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Considerazioni
sulla paventata modifica
del Summorum Pontificum
In occasione del Simposio di Filosofia dedicato alla memoria di Mons. Antonio Livi, che si è tenuto a Venezia lo scorso 30 Maggio (qui), ho cercato di individuare gli elementi che ricorrono costantemente, lungo la Storia, nell’opera di inganno del Maligno. In quella mia disamina (qui) mi ero focalizzato sulla frode pandemica, mostrando come le ragioni addotte per giustificare misure coercitive illegittime e non meno illegittime limitazioni delle libertà naturali, fossero in realtà delle prophasis, ossia delle motivazioni apparenti volte a celare un intento doloso e un disegno criminale. La pubblicazione delle mail di Anthony Fauci (qui) e l’impossibilità di censurare le sempre più numerose voci di dissenso rispetto alla narrazione mainstream hanno confermato la mia analisi e ci lasciano sperare in una sconfitta plateale dei fautori del Great Reset.
In quell’intervento mi ero soffermato, se ricordate, sul fatto che anche il Concilio Vaticano II fu in un certo modo un Great Reset per il corpo ecclesiale, al pari di altri eventi storici pianificati e pensati per rivoluzionare il corpo sociale. Anche in quel caso, infatti, le scuse addotte per legittimare la riforma liturgica, l’ecumenismo e la parlamentarizzazione dell’autorità dei Sacri Pastori non erano fondate sulla buonafede, ma sull’inganno e sulla menzogna, in modo da farci credere che il bene certo a cui rinunciavamo – la Messa apostolica, l’unicità della Chiesa per la salvezza, l’immutabilità del Magistero e l’Autorità della Gerarchia – potesse essere giustificato da un bene superiore. La qual cosa, come sappiamo, non solo non è avvenuta (né poteva avvenire), ma si è anzi manifestata in tutta la sua dirompente valenza eversiva: le chiese sono vuote, i seminari deserti, i conventi abbandonati, l’autorità screditata e pervertita in tirannide a vantaggio dei cattivi Pastori o resa inefficace per i buoni. E sappiamo anche che lo scopo di questo reset, di questa devastante rivoluzione era sin dall’inizio iniquo e doloso, ancorché ammantato di nobili intenti per convincere fedeli e Clero all’obbedienza.
Nel 2007 Benedetto XVI riconobbe pieno diritto di cittadinanza alla veneranda liturgia tridentina, restituendole quella legittimità che con un abuso le era stata negata per cinquant’anni. Nel suo Motu Proprio Summorum Pontificum egli dichiarò:
Perciò è lecito celebrare il Sacrificio della Messa secondo l’edizione tipica del Messale Romano promulgato dal B. Giovanni XXIII nel 1962 e mai abrogato, come forma straordinaria della Liturgia della Chiesa. […] Per tale celebrazione secondo l’uno o l’altro Messale il sacerdote non ha bisogno di alcun permesso, né della Sede Apostolica, né del suo Ordinario (qui).
In realtà la lettera del Motu Proprio e dei documenti attuativi non fu mai applicata completamente e i cœtus fidelium che oggi celebrano nel rito apostolico continuano a rivolgersi al proprio Vescovo per averne il permesso, applicando in sostanza il dettato dell’Indulto del precedente Motu Proprio Ecclesia Dei di Giovanni Paolo II. Il giusto onore in cui dovrebbe esser tenuta la liturgia tradizionale fu moderato dalla sua equiparazione alla liturgia della riforma postconciliare, dall’esser definita quella forma straordinaria e questa forma ordinaria, come se la Sposa dell’Agnello potesse aver due voci – una pienamente cattolica e una equivocamente ecumenica – con le quali rivolgersi ora alla Maestà divina ora all’assemblea dei fedeli. Ma è altresì indubbio che la liberalizzazione della Messa tridentina abbia fatto tanto bene, alimentando la spiritualità di milioni di persone e avvicinando alla Fede molte anime che nella sterilità del rito riformato non trovavano alcuno sprone né alla conversione né tantomeno alla crescita interiore.
Lo scorso anno, con il tipico comportamento dei Novatori, la Santa Sede ha inviato alle Diocesi dell’Orbe un questionario nel quale si chiedevano informazioni sull’applicazione del Motu Proprio di Benedetto XVI (qui): la formulazione stessa delle domande tradiva, ancora una volta, un secondo fine; e le risposte che sono state inviate a Roma dovevano creare la base di apparente legittimità per condurre ad una limitazione del Motu Proprio, se non addirittura alla sua totale abrogazione. Certamente, se sul Soglio sedesse ancora l’autore del Summorum Pontificum, quel questionario avrebbe consentito al Pontefice di ricordare ai Vescovi che nessun sacerdote deve chiedere il permesso per celebrare la Messa in rito antico, né esser per questo rimosso dal ministero. Ma l’intenzione reale di chi ha voluto interpellare gli Ordinari non pare risiedere nella salus animarum, bensì nell’odio teologico verso un rito che esprime con chiarezza adamantina la Fede immutabile della Santa Chiesa, e che per questo è alieno all’ecclesiologia conciliare, alla sua liturgia e alla dottrina che essa presuppone e che veicola. Non vi è nulla di più opposto al cosiddetto magistero del Vaticano II della liturgia tridentina: ogni preghiera, ogni pericope – come direbbero i liturgisti – costituisce un affronto alle orecchie delicate dei Novatori, ogni cerimonia è un’offesa ai loro occhi.
Il solo tollerare che vi siano Cattolici che vogliano abbeverarsi alle sacre fonti di quel rito suona per essi come una sconfitta, sopportabile solo se essa è limitata a gruppuscoli di anziani nostalgici o di eccentrici esteti. Ma se la forma straordinaria – che è tale nel senso comune del termine – diventa la normalità per migliaia di famiglie, di giovani, di persone comuni e consapevoli della propria scelta, essa diventa una pietra di scandalo e va implacabilmente avversata, limitata, abolita; poiché non ci dev’essere alcun contraltare alla liturgia riformata, nessuna alternativa allo squallore dei riti conciliari, così come dinanzi alla narrazione mainstream del globalismo non vi può essere voce di dissenso o argomentata confutazione; o dinanzi agli effetti collaterali di un vaccino sperimentale non si possono adottare cure efficaci che ne dimostrerebbero l’inutilità.
Né possiamo stupircene: chi non viene da Dio, è insofferente a tutto ciò che ricorda anche remotamente un’epoca in cui la Chiesa Cattolica era governata da Pastori cattolici, e non da Pastori infedeli che abusano della propria autorità; un’epoca in cui la Fede era predicata nella sua integrità alle genti, e non adulterata per compiacere il mondo; un’epoca in cui chi aveva fame e sete di Verità era nutrito e dissetato da una liturgia terrena nella forma ma divina nella sostanza. E se tutto ciò che fino a ieri era santo e buono oggi è condannato e fatto oggetto di scherno; consentire che ancora oggi ne rimanga traccia è inammissibile e costituisce un intollerabile affronto. Perché la Messa tridentina tocca corde dell’anima che il rito montiniano non osa nemmeno sfiorare.
Ovviamente quanti manovrano dietro le quinte vaticane per eliminare la Messa cattolica sono coloro che nel Motu Proprio vedono compromessa l’opera di decenni, minacciato il possesso di tante anime che oggi tengono soggiogate, e indebolita la loro tirannide sul corpo ecclesiale. Gli stessi sacerdoti e vescovi che come me hanno riscoperto quel tesoro inestimabile di fede e spiritualità – o che per grazia di Dio non l’hanno mai abbandonato, nonostante la feroce persecuzione del postconcilio – non sono disposti a rinunciarvi, avendo trovato in esso l’anima del loro Sacerdozio e l’alimento della loro vita soprannaturale. Ed è inquietante, oltre che scandaloso, che dinanzi al bene che la Messa tridentina porta alla Chiesa vi sia chi vuole vietarla o limitarne la celebrazione, sulla base di ragioni pretestuose.
Eppure, se ci mettiamo nei panni dei Novatori, comprendiamo quanto ciò sia perfettamente coerente con la loro distorta visione della Chiesa, che non è società perfetta gerarchicamente istituita da Dio per la salvezza delle anime, ma società umana in cui un’autorità corrotta e asservita all’élite asseconda ed anzi orienta le esigenze di vaga spiritualità della massa, rinnegando lo scopo per cui Nostro Signore l’ha voluta; e in cui i buoni Pastori sono costretti all’inazione dalle pastoie burocratiche cui sono i soli a obbedire. Questa empasse, questo vicolo cieco giuridico, fa sì che l’abuso dell’autorità possa imporsi ai sudditi proprio in virtù del fatto che questi riconoscono in essa la voce di Cristo, anche dinanzi all’evidenza della malvagità intrinseca degli ordini impartiti, delle motivazioni che li determinano e degli stessi soggetti che la esercitano. D’altra parte, anche nell’ambito civile, durante la pandemia, molti hanno obbedito a norme assurde e dannose perché erano state loro imposte da medici, virologi e politici che dovrebbero avere a cuore la salute e il benessere dei cittadini; e molti non hanno voluto credere, nemmeno dinanzi all’evidenza del disegno criminale, che costoro potessero volere positivamente la morte o la malattia di milioni di persone. È quella che gli esperti di psicologia sociale chiamano dissonanza cognitiva, la quale induce i singoli a rifugiarsi in una confortevole nicchia di irrazionalità piuttosto che riconoscersi vittime di un colossale inganno e dover quindi reagire virilmente.
Non chiediamoci quindi per quale motivo, davanti al moltiplicarsi delle comunità legate all’antica liturgia, al fiorire di vocazioni quasi esclusivamente nell’ambito del Motu Proprio, all’incremento della frequenza ai Sacramenti e alla coerenza di vita cristiana di quanti lo seguono si voglia sciaguratamente conculcare un diritto inalienabile e ostacolare la Messa apostolica: la domanda è sbagliata e la risposta sarebbe fuorviante.
Chiediamoci piuttosto per quale motivo degli eretici notori e dei fornicatori senza morale dovrebbero tollerare che i loro errori e la loro condotta di vita deplorevole siano messi in discussione da una minoranza di fedeli e chierici senza tutele, quando hanno il potere di impedirlo. A quel punto comprendiamo bene che questa avversione non può non esplicitarsi proprio e soltanto nel porre fine al Motu Proprio, abusando di un’autorità usurpata e pervertita. Anche ai tempi della pseudoriforma protestante la tolleranza verso alcuni usi liturgici radicati nel popolo ebbe vita breve, perché quelle devozioni per la Vergine Maria, quegli inni in latino, quei suoni di campanello all’Elevazione – che Elevazione non era più – dovevano per forza di cose scomparire, essendo espressione di una Fede che i seguaci di Lutero avevano rinnegato. E sarebbe assurdo sperare che vi possa essere una pacifica convivenza tra Novus e Vetus Ordo, così come tra Messa cattolica e Cena luterana, vista l’incompatibilità ontologica che vi è tra loro. A ben vedere, la sconfitta del Vetus auspicata dai fautori del Novus è quantomeno coerente con i loro principi, esattamente come dovrebbe esserlo la sconfitta del Novus da parte del Vetus. Sbagliano quindi quanti credono possibile tenere insieme due forme opposte di culto cattolico, in nome di una pluralità di espressione liturgica che è figlia della mentalità conciliare né più né meno dell’ermeneutica della continuità.
Il modus operandi dei Novatori emerge ancora una volta in questa operazione contro il Motu Proprio: prima alcuni tra i più fanatici oppositori della liturgia tradizionale lanciano come provocazione l’abrogazione del Summorum Pontificum definendo la Messa antica come “divisiva”; poi la Congregazione per la Dottrina della Fede chiede agli Ordinari di rispondere ad un questionario (qui), le cui risposte sono praticamente preconfezionate (la carriera del Vescovo dipende dal modo in cui egli asseconderà ciò che riferirà alla Santa Sede, perché del contenuto del questionario verranno a conoscenza anche alla Congregazione dei Vescovi); quindi, con noncuranza, durante una riunione a porte chiuse con i membri dell’Episcopato italiano, Bergoglio si dice preoccupato dei seminaristi «che sembravano buoni, ma rigidi» (qui) e della diffusione della liturgia tradizionale, sempre ribadendo che la riforma liturgica conciliare è irreversibile; ancora, egli nomina Prefetto del Culto Divino un acerrimo nemico del Vetus Ordo, che costituisca un alleato nell’applicazione delle eventuali restrizioni; infine, apprendiamo che i Cardinali Parolin e Ouellet sono tra i primi a volere questo ridimensionamento del Motu Proprio (qui): questo ovviamente porta i Presuli “conservatori” ad accorrere in difesa dell’attuale regime di compresenza delle due forme ordinaria e straordinaria, dando a Francesco l’opportunità di mostrarsi come prudente moderatore delle due opposte correnti e portando “solamente” ad una limitazione del Summorum Pontificum anziché alla sua totale abrogazione. Il che – come sappiamo – era esattamente ciò che egli si prefiggeva sin dall’inizio dell’operazione.
Indipendentemente dall’esito finale, il deus ex machina di questa prevedibile pièce è e rimane Bergoglio, pronto tanto a prendersi il merito di un gesto di clemente indulgenza verso i conservatori, quanto anche a scaricare le responsabilità di una applicazione restrittiva sul nuovo Prefetto, mons. Arthur Roche e sui suoi gregari. Così, in caso di una protesta corale dei fedeli e di una reazione scomposta del Prefetto o di altri Prelati, ancora una volta si godrà lo scontro tra progressisti e tradizionalisti, avendo poi ottimi argomenti per affermare che la convivenza delle due forme del Rito Romano comporta divisioni nella Chiesa e che è quindi più prudente tornare alla pax montiniana, ossia alla proscrizione totale della Messa di sempre.
Esorto i miei Confratelli nell’Episcopato, i Sacerdoti e i laici, a difendere strenuamente il loro diritto alla liturgia cattolica, solennemente sancito dalla Bolla Quo primum di San Pio V; e a difendere con essa la Santa Chiesa e il Papato, l’una e l’altro esposti al discredito e al ludibrio da parte degli stessi Pastori. La questione del Motu Proprio non è minimamente negoziabile, perché in esso è ribadita la legittimità di un rito mai abrogato né abrogabile. Inoltre, al danno certo che queste ventilate novità porteranno alle anime e al vantaggio certo che ne deriverà al Demonio e ai suoi servi, si aggiunge lo sgarbo indecoroso a Benedetto XVI, tuttora vivente, da parte di Bergoglio. Il quale dovrebbe sapere che l’autorità che il Romano Pontefice esercita sulla Chiesa è vicaria, e che il potere che ha gli viene da Nostro Signore Gesù Cristo, unico Capo del Corpo Mistico: abusare dell’Autorità apostolica e del potere delle Sante Chiavi per uno scopo opposto a quello per cui sono state istituite dal Signore rappresenta un’inaudita offesa alla Maestà di Dio, un disonore per la Chiesa e una colpa della quale egli dovrà rispondere a Colui di cui egli è Vicario. E chi rifiuta il titolo di Vicario di Cristo, sappia che con esso viene meno anche la legittimazione della sua autorità.
Non è accettabile che l’autorità suprema della Chiesa si permetta di cancellare, in una inquietante operazione di cancel culture in chiave religiosa, l’eredità che ha ricevuto dai suoi Padri; né è ammissibile considerare fuori dalla Chiesa quanti non sono disposti ad accettare la privazione della Messa e dei Sacramenti celebrati nella forma che ha forgiato quasi duemila anni di Santi. La Chiesa non è un’azienda in cui l’ufficio marketing decide di cancellare dal catalogo vecchi prodotti e di proporne di nuovi, a seconda delle richieste della clientela. È già stato doloroso imporre con la forza ai sacerdoti e ai fedeli la rivoluzione liturgica, in nome dell’obbedienza al Concilio, strappando loro l’anima stessa della vita cristiana e sostituendola con un rito che il massone Bugnini ha scopiazzato dal Book of Common Prayer di Cranmer. Quell’abuso, sanato parzialmente da Benedetto XVI con il Motu Proprio, non può esser in alcun modo ripetuto ora, in presenza di elementi che sono tutti ampiamente a favore della liberalizzazione dell’antica liturgia. Semmai si fosse voluto davvero aiutare in questa crisi il popolo di Dio, si sarebbe dovuta abolire la liturgia riformata, che in cinquant’anni ha causato più danni di quanti non ne abbia fatti il Calvinismo.
Non sappiamo se le paventate restrizioni che la Santa Sede intende apportare al Motu Proprio toccheranno i sacerdoti diocesani o se interesseranno anche gli Istituti, i cui membri celebrano esclusivamente il rito antico. Temo tuttavia, come peraltro ho avuto modo di dire già in passato, che sarà proprio su questi ultimi che si scatenerà l’azione demolitrice dei Novatori; i quali possono forse tollerare gli aspetti cerimoniali della liturgia tridentina, ma non accettano assolutamente l’adesione all’impianto dottrinale ed ecclesiologico che essa implica, e che contrasta nettamente con le deviazioni conciliari che essi vogliono imporre senza deroga. Ecco perché c’è da temere che verrà chiesta a questi Istituti una qualche forma di sottomissione alla liturgia conciliare, ad esempio rendendo obbligatoria la celebrazione almeno saltuaria del Novus Ordo, come devono fare già ora i sacerdoti diocesani. In questo modo, chi si avvale del Motu Proprio si vedrà costretto non solo ad una accettazione implicita della liturgia riformata, ma anche ad una pubblica accettazione del nuovo rito e della sua mens dottrinale. E chi celebrerà le due forme del rito si troverà ipso facto screditato anzitutto nella sua coerenza, facendo passare le sue scelte liturgiche come un fatto meramente estetico, direi quasi coreografico e privandolo di qualsiasi giudizio critico nei confronti della Messa montiniana e della mens che le dà forma: perché si troverà costretto a celebrarla, quella Messa. Un’operazione maliziosa e astuta, questa, in cui un’autorità che abusa del suo potere delegittima chi le si oppone, da un lato concedendo il rito antico, ma dall’altro facendo di esso una questione meramente estetica ed obbligando ad un insidioso biritualismo e ad una ancor più insidiosa adesione a due impostazioni dottrinali opposte e contrastanti. Ma come si può chiedere a un sacerdote di celebrare ora un rito venerabile e santo in cui egli ritrova perfetta coerenza tra dottrina, cerimonia e vita, e ora un rito falsato che ammicca agli eretici e tace vilmente quello che l’altro proclama con fierezza?
Preghiamo, dunque: preghiamo perché la Divina Maestà, cui rendiamo culto perfetto celebrando il venerando rito apostolico, si degni di illuminare i Sacri Pastori affinché desistano dal loro proposito, ed anzi incrementino la Messa tridentina per il bene della Santa Chiesa e per la gloria della Santissima Trinità. Invochiamo i Santi Patroni della Messa – San Gregorio Magno, San Pio V e San Pio X in primis – e tutti i Santi che nel corso dei secoli hanno celebrato il Santo Sacrificio nella forma che ci è stata tramandata perché la custodissimo fedelmente. Possa la loro intercessione presso il trono di Dio impetrarci la conservazione della Messa di sempre, grazie alla quale santificarci, rafforzarci nelle virtù e resistere agli attacchi del Maligno. E se mai i peccati degli uomini di Chiesa dovessero meritarci una punizione tanto severa come profetato da Daniele, prepariamoci a discendere nelle catacombe, offrendo questa prova per la conversione dei Pastori.
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo 9 Giugno 2021
Feria IV infra Hebdomadam II
post Octavam Pentecostes
In realtà non si tratta di due "forme" dello stesso rito, a di due riti diversi perché diversa è la teologia e l'ecclesiologia che veicolano: teocentrica/cristocentrica il Vetus, antropocentrica il Novus...
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RispondiEliminaIneccepibile analisi di mons. Viganò sul piano religioso, che svela l'ipocrisia dell'attuale politica vaticana contro la S. Messa di sempre.
Stona solo il parallelo con la politica, con la crisi pandemica, ove si sostiene, come sembra, la tesi di una politica consapevolmente criminale da parte delle Autorità, quasi avessero pianificato freddamente la malattia o la morte di milioni di persone. Una simile tesi, se abbiamo letto bene, non è affatto condivisibile, nel modo più assoluto.
Non possiamo considerare l'inefficienza, il dilettantismo, i gravi errori di impostazione e (forse) la malafede di alcuni, i limiti culturali e morali di una classe dirigente, prove accertate di un disegno criminale messo in atto per eliminare milioni di persone.
Bisognerebbe saper distinguere.
Totalmente condivisibile, espressione del corretto sentire di u vero vescovo cattolico: noi tutti dovremmo comportarci secondo le sue indicazioni. Il cedimento, su questa materia non può considerarsi diplomazia, ma solo tradimento.
RispondiElimina«In caso di pubblicazione dell'indulto che ripristina la Messa di Pio V noi staremo in ginocchio, ma con la schiena dritta non lo attueremo, ma lo combatteremo in nome della nostra coscienza e del rispetto dovuto al concilio ecumenico e ai Papi suoi predecessori»
RispondiElimina«Contrasto il pontificato di Benedetto XVI che ritengo una sciagura per la Chiesa, visto che è solo capace di guardare indietro senza lasciarsi soggiogare dallo Spirito che guarda avanti sulla prospettiva del Regno di Dio»
(Don Paolo Farinella, Genova)
Dispiace dirlo; ma la storia recente della Chiesa è storia soprattutto di abusi : liturgici , dottrinari, sessuali. L'attuale pontificato sembra non voler arrestare questa deriva. Anzi !!
RispondiEliminaItalo Amotrano
Anonimo 22,19:
RispondiElimina"...la tesi di una politica consapevolmente criminale da parte delle Autorità, quasi avessero pianificato freddamente la malattia o la morte di milioni di persone. Una simile tesi, se abbiamo letto bene, non è affatto condivisibile, nel modo più assoluto."
Non userei questo assolutismo, non è una tesi campata in aria, o da "complottista", come si usa dire per screditare chi tenta di ragionare sui fatti.
Diciamo che non abbiamo prove, ma abbiamo indizi gravi, precisi e concordanti.
Anzi, dichiarazioni esplicite degli oligarchi e dei loro portavoce.
Mi riferisco alle dichiarazioni pubbliche di controllo e riduzione della popolazione mondiale rese dali stessi personaggi potenti che, per singolare coincidenza, promuovono anche la vaccinazione di massa.
Per non parlare del divieto di curare il covid - cura comprovata da migliaia di guarigioni da parte di centinaia di medici -imponendo 72 ore di vigile attesa.
Hanno fatto morire milioni di persone che potevano essere guarite.
Oltre alla distruzione di ogni limite morale anche nella sacralità della vita, come aborto al nono mese, l'affitto di uteri per vendere figli a coppie omosessuali, magari anche legittimati da sentenze come nel caso di Bibbiano.
Ovviamente ben mascherata da piani umanitari, solidaristici, di salvaguardia dell'ambiente, ecc.
Quando si desidera una "civiltà" senza Dio, senza limiti religiosi e morali, manca anche il limite alla malvagità, o al semplice controllo anche di colpe gravi, senon di solo.
Tutto sulla base di una tecnologia sempre più veloce e senza freni.
Ieri sentivo di un predizione di un pezzo grosso di Google, che a quanto pare ha azzeccato l'85% delle sue previsioni
prevede, il quale prevede "uomini ibridi", i cui cervelli sono collegati a un Cloud che potenzierà no a disnisura le proprie capacità psicofisiche.
E i tempi della tecnologia sono sempre più veloci: non c'è il tempo, né a quanto pare la volontà, per digerirli ed elaborare limiti a questa deriva.
Limiti che la gerarchia vaticana che guida la Chiesa cattolica non ha nessuna voglia di mettere per non inimicarsi il mondo, al quale si è anzi appiattita come suo zerbino di sale senza sapore.
Basta vedere i segni e avere il coraggio di fare 2+2.
Aloisius
Condivido pienamente tutto quello che lei scrive.
EliminaCosì come l'intervento di Mons. Viganò, ovviamente.
RispondiElimina"Hanno fatto morire milioni di persone"
-- Se fossero state curate tutte subito con l'ivermectina (cito a memoria) molto probabilmente molte di loro si sarebbero salvate. L'impressione è che all'inizio della pandemia nessuno sapesse esattamente cosa fare.
-- Attribuire alle Autorità sin dall'inizio l'intenzione di far o lasciar morire la gente a milioni su quali effettive prove si basa? Qui si rischia di cadere nella logica inaccettabile di quei giudici che condannano noti proprietari di industrie per le malattie mortali cui le loro industrie avrebbero (la cosa è contestata dalla difesa) dato vita imputandoli di omicidio (cioè della volontà di far morire gli operai) senza più distinguere tra omicidio e omicidio colposo, tra volontà dolosa ed eventuale negligenza, impreparazione etc. Questa sarebbe appunto la mentalità "giustizialista".
--
Ad Aloisius aggiungiamo le email di Fauci pubblicate...che sono molto chiare ed evidenti ...sapeva che il virus era stato fatto uscire da Wuhan e diceva che le mascherine erano inutili e che i dati italiani erano gonfiati...e diceva il contrario? E circa un mese fa i nostri politicanti lo hanno premiato cavaliere...
RispondiElimina“Non abbiamo bisogno di un’altra Chiesa protestante; i protestanti liberali stanno perdendo membri ancora più velocemente e più di noi”, ha detto il cardinale Pell riferendosi al Cammino sinodale tedesco e conseguenti dichiarazioni del card. Marx.
RispondiElimina
RispondiEliminaFauci e le emails
Questo caso mai dimostra solo l'eventuale malafede del suddetto.
Però anche qui bisognerebbe approfondire.
Adesso Fauci, su ordine di Biden, ha chiesto ai cinesi di fornire i
documenti sulla situazione di Wuhan. Biden ha invertito la rotta
sulla questione rispetto a quando i Dem deridevano Trump perché
diceva che l'epidemia era uscita da un laboratorio cinese.
Secondo LSNews, Biden è stato costretto a mutar politica dopo
che uno dei servizi di sicurezza nazionali (non la Cia e nemmeno
lo FBI) ha prodotto la testimonianza molto documentata, sembra,
di uno o una scienziata cinese transfuga in America.
Sul singolo fenomeno storico si può discutere all'infinito. È lo
schema generale che non si può condividere: quello del c.d. Gran
Reset (termine diventato di colpo di moda) per spiegare praticamente
tutti i fenomeni storici della modernità, anche i più lontani da loro,
quali movimenti pianificati e diretti da una élite di potere mantenutasi
sempre tale, per alcuni secoli e nel segreto più completo.
Questa élite avrebbe pianificato (in senso anticristiano, ovviamente) anche la Rivoluzione
Industriale!
Invito alla illuminante lettura di questo intervento:
RispondiEliminahttps://www.aldomariavalli.it/2021/05/31/stat-veritas-great-reset-lultima-grande-menzogna/
che esiste anche in versione video:
https://youtu.be/0jMgMwF36A8
È incredibilmente illuminante.
L'elite esiste da tanto....ben prima della rivoluzione odierna e di quella francese e di quella industriale e del rinascimento del paganesimo....muta pelle come serpe e usa tentacoli vari ma porta lo stesso nome di quando fece uccidere Cristo ed esisteva già da prima...inutile cercare di negarlo.
RispondiEliminaAnonimo 11,26, non c'entra nulla il giustizialismo, si tratta di ragionare sui fatti e trarne le conseguenze.
RispondiEliminaIo non voglio giustiziare, cerco la verità, che sta sotto gli occhi di tutti. Poi mi regolo di conseguenza.
Il fatto pacifico, è che le direttive mondiali hanno vietato ai medici di curare i pazienti, imponendo la vigile attesa di 72 ore.
Un altro fatto è che lOMS e le autorità che danno queste direttive, sono finanziate da coloro che producono i vaccini.
E chi dovrebbe controllarli spesso viene da quel mondo.
Hanno una ricchezza e un potere tali da impedire ogni controllo, anche sui feti abortiti usati come serbatoi di cellule.
Lei dice che non sapevano cosa fare.
Ebbene, se tu medico non sai bene cosa fare, provi a curare, non stai in "vigile attesa", né la imponi ad altri medici, perché il paziente ti muore sotto gli occhi.
Tra l'altro il covid è una specie di polmonite.
Anche se molto pericolosa e ancora misteriosa, qualcosa si poteva fare, non siamo nella preistoria.
Un medico ha il dovere e il diritto di tentare di curare un paziente che soffre, in scienza e coscienza, sotto la sua responsabilità.
Chi si caca sotto, non deve fare il medico, non è una professione per tutti.
I farmaci sono stati individuati quasi subito e i medici di famiglia coraggiosi che hanno iniziato a curare i loro pazienti disobbedendo alle direttive omicide, si sono coordinati e consultati a vicenda e li hanno guariti tutti, a migliaia.
E dei pochissimi ricoverati, nessuno è morto.
Su questo fatto, che doveva riempire le cronache e che doveva essere sostenuto mediaticamente, emotivamente ed economicamente, hanno invece imposto il silenzio totale, denigrando chi curava, segregandoci in casa in attesa di un vaccino SPERIMENTALE imposto con il ricatto della libertà.
Una condotta illegale e spregevole, per essere contenuti.
Il dr. Mangiagalli e il gruppo di medici coraggiosi che hanno salvato circa 10mila persone, sono dovuti scendere in piazza per farsi sentire e comunicare che il covid si può curare, senza nulla togliere al vaccino.
E questo massa ancora non sa e non crede che IL COVID PRESO IN TEMPO SI CURA, A CASA E ANCHE A DISTANZA.
Il crimine è stato quello di vietare anche il tentativo di cura e le autopsie.
Del resto, se mi prendo un infarto, o una broncopolmonite, o un'epatite virale, o la malaria e mi lasciano senza cure per 72 ore, io muoio.
Imporre con la forza e il ricatto un trattamento sperimentale, peraltro di tipo nuovo che agisce a livello genetico, censurando un premio Nobel della medicina e altri medici di fama mondiale che vantano migliaia di pazienti guariti, evitando un confronto scientifico alle loro obiezioni scientifiche, impedendo quindi un dibattito scientifico, vuol dire che hanno altre motivazioni, non certo la salute della gente.
Senza contare l'esonero totale da responsabilità di tutti i soggetti coinvolti e la censura di ogni studio serio e scientifico sugli effetti collaterali a breve e lungo termine.
Si cerchi le interviste all'avvocato Robert Kennedy, che si sta battendo vigorosamente per costringere questi colossi a consentire la verifica scientifica e la trasparenza sui vaccini.
Senza contare la vera e propria propaganda martellante, soffocante, ideologizzata, arrogante a favore dei vaccini, considerando "scienza" solo quei medici che lo propagandano e che facendolo sono diventati ricchi e famosi. E guai a contraddirli.
Le sembra normale tutto ciò?
Come si fa ad ottenere delle prove se impediscono di indagare e censurano video e notizie?
Se c'era la cura, ed è PROVATO che c'era, avendo deciso politicamente di vietarla nelle prime ore e nei primi giorni, sono responsabili della morte di qualche milione di persone, è evidente.
Questi sono fatti, non mie opinioni personali.
Aloisius
RispondiElimina"L'élite esisteva già da prima...inutile cercare di negarlo"
Esisteva dai tempi dei tempi, è la solita tesi, anzi: una fede. Come quella dei nazisti: il bolscevismo da Mosè a Carlo Marx (!! manuale delle SS).
Cito dalla voce MASSONERIA della ENCICLOPEDIA CATTOLICA di prima del Concilio, oggi praticamente introvabile, di Pietro Pirri.
"L'abbandono dell'architettura religiosa nei paesi invasi dalla riforma protestante, nonché le dissensioni intestine che presto si incominciarono a manifestare tra maestri e artigiani (collegati questi in segrete leghe di resistenza [compagnonnage], dai nomi strani, a riti e gergo non meno bizzarri: una sentenza del 14 marzo 1655 della Facoltà Teologica della Sorbona ne dichiara empie, sacrileghe e superstizionse le pratiche e i riti), arrecò con la crisi professionale anche il decadimento delle corporazioni [di arti e mestieri di origine medievale, o massoneria operativa, niente a che vedere con quella detta "speculativa" nata nel 1717]. Per rialzare il loro prestigio queste adottarono il sistema di ammettere membri onorari influenti appartenenti alle classi dell'alta società. Fin dal principio del Seicento in INghilterra si contano non pochi nobili tra i membri delle corporazioni ed era una moda, un gesto di squisita eleganza farsi iscrivere ad esse. A poco a poco l'elemento intellettuale e aristocratico costituì il vero elemento direttivo, così da preparare insensibilmente la trasformazione della M. da operativa in speculativa. 'Tutto porta a credere, dice il Bertolot, che dal principio del sec. XVII gli elementi speculativi la vincesssero su quelli operativi, sicché la sostituzione già dal principio del sec. XVIII fosse in atto in tutti i grandi paesi d'Europa.'
Ormai gli storici seri, anche massoni, hanno definitivamente ripudiate come infondate certe mirabolanti versioni, che vorrebbero far discendere la M. da Lameck, architetto del tempio di Gerusalemme, da Zoroastro, da Confucio, da Pitagora, dai misteri d'Egitto e di Grecia, dai Templari e perfino da Noè e da Adamo."
La Massoneria "speculativa" fu fondata nel 1717 da tre protestanti in un pub di Londra. Vedi Bernard Fay, 'La Massoneria e la rivoluzione intellettuale del sec. XVIII, tr. it. Einaudi, 1945, 2a ed.) I suoi presupposti deistici con acclusa l'ideologia della tolleranza di tutti i culti (se a loro volta tolleranti) venivano da lontano, dal pensiero laico elaboratosi in un ambiente protestante dilaniato dalle guerre civili a sfondo religioso. Principali artefici John Locke, Epist. de tolerantia, pubblicata in Olanda nel 1689 (e già contenente la tesi del Libera Chiesa in libero Stato), e Spinoza, nel suo Trattato teologico-filosofico. I circoli massonici legati alla Loggia Madre di Londra si fecero subito cassa di risonanza di queste idee, utili alla politica inglese.
E il mio ringraziamento e gratitudine a Mons. Viganò per il suo coraggio.
RispondiEliminaAloisius
RispondiElimina"sono responsabili della morte di qualche milione di persone.."
È possibile, dati tutti questi fatti. Ma questa non era la tesi come sembrava dall'intervento di mons. Viganò.
Lì la tesi era molto più radicale: si attribuiva alle famose élites l'aver pianificato
un'epidemia (una pseudoepidemia) al fine di eliminare qualche centinaio di milioni di
persone, con un vaccino sperimentale attentante al dna, attuando (accelerando in questo modo) il programma di riduzione della popolazione mondiale che l'èlite
globalista sta perseguendo con l'aborto su scala mondiale (il che è vero).
È questa la tesi che non si può condividere, a mio modesto avviso.
Se poi la mia lettura di certi passi dell'intervento di mons. Viganò è sbagliata, come non detto. Chiedo scusa a tutti e saluto.
E non ritornerò più sull'argomento che pur si continua assurdamente a ripetere, quello dell'élite segreta (massonica o giudeo-massonica) che da (molti) secoli dirigerebbe astutamente e senza sbagliare un colpo gli eventi fondamentali della storia, ivi compresi i personaggi più rappresentativi, individui terribili ma in realtà semplici marionette nelle mani di burattinai sconosciuti.
Tesi infantile, frutto di cattive letture, della mancanza delle letture adeguate, credo.
Sulla Rivoluzione Francese bisognerebbe studiarsi i classici della storiografia sul tema, cominciando magari da Tocqueville. E poi ripassare dal via.
Senza chiudersi in recinti di filo spinato, possiamo dire che il Male esiste da che mondo è mondo. A questo Male si associano tutti gli uomini più o meno. E tutti gli uomini che si associano al Male tendono ad associarsi tra loro. Ora queste malefiche associazioni, dato il limite della mente umana, vengono distinte frettolosamente per nascita, per pelle, per strati sociali, per formazione ed istruzione, per successo e/o insuccesso sociale. Detto questo bisogna anche riconoscere che tanti gruppi sono stati trovati, nei secoli e secoli, con le mani nella marmellata, la vita stessa di Gesù Cristo è lì a dimostrarcelo. Chi non crede in Gesù Cristo parla con lingua sociologica di classi emergenti che sempre sgomitano per salire la scala sociale, costi quel che costi appunto. Ora anche gli arrampicatori sociali si associano per arrivare ai 'meglio posti' ed anche in queste associazioni di arrampicatori, a ben vedere, si notano presenze ricorrenti di singoli e di gruppi. Quindi il Male coinvolge tutti in misura variabile nella esistenza di ognuno, in alcuni invece si incarna proprio nella persona durante tutta la sua vita, diventando sua carne e suo sangue che, a fasi alterne, può trasmettersi nei discendenti, ma ogni discendente è chiamato anche a rinunciare all'esempio della pecora nera familiare altrimenti a subirne il maleficio come accadde al suo avo che ne è rimasto posseduto.
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RispondiEliminaIl Male è in tutti noi, anche se non ci associamo con nessuno, perché il peccato originale è in ognuno di noi, con le sue conseguenze, che mai cessano ( = dissociazione raramente superata tra ragione e passioni.)
Siamo tutti "mal seme d'Adamo", bisognosi tutti di redenzione, tramite Cristo e l'insegnamento della Chiesa, i buoni come i cattivi ed anzi i buoni ancor più dei cattivi, se è vero, com'è vero, che il Signore "ci induce in tentazione" quando la nostra casa è bella, pulita, in ordine, spazzata, e viene invasa dal demonio, non da solo con con almeno sette diavoli peggiori di lui, attratto proprio dal nitore e candore temporaneo della nostra casa, illuminata da quella luce che si chiama Grazia, posta sul candeliere della Buona Volontà.
Ma poi nel sangue e nella mente si scatena l'elemento torbido, dentro l'anima le lusinghe ingannevoli del peccato, i ghigni diabolici della voce che ti dice - è tutto inutile, la virtù, non ti salverai comunque, allora perché non praticare qualche piccola trasgressione?
Anche solo mentale? Ribellati a quel Padrone di Schiavi, anche solo nella tua mente...
"Peccare iuvat", come diceva quella sventurata poetessa dell'età augustea, della quale ci è rimasto solo questo lapidario frammento...
"...come se la Sposa dell’Agnello potesse aver due voci..."
RispondiEliminaIl clima da mo' che era trans...! Pensieri, parole, opere ed omissioni double faces.
Questi sono gli effetti delle accoglienze a prescindere, cioè ideologiche e senza criterio, indiscriminate. I fatti parlano da soli.