Ricordiamo che oggi, venerdì, è il giorno dedicato alla Preghiera di Riparazione secondo le modalità [qui], complete delle Litanie del Sacro Cuore, che trovate qui.
Rimaniamo fedeli al nostro impegno nella preghiera di riparazione e continuiamo a pregare perché sia sventata l'introduzione della cosiddetta Messa ecumenica ora perfino amazzonica, che vanifica il Santo Sacrificio. Per non parlare dei cambiamenti di paradigma che usano il funambolismo linguistico per condurre verso rivoluzionari orizzonti inesplorati fuori dalla Via maestra. Si profilano all'orizzonte anche gli esiti inquietanti del Sinodo dell'Amazzonia [qui] mentre vanno moltiplicandosi ogni giorno profanazioni e blasfemie che ci spingono alla Riparazione,
Preghiamo per come viene contristato il Signore nella Sua Chiesa, nel nostro Paese e nell'Occidente già cristiano e nel degrado ingravescente che lo attanaglia specialmente in questo tempo, in cui vediamo prevalere le forze che promuovono un “nuovo umanesimo” senza Cristo, che dovrebbe rimpiazzare il “vecchio”, fondato sulle nostre radici cristiane.
Invochiamo Cristo Signore che ci ha ammonito che “senza di Lui non possiamo far nulla” (Gv 15, 5) e chiediamo l'intercessione della Vergine, Madre Sua e nostra, perché voglia stornare tutti i pericoli, i mali e le insidie in tutti gli ambiti del vivere civile e religioso dove Lui possa tornare a regnare. Preghiamo anche perché il Signore voglia presto darci Santi Pastori che possano guidare i fedeli in questa epoca di smarrimento, di confusione e di empietà e sostenga coloro che si espongono con parresìa.
Offerta della giornata al Sacro Cuore di Gesù
Cuore Divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, in unione al Sacrificio Eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno in riparazione dei peccati e per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del Divin Padre. Amen.
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Riflessione settimanale
Dalle «Lettere» di
San Fulgenzio di Ruspe, vescovo
(Lett. 14, 36-37; CCL 91, 429-431)
Cristo è sempre vivo e intercede per noi San Fulgenzio di Ruspe, vescovo
(Lett. 14, 36-37; CCL 91, 429-431)
Dobbiamo anzitutto prestare attenzione a ciò che diciamo al termine di ogni preghiera: Per il nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio, mentre non ci serviamo mai dell'espressione: Per lo Spirito Santo.
La Chiesa non fa questo a caso nelle sue celebrazioni, ma in riferimento al mistero per cui l'uomo Cristo Gesù è diventato mediatore fra Dio e gli uomini (cfr. 1 Tm 2, 5), «sacerdote per sempre al modo di Melchisedek» (Sal 109, 4; cfr. Eb 7, 17).
Egli, in virtù del proprio sangue, è entrato una volta sola nel santuario, non certo in quello che era solo figura del vero (cfr. Eb 9, 24-25), ma nel cielo stesso, dove siede alla destra del Padre ed intercede a nostro favore.
Contemplando in lui la dignità sacerdotale, l'Apostolo dice: «Per mezzo di lui dunque offriamo a Dio continuamente un sacrificio di lode, cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome» (Eb 13, 15).
Per mezzo suo dunque offriamo il sacrificio di lode e di preghiera, perché per la sua morte siamo stati riconciliati, noi, che eravamo nemici.
È sempre per mezzo di Cristo, diventato vittima per noi, che il nostro sacrificio può essere trovato accetto al cospetto di Dio. Perciò il beato Pietro ci esorta: «Anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo» (1 Pt 2, 5).
Ecco perché diciamo a Dio Padre: Per Gesù Cristo nostro Signore. Quando si fa menzione del sacerdote, che cos'altro si vuole mettere in evidenza se non il mistero dell'incarnazione del Signore, per cui il Figlio di Dio «pur essendo di natura divina, spogliò se stesso assumendo la condizione di servo», cioè «si umiliò facendosi obbediente fino alla morte» (Fil 2, 6-8) e si abbassò rendendosi «inferiore agli angeli» (Eb 2, 7), senza perdere tuttavia l'uguaglianza della divinità con il Padre?
Il Figlio, pur restando uguale al Padre, si è reso inferiore, perché si degnò di diventare simile all'uomo. Egli stesso poi si rese inferiore, quando spogliò se stesso prendendo la condizione di servo.
L'umiliazione del Cristo dunque è il suo stesso annientamento; e tuttavia il suo annientamento null'altro è se non il rivestirsi della condizione di servo.
Cristo dunque, pur rimanendo Dio, Unigenito di Dio, al quale offriamo sacrifici come al Padre, diventando servo si è fatto sacerdote e così per suo mezzo possiamo offrire una vittima viva, santa, gradita a Dio.
Tuttavia Cristo non avrebbe potuto essere offerto da noi come vittima, se non fosse diventato vittima per noi. In lui la nostra stessa natura umana è vera vittima di salvezza. Quando dunque noi affermiamo che le nostre preghiere sono offerte per mezzo di nostro Signore, eterno sacerdote, confessiamo che in lui c'è la vera nostra carne umana, secondo quanto afferma l'apostolo Paolo: «Ogni sommo sacerdote, scelto fra gli uomini, viene costituito per il bene degli uomini nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati» (Eb 5, 1).
Quando nella preghiera diciamo: «Figlio tuo» ed aggiungiamo «che vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo» diamo risalto anche all'unità di natura che egli ha con il Padre e lo Spirito Santo: e con questo proclamiamo lo stesso identico Cristo, che esercita per noi l'ufficio sacerdotale, e che ha unità di natura con il Padre e lo Spirito Santo.
Πάτερ ἡμῶν ὁ ἐν τοῖς οὐρανοῖς
RispondiEliminaἁγιασθήτω τὸ ὄνομά σου·
ἐλθέτω ἡ βασιλεία σου·
γενηθήτω τὸ θέλημά σου,
ὡς ἐν οὐρανῷ καὶ ἐπὶ τῆς γῆς·
τὸν ἄρτον ἡμῶν τὸν ἐπιούσιον δὸς ἡμῖν σήμερον·
καὶ ἄφες ἡμῖν τὰ ὀφελήματα ἡμῶν,
ὡς καὶ ἡμεῖς ἀφίεμεν τοῖς ὀφειλέταις ἡμῶν·
καὶ μὴ εἰσενέγκῃς ἡμᾶς εἰς πειρασμόν,
ἀλλὰ ῥῦσαι ἡμᾶς ἀπὸ τοῦ πονηροῦ.
ἀμήν.
CONOSCIAMO IL SANTO DEL GIORNO: S. GIOVANNI BOSCO, CONFESSORE
RispondiEliminaMARTIROLOGIO ROMANO SECONDO IL CALENDARIO DEL VETUS ORDO
Oggi 31 gennaio 2020, si festeggia a Torino san Giovànni Bosco, Confessore, Fondatore della Società Salesiana e dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, insigne per lo zelo delle anime e la propagazione della fede, ascritto dal Papa Pio undecimo nei fasti dei Santi.
Questo nome popolarissimo e tanto venerato ricorda un'istituzione grandiosa e benefica che da anni assiste ed educa cristianamente la gioventù, raccolta in centinaia di case sparse in tutto il mondo.
Giovanni Bosco nacque il 16 agosto 1815 ai Becchi, frazione di Murialdo presso Castelnuovo d'Asti, da una povera famiglia di agricoltori. Sua mamma, Margherita, era una santa donna tutta dedita al lavoro ed ai suoi doveri di cristiana: infondere nei suoi figliuoli il santo timore di Dio. Del babbo non potè gustare il sorriso e la carezza, perchè se ne volò al cielo quando Giovanni era ancora in tenerissima età.
Fin da fanciullo ebbe il dono di attirare a sè le anime dei fanciulli con i suoi giochi di prestigio e con la sua pietà, che gli cattivava l'animo di tutti.
A prezzo di privazioni di ogni genere, in mezzo alle contrarietà degli stessi familiari, riuscì a compiere gli studi ecclesiastici e nel 1 841 fu ordinato sacerdote. Da questo punto comincia la sua missione speciale: « l'educazione dei giovani ».
Lo aveva difatti profondamente colpito il fatto di vedere per le vie di Torino tanti giovanetti malvestiti, male educati, abbandonati, esposti ad ogni pericolo per l'anima e per il corpo, molti già precocemente viziosi e destinati alla galera... Il cuore del giovane sacerdote sanguina: prega e pensa: e la Vergine Benedetta, che lo aveva scelto, gli ispira l'istituzione degli Oratori.
Dopo mille difficoltà e persecuzioni, gli riuscì di comperare a Valdocco (allora fuori Torino) un po' di terreno con una casa ed una tettoia a cui aggiunse una cappella; ebbe così un luogo stabile e sicuro dove poter radunare i suoi « birichini ».
Non aveva un centesimo : unica sua risorsa una fede illimitata nella Divina Provvidenza.
In pochissimo tempo i poveri giovani ricoverati diventarono più numerosi; l'opera cresceva e bisognava pensare al futuro. La benedizione di Dio era visibile. E Don Bosco fonda una nuova congregazione religiosa, la Pia Società di S. Francesco di Sales, detta comunemente dei Salesiani, composta di sacerdoti e laici, che poco alla volta aprirono oratori festivi, collegi per studenti, ospizi per artigiani, scuole diurne e serali, missioni fra gli infedeli in tutte le parti del mondo.
Per le fanciulle delle stesse condizioni, D. Bosco istituì le Suore di Maria Ausiliatrice, le quali, come i Salesiani, sono sparse in tutto il mondo, ed affiancano l'opera dei sacerdoti. Per il popolo D. Bosco scrisse libretti pieni di sapienza celeste, dal titolo « Letture cattoliche » in contrapposizione a quelle protestanti. Fino all'ultimo la sua vita fu spesa a vantaggio del prossimo, con sacrificio continuo, eroico. Il Signore lo chiamò a sè il 31 gennaio 1888 e fu canonizzato da Pio XI nella Pasqua del 1934.
San Giovanni Bosco e il suo terribile sogno premonitore per Casa Savoia
RispondiEliminaTra i famosi sogni di don Bosco vi fu quello della triste premonizione per casa Savoia.
Quando nel 1854 il Parlamento Subalpino si preparava a ratificare leggi contro la Chiesa che prevedevano l’incameramento dei suoi beni e la soppressione dei conventi, don Bosco mandò a dire a Re Vittorio Emanuele che ciò sarebbe stato pagato, dinanzi a Dio, dalla sua famiglia.
Poco tempo dopo, don Bosco ebbe due sogni. Nel primo vide un valletto di corte che gridava: “Grande notizia! Gran funerale a corte!” Don Bosco comprese il sogno e mandò un avvertimento al Re, ma questi non lo volle prendere in considerazione.
Passarono cinque giorni e il sogno si ripeté. Lo stesso valletto disse: “Annunzia: non più un gran funerale a corte, ma grandi funerali a corte!” Il Santo scrisse nuovamente al Re ammonendolo di non promulgare leggi contro la Chiesa. Il Re andò su tutte le furie.
Don Bosco rispose rammaricandosi, ma precisando che non poteva nascondere la verità.
E infatti il 12 gennaio del 1855 il rintocco delle campane diffuse per la città di Torino la notizia della morte improvvisa della regina madre, Maria Teresa, vedova di Carlo Alberto. Ella aveva appena 54 anni.
Pochi giorni dopo, il 20 gennaio, moriva la nuora della regina madre, Maria Adelaide, alla giovane età di 33 anni.
Quello stesso giorno vennero amministrati gli ultimi sacramenti al cognato di Maria Adelaide, Ferdinando di Savoia, Duca di Genova. Questi, padre della futura regina d’Italia, Margherita, morirà l’11 febbraio.
E, dopo questi fatti –ma troppo tardi- Vittorio Emanuele dovette ammettere la grande santità di don Bosco.
Caro/a "grecante" , a malapena conosco l'italiano , il latino , il francese,l'inglese , puo' tradurre ?
RispondiEliminaFrancesco Agnoli:
RispondiEliminaQuando cominciai ad insegnare venni travolto dai corsi di psicologia.... Più o meno interessanti, ma nulla in confronto alle poche pagine di don Bosco sul metodo preventivo. Profonde e efficaci, sul campo...
Anonimo 9:47
RispondiEliminaPater noster, qui es in cœlis.
Sanctificétur nomen tuum.
Advéniat Regnum tuum.
Fiat volúntas tua, sicut in cœlo et in terra.
Panem nostrum quotidiánum da nobis hódie.
Et dimítte nobis débita nostra, sicut et nos dimíttimus debitóribus nostris.
Et ne nos indúcas in tentatiónem;
sed líbera nos a malo. Amen.
Padre nostro, che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
Del testo greco è da notare
RispondiEliminaτὸν ἄρτον ἡμῶν τὸν ἐπιούσιον δὸς ἡμῖν σήμερον·
τὸν ἐπιούσιον (epiúsion) significa quello "supersustanziale", che rimanda direttamente alla transustanziazione e fa capire che chiediamo "il pane vivo che viene dal cielo", cioè il Corpo e Sangue del Figlio...
L'aggettivo supersubstantialem dell'originale traduzione della Vulgata è stato sostituito successivamente da cotidianum che in realtà corrisponde a σήμερον...
O, meglio, σήμερον è "oggi" perché di fatto ne abbiamo bisogno, e dobbiamo rivolgerci al Padre nostro, ogni giorno.
RispondiElimina"Se san Girolamo nel tradurre dal greco al latino sembra aver preferito una traslitterazione piuttosto che un’interpretazione del testo, quasi per non osare di rischiare di manipolare le parole del Signore, e così hanno fatto coloro che ci hanno dato la traduzione italiana vigente fino a ora, la prudenza dovrebbe suggerire di non rischiare e di fidarsi più del modo di procedere di un dottore della Chiesa piuttosto che di noi stessi".
RispondiEliminaAd anonimo delle 10:25
RispondiElimina"τὸν ἐπιούσιον (epiúsion) significa quello "supersustanziale", che rimanda direttamente alla transustanziazione e fa capire che chiediamo "il pane vivo che viene dal cielo", cioè il Corpo e Sangue del Figlio..."
Grazie infinite, non lo sapevo ...
Grazie caro "grecante".
RispondiEliminaPer il futuro , per favore , metta anche la fonetica così potremo "lallare ( da lallazione ) in greco anche noi .
P.S.Le belle puntualizzazioni successive mi hanno fatto ricordare un bel libro di Mons.Gagliardi che tratta perlappunto del gran dono dell'Eucaristia .
RispondiEliminaEra il 2 febbraio del 1995 quando la Madonna inziò a piangere lacrime di sangue nel cortile di casa Gregori. Il perché di tanto dolore lo si comprese nelle successive apparizioni e messaggi: la famiglia e la Chiesa stanno attraversando la loro terribile Passione. «Ma dopo i dolorosi anni di tenebre di satana, ora sono imminenti gli anni del trionfo del mio Cuore Immacolato». Solo oggi si può iniziare a comprendere la natura profetica di questa mariofania che è tutt'altro che conclusa.
RispondiEliminahttps://lanuovabq.it/it/chiesa-e-famiglia-nelle-lacrime-di-maria-ma-il-mio-cuore-trionfera