Molti nodi stanno venendo al pettine. Lo dimostra l'excursus di Sandro Magister, su recenti mosse e interventi pubblici di mons. Viganò, in chiave di lettura critica ma senza entrare nel merito; in definitiva sulla scia dell'intervento del card. Brandmüller, già analizzato qui e qui, che Magister riprende in conclusione. (Qui l'indice dei numerosi articoli in tema)
In realtà l'arcivescovo Viganò non tace sulla grave crisi che stiamo attraversando, cogliendone i molteplici risvolti non solo sul fronte ecclesiale mentre cerca di risalirne alle radici. Alcuni dei suoi interventi più recenti finalmente hanno rotto il muro di omertà su una, tanto enfatizzata e data per scontata quanto falsa, infallibilità del Vaticano II e relative conseguenze sempre più ineludibili.
Cito Magister:Benedetto XVI nel 2011 lo promosse a nunzio apostolico negli Stati Uniti. Il mite papa teologo non poteva certo immaginare, nove anni fa, che l’arcivescovo Carlo Maria Viganò – dal 2016 tornato a vita privata ma tutt’altro che nascosta – l’avrebbe oggi incolpato d’aver “ingannato” la Chiesa intera dando a credere che il Concilio Vaticano II fosse immune da eresie e, anzi, andasse letto in perfetta continuità con la vera dottrina di sempre.Perché proprio questa è la vetta a cui è arrivato Viganò in questi giorni, in capo a un crescendo martellante di denunce delle eresie della Chiesa di questi ultimi decenni, con alla radice di tutto il Concilio, da ultimo in un botta e risposta con Phil Lawler, direttore di CatholicCulture.org. [qui]Attenzione: non il Concilio male interpretato, ma il Concilio in quanto tale e in blocco. Nei suoi ultimi interventi pubblici, infatti, Viganò ha respinto come troppo timida e vacua persino la pretesa di alcuni di “correggere” il Vaticano II qua e là, nei suoi testi a loro giudizio più smaccatamente eretici, come la dichiarazione “Dignitatis humanae” sulla libertà religiosa. Perché ciò che deve essere fatto una volta per tutte – ha ingiunto – è “lasciarlo cadere ‘in toto’ e dimenticarlo”.Naturalmente con la parallela “cacciata dal sacro recinto” di tutte quelle autorità della Chiesa che, identificate come colpevoli dell’inganno e “invitate ad emendarsi”, non si ravvedessero.Secondo Viganò, ciò che dal Concilio in poi ha snaturato la Chiesa è una sorta di “religione universale di cui fu prima teorizzatrice la Massoneria”. E il cui braccio politico è quel “governo mondiale fuori da ogni controllo” perseguito dai poteri “senza nome e senza volto” che ora piegano ai loro interessi anche la pandemia del coronavirus.Lo scorso 8 maggio, a un appello di Viganò contro questo incombente “Nuovo Ordine Mondiale” hanno incautamente apposto le loro firme anche i cardinali Gerhard Müller e Giuseppe Zen Zekiun.Così come a una successiva lettera aperta di Viganò a Donald Trump – da lui invocato come guerriero della luce contro il potere delle tenebre che agisce sia nel “deep state” che nella “deep Church” – ha risposto entusiasta lo stesso presidente degli Stati Uniti, con un tweet divenuto virale.Ma tornando al temerario atto d’accusa sferrato da Viganò contro Benedetto XVI per i suoi “fallimentari tentativi di correzione degli eccessi conciliari invocando l’ermeneutica della continuità“, è doveroso ridare la parola proprio all’accusato.L’ermeneutica della continuità – o con più esattezza: “l’ermeneutica della riforma, del rinnovamento nella continuità dell’unico soggetto Chiesa” – è infatti la chiave di volta dell’interpretazione che Benedetto XVI ha dato del Concilio Vaticano II, nel memorabile suo discorso alla curia vaticana della vigilia di Natale del 2005, primo anno del suo pontificato. [fine citazione Magister, Continua qui]
Per quanto mi riguarda ho sentito e condiviso tutti gli interventi di mons. Viganò sopra ricordati ed altri ancora. Ma qui mi soffermo specificamente sul tema dell'ermeneutica della riforma di cui al pluricitato discorso di Benedetto XVI del 2005 [qui].
È un discorso che parte da lontano e va assolutamente riletto per intero perché si torna a parlare - con significative puntualizzazioni - del concilio, del paraconcilio e del tentativo di Ratzinger di porre rimedio ad un supposto "tradimento" del concilio stesso.
Fu de Lubac in primis a riconoscere che, in realtà, il cosiddetto 'para-concilio' - detto anche concilio mediatico - ha di fatto influenzato temi quali il primato pontificio e il rapporto della Chiesa con il mondo. Significativi i richiami all'influsso dei soliti noti novatori inopinatamente protagonisti dell'Assise (Chenu, Congar, Rahner) insieme alle menate degli ideologi della scuola di Bologna ed all'azione di fronda dell'“Alleanza europea” (la riconosciuta “Alleanza renana” del discorso del febbraio 2013 di Benedetto XVI). Molti i riferimenti ad aspettative considerate dissolte già all'epoca, in itinere, da altri protagonisti, come Henri de Lubac e Hans Urs von Balthazar, coinvolti, questi ultimi, nel tentativo di Joseph Ratzinger del 1972, di contrapporsi, attraverso la rivista internazionale Communio, a Concilium, su cui scrivevano e diffondevano le loro idee Karl Rahner, Yves Congar, Edward Schillebeeckx. Fu von Balthazar a coniare, nel 1985, l'espressione ottimismo americano:[1] l'ottimismo definito a priori da Bernard Dumont [qui] e l'ottimismo ingenuo secondo mons. Gherardini [2], ormai riconosciuto da tutti gli analisti meno allineati.
Non a caso, fin dai primi tempi dell'attuale pontificato, è stato proprio Concilium e ciò che rappresenta ad assurgere a nuova efficace attualità. Anni fa analizzavamo il fascicolo di febbraio 2014 che titolava: Dall’“anathema sit” al “Chi sono io per giudicare?”, prendendo le mosse dalla famosa frase di Bergoglio sull’omosessualità: «chi sono io per giudicare», detta sull'aereo ai giornalisti, nel luglio 2013. Dalla nuova vulgata ivi esposta - che ormai sostituisce all'ortodossia una prassi sempre innovata e innovatrice - si deduce che le formule e i dogmi non possono comprendere l’evoluzione storica, ma ogni problema va collocato nel suo contesto storico e sociopolitico. Il concetto di ortodossia va superato, o quanto meno ridimensionato, perché, viene utilizzato come “punto di riferimento per soffocare la libertà di pensiero e come arma per sorvegliare e punire”... L'ortodossia è definita come “una violenza metafisica”. Ed è per questo che al primato della dottrina va sostituito quello della prassi pastorale[3].
Sulla posizione di Benedetto XVI che ribadisce la tesi secondo cui un Concilio virtuale, imposto dagli strumenti di comunicazione, avrebbe tradito il Concilio reale, viene richiamato sia il celebre discorso alla curia del 22 dicembre 2005 [qui], sia l’ultimo, non meno significativo, del 14 febbraio 2013 al clero romano [qui, da noi ripreso qui a proposito della Liturgia]. Osservo che è su questa linea che si muove Magister insieme a tutto l'establishment ma che la stessa linea manifesta ogni giorno di più la sua debolezza. E tuttavia c'è chi sostiene che l’opera di revisione storica e teologica avviata negli ultimi anni del pontificato di Benedetto XVI avrebbe aperto una nuova pista storico-ermeneutica.
A suo tempo registravamo, dal fronte francese, la posizione di don Laurent Jestin (Catholica 117/Autunno 2012) che, nel sollevare la questione del Punto morto delle ermeneutiche [qui], riconosce che il discorso di Benedetto XVI ha prodotto effetti liberatori, ma richiede di essere vieppiù precisato e risolto non solo teoricamente perché la posta in gioco è molto alta. Nello stesso tempo dalla FSSPX mons. Gleize traeva le sue conclusioni nella sua qualità di membro della commissione della Fraternità S. Pio X per le discussioni con Roma: Una questione cruciale: il valore magisteriale del Concilio Vaticano II [qui].
A questo riguardo mi sono sempre stupita come mai tanti degli studiosi, da tempo così attenti nelle analisi storiche e anche teologiche, su questo punto continuino ad ignorare una reiterata valutazione, che ritengo una ineludibile chiave di lettura, senza la quale non è possibile comprendere appieno quanto sta accadendo e che ogni giorno si dipana, nuovo e dirompente, sotto i nostri occhi.
E dunque ripropongo una riflessione già sviluppata su queste pagine, ma sempre attuale.
Attualmente il problema non è solo ermeneutico, è molto più profondo, perché vede di fronte due concezioni diverse del magistero, frutto di una vera e propria rivoluzione copernicana, collegata con una nuova concezione di Chiesa nata dal concilio, che ha spostato il fulcro di ogni cosa dall’oggetto al soggetto. In fondo è una delle molte facce ed espressioni della nuova antropologia introdotta dal concilio, passata dal teocentrismo all'antropocentrismo [Gaudium et spes -qui- un testo di Mons. Gherardini]: un uomo centrato su se stesso e non più fontalmente orientato a Dio con le innumerevoli implicazioni, anche in campo liturgico, sviluppate altrove. Frutto dello storicismo, del personalismo e di ogni altra spinta modernista, che hanno nutrito la Nouvelle Théologie che la sta facendo tuttora da padrona, in una Chiesa non più docente ma dialogante. La nuova concezione emerge anche nell'affermazione del citato discorso del 22 dicembre che contrappone all'ermeneutica della discontinuità «l'“ermeneutica della riforma”, del rinnovamento nella continuità dell'unico soggetto-Chiesa».
Una breve premessa e considerazioni conseguenti[4].- Il Magistero bimillenario della Chiesa può dirsi ‘vivente’ nel senso di vivo e vitalizzante perché trasmette secondo i bisogni di ogni generazione - curandone l'integrità nella sostanza: eodem sensu eademque sententia - il Depositum fidei della Tradizione Apostolica, fondamento oggettivo, dato per sempre, pur se sempre ulteriormente approfondito e chiarito nelle sue innumerevoli ricchezze;
- il magistero attuale si dice invece vivente, in senso storicistico, perché portatore dell'esperienza soggettiva della Chiesa di oggi (che sarà diversa in quella di domani) essendo sottoposta all'evoluzione determinata dalle variazioni contingenti legate alle diverse epoche.
Il ruolo del magistero – ha detto Benedetto XVI oggi Papa emerito – è di garantire la continuità di una esperienza, è lo strumento dello Spirito che alimenta la comunione «assicurando il collegamento fra l'esperienza della fede apostolica, vissuta nell'originaria comunità dei discepoli, e l'esperienza attuale del Cristo nella sua Chiesa». E ancora: «...Concludendo e riassumendo, possiamo dunque dire che la Tradizione non è trasmissione di cose o di parole, una collezione di cose morte. La Tradizione è il fiume vivo che ci collega alle origini, il fiume vivo nel quale sempre le origini sono presenti » [5]. L'enunciato è tratto da una stupenda catechesi; ma il problema sta nel fatto che le cose o parole definite “collezione di cose morte”, nella vulgata modernista vengono riferite al “magistero perenne” che sarebbe diventato “cosa morta” da sostituire col magistero “vivente”, identificato con quello attuale. In tal modo viene conferita al magistero una prerogativa che non gli è propria: quella di essere sempre riferito al “presente”[6], con tutta la mutevolezza e precarietà propria del divenire, mentre la sua peculiarità è quella di essere, nel contempo, passato e presente, trasmettendo una Verità rivelata che, pur inverata nell’oggi di ogni generazione, appartiene all’eternità. Altrimenti cosa trasmette la Chiesa a questa generazione e a quelle future: solo un’esperienza soggettiva? Mentre le è proprio esercitare una funzione sempre in vigore, il cui atto è definito attraverso l'oggetto, ovvero attraverso le verità rivelate e tramandate.
Insomma è cambiato il cardine su cui si fonda la Fede e la sua trasmissione, spostato dall'oggetto-Rivelazione al soggetto-Chiesa/Popolo di Dio[7] pellegrina nel tempo e di fatto trasferito dall'ordine della conoscenza a quello dell'esperienza, evidenziato dal primato del sentimento, o addirittura della sensazione o del sensazionalismo, sull'intelletto. Il cuore umano è diventato sentimento: nulla a che fare con il cuore biblico, cioè con l'interiorità profonda, il 'luogo' delle scelte fondamentali e, oggi, in nome del vangelo tutto diventa sdolcinato sentire, emozione, percezione soggettiva. Da conseguenza a punto di partenza. È il frutto della dislocazione della Santissima Trinità, come illustra 'sapientemente' Romano Amerio:
« Alla base del presente smarrimento vi è un attacco alla potenza conoscitiva dell’uomo, e questo attacco rimanda ultimamente alla costituzione metafisica dell’ente e ultimissimamente alla costituzione metafisica dell’Ente primo, cioè alla divina Monotriade. [...] Come nella divina Monotriade l’amore procede dal Verbo, così nell’anima umana il vissuto dal pensato. Se si nega la precessione del pensato al vissuto, della verità alla volontà, si tenta una dislocazione della Monotriade »[8]. Intuibile il sovvertimento della realtà che ne deriva [qui].
Il problema della continuità, vista nell'unico soggetto-Chiesa e non nell'oggetto-Rivelazione inverato dalla Chiesa di ogni tempo, appare in tutta la sua gravità, proprio decriptando l'assunto del fondamentale discorso del 22 dicembre 2005. Occorre, invece, portare l'eternità in ogni presente della storia e non sottrarre la storia all'oggettiva feconda pregnanza della Verità eterna, che è da sempre e per sempre e non si evolve, ma ci è data perché siamo noi a doverci evolvere.
Ed è proprio da qui che nasce e per questo rischia di continuare - senza esiti (finora, tranne che per il dibattito innescato da mons. Viganò) - il dialogo tra sordi, perché gli interlocutori usano griglie di lettura della realtà diverse: il Vaticano II, cambiando il linguaggio [qui], ha cambiato anche i parametri di approccio alla realtà. E capita di parlare della stessa cosa alla quale, tuttavia, si danno significati diversi. Tra l'altro la caratteristica principale dei gerarchi attuali è l'uso di affermazioni apodittiche, senza mai prendersi la briga di dimostrarle o con dimostrazioni monche e sofiste. Ma di dimostrazioni non hanno neppure bisogno, perché il nuovo approccio e il nuovo linguaggio hanno sovvertito tutto ab origine. E il non dimostrato dell'anomala pastoralità priva di principi teologici definiti è proprio ciò che ci toglie la materia prima del contendere. È l'avanzata del fluido cangiante dissolutore informe, in luogo del costrutto chiaro, inequivocabile, definitorio, veritativo: l'incandescente perenne saldezza del dogma contro i liquami e le sabbie mobili del neo-magistero transeunte.
Maria Guarini
___________________________Maria Guarini
1. 30 giorni: “Viaggio nel post-concilio”, a cura di A. Scola, Edit, Milano 1985
2. Brunero Gherardini, Il Vaticano II. Alle radici di un equivoco, Lindau 2012, pag.195 [qui]
3. Concilium, 2/2014, p. 11
4. Maria Guarini, La chiesa e la sua continuità. Ermeneutica e istanza dogmatica dopo il Vaticano II, Ed. DEUI, 2012 - Estratto dal punto 3. Cap.4.
5. Benedetto XVI, La comunione nel tempo: la Tradizione, Catechesi del 26 aprile 2006 [qui]. Citato da don Michel Gleize, membro della commissione della Fraternità S. Pio X per le discussioni con Roma. In: Una questione cruciale: il valore magisteriale del Concilio Vaticano II [qui]
6. Vedi anche l'affermazione del papa attuale: «Il Vaticano II è stato una rilettura del Vangelo alla luce della cultura contemporanea» (Intervista rilasciata a La Civiltà Cattolica/sett.2013. Pensiero ripreso, tra l'altro, anche per le implicazioni riguardanti il disprezzo per il Rito Antico qui)
7. Questa definizione, generica, – di conio tutto Conciliare e dal sapore vetero-testamentario – di “popolo di Dio”, tende a sostituire quella più forte, specifica e identitaria di “Corpo mistico di Cristo”.
8. Romano Amerio, Iota unum. Studio delle variazioni della Chiesa cattolica nel secolo XX [qui], Lindau 2009, pag.315
"... La Tradizione è il fiume vivo che ci collega alle origini, il fiume vivo nel quale sempre le origini sono presenti..."
RispondiEliminaQuesto parallelo è sbagliato perché porta nell'ambito del liquido dove tutto scorre e dove nessuno si ri/bagna nella stessa acqua mai.
Un ambito più rispondente forse avrebbe potuto essere quello della filologia dove ognuno può toccare le radici della sua lingua addirittura per millenni e millenni addietro.
Comunque, lasciate le immagini evocative, l'ancoraggio al reale dov'è? Cosa certamente si vuol ancorare e cosa non si vuol ancorare né ora, né mai?
Siamo sempre al solito gioco delle tre carte riproposto ancora con sempre nuove parole profane (vedi San Pio X, Pascendi).
Sembra di essere sotto il solito incantesimo, ogni volta che uno si risveglia un poco, ecco che arriva il solito pendolino davanti agli occhi e una suadente voce fuori scena ripropone la formula incantatoria diversamente vestita.
Combattono la Tradizione Cattolica, combattono la Chiesa Cattolica per combattere NSGC. Questo è il nocciolo della questione. Il resto contorno. Quando a quei pochi Cattolici rimasti sarà tolto Gesù Cristo, tutti i diritti infami, che stanno già diventando legge, saranno diventati la nuova religione con sacrifici umani di massa e l'antropofagia come sua variante festiva.
Adesso è il momento in cui la nebbia si dirada e possiamo vedere con chiarezza il buon grano e la zizzania. Si avvicina l’ora della mietitura, perché i mietitori ora non possono sbagliare, rischiando di falciare il buon grano. Ora la “palude”: Magister e compagni con qualche cardinale, creduti fino ad oggi, in buona fede, paladini avanzati della battaglia contro le armate delle tenebre, adesso mostrano il loro subdolo gioco: bloccare qualsiasi tentativo di destabilizzare il cancro insediatosi nella chiesa da oltre 60 anni. I modernisti lo fanno in modo spinto e veloce, mentre loro collaborano in modo soft, anestetizzando, fermando, rallentato, bloccando. In altre parole sono l’altra faccia del modernismo: sono gli avversari sotto mentite spoglie. Signori, le maschere sono cadute!!!! In relazione al famoso discorso alla curia romana: esso sembra plausibile, fattibile, ma cela una grave falla di nome ERMENEUTICA. Utilizzando questa operazione nei confronti dei testi del CVII si dichiara apertamente che gli stessi sono stati concepiti con la struttura idealista, ossia è il soggetto che gli dà senso e li crea nel momento di tale operazione. Questo significa che tutto il CVII è fallace ed è da azzerare. I testi del Concilio di Trento o quelli del Vaticano I hanno bisogno di essere interpretarti? Il CVII non è un’operazione cattolica, ma l’inizio delle metastasi per scardinare la Chiesa, Sosteniamo Viganò ora più che mai, è lui che può unirci conducendo la Chiesa militante alla restaurazione prossima.
RispondiEliminaLettera di Mons. Tomas de Aquino
RispondiEliminaa
Mons. Carlo Maria Viganò
+ PAX
Nova Friburgo, RJ, 13 giugno 2020 – Festa di Sant’Antonio di Lisbona, confessore e dottore
Eccellenza,
Le scrivo dal Brasile, per felicitarmi con lei per il suo scritto del 9 giugno.
La sua lucidità e il suo coraggio ci hanno molto edificato e consolato.
Io fu ordinato da Mons. Marcel Lefebvre nel 1980 e consacrato vescovo da S. Ecc. Mons. Richard Williamson nel 2016.
Risiedo in Brasile, nel monastero benedettino della Santa Croce (Mosteiro da Santa Cruz, in portoghese), di cui sono il Superiore.
Qui noi seguiamo da sempre gli orientamenti di Mons. Lefebvre, che ha sempre combattuto sia il modernismo sia il sedevacantismo.
Noi abbiamo apprezzato la sua chiarezza nel denunciare la “Chiesa parallela”, che un cardinale ha chiamata “Chiesa conciliare”. Benché questa realtà sia difficile da definire, noi ci troviamo di fronte a due realtà distinte, con dei fini distinti, delle dottrine distinte, delle morali distinte, delle liturgie distinte, ecc., nonostante il fatto che capo delle due Chiese vi sia un solo Papa, il quale protegge l’una (la modernista) e perseguitata l’altra (la cattolica).
In una conferenza, Mons. Lefebvre, parlando di ciò che avrebbe fatto se fosse stato convocato a Roma, disse:
“Quale Chiesa siete voi? Con quale Chiesa abbiamo a che fare – vorrei sapere – se ho a che fare con la Chiesa cattolica o ho a che fare con un’altra Chiesa, con una contro-Chiesa, con una contraffazione della Chiesa?…
Ora, io credo sinceramente che noi abbiamo a che fare con una contraffazione della Chiesa e non con la Chiesa cattolica.
Perché? Perché essi non insegnano più la fede cattolica. Essi non difendono più la fede cattolica. Non solo non insegnano più la fede cattolica e non difendono più la fede cattolica, ma essi insegnano altra cosa, essi stanno trascinando la Chiesa in qualcosa di diverso dalla Chiesa cattolica. Non è più la Chiesa cattolica. Essi sono assisi sulla sede dei loro predecessori, tutti questi cardinali che sono nelle Congregazioni e tutti questi segretari che sono in queste Congregazioni o nella Segreteria di Stato; essi sono assisi là dov’erano i loro predecessori, ma non continuano i loro predecessori. Essi non hanno più la stessa fede, né la stessa dottrina, né la stessa morale dei loro predecessori.
Allora, questo non è più possibile. E principalmente, il loro grande errore è l’ecumenismo. Essi insegnano un ecumenismo che è contrario alla fede cattolica”.
(Conferenza ai seminaristi dell’8 giugno1978).
Mons. de Castro Mayer non era meno esplicito:
“Noi diciamo che il modo migliore per abbandonare la Chiesa di Cristo, la Chiesa Cattolica Apostolica Romana, è di accettare senza riserve ciò che ha insegnato e proposto il concilio Vaticano II. Esso è l’anti-Chiesa“
(Giornale Heri et Hodie nº 33 - settembre 1986).
Questa citazione di Mons. de Castro Mayer è stata tradotta dal portoghese.
Prima di terminare, io le assicuro di nuovo il mio sostegno, le mie preghiere e le preghiere di tutti i monaci del nostro monastero, al pari di quelle dei fedeli che sono con noi e dei seminaristi brasiliani della Tradizione.
Augurandole il coraggio che solo Dio può dare, io le assicuro, Eccellenza, la mia totale dedizione.
Nel Sacro Cuore e nel Cuore Immacolato.
Tomas de Aquino, OSB
U.I.O.G.D.
Mons Viganò ha pienamente ragione nel suo "dissenso" da Benedetto XVI riguardo alla cosidetta "ermeneutica della continuità", ma questo, a differenza di quanto afferma Magister, non porta a nessun scisma dal Papa BXVI. Quella di Magister è una analisi errata perchè fà parte di quelli che prendono in considerazione il cosidetto "spirito del Concilio" o "Concilio mediatico", ma che rappresentano false categorie che portano fuori strada da una corretta analisi del Concilio stesso.
RispondiEliminaCose dette e ridette nel tempo, ma ignorate dai novatori et similes....
RispondiEliminaPer questo giova martellare!
Teniamo sempre presente quanto affermato da Mons. Viganò pochi giorni fa: l'autorità e l'infallibilità del Magistero NON sono state espressamente chiamate in causa nell'indizione del Vaticano II e nell'approvazione relativi documenti.
RispondiEliminaQuindi, chi evoca l'infallibilità del Concilio, fa opera di mistificazione.
La sua abrogazione è nei desideri nascosti di tanti di noi.
RispondiEliminaLa mistificazione del Concilio dei media sovrappostosi a quello autentico dei vescovi
La tesi del "concilio dei media" che si sarebbe sovrapposto al vero Concilio, influenzandolo in modo negativo, è una mistificazione fabbricata da qualcuno e da Ratzinger infine avallata.
Quale "Concilio dei Media"? I media si muovevano a seconda delle "dritte" che ricevevano dall'ambiente conciliare. Erano le varie correnti clericali in lotta fra loro a proiettarsi nei media, a seconda delle circostanze. Prevaleva l'interpretazione politicamente corretta del Concilio nei media per il semplice motivo che i Novatori all'interno del Concilio erano meglio organizzati e maggiormente dotati di mezzi e collegamenti, grazie soprattutto alle ricchezze e relazioni della opulenta Conferenza episcopale tedesca.
Ma bisogna anche dire che nelle congregazioni conciliari succedevano cose incredibili, come le ben note illegalità o il microfono chiuso in faccia ad Ottaviani, perché stava andando oltre il tempo consentito. E i media ci sguazzavano ma non fabbricavano niente. Il clima di confusione e di illegalità allo stato diffuso (le Commissioni, pare, autentici porti di mare) nel quale si è svolto il Concilio non l'hanno certamente creato i media.
Il Concilio che si è sovrapposto a quello vero, preparato dalla Curia sotto la direzione di Ottaviani e che non piaceva a Giovanni XXIII, è stato il concilio "improvviso, atipico" in sostanza anomalo, costruito giorno per giorno non dai media ma dai neo-modernisti, ai quali Giovanni XXIII e poi Paolo VI fecero avere il controllo delle Commissioni conciliari, in un modo o nell'altro - Commissioni alle quali erano stati aggregati praticamente tutti i teologi censurati da Pio XII e da lui silenziati (oggi lo possiamo dire: Pio XII avrebbe dovuto condannarli duramente e perfino scomunicarli se non si fossero emendati, seguire insomma i metodi di san Pio X).
E valga il vero: il carattere anomalo del Vaticano II viene dall'interno, essendo stato dato in preda ai facitori di eresie, venuti a Roma da tutto l'orbe cattolico come un esercito di cavallette. E tra le "cavallette" c'era anche il giovane Ratzinger. Al contrario di mons. Viganò (che pure è stato al pari di tanti altri sacerdoti un ingannato, una vittima del Concilio e non ha colpa di nulla), Ratzinger non ha mai avuto il coraggio di riconoscere di essersi sbagliato, nel partecipare attivamente al programma di "rinnovamento" imposto al Concilio dai Novatori. Non sembra, infatti, che Ratzinger abbia mai fatto un minimo di autocritica; ha sempre ribadito che, comunque sia, "indietro non si torna".
PP
https://stmarcelinitiative.com/declaration-of-support/
RispondiEliminaDichiarazione di Sostegno a Monsignor Viganò 27 giugno, 2020
Numero DCLXXVI (676)
PARTE 01
Per favore, o Dio, che molti colleghi di Monsignor Viganò
Vogliano prendere la spada e combattere per i fini della Chiesa!
Vostra Eccellenza, Monsignor Viganò,
Alcuni giorni fa uno dei quattro vescovi che si adoperano all’interno della Chiesa per mantenere la difesa della Fede secondo l’esempio di Monsignor Lefebvre, le ha scritto una lettera di congratulazioni e di sostegno per la sua lettera del 9 giugno, nella quale ha fatto risalire al Concilio Vaticano II (1962–1965) l’attuale crisi della Chiesa. Con questa ulteriore lettera, tutti e quattro questi vescovi desiderano esprimere pubblicamente le stesse congratulazioni e il medesimo sostegno a lei nelle sue attuali difficili circostanze. In sostanza ripetiamo ciò che Monsignor Tomás le ha scritto, solo un po’ abbreviato –
È come un dovere di coscienza di fronte a tutta la Chiesa che questa lettera le presenta il pubblico sostegno nella sua recente denuncia della crisi che sta travolgendo la Chiesa, le cui origini stanno nel Concilio Vaticano II. San Tommaso d’Aquino insegna che non c’è obbligo di professare [pubblicamente] la Fede in ogni momento, ma quando la Fede è in pericolo, allora è un grave dovere professarla, anche a rischio della propria vita.
Si può oggi negare la crisi senza precedenti della Chiesa, che colpisce profondamente il sacerdozio cattolico? Eppure i sacerdoti veramente cattolici sono assolutamente necessari per il Santo Sacrificio della Messa e per il mantenimento della santa dottrina. Quando le legittime autorità della Chiesa si rifiutano di agire in linea con le intenzioni della Chiesa, nessun vescovo può semplicemente resistere nella Fede, come può fare un laico. Davanti a Dio, dal quale riceviamo il nostro episcopato, noi affermiamo con la nostra consacrazione con la pienezza degli Ordini sacri che nella crisi attuale non solo è lecito, ma è nostro dovere vincolante usare questi poteri per il bene delle anime.
Nella sua lettera del 6 giugno, con ammirevole chiarezza e sincerità, Vostra Eccellenza riconosce come il clero e i fedeli cattolici siano stati ingannati quando il Concilio ha introdotto nuovi orientamenti che hanno avuto origine dalla cospirazione anticristiana. È doloroso osservare la deplorevole cecità di tanti colleghi nell’episcopato e nel sacerdozio che non vedono, o non vogliono vedere, la crisi attuale e la necessità di resistere al modernismo che ora regna supremo e alla setta conciliare che si è radicata ai più alti livelli della Chiesa. Questa resistenza è del tutto legittima e conforme alla immutabile volontà della Chiesa. Infatti, un vescovo deve compiere la missione che gli è stata affidata: tramandare tutto ciò che può e deve essere tramandato dalla pienezza dei suoi Ordini per la custodia della Fede: “Tradidi quod et accepi”.
PARTE 02
RispondiEliminaCon il loro antiliberalismo e antimodernismo, nel giugno del 1988 Monsignor Marcel Lefebvre e Monsignor Antonio de Castro Mayer, per salvare il tesoro della Tradizione cattolica dal modernismo, dalla Nuova Messa e dalle riforme conciliari, hanno proceduto alla consacrazione di quattro vescovi nella cosiddetta “Operazione di sopravvivenza”, garantendo così che la grazia e l’immutabile dottrina continuassero ad essere tramandate. Come loro eredi, desideriamo esprimere la nostra sincera adesione alla posizione di Vostra Eccellenza, dettata dalla sua fedeltà alla Chiesa di tutti i tempi. Così facendo non vogliamo fare altro che bere alla stessa fonte, che è la Santa, Cattolica e Apostolica Chiesa Romana, al di fuori della quale non c’è salvezza.
E se qualcuno ci chiede quando ci sarà un accordo con le autorità di Roma, la nostra risposta è semplice: quando Roma tornerà a Nostro Signore. Il giorno in cui i funzionari romani riconosceranno di nuovo Nostro Signore come il Re di tutti i popoli e di tutte le nazioni, quel giorno non saremo noi stessi a tornare alla Chiesa, ma saranno coloro che hanno tentato di rovesciare la Chiesa cattolica che noi non abbiamo mai lasciato. Nel frattempo giudichiamo che, opponendoci apertamente e resistendo agli errori del Concilio e a coloro che li promuovono, rendiamo il servizio più necessario alla Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo.
La Santissima Vergine Santissima, la Madonna, che come nostra Madre a Fatima ci ha avvertito della gravità dell’ora presente, conceda al Papa e ai vescovi di tutto il mondo le grazie necessarie per la Consacrazione della Russia al Suo Cuore Immacolato, e per la devozione della Riparazione dei primi cinque sabati da diffondere in lungo e in largo, affinché il modernismo sia abbandonato e le anime ritornino alla Fede Cattolica, intatta e inviolata, senza la quale è impossibile compiacere Dio.
Che Dio benedica Vostra Eccellenza Monsignor Carlo Maria Viganò,
Kyrie eleison.
Monsignor Jean-Michel Faure
Monsignor Tomás Aquinas
Monsignor Richard Williamson
Monsignor Gerardo Zendejas
Potrebbero pubblicare sul sito?
Non avevo mai letto, da parte di Magister, uno scritto così carico di livore: quando si voltano le spalle alle verità immutabili e si spaccia per continuità ciò che ne è la negazione, può capitare di assumere atteggiamenti simili: sono gli stessi atteggiamenti che nel 2013 e nel 2014 assunse (ed in forma ben peggiore) don Fanzaga quando si scagliò con ferocia contro i cattolici che dicevano le stesse cose che anche lui affermava fino a poco tempo prima!
RispondiEliminaPossano nascere collaborazioni e sinergie.
RispondiEliminahttp://www.unavox.it/Documenti/Doc1342_Williamson_27.06.2020.html
https://www.youtube.com/watch?v=rIqtaArUajM
RispondiEliminaTUTTO QUELLO CHE NON CI HANNO DETTO SUL CORONAVIRUS", Stefano Montanari, A. Gatti Cesena INTEGRALE
Al minuto 1:40:00 contributo di un sacerdote.
Secondo i cattolici continuità dottrinale significa: DOTTRINA NON IN CONTRADDIZIONE CON LA DOTTRINA PRECEDENTE (CONTINUITÀ OGGETTIVA).
RispondiEliminaSecondo i modernisti significa: DOTTRINA CHE VIENE DALLO STESSO SOGGETTO, LA CHIESA CATTOLICA, ANCHE SE CONTRADDICE LA DOTTRINA PRECEDENTE (CONTINUITÀ SOGGETTIVA).
La continuità soggettiva è un sofisma che ripudia la retta ragione: San Tommaso sarebbe inorridito al solo sentirne parlare.
San Paolo parlò di ANATEMA nei confronti di dottrine che contraddicono la dottrina già insegnata, anche se quelle dottrine provenissero da "noi stessi" e cioè dalla Chiesa Docente, Pietro compreso.
Se San Paolo avesse detto di rifiutare le nuove dottrine A MENO CHE NON PROVENGANO DA LUI IN PERSONA (stesso soggetto) allora Ratzinger e coloro che la pensano come lui avrebbero ragione.
RispondiEliminaMa San Paolo disse che neppure lui poteva insegnare qualcosa di diverso dalla dottrina già insegnata: da questa condanna della continuità SOGGETTIVA risulta evidente che la continuità deve necessariamente essere OGGETTIVA.
La continuità SOGGETTIVA di cui parla Ratzinger è un sofisma anticattolico.
Per attaccare il Concilio si attacca Ratzinger...
RispondiEliminaPer difendere il Concilio si difende Ratzinger...
Ratzinger ha denunciato la dittatura del relativismo e sarebbe un relativista...
Ratzinger ha fondato il pontificato sulla verità (oggettiva) e sarebbe un soggettivista...
Che cosa avrà fatto di male l'umile operaio della vigna? Forse di aver, certamente anche sbagliando, sempre e solo amato il Signore con la purezza di un bambino? E di aver, anche sbagliando, amato e difeso i suoi peggiori nemici e chi l'ha tradito lavorando con lui?
Il problema peggiore per chi vuol essere oggettivo è di nutrire antipatie personali.
Il livore è una brutta bestia, che venga da un Magister, da altre cattedre o da dei somari.
Forse anche l'invidia, trattandosi comunque di una personalità di statura straordinaria.
Anche se questo pezzo di Magister è davvero sotto standard - umorale e poco razionale - non bolliamo subito la gente come "in mala fede". Molto semplicemente: Magister è un ratzingeriano e, come qui sappiamo molto bene, l'eccessivo attaccamento ad una figura papale non è fenomeno che riguardi solo Francesco. Chiaro che attaccare l'ermeneutica della continuità, che è sostanzialmente ciò su cui si poggia(va?) tutta la teologia di Ratzinger, è un colpo forte, che ne ridimensiona anche la figura di "maggior teologo del XX secolo". Per molti è dura da digerire, diamo tempo al tempo.
RispondiElimina
RispondiEliminaLa contraddizione di Ratzinger : il Soggetto-Chiesa nozione imparentata col relativismo da lui giustamente criticato.
E perché S. Paolo affermava che lui stesso non poteva cambiare un apice della dottrina che aveva insegnato ai suo discepoli?
Perché quella dottrina veniva a lui direttamente dal Signore, per ispirazione divina diretta, come da san Paolo stesso dichiarato un paio di volte.
Quando parlava a titolo personale, peraltro solo raramente, san Paolo lo diceva, differenziava la fonte.
La continuità, come si è giustamente osservato, non può che essere OGGETTIVA ovvero riguardare il m e r i t o dell'insegnamento, il contenuto. In questo "contenuto" ci sono alcune variabili, che però non riguardano il dogma e la morale ma solo questioni contingenti, di carattere economico o politico.
Riporre la continuità nel soggetto-Chiesa in quanto tale, prescindendo dal merito dell'insegnamento e della pastorale, è fuorviante e appare sofistico ma corrisponde alla amentalità del clero attuale, che ha assorbito il soggettivismo esasperato del pensiero contemporaneo, in particolare dell'esistenzialismo. Tale soggettivismo è alla radice dell'odierno "relativismo" operante in campo etico e filosofico nonché religioso. Ora, Ratzinger critica giustamente il relativismo etico-filosofico ma non si accorge di applicare a sua volta il soggettivismo alla base di quel relativismo, quando appunto riduce alla "autocomprensione del Soggetto-Chiesa" la continuità del magistero, prescindendo dalla questione del merito, della qualità dell'insegnamento.
nella Chiesa tutti dicono il contrario di tutto, si contesta financo Gesù Cristo e nessuno parla di scisma. Si tocca il "proprio" papa e si sente fumo di scisma. Povera Chiesa! Eppure in cosa consista uno scisma Magister lo sa per bene. E non consiste certo nel contestate una opinabilissima opinione papale.
RispondiEliminaRadio Spada lo annuncia così:
RispondiEliminaA dire cose semplici e chiare ci si fanno nemici. Se poi queste cose semplici e chiare fanno traballare le mezze certezze di un mondo in fibrillazione, allora i nemici diventano particolarmente focosi.
Da qualche tempo l’arcivescovo Viganò è arrivato ad una dura condanna del vaticansecondismo e delle sue conseguenze (tra cui la messa montiniana): nell’analisi dei fatti – inevitabilmente – è giunto a comprendere il carattere problematico (usiamo questo eufemismo) dell’ermeneutica della continuità, ovvero – aggiungiamo noi – di uno degli spompatissimi cavalli di battaglia ratzingeriani.
Chiunque abbia un paio d’occhi e la conoscenza dell’abc della Dottrina Cattolica sa che non vi è e non vi può essere nessuna continuità tra le dottrine vaticansecondiste e quelle della Chiesa. Inoltre, chiunque abbia una blandissima infarinatura di nozioni di dinamica rivoluzionaria sa bene che la rivoluzione, al netto delle intenzioni di chi la compie, ha una marcia più veloce (ermeneutica della rottura) e una marcia più lenta (ermeneutica della continuità) per risultare idonea a più scenari (e gusti) possibili.
Roba vecchia e nota: ricordate il Termidoro in Francia? La normalizzazione post-staliniana in URSS?
Ora Viganò ha capito il gioco e – per il momento senza far troppi nomi – ha capito pure che uno dei problemi della partita sta proprio nella marcia lenta. Che Ratzinger da qurant’anni sia l’interprete primario di questa marcia, del resto, è fatto noto a tutti.
Apriti cielo: il gioco si è rotto.
“L’arcivescovo Viganò è sull’orlo dello scisma“, tuona dal suo blog (del gruppo L’Espresso)
[...]
Segue fumisteria ratzingeriana.
E noi prepariamo i pop corn.
"Inoltre, chiunque abbia una blandissima infarinatura di nozioni di dinamica rivoluzionaria sa bene che la rivoluzione, al netto delle intenzioni di chi la compie, ha una marcia più veloce (ermeneutica della rottura) e una marcia più lenta (ermeneutica della continuità) per risultare idonea a più scenari (e gusti) possibili.
RispondiEliminaRoba vecchia e nota: ricordate il Termidoro in Francia? La normalizzazione post-staliniana in URSS?"
Possiamo aggiungere la rivoluzione ariana e semiariana
Condivido pienamente mons.Viganò e chi lo sostiene contro i De Magistris che al pari dei Ratzinger e Muller sono i più pericolosi avversari di Cristo, sostenendo la legittimità di ciò che san Paolo e san Giovanni condannano in toto. Un nemico dichiarato è un nemico, un nemico che si finge amico ma parla come un nemico è smascherabile come tale, ma chi parla col ni avvelena lentamente permettendo il regno del nemico. Capisco che oggi chi si presenta più tradizionale sembrerebbe la FSSPIOX ma mi permetto di rilevare che questo giudizio su di essa dovrà essere soltanto di un futuro vero Papa. Vediamo di non cadere in ulteriori Ratzinger_Brandmuller e c.. Se han fatto bene lo giudicherà il Papa quando ci sarà, spero che il Katecocn torni a brillare tra un mese, Deo gratias, io credo a mons.Viganò. Allora si procederà alla consacrazione della Russia come richiesto a Fatima pure. Il gioco dei nemici è sempre stato di tenersi un paio di scarpe di riserva abbastanza simile al vero onde infilarci i piedi quando il primo paio avesse ad essere gettato. Lo scismatico nel caso è Ratzinger, quanto Giovanni XXIII. La Chiesa semplicemente non è scismatica, è e basta. Il rinnovamento nella continuità è un sofisma onde permettere la rivoluzione. Come lo spostare l'attenzione dal soggetto Dio al soggetto Chiesa, finendo per ridurre Dio ad oggetto. Una nota su uno delle cause di questo disastro è da imputare alle colpe della Chiesa accumulate precedentemente al 1958: non meraviglierebbe ormai sapere che verità ci sono state taciute su molte cose come d'altra parte si è visto che la Parola di Dio attraverso la Madonna a Fatima è stata snobbata dai Papi regnanti Benedetto XV e Pio XI. Pio XII probabilmente non ottenne il consenso dei Vescovi perchè fece la consacrazione della Russia da solo. Questi fatti sono illustrativi della mia tesi.
RispondiEliminaQuando la Chiesa era davvero il popolo di Dio, 50 milioni di battezzati in Italia davano regolarmente un obolo, garantendo cifre bastanti al necessario e alla carità.
RispondiEliminaSi potevano raggiungere e superare i 2 mila miliardi di lire in offerte.
Poi c'è stata l'epoca dell'8 per mille, con una fetta consistente di italiani a contribuire tramite la denuncia dei redditi. Nel giro di una decina d'anni in Euro il gettito è diventato più di un miliardo.
Però c'è un però: i 50 milioni di battezzati oggi non sono praticanti nella misura precedente, anzi, siamo scesi a cifre da post-cristianesimo.
Per cui non c'è più un obolo dato dalla fede, ma resiste una partita contabile, sempre più assottigliata mentre sono diventate di più le spese (dove c'erano soprattutto i volontari, adesso ci sono soprattutto degli incaricati e cooperative). Oggi non c'è più l'imbianchino che fa un favore alle suore: bisogna fatturare ogni manutenzione. Figuriamoci quando c'è da ristrutturare!
Così è diventato importante finanziarsi con la carità (che sarebbe quelle in cui la destra non sa che cosa fa la sinistra). Il business dell'accoglienza fattura cifre considerevoli, in grado di compensare l'emorragia dell'obolo e anche dell'8 per mille.
La Chiesa accoglie soprattutto a spese del contribuente.
Allargando l'orizzonte fuori dall'Italia, anche le ricche conferenze episcopali tedesca e statunitense stanno avendo ristrettezze e non solo perché hanno perso ogni credibilità per via degli abusi di qualcuno: è la "dottrina" della maggioranza a far scappare i fedeli.
La Chiesa è destinata alla povertà, ma qualche superattico stratosferico dice che non per tutti il lusso è un vizio. Viceversa la carità pelosa e la falsa umiltà colorano di pauperismo scelte volte soprattutto a lucrare sponsorizzazioni presso "chi conta".
Adesso c'è chi vocifera persino di sponsor non alieni dal voler vaccinare in massa (Gates), favorire l'immigrazionismo (Soros), asfaltare la fede genuina di un popolo (regime cinese).
Il marciume dottrinario è il substrato dell'impresentabilità economica.
E' anche uno strumento nelle mani del Signore, per smascherare la falsità e l'ipocrisia.
Come disse il Card. Hummes prima dell'ultimo conclave: "Non dimenticarti dei poveri".
Sarà così anche per il Card. Maradiaga, il coordinatore un po' pasticcione sulle finanze e che ha ricoperto la presidenza della Caritas internationalis.
Senza dimenticare quelli distintisi in certe opache operazioni londinesi.
C'è continuità tra tutto questo è il Concilio Vaticano II: molto più di quanto si pensi!
Infatti Mons. Viganò non è solo un vescovo attento alla dottrina, ma lo è stato anche ai conti del governatorato.
Il Vangelo di oggi ci ricorda che se c'è Gesù "sulla barca" non ha senso essere preoccupati più di tanto.
RispondiEliminaLa tempesta perfetta che sta per piombarci addosso non può affondare la barca su cui riposa Gesù.
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Dal Vangelo secondo Matteo 8,23-27.
In quel tempo, essendo Gesù salito su una barca, i suoi discepoli lo seguirono.
Ed ecco scatenarsi nel mare una tempesta così violenta che la barca era ricoperta dalle onde; ed egli dormiva.
Allora, accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!».
Ed egli disse loro: «Perché avete paura, uomini di poca fede?» Quindi levatosi, sgridò i venti e il mare e si fece una grande bonaccia.
I presenti furono presi da stupore e dicevano: «Chi è mai costui al quale i venti e il mare obbediscono?».
Anonimo delle 08:54:
RispondiEliminaInvece di paralogismi e livore PORTI DEI FATTI se vuole difendere Ratzinger!
Ratzinger NON SAREBBE UN RELATIVISTA DOGMATICO?
Allora ci dica LEI cosa dobbiamo pensare al riguardo della salvezza degli ebrei: hanno bisogno di convertirsi alla Chiesa Cattolica (come insegna il DOGMA) o non ne hanno bisogno (come insegna Ratzinger)?
Negli "avvocati d'ufficio di Ratzinger" si può notare tanta emotività, tanta rabbia ma NESSUNA ARGOMENTAZIONE LOGICA e questo è tipico di chi si attacca alle ideologie (o agli idoli).
Il livore a la rabbia con cui i ratzingeriani attaccano i fratelli di fede che hanno l'unica "colpa" di voler difendere l'immutabile dottrina cattolica fa capire bene che razza di male spirituale sia fondare le proprie speranze su di un semplice uomo invece che sulla Verità.
RispondiEliminaNon per niente sta scritto: "MALEDETTO L'UOMO CHE CONFIDA NELL'UOMO".
Anonimo delle 8,54, Ratzinger - Benedetto XVI non è mai tornato indietro rispetto alle posizioni espresse nell'immediato postoncilio.
RispondiEliminaHa sempre detto che gli altri avevano cambiato posizione, non lui.
Ha affermato, da Papa, che il giuramento antimodernista, con tutto quello che consegue, era inaccettabile.
Ha proseguito negli sciagurati incontri di Assisi.
Ha affermato, anche di recente, che gli ebrei non devono convertirsi.
Ha affermato, a che da papa, che cattolici, ebrei e mussulmani credono e adorano lo stesso Dio.
Ha detto che sull'ecumenismo non si torna indietro.
Non le basta?
Tra l'altro, tutti quelli che lo difendono a spada tratta, su questi temi non entrano mai nel merito, e come potrebbero, del resto?
Antonio
P. S. Fabrizio, basta con questa storia della buona fede, con la quale stiamo sempre a giustificare tutto e il contrario di tutto.
A questo punto, visto che per essere in buona fede basta essere convinti (soggettivamente) di qualcosa, possiamo affermare che lo sono gli eretici, gli scismatici, gli abortisti, i difensori del suicidio assistito e degli uteri in affitto, delle nozze gay e del gender ecc... Troppo comodo...
La tempesta perfetta sta arrivando e sarà peggiore ancora di quanto si sia arrivati a comprendere perchè svelerà scheletri orrendi negli armadi . Ma noi mangeremo i pop corn, come scrive radio Spada, siamo già al punto di aver capito se pure ancora non si sa tutto. Non si tratta che di tirare i remi in barca perchè il Maestro si è svegliato. Ringraziamo anche i combattenti di quest'ultima battaglia della fine di "questo"mondo dove i figli del serpente convivono coi figli della Donna, e tra questi un onore particolare, mi sento di dovere, a don Villa incaricato da padre Pio e da Pio XII di combattere il dragone infernale, che ha condotto una buona battaglia, sto leggendo l'ultimo numero di chiesa viva che sta riassumendo la storia infernale, storia che penso si possa far partire dalle conseguenze del peccato originale alla II lett.Tess.cap.2. Il velo che copriva le nazioni sta per esseretolto. Gloria a Dio Trinità SS ed ai Suoi Testimoni di oggi.
RispondiEliminaVorrei dare una risposta all'anonimo delle 08:54.
RispondiEliminaIl livore è una brutta bestia, che venga da un Magister, da altre cattedre o da dei somari.
Forse anche l'invidia, trattandosi comunque di una personalità di statura straordinaria.
Più che una risposta, le vorrei dare una bella lezione. Come? Una lezione da parte di un somaro? Certamente: perché io sono un somaro, qui l'ho sempre detto, dall'inizio alla fine; e posso chiamare a testimone di ciò tutto il sito, dagli autori ai commentatori. E nonostante abbia imparato qualcosa in questi anni, certamente somaro sono rimasto.
Proprio perché sono somaro posso permettermi di dire una cosa: che io PRETENDO dalla Chiesa e dai papi un'insegnamento ortodosso e coerente. Posso permettermi di pretenderlo, perché il CDC dice che ne ho diritto.
Premesso ciò, posso dare testimonianza diretta di quanto Ratzinger da un lato mi sia stato di grande supporto nella fede, ma dall'altro mia abbia spinto sull'orlo di gravi errori: sto pensando al suo sostegno di teologi come p.es. De Chardin, che io ho sempre istintivamente rigettato dal basso della mia somaraggine di fedele educato in una famiglia semplice e devota, ma che mi forzavo di tenere in considerazione proprio perché continuavo a leggere scritti del buon Ratzinger in cui veniva sostenuto. Così all'epoca, fidandomi ciecamente, ho pensato che a sbagliare ero io e mi sono dedicato a qualche lettura che avrebbe potuto essere pericolosa. La Beata Maria Vergine mi ha protetto; direi suscitandomi quella sana "diffidenza del contadino" che a volte vale più di dieci trattati di teologia.
Chissà quanti altri somari come me, invece, ci sono caduti e quanti danni hanno subìto. Lei, invece, che somaro certamente non è, avrà capito tutto di De Chardin sin dall'inizio e non sarà caduto nell'errore. Me ne rallegro. Ma ora dovrebbe rendersi conto di quanto farisaico e poco caritatevole è il suo commento, totalmente menefreghista nei confronti dei tanti somari e piccoli nella fede lasciati in balia dello scandalo, certo non risolto dalle sue frasi ad effetto che possono solo malamente contribuire a fare apologetica della persona (in modo goffo e ingiustificabile da una qualsiasi forma legittima di affetto nei confronti di Ratzinger); cosa che lei evidentemente ritiene più importante della salvezza delle anime.
E con un raglio la saluto. Mi stia bene.
C'è forse una contraddizione: il somarello è una creatura umile e pacifica.
RispondiEliminaLa preferita da Gesù, per entrare in città da Re a modo suo.
Tanto livore non viene mai da un ciuchino.
Gratta gratta viene fuori la tigre che c'è in noi. Che non raglia affatto.
Approfitto della pazienza della padrona di casa per esplicitare un tema che mi sta a cuore.
RispondiEliminaCredo che una delle cose più insopportabili della crisi attuale è il livello intellettuale a cui si sta svolgendo la battaglia. Mi spiego: non critico la cosa in sé, ci mancherebbe: la teologia è sempre stata fatta ad alti livelli, certamente non accessibili a tutti. Ma in passato questo non coinvolgeva il popolo: potevano esserci dispute toste sulla Trinità o la Vergine Maria, poi arrivava il dogma e il popolo (salvo momenti eccezionali) non rimaneva invischiato in cose che non poteva capire. Ora non è più così. Lo dico per esperienza personale, perché avendo in questi anni imparato un pochino di più rispetto a quanto sapevo (pur rimanendo somaro) mi ritrovo a dover consigliare un piccolo giro di parenti ed amici e la cosa mi mette molto sotto pressione. Certe cose sono facili: che la sodomia rimane e sarà peccato mortale è chiaro. Ma la cosa più difficile in cui mi sono trovato in mezzo da quando sono cattolico "adulto" (nel senso corretto) è questa storia della Comunione obbligatoria in piedi e con i guanti. Per quanto mi riguarda non mi sento obbligato a razionalizzare tutto: so che non va bene e mi son tenuto lontano dalle chiese che la distribuiscono in quel modo. Persone che mi hanno chiesto lumi erano in una situazione terribile: capire se era accettabile il guanto blu o se dovevano tenersi lontano dal Corpo di Cristo. Non è giusto - ripeto: non è giusto - che fedeli semplici si trovino in questa angoscia e che debbano chiedere ad altri semplici fedeli cosa fare, gettando la responsabilità sopra di loro. Non si tratta di subire un "martirio" rosso o bianco, che ognuno può decidere di sopportare per sé: si tratta di dover assumersi responsabilità spirituali che non ci competono. Salvo rare eccezioni, i preti su questo tema sono tutti spariti, o si sono adeguati o non sanno neanche loro cosa dire; compresi quelli ratzingeriani, per capirci. Nè Ratzinger ha detto una parola, e certi suoi stretti collaboratori, come Sarah, non hanno brillato nella chiarezza espositiva, ma soprattutto hanno latitato sul punto di vista pratico. Tutto ciò, a mio avviso, è colpa di una stagione, quella conciliare, che ha intellettualizzato tutto esponendo i fedeli ad una dialettica che non è naturale per la maggior parte di loro. Ratzinger, nella sua buona fede, ha la sua parte di responsabilità: perché è parte di una generazione che questa scelta di reimpostare il Magistero confrontandosi con gli intellettuali "perché il pensiero filosofico moderno non poteva essere ignorato" l'ha fatta esplicitamente. Al popolo di questa cosa non fregava niente: ci è stato gettato dentro per colpa dei suoi pastori.
Si noti che non sto rimestando l'antica accusa dei progressisti nei confronti di Ratzinger di essere un "freddo teologo": è roba falsa, farlocca, finalizzata a promuovere gli affabulatori da quattro soldi che poi sono regolarmente arrivati; non metto in dubbio l'amore che Ratzinger abbia sempre nutrito nei confronti di Cristo, della Chiesa e dei fedeli. Ma certe scelte, oggettivamente, hanno comportato inevitabilmente queste conseguenze. E manca il minimo accenno ad una correzione, ad un'autocritica: come se ci fossimo trovati in questa situazione per uno strano scherzo del destino.
Anche noi di fronte ai nostri ostacoli, di fronte a questa privazione forse alle volte ci siamo chiesti, ci chiediamo:Perché una situazione così? Perché questa situazione? Di fronte ad ogni dolore della vita, ad ogni Croce, noi dobbiamo imparare a metterci dalla parte di Dio, a guardare la nostra vita, a guardare
RispondiEliminal’esistenza con gli Occhi di Dio, ed è difficilissimo, perché è tutto un altro modo di pensare; altrimenti rischiamo, con le migliori intenzioni possibili,con l’intenzione suprema di voler fare il bene, con l’intenzione suprema di voler difendere Dio, noi rischiamo di fare la nostra volontà e non la Volontà di Dio, che alle volte sembra andare esattamente nella direzione opposta, a quello che noi ci aspetteremmo, e infatti lei scrive:“Sentii Gesù rispondermi: Non ti ricordi di esserti offerta vittima per riparare le ingratitudini e le offese che ricevo nel Santissimo Sacramento? Io non pensavo affatto di ricevere una risposta alla mia domanda, fui perciò stupita che Gesù stesso venisse a ricordarmi la mia offerta di
molti anni fa. E’ vero infatti, quando avevo 18 anni, avendo letto nella vita di Santa Margherita Maria Alacoque i lamenti di Gesù, per le ingratitudini che riceve nel Santissimo Sacramento, più volte mi ero offerta per riparare e compensare Gesù di tante amarezze, allora avevo chiesto pure di fare sulla terra il mio Purgatorio”
Il Purgatorio d’Amore .
Tale soggettivismo è alla radice dell'odierno "relativismo" operante in campo etico e filosofico nonché religioso. Ora, Ratzinger critica giustamente il relativismo etico-filosofico ma non si accorge di applicare a sua volta il soggettivismo alla base di quel relativismo, quando appunto riduce alla "autocomprensione del Soggetto-Chiesa" la continuità del magistero, prescindendo dalla questione del merito, della qualità dell'insegnamento.
RispondiEliminaInteressante. Completa la riflessione!
Mic, ti chiedevo, qualcuno ha ripreso questo articolo?
RispondiEliminaOmelia: B.Maria Candida dell’Eucarestia: la sofferenza della mancanza di Gesù p.Giorgio Maria Faré
RispondiElimina"Ma allora cosa devo fare?”
La Beata Maria Candida dell’Eucarestia ci insegna che anche la Comunione
Spirituale è assolutamente Comunione, ed è un modo più che bello e lecito, per entrare in rapporto con Gesù, quando c’è un’impossibilità fattuale, dovuta a me o dovuta ad altri, di potermi accostare all’Eucarestia.Il dissidio che l’anima vive interiormente è questa scuola che ha vissuto la Beata Maria Candida dell’Eucarestia, che le insegna questo Purgatorio d’Amore attraverso il quale ripara tutte le mancanze di amore dei cuori freddi e indifferenti. Nella Chiesa, come diceva Santa Teresa D’Avila, c’è veramente posto per tutti, e tutti dobbiamo imparare a rispettare la coscienza e la sensibilità di ciascuno, con molta semplicità, senza accusare qualcuno di egoismo, disobbedienza alla Chiesa, non c’è nessuna
disobbedienza, la Chiesa lascia liberi e ognuno vive liberamente quello che porta nel cuore.
https://www.youtube.com/watch?v=1CPJTWY-nR4&feature=youtu.be
Da quel che ho letto sul cv2 il giovanissimo Ratzinger fu inizialmente uno dei periti più agguerriti fra i modernisti.Nella seconda parte del concilio invece ebbe dei forti ripensamenti e diverse volte impedì ai progetti di Rahner di andare in porto.Nel giudicare il Papa non è giusto trarre delle conclusioni affrettate sul suo operato.Fra qualche anno , dopo aver saputo il motivo di alcune sue decisioni controverse ,potremo essere molto più obiettivi.Lo scrivo con qualche amarezza dopo essere stato per anni un suo ammiratore entusiasta.Dividersi adesso fra pro e contro Benedetto è da stupidi perché ormai credo che il suo parere conti molto poco per non dire niente.La piega presa dagli avvenimenti è ogni giorno più drammatica ,inutile stare a rivangare il passato.
RispondiEliminaDividersi adesso fra pro e contro Benedetto è da stupidi perché ormai credo che il suo parere conti molto poco per non dire niente.
RispondiEliminaEh no, non è così. La discussione non è su Ratzinger-persona, ma sull'ermeneutica della continuità che è portata avanti dai prelati ratzingeriani; Sarah in testa, per fare un esempio tra i papabili. Ora capirai che se questa strategia è un problema e quelli pensano ancora che sia una soluzione, noi rimaniamo impantanati ancora a lungo. È un dibattito essenziale.
Fabrizio, basta con questa storia della buona fede, con la quale stiamo sempre a giustificare tutto e il contrario di tutto.
RispondiEliminaNon sto dicendo che la buona fede giustifica, ma è una cosa che va tenuta in considerazione per non dare giudizi temerari sulle persone. Una cosa è Ratzinger, altra la sua teologia. E mi sembra anche giusto non fare di tutti i ratzingeriani un fascio. Per esempio, il nostro amico delle 08:54 non solo non è stato in grado di imbastire un mezzo ragionamento sul merito della questione teologica, ma non ha scritto neanche una parola sul dramma che molti fedeli stanno vivendo, come quello che ho citato. Neanche un "mi dispiace" in croce: non gliene frega niente. Gli staranno a cuore gli alti ragionamenti teologici, ma la caritas è completamente latitante. Ora, se da un lato è molto interessante notare come esistano ratzingeriani del genere, non possiamo però generalizzare, né farne una colpa a Ratzinger, né attribuirgli questa stessa insensibilità, perché gli faremmo un torto.
In effetti la questione qui tanto richiamata dello storicismo di una certa ermeneutica di continuità dell'unico soggetto chiesa merita, e come, di essere infine assunta come cruciale. Mi permetto di tentare di trarla in salvo, tale questione, dalle sabbie mobili della polemica astiosa verso l'evento vaticanosecondista...ossia...mi chiedo perché anzi non si colga questo momento di maggiore fermento come l'opportunità di sollevare una buona volta il velo sulla svolta di impostazione storicista e progressista, nel senso proprio del positivismo, che viene a farsi originariamente presente in tutte le ermeneutiche immediate dei passaggi cruciali della Mediator Dei e, prima ancora, della Divino afflante Spiritu. Il possibilismo di un Brandmuller circa le valutazioni sui contenuti conciliari può veicolare la consapevolezza che questi, pur smarcandosi nella loro indeterminazione e enigmaticità, da tutto uno stile magisteriale che più antecedentemente era stato usuale, in realtà intanto si mostravano però in continuità conseguente con le immani innovazioni e con il circiterismo dialettico delle dottrine immediatamente preconciliari. Non voler assecondare il parossismo livido di critica del cvìì non significa affatto, per forza, connivenza ambigua con le sue premesse e condizionamenti modernisti. Può significare non voler perdere l'occasione di andare alla radice delle cose. Se magicamente si potessero eliminare gli effetti del cvìì ci si ritroverebbe non tradizionali, ma progressisti e sovversivi preconciliari. E dal messale del 69...si cadrebbe fatalmente da capo in quello del 65. Questo è quello che si vuole? Entrare nei tempi ultimi all'insegna del compromesso e di una profanazione definitiva ammantata di restaurazione? Invito a leggere con attenzione e profondità gli impliciti di quanto vuole esprimere Viganò in questi suoi ultimi contributi. Per chi lo legge sul serio, se ne evince l'evidenza che il cvìì non fu sorgente ma espressione di un commissariamento ecclesiale già avviato e pregnante, e in tal senso diventa poi meno incomprensibile intendere che, nonostante tutto, tra le pieghe dei testi effettivamente conciliari ci sia alla fine un sottile ma ineludibile antidoto a ciò da cui tutto quello già allignava. Ma comunque, attenzione poi, tutti, a non idealizzare ingenuamente i lineamenta antepreparatorii dei lavori conciliari. Occorrerebbe farsi scaltriti e, ripartire da qui...
RispondiEliminaQuindi con il CVII se ne andrebbero anche le Coferenze episcopali!!!!!
RispondiElimina"...Per chi lo legge sul serio, se ne evince l'evidenza che il cvìì non fu sorgente ma espressione di un commissariamento ecclesiale già avviato e pregnante,FIN QUI E' CHIARO
RispondiEliminae in tal senso diventa poi meno incomprensibile intendere che, nonostante tutto, tra le pieghe dei testi effettivamente conciliari ci sia alla fine un sottile ma ineludibile antidoto a ciò da cui tutto quello già allignava.NON HO MAI LETTO CERCANDO L'ANTIDOTO. NON SO NEANCHE COSA CERCARE.
Ma comunque, attenzione poi, tutti, a non idealizzare ingenuamente i lineamenta antepreparatorii dei lavori conciliari. Occorrerebbe farsi scaltriti e, ripartire da qui..." I LINEAMENTA ANTIPREPARATORI, esistono ancora? Dove e come consultarli?
Grazie!
Quindi con il CVII se ne andrebbero anche le Coferenze episcopali!!!!!
RispondiEliminaCredo che bisognerebbe fare chiarezza. È un associazione comune che le CE siano frutto del CVII, mentre invece le volle... Siri. Infatti la CEI nacque nel '52 sotto il pontificato di Pio XII. Il primo presidente della CEI fu il card. Schuster. Credo che poi fu Paolo VI durante il CVII a stabilire che fossero istituzionalizzate ovunque, in tutti i paesi del mondo.
Correggetemi se la mia ricostruzione è inesatta.
Suppongo che fossero pensate diversamente, ma per quanto mi riguarda sono state una pessima idea. Conferma che le pessime idee giravano già prima del Concilio, anche in ambito "conservatore".
http://www.unavox.it/antonelli.htm
RispondiElimina
RispondiEliminaMesse a punto, si fa per dire...
-- FG : Teilhard de Chardin era un pallone gonfiato, un ciarlatano, che ha sparato minchiate pazzesche. Il di lei scomparso conterraneo, il famoso attore comico Paolo Villaggio avrebbe detto di lui giustamente, se lo avesse mai letto: -- È una cag...pazzesca! (Con rispetto parlando).
Teilhard ha avuto una certa fama come paleontologo ma secondo alcuni è ingiustificata. Era assistente del prof. inglese che fece la celebre truffa dell'uomo di Piltdown, e qualcuno lo sospetta di avervi preso parte.
-- Brutto l'articolo di Magister. Succede. Ha ragione Giudici: non bisogna andar subito a pensare alla malafede etc. Temo si tratti di una sorta di riflesso condizionato, l'insinuazione di scisma a mons. Viganò [!!!], quando si toccano certe corde considerate vitali. Manca forse anche una approfondita conoscenza di certe dottrine della Chiesa.
È triste, comunque, veder Magister difendere e apprezzare Ratzinger quando dice che i martiri si battevano per la libertà di coscienza, quale noi intendiamo oggi, e in questo in particolare dovremmo esser loro grati. Non gliene poteva fregare di meno, ai martiri, della libertà di coscienza, non sapevano nemmeno cos'era! Nel mondo romano non c'era questo concetto, si riconosceva la parresia, la libertà d'opinione soprattutto a chi aveva l'autorità per esercitarla. I martiri volevano render gloria a Cristo e convertire i popoli con il loro esempio, render cristiano l'impero. E ci sono riusciti.
-- La delicata questione della Comunione con i guanti etc. Non devono andarci di mezzo i fedeli, in questo caos liturgico non creato da loro. Io fossi per me la farei la Comunione, guanti o no. In ogni caso è un problema del prete, dell'autorità ecclesiastica. Io, fedele, cosa c'entro? Non è una cosa buona, certamente, offrire l'Ostia con i guanti, ma non credo debba andarci di mezzo il fedele che vuole fare la Comunione, al punto da sentirsi costretto a non farla.
È una cag...pazzesca! (Con rispetto parlando).
RispondiEliminaInfatti era l'espressione che a me veniva in mente quando la leggevo (insieme a "autore di fantascienza fallito", cosa che mi pare disse anche qualche commentatore qualificato).
si tratti di una sorta di riflesso condizionato
Credo che sia facilmente spiegabile: ci mancano tutti i punti di riferimento, dunque ci rifugiamo nelle nostre "nicchie" preferite. È un comportamento irrazionale, ma comprensibile. Vale per la difesa ad oltranza del maestro preferito, come all'ossessione della tal profezia sino nel dettaglio (su cui ovviamente proiettiamo le nostre convinzioni), certe ricostruzioni storiche fantasiose, eccetera. Tuttavia penso che San Tommaso d'Aquino sarebbe inorridito del nostro comportamento generale. È la dimostrazione di quanto la Chiesa con la sua autorità sia necessaria; quando si eclissa, ci perdiamo tutti dietro le nostre ossessioni.
Io penso semplicemente che Ratzinger abbia sbagliato nella sua vita come noi tutti ed abbia fatto anche cose belle. Solo che lui, essendo stato papa, ha avuto una cassa di risonanza per i propri errori. Io di tante cose mi pento, in altre avrei voluto fare meglio soprattutto quando si trattava di rapporti umani. Lo capisco perché alle volte sei l'uomo sbagliato al momento sbagliato e nel posto sbagliato e fai come puoi. Se veramente Ratzinger si è pentito dei suoi conciliarismi state pur certi che saranno dei fantasmi non da poco a perseguitarlo.
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RispondiEliminaRatzinger nella seconda parte del Concilio impedì ai progetti di Rahner di andare in porto?
Quale sarebbe la seconda parte del Concilio? Ratzinger fu immesso tra i periti. Era al Concilio anche come segretario del cardinale Frings, tedesco, uno degli esponenti più importanti dello schieramento dei Novatori. Difficile che sia stato lui a impedire ai progetti di Rahner di andare in porto (la nozione della Chiesa come popolo di Dio è piuttosto rahneriana), più esatto, forse, dire che si è dissociato da certe posizioni di Rahner, con il quale aveva lavorato a preparare documenti per Frings; lavorato, in posizione subordinata, come collega più giovane.
@ Fabrizio Giudici delle 21:54 sulle Conferenze Episcopali
RispondiEliminaNon sono, ovviamente, in grado di confermare o meno la Sua ricostruzione sull'epoca più o meno esatta dell'istituzionalizzazione delle Conferenze Episcopali, però io sapevo che tra i 4 "filoni" del Concilio (senza voler a tutti i costi schematizzare: ecumenismo, dialogo interreligioso, innovazione liturgica e collegialità) c'era appunto il principio dell'esercizio collegiale dell'Autorità, che ha portato alla conseguente creazione delle Conferenze Nazionali.
In questo senso, se quanto sopra fosse vero, non mi sembrerebbe inesatto affermare una relazione, almeno indiretta, tra CVII e Conferenze Episcopali.
Purtroppo sembra che il lavoro "L'ermeneutica della riforma:discontinuità del concilio nella continuità?" del Prof. Pasqualucci è ancora un sconosciuto.
RispondiEliminaMaurizio, vorrei capirne anch'io qualcosa in più. La menzione conciliare delle CE è in questo motu proprio di Paolo VI:
RispondiEliminahttp://www.vatican.va/content/paul-vi/it/motu_proprio/documents/hf_p-vi_motu-proprio_19660806_ecclesiae-sanctae.html
Mi pare che l'incipi sia pestifero nello stabilire le "profonde trasformazioni", eccetera:
Il governo della Santa Chiesa esige senza alcun dubbio che, dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II, siano stabilite nuove norme e siano sanciti nuovi ordinamenti che rispondano alle necessità che il Concilio ha posto in rilievo, e siano sempre più adatti ai nuovi scopi e settori d'apostolato. Questi ultimi, grazie al Concilio, sono stati aperti alla Chiesa nel mondo attuale, il quale, in seguito a profonde trasformazioni, ha bisogno di un irraggiamento di luce e attende un ardore soprannaturale di carità.
E nel resto del documento si trova conferma che le CE odierne sono modellate da questo documento, ovvero dal Concilio. Quindi il legame c'è certamente. Quello che non so è come erano state concepite da Siri e come erano state istituite. Sicuramente con una prospettiva diversa, ma il motivo del mio pessimismo sta nella constatazione che tra le cause della degenerazione ecclesiastica, oltre alle eresie e alla mancanza di fede, c'è anche l'elefantizzazione dei suoi apparati; questa dinamica sarà stata anche aggravata dal CVII, ma penso di poter affermare con certezza che fosse un male che l'affliggeva già prima.
*incipit*
RispondiEliminahttps://it.wikipedia.org/wiki/Conferenza_Episcopale_Italiana
RispondiEliminaDa questo link NON risulta che fu Siri a volere le assemblee, ma fu lui invece a volerle nazionali e non regionali invece. Fu anche Presidente dal 1959 ed anche questo è indicativo, anche perchè l'Italia sarebbe l'unica nazione ad avere la nomina papale del presidente. Tutto ci riporta a quel conclave del 1958 dove indubbiamente uscirono due fumate bianche e vari documenti parlano di un Papa occultato e un antipapa apparente Papa. Ne parla l'FBI, ne parla Malachi Martin, ne parlano giornalisti, ne parla il conte .....Ci sono documenti che verranno desecretati sia di Siri che di un altro grosso personaggio... Giovanni XXIII fu sicuramente massone (Le prove è disposto a fornirle Magaldi se richiesto da chi ne ha diritto) e fu sicuramente comunista (accordo Metz) come fu sicuramente eretico (ammise gli scomunicati dai Papi ad esperti al concilio) e di conseguenza mai fu Papa per mancanza di appartenenza alla Chiesa per scomunica di fatto. Mons.Viganò sa le cose se è sicuro che entro un mese avremo il Katecon. Intanto consiglio di leggere la lettera aperta a Mattarella su Chiesa viva-ultimi due numeri 538, 539 di Chiesa viva. Quanto a Ratzinger è da condannare non solo per eresia. Come Bergoglio. Ormai sono prove provate con testi che portano a.....ed all'adrenocromo per molti personaggi
https://gloria.tv/post/jBrEvzyxGqcy1hhRYYT6CtayE
RispondiEliminaLe Conferenze Episcopali avevano un ruolo secondario prima del Concilio, che poi conferì loro nuovi poteri. Mons. Lefebvre le avversò sempre. Entrarono in Concilio ad opera della rivoluzione iniziale imposta dai Novatori. Il oprimo giorno si dovevan votare i membri delle Commissioni incaricate di sviluppare gli schemi approntati dalla Curia in tre anni di duro lavoro sotto la supervisione formale del Papa. Furono distribuiti i foglietti con i nomi dei candidati già prestamapati, tra essi pochi i progressisti ovviamente. C'erano tutti i teologici ortodossi che avevano lavorato alla stesura dei documenti stessi. Allora Liénart si alzò e fece la famosa dichiarazione. I Novatori dicevano che non si poteva votare senza aver prima sentito le Conferenze Episcopali. Era una rivolta contro la Curia. Chiedevano che si rinviasse e si rivotassero i membri delle Commissioni, dopo aver sentito appunto le famose Conferenze. Era una rivoluzione in piena regola e Giov. XXIII la approvò. Così cominciò il Vaticano II e proseguì allo stesso modo.
Le votazioni dettero una presenza di Novatori al 50% addirittura. Tutto questo si ritrovan nei libri di Wiltgen, De Mattei, Levillain, Amerio etc .
Liénart disse di esser stato ispirato dallo Spirito Santo nel suo intervento. Balle. Risulta con certezza che la sua azione era stata preparata febbrilmente da un gruppo di chierici di lingua francese, con l'approvazione di alcuni cardinali, anche di lingua tedesca.
I Novatori dicevano che non si poteva votare senza aver prima sentito le Conferenze Episcopali.
RispondiEliminaL'episodio lo conoscevo, ma mi era sfuggito che si fossero appoggiati proprio sulle Conferenze Episcopali. Forse anche in loro assenza si sarebbero inventati qualcosa, ma mi pare significativo che sia andata come è andata...
Pourquoi faudrait il absolument faire taire Vigano, pendant que la majorité des évêques allemands s’en donnent à cœur joie en toute tranquillité et avec l’approbation ou tout au moins le silence bienveillant de l’actuel Pape? En tout cas le président de la conférence des évêques d’Allemagne, Mgr Batinzg dit que « le pape apprécie l’Assemblée synodale de l’Eglise en Allemagne ».
RispondiEliminaSono 2 concezioni della Chiesa opposte e inconciliabili. Non occorre uno scisma, lo scisma c'è già ed è stato attuato negli anni '60 durante le sedute del Vaticano II, che andrebbe abrogato perché sostanzialmente eretico, se non apostatico.
RispondiEliminaAdriano Ghiso
Purtroppo sembra che il lavoro "L'ermeneutica della riforma:discontinuità del concilio nella continuità?" del Prof. Pasqualucci è ancora un sconosciuto.
RispondiEliminaEppure è tra i testi in evidenza dalla colonna destra del blog
http://www.internetica.it/continuità-discontinuità-Pasqualucci.htm
Il problema è che (e non ho mai capito per quale ragione), sebbene questo blog sia una miniera di testi fondamentali e non sia proprio di nicchia a giudicare dal numero elevato di lettori, è di fatto ignorato dai principali siti cattolici, ad eccezione di Corrispondenza Romana... E, mentre io riprendo i contenuti di tutti, ogni volta che incontro testi per cui ritengo la condivisione fruttuosa, gli altri non lo fanno con me. E così viene persa un'ottima occasione per fare da ripetitori, creare sinergie e aumentare la capacità di riaffermare la Verità...
(e non ho mai capito per quale ragione)... beh evidentemente la ragione sta nel rifuggire dal dibattito sul concilio, che ora di è finalmente innescato. Ma non per tutti...
RispondiEliminaNon c'è niente di più faticoso che combattere la stoltezza (Scoto Eriugena, sex IX).
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