Nella nostra traduzione da What We Need Now, uno scritto da Charles Chaput, arcivescovo emerito di Philadelphia. Precedenti qui - qui - qui - qui - qui - qui.
Sul potere dei senza potere
Partiamo da un fatto semplice: il peccato più antico e permanente dell’uomo è l’idolatria. E se la storia umana ci insegna qualcosa, è che l’idolatria ha un vestiario infinito di travestimenti e un numero infinito di vittime. Nel nostro tempo, l’idolo di turno è lo Stato, che si presenta con i paramenti liturgici della scienza.
Il Terzo Reich ha praticato l’eutanasia su circa 300.000 disabili mentali e fisici. Poi ha ucciso altri 6 milioni di ebrei, zingari, emarginati sociali e prigionieri politici in nome della superiorità della razza ariana. Gli eredi politici di Karl Marx (Lenin, Stalin, Mao, Pol Pot e altri) hanno ucciso 25 milioni di persone nel blocco sovietico, 40 milioni in Cina, 2 milioni in una nazione di soli 7 milioni in Cambogia e altri milioni altrove, il tutto per creare un nuovo mondo e far ripartire la storia dall'”anno zero”, ripulita da ogni memoria del passato e basata su un modello di uomo padrone di sé stesso e di umanità come vero e unico dio.
Il calcolo dei morti degli ultimi cento anni è ben documentato e doloroso da rivedere. Abbiamo imparato – o almeno pensiamo di aver imparato – una lezione importante ed è questa:
Qualsiasi partito politico o ideologia che pretenda di creare un nuovo tipo di uomo, un’umanità autosufficiente e auto-redentrice, è un inganno. È solo l’ultima puntata di una vecchissima favola gnostica. Lo gnosticismo è cresciuto accanto al cristianesimo, a volte intersecandosi con esso; e il fanatico gnostico moderno, che si definisca fascista, nazista, marxista o persino un certo tipo di “progressista”, non è mai veramente irreligioso. E di certo non è un “miscredente”, anche quando dice di esserlo. È una sorta di credente particolare; un uomo convinto di possedere la conoscenza segreta, la gnosi, che sblocca il potere di restaurare un mondo distrutto. E si aggrappa a questa sacra conoscenza con la stessa religiosità di un monaco del XIV secolo aggrappato alla sua Bibbia.
La differenza, naturalmente, è che il Dio del monaco era – ed è – vero. Il Dio dello gnostico non lo è. Ogni nuova versione del fanatico gnostico veste il suo piccolo dio con un nuovo linguaggio e nuovi strumenti di coercizione. Ma in fondo si tratta sempre della stessa menzogna idolatrica. L’uomo non è un dio e non c’è nessuna conoscenza segreta che possa renderlo tale.
Ma se così è, perché mai qualcuno dovrebbe credere in un regime di menzogne? Perché la gente dovrebbe ingoiare assurdità tossiche come l’economia marxista o il razzismo nazista? La risposta è che la maggior parte delle persone, essendo ragionevolmente intelligenti, non crede in un sistema basato sull’inganno. Ma questo non impedisce loro di conformarsi ad esso. Sono deboli, o intimiditi, o disperati, o semplicemente troppo pigri per dire la verità finché non è troppo tardi per fare la differenza. Molte persone, probabilmente la maggior parte, tendono a vivere nel modo più comune possibile, finché ci riescono, indipendentemente dalla natura del loro ambiente politico e culturale. La maggior parte dei russi non era bolscevica. La maggior parte dei tedeschi non era nazista. Ma essi non si opponevano per conformarsi. Hanno fatto quello che dovevano fare per sopravvivere, mentre il mondo intorno a loro assumeva tinte fosche.
La buona notizia è che il nostro Paese è stato creato per essere un posto diverso e migliore. È stato progettato per essere, ed è sempre stato, un esperimento di libertà ordinata, un insieme di realismo biblico e speranze illuministe. Non è mai stato perfetto. Niente di umano mai lo è. Ma per molti aspetti funziona davvero. E vale la pena lottare per questo. Abbiamo il tipo di leggi e libertà, istituzioni pubbliche e coscienza civica che garantiscono che qui non possano verificarsi cose come le ossessioni omicide che hanno infestato il secolo scorso.
Per lo meno, questo è ciò che pensiamo. La notizia peggiore è che possiamo perdere tutto ciò che abbiamo. Come una volta disse Solzhenitsyn: “la prosperità genera idioti”. Ne è prova il nostro attuale substrato politico e, in particolare, i leader che ora lo modellano.
Un mio amico ama dire che la nostra attuale realtà politica si riduce a una “narcosi delle masse”: tanto in politica quanto nella progettualità; in altre parole, un popolo perennemente mezzo addormentato e quindi facilmente plasmabile e guidabile. Può sembrare strano. Ma in realtà è solo una variante di ciò che lo studioso dei media Neil Postman ha scritto in Amusing Ourselves to Death e di ciò che lo storico sociale Christopher Lasch ha detto in The Revolt of the Elites and the Betrayal of Democracy. Né Postman né Lasch, peraltro, provenivano dalla destra politica. Entrambi erano voci molto razionali della sinistra democratica. Entrambi si sono resi conto che gran parte della nostra cultura attuale è in realtà basata sull’indebolimento piuttosto che sul rafforzamento dell’individuo, sulla creazione di dipendenza piuttosto che di reale autonomia.
Il risultato è una popolazione stupefatta, narcolettica, dipendente dai media spazzatura, dalle cianfrusaglie materialiste, dai fast food e da Internet. In altre parole, persone incapaci di pensare, che hanno bisogno di essere governate – e sorvegliate, per la sicurezza di tutti – da altre persone (presumibilmente) intelligenti… il che è l’esatto contrario di ciò che richiede la nostra vita pubblica per come è stata progettata dai Fondatori. È anche scomodamente vicino al mondo di cui si preoccupava C.S. Lewis ne L’abolizione dell’uomo. È lì che ci troviamo ora.
Che cosa facciamo allora?
Ho preso in prestito il titolo di questo articolo, “Sul potere dei senza potere”, da uno dei grandi saggi del secolo scorso. Václav Havel, drammaturgo e dissidente politico, scrisse “Il potere dei senza potere” nel 1978, al culmine della repressione comunista nella natia Cecoslovacchia. Il contenuto è brillante, ma il punto principale di Havel è molto semplice: Anche in un mondo di persecuzione e controllo statale, l’individuo non è mai veramente impotente. Ha sempre il potere di dire no, di rifiutarsi di credere alle menzogne e di cercare altre persone che condividano l’amore per la verità e siano disposte a soffrire per essa.
Havel non è mai stato religioso. Ma il suo amico e collega dissidente ceco, Václav Benda, lo era. E Benda è l’uomo il cui esempio vorrei che ricordassimo nelle settimane e nei mesi a venire. Soprattutto in questo ennesimo anno di elezioni.
Marito e padre di sei figli, Benda – quando negli anni ’70 gli fu chiesto di entrare nel Partito Comunista per motivi professionali – rifiutò. Ciò ha stroncato la sua carriera. È stato estromesso dal mondo accademico. Fu costretto a lasciare un lavoro umile dopo l’altro. Fu perseguitato per le sue attività di resistenza pacifica, che erano tecnicamente legali secondo la legge cecoslovacca. Fu arrestato e imprigionato per quattro anni. Ma niente di tutto questo lo scoraggiò. Lui e la sua famiglia avevano una profonda fede cattolica e la vivevano intensamente. Nella Pasqua del 1985, in mezzo a tutti i problemi politici e alle prepotenze del governo, Benda scrisse una straordinaria difesa dell’insegnamento cattolico sul divorzio, la contraccezione e l’aborto (raccolta qui), nonostante sapesse che parte della Chiesa ceca collaborava con il regime e che alcuni dei suoi leader erano corrotti e codardi.
In tutto questo, non perse mai la gratitudine per la bellezza della sua famiglia e per il dono della sua fede. Né gli mancò il senso dell’umorismo per le sue sofferenze. Al culmine dei suoi problemi di governo, scrisse: “considero estremamente irragionevole, una volta dimostrata una certa eccentrica disponibilità a gettarsi in pasto ai leoni, lamentarsi che i loro denti non sono molto puliti”.
Tutta l’energia, la creatività e il coraggio di quest’uomo scaturivano da un’unica fonte: la sua identità e la sua fedeltà di laico cattolico credente, la vocazione iniziata con il battesimo e che ha plasmato tutta la sua vita. Ecco perché, anche nella sua cella, Václav Benda era un uomo libero; libero in modo tale in cui i suoi persecutori non avrebbero mai potuto essere.
Per noi cattolici americani, negli ultimi sessant’anni le verità della nostra fede sono state facili da imparare, da affermare e troppo spesso da dimenticare. La Chiesa nel nostro Paese ha goduto di una vita abbastanza libera e confortevole per molto tempo. E lo ha fatto molto bene. Lo stanno ancora facendo le brave persone in ogni diocesi e parrocchia americana. Dovremmo essere grati e orgogliosi per tutto ciò che Dio ha reso possibile e per il nostro ruolo nel contribuire a realizzarlo. Ma se l’odio scatenato dalla decisione della Corte Suprema del 2022, che ha demolito la legge Roe contro Wade, ci insegna qualcosa, è che i nostri tempi comodi – i tempi in cui si va d’accordo – sono finiti. Ora dobbiamo pensare e agire di conseguenza. Dobbiamo recuperare la spina dorsale e la natura missionaria del nostro battesimo.
Se Václav Benda, e altri come lui, hanno potuto parlare e lavorare per la verità con molte meno risorse e in circostanze infinitamente più difficili delle nostre… allora sicuramente possiamo fare almeno altrettanto, indipendentemente dalle difficoltà del nostro mondo. Quindi non è un brutto momento per essere cristiani. È proprio il momento migliore, perché è il momento di dimostrare che crediamo davvero a ciò che diciamo di credere, predicandolo con la testimonianza della nostra vita.
Gesù ha detto: “Io sono la luce del mondo”. È l’unica vera luce del mondo. Quindi non siamo impotenti, non lo siamo mai, perché siamo stati battezzati nella Croce del Dio che ci ama.
E se Dio è con noi, chi può essere contro di noi?
Charles Chaput
+Charles Chaput, francescano cappuccino, è arcivescovo emerito di Filadelfia. Questo saggio è adattato dai commenti rilasciati all’Alcuin Institute di Tulsa nel 2022.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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A I U T A T E, anche con poco,
l'impegno di Chiesa e Post-concilio anche per le traduzioni
(ora che sono sola ce n'è più bisogno)
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Come sempre, apprezziamo molto quando parlano da pastori, apprezziamo molto meno quando vogliono servire un altro padrone.
RispondiEliminaMons. Chaput, primo arcivescovo "pellerossa" americano, è infatti amicone della setta eretica neocatecumenale e addirittura fra i sostenitori-finanziatori almeno della "Domus Jerusalem", uno dei tanti monumenti che Kiko Argüello (fondatore del Cammino Neocatecumenale) ha voluto erigere a sé stesso, bramoso di mettersi in buona luce con l'ebraismo internazionale.
Se una persona intelligente come Chaput non riesce a capire che è sbagliato sostenere i devastatori della fede, della liturgia e del buonsenso cattolico, vuol dire che la spiegazione è da cercarsi altrove ("scheletri nell'armadio"? non penso che alle soglie degli ottant'anni abbia ancora aspirazioni di carriera).
- foto: Chaput partecipa ad un megaincontro autocelebrativo di Kiko Argüello nel 2016 (da Jungle Watch)
San Giovanni Crisostomo contro l'illuminismo e il positivismo prima ancora che questi esistessero...
RispondiElimina"La povera ragione umana, quando confida in sè stessa, sostituisce le più strane assurdità ai più alti concetti divini." (San Giovanni Crisostomo)