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martedì 16 giugno 2020

Riflettendo sul nefasto boicottaggio del Latino...

Dagli spunti offerti dai lettori riprendo la  riflessione che segue. Sul Latino, lingua sacra da preservare [qui] in quanto già lingua ufficiale della Chiesa, propria della Liturgia cattolica per l’universalità, l’univocità, la sacralità. Oltre che lingua classica e vincolo di unità tra popoli e culture et alia [qui],

re: Summorum
[...] questa baggianata iperbolica che uno deve conoscere il latino altrimenti non può capire la messa tridentina. Mia nipote ha sette anni e va pazza per un giochino del cellulare che ha spopolato fra tutte le sue coetanee anche quelle meno intelligenti di lei. Il giochino ha tutta l'interfaccia in inglese, game, gift, stamina, options, character, home, presets, tutte le spiegazioni in inglese, tutti i suggerimenti e tutorial in inglese. È vero che options ha anche l'icona della rotella dentata come in tante altre app ma a sette anni, capiscimi, solo sette anni, l'inglese non scoraggia né lei né le amiche anzi, capiscono il senso, discutono fra di loro quello che sono riuscite a fare, i significati e le funzioni di quello che hanno scoperto. Per diventare operativa e giocare autonomamente bastò un'oretta in compagnia con una sua amica: installa il gioco, questo si fa così, qui si risponde così, ciao ciao. Un'ora. Bastata un'ora per diventare autonoma. La vicina di casa, più grandicella (otto anni) ha già pubblicato un video su youtube dove mostra quello che è riuscita a fare. Stiamo parlando di un giochino completamente in inglese. Allora, quando un gerarca mitriato ti dice che il latino è un ostacolo, che non lo conosci o non lo hai studiato, che bisogna capire per partecipare, che non puoi stare sempre col naso nel messalino, non solo ti sta prendendo per i fondelli alla grande, ma sta insinuando che sei estremamente più ritardato di un ritardato di sette anni. [...]

14 commenti:

  1. Attenzione alla precocità in un ambito che può andare a scapito della crescita complessiva. E' un fatto che l'apprendimento da giovani è più facile di quello da adulti quando la mente si è riempita di molti contenuti, di giudizi e pregiudizi.

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  2. Di questo passo , stare al passo con i tempi, si dovrebbe arrivare alla Messa secondo il linguaggio degli sms ?

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  3. "quando un gerarca mitriato ti dice che il latino è un ostacolo ..... ti sta prendendo per i fondelli alla grande" : non credo, sono convinto che ciò derivi dall'odio per la Chiesa Cattolica preconciliare che gli hanno istillato nel cervello in seminario, e chi era reticente veniva inviato a togliere il disturbo, come quel prete francese che fu perseguitato perché si ostinava a stare in talare, ed erano gli anni del CV II. Vivono di odio per la vera chiesa, questi del clero modernista. Personalmente, non li considero guide pastorali delle anime, ma sabotatori infiltrati dal Nemico per depistare le anime dalla strada stretta e tortuosa che conduce in paradiso, instradandole sull'autostrada a 8 corsie che invece li porta inconsapevolmente a porta inferi. Speso vengo cestinato per queste mie convinzioni, pazienza, ma non cambio opinione su questa gente, su questa falsa chiesa, su questo falso clero.

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  4. Purtroppo, come dice Catholicus, il tutto nasce da un odio verso qualsiasi cosa sia vagamente tacciabile di preconciliare.

    Questo è particolarmente vero nei seminari, dove dal Concilio ad oggi le nuove leve vengono accuratamente addestrate a considerare pericoloso (ancor prima che "superato" o "ridicolo") qualsiasi cosa tacciabile di preconciliarismo, ivi inclusi dettagli secondari come la recita personale del rosario, l'uso del clergyman, il non grande zelo per le canzonette chiesastiche recenti, ecc. Viene persino incoraggiata certa bigotteria (come il chiudere talvolta un occhio sulle sfilata di moda in talare, o il consentire di sbavare sui cataloghi di arredi liturgici, o perfino qualche espressione latina - purché adoperata come lingua esotica per ravvivare con un tocco di esotismo le noiose messinscene), purché contribuisca a far considerare pericoloso (oltre che superato e ridicolo) qualsiasi atteggiamento vagamente "preconciliare". Siamo al punto che la Comunione "sulle mani" o le sperimentazioni di preghiere eucaristiche non previste dal Messale (sic!) erano partite dai seminari e dalle case di formazione, decenni prima di quel fatidico 1989 della CEI.

    L'addestramento a temere il preconcilio come Male Assoluto avviene più con la dittatura soft alla melensa che con le prese di posizione staliniane (riservate alle grandi occasioni, quando cioè diventa evidente qualche assurdità postconciliare). Il risultato è che anche un prete che vorrebbe essere più "tridentino" ha una fifa boia di apparire come il ribelle, come il mostro sbattuto in prima pagina, come il nemico del dialogo e della comunione ecclesiale, come il cretino a cui applicare un Trattamento Sanitario Obbligatorio (anche in URSS i non credenti nello stalinismo venivano considerati non tanto dei criminali ma dei malati di mente). Domenica scorsa il sacerdote biritualista che celebrava la Messa Tridentina, ha visto entrare in chiesa durante l'omelia alcuni strani figuri, facce mai viste prima: ha sudato freddo ed ha prontamente infilato nell'omelia una citazione elogiativa-idolatrica del Concilio Vaticano II, "come ci dice il Concilio, il Concilio che ci insegna, dal Concilio possiamo, poiché il Concilio ci ha detto". Gli strani figuri erano solo fedeli da fuori paese giunti in ritardo, ma non si sa mai.

    Credo che la miglior dimostrazione del caos che regna nella Chiesa sia stata il fatto che - caso più unico che raro nella storia della Chiesa - durante la recente pandemia di isteria globale i vescovi sono stati tutti d'accordo (prendete fiato e rileggete lentamente: i vescovi tutti d'accordo, all'unisono, un cuor solo, una voce sola, un'anima sola) nel privare i fedeli dei sacramenti, e i preti siano stati pressoché tutti d'accordo nel cercare di non farsi notare. Non tanto per la paura delle reazioni della società civile ("civile", poi, è già un eufemismo), ma per paura delle rampogne del vescovo o del superiore.

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  5. Speso vengo cestinato per queste mie convinzioni, pazienza, ma non cambio opinione su questa gente, su questa falsa chiesa, su questo falso clero.

    Non è mai cestinato per queste convinzioni ma per alcuni toni quando sono sopra le righe. Condivido l'indignazione conoscendone le cause, ma non quando diventa l'unica cifra della comunicazione...

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  6. Cari fratelli buon pranzo a tutti e ringraziamo Dio finché c’è n’è!
    Poi un’altra cosa molto importante da dire e sapere. Finché il cattolico obbedirà sempre alla massoneria vaticana e continuerà ad usare le “maschere” che ci impongono in chiesa davanti a Gesù dove c’è già il distanziamento, non ne usciremo più. Un tempo c’erano sacerdoti che lottavano per il bene dei fedeli, ma forse oggi non lo fanno più perché i fedeli credono ad una obbedienza che non viene dall’alto? Si, perché questa non è obbedienza a Dio ma alla Cei che si è venduta al potere mondiale. Infatti si sentono pronunciare di quelle affermazioni su Gesù e la Santa Trinità da far rabbrividire....!
    Toglietevi le mascherine entrando in chiesa che non fate peccato, come non farebbero peccato i sacerdoti a dare l’Eucarestia senza guanti e in bocca. Anzi, si guadagnerebbero il paradiso immediatamente, ne sono certa. D’altronde c’è chi dà la vita in altri parti del mondo, noi invece ce la vogliamo salvare con un’obbedienza satanica? Pensateci, voi laici e sacerdoti!

    Una amica di Milano mi ha scritto di aggiungere anche il suo dolore:
    Se vado in qualunque chiesa di Milano mi obbligano a tenere la mascherina! Io la tolgo ma sono stata ripresa più volte. A questo punto prego a casa, ma che dolore dentro che ho! Questa è persecuzione ormai non più nascosta anche da parte della chiesa.

    Cosa si deve rispondere a questa sorella? Una cosa sola: che ti riprendano pure, tu continua a guardare il tabernacolo e prega per i tuoi persecutori la preghiera di Ester. Purtroppo siamo in mano a gente che è diventata peggio dei farisei al tempo di Gesù, e il cattocomunismo dentro la chiesa ha formato bene i suoi adepti. Ecco perché odiano la messa di sempre..... (Enza Pasquali)

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  7. Mentre noi eravamo obbligati ad indossare la museruola loro cercavano di decimarci, privandoci del conforto affettivo e spirituale

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  8. Purtroppo non ti riprendono soltanto, se persisti a stare senza, i solerti gilet giallo-arancioni ti accompagnano fuori, sic et simpliciter.......

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  9. Ad superna semper intenti16 giugno, 2020 20:37

    Comunque la si metta, se si va a fondo delle cose, il problema non è linguistico. Il problema è un approccio al sacro che proprio non esiste, in chi svillaneggia le lingue antiche usate nelle liturgie tradizionali.

    Siccome noi viviamo nella nostra "bolla occidentale" diamo per scontato tutti i lavaggi culturali dai quali siamo usciti noi stessi. Uno di questi è quello razionalistico, quello cioè, con il quale ci avviciniamo ad ogni cosa con la mente puramente razionale. Il fatto è che la Bibbia non è stata scritta con la mente razionale, essendo provenuta per Rivelazione e da società PRE-RAZIONALISTICHE. E come la Bibbia, la Liturgia è la celebrazione di questa Rivelazione e chiede la mens di chi l'ha composta che, appunto, non è irrazionale ma pre-razionalistica (oltre che pre-illuministica, pre-romantica, ecc.).

    Il frutto più maturo del razionalismo non è che l'immanentismo, ossia per dirla alla Kant, la Rivelazione nei (strettissimi) limiti della ragione.
    Ovvio che, stando così le cose, si svillaneggia il latino e chi lo segue. In realtà non è tanto il latino la mira ma l'atteggiamento che sta a monte di esso, di ammirazione, di contemplazione, di predisposizione ad intuire il Signore che, per grazia, lascia il suo segno in noi.

    A quel punto il poco che resta di un rito non può che essere sbeffeggiato o, come fa Bergoglio, trovare indisposti e musoni i preti che lo celebrano.

    Gratta, gratta, al fondo è tutta una questione di mancanza di fede e di grazia!

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  10. Ma soprattutto confrontarsi con il latino, costringe anche ad acculturarsi, andando a fondo sui significati veri delle parole e capire che è meglio un "non inducat in tentatione" che il misero e falso "non abbandonarci alla tentazione". la Chiesa cattolica ha rinunciato a tenere alto il livello dei propri fedeli per tenerli ignoranti della propria ricchezza bimillenaria, facendogli credere che la modernità è sempre meglio che il passato
    Alberto Lacchini

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    1. Non è "non inducat in tentatione" ma "ne nos inducas in tentationem"

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  11. https://www.sursumcorda.cloud/articoli/centro-studi-vincenzo-ludovico-gotti/2387-il-latino-lingua-viva-nella-chiesa-del-card-antonio-bacci.html

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  12. SE GRECO, LATINO E FILOSOFIA, SERVANO A QUALCOSA
    (di Luciano Sesta, docente di filosofia)

    "Ricevo da più parti, privatamente, questa citazione di Agnes Heller. È molto bella, ma senza voler sembrare pignolo, mi pare alimenti un equivoco che finisce per smentirla.

    Quando diciamo che poesia e filosofia, per esempio, sono “inutili”, intendiamo dire che il loro valore prescinde da ciò che, studiandole, possiamo “fare” (un edificio, un ponte, un’operazione chirurgica) o “ottenere” (denaro, un lavoro ecc.). Greco, latino e filosofia non sono discipline utili, ma amabili. Chiedersi a cosa serva leggere poesie o riflettere sulla vita sarebbe come chiedersi a cosa serve ascoltare musica, fare l’amore o giocare. A nulla. Sono cose che si fanno per il valore che hanno in se stesse, non perché utili a ottenere qualcos’altro.

    Il filosofo tedesco Martin Heidegger, in quest’ottica, diceva che il problema non è cosa possiamo fare con la filosofia, ma cosa la filosofia può fare di noi. I saperi cosiddetti “inutili”, in breve, non servono a qualcosa, ma formano qualcuno.

    Proprio per questo, però, non direi, come fa la Heller, che consentono di “fare tutto”, come se il loro vantaggio sui saperi utili si giocasse sullo stesso terreno dell’utilità. Dire così significherebbe rassegnarsi all’idea che l’utilità sia il valore principale, su cui andrebbero misurati non solo i saperi utili, ma, appunto, anche quelli inutili. Come quando anche Umberto Eco diceva che, nel loro apparente svantaggio rispetto a ingegneri e medici, i laureati in Filosofia e in Lettere sono attrezzati per “fare” qualunque lavoro.

    In realtà, al di là della professione specifica alla quale abilitano, i saperi cosiddetti “inutili” consentono non già di “fare tutto”, come dice la Heller, ma semmai di “affrontare tutto”, e dunque, per esempio, anche l’impossibilità di fare qualcosa e la conseguente necessità di accettare situazioni che non possiamo modificare. I saperi “inutili” riguardano insomma non le competenze tecniche che si possono avere o non avere, e con le quali si può fare o non fare qualcosa, ma il tipo di persona che si diventa. Diversamente non si spiegherebbe come mai ci siano in giro più medici e ingegneri con il pallino della poesia e dei romanzi che laureati in Lettere classiche con il pallino dell’ingegneria idraulica..."

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