Il demerito di don Floriano: 21 Ottobre 2021 - Trieste – Intervento di Don Floriano Pellegrini alla manifestazione di Trieste in Piazza Unità del 19 ottobre: un messaggio di amore e di speranza di un prete di montagna. Il video: Don Floriano Pellegrini benedice la piazza di Trieste- Il don sembra prendere posizioni forti anche in politica; ma che dire, quando è possibile che il trono più alto faccia ben di più dal versante opposto... Vedi precedente su Stefano Puzzer, compresi i commenti molto significativi. Qui indice articoli sulla dittatura sanitaria.
Don Floriano, Avviso ai fedeli delle otto parrocchie di Val di Zoldo e di Zoppè di Cadore
Oggi, domenica 31 ottobre 2021, sul foglietto degli avvisi settimanali delle otto parrocchie di Val di Zoldo e di Zoppè di Cadore i fedeli non hanno più visto indicato il mio nome, assieme a quello degli altri sacerdoti presenti in valle. Qualcuno mi ha perciò telefonato per sapere se, come don Gianfranco Slongo la settimana scorsa si era ritirato dal ministero in valle (per andare al moderno santuario mariano del Nevegàl), anch’io mi fossi ritirato dal ministero.
Garantisco di non essermi ritirato affatto! Il nuovo arciprete della pieve di Zoldo, don Roberto De Nardin (giunto appena venerdì sera), sarà perciò felice di spiegare, a voi e a me, se si è trattato di un suo sbaglio, per quanto spiacevole, o di una sua scelta o, infine, dell’esecuzione di un ordine del vescovo diocesano.
Se si è trattato di un suo errore, sarà fraternamente perdonato.
Se si è trattato di una sua scelta, ricordo chiaramente a don Roberto che, se crede d’essere venuto in casa d’altri, cioè in una valle e comunità cristiana di cui è un illustre estraneo e con le quali ha solo un vincolo giuridico, a fare il prepotente anziché con umiltà e spirito di servizio, farà meglio a fare le valige e andarsene immediatamente.
Se si è trattato, da parte sua, dell’esecuzione di un ordine o di un desiderata del vescovo diocesano, ricordo a Sua Eccellenza, che anch’egli, se crede di poter emarginare chi non gli fa comodo, si sbaglia di grosso, e diventerebbe ridicolo poi il suo parlare di Chiesa sinodale (cioè dove tutti camminano assieme, pur con diverse sensibilità e vedute) quando, alla prova dei fatti, vuole camminare solo con chi la pensa come lui e degli altri vuole si cancelli persino il nome e il numero telefonico dal foglietto della comunità, quasi per seppellirlo (socialmente ed ecclesiasticamente) ancora da vivo.
Cari fedeli, è ben brutto che un prete appena arrivato in una valle faccia errori o assuma comportamenti simili; ma vi assicuro, sul mio onore di prete e di uomo, che, dicano e facciano quel che vogliono, non li lascerò dormire sonni tranquilli, finché non sarà rimediato all’errore.
don Floriano Pellegrini
Questo si chiama parlare con verita' ed autorevolezza da parte di chi ha come datore di lavoro NSGC e dovra' risponderGli per l'eternita' non per questo breve o lungo lasso di tempo di prova(della sua fedelta')
RispondiEliminaCondivido l'opinione di molti che vedono in questi interventi abnormi ed ingiustificati i segnali che il sistema comincia a temere l'opposizione. La cosa però non mi tranquillizza affatto, anzi. . . in verità ho paura della loro paura, che temo li spingerà ad iniziative sempre più irrazionali e provocatorie, con l'intento di sconvolgere la resistenza gandhiana, contro cui nulla possono, e di provocare reazioni meno controllate e pacifiche, che li autorizzeranno ad intervenire con repressioni violente, se non addirittura armate. Vi prego, non cadete nella trappola.
RispondiEliminaIda Voltan
Anche Gandhi gandhianamente è caduto nella trappola del male. Anche Gesù Cristo non è morto nel suo letto. Il nostro inno canta: "...siam pronti alla morte..." Nell'Ave Maria i cattolici, sapendo di essere peccatori, invocano la Madre di Dio affinché preghi per loro nel tempo presente e nell'ora della loro morte. Le grandi e piccole anime come quella di Gandhi e Gesù Cristo, Dio Figlio stesso, e le nostre anime poverelle sanno della morte e sanno che esistono valori molto più forti della morte, di cui l'Amore è il più potente ed è così che si è pronti a morire per amore di Dio, della Patria, dei nostri cari genitori, figli, amici, dei nostri connazionali. Proprio quando siamo pronti veramente a morire per Amore, per quei valori che sono sacri e santi al nostro cuore, è solo allora che siamo invincibili perché doniamo la nostra stessa vita a Dio per chi resta dopo di noi.
RispondiEliminaCe ne fossero di don Floriano alla faccia degli obbedienti di comodo, del prega ed ama tutti ma soprattutto taci...non saremmo giunti in tal baratro!
RispondiEliminaConsentitemi un "fuori argomento" librario. E' stato pubblicato negli USA dalla casa editrice Angelico Press un interessantissimo volume: From Benedict’s Peace to Francis’s War: Catholics Respond to the Motu Proprio Traditionis Custodes on the Latin Mass, a cura del bravo Peter Kwasniewski. E' una raccolta di vari testi, saggi e articoli in risposta allo sciagurato MP Traditionis custodes. Sono 45 autori da 12 Paesi: 5 cardinali (Walter Brandmüller, Raymond Leo Burke, Gerhard Ludwig Müller, Robert Sarah, Joseph Zen), 5 vescovi e arcivescovi (Héctor Aguer, Thomas E. Gullickson, Maria Viganò, Rob Mutsaerts, Athanasius Schneider), poi sacerdoti, religiosi e laici. Tra questi ultimi qualche nome noto anche in Italia: Peter Kwasniewski, Martin Mosebach, Michel Onfray, Josè Antonio Ureta, lo storico e saggista italiano Massimo Viglione.
RispondiEliminaSpero che ci sia qualche bravo editore "nostro" che non si faccia spaventare dalla corposità del volume (406 pagine) o soprattutto dalle possibili intimidazioni vatican-papolatriche e lo traduca e lo pubblichi al più presto.
Silente
Invece che ai Seminari, dove a quanto pare i preti giovani (e meno giovani) si trovano a dover studiare discipline quali sociologia e psicologia, più nocive che altro data la loro impostazione neo positivista,dovrebbero essere affidati a "preti di montagna" come don Floriano. Ogni tanto, mentre ci si guarda attorno sgomenti in mezzo a macerie sempre più grandi, sempre più alimentate, si scorge una fiera e solida colonna, che si erge additando il Cielo. Sono i nostri parroci, magari lontani geograficamente, ma ai quali possiamo appoggiarci, forse solo per poco perché ognuno rimane dove ci ha messo il Signore, ma che la consapevolezza che esistono, risulta un conforto, anzi IL Conforto che ne ricaviamo avendo, in essi, la prova che il Signore ne dorme ne ci ha abbandonati.In cambio di tanto conforto hanno bisogno della nostra preghiera. Ed il Signore stesso ne ha bisogno, come segno che abbiamo capito e che ne siamo grati. Un'amica ebrea mi raccontava che uno dei proverbi preferiti da sua nonna, era: " Chi non prova riconoscenza per il bene ricevuto ruba al suo prossimo" E quanto grande può essere il furto perpetrato con l' indifferenza verso Dio stesso ? Infinita.
RispondiEliminaTante volte ho sentito questo: “Ma, ho chiamato e la segretaria ha detto che è troppo indaffarato, che ha guardato e mi ha detto: 'entro tre settimane, può darsi, vi darà un appuntamento di un quarto d’ora’”. E il prete dice: “no, grazie, così non voglio”, oppure: “sì”. Ma non va. Il prete sente lontano il vescovo, non lo sente padre. Vi do un consiglio, da fratello: quando voi tornerete dopo una missione, dopo una visita a una parrocchia, stanchi, in vescovado, e vedete la chiamata di un prete, chiamalo; lo stesso giorno o al massimo il giorno seguente: non di più. La vicinanza. E quel prete, se è chiamato subito, saprà che ha un padre. PAPA FRANCESCO
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