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venerdì 8 marzo 2024

8 marzo 1980 / Lettera di Mons. Marcel Lefebvre a S.S. Giovanni Paolo II

Lettera di Mons. Marcel Lefebvre a S.S. Giovanni Paolo II

Seminario Internazionale San Pio X
8 marzo 1980

Santissimo Padre,
allo scopo di mettere fine a dei dubbi che attualmente si diffondono sia a Roma, sia in certi ambienti tradizionalisti d’Europa e anche dell’America, relativi alla mia attitudine e al mio pensiero nei confronti del Papa, del Concilio e della Messa del Novus Ordo, e temendo che questi dubbi arrivino fino a Vostra Santità, mi permetto di affermare di nuovo ciò che ho sempre dichiarato:
  1. Che io non ho alcuna esitazione sulla legittimità e la validità della Vostra elezione e che di conseguenza non posso tollerare che non si rivolgano a Dio le preghiere prescritte dalla Santa Chiesa per Vostra Santità. Io ho dovuto già reprimere la cosa e continuo a farlo nei confronti di alcuni seminaristi e sacerdoti che si sono lasciati influenzare da certi ecclesiastici estranei alla Fraternità.
  2. Che io sono pienamente d’accordo con il giudizio che Vostra Santità ha espresso sul Concilio Vaticano II, il 6 novembre 1978, nella riunione del Sacro Collegio: “Che il Concilio dev’essere compreso alla luce di tutta la Tradizione e sulla base del Magistero costante della Santa Chiesa”.
  3. Quanto alla Messa Novus Ordo, malgrado tutte le riserve che si devono esprimere nei suoi confronti, io non ho mai affermato che essa sia in sé invalida o eretica.
    Io rendo grazie a Dio e a Vostra Santità, se queste chiare dichiarazioni potranno accelerare il libero uso della liturgia tradizionale e il riconoscimento da parte della Chiesa della Fraternità Sacerdotale San Pio X, così come di tutti quelli che, sottoscrivendo queste dichiarazioni, si sono sforzati di salvare la Chiesa perpetuandone la Tradizione.
    Che Vostra Santità si degni di gradire i miei sentimenti di profondo e filiale rispetto in Cristo e Maria.

8 commenti:

  1. E quindi mons. Lefevbre ha riconosciuto il no come non eretico e non invalido.

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  2. La lettera è datata 8 marzo 1980, da allora sono trascorsi ben quarantaquattro anni. Sosterrebbe Mons. Lefebvre oggidì le stesse posizioni di quel tempo? Non possiamo saperlo! Mons. Lefebvre ha sempre cercato il riconoscimento di Roma, sia pur tacciandola di modernismo a più riprese. Se il Novus Ordo Missae è valido, ma soltanto meno bello e poco o tanto pericoloso per la Fede, perché compiere magari dei kilometri, come nel mio caso, da decenni, per andare alla S. Messa di sempre (il rito del 1962, che Mons. Lefebvre impose alla FSSPX non è propriamente il rito "di sempre"!), non si sa bene. La posizione di questa lettera è la stessa degli istituti Ecclesia Dei, a ben guardare. Io non esprimo nessun giudizio, constato delle verità. Conosco la biografia di Mons. Lefebvre scritta da Mons. Tissier de Mallerais, nelle edizioni Clovis.

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  3. Cos'è, la scoperta dell'acqua calda?
    Non ha mai detto, mons. Lefebvre, che il NO fosse eretico o invalido. Ha sempre detto che "non possiamo dire che sia invalido". Cioè non possiamo dire che i mutamenti nel canone di per se stessi provochino l'invalidità della Consacrazione.
    Ha però sempre detto che il NO era un rito ambiguo che rendeva maggiormente possibili celebrazioni invalide (opinione condivisa anche dal famoso liturgista Klaus Gamber). Le variazioni apportate al rito non erano tali da renderlo invalido ma erano tali da rendere ambiguo il vero significato della Messa. Come avevano rilevato i cardinali Bacci e Ottaviani nella loro ben nota, radicale critica al Novus Ordo, il nuovo rito oscurava il significato propiziatorio della S. Messa: la Croce veniva messa in secondo piano rispetto alla Resurrezione, instradando la Messa verso il banchetto gioioso di tipo protestante.

    Pertanto, secondo mons. Lefebvre, frequentando il NO si rischiava di perdere la fede nel senso (evidentemente) di giungere a professare, grazie al nuovo rito, un cattolicesimo ecumenico e sincretistico in odor di eresia, come poi è effettivamente avvenuto.
    Pertanto, mons. Lefebvre consigliava di evitare per quanto possibile il NO, cercando di attendere per quanto possibile alle Messe dell'Ordo Vetus, il cui rito era sicuramente cattolico.
    T.

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  4. Comunico che la Santa Messa di domenica prossima, 10 marzo (domenica Laetare) sarà accompagnata dal canto del coro gregoriano. 

    L'appuntamento è sempre alle ore 10 presso la chiesa di San Luca, in corso Garibaldi 59 a Pavia.

    Un cordiale saluto nel Signore,

    Don Fabio Besostri

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  5. Macron, novello Robespierre, vuol fare inserire l'aborto nella carta dei diritti europea, come previsto. La Francia giacobina e totalitaria nel suo delirio imperialista crede di contare ancora qualcosa nel mondo, mentre conta solo in quel mondo delle tenebre di cui è artefice da più di due secoli.
    Vade retro satana!

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  6. E' colpa nostra, e'colpa dei peccati principalmente di chi ha conosciuto Cristo e poi del resto del mondo se il diavolo ha acquistato tanto potere.

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  7. Una preghiera per don Gabriele D'Avino

    Giunge oggi la notizia che don Gabriele D'Avino è il nuovo superiore della FSSPX italiana. Bisogna pregare affinché la nuova guida del Distretto sappia dominare e superare le correnti separazioniste, stravaganti e sedevacantiste che negli ultimi decenni, fino a oggi, hanno attraversato la Fraternità. Il perseguimento del modello tedesco e statunitense ne farebbe un'istanza seria cui ancora potersi rivolgere in mezzo a un tradizionalismo sempre più minacciato dal settarismo dei guru neotradizionalisti.

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  8. "Macron novello Robespierre"?

    Il parallelo è mal posto. Robespierre avrebbe fatto ghigliottinare alla svelta uno come Macron, che avrebbe giudicato essere un depravato, un nemico del popolo e della Repubblica.
    Tra l'altro, Robespierre e il fratello non erano massoni, al contrario di altri importanti esponenti rivoluzionari, come Danton, Brissot, Sieyès.
    Tra le fazioni messe a morte dall'Incorruttibile c'erano parecchi massoni.
    Macron sembra piuttosto un epigono del marchese de Sade, che si divertiva a proporre un'utopia al contrario, con il vizio al posto della virtù.

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