modo infallibile anche sui
costumi (la morale) oltre che sulla fede, non si riesce a capire. O meglio, non si
capisce che cosa possa esserci "di giusto" in una tesi del genere.
-- L'Incarnazione è ricordata in modo ambiguo.
"Dio è divenuto uomo per noi. La creatura uomo gli sta talmente a cuore che egli si è unito a essa entrando concretamente nella storia. Parla con noi, vive con noi, soffre con noi e per noi ha preso su di sé la morte." Cristo NS si è "unito alla creatura uomo"? Perché esprimere l'Incarnazione in modo così oscuro? Viene poi presentato, Cristo NS, come se fosse come uno di noi, dimenticando di precisare che "era in tutto simile a noi tranne che nel peccato".
-- Circa la citazione della Apocalisse. "Qui il diavolo è chiamato accusatore che accusa i nostri fratelli dinanzi a Dio giorno e notte (Ap 12, 10). In questo modo l'Apocalisse riprende un pensiero che sta al centro del racconto che fa da cornice al libro di Giobbe (Gb 1 e 2 etc.)." Qui si ha l'impressione che, per R., L'Apocalisse non sia rivelazione divina ma elaborazione di colui che l'ha scritta, se in essa si "riprende un pensiero che sta al centro del racconto etc di Giobbe".
-- Le colpe del 68. Ma il 68 venne quasi tre anni dopo il Concilio, chiusosi nel dicembre del 1965. Nel concilio era già cominciata quella rivoluzione, che poi avrebbe avuto la sua controparte laica con il 68. Il nucleo della rivoluzione era nel rifiuto del principio di autorità, nel rinnegamento della Tradizione, nella volontà di disporre della verità rivelata e quindi dei valori morali (che su di essa si fondano). La prassi del Concilio, con tutte le sue illegalità e confusioni, fu all'insegna della "contestazione" della Legge e dell'Autorità, ma era un'atmosfera, uno spirito che si respirava anche nei testi del Concilio stesso, anche se in maniera spesso ipocrita, più o meno travestiti.
E circa la corruzione dei costumi sessuali: il Concilio ammise come lecita l'educazione sessuale pubblica (decr. Gravissimum educationnis, art. 1), naturalmente "postivia e prudente"; condannata da Pio XI nella Enc. Divini illius magistri sull'educaz. cristiana, 1929, con il definirla nient'altro che un insieme di "sozze dottrine" (lubricis...doctrinis)
Condivido pienamente l'intervento di Z. Inoltre penso che sarebbe stato meglio se avesse detto queste cose non come papa emerito(?) ma da cardinale.
RispondiEliminaMeglio ancora se queste cose le avesse dette prima, da autentico vicario di Cristo. Trovo assurdo dire che il concilio dovesse cercare una nuova comprensione della Rivelazione. Perché, in 2000 anni la Chiesa (padri,papi, concili,santi e dottori) aveva capito poco o nulla? Lo trovo inconcepibile.
Purtroppo si vuole sempre salvare e giustificate il CVII.
Gentile Rr il compito del vicario di Cristo è dire la verità, per il bene delle anime, non fare il "signore".
RispondiEliminaOscurità ratzingeriane e discutibile interpretazione storica
-- Perché il Magistero non possa pronunciarsi in modo infallibile anche sui
costumi (la morale) oltre che sulla fede, non si riesce a capire. O meglio, non si
capisce che cosa possa esserci "di giusto" in una tesi del genere.
-- L'Incarnazione è ricordata in modo ambiguo.
"Dio è divenuto uomo per noi. La creatura uomo gli sta talmente a cuore che egli si è unito a essa entrando concretamente nella storia. Parla con noi, vive con noi, soffre con noi e per noi ha preso su di sé la morte." Cristo NS si è "unito alla creatura uomo"? Perché esprimere l'Incarnazione in modo così oscuro? Viene poi presentato, Cristo NS, come se fosse come uno di noi, dimenticando di precisare che "era in tutto simile a noi tranne che nel peccato".
-- Circa la citazione della Apocalisse. "Qui il diavolo è chiamato accusatore che accusa i nostri fratelli dinanzi a Dio giorno e notte (Ap 12, 10). In questo modo l'Apocalisse riprende un pensiero che sta al centro del racconto che fa da cornice al libro di Giobbe (Gb 1 e 2 etc.)." Qui si ha l'impressione che, per R., L'Apocalisse non sia rivelazione divina ma elaborazione di colui che l'ha scritta, se in essa si "riprende un pensiero che sta al centro del racconto etc di Giobbe".
-- Le colpe del 68. Ma il 68 venne quasi tre anni dopo il Concilio, chiusosi nel dicembre del 1965. Nel concilio era già cominciata quella rivoluzione, che poi avrebbe avuto la sua controparte laica con il 68. Il nucleo della rivoluzione era nel rifiuto del principio di autorità, nel rinnegamento della Tradizione, nella volontà di disporre della verità rivelata e quindi dei valori morali (che su di essa si fondano). La prassi del Concilio, con tutte le sue illegalità e confusioni, fu all'insegna della "contestazione" della Legge e dell'Autorità, ma era un'atmosfera, uno spirito che si respirava anche nei testi del Concilio stesso, anche se in maniera spesso ipocrita, più o meno travestiti i testi.
E circa la corruzione dei costumi sessuali: il Concilio ammise come lecita l'educazione sessuale pubblica (decr. Gravissimum educationnis, art. 1), naturalmente "positiva e prudente"; condannata da Pio XI nella Enc. Divini illius magistri sull'educaz. cristiana, 1929, con il definirla nient'altro che un insieme di "sozze dottrine" (lubricis...doctrinis)
corruttrici della gioventù (DS, 2214/3697).
--Il 68 avrebbe rovinato il Postconcilio, facendo sparire le vocazioni? Il Postconcilio cominciò già ben dentro il Concilio, non appena approvata la costituz. sulla riforma liturgica (si scatenò il caos nei seminari e nella liturgia). Non fu il 68 a provocare la
rivoluzione nella Chiesa del Postconcilio, fu quell'anomalo Concilio a provocare le aberrazioni del Postconcilio e ad influire sul 68, che aveva le sue cause indipendenti, rispetto alla religione, ma trovò nella rivoluzione conciliare un precedente incoraggiante.
Il movimento di rivolta dei "giovani" era mondiale: cominciò in Cina nel 1966 con le sanguinarie "Guardie Rosse", organizzate dal leader Mao; l'anno dopo con le Università americane, mostrando il cocktail di rivendicazione sociale e rivoluzione sessuale che sarebbe esploso nel maggio del 68 in Europa, cominciando dalla Francia. A maggior ragione il Concilio avrebbe dovuto riaffermare la morale cattolica e condannare gli errori del Secolo, come avevano fatto i Padri che preparano gli schemi di costituzione fatti poi naufragare dai Novatori in Concilio, con la complicità di Giovanni XXIII.
Z.
Se volete farvi venire il sangue acido leggete il commento di Faggioli su HuffPost.
RispondiEliminaFabrizio Giudici cita " l' opzione giusnaturalistica venne quasi completamente abbandonata e si esigette una teologia morale completamente fondata sulla Bibbia" Cosa significa ? Mi sembra che il passaggio appaia contorto perché il testo è rivolto alla Chiesa tedesca, e ovviamente dia per scontato una serie di argomenti.La Teologia che viene definita "modernista" dei vari Rahner,von Balthazar, ecc deriva dalla teologia liberale protestante che, dal loro punto di vista, risultava più interessante del tomismo. Perché ? Perché il tomismo "costringeva" le loro menti, brillanti e geniali,a rimanere vincolate ad una disciplina, e ai confini precisi imposti dalla logica, attraverso il principio di non contraddizione. Poi avrebbero dovuto confrontarsi con tutto il Deposito della Fede, che considera la Bibbia come Rivelazione, ma consegnata alla Chiesa. E la Chiesa, non essendo una istituzione meramente umana ( come viene considerata dai protestanti),non può usare il Deposito della Fede come le pare perché non c' è la scusa della "libertà" assicurata dal libero esame. La loro non è stata la ribellione di Adamo, è stata ed è la ribellione di Lucifero.L' obiettivo, più che la distruzione della Chiesa, è la "riduzione" di Cristo nostro Signore ad innocuo profeta morto 2000 anni fa. Forse, guardando il testo anche da questo punto di vista, alcune contraddizioni si attenuano, e comunque emerge maggiormente il tentativo del Pastore che cerca di esortare alla conversione una parte del gregge.
RispondiEliminaSorpresa e imbarazzo in Vaticano per l’accusa sulle cause della pedofilia Il testo integrale
RispondiEliminahttps://www.corriere.it/cronache/19_aprile_11/ratzinger-imbarazzo-vaticano-l-accusa-cause-pedofilia-testo-integrale-english-deutsch-ff40eec6-5c95-11e9-b6d2-280acebb4d6e_amp.html
https://www.huffingtonpost.it/massimo-faggioli/si-riapre-il-processo-al-concilio-vaticano-ii_a_23710267/
RispondiEliminaSi riapre il processo al Concilio Vaticano II
Ratzinger pone (erroneamente) gli anni '60 e quel Concilio all'origine della decadenza morale nella chiesa, in una evidente differenza con papa Francesco
https://www.catholicculture.org/commentary/otn.cfm?id=1338
RispondiEliminaBenedict’s powerful message—and the bid to suppress it
Non ci si deve nascondere: se si legge bene il testo, si capisce che Benedetto XVI ha risposto con chiarezza ai famosi dubia dei quattro Cardinali e ha respinto l’idea che certe circostanze possano mutare l’intrinseca malvagità di un atto; ha preso posizione sulla concessione dell’Eucaristia ai divorziati-risposati e ai protestanti; ha chiaramente messo il dito nella piaga del “pastoralismo” in voga; si è pronunciato sull’esclusività del garantismo nel diritto penale, a discapito della protezione della fede. Ha fatto capire con chiarezza che stiamo finendo nel baratro.
RispondiElimina(Luisella Scrosati)
VV Papa Benedetto! ppbxvi.org
RispondiElimina« ... Vi furono singoli vescovi - e non solo negli Stati Uniti d’America - che rifiutarono la tradizione cattolica nel suo complesso mirando nelle loro diocesi a sviluppare una specie di nuova, moderna «cattolicità». Forse vale la pena accennare al fatto che, in non pochi seminari, studenti sorpresi a leggere i miei libri venivano considerati non idonei al sacerdozio. I miei libri venivano nascosti come letteratura dannosa e venivano per così dire letti sottobanco ... » .
RispondiEliminaForse che questo succedesse anche presso l'Arcidiocesi di Buonos Aires ?
L'assioma "Dov'è il Papa lì è la Chiesa" vale quando il Papa si comporta come Papa e Capo della Chiesa; in caso contrario, né la Chiesa è in lui né lui è nella Chiesa."
RispondiElimina(Card. Charles Journey, 1891-1975)
Il comandante della nave ha ripreso in mano il timone!
https://www.huffingtonpost.it/massimo-faggioli/si-riapre-il-processo-al-concilio-vaticano-ii_a_23710267/?fbclid=IwAR0UBJVWy4R9zeuaUCvTuh1dMSEeUs2MQNAN3zuIt82DEdOTkzGAcFAP7Ng
RispondiEliminaChe faccia capire con chiarezza non si nota, si nota la frangia conservatrice del modernismo, sono le 2 facce della stessa medaglia,corso accelerato con Francesco e corso diluito di Benedetto: nessuna opposizione tra i 2,come conferma lo stesso elogiando il detenente l'esercizio attivo. Il giusnaturalismo contrario alla Bibbia? Assurdo. L'infallbilità ecc.? Assurdo. I suoi libri censurati? dai modernisti perché non sufficientemente eretici, ma dai veri cattolici censuratiperchè eretici, quindi giustamente censurati.La Chiesa non è naturalista o solo giuridica, la Chiesa è soprannaturale, basata sulla Bibbia da 2ooo anni, non necessita la libera interpretazione protestante contro cui san Pietro si scaglia, quindi i compromessi coi fautori del libero esame vadano con Lutero e fine. Il contorsionismo ratzingeriano del godente pensione col munus (?) a suo dire, mentre si sbraccia per il compare che stima molto, non è certo da apprezzare, come vorrebbe Valli, e il Faggioli,pur non condividendone il punto di vista, è almeno coerente con la propria linea sul modernismo conciliare . Entrambi (pure i biancovestiti) sposano le loro tesi di sostegno ad uno dei 2 papi, causa l'abbondanza di numero.La presunzione di innocenza sbandierata per Ratzinger suona male, dato che si fece fotografare col libro (gnosi) di Conchiglia in mano, lui e segretario, pure l'altra falsa profetessa più materiale Maria divina misericordia dell'Irlanda afferma, secondo suoi sostenitori, di aver consegnato il loro famoso libro della verità allo stesso Ratzinger. E guarda caso sono 2 sostenitrici dell'emerito contro l'anticristo Bergoglio nonché della gnosi giudaica.Mi pare che la diagnosi esatta ed anticipata sia stata sul recente numero di Chiesa viva, guerra tra opus Dei e Gesuiti.
"Il nostro rapporto con l’Eucaristia non può che destare preoccupazione.
RispondiElimina[È] largamente dominante... un altro atteggiamento: non domina un nuovo profondo rispetto di fronte alla presenza della morte e risurrezione di Cristo, ma un modo di trattare con lui che distrugge la grandezza del mistero. [...] L’Eucaristia è declassata a gesto cerimoniale..."
Ecco, forse il problema è tutto qui.
Grazie, Valeria Fusetti, per le spiegazioni. Inizio a capire un po' di più.
RispondiEliminaL'interferenza che Bergoglio non ha gradito
RispondiEliminaIl «nonno saggio in casa» - così l'ha più volte definito papa Francesco ha battuto un colpo. E che colpo. Il testo di Benedetto XVI sulla pedofilia nella Chiesa è un documento lucidissimo, altro che «appunti» come li chiama lui: 18 pagine, quasi 40mila battute, una bozza di enciclica. Una testimonianza drammatica, con denunce impressionanti che, oltre alle derive culturali ed etiche del Sessantotto, colpiscono la Chiesa degli ultimi 50 anni. Non direttamente il Vaticano, ma seminari, episcopati, teologi: cattivi maestri di cui Ratzinger fa nomi e cognomi. C'è una critica pesantissima sul «garantismo» ingiustificato di vaste correnti teologiche. Un documento in «ratzingerese» puro dove riappaiono i «valori non negoziabili» e i «beni indisponibili» e si depreca che l'Europa abbia perso le radici cristiane.
Ma è un duro atto d'accusa anche verso la Chiesa di oggi, non soltanto quella del passato. Ratzinger lamenta la disaffezione alla messa, l'abbandono dei sacramenti, la perdita della fede. «Come ha potuto la pedofilia raggiungere una dimensione del genere?», si chiede. E risponde: «In ultima analisi il motivo sta nell'assenza di Dio. Anche noi cristiani e sacerdoti preferiamo non parlare di Dio». E indica, come esempio da seguire, i nuovi martiri contemporanei: «È pigrizia del cuore non volere accorgersi di loro».
Ratzinger racconta di avere elaborato i suoi appunti prima della riunione dei vescovi del 21-24 febbraio. L'intento era «fornire qualche indicazione che potesse essere di aiuto in questo momento difficile». Ma del suo approfondimento, che è storico, culturale, teologico ed ecclesiale, non c'è stata traccia nei lavori di quei tre giorni. Ratzinger ha allora ritenuto giusto pubblicare il suo testo «a seguito di contatti con il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, e con lo stesso Santo Padre». Oltre a questo passaggio, Benedetto cita Francesco soltanto un'altra volta, nell'ultima riga, per ringraziarlo.
Fila tutto liscio tra i due uomini vestiti di bianco, regnante ed emerito? Non sembrerebbe. La diffusione del testo avrebbe creato imbarazzo a Santa Marta perché appare come un puntello, non richiesto, a un magistero considerato non sufficientemente chiaro e approfondito. Un sostegno storico e teologico a una riunione tra papa e vescovi poco efficace. Si potrebbe anche pensare che i due papi lavorino in tandem, e che l'emerito si sia permesso di dire quello che l'altro è costretto a tacere. Un gioco di sponda. Invece no, come dimostra l'accoglienza dei media ecclesiastici al testo ratzingeriano.
Vatican News ospita un breve sunto. Il sito di Avvenire non ne parla per niente, mentre la vaticanista del quotidiano dei vescovi, Stefania Falasca, amica personale di Bergoglio, ha pubblicato due tweet inequivocabili contro Ratzinger citando altrettanti articoli del Direttorio per i vescovi dal titolo Apostolorum successores. «Il Vescovo emerito avrà cura di non interferire in nulla nella guida della diocesi ed eviterà ogni atteggiamento e rapporto che potrebbe dare anche solo l'impressione di costituire quasi un'autorità parallela a quella del Vescovo reggente», è il primo tweet. Ratzinger è vescovo emerito di Roma.
Il secondo è giunto quattro ore dopo, se la tirata d'orecchi non fosse stata sufficientemente chiara: «Per l'unità pastorale il Vescovo emerito svolgerà la sua attività sempre in pieno accordo e in dipendenza dal Vescovo in modo che tutti comprendano chiaramente che solo quest'ultimo è capo e primo responsabile del governo della diocesi». Quella di Benedetto, insomma, è considerata un'interferenza, un magistero parallelo che rischia di oscurare quello di Francesco.
La trasmissione di EWTN, partecipante il card. Mueller, è disponibile qui:
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=E_48Wfp4tNw
Io aspetto la trascrizione o qualche commento: un'ora di video per me è decisamente troppo.
Non è che rischia di oscurare, oscura per chi ha orecchie per intendere, al di là di quanto evidenziato dalle analisi più attente. E sono in molti ormai ad essere disorientati oltre che scandalizzati da fatti atti e detti del successore....
RispondiEliminaOk Fabrizio. È troppo anche per me. Comunque grazie della segnalazione e vedrai che la trascrizione o comunque echi e commenti arriveranno presto.
RispondiEliminaCol suo saggio di ieri sulla pedofilia e il '68, Ratzinger ha tirato una bomba a mano contro l'edificio dei benpensanti. Sei anni fa, da bravo reazionario quale sono, pubblicai sul Foglio un lungo articolo intitolato “Il '68 dei pedofili”. Si va da Daniel Cohn-Bendit alle scuole tedesche che praticavano la pedofilia agli appelli sui giornaloni della sinistra francese. Il 26 gennaio 1977, in nome della “liberazione sessuale dei bambini”, Le Monde, bibbia della gauche, pubblicò una petizione per abbassare la maggiore età sessuale ai 12enni. Firmarono tutti, il poeta rosso Aragon, il semiologo Barthes, il filosofo marxista Althusser, gli psicoanalisti di grido Deleuze e Guattari, il fondatore di Medici senza frontiere Kouchner, Sartre e la sua compagna femminista de Beauvoir. Due anni dopo Libération definiva la pedofilia “una cultura volta a spezzare la tirannia borghese che fa dell’amante dei bambini un mostro da leggenda”. Poi c’è il caso del maître à penser Michel Foucault, sosteneva che il bambino è “un seduttore” che cerca il rapporto sessuale con l’adulto. In America Alfred Kinsey, il “padre della rivoluzione sessuale”, sdoganò i “contatti nell’età prepubere con maschi adulti”. In Germania la rivista Konkret, che andava forte tra gli intellettuali di sinistra, negli anni Settanta e Ottanta pubblicò bambine nude con riferimenti sessuali. La dirigeva Klaus Rainer Röhl, il compagno di Ulrike Meinhof. Dice niente questo nome? La famosa banda Baader-Meinhof. Per questo il saggio di Ratzinger deve essere il più possibile tenuto basso. Meglio tornare a parlare di misericordia e migranti.
RispondiEliminaGiulio Meotti
Non per cinismo:
RispondiEliminaattendiamoci a breve una velenosa replica al fulmicotone...
oscura per chi ha orecchie per intendere
RispondiEliminaI pezzi de LNBQ hanno voluto usare una formula prudente: non si contrappone, ma "guarda oltre". Noto che pure Franco sul Corriere ha scritto lo stesso. Prudenza a parte, non è roba da poco: come dire, questo pontificato minimo non sta affrontando né risolvendo i reali problemi, Ratzinger ha delineato come dovrà muoversi un futuro pontefice. Ora, d'accordo su una serie di problemi del testo di Ratzinger, che qui sono stati evidenziati, tuttavia il punto centrale che molti hanno colto è: basta con la Chiesa aziendalista, "Abusi nella Chiesa. La “ricetta” Ratzinger: tornare a Dio e difendere la Santa Eucaristia " (titolo del pezzo di Valli, che ha colto perfettamente il nucleo di tutto). È solo implicito, ma c'è anche la questione del culto:
Infatti non vediamo «un nuovo profondo rispetto di fronte alla presenza della morte e risurrezione di Cristo, ma un modo di trattare con lui che distrugge la grandezza del mistero. ... L’ovvietà con la quale in alcuni luoghi i presenti, semplicemente perché tali, ricevono il Santissimo Sacramento mostra come nella Comunione si veda ormai solo un gesto cerimoniale.
Dunque, direi che questo testo è anche stato scritto per coagulare il consenso dei buoni cardinali al prossimo conclave. E, ripeto, c'è un candidato che chiaramente incarna questo modo di pensare.
Pepato verso Ratzinger Il fatto quotidiano. Non meraviglia visto che è l'anima sinistrorsa dei 5stelle.
RispondiEliminahttps://www.ilfattoquotidiano.it/2019/04/12/pedofilia-qualcosa-non-torna-nel-contromanifesto-di-papa-ratzinger/5104990/
Ancora da Il Giornale:
RispondiEliminaPerché la lettera di Ratzinger ha fatto infuriare i progressisti
http://m.ilgiornale.it/news/2019/04/12/perche-la-lettera-di-ratzinger-ha-fatto-infuriare-i-progressisti/1678187/
Belgicatho accosta Ratzinger a Sarah
RispondiEliminahttp://belgicatho.hautetfort.com/archive/2019/04/12/benoit-xvi-et-robert-sarah-meme-combat-6143388.html
@Fabrizio Giudici
RispondiElimina"Indipendentemente da questo sviluppo, nello stesso periodo si è verificato un collasso della teologia morale cattolica che ha reso inerme la Chiesa di fronte a quei processi nella società. Cerco di delineare molto brevemente lo svolgimento di questa dinamica. Sino al Vaticano II la teologia morale cattolica veniva largamente fondata giusnaturalisticamente, mentre la Sacra Scrittura veniva addotta solo come sfondo o a supporto. Nella lotta ingaggiata dal Concilio per una nuova comprensione della Rivelazione, l’opzione giusnaturalistica venne quasi completamente abbandonata e si esigette una teologia morale completamente fondata sulla Bibbia".
Non ho ancora letto il testo di Benedetto XVI, ma credo di poter spiegare questo passaggio, che è assolutamente fondamentale. Avete presente il ritorno dei modernisti (vedasi ad es. il Card. Martini) agli studi biblici basati soprattutto sui padri della Chiesa? Ebbene, a prima vista sembrerebbe un "ritorno" del tutto encomiabile, ma sotteso ad esso c'è proprio ciò che dice qui Benedetto XVI: il rifiuto della "ragione naturale" (v. riferimento al "giusnaturalismo", di cui dirò più sotto), specialmente quella di tradizione tomista. Una cosa è la Rivelazione e la teologia ("doctrina sacra") che su di essa può essere sviluppata utilizzando come strumento la filosofia e una cosa sono i "preambula fidei", di stretta ed esclusiva competenza filosofica.
[segue]
I preambula fiedei comprendono tutto ciò che la filosofia (uso della sola ragione naturale umana, senza presupporre elementi provenienti dalla Rivelazione) può dire intorno al senso della vita umana: fondamenti dell'etica, antropologia filosofica (studio della natura umana e delle sue facoltà conoscitive, se vogliamo comporendere nell'antropologia anche la "gnoseologia") prove razionali dell'esistenza di Dio (teologia razionale) e metafisica in generale.
RispondiEliminaOra, mentre la teologia ha come presupposto il dato rivelato, la cui comprensione spesso non può essere esaurita dalla ragione umana (pensiamo ad es. alla Santissima Trinità) e che, dunque, non può sempre essere spiegato razionalmente, la filosofia usa esclusivamente la dimostrazione razionale rigorosa, senza alcun presupposto non riconducibile a dimostrazione o ad evidenza immediata.
La teologia grandiosa di San Tommaso d'Aquino è un edificio maestoso e nello stesso tempo estremamente sintetico e armonioso, che usa fino in fondo della filosofia, cioè delle possibilità razionali umane, per dare conto il più possibile della ragionevolezza del dato rivelato. Questo è stato ottenuto da San Tommaso tramite l'uso della "sua" filosofia, che costituiva l'armonizzazione del meglio del platonismo con l'aristotelismo. Prima di San Tommaso e soprattutto durante il periodo patristico, che in Occidente arriva fino a Gregorio Magno (inizio VII sec. d.C.) e in Oriente fino a Giovanni Damasceno (metà VIII sec. d.C.), sostanzialmente vigeva solo il paradigma filosofico platonico e neoplatonico, poiché di Aristotele si conoscevano solo le opere di retorica e di logica (tradotte da Vittorin e Boezio, anche se anch'esse incomplete). La "fisica" e la "metafisica" di Aristotele arrivarono in Occidente, cambiandone per sempre il paradigma culturale, solo tra la metà del XII e la metà del XIII secolo, proprio nel momento perfetto per metterle nelle "mani" geniali di San Tommaso (e poco prima del suo maestro Alberto Magno).
[segue]
Allora, limitarsi allo studio della Patristica e della Bibbia, significa saltare a piè pari il meglio della teologia e della filosofia cattoliche, occultando, in particolar modo, tutti i fondamenti filosofico-razionali più validi e solidi della Scolastica. E così facendo, ci si è avvicinati in modo impressionante al mondo protestante, cioè all'eresia della "sola scriptura", con tutti gli irrazionalismi annessi e connessi.
RispondiEliminaNota sul "giusnaturalismo": non bisogna confondere la "lex naturalis" di tradizione tomista con il "giusnaturalimso" moderno, nato dopo la fine del nominalismo e soprattutto intorno al periodo delle guerre di religione. Il giusnaturalismo moderno, per intenderci quello di Hobbes, Locke e vari altri autori moderni, parla ancora di diritto naturale, ma lo intende in modo molto diverso dalla filosofia tomista, poiché la natura umana comune a tutti non è quella del "bene comune" ma quella della "paura di morire" o di "subire violenze"... Discorso comunque molto lungo e complesso.
Il gioco sporco consiste nel dire all'uomo: "sei pieno di peccati". Il diavolo dice: tutti lo siete... perciò non fate tanto i precisi sul peccato, che tanto siete tutti uguali.
RispondiEliminaQuanto è vero che il peccato riguarda tutti, tanto è vero che non per tutti il peccato è vizio. Ci sono i santi, ci sono i martiri... C'è la Beata Vergine Maria, tutta pura, immacolata e non "diventata" tale.
C'è una modalità di essere uomini e donne che prevede la ricerca della santità. C'è una purezza di cuore che consente di vedere Dio. Il diavolo può accusare tutti, ma rimane sbugiardato ai piedi della Vergine e di chi le si accompagna, lei, albero della vita, per poter davvero generare in se stesso Gesù e dire con San paolo non sono più io che vivo, ma Cristo in me (Gal 2,20), crocifissi con Cristo per risorgere con Lui.
[…]proprio quello di cui parla l’Apocalisse: il diavolo vuole dimostrare che non ci sono uomini giusti; che tutta la giustizia degli uomini è solo una rappresentazione esteriore. Che se la si potesse saggiare di più, ben presto l’apparenza della giustizia svanirebbe. Il racconto inizia con una disputa fra Dio e il diavolo in cui Dio indicava in Giobbe un vero giusto. Ora sarà dunque lui il banco di prova per stabilire chi ha ragione. “Togligli quanto possiede – argomenta il diavolo – e vedrai che nulla resterà della sua devozione”. Dio gli permette questo tentativo dal quale Giobbe esce in modo positivo. Ma il diavolo continua e dice: “Pelle per pelle; tutto quanto ha, l’uomo è pronto a darlo per la sua vita. Ma stendi un poco la mano e toccalo nell’osso e nella carne e vedrai come ti benedirà in faccia” (Gb2, 4s). Così Dio concede al diavolo una seconda possibilità. Gli è permesso anche di stendere la mano su Giobbe. Unicamente gli è precluso ucciderlo. Per i cristiani è chiaro che quel Giobbe che per tutta l’umanità esemplarmente sta di fronte a Dio è Gesù Cristo.
Nell’Apocalisse, il dramma dell’uomo è rappresentato in tutta la sua ampiezza.
Al Dio creatore si contrappone il diavolo che scredita l’intera creazione e l’intera umanità. Egli si rivolge non solo a Dio ma soprattutto agli uomini dicendo: “Ma guardate cosa ha fatto questo Dio. Apparentemente una creazione buona. In realtà nel suo complesso è piena di miseria e di schifo”. Il denigrare la creazione in realtà è un denigrare Dio. Il diavolo vuole dimostrare che Dio stesso non è buono e vuole allontanarci da lui”.
liberamente tratto da Giovanni Formicola su Stilum curiae
Polito, Corriere:
RispondiEliminaLa pedofilia nasce nella Chiesa o nella società? La Chiesa deve curarsi aprendosi al mondo contemporaneo o invece proteggendosene? Sono grandi temi quelli posti da Ratzinger, il papa pensionato che ha ritenuto di far sentire di nuovo la sua voce di fronte allo scandalo. E noi non entreremo nel dibattito che si è aperto nel mondo cattolico dopo la pubblicazione sul Corriere della Sera degli appunti di Benedetto XVI. Però una cosa vorremmo chiederla a chi nella Chiesa non è o non opera. Siamo sicuri che siano solo fatti loro? Stiamo conducendo noi laici la stessa battaglia alla pedofilia che la Chiesa cattolica, dopo tanti e gravi ritardi e omissioni, proprio a partire da Benedetto XVI ha finalmente ingaggiato? A giudicare da quello che si legge nelle cronache ce ne sarebbe bisogno. In famiglia e nelle scuole, nelle palestre e nei campi di calcio, in qualsiasi luogo dove degli adulti hanno autorità sui minori anche senza indossare una veste talare, siamo certi di essere indenni da questa vera e propria piaga?
PS Grazie anche a catacumbulus.
Abbiamo letto lo scritto del cardinale Ratzinger pubblicato su un periodico tedesco. Una premessa: chiediamo scusa se parliamo di “cardinale Ratzinger” e non “Benedetto XVI”, ma canonicamente non troviamo giustificazione al titolo “papa emerito”.
RispondiEliminaAl di là del merito dell’analisi, sintetica per ovvi motivi, viene da porsi una domanda: perché il cardinale Ratzinger ha deciso di pubblicare un documento del genere?
La risposta ci sembra semplice. Ratzinger non se l’è sentita di lasciare isolata la denuncia di monsignor Viganò.
Al di là delle conferme di alcune disposizioni (per esempio il fatto che non possono accedere al sacerdozio coloro che hanno delle chiare inclinazioni omosessuali, recentemente ribadito), non si può negare che nell’ultimo sinodo la questione della pedofilia sia stata trattata separatamente dalla questione omosessualità. Sottolineando a riguardo presunti elementi di “abuso di potere” e di “clericalismo” alla base di simili nefandezze. Quando invece i dati parlano chiaro, e cioè che la stragrande maggioranza di casi registrati di pedofilia negli ambienti ecclesiastici sono piuttosto casi di efebofilia, tra maschi e maschi.
Il documento di Ratzinger è interessante perché individua un inestricabile legame tra omosessualità, pedofilia e situazionismo cattolico.
Infatti, proprio in quest’ultimo (il situazionismo cattolico) vi è la chiave di tutto.
Conseguenza di una certa (e non solo) rahnerizzazione della teologia morale, esso ha smontato gli assoluti morali e i principi non negoziabili legittimando una sorta di relativismo morale, aprendo in tal modo la strada al riconoscimento di qualsiasi desiderio individuale e facilitando la penetrazione nella morale di assunti della psicanalisi freudiana.
Dunque, analisi e denuncia giuste. Rimane però ancora aperta e irrisolta una grande questione: perché è accaduto tutto questo? Cosa l’ha permesso?
Quando c’è una malattia, occorre la diagnosi, ma perché la terapia sia più efficace, occorre individuarne anche l’eziologia, cioè le cause. Quando c’è il raffreddore, occorre curarsi, ma se non si chiudono le finestre per evitare che il gelo invada l’ambiente in cui si vive, è difficile che il raffreddore passi, anzi può aggravarsi e trasformarsi in polmonite.
Chiediamoci: Quando le finestre del mondo si sono aperte? Quando la Chiesa invece di evangelizzare il Mondo, ha deciso di mettersi alla sua “scuola”?
Solo una piccola aggiunta a quanto detto a proposito di patristica, filosofia, legge naturale e giusnaturalismo.
RispondiEliminaLa conseguenza dell'abbandono dei preambula fidei, implica, tra le altre cose, la perdita dei fondamenti razionali della società e dell'etica. Ne segue un disarmo assoluto su tutto il fronte morale, precipitando così tutto nel relativismo etico. Per questo non si è più capaci di difendere la verità, arrivando infine addirittura ad un odio esplicito nei confronti della dottrina ben ragionata. E' ovvio che in queste condizioni ogni moda ideologica si impone fino a quando, senza soluzione di continuità, non ne sorga una ancora più decadente.
Comunque bisogna ammettere che come Ratzinger faccia arrabbiare, anzi di più, i turiferari, è sorprendente, tornando al serio, se proprio si guarda al pelo nell'uovo, si dovrebbe chiamarlo Vescovo, cardinale è un titolo onorifico, ciò detto, la traduzione lascia molto a desiderare, nell'originale in tedesco le frasi sono molto meglio strutturate, i commenti in giro per il mondo sono variegati, Steve Kojec ed affini mi irritano perché contro a prescindere e non è bello per un giornalista scuola wasp, ma tant'è, la parte che mi pare tremendamente attuale e centrata è quella sull'Eucarestia, cui già aveva fatto cenno nel famoso discorso per il 65°di sacerdozio, il punto è tutto lì, vogliono distruggere la sacralità della stessa e ridurla a distribuzione di pezzi di pane senza significato.Usa parole pesanti Ratzinger, anche se eleganti,e non accenna agli abusi antecedenti agli anni '60 che invece i commentatori esteri sottolineano con enfasi e qui le cose si fanno ancora più difficili, se si continua ad andare indietro nel tempo, nulla è più salvo. Attendo traduzioni migliori e prego per lui e......per noi tutti.Lupus et Agnus.
RispondiEliminaDue dati per capire il contesto:
RispondiEliminahttps://twitter.com/Ch_DICKES/status/1116444018253148173
Cardinal R. Sarah
RispondiElimina @Card_R_Sarah
Dobbiamo ringraziare papa emerito Benedetto XVI per aver avuto il grande coraggio di prendere la parola. La sua ultima analisi della crisi della Chiesa mi sembra di fondamentale importanza. La cancellazione di Dio in Occidente è terribile. La forza del male nasce dal rifiuto dell'amore di Dio. + RS
Nous devons remercier le Pape émérite Benoît XVI d’avoir eu le grand courage de prendre la parole. Sa dernière analyse de la crise de l’Église me semble d’une importance capitale. L’effacement de Dieu en Occident est terrible. La force du mal nait du refus de l’amour de Dieu. +RS
Dal Concilio ad oggi, Ratzinger ha celebrato la Santa Messa di sempre?
RispondiEliminaSì che l'ha celebrata. Diverse volte. Ho raccolto alcune foto degli anni '90 a Wigratzbad
RispondiEliminaNe fa fede questo mio documento pubblicato nel 2009 (in cui ho inserito una delle immagini), presentato in occasione di un precedente Convegno Summorum Pontificum all'organizzatore; documento che purtroppo non fece presa perché già allora si "doveva" tenere un "profilo basso"...
RispondiEliminahttp://www.internetica.it/status-applicazioneVO.htm
Qui Magister:
RispondiEliminahttp://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2019/04/12/%E2%80%9Ctolleranza-zero%E2%80%9D-addio-ma-la-%E2%80%9Ctrasparenza%E2%80%9D-e-ancora-di-la-da-venire/
OT Interessante analisi statistica sui documenti papali:
RispondiEliminahttps://liturgyguy.com/2019/04/12/the-many-many-many-words-of-pope-francis/
Interessante in particolare sulla verbosità, e non solo per Francesco.
.....Archbishop Chaput ended with a bombshell statement: The pope emeritus “seeks to explain the initially slow and inadequate Church response to the abuse problem,” yet “He remains silent on what many see as the continuing resistance of Rome to candidly name the core issue of the clergy abuse problem, which is not primarily a matter of clerical privilege but rather a pattern of predatory homosexuality.”
RispondiEliminahttps://www.lifesitenews.com/blogs/benedict-said-what-vatican-abuse-summit-dared-not-homosexual-cliques-ruined-seminaries
Magdi Allam
RispondiEliminaconclusione pesantissima: «Cari amici, non ho dubbio alcuno sulla genuinità delle intenzioni e sulla nobiltà d’animo di Papa Francesco che aspira ardentemente alla pace in una terra martoriata da un genocidio e popolata da cristiani ed animisti. Ma un Papa non può e non deve baciare le scarpe di chicchessia, perché è universalmente e storicamente sinonimo di sottomissione e di perdita della propria dignità. L’insegnamento di Gesù di lavare i piedi ai suoi discepoli non è la stessa cosa che lavare i piedi ai detenuti musulmani, così come Papa Francesco è andato al di là dell’insegnamento di Gesù baciando i piedi ed ha screditato la figura del Vicario di Cristo baciando le scarpe dei leader politici».
https://www.corriere.it/cronache/19_aprile_12/testo-ratzinger-pedofilia-ha-messo-crisi-l-equilibrio-chiesa-bd535624-5d59-11e9-a667-fe16632539a8.shtml
RispondiEliminaEra prevedibile che il documento di Benedetto XVI sugli abusi sessuali nella Chiesa potesse far discutere e dividere. Al fondo ripropone il tema dei rapporti tra Papa Francesco e il Papa emerito:rapporti mai codificati dopo le dimissioni epocali di Joseph Ratzinger nel febbraio del 2013; e risolti in questi anni con un rapporto personale affettuoso e collaborativo tra i due pontefici, unito al profilo discretissimo, quasi da eremita, scelto dal predecessore: sebbene Jorge Mario Bergoglio lo abbia sempre incoraggiato a partecipare e dare consigli.
Ma il testo scritto da Benedetto XVI per la rivista bavarese «Klerusblatt», anticipato giovedì dal «Corriere», ha messo in crisi questo schema. In un Vaticano dove la coesistenza tra i due è stata sempre regolata con un miracolo di equilibrio e di rispetto dei rispettivi ruoli, si è inserito come una perturbazione imprevista e foriera, se non di tempesta, di malintesi più o meno interessati. Forse perché la riunione mondiale sulla pedofilia, convocata a fine febbraio da Francesco, non ha dato i risultati sperati. E dunque le osservazioni di Benedetto hanno toccato un nervo scoperto. O forse perché gli oppositori del pontefice argentino non aspettavano che una presa di posizione del Papa emerito, per strattonarlo dalla propria parte.
[...]
Gli equilibri stabiliti sei anni fa sono cambiati.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaDopo una giornata a spremersi le meningi, i turiferari più raffinati devono aver concluso che è meglio tentare di sopire e troncare. Mons. Forte scrive un elogio di Ratzinger in cui sostanzialmente non fa che sintetizzare il documento e conclude:
RispondiEliminaA questo serve, però, secondo il Papa emerito, che sia la Chiesa tutta a mobilitarsi in una rinnovata tensione di riforma e di annuncio gioioso del Vangelo con le parole e l’eloquenza della vita e tutto questo nella comunione profonda col Successore di Pietro, Papa Francesco, verso cui Benedetto ha una devozione assoluta e di piena obbedienza e amore.
https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/19_aprile_12/ratzinger-pedofiliasprona-chiesa-reagire-1a128e7e-5d56-11e9-a667-fe16632539a8.shtml
"A questo serve, però, secondo il Papa emerito, che sia la Chiesa tutta a mobilitarsi in ..."
RispondiEliminaAppunto , questo e' quello che servirebbe secondo l'emerito .
E.. secondo voi ?
Cosa converrebbe fare ?
Schizzi fastidiosi
RispondiEliminaUn sasso nello stagno, specie se grosso o se non grosso ma gettato con violenza, fa molti schizzi, indipendentemente se il sasso sia bello o meno, sia formato bene o deforme.
Questo documento di Benedetto XVI ha fatto arrivare schizzi in Vaticano. Negli occhi.
Lo dimostra la stizza di Avvenire e di tutto l'ambiente bergogliano: la Falasca che dice che l'Emerito dovrebbe tacere, le critiche di Mancuso e altri progressisti, le voci insistenti dell'ira funesta...
Si possono trarre alcune prime considerazioni:
1) una per gli irriducibili in un senso: non c'è nessun gioco di sponda tra i "due papi" (così come non ci sono due papi): Ratzinger non dice ciò che Bergoglio non può dire (anche perché Bergoglio dice tutto quello che vuole sempre e comunque), ma dice ciò che Bergoglio non gradisce: la verità, o almeno parte di essa;
2) per gli irriducibili nell'altro: come detto, l'iniziativa è buona, ottima in sé: bene il sasso nello stagno, bene il sostegno dato a Mons. Viganò. Rimangono però alcune considerazioni inevitabili, amici cari:
a) Benedetto XVI dice che non c'è più amore per la Messa e i Sacramenti. Giusto! Chi ha cambiato la Messa e la liturgia in genere? E perché? Certamente egli sa che Lex Orandi Lex credendi. Basta lamentarsi o è necessario valutare le cause di questa tragedia?
b) C'è lo sfacelo morale e inizia nel Sessantotto. Giusto! Ma il Sessantotto nella Chiesa quando inizia? Non inizia forse qualche anno prima? Anzi, ciò che è iniziato qualche anno prima nella Chiesa non ha forse contribuito in maniera determinante al vero Sessantotto?
c) Bene la denuncia del male. Ma le cause vere? E i rimedi?
Conclusione:
il sasso è tirato, lo stagno ha fatto i suoi schizzi, i traditori si stropicciano gli occhi, ma...
Siamo punto e daccapo: non si vuole ammettere la causa dello sfacelo, che è il tradimento della vera fede operato dal mondo del Concilio Vaticano II e dal suo "spirito", lo "spirito" della "Nuova Pentecoste" che tutto è fuorché "santo", come i risultati palesano oltre ogni possibile dubbio.
Ovvero: il modernismo e la sua derivante del progressismo, teologico e morale, con tanto di nomi e cognomi di teologi venduti al mondo e alla sovversione (gesuiti in primis).
E non si parla della cura: ovvero, il ritorno alla Messa di sempre, in Rito Romano antico (perché... lex orandi lex credendi), al culto della vera preghiera, della vera adorazione, della vera Fede, della "vera Verità" e della vera Bellezza.
Insomma, Benedetto XVI il sasso l'ha tirato, e ha fatto bene. E si è fatto vedere. Ma la mano?
Speriamo e preghiamo che nel tempo che ancora Dio gli vorrà concedere, possa iniziare, almeno iniziare, a fare l'inevitabile passo in avanti, parlando di cause vere e profonde e rimedi logici e imprescindibili.
Finché non si farà questo... per le chiese, per la frequenza ai sacramenti, per il culto in genere sarà sempre più desolazione e devastazione.
Finché non si denunciano chiarissimamente tutti i distruttori della Fede e della Chiesa e non si ripropongono i veri santi, padri, dottori e teologi, si va sempre più allo sfacelo.
Finché non si torna alla vera Messa... rimangono solo schizzi fastidiosi.
Un passo avanti. Ma la meta è molto lontana. (MV)
Pur di screditare i contenuti dello straordinario intervento di Benedetto XVI sugli abusi sessuali nella Chiesa pubblicato due giorni fa, i detrattori del papaemerito – a partire da quelli cattolici – hanno preso a criticare la tesi secondo cui i pedofili preti sono «colpa del ‘68». Una tesi oggettivamente assurda. Peccato che Ratzinger abbia denunciato altro, e cioè non la causalità bensì la legittimazione che la rivoluzione sessantottina, grazie a una certa teologia morale, ha per la prima volta dato a certi comportamenti. Se siamo arrivati a toccare il fondo – questa la denuncia del sommo teologo tedesco – è perché, a un certo punto, si è iniziato apertamente a teorizzare che abbassare l’asticella dell’etica, dopotutto, non era poi tutta questa tragedia. Questo per stare sul piano intraecclesiale.
RispondiEliminaC’è però, probabilmente, anche una ragion più generale e laica per cui l’intervento ratzingeriano ha fatto perdere la pazienza a tanti, vale a dire la chiamata sul banco degli imputati del ’68. Che è un processo rivoluzionario ancora oggi, a distanza ormai di decenni, intoccabile. Per più ragioni. Tanto per cominciare perché si è trattato di clamoroso un fallimento, dal momento che il sogno di un mondo migliore si è tradotto – come ben sappiamo – in un mondo con l’incubo delle droghe, degli psicofarmaci, della depressione e di un’insicurezza perenne che prima, semplicemente, non esisteva. Il ’68 è poi intoccabile perché tanti uomini di piazza di allora sono gli uomini di potere di oggi, ed ammettere di essere passati da una gioventù ribelle a una senilità conformista, da nemici del politicamente corrotto a camerieri del politicamente corretto, ecco, è comprensibile infastidisca.
Ma soprattutto, se si pensa a che cosa fu quella stagione – una rivolta al grido di «vietato vietare» – deve bruciare non poco, ai moraleggianti di oggi intenti a rieducare tutti alla filantropia, al rispetto del diverso, dell’ambiente, eccetera, sapere di avere le armi spuntate. Proprio così. Come si può infatti invocare un principio – che so, quello dell’accoglienza del migrante – dopo che si è relativizzato ogni principio? Per non parlare della secolarizzazione, altra eredità del ’68 che, di fatto, spazza via ogni imperativo: se infatti non sono tenuto a rispondere manco a Dio, perché mai dovrei ascoltare i predicozzi del Saviano, della Boldrini o del Gino Strada di turno? Chiaro: queste son cose che Benedetto XVI non ha detto. Ma sono egualmente ragioni per cui, ancora oggi, chiunque tocchi il ’68 muore. Papi inclusi. Perché così facendo è inevitabile smascherare l’ipocrisia di una cultura dominante che, dopo aver sempre avversato l’originale, aspira a farsi chiesa.
Giuliano Guzzo
"La cultura dominante aspira a farsi chiesa."
RispondiEliminaE per me questa e' la giusta conclusione delle riflessioni .
Con questa considerazione credo bene che si possa tranquillamente tornare all'inizio di tutto , al " Non serviam ! " .
Mueller non ha detto niente di particolare durante la trasmissione televisiva, se non ribadire i punti del documento (come prevedibile, ha sottolineato che i problemi non sono nel concilio, ma dopo il concilio...).
RispondiEliminahttps://www.lifesitenews.com/news/ewtns-papal-posse-plus-cdl-muller-discuss-benedicts-abuse-crisis-letter#When:18:38:00Z
.....Sempre Il Giornale rivela come la diffusione del testo avrebbe creato non pochi imbarazzi a Santa Marta, dove è stato percepito come una critica non richiesta. Smentita anche l'ipotesi di un gioco di sponda, con Ratzinger che dice ciò che il Papa non vuole o non può dire: lo conferma la reazione dei media ecclesiastici al testo ratzingeriano, tiepida a dir poco. Vatican News ne proponeva soltanto un breve sunto, il sito di Avvenire non ne parlava proprio, infine il caso di Stefania Falasca, vaticanista del quotidiano dei Vescovi, che si è spesa con due inequivocabili tweet contro Ratzinger. Il primo recitava: "Il Vescovo emerito avrà cura di non interferire in nulla nella guida della diocesi ed eviterà ogni atteggiamento e rapporto che potrebbe dare anche solo l'impressione di costituire quasi un'autorità parallela a quella del Vescovo reggente". Ogni riferimento a Ratzinger, vescovo emerito di Roma, non è affatto casuale. Indizi, pesantissimi, relativi a quanto Papa Francesco non abbia gradito, affatto, il durissimo testo redatto da Benedetto XVI.
RispondiEliminaGiuliano Guzzo ha detto:
RispondiElimina"Come si può infatti invocare un principio – che so, quello dell’accoglienza del migrante – dopo che si è relativizzato ogni principio?".
Esatto, proprio questo è il punto essenziale e, per quanto anche lui non abbia espresso tutte le conseguenze logiche che ne dirivano, va riconosciuto a Benedetto XVI che ha messo a fuoco il proton pseudos della modernità e, specialmente, della post-modernità. Il relativismo è talmente entrato nelle ossa dell'umanità occidentale, che le persone nemmeno si rendono conto di agire spesso, specialmente quando si tratta di "vita comune" (decisioni riguardanti la collettività sociale), in perfetta conformità al relativismo.
Breve nota sul relativismo. Per iniziare a capire di che si tratta, bisogna distinguere tra "relativismo aletico" e "relativismo etico". Il primo è immediatamente auto-contraddittorio, poiché dire "niente è vero" equivale ad assolutizzare quella stessa affermazione, rendendola per ciò stesso priva di senso. Il secondo, invece, pur non essendo direttamente auto-contraddittorio (perché affermare: "non esiste verità etica", non è un'affermazione etica, né un'affermazione che neghi la possibilità della verità in altri ambiti), porta però alla paralisi in etica. Se non è accertabile la verità o la falsità di una qualsiasi affermazione etica, non ne segue infatti logicamente l'ammissibilità di qualsiasi posizione etica, ma la semplice "indecidibilità" di una qualsiasi opposizione etica, ossia l'impossibilità di stabilire cosa sia eticamente vero e dunque anche di stabilire cosa sia giusto fare. Nel relativismo etico, dunque, la contraddizione scaturisce immediatamente da qualsiasi soluzione sia diversa dal perfetto immobilismo, che porta "a morire di fame" l'asino di Buridano.
Se c'è qualcuno in ascolto che ne abbia la professionalità e l'intenzione, propongo di fondare un gruppo di ricerca intorno al tema specifico del relativismo (da affrontarsi in tutte le sue numerosissime sfaccettature e conseguenze: servono esperti in variegati campi dello scibile, non solo specificamente filosofi). Per un contatto diretto: maildrone@tutanota.com
Caro Catacumbulus , permetta di esprimermi in tal guisa , le sue riflessioni sono così belle , ammodo e costruttive che le/mi auguro di cuore di trovare quanto prima gli esperti per il gruppo di ricerca occorrente in questo momento . Grazie per il suo mettersi in gioco .
RispondiEliminahttps://campariedemaistre.blogspot.com/2019/04/se-benedetto-risponde-ai-dubia.html
RispondiElimina"Quando, durante il Pontificato di Benedetto XVI, venivano pubblicati articoli critici, se non denigratori, verso il Papa, nessuno di noi ha mai preteso che gli autori venissero costretti al silenzio. E valeva non solo per i giornalisti ma anche per gli alti prelati in pensione.
RispondiEliminaQuante volte abbiamo preso posizione nei confronti di certe uscite del card. Martini? Mai e poi mai abbiamo chiesto il suo silenzio. Abbiamo segnalato, commentato e discusso. Al limite possiamo avere ignorato certe uscite ma non ci siamo mai permessi di affermare che il cardinale avrebbe dovuto tacere in quanto vescovo emerito"
https://ilblogdiraffaella.blogspot.com/2019/04/il-risveglio-degli-esperti-di-questioni.html
RispondiEliminaLe comari di Santa Marta
RispondiEliminaDalla Falasca a Faggioli, da padre Martin a Grillo, tutte le reazioni inviperite dei cortigiani di papa Francesco alla lettera di Benedetto XVI sugli abusi sessuali. Nel mirino, l'analisi del '68 e l'opportunità di intervenire pubblicamente.
http://lanuovabq.it/it/le-comari-di-santa-marta
L'oscuramento del testo di Papa Ratzinger, dalla gran parte della stampa, che come tutti sanno è schierata a sinistra, compresa quella cattolica, fa parte di un disegno più ampio, di quello che si può pensare. L'obiettivo primario rimane sempre quello di bloccare qualsiasi fuga in avanti perfino a livello locale, di un qualunque movimento o personaggio, che non appartenga a quell'area. Un piano disegnato da forze occulte quali lobbies internazionali e massonerie varie, che nate quest'ultime, con presupposti credibili e seri, oggi distribuiscono poteri nascostamente, pur di mantenere lo status Quo, che gli fa comodo non cambiare. Tali forze, diventate ormai burattinai d'alto livello, muovono i fili delle loro marionette, orientandole a loro piacimento e direzione. Non vi è partito ormai anche da noi, che non sia infettato da questo virus, un po' per paura di averli contro, altro per piaggeria nei loro confronti, in quanto posseggono chiavi che ormai, nessun'altro detiene. Tutto ciò ha portato ad un decadimento della classe dirigente in generale, dove emergono rare figure come Salvini in Italia, Trump in America e Putin in Russia, diventate ormai mosche bianche, nel panorama politico internazionale. Individui validi, che si troveranno sempre di più a combattere contro moltitudini di mulini a vento invincibili, della quale proliferazione, sono o diventeranno essi stessi complici o prigionieri alla lunga.
RispondiElimina....Non aveva più forze morali fisiche e caratteriali per domare le belve che tramavano intorno a lui per divorarlo, ma le qualità del suo animo sono in fiore e la cilindrata del suo cervello cattolico resta senza paragoni.
RispondiEliminaChiede permesso e ringrazia Francesco, Papa regnante e il suo Segretario di Stato, Pietro Parolin. E festeggia quello che in vaticanese si chiama «il nonagesimosecondo genetliaco» dando una prova di freschezza apostolica come, alla sua età, ebbe solo Giovanni. Si ispira in effetti esplicitamente all'Apocalisse del Vegliardo di Patmos.
....
https://www.liberoquotidiano.it/news/italia/13451311/papa-francesco-testo-joseph-ratzinger-vaticano-club-luci-rosse-film-proibiti-preti.html
nessuno di noi ha mai preteso che gli autori venissero costretti al silenzio.
RispondiEliminaOra dirò una cosa da vero str***o illiberale... Il post citato è coerente e corretto: è stata introdotta la libertà di pensiero _nella_ Chiesa e, finché queste son le regole, le devono rispettare anche loro, così come sono state rispettate sinora. Giustissimo.
Ma quando si rimetterà tutto a posto, per quanto mi riguarda, l'esperimento dovrà essere concluso. Chi vorrà sostenere eresie lo farà altrove, ma non nella Chiesa.
Perché questa è la volontà di Dio: che, operando il bene, voi chiudiate la bocca all’ignoranza degli stolti, come uomini liberi, servendovi della libertà non come di un velo per coprire la malizia, ma come servi di Dio. (Prima Lettera di Pietro).
Come la Chiesa ha sempre fatto per quasi due millenni, espellendo gli eretici e proteggendo la fede dei piccoli.
Alle candeline per il suo anniversario Benedetto XVI preferisce i fuochi di artificio.
RispondiEliminaQuesto l'incipit. Poi tradurrò il resto...
http://belgicatho.hautetfort.com/archive/2019/04/13/quand-du-fond-de-sa-cellule-le-pape-emerite-leve-un-tabou-en-6143620.html
Elle ha scritto:
RispondiElimina"[...] mi auguro di cuore di trovare quanto prima gli esperti per il gruppo di ricerca occorrente in questo momento".
La ringrazio per la sua gentilezza. Non nascondo che il vero problema è ancora più brutalmente pratico: non si trovano mai finanziatori... Ma, forse, dopo tanti anni di tentativi di tutti i tipi, dovrei concludere che non me li merito, dato che c'è Qualcuno che può tutto.
E non avete sentito Melloni ieri notte su radiorai1 a fare il pompiere e ribadire che R. dice sempre le stesse cose da 50 anni, è il suo personale pensiero, che a lui non piace il '68 e bla bla, ma un'ascoltatrice al telefono dice 'Sì, ma parla di omosessualità, mentre nessuno degli altri lo fa'........fine trasmissione.
RispondiEliminaLa grande cesura con il mondo antico, non essendo bastate le guerre dell'800 e del '700, furono le due guerre mondiali. E già gli anni Venti del '900 furono una rivoluzione dei costumi incredibile, impensabile solo pochi anni prima; strano che la chiesa in Germania non ne abbia avuto percezione, forse era in ferie.
RispondiElimina...dovrei concludere che non me li merito...
RispondiEliminaFar 'sganciare la grana' al prossimo è un'arte, che si possiede o non si possiede. Ringrazi Iddio di non possederla.
Non è sempre questione di meriti, sono altri fattori di cui sono certa ma, non so mettere in parole chiaramente. Direi che è una condizione dell'anima che non deve più attendere nulla da nessuno, neanche dall'opera sua. Forse.
La Pascendi Dominici Gragis è del 1907 e tratta degli Errori del Modernismo. Si deduce che nella Chiesa qualche problema fosse presente già da tempo, se San Pio X immortalò ben sette aspetti del modernista: il filosofo, il credente, il teologo, lo storico, il critico, l'apologista, il riformatore. Certamente già dal 1907, come minimo, di problemi ne giravano non pochi nella Chiesa.
RispondiEliminaGiusto, Irina, ma rischiamo di andare OT.
RispondiElimina
RispondiElimina'"La grande cesura con il mondo antico, con la dissoluzione dei costumi, furono le due
gm, già dopo la prima ci fu una rivoluzione dei costumi incredibile"..
Giusto. Ma, a ben vedere, di "grandi cesure" ce ne sono state più di una, con il "mondo antico", cioè con il mondo retto dalla morale cristiana.
Un prima cesura ci fu con la crisi del mondo carolingio: il crollo dall'interno di quell'impero comportò lotte civili a non finire, nuove invasioni barbariche e una decadenza dei costumi che coinvolse anche la Chiesa, nel temporale. Fu il periodo di ferro che durò più di un secolo, un alternarsi di papi santi, corrotti, rammolliti o guerrieri (contro i maomettani e nelle lotte civili, che celebravano Messa con la cotta sotto i paramenti), periodo che finì, ma non del tutto, con l'intervento degli Ottoni (non del tutto perché i costumi si ripresero ma alcune generazioni dopo si ebbe la crisi dei costumi denunciata da S. Pier Damiani).
E ad Avignone il modo di vivere della Corte pontificia non era propriamente "evangelico" in diversi suoi esponenti.
Una seconda, si ebbe nell'epoca umanistica e rinascimentale e poi, soprattutto, con il caos anche morale provocato dalla "Riforma" protestante. Lutero diceva di reagire contro la corruzione "romana" ma, tanto per fare un esempio, lui e Melantone andavano a caccia di "smonacate", a quanto si dice. Qui, la causa della "cesura" fu direttamente religiosa, era la crisi della fede comune.
Con la "Controriforma" la Chiesa cattolica si riprese, anche se il Cristianesimo non fu più quello di prima, e riuscì la Chiesa a ripristinare uno standard etico cristiano per tutta la società. Ma gli spunti rivoluzionari nelle lotte accesesi in Germania e soprattutto nelle guerre civili inglesi, nel 600, fecero vedere già quell'impressionante negazione e rovesciamento di tutti i valori, che si sarebbe visto di nuovo all'opera nella fase iniziale della Rivoluzione Francese.
Comunque, dopo le crisi, che coinvolgevano anche la Chiesa, la Chiesa trovava sempre la forza di reagire, di purificarsi e di riproporsi come modello per la società. Nessuna società può sopravvivere senza una morale effettivamente praticata e quindi senza religione.
La "cesura" attuale è solo l'ultima in ordine di tempo ed è di una gravità mai vista prima, sconvolgendo essa l'ordine stesso della Creazione con la Riv. Sessuale e tecnologica (manipolazioni genetiche etc). La Chiesa, cosa incredibile, se ne è resa complice con una parte consistente della sua Gerarchia.
Riuscirà ora la Chiesa a trovare ancora una volta le forze per reagire e purificarsi, iniziando in tal modo il rinnovamento di tutta la società? Lo si vedrà in un futuro ormai
prossimo.
La lotta tra il Bene e il Male continuerà, ma il Bene vince sempre:
RispondiEliminahttps://benedettoxviblog.wordpress.com/2018/04/17/quel-caso-singolare-in-cui-benedetto-xvi-sconfisse-il-demonio/
"... La Chiesa, cosa incredibile, se ne è resa complice con una parte consistente della sua Gerarchia..."
RispondiEliminaQuesta complicità non comincia ora; ora è esplosa ma, oggi la Chiesa ha perso memoria di se stessa e non so se potrà ritrovare le tracce del suo cammino.Anzi di più credo che il mondo ateo abbia ritrovato lui le tracce delle Chiesa ma,le sta percorrendo in modo completamente stravolto, ribaltato, assolutizzato, tecnologizzato, indemoniato. E nessuno si raccapezza più. Perché è importante che la Chiesa ritorni alla Dottrina e alla Tradizione? Perché solo tornando sui suoi passi riuscirà a ritrovare la via, a far sì che uomini nuovi la vivifichino ancora. E l'uomo nuovo, a parer mio, oggi è Padre Pio, gli altri, che si atteggiano al passo dei tempi, caricature del passato.
Ubi iudicium auctoritas.
RispondiEliminaBenedict XVI
Intervista del politologo O Roy: è interessante quello che ammette sulla pedofilia, perché è vero che queste patologie ci sono sempre state, ma la novità del '68, come dice papa Benedetto, è stato il tentativo di farle accettare, di "sdoganarle", come dicono i giornalisti. L'intervista è a p. 7 su "la Lettura" (del Corriere della Sera) datata 14 aprile, e in edicola tutta la settimana. Trascrivo: Lo slogan era: <>. Anche per i bambini. Era forte la tendenza alla pedofilia. L'individuo che desidera è il fondatore dei valori e della morale.
RispondiEliminaAntonio (Roma)
Antonio,
RispondiEliminaPotresti gentilmente trascrivere la citazione tra apici, che non è visibile perché normalmente gli apici racchiudono un tag del linguaggio html, sostituendo gli apici con le virgolette?
https://www.tgcom24.mediaset.it/2019/video/puntata-del-14-aprile_3106836.shtml
RispondiEliminaSi parla del documento di Benedetto XVI. Intervistato il card. Müller.
....
“[Benedetto XVI] non è obbligato a stare zitto, è un vescovo che con la sua esperienza è quasi obbligato a dare queste spiegazioni.
Papa Francesco ha fatto più volte interviste con Scalfari che è un ignorante nella teologia ma Benedetto XVI è un gigante della teologia, altro che deve stare zitto.
Mi aspetto che [Benedetto XVI] continui per come è, lui conosce meglio la Chiesa e la fede cattolica di questi critici che vengono con le loro categorie mondane [...] e che politicizzano tutto ciò che esiste".
(Ripubblico il testo completo)Intervista del politologo O Roy: è interessante quello che ammette sulla pedofilia, perché è vero che queste patologie ci sono sempre state, ma la novità del '68, come dice papa Benedetto, è stato il tentativo di farle accettare, di "sdoganarle", come dicono i giornalisti. L'intervista è a p. 7 su "la Lettura" (del Corriere della Sera) datata 14 aprile, e in edicola tutta la settimana. Trascrivo: Lo slogan era: "Il desiderio per tutti". Anche per i bambini. Era forte la tendenza alla pedofilia. L'individuo che desidera è il fondatore dei valori e della morale (fine citazione).
RispondiEliminaAntonio (Roma)
Due pezzi da leggere.
RispondiEliminaIl primo: si dimostra che il documento di Abu Dhabi non è un incidente di percorso, ma fa parte della strategia di massonizzazione della Chiesa:
https://www.lastampa.it/2019/04/08/vaticaninsider/la-forza-della-fratellanza-nuova-frontiera-del-cristianesimo-e-dellislamismo-kAJ49uG8GRA4UGhaZkJ7xL/pagina.html
Il secondo, totalmente diverso, è un dialogo tra Michel Houellebecq and Geoffroy Lejeune:
https://www.firstthings.com/article/2019/05/restoration
https://fsspx.news/fr/benoit-xvi-sort-de-son-silence-47121
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