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lunedì 14 novembre 2022

Il cardinale Burke e il vescovo Schneider ribadiscono le preoccupazioni sulle restrizioni alla liturgia tradizionale

Nella nostra traduzione da NCRegister le preoccupazioni sulle restrizioni alla liturgia tradizionale del cardinale Burke e del vescovo Schneider ribadite attraverso i loro commenti per un discorso che Edward Pentin ha tenuto di recente a Londra. Precedenti dei due prelati sull'argomento qui - qui - quiqui. Qui l'indice degli articoli sulla Traditionis custodes e successivi.

Il cardinale Burke e il vescovo Schneider ribadiscono
le preoccupazioni sulle restrizioni alla liturgia tradizionale


CITTÀ DEL VATICANO — Il cardinale Raymond Burke ha messo in dubbio le basi degli sforzi prodotti dal papa per limitare ed eventualmente eliminare la messa latina tradizionale, mentre il vescovo Athanasius Schneider ha affermato che il “tesoro millenario” non può essere distrutto, poiché è opera dello Spirito Santo.

Il cardinale e il vescovo hanno gentilmente condiviso i loro commenti nell'ambito di un discorso che ho tenuto alla Latin Mass Society a Londra il 21 ottobre.

Nella crescente preoccupazione per le nuove restrizioni di questo pontificato riguardo alla liturgia tradizionale, il cardinale Burke ha affermato che «nella misura in cui prevarranno la ragione e la sana teologia, continuerà la salvaguardia e la promozione dell'Usus Antiquior [l'antica liturgia in uso prima delle riforme del 1970].”

Il prefetto emerito della Segnatura Apostolica ha affermato che ciò "nonostante le difficoltà e persino la persecuzione" ispirandosi alla Traditionis Custodes (Guardiani della Tradizione), la lettera apostolica di papa Francesco del 2021 emessa motu proprio (decreto) che limita la liturgia antica, e i Responsa ad Dubia, le linee guida sull'attuazione del decreto emanate cinque mesi dopo.

Ma il cardinale Burke ha sottolineato che come "motu proprio", la Traditionis Custodes manca di forza sufficiente perché ha autorità solo nella misura in cui è fondata su basi giuste. Ha aggiunto che i motivi del decreto, e la lettera che papa Francesco ha scritto ai vescovi che lo accompagnano, “non sono veri e giusti” se presi insieme, e ne ha spiegato le ragioni.

La prima, ha detto, è che "semplicemente non è vero" che la liturgia riformata è l'unica forma valida del rito romano. Ha ricordato che, come hanno riconosciuto Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, l'Usus Antiquior “non è mai stato soppresso” e, infatti, ha continuato ad essere celebrato dal tempo della promulgazione della Messale di Paolo VI. E dunque ha affermato che è "contrario alla ragione e alla sana teologia liturgica affermare che una forma del rito romano celebrata ininterrottamente per circa 15 secoli non è più una forma valida del rito romano".

Ha anche contestato l'affermazione dei documenti secondo cui coloro che assistono alla liturgia tradizionale rifiutano il Concilio Vaticano II e sono divisivi perché si considerano gli unici veri cattolici - cosa che ha respinto come falsa, ad eccezione di alcuni "estremisti" che lo sostengono, al pari degli "estremisti presenti in qualsiasi gruppo". Ed ha affermato che al contrario, è evidente anche a coloro che non sono attratti dalla stessa liturgia tradizionale, che i fedeli che ne sono attratti sono «nutriti spiritualmente, che sono devoti nel loro culto e nella loro pratica di la fede. Sono anche fedeli ai loro vescovi e al Santo Padre”. “Per questo”, ha aggiunto, “sono stati comprensibilmente colpiti profondamente dalla durezza dei documenti in questione, dal fatto che Traditionis Custodes sia entrato in vigore immediatamente, nonché dall'applicazione dei documenti (TC e Responsa) da parte di alcuni vescovi senza alcun riguardo per il bene delle anime”; mentre "purtroppo, alcuni hanno erroneamente tratto la conclusione che non c'è casa per loro nella Chiesa".

Il cardinale Burke ha sottolineato che il loro dolore è "comprensibilmente intensificato" quando vedono "un'aperta deviazione, dal Cammino sinodale tedesco e da altri individui e gruppi dissidenti, da ciò che la Chiesa ha sempre insegnato e praticato, mentre vengono trattati come dannosi per la Chiesa a causa del loro profondo apprezzamento della liturgia romana tradizionale. Sostiene che conseguentemente "La situazione è totalmente confusa e divisiva".

Il cardinale Burke ha anche alluso ai risultati dell'indagine della Congregazione per la Dottrina della Fede su cui apparentemente si basava la Traditionis Custodes, dicendo che non era una base giustificata per queste misure perché i risultati dell'indagine "non sono mai stati resi pubblici e molti persone di fiducia che hanno visto i risultati o, almeno, alcuni dei risultati, si dichiarano favorevoli al proseguimento della disciplina stabilita dal Summorum Pontificum."

Inoltre il cardinale Burke ha evidenziato un altro "vizio procedurale fondamentale nella promulgazione della Traditionis Custodes", ovvero che la maggior parte di coloro che ne sono stati colpiti non sono stati consultati prima della sua promulgazione - cosa, ha affermato, che va contro le Regulae Iuris [Norme di diritto]. Quanto ai Responsa ad Dubia, il cardinale Burke ha affermato che hanno solo la forza della legge a cui si riferiscono, ma vanno oltre la Traditionis Custodes e, addirittura, presumono di cambiare il diritto universale della Chiesa, ad esempio per quanto riguarda la legge sulla binazione (celebrare la Messa due volte nello stesso giorno).

Un ulteriore problema per il Vaticano, ha affermato, è che il Dicastero per il Culto Divino si arroga competenze che appartengono al Vescovo diocesano e ricadono sotto la sua giurisdizione.

Il cardinale ha detto che ci sono molte altre gravi difficoltà con i Responsa ad Dubia, in ragione della elaborazione e della promulgazione senza una adeguata consultazione, affermando che “Si può solo sperare che i vescovi lo interpretino secondo i principi perenni del diritto canonico, in particolare il principio che la cura delle anime è la legge suprema”.

Le considerazioni del vescovo Schneider

Nei suoi commenti sulla situazione, il Vescovo ausiliare di Astana in Kazakistan, Athanasius Schneider, ha fortemente incoraggiato vescovi, sacerdoti e fedeli a mantenere il loro attaccamento e fedeltà all'antica liturgia che, ha detto, “è un tesoro di tutta la Chiesa, anche per la sua vitalità». E dunque, essendo un dono così inestimabile per la Chiesa, bisogna trovare un modo «per difendere questo tesoro e tramandarlo alla prossima generazione, per amore della santa madre Chiesa, e anche per il nostro amore per l'onore della sede apostolica”.

“La situazione è molto grave”, ha aggiunto il vescovo Schneider. “Si tratta tra l'altro del tentativo di distruggere la tradizione liturgica. Nessun papa in 2000 anni, e nessun concilio, aveva osato riformare un rito venerabile consolidato dalla pratica secolare; nessuno oserebbe far questo a qualcosa di così venerabile e portatore di frutti”.

“Per questi motivi – ha affermato monsignor Schneider – vescovi, sacerdoti e fedeli devono rimanere fedeli a questo grande tesoro della Chiesa”. Se non lo fanno, e collaborano all'applicazione di queste misure restrittive, arrecano «un danno spirituale alla Chiesa, perché perdere un tale tesoro santificato dai santi per tanti anni sarebbe un danno evidente per il bene spirituale della Chiesa e per le anime».

Ciò include il rifiuto dello stile di adorazione versus populum (di fronte al popolo) e la Comunione nella mano. "Ciò non è mai stato cattolico", ha detto. "Sono modalità protestanti e devono essere abbandonate". Crede fermamente che, se così fosse, non ci sarebbero più guerre liturgiche, le due forme sarebbero in qualche modo vicine l'una all'altra, e col tempo si avvicinerebbero sempre di più e trasmetterebbero così ciò che tutti i papi e i santi ci hanno trasmesso nella Santa Liturgia. [1]
Ritiene inoltre che i fedeli debbano esercitare pressioni sui propri vescovi e sulla Santa Sede per unificare il calendario lezionario e liturgico (la Messa tradizionale latina e la Messa riformata hanno letture e calendari liturgici diversi).

Alla domanda se pensa che ci possa essere un dialogo con il Papa e il cardinale Arthur Roche, prefetto del Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, sul raggiungimento di questo obiettivo, si è detto non ottimista perché nell'attuale Vaticano anche alcuni vescovi vietano la celebrazione della Messa versus Deum ("rivolti a Dio"). Ha definito questo un divieto "terribile", e quindi ritiene che non ci siano presjupposti su cui discutere la questione fondamentale di cosa sia la Santa Messa.

Monsignor Schneider ha affermato che per coloro che sostengono la riforma liturgica, la Messa è un incontro centrato sulla comunità, mentre per i cattolici tradizionali è l'adorazione della Santissima Trinità. La Messa è principalmente il sacrificio del Golgota in forma sacramentale, ma per le gerarchie Vaticane, ha detto, si sottolinea maggiormente l'elemento del banchetto che secondo monsignor Schneider è protestante e luterano e non discende dalla tradizione apostolica. Il che ha acquisito particolare chiarezza nella Lettera apostolica Desiderio Desideravi del 2022 sulla formazione liturgica.

"Ciò è molto grave", ha detto. Alla domanda su come il Vaticano possa ottenere un quadro più chiaro dei cattolici tradizionali in modo che non vengano erroneamente definiti "estremisti", ha detto che tale terminologia è abusiva e rappresenta un'ingiustizia.

"Forse devono applicare queste parole a se stessi", ha detto. «Non sono forse estremisti quando perseguitano spietatamente un così antico tesoro della Chiesa? Non è estremista anche questo? Quindi applicano il loro comportamento agli altri. La loro è un'ideologia che riproduce una nuova forma di comprensione protestante; il che sta minando l'immutabile testimonianza cattolica del carattere sacrificale della Messa e principalmente il senso di adorazione della Santa Messa».

All'interrogativo sulla possibilità che la situazione possa peggiorare, il vescovo Schneider risponde: “Tutto è nelle mani della Provvidenza”. “Anche se Dio permette tale persecuzione di questo tesoro della Chiesa, lo permette per un bene più grande, perché la nostra fede sia purificata, mondata e dopo questa crisi la verità sia sempre più visibile”. Ha affermato che "la bellezza del carattere sacrificale, adorante e immutabile della Messa e della liturgia dovrebbe essere sempre più evidenziato in modo che in futuro nessun papa osi mai fare nuovamente una tale rivoluzione, soprattutto in maniera rivoluzionaria così drastica".

«Certo», ha aggiunto, «la Chiesa può apportare dei cambiamenti, ma non in modo drastico e rivoluzionario». [Il principio dello sviluppo organico della liturgia qui - qui -ndT]

Ha poi sottolineato che se, come insiste questo pontificato, le riforme liturgiche dopo il Vaticano II non sono state una rivoluzione ma sono in continuità con la Tradizione, «allora perché perseguitano la forma tradizionale?». Se il Novus Ordo è solo un'altra forma della Tradizione, ha chiesto, allora perché devono perseguitare l'altra forma, anch'essa tradizione?

Monsignor Schneider ha detto che, per lui, questo mostra che il loro “concetto della Messa è in qualche modo contrario a ciò che esprime la forma tradizionale della Messa, e questa forma tradizionale della Messa li infastidisce, o mette in discussione la loro nuova comprensione ideologica della Messa, che è in contrasto con il senso perenne della Chiesa».

Mons. Schneider ha concluso esprimendo la fiducia che “nessun papa, nessun vescovo, nessun dicastero vaticano riuscirà a eliminare un tesoro millenario”. Lo Spirito Santo, ha aggiunto, “non lo permetterà e anche dopo Traditionis Custodes, lo Spirito Santo sta ora risvegliando nelle nuove generazioni una nuova ondata di amore per la liturgia tradizionale”. Il che “dimostra che essa è opera dello Spirito Santo e non si può combattere contro l'opera dello Spirito Santo.
“Direi al Santo Padre, ai Cardinali a Roma, al Dicastero per il Culto Divino, ai Vescovi diocesani: non osate combattere contro l'opera dello Spirito Santo”.
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Nota di Chiesa e post-concilio
Una chiosa sulla sottolineatura della 'forma', propria di una mens da conservatori più che da amanti dalla tradizione, utile come sottile espediente di Benedetto XVI nel Summorum Pontificum per giustificare il numquam abrogatam; ma non è possibile parlare del rito antico e del Novus Ordo come “due usi” o “forme” dello stesso rito romano a causa delle differenze radicali nel contenuto teologico e spirituale tra il rito antico e quello riformato di Paolo VI [qui - qui] che presuppongono due diverse ecclesiologie e conseguenti differenze dottrinali ormai riconosciute apertis verbis

1 commento:

  1. Cor Jesus mitissime, qui ut redimeret populum tuum voluisti teipsum sacrificare in Cruce, aude nostram orationem pro Ecclesia tua, ut pacificare adunare et regere digneris, tueris et defenderet in saecula. Protege famulos tuos, Domine, quem redemisti cum sanguine tuo .. protege Ecclesiam tuam, Domine, et mitte sanctos ministros ad Altare, qui possunt donare nobis magna cum humilitate Corpus tuum et custodire tuum gregem. Amen.

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