Precedenti qui - qui - qui - qui - qui - qui - qui - qui - qui - qui. Ricordo qui la prima testimonianza di padre Folsom dopo il terremoto: "Ci sono due simboli che possiamo trarre da questa storia e che ci invitano a fare riflessioni importanti. Innanzitutto, la Basilica di San Benedetto e l’altare del santo sono gravemente danneggiati. La cultura cattolica della civiltà occidentale sta crollando. Ce l’abbiamo davanti agli occhi. Il secondo simbolo è l’assembramento di persone attorno alla statua di San Benedetto in piazza, unite nella preghiera. Questo è l’unico modo di ricostruire".
Dal terremoto al virus, cosa ci dice una «chiesa con la “c” minuscola» riaperta dai seguaci di San Benedetto sui monti in cui nacque il continente cristiano
LA “STABILITÀ” DEI MONACI DA COMBATTIMENTO
Costruire, costruire, costruire perché Nova Facio Omnia, e l’edificazione della Nuova Gerusalemme in tutto il suo splendore affonda e prospera su solide fondamenta, «San Benedetto sapeva bene che il cambiamento esteriore di disciplina o di luogo, non porta mai in sé nuova vita. Per questo motivo egli ha dato in dono ai suoi monaci il voto di stabilità. Anche quando sembra che tutte le circostanze esterne siano contro di lui, il monaco deve restare e crescere nella Fede», ha ripetuto padre Benedetto mandando agli amici aggiornamenti sulle opere e la vita dei suoi “monaci da combattimento”: «Combattiamo contro noi stessi, contro l’uomo vecchio. Combattiamo i vizi», raccontavano a Tempi gli eredi del Santo che nel 2000 arrivarono dagli Stati Uniti e tornarono ad essere una comunità, a far rifiorire la vita e la regola di San Benedetto scomparsa a Norcia a causa delle soppressioni degli Ordini religiosi nel 1810 da parte di Napoleone: una comunità di giovanissimi uomini, una comunità del silenzio, della preghiera, della solitudine, del lavoro, del digiuno e del canto nel luogo risorta dove nacquero Benedetto e la sorella Scolastica, «il paradosso della vita monastica è questo: che proprio il fatto di essersi separati dal mondo rende possibile amare il mondo nel modo giusto, dare un contributo che risponde al bisogno di chi vive nel mondo. Oggi noi riusciamo a fare del bene alle persone come non saremmo riusciti se fossimo rimasti nel mondo».
IL TERREMOTO, IL VIRUS E IL CAMPANILE
La mattina del 30 ottobre del 2016 erano scesi dalla montagna correndo in città con l’olio sacro, lasciando nei prefabbricati costruiti dopo il terremoto del 24 agosto otto di loro in ginocchio con lo sguardo fisso su Norcia dilaniata dal secondo terribile sisma e la corona del rosario in mano. Si erano fatti strada tra la gente terrorizzata e le macerie fumanti, avevano guidato i vigili del fuoco nelle abitazioni a trascinare fuori vecchiette che non volevano uscire, li avevano convinti a buttare giù la porta della cappella delle Clarisse dove otto suore terrorizzate attorno all’altare pregavano che qualcuno venisse a salvarle. Tutto era crollato, eppure nessuno era morto. I monaci raccontano ancora quel fatidico giorno come il giorno del miracolo di San Benedetto che ha preso su di sé i peccati di Norcia, come Cristo per il mondo, offrendo all’uomo l’occasione di convertirsi. Il giorno in cui videro il loro monastero sbriciolarsi e decisero di onorare il metodo monastico che aveva cristianizzato tutta l’Europa: restare e costruire. «Pretendere che Dio restituisca ciò che abbiamo perso è una grande tentazione», ha scritto più volte padre Benedetto mentre un popolo da tutto il mondo li aiutava a rimettere in piedi il monastero, certi che il monastero avrebbe aiutato il popolo.
Così fu, e continua ancora ad essere: lo scorso marzo, i monaci hanno iniziato a offrire una preghiera «per la liberazione da “peste, carestie e guerre”, così come gli antichi che sapevano che queste tribolazioni spesso sorgevano insieme» e lo hanno fatto elevando le impalcature per il restauro del campanile che si staglia sulla città di Norcia e la valle di Santa Scolastica, perché «alzando lo sguardo verso il campanile possiamo pregare insieme ai monaci per il nostro paese e per il mondo intero in questi giorni di sofferenza per la diffusione del coronavirus».
UNA CHIESA DI PIETRA (TRA CHIESE CHIUSE E BRUCIATE)
Costruire, costruire, costruire qualcosa che sia per sempre: oggi come negli anni caotici vissuti dal santo patrono d’Europa, oggi come nel 2016, quando in molti in Italia si sono chiesti cosa resta in piedi quando tutto crolla, nell’anno in cui per mesi tutto si è fermato, l’anno delle chiese d’Europa chiuse per la paura del contagio o date alle fiamme [vedi] e riconvertite in pub, musei, campi da minigolf per mancanza di fondi e fedeli, padre Benedetto e compagni hanno continuato a edificare sui monti dove i monaci costruirono la civiltà del continente cristiano distrutto dai barbari, coscienti del valore di ogni altare consacrato, ricordandoci che «come il corpo di un santo è diventato una dimora per Cristo, così anche la Chiesa consacrata diventa una dimora per Cristo stesso e per tutti coloro che vogliono adorarlo»; celebrando, in Santa Maria della Misericordia, il dies natalis, la rinascita della loro chiesa e del passaggio dalla precarietà alla stabilità «che solo la chiesa di pietra può consolidare»; ricordando le nascite dei santi e martiri ascesi al cielo «attraverso gli edifici in cui preghiamo». È con questa «ricca simbologia in mente che abbiamo quindi fatto il passaggio storico alla chiesa di pietra Santa Maria della Misericordia», ha scritto padre Benedetto, «resta ancora molto da costruire, poiché le mura del monastero stanno venendo su pian piano, ma speriamo che questa riapertura di una chiesa con la “c” minuscola possa servire a ricordare a tutti noi che la Chiesa è più matura per i frutti quando è più debole». (Fonte)
I monaci di Norcia sono dalla parte del Bene.
RispondiEliminaLe tre domeniche precedenti la Quaresima sono la Settuagesima, la Sessagesima e la Quinquagesima e formano il tempo liturgico di tre settimane della Settuagesima. É come prolungamento o preparazione della Quaresima, poiché ne assume quasi tutti i caratteri : il colore viola dei paramenti, la soppressione del Gloria, dell'Ite Missa est e dell'Alleluja e l'introduzione del Tratto e del motto Laus tibi, Domine. La Chiesa romana, adottando questo tempo, che veniva dall'Oriente, non impose mai il digiuno. La Settuagesima con le sue sette settimane starebbe a significare i 70 anni di schiavitù che precedettero la liberazione dall'Egitto per gli Ebrei e per i cristiani il lungo periodo di schiavitù che precede il riscatto prima della Redenzione operata da Cristo nella Pasqua. Gli estremi della Settuagesima vanno dal 18 gennaio al 22 febbraio e vengono chiamati chiavi dell'Alleluja.
RispondiEliminaEmiliano Toso: Translational Music 432 Hz
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=LAKFMkJNj5g
https://www.maurizioblondet.it/populisti-online-piegano-wall-street/
RispondiEliminaPopulisti online piegano Wall Street
Maurizio Blondet 29 Gennaio 2021
“E’ come l’insurrezione dei populisti che abbiamo visto alle elezioni”: così il finanziere Bill Gross commenta l’aumento di azioni di Gamestop (un’azienda qualunque, in difficoltà) che gli squali di Walll Street – gli odiati hedge funds – avevano preso di mira, vendendone le azioni allo scoperto (cioè senza averle) contando di comprarle dopo che il prezzo è calato, facendo profitti sulla differenze...
Se sapeste cosa è accaduto la notte del 24 Agosto poche ore prima del terremoto e siete di quelli o di quei pochi che credono nei castighi di Dio,allora capirete il motivo. Mi ricordo che in un paesino dell'Italia meridionale fino a pochi momenti dopo la prima scossa di terremoto,si erano scatenate,nel contesto di una festa estiva cittadina, orde di barbari ed ubriaconi con automobili e motociclette,dopo avere festeggiato con musiche di Raffaella Carrà in un parco (ad altissimo volume e pornografia praticata con adulteri e prostituzione ecc...) scorrazzavano ubriachi e violenti con urla ed insulti,che chiamarli barbari sarebbe una offesa ai popoli antichi. Mentre ancora scorrazzavano tra le vie,arrivò la notizia della prima scossa in un paesino chiamato stranamente "Amatrice". In nessun paese o comune d'Italia quella notte accadde quello che accadde lì.
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