Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 10 giugno 2019

“La Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità” (1 Tim 3, 15) Dichiarazione sulle verità riguardanti alcuni degli errori più comuni nella vita della Chiesa nel nostro tempo

Le verità della Fede cattolica sono messe in discussione come mai prima d'ora.  E i fedeli cattolici cercano conferme dai loro pastori.  Il cardinale Raymond Burke e il vescovo Athanasius Schneider, insieme ad un cardinale e ad altri vescovi , hanno appena rilasciato una pubblica "Dichiarazione di verità" della fede, per rimediare alla "quasi universale confusione e disorientamento dottrinale" che mette in pericolo la salute spirituale e la salvezza eterna delle anime nella Chiesa di oggi.
Alcune delle 40 verità chiarite nella dichiarazione fanno implicito riferimento a dichiarazioni di Papa Francesco, mentre altre si riferiscono a punti di confusione che sono sorti o intensificati durante l'attuale pontificato.
Il documento di otto pagine (vedi testo completo riportato di seguito corredato anche di una Nota esplicativa) è apparso per la prima volta nel National Catholic Register ed è  pubblicato in diverse lingue il lunedì di Pentecoste, lunedì 10 giugno, col titolo:  Dichiarazione delle verità relative ad alcuni degli errori più comuni nella vita della Chiesa del nostro tempo. Esso è composto da quattro parti: Fondamenti di fede (1-2), Il Credo (3-11), La legge di Dio (12-29) e I sacramenti (30-40).
La prima parte, sui "Fondamenti di fede", affronta gli attacchi contro l'infallibilità della Chiesa e il problema del relativismo dottrinale, cioè la convinzione che il significato della dottrina cattolica cambia o si evolve, a seconda dell'età storica o delle circostanze.
La seconda parte, su "Il Credo", dissipa l'errore che "Dio è glorificato principalmente dal fatto stesso del progresso nella condizione temporale e terrena della razza umana".  Dichiara inoltre che i musulmani e gli altri non cristiani non adorano Dio allo stesso modo dei cristiani, poiché l'adorazione cristiana è un atto di fede soprannaturale. Dichiara inoltre che l'obiettivo del "vero ecumenismo" è che "i non cattolici dovrebbero entrare in quella unità che la Chiesa cattolica possiede già indistruttibilmente".
La terza parte, sulla "Legge di Dio", è dedicata alle verità della tradizione morale cattolica.
La quarta parte, sui Sacramenti, riafferma l'insegnamento della Chiesa sulla transustanziazione (30); sulla natura della Santa Messa come "un vero e proprio sacrificio offerto alla Santissima Trinità e questo sacrificio è propiziatorio sia per gli uomini che vivono sulla terra sia per le anime del Purgatorio"; sulla presenza reale di Gesù Cristo nella Santa Eucaristia; e sulla differenza essenziale tra il sacerdozio ordinato e il sacerdozio dei fedeli.
Ogni fedele è chiamato a supportare l'importante documento "Dichiarazione di verità"  e  i coraggiosi prelati che lo hanno reso pubblico firmando un'apposita petizione.

I fondamenti della fede

1. Il senso corretto delle espressioni “tradizione vivente”, “Magistero vivente”, “ermeneutica della continuità” e “sviluppo della dottrina” include la verità che qualunque nuova comprensione del deposito della fede non può essere contraria a quanto la Chiesa ha sempre proposto nello stesso dogma, nello stesso senso e nello stesso significato (cfr. Concilio Vaticano I, Dei Filius, 3, cap. 4, “in eodem dogmate, eodem sensu, eademque sententia“).

2. Il significato delle formule dogmatiche nella Chiesa “rimane sempre vero e coerente, anche quando è maggiormente chiarito e meglio compreso”. Quindi è sbagliato sostenere: primo, “che le formule dogmatiche (o qualche categoria di esse) non possono manifestare la verità determinatamente, ma solo delle sue approssimazioni cangianti, che sono, in certa maniera, deformazioni e alterazioni della medesima”; secondo, “che le stesse formule, inoltre, manifestano soltanto in modo indefinito la verità, la quale deve essere continuamente cercata attraverso quelle approssimazioni”. Quindi, “chi la pensasse così, non sfuggirebbe al relativismo dogmatico e falsificherebbe il concetto d’infallibilità della Chiesa, relativo alla verità da insegnare e ritenere in modo determinato” (Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione Mysterium Ecclesiae circa la dottrina cattolica sulla Chiesa per difenderla da alcuni errori d’oggi, 5).

Il Credo

3. “Il Regno di Dio, cominciato quaggiù nella Chiesa di Cristo, non è di questo mondo, la cui figura passa; e la sua vera crescita non può esser confusa con il progresso della civiltà, della scienza e della tecnica umane, ma consiste nel conoscere sempre più profondamente le imperscrutabili ricchezze di Cristo, nello sperare sempre più fortemente i beni eterni, nel rispondere sempre più ardentemente all’amore di Dio, e nel dispensare sempre più abbondantemente la grazia e la santità tra gli uomini. (…) L’intensa sollecitudine della Chiesa, Sposa di Cristo, per le necessità degli uomini, per le loro gioie e le loro speranze, i loro sforzi e i loro travagli, non è quindi altra cosa che il suo grande desiderio di esser loro presente per illuminarli con la luce di Cristo e adunarli tutti in Lui, unico loro Salvatore. Tale sollecitudine non può mai significare che la Chiesa conformi sé stessa alle cose di questo mondo, o che diminuisca l’ardore dell’attesa del suo Signore e del Regno eterno” (Paolo VI, Lettera apostolica Solemni hac liturgia -Credo del Popolo di Dio-, 27). È quindi erronea l’opinione di chi afferma che Dio è glorificato principalmente dal progresso delle condizioni temporali e terrene dell’umanità.

4. Dopo l’istituzione della Nuova ed Eterna Alleanza in Gesù Cristo, nessuno può essere salvato soltanto mediante l’obbedienza alla legge di Mosè, senza avere fede in Cristo come vero Dio e unico Salvatore dell’umanità (cfr. Rm 3,28; Gal 2,16).

5. I musulmani e tutti quelli che non hanno fede in Gesù Cristo, Dio e uomo, anche se monoteisti, non possono rendere a Dio la stessa adorazione dei cristiani, cioè il culto soprannaturale in Spirito e Verità (cfr. Gv 4,24; Ef 2,8) di quanti hanno ricevuto lo Spirito di adozione filiale (cfr. Rom 8,15).

6. Le spiritualità e religioni che promuovono qualsiasi tipo di idolatria o panteismo non possono essere considerate né come “semi” né come “frutti” del Verbo Divino, poiché si tratta di inganni che precludono l’evangelizzazione e la salvezza eterna dei loro aderenti, come insegna la Sacra Scrittura: “in loro, increduli, il dio di questo mondo ha accecato la mente, perché non vedano lo splendore del glorioso vangelo di Cristo, che è immagine di Dio” (2 Cor 4,4).

7. Secondo il vero ecumenismo i non cattolici devono entrare in quella unità che la Chiesa Cattolica già possiede in modo indistruttibile in virtù della preghiera di Cristo, sempre ascoltata dal Padre, “affinché siano una cosa sola” (Gv 17,11), e che si professa nel Simbolo della Fede: “Io credo in una Chiesa”. L’ecumenismo, quindi, non potrebbe legittimamente avere come scopo l’istituzione di una Chiesa unificata che non esiste ancora.

8. L’inferno esiste e coloro che vi sono condannati per qualsiasi peccato mortale senza pentimento sono eternamente puniti dalla giustizia divina (cfr. Mt 25,46). Secondo l’insegnamento della Sacra Scrittura, non solo gli angeli caduti, ma anche le anime umane sono dannate eternamente (cfr. 2 Ts 1,9; 2 Pt 3,7). Inoltre, gli esseri umani eternamente dannati non saranno annientati, dal momento che le loro anime sono immortali secondo l’insegnamento infallibile della Chiesa (cfr. V Concilio Lateranense, sess. 8).

9. La religione nata dalla fede in Gesù Cristo, il Figlio di Dio incarnato e l’unico Salvatore dell’umanità, è l’unica religione, voluta positivamente da Dio. È opinione sbagliata affermare che, così come Dio vuole positivamente la diversità dei sessi maschile e femminile e la diversità delle nazioni, vuole anche la diversità delle religioni.

10. “La nostra religione [cristiana] instaura effettivamente con Dio un rapporto autentico e vivente, che le altre religioni non riescono a stabilire, sebbene esse tengano, per così dire, le loro braccia tese verso il cielo” (Paolo VI, Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, 53).

11. Il dono del libero arbitrio con cui Dio Creatore ha dotato la persona umana conferisce all’uomo il diritto naturale di scegliere solo il bene e la verità. Nessuna persona umana ha quindi il diritto naturale di offendere Dio scegliendo il male morale del peccato o dell’errore religioso dell’idolatria, della blasfemia o di un’altra falsa religione.

La legge di Dio

12. Una persona giustificata ha la forza necessaria, con la grazia di Dio, di adempiere alle esigenze oggettive della legge divina, poiché tutti i comandamenti di Dio si rendono adempibili ai giustificati. Poiché la grazia di Dio, quando giustifica il peccatore, per la sua propria natura produce la conversione da ogni peccato grave (cfr. Concilio di Trento, sess. 6, decreto sulla giustificazione, cap. 11; 13).

13. “I fedeli sono tenuti a riconoscere e a rispettare i precetti morali specifici, dichiarati e insegnati dalla Chiesa in nome di Dio, Creatore e Signore. (…) L’amore di Dio e l’amore del prossimo sono inseparabili dall’osservanza dei comandamenti dell’Alleanza, rinnovata nel sangue di Gesù Cristo e nel dono dello Spirito” (Giovanni Paolo II, Enciclica Veritatis Splendor, 76). Secondo l’insegnamento della stessa enciclica, sbagliano quelli che “credono di poter giustificare, come moralmente buone, scelte deliberate di comportamenti contrari ai comandamenti della legge divina e naturale. Quindi, “queste teorie non possono richiamarsi alla tradizione morale cattolica” (ibid.).

14. Tutti i comandamenti di Dio sono ugualmente giusti e misericordiosi. È quindi errato dire che una persona, obbedendo ad una proibizione divina – come per esempio al sesto comandamento, ovvero di non commettere adulterio – possa peccare contro Dio per tale atto di obbedienza o danneggiare sé stesso moralmente, o peccare contro il prossimo.

15. “Nessuna circostanza, nessuna finalità, nessuna legge al mondo potrà mai rendere lecito un atto che è intrinsecamente illecito, perché contrario alla Legge di Dio, scritta nel cuore di ogni uomo, riconoscibile dalla ragione stessa, e proclamata dalla Chiesa” (Giovanni Paolo II, Enciclica Evangelium vitae, 62). Vi sono principi e verità morali contenute nella rivelazione divina e nella legge naturale che comportano proibizioni negative, le quali vietano assolutamente un certo tipo di azioni in quanto sempre gravemente illegali a causa del loro oggetto. Quindi, è sbagliato affermare che una buona intenzione o una buona conseguenza è, o può essere, sufficiente per giustificare il compimento di questo tipo di azioni (cfr. Concilio de Trento, sess. 6, de iustificatione, c. 15; Giovanni Paolo II, Esortazione Apostolica, Reconciliatio et Paenitentia, 17; Enciclica Veritatis splendor, 80).

16. La legge naturale e divina impedisce a una donna che ha concepito un bambino nel suo grembo di uccidere questa vita umana in lei presente, sia nel caso in cui sia ella stessa a farlo, sia che lo facciano altri, direttamente o indirettamente (cfr. Giovanni Paolo II, Enciclica Evangelium vitae, 62).

17. Le procedure che provocano il concepimento al di fuori dell’utero “sono moralmente inaccettabili, dal momento che dissociano la procreazione dal contesto integralmente umano dell’atto coniugale” (Giovanni Paolo II, Enciclica Evangelium vitae, 14).

18. Nessun uomo può mai essere moralmente giustificato o moralmente autorizzato a voler uccidersi o farsi uccidere dagli altri al fine di fuggire dalla sofferenza temporale. “L’eutanasia è una grave violazione della Legge di Dio, in quanto uccisione deliberata moralmente inaccettabile di una persona umana. Tale dottrina è fondata sulla legge naturale e sulla Parola di Dio scritta, è trasmessa dalla Tradizione della Chiesa ed insegnata dal Magistero ordinario e universale” (Giovanni Paolo II, Enciclica Evangelium vitae, 65).

19. Il matrimonio è, per volere divino e per legge naturale, l’unione indissolubile di un uomo e di una donna (cfr. Gen 2,24; Mc 10, 7-9; Ef 5, 31-32). “Per la sua stessa natura l’istituto del matrimonio e l’amore coniugale sono ordinati alla procreazione e alla educazione della prole e in queste trovano il loro coronamento” (Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 48).

20. Secondo la legge naturale e divina, nessun essere umano può volontariamente e senza peccare esercitare le sue potenzialità sessuali al di fuori di un matrimonio valido. Pertanto è contrario alla Sacra Scrittura e alla Tradizione affermare che la coscienza può giudicare gli atti sessuali tra persone unite da un matrimonio civile come moralmente giustificati o addirittura richiesti o persino comandati da Dio, nonostante una o entrambe le persone siano già sacramentalmente sposate con un altro (cfr. 1Cor 7,11; Giovanni Paolo II, Esortazione Apostolica Familiaris consortio, 84).

21. La legge naturale e Divina proibisce “ogni azione che, o in previsione dell’atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione” (Paolo VI, Enciclica Humanae vitae, 14).

22. Chi ha ottenuto un divorzio civile dal coniuge a cui è validamente sposato (o sposata) e ha contratto un matrimonio civile con un’altra persona durante la vita del coniuge, e vive more uxorio con il suo partner civile, e sceglie di rimanere in questo stato con piena conoscenza della natura del suo atto e con pieno consentimento della volontà verso quell’atto, si trova in uno stato di peccato mortale e, pertanto, non può ricevere la grazia santificante e crescere nella carità. Dunque, questi cristiani, a meno che non vivano come “fratello e sorella”, non possono ricevere la Santa Comunione (cfr. Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica Familiaris consortio, 84).

23. Due persone dello stesso sesso peccano gravemente quando cercano un piacere venereo reciproco (cfr. Lev 18,22, Lev 20,13, Rom 1, 24-28, 1 Cor 6, 9-10, 1 Tim 1,10; Gd 7). Gli atti omosessuali “in nessun caso possono essere approvati” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2357). Quindi, è contrario alla legge naturale e alla Rivelazione Divina sostenere che Dio, il Creatore, così come ha dato ad alcuni umani una disposizione naturale per provare attrazione sessuale verso persone del sesso opposto, ad altri ha dato una disposizione naturale per provare desiderio sessuale verso persone dello stesso sesso e che in quest’ultimo caso Dio vuole si metta in pratica tale condotta in alcune circostanze.

24. La legge umana, o qualsivoglia altro potere umano, non possono dare a due persone dello stesso sesso il diritto di sposarsi insieme, né di dichiarare che siano sposate, poiché ciò è contrario alla legge naturale e divina. “Nel disegno del Creatore complementarità dei sessi e fecondità appartengono quindi alla natura stessa dell’istituzione del matrimonio” (Congregazione per la Dottrina della Fede, Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, 3 giugno 2003, 3).

25. Le unioni che hanno il nome di matrimonio senza possederne la realtà, non possono ricevere la benedizione della Chiesa, poiché ciò è contrario alla legge naturale e divina.

26. Il potere statale non può stabilire unioni civili o giuridiche tra due persone dello stesso sesso che imitino chiaramente l’unione del matrimonio, anche qualora non ricevano il nome di matrimonio, poiché dette unioni indurrebbero le persone che le contraggono a un grave peccato, e sarebbero causa di grave scandalo per il prossimo (cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede, Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, 3 giugno 2003, 11).

27. Il sesso maschile e quello femminile, “essere uomo”, “essere donna”, sono realtà biologiche, create dalla sapiente volontà di Dio (cfr. Gen 1, 27; Catechismo della Chiesa Cattolica, 369). È quindi una ribellione contro la legge naturale e divina e un peccato grave che un uomo possa diventare una donna mutilandosi o anche semplicemente dichiarandosi tale, o che una donna possa similmente diventare uomo, o affermare che l’autorità civile abbia il dovere o il diritto di agire come se tali atti fossero o potrebbero essere possibili e legittimi (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 2297).

28. Conformemente alla Sacra Scrittura e alla tradizione costante del Magistero ordinario e universale, la Chiesa non ha errato nell’insegnare che il potere civile possa legittimamente esercitare la pena capitale sui malfattori laddove ciò è veramente necessario per preservare l’esistenza o il giusto ordine della società (cfr. Gen 9,6; Gv 19,11; Rom 13, 1-7; Innocenzo III, Professio fidei Waldensibus praescripta; Catechismo Romano del Concilio di Trento, p. III, 5, n. 4; Pio XII, Discorso ai partecipanti al Convegno nazionale di studio dell’Unione dei giuristi cattolici italiani, 5 dicembre, 1954).

29. Ogni autorità, sulla terra così come in cielo, appartiene a Gesù Cristo, quindi le società civili e tutte le altre associazioni di uomini sono soggette alla sua regalità poiché “il dovere di rendere a Dio un culto autentico riguarda l’uomo individualmente e socialmente” (Catechismo della Chiesa cattolica, 2105; cfr. Pio XI, Enciclica Quas primas, 18-19; 32).

I sacramenti

30. Nel Santissimo Sacramento dell’Eucaristia avviene un meraviglioso cambiamento, di tutta la sostanza del pane nel corpo di Cristo, e di tutta la sostanza del vino nel Suo sangue, un cambiamento che la Chiesa cattolica chiama molto adeguatamente transustanziazione (cfr. Concilio Lateranense IV, cap. 1, Concilio di Trento, sess. 13, c. 4). “Ogni spiegazione teologica, che tenti di penetrare in qualche modo questo mistero, per essere in accordo con la fede cattolica deve mantenere fermo che nella realtà obiettiva, indipendentemente dal nostro spirito, il pane e il vino han cessato di esistere dopo la consacrazione, sicché da quel momento sono il Corpo e il Sangue adorabili del Signore Gesù ad esser realmente dinanzi a noi sotto le specie sacramentali del pane e del vino” (Paolo VI, Lettera apostolica Solemni hac liturgia -Credo del Popolo di Dio-, 25).

31. Le formulazioni con cui il Concilio di Trento ha espresso la fede della Chiesa nella Santa Eucaristia sono adatte agli uomini di ogni tempo e luogo, poiché sono un “insegnamento perennemente valido della Chiesa” (Giovanni Paolo II, Enciclica Ecclesia de Eucharistia, 15).

32. Nella Santa Messa viene offerto un vero e proprio sacrificio alla Santissima Trinità, e questo sacrificio è propiziatorio sia per gli uomini che vivono sulla terra sia per le anime del purgatorio. È erroneo, quindi, affermare che il sacrificio della Messa consiste semplicemente nel sacrificio spirituale di preghiere e lodi fatto dal popolo, così come sostenere che la Messa può o deve essere definita solamente come Cristo che si dà ai fedeli come cibo spirituale (cfr. Concilio di Trento, sess. 22, c.2).

33.“La Messa, celebrata dal Sacerdote che rappresenta la persona di Cristo in virtù del potere ricevuto nel sacramento dell’Ordine, e da lui offerta nel nome di Cristo e dei membri del suo Corpo mistico, è il Sacrificio del Calvario reso sacramentalmente presente sui nostri altari. Noi crediamo che, come il pane e il vino consacrati dal Signore nell’ultima Cena sono stati convertiti nel suo Corpo e nel suo Sangue che di lì a poco sarebbero stati offerti per noi sulla Croce, allo stesso modo il pane e il vino consacrati dal sacerdote sono convertiti nel Corpo e nel Sangue di Cristo gloriosamente regnante nel Cielo; e crediamo che la misteriosa presenza del Signore, sotto quello che continua ad apparire come prima ai nostri sensi, è una presenza vera, reale e sostanziale” (Paolo VI, Lettera apostolica, Solemni hac liturgia -Credo del Popolo di Dio-, 24).

34.“L’immolazione incruenta per mezzo della quale, dopo che sono state pronunziate le parole della consacrazione, Cristo è presente sull’altare nello stato di vittima, è compiuta dal solo sacerdote in quanto rappresenta la persona di Cristo e non in quanto rappresenta la persona dei fedeli. (… ) e che i fedeli offrano il Sacrificio per mezzo del sacerdote è chiaro dal fatto che il ministro dell’altare agisce in persona di Cristo in quanto Capo. (…) Quando, poi, si dice che il popolo offre insieme col sacerdote, non si afferma che le membra della Chiesa, non altrimenti che il sacerdote stesso, compiono il rito liturgico visibile – il che appartiene al solo ministro da Dio a ciò deputato – ma che unisce i suoi voti di lode, di impetrazione, di espiazione e il suo ringraziamento alla intenzione del sacerdote, anzi dello stesso Sommo Sacerdote, acciocché vengano presentate a Dio Padre nella stessa oblazione della vittima, anche col rito esterno del sacerdote” (Pio XII, Enciclica Mediator Dei, 92).

35. Il sacramento della Penitenza è l’unico mezzo ordinario attraverso il quale i peccati gravi commessi dopo il Battesimo possono essere rimessi, e per legge divina tutti questi peccati devono essere confessati per numero e per specie (cfr. Concilio di Trento, sess. 14, can. 7).

36. Per legge divina il confessore non può violare il sigillo del sacramento della Penitenza per qualsivoglia ragione; nessuna autorità ecclesiastica ha il potere di dispensarlo dal sigillo del sacramento e il potere civile è del tutto incompetente per costringerlo a farlo (cfr. CIC 1983, can. 1388 § 1; Catechismo della Chiesa Cattolica 1467).

37. In virtù della volontà di Cristo e della tradizione immutabile della Chiesa, il sacramento della Santa Eucaristia non può essere dato a coloro che sono in uno stato pubblico di peccato oggettivamente grave e l’assoluzione sacramentale non può essere data a quelli che esprimono la loro riluttanza a conformarsi alla legge divina, anche se detta riluttanza riguarda solo una singola materia grave (cfr. Concilio de Trento, sess. 14, c. 4; Giovanni Paolo II, Messaggio al Cardinale William W. Baum, 22 marzo 1996).

38. Secondo la tradizione costante della Chiesa, il sacramento della Santa Eucaristia non può essere dato a coloro che negano qualunque verità della fede cattolica, in quanto professano formalmente la propria adesione ad una comunità cristiana eretica o ufficialmente scismatica (cfr. Codice di Diritto Canonico, can. 915; 1364).

39. La legge con la quale i sacerdoti sono tenuti ad osservare la perfetta continenza nel celibato scaturisce dall’esempio di Gesù Cristo e appartiene alla tradizione immemorabile e apostolica, secondo la costante testimonianza dei Padri della Chiesa e dei Romani Pontefici. Per questa ragione detta legge non dovrebbe essere abolita nella Chiesa Romana attraverso l’innovazione di un celibato sacerdotale opzionale, sia a livello regionale sia universale. La perenne e valida testimonianza della Chiesa afferma che la legge della continenza sacerdotale “non comanda nuovi precetti. Questi precetti vengano osservati, perché sono stati trascurati da parte di alcuni per ignoranza e indolenza. Questi precetti, tuttavia, risalgono agli Apostoli e furono stabiliti dai Padri, come è scritto: ‘Fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete apprese tanto dalla nostra parola quanto dalla nostra lettera’. (2 Ts 2,15). Ci sono infatti molti che, ignorando gli statuti dei nostri antenati, hanno violato la castità della Chiesa con la loro presunzione e hanno seguito la volontà del popolo, non temendo il giudizio di Dio” (Papa Siricio, Decretale Cum in unum dall’anno 386).

40. Per volontà di Cristo e per la costituzione divina della Chiesa, solo i battezzati maschi (viri) possono ricevere il sacramento dell’Ordine, sia nell’episcopato che nel sacerdozio e il diaconato (cfr. Giovanni Paolo II, Lettera Apostolica Ordinatio Sacerdotalis, 4). Inoltre, è errato affermare che solo un Concilio Ecumenico può definire questa materia, perché l’autorità d’insegnamento di un Concilio Ecumenico non è più ampia di quella del Romano Pontefice (cfr. Concilio Lateranense V, sess. 11; Concilio Vaticano I, sess. 4, c. 3).
31 maggio 2019
Cardinale Raymond Leo Burke, Patronus del Sovrano Militare Ordine di Malta
Cardinal Janis Pujats, Arcivescovo emerito di Riga
Tomash Peta, Arcivescovo dell’arcidiocesi di Maria Santissima in Astana
Jan Pawel Lenga, Arcivescovo-Vescovo emerito di Karaganda
Athanasius Schneider, Vescovo Ausiliare dell’arcidiocesi di Maria Santissima in Astana

* * *
Nota esplicativa alla
“Dichiarazione sulle verità riguardanti alcuni degli errori
più comuni nella vita della Chiesa nel nostro tempo”

Nella nostra epoca attuale la Chiesa sta sperimentando una delle epidemie spirituali più grandi, vale a dire una confusione e un disorientamento dottrinali quasi universali, che rappresentano un grave pericolo contagioso per la salute spirituale e per la salvezza eterna di molte anime. Allo stesso tempo bisogna riconoscere l’esistenza di un diffuso letargo nell’esercizio del Magistero a diversi livelli della gerarchia della Chiesa dei nostri tempi. Ciò si deve in gran parte alla inadempienza al dovere apostolico – affermato anche dal Concilio Vaticano Secondo – di “vegliare per tenere lontano dal loro gregge gli errori che lo minacciano” (Lumen Gentium, 25).

I nostri tempi sono caratterizzati dal fatto che i fedeli cattolici di tutto il mondo patiscono un’acuta fame spirituale di riaffermazione di quelle verità che sono offuscate, minate e negate da alcuni degli errori più perniciosi tra quelli attuali. I fedeli che patiscono questa fame spirituale si sentono abbandonati e dunque relegati in una sorta di periferia esistenziale. Una situazione del genere esige urgentemente una soluzione concreta. La dichiarazione pubblica delle verità che contraddicono questi errori non ammette più dilazioni. Conserviamo il ricordo delle seguenti parole indelebili di Papa San Gregorio Magno. “La nostra lingua non esiti mai a esortare, e dal momento che abbiamo assunto l’ufficio di vescovi, il nostro silenzio non sia la prova della nostra condanna di fronte al tribunale del Giusto Giudice. […] Il popolo affidato alla nostra cura abbandona Dio, e noi rimaniamo in silenzio. Vive nel peccato, e non tendiamo la nostra mano per correggerlo” (Homiliae in Evangelia, omelia 17: 3. 14).

Siamo consapevoli della nostra grave responsabilità come vescovi cattolici che viene descritta dall’ammonizione di San Paolo, il quale insegna che Dio ha dato alla Sua Chiesa “pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo. Questo affinché non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l’inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell’errore. Al contrario, vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo, dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l’energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità” (Ef 4, 12-16).

In spirito di carità fraterna, pubblichiamo questa Dichiarazione di verità affinché sia un aiuto spirituale concreto, in modo tale che i vescovi, i sacerdoti, i parroci, i conventi religiosi, le associazioni di fedeli laici e le singole persone abbiano l’opportunità di confessare il pubblico o in privato quelle verità che ai nostri giorni sono nella maggior parte dei casi negate o sfigurate. La seguente esortazione di San Paolo Apostolo deve essere considerata rivolta anche ai vescovi e ai fedeli dei nostri giorni: “Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni. Al cospetto di Dio che dà vita a tutte le cose e di Gesù Cristo che ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato, ti scongiuro di conservare senza macchia e irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo” (1 Tm 6, 12-14).

Davanti agli occhi del Divino Giudice e nella sua coscienza, ogni vescovo, sacerdote e fedele laico ha il dovere morale di rendere testimonianza – senza alcuna ambiguità – a quelle verità che ai nostri giorni sono offuscate, minate e negate. Gli atti pubblici e privati di dichiarazione di queste verità possono costituire l’inizio di un movimento di professione e di difesa della verità e offrire riparazioni per i numerosissimi peccati contro la fede e per i peccati nascosti e manifesti di apostasia dalla fede cattolica commessi da un numero non esiguo tanto di sacerdoti come di laici. Ma bisogna tenere presente che un siffatto movimento non potrà giudicarsi in base ai numeri, bensì in base alla verità, come ha affermato San Gregorio Nazianzeno durante la confusione dottrinale generale della crisi ariana: “Dio non si compiace dei numeri(Orazioni 42, 7).

Dando testimonianza alla fede cattolica immutabile, il clero e i fedeli ricorderanno la verità secondo la quale “la totalità dei fedeli, avendo l’unzione che viene dal Santo, (cfr. 1 Gv 2, 20 e 27), non può sbagliarsi nel credere, e manifesta questa sua proprietà mediante il senso soprannaturale della fede di tutto il popolo, quandodai vescovi fino agli ultimi fedeli laicimostra l’universale suo consenso in cose di fede e di morale” (Concilio Vaticano Secondo, Lumen Gentium, 12).

Che i santi e i grandi vescovi che sono vissuti in epoche di crisi dottrinali intercedano per noi e ci guidino col loro insegnamento, così come ci guidano le seguenti parole di Sant’Agostino, con le quali egli si rivolse a Papa San Bonifacio I: “Poiché la vigilanza pastorale è comune a tutti noi che esercitiamo l’ufficio dell’episcopato, sebbene tu primeggi in essa per la sede più alta, io faccio quello che posso, secondo la piccolezza del mio ufficio e secondo quanto il Signore si degna donarmi con l’aiuto delle tue orazioni” (Contra ep. Pel. I, 2).

La voce concorde dei pastori e dei fedeli che si esprime per mezzo della dichiarazione precisa delle verità sarà senz’ombra di dubbio un mezzo efficace per offrire un aiuto fraterno e filiale al Supremo Pontefice nella presente situazione straordinaria di confusione e disorientamento dottrinali generali nella vita della Chiesa.’

Facciamo questa dichiarazione pubblica in spirito di carità cristiana che si manifesta nella cura della salute spirituale tanto dei pastori come dei fedeli, ossia di tutti i membri del Corpo di Cristo, che è la Chiesa, tenendo a mente le seguenti parole di San Paolo nella Prima Epistola ai Corinzi: “Perché non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte” (1 Cor 12, 25-27), e nell’Epistola ai Romani: “Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri. Abbiamo pertanto doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi. Chi ha il dono della profezia la eserciti secondo la misura della fede; chi ha un ministero attenda al ministero; chi l’insegnamento, all’insegnamento; chi l’esortazione, all’esortazione. Chi dà, lo faccia con semplicità; chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia. La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore” (Rm 12, 4-11).

I cardinali e i vescovi che firmano questa Dichiarazione delle verità la affidano al Cuore Immacolato della Madre di Dio con l’invocazione “Salus populi Romani” (“Salvezza del popolo romano”), considerando il significato spirituale privilegiato che quest’icona possiede per la Chiesa romana. Che tutta la Chiesa cattolica, sotto la protezione dell’Immacolata Vergine e Madre di Dio, “combatta intrepidamente la battaglia della fede, persistendo con fermezza nella dottrina degli apostoli, e proceda sana e salva in mezzo alle tempeste del mondo fino a raggiungere la città celeste” (Antifona della Messa in onore della Beata Vergine Maria “Salvezza del popolo Romano”).
31 maggio 2019
Cardinal Raymond Leo Burke, Patronus del Sovrano Ordine Militare di Malta
Cardinal Janis Pujats, Arcivescovo emerito di Riga
Tomash Peta, Arcivescovo dell’arcidiocesi di Santa Maria in Astana
Jan Pawel Lenga, Arcivescovo-Vescovo emerito di Karaganda
Athanasius Schneider, Vescovo Ausiliare dell’arcidiocesi di Santa Maria in Astana
[Nota: Traduzione di Antonio Marcantonio per Chiesa e post-concilio]

15 commenti:

Silente ha detto...

Ringraziamo Iddio per averci dato questi santi, veri, coraggiosi pastori.

Anonimo ha detto...

"DICHIARAZIONE PUBBLICA DI VERITA' sia ai pastori che ai fedeli", quindi atto pubblico di richiamo ai vescovi tra cui sono i 2 vescovi di Roma, a causa dell'"esistenza di un diffuso LETARGO nell'ESERCIZIO DEL MAGISTERO A DIVERSI LIVELLI", iniziando dal vertice con i 2 papi, che "esige urgentemente UNA SOLUZIONE CONCRETA", che ci si augura avvenga al più presto. Piano piano ormai ci si è mossi, la pietra proceda ora a demolire quanto è non cattolico.

mic ha detto...

Certamente i riferimenti all'Eucaristia (e era ora!) e al sacerdozio tengono conto anche del prossimo sinodo dell'Amazzonia...
E poi devo legger meglio il tutto...

Anonimo ha detto...

https://www.ilmessaggero.it/vaticano/abusi_papa_francesco_vigano_mccarrick_vaticano_oggi_10_giugno_2019-4548839.html

Viganò torna alla carica

Anonimo ha detto...

I fondamenti della fede ...sono contraddetti da Ratzinger nel 2015.
https://www.avvenire.it/agora/pagine/facciamoci-plasmare-da-cristo-
...sono contraddetti da Bergoglio sempre
https://www.ilfoglio.it/chiesa/2019/05/11/news/il-papa-e-il-dogma-della-libera-coscienza-254169/
https://anticattocomunismo.wordpress.com/2019/01/22/cosi-la-chiesa-anti-dogmatica-cede-al-dogma-del-relativismo/

la commissione internazionale sui dogmi con Kasper- Ratzinger….
http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_cti_1989_interpretazione-dogmi_it.html

..tantissimi poi con l'evoluzione del dogma , cardinali, teologi, università
https://www.culturacattolica.it/attualità/in-rilievo/ultime-news/2015/01/30/cambiamo-i-dogmi
Serve un censimento cattolico su chi ripudia tale evoluzione dogmatica onde ritrovare l'unità cattolica visibile, al momento assente.



Anonimo ha detto...

Molto bella e precisa.

Tuttavia non coraggiosa è questa dichiarazione poiché non indica l' origine di questa perniciosa confusione e fame spirituale. Papa Francesco.

Don Barsotti diceva che non dire tutta la verità è già mentire.

Questi cardinali e vescovi dovrebbero essere veri fino in fondo e dire che è proprio il Papa a generare ambiguità e confusione oggi dilaganti.

Ringrazio

irina ha detto...

Purtroppo siamo in piena apostasia ed è molto difficile ricondurre tutti all'ovile, in particolare i sacerdoti diventati tali per caso. Finché non saranno visibili anche pochi fedeli, per i quali seguire il Signore sarà l'unica gioia della vita e le seduzioni mondane banali grossolanità che naturalmente si schivano, sarà difficile per gli altri capire e credere che il senso della vita è questo e non la distruzione compulsiva di ogni limite per affermare un io lacerato a continuo rischio di follia.
Grazie.

Anonimo ha detto...

OT
Sul sito del Washington Post si trova il nuovo intervento di Mons.Viganò.

Catacumbulus ha detto...

Anonimo del 10 giugno 2019 21:26 ha detto:
"Molto bella e precisa. Tuttavia non coraggiosa è questa dichiarazione poiché non indica l' origine di questa perniciosa confusione e fame spirituale. Papa Francesco".

Non sono d'accordo e si tratta di un punto molto importante, a mio avviso, sul piano strategico.

1) Innanzitutto la visione delle cose che appartiene all'attuale pontefice costituisce solo l'ultimo atto di un'evoluzione (involuzione) culturale di cui egli non è certo il capostipite.

2) Inoltre, che si debba dire tutta la verità, non significa che si debbano violare gli ambiti disciplinari, che è opportuno, invece, mantenere rigorosamente separati. Questa dichiarazione ha un contenuto teologico-catechistico e non polemico sul piano storico-fattuale. È assolutamente appropriato mantenere i due ambiti accuratamente distinti. Da un lato c'è, ad esempio, chi come Mons. Viganò ha ritenuto doveroso assumersi l'onere di una polemica storico-fattuale, dall'altro coloro, che per inclinazione personale e vocazionale, fanno bene a mantenersi sul piano della battaglia puramente teorico-dottrinale. Anche perché quello che rimarrà di questo pontificato, come di ogni altro, sono i contenuti dottrinali, non quelli agitati a livello retorico e sentimentale dalla macchina mediatica. Queste ultime cose alla fine passano tutte, mentre molto più a lungo permangono le specificità dottrinali, specialmente quando rovinose.

Anonimo ha detto...

Ieri son andato a trovare un mio amico che è stato molto male e che non esce quasi mai da casa.L'ho trovato davanti al computer che leggeva le notizie del giorno ed il discorso è scivolato sui risultati elettorali.In altri tempi lo avrei preso in giro per benino ma ieri non era il caso di infierire e mi son limitato ad ascoltare le sue lamentele. Ad un certo punto ,fra una recrininazione e l'altra, ha fatto un ragionamento che mi ha amareggiato.Secondo lui non c'è più il partito comunista di una volta (e per fortuna dico io)perché l'uomo ultimamente si è corrotto.A dimostrazione di questo suo convincimento prendeva ad esempio la chiesa cattolica dove Francesco ,a suo avviso,non riusciva a sradicare la piaga della pedofilia perché aveva contro i cardinali ed i vescovi ovviamente ricchissimi e corrotti. Ora il mio amico è comunista da sempre e non frequenta la chiesa da anni ma non è uno stupido . Questo suo convincimento purtroppo è molto comune e nasce dalla lettura dei giornali e dall'ascolto dei programmi televisivi. Come lui ci sono in Italia milioni di persone che sono indottrinate dai media, i quali per motivi inconfessabili hanno costruito un personaggio Francesco che è molto lontano dalla realtà. Infatti ci raccontano , con un certo compiacimento ed in modo confuso ,delle imprese di Mcarrick ,di Zanchetta e di altri tristi figuri ma sempre tenendo il papa sullo sfondo,quasi assente. Sembra un padre buono ed un po' distratto che si decide a punire questi figli discoli solo quando non può proprio farne a meno e la misura è veramente colma.Dei rapporti molto amichevoli con questi viziosi nessuno ne parla sembra quasi che costoro siano spuntati all'improvviso
dal nulla.C'è però una nube all'orizzonte che può far cadere rovinosamente questo castello di carte ed è la magistratura argentina o americana.Immaginate un giudice che voglia vederci chiaro su certe frequentazioni , certe distrazioni e certe promozioni …...

Maurizio ha detto...

Anonimo 10 giugno 2019 21:26
Tuttavia non coraggiosa è questa dichiarazione, poiché non indica l'origine di questa perniciosa confusione e fame spirituale. Papa Francesco.


C'è sicuramente del vero in quello che Lei dice (in realtà, Bergoglio sta solo portando a termine un lungo lavoro iniziato da altri), ma mi sto forse convincendo che, allo stato attuale, questa potrebbe essere l'unica forma di resistenza efficace nei confronti della deriva dottrinale in atto.
Riflettiamo un momento: se Bergoglio non risponde ai Dubia e ad altre richieste di chiarimento, facendo orecchie da mercante rispetto alle "Correzioni filiali", allora l'arma più efficace potrebbe essere la confermazione dei fedeli nella fede, da parte di una parte del clero, attraverso queste Dichiarazioni che semplicemente ignorano l'opera disgregatrice di Bergoglio, per non offrire pretesti di replica...
Insomma, lo svilupparsi di un "insegnamento parallelo" rispetto a quello del pontefice regnante ...
E' triste, ma siamo ridotti a questo!

Anonimo ha detto...

Maurizio. E lei pensa che qualcuno di quelli che seguono la chiesa conciliare attuale (eclissante la vera assente- nel senso che non si vede , leggasi La Salette) sappia o abbia occasione di leggere la sana dottrina? No, nessuno saprà nulla e quindi servirà solo a chi come noi, ha capito le cose, ma resta inutile quindi sia per gli uni che per gli altri. Buono è solo che si stia facendo qualche mossa, ma nella speranza che si continui in modo deciso recidendo il marcio.

Anonimo ha detto...

Sul punto, devo dire che il loro atteggiamento va riconosciuto come netto e lodevole su tutto ciò che riguarda le indicazioni liturgiche, morali e sacramentali, mentre restano le riserve sui punti ecumenici, troppo laschi.

Però è certamente un buon risultato. Anche se cinque personalità sono un po’ pochine, e c’è da piangere. Però ci sono, e questo è forte. Vediamo che cosa suscitano e che reazioni possono provocare in alto.
E.M.Radaelli

Anonimo ha detto...

L'ecumenismo non lo si fa andando a metà del ponte, ma piuttosto costruendo ponti restando fermi sulla riva giusta.

Cardinal Giuseppe Siri

Anonimo ha detto...

Estimada Maria Guarini: Nadie se atreve a decir la Verdad. Hablan solo a medias. No hay fe en el Primado de San Pedro. Porque no hay fe en la Palabra de Cristo. Que tristeza! Si Bergoglio es Papa es que Cristo nos ha engañado. Puede estar en contradicción Aquel que es la misma Verdad?
EGO ROGAVI PRO TE PETRE UT NON DEFICIAT FIDES TUA.