Un articolo di Paolo Pasqualucci, il cui testo francese è stato pubblicato su Paix Liturgique il 16 luglio scorso (Lettre n. 1066 qui). Ho trovato anche la traduzione inglese di Kwasnieski su Rorate Cieli, col titolo: "Da Pio XII a Paolo VI al card. Roche, la differenza che può fare una parola" qui. La parola è il famoso "quodammodo" della frase della Mediator Dei sulla concelebrazione dei fedeli, lasciato cadere dal testo del Vaticano II. I tempi sono maturi per riaprire il discorso sul Concilio, anche se Bergoglio ha messo le mani avanti, si difende a randellate cioè a scomuniche e accuse di scisma. Qui il nutrito indice dei precedenti.
Paolo Pasqualucci :
A causa di ‘Traditionis custodes’
urge aprire finalmente un dibattito sul Vaticano II.
urge aprire finalmente un dibattito sul Vaticano II.
La presente Gerarchia cattolica, a cominciare dal Papa, si rifà spesso al Concilio Vaticano II (1962-1965), quale fondamento delle “riforme” che continua ad effettuare nella costituzione della Chiesa (con la sinodalità), nella dottrina (con la Dichiarazione ecumenica di Abu Dhabi qui), nell’etica cristiana (con le inaudite concessioni - liturgiche e non - alle coppie irregolari di ogni tipo) e per giustificare la sua perdurante lotta contro la S. Messa di rito antico, detta anche “Messa tradizionale”, che si vuole evidentemente far completamente sparire, tanti e tali sono le restrizioni ed i divieti ora applicati alla sua celebrazione.
Infatti, la stretta di Papa Francesco nei confronti di questa S. Messa, con il motu proprio Traditionis custodes (TC, del 16.7.2021), viene giustificata invocando “i decreti del Concilio”: “I libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II, sono l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano” (TC art. 1).
Come spiegò in una intervista del febbraio 2022 al settimanale cattolico inglese Tablet – ripresa da Jeanne Smits sul suo blog, dal quale l’ha riprodotta ‘Chiesa e postconcilio’ di Maria Guarini [vedi] – il titolare del Dicastero dei Riti e al tempo ancora Monsignore, il cardinale Roche, disse che, con Traditionis custodes, si trattava di attuare la costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium sulla liturgia. Pertanto, l’intenzione del Papa era quella di ‘portare l’unità’ alla Chiesa, ponendo fine all’idea che ci siano due Chiese diverse con due diverse liturgie. I due riti non realizzavano più due forme diverse (“ordinaria” e “straordinaria”) di un unico rito, giusta la tesi costruita da Benedetto XVI: erano due riti diversi perché di due Chiese diverse, cioè due riti esprimenti una lex credendi diversa.
Ciò rendeva impossibile la loro coesistenza. Ma come si era potuti arrivare ad una situazione del genere, bisogna chiedersi, comportante la messa al bando della S. Messa di rito romano antico, celebrata per tanti secoli dai Papi quale rito il cui canone, per opinione da loro stessi costantemente mantenuta, risaliva ai tempi apostolici, addirittura al Beato Pietro in persona? La Messa cattolica per eccellenza, perfetta espressione della lex credendi, veniva adesso ad esser bandita e proprio in adempimento alle riforme promosse da un Concilio Ecumenico della Santa Chiesa?
Situazione a dir poco paradossale e, a ben vedere, insostenibile, che da sola già fa comprendere perché il cattolicesimo si dibatta in una spaventosa crisi dal Concilio in poi. Ma la base di tutta l’operazione di riforma liturgica era costituita proprio dal Concilio, il quale, il cardinale Roche lo diceva espressamente, aveva creato una nuova concezione della Chiesa e quindi una nuova lex credendi. Bisognava pertanto trarne le dovute conclusioni in relazione alla lex orandi. Ma qual era la nuova concezione della Chiesa elaborata dal Concilio? Forse che un Concilio Ecumenico solo pastorale, come ha voluto essere il Vaticano II, può creare una nuova concezione della Chiesa, per di più non in linea con la Tradizione perché espressamente “aggiornata” al modo di sentire del Secolo?
Ma vediamo qual era, secondo il cardinale Roche, il nuovo modo di concepire la Chiesa elaborato dal Concilio. Egli spiega che la costituzione dogmatica Lumen gentium sulla Chiesa (che peraltro, ricordo, non definisce alcun dogma né condanna alcun errore, quindi “dogmatica” non si sa bene perché), si è allontanata dal modello della Chiesa come “società perfetta” (un concetto, ricordo, fondato sulla metafisica aristotelo-tomistica) per avvicinarsi alla nozione biblica della Chiesa come “popolo di Dio” in cammino. Nel primo modello, dice mons. Roche, era il sacerdote a “rappresentare le intenzioni del popolo” e le trasmetteva a Dio nella liturgia. Il Vaticano II lo ha cambiato.
“Grazie alla comprensione del sacerdozio di tutti i battezzati, non è più semplicemente il sacerdote solo che celebra l’Eucarestia, ma tutti i battezzati che celebrano con lui”.
Commentava Jeanne Smit:
“È quindi la concezione del sacerdozio e del sacrificio eucaristico ad esser in discussione nella prospettiva della Traditionis custodes, e il desiderio primario non è quello di mettere in evidenza una “continuità” del Vaticano II rispetto alla tradizione della Chiesa, ma cosa ha “cambiato” il Vaticano II”.
La questione è dunque dottrinale. La ripulsa del modello della “società perfetta” per la Chiesa, modello teoricamente definito in passato da insigni canonisti quale ad esempio il cardinale Alfredo Ottaviani, Prefetto del Sant’Uffizio sino al Concilio incluso, comporta la rinuncia a concepire la Chiesa come societas gerarchicamente ma organicamente strutturata, secondo norme giuridiche e in base a valori ben definiti, di origine sovrannaturale, diventando invece essa un’entità (una “comunione”, una “sinodalità”, “un popolo [di Dio]”) fluida ed indefinibile, in continuo mutamento, quindi aperta a tutte le trasformazioni ed ibridazioni, cosa dimostrata ad abundantiam dalla fallimentare esperienza postconciliare, ormai quasi sessantennale, con la Chiesa visibile in molti Paesi ormai sulla soglia dell’estinzione fisica per mancanza di vocazioni e crollo della partecipazione alla liturgia dei fedeli rimasti.
Ecco perché sono urgenti un dibattito aperto e una valutazione obiettiva del Concilio Vaticano II, affinché tutti possano vedere le cose più chiaramente e porre fine a tutto questo fumo negli occhi.
In quanto battezzati, i membri del “popolo di Dio” (ossia i fedeli in quanto membri del Corpo Mistico di Cristo) sono anche sacerdoti, ma in senso del tutto spirituale, come chiarito da Pio XII nell’Enciclica Mediator Dei, del 20.11.1947, dedicata alla liturgia. Ma il Concilio li esalta come un “popolo di Dio” dotato di effettivi poteri sacerdotali, alterando il senso della nota lode di san Pietro ai cristiani diventati ora “popolo di Dio” e “sacerdozio regale”, al posto degli ebrei negatori del Messia e quindi immeritevoli dei loro titoli onorifici (1 Pt 2, 5; 9-10). Da questa glorificazione simbolica il cardinale Roche traeva l’indebita conseguenza che i battezzati, in quanto appunto “sacerdoti”, partecipavano alla celebrazione eucaristica simpliciter, “concelebrando” con l’officiante, e quindi non più in posizione subordinata e solo “in voto” e pertanto diversa ratione, come aveva chiarito Pio XII nella Mediator Dei.
Le dichiarazioni del cardinale Roche non contenevano sfumature: i battezzati celebrano allo stesso livello dei sacerdoti. E questa mutazione, dall’enorme ed eversivo significato dottrinale, l’ha introdotta il Vaticano II, ci assicurano le massime autorità ecclesiastiche, fornendoci l’interpretazione autentica del Concilio su questo vitale e delicato argomento.
Ma dove ha detto il Concilio che “tutti i battezzati celebrano con lui”, con l’officiante? L’ha detto negli articoli 10 e 11 della Lumen gentium e in maniera più eclatante nell’art. 48 della Sacrosanctum Concilium, citando con una significativa modifica il passo relativo della Mediator Dei. Il passo di SC 48 è il seguente: “…offrendo la vittima senza macchia, non soltanto per le mani del sacerdote, ma insieme con lui, imparino ad offrire se stessi etc [sed etiam una cum ipso offerentes]”. La Mediator Dei, invece: “…essi offrono il Sacrificio non soltanto per le mani del sacerdote ma, in certo modo, anche insieme con lui [sed etiam una cum ipso quodammodo Sacrificium offerunt] etc.”.
Il passo sembra identico ma togliendo l’avverbio “in certo modo”, esso cambia di significato. Infatti, secondo la dottrina di sempre, l’offerta eucaristica dei fedeli può avvenire una cum “insieme” a quella del sacerdote ma solo “in certo modo” insieme, dal momento che essi, non essendo appunto sacerdoti e non avendo pertanto il potere di consacrare le Sacre Specie, offrono solamente “in voto”, spiritualmente e simbolicamente – offrono i loro voti di espiazione, impetrazione, ringraziamento, di lode. L’avverbio “in certo modo” (quodammodo) era spiegato nel prosieguo della Mediator Dei, che illustrava per l’appunto in che senso preciso l’offerta dei fedeli dovesse intendersi solamente “in voto”. Invece il Concilio ha lasciato cadere oltre all’avverbio tutte le chiarissime spiegazioni di Pio XII sul carattere solo spirituale e non sacramentale dell’offerta eucaristica dei fedeli. [Vorrei ricordare un altro oltrepassamento della Mediator Dei da parte della Sacrosanctum Concilium da me illustrato qui - ndr]
La variazione dottrinale era già penetrata nel magistero ufficiale della Chiesa prima della fine del Concilio. Qualche mese prima della sua chiusura, Paolo VI, di fronte ad un montante disordine liturgico generale e alle eretiche interpretazioni del significato della transustanziazione che cominciavano a circolare (il famoso teologo belga Edward Schillebeecks, seguace della fenomenologia, delirava di “transsignificazione”, riducendola ad un significato), dovette promulgare l’Enciclica Mysterium fidei, dedicata alla dottrina e al culto della SS. Eucarestia.
Ebbene, nell’incipit della stessa, scriveva:
“Difatti i Padri del Concilio [Vaticano II], trattando della restaurazione della Sacra Liturgia [de instauranda Sacra Liturgia agentes], nella loro sollecitudine a favore della Chiesa universale niente hanno avuto più a cuore che esortare i fedeli affinché con integra fede e somma pietà partecipino attivamente alla celebrazione di questo Sacrosanto Mistero, offrendolo unitamente al Sacerdote [una cum sacerdote offerrent] come sacrificio a Dio per la salvezza propria e di tutto il mondo e nutrendosi di esso come spirituale alimento” (Paolo VI, Mysterium fidei, Vatican.va, p. 1/23).
Grazie al Concilio, quello che per la Mediator Dei di Pio XII era un “capzioso errore”, era incredibilmente diventato dottrina ufficiale della Chiesa: falsa dottrina ribadita oggi dal cardinale Roche, che dichiara di pensare ed agire all’unisono con papa Francesco.
era il sacerdote a “rappresentare le intenzioni del popolo” e le trasmetteva a Dio nella liturgia.
RispondiEliminaQuesta frase spiega perchè molte famiglie devote spingevano almeno uno dei figli (spesso quelli diversi dal primogenito) verso il sacerdozio. Avere un "mediatore verso Dio" in famiglia, per quanto egoistico possa essere, era visto come un privilegio, prima ancora che un onore. In qualche famiglia si fa tuttora (oggi però un sacerdote diocesano pone gli stessi problemi di chiunque altro nella divisione dell'asse ereditario - un religioso ne pone invece moltissimi di più, ricordi di "Diritto Privato").
Per completezza ricordo che il termine "cadetto" per indicare l'allievo di un'accademia militare deriva dal fatto se i figli maschi erano più di due e nel minore o nei minori non vi era vocazione sacerdotale, questi potevano essere avviati alla carriera militare anzichè a quella ecclesiastica. Un nome fra tanti, il Duca del Mare, Paolo Camillo Thaon di Revel.
Offrendosi unitamente al Sacerdote, non significa consacrare col Sacerdote. Mi pare significhi che ognuno di noi offre la propria vita nell'offertorio, in comunione con l'offera di pane e vino, con l'Offerta di Cristo stesso, anche il Sacerdote, il quale peró è il solo a poter presentare validamente e poi consacrare in Persona di Cristo. Ricordo in effetti tuttavia un Sacerdote anziano che non voleva celebrare da solo , temeva che la Consacrazione senza popolo fosse invalida. Quindi da quando li hanno indottrinati così nelle Diocesi? Se questo avveniva negli anni 2000?
RispondiElimina
RispondiElimina« I libr i liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II, sono l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano” (TC art. 1).… »
Quel mensonge éhonté !
Et puis : « I santi Pontefici… » Arrêtez avec vos canonisations à la noix de coco ! Martin Luther King et Gandhi, ça ne vous suffit pas ?
Les plaisanteries les plus courtes sont les meilleures.
Un dibattito fra chi e con chi?
RispondiEliminaFra chi crede che il concilio abbia costruito una chiesa diversa, acattolica, e la chiesa conciliare?
Fra chi pensa dell' altro che sia eretico o scismatico?
Fra chi ritiene il Vetus Ordo l'unica vera Messa e il Novus Ordo una sorta di bestemmie, e chi invece ritine il Vetus Ordo il segno di una chiesa incapace di stare al passo coi tempi (su questa cosa ho dubbi grandissimi, ma è questo che si pensa).
Chi può rappresentare e guidate il mondo tradizionalista, chi com Mons. Viganò che non perde secondi per sparare bordate a destra e a manca che fanno vergognare?
Qui ci vuole tutta una serie di teologi e sacerdoti che si dissociano da chi giudica e che sono disposti però ad accettare buona parte del Concilio criticando però fortemente il Post Concilio (ad esempio il Novus Ordo non è del Concilio, ma è frutta di una delle tante opzioni che c'erano sul campo.
C.T.
Il commento stizzito e offensivo di C.T., in particolare verso Mons. Viganò, non può passare sotto silenzio, perché se qui c'è qualcuno che deve vergognarsi, questo qualcuno sta molto in alto nella gerarchia ecclesiastica. Non intendo una singola persona, ma un apparato di governo e di potere, propriamente identificato da Mons. Viganò col termine Deep Church.
RispondiEliminaConcordo con l'anonimo C.T. che la Chiesa è già profondamente divisa tra i seguaci del V.O. e quelli del N.O., tra i "conciliaristi" e gli "anticonciliaristi" e la frattura è insanabile, nonostante i tentativi di ibridazione di ratzingeriana memoria. E' necessario che i sacerdoti prendano coscienza del fatto e si regolino di conseguenza, evitando questa promiscuità tra le due ritualità liturgiche, e abbandonando quella introdotta su abile regia di un Prelato massone.
Non si tratta solo, ovviamente, di un problema liturgico, ma dottrinale.
La distinzione tra sacerdote e fedeli è quanto di più essenziale e palese in ambito cattolico. Sembra di scoprire l'acqua calda. Però, come giustamente scrive il prof Pasqualucci, l'abilità dei neomodernisti sta nell'adulterare i testi dei predecessori ad uso e consumo del loro processo rivoluzionario. Il "popolo in cammino", la Chiesa in cammino e sinodale di questa deep church, è esattamente la rivoluzione che progredisce, e come tutte le rivoluzioni, si autodistruggerà e sulle sue macerie tornerà a splendere la Luce divina.
A noi il compito di mantenere viva la brace.
Mons. Viganò spara bordate sopra le righe, sempre andando a oscurare anche quello si cui poi ha ragione. Quanto scritto sulle mogli dei presidenti americani e francesi non le pare una cosa che sciupa tutto il resto? Non può essere lui che si mette a dialogare cone scritto nel tread. Vi si parla di un dialogo ed io mi sono chiesto in modo assolutamente stizzito se le persone che scrivono possono essere interlocutori validi. Mons. Schnider e la stessa Dott.ssa Guarini che modera questo blog sono i pochi che possono dialogare senza scadere nel volgare. Ce ne sono altri, ma se si vuole dialogare, si è destinati a cedere su qualcosa. E quel qualcosa non può che essere buona parte del Concilio, non certo tutto. Nei documenti conciliari ci sono cose ambigue che hanno dato adito a interpretazioni più o meno buone, spesso meno buone.
EliminaPerché se c'è qualcuno che pensa dialogare partendo dal Concilio come il male, allora non vuol dialogare.
C.T.
Anonimo delle 14,58, siamo ancora a questo? Ma davvero?
RispondiEliminaSiamo rimasti alla favoletta del cattivo postconcilio che ha rovinato e male interpretato il buonissimo Vaticano II?
Francamente sconfortante, dopo tutto quello che sta accadendo.
Non sose ridere o piangere, visto che siamo con grande evidenza in bilico tra tragedia e farsa.
Finitela una buona volta, finitela!
Che il Concilio sia buonissimo lo dice lei. Il documenti del Concilio hanno quasi tutti la pecca di essere prolissi e di aver inventato il ma anche. Ma ad esempio la Sacrosantum Concilium poteva portare a diverse, le più disparate soluzioni di riforma, più o meno lontane dal Vetus Ordo. Ad esempio dove sta scritto che dovevano essere inventate nuove preghiere eucaristiche? Secondo basterebbe usare solo il Canone Romano per recuperare un bel po' di contenuti su cosa sia l' Eucaristia.
EliminaC.T.
Credo anch'io che tornare indietro come se il cv2 non fosse mai esistito ormai sia praticamente impossibile.Sono però convinto che continuando con questo andazzo la Chiesa Cattolica rischia di scomparire in pochissimi decenni. Ormai siamo arrivati al punto che per raddrizzare la situazione ci vorrebbero santi, predicatori e profeti in quantità industriale.Il Signore può fare questo essendo onnipotente, oppure trovare un altro modo per intervenire e raddrizzare la situazione.Noi pur con tutta la nostra buona volontà possiamo fare molto poco.Anche il mai sufficientemente deprecato cv2 non avrebbe avuto queste conseguenze disastrose se non fosse stato gestito in modo sempre più dilettantesco da figure mediocri poste in posizioni apicali.A volte la Chiesa sembra la vecchia DC e non è un bel vedere.....
RispondiEliminaA C. T.
RispondiEliminaMi pare che mescolando concilio senza postconcilio e un pochino di tradizione si resterà nel pantano.
Potremo dirci fortunati se il prossimo Papa riuscirà a raddrizzare la barca senza nominare il vat.2. Chi lo contesta apertamente viene eliminato ipso facto.
Le comunità sane che praticano il Vetus Ordo faranno la differenza nel tempo.
Oggi una persona di circa 80 anni, una signora, in vacanza nella mia valle, mi ha detto in un momento di confidenza pressappoco queste parole: "Con il Vaticano II la Chiesa ha commesso un grande errore, si è rovinata ed indebolita, si è consegnata nelle mani della massoneria, e la peggiore massoneria è quella ebraica". Devo confessare che sono rimasto sorpreso (favorevolmente) da come una nonna di media cultura sia arrivata a conclusioni così chiare e così limpide, meglio degli arzigogoli di tanti teologi e studiosi….
RispondiEliminaMi è venuta in mente la frase di Gesù agli scribi e ai farisei: "se non parlate voi, grideranno le pietre", perciò cari (si fa per dire) modernisti: mettetevi l'anima in pace: il Vaticano II ha ormai i giorni contati…. Vi siete messi contro Dio e adesso sono cavoli amari.
Come? Non è possibile cancellare il Concilio Vaticano II? Quando si tratta della maggior gloria di Dio e della salvezza delle anime tutto DEVE essere possibile. Non si lascia giocherellare il popolo fedele col veleno. Omnia possum in Eo qui me confortat (Philipp. 4,13).
RispondiElimina@ Anonimo 14:58 "chi com Mons. Viganò che non perde secondi per sparare bordate a destra e a manca che fanno vergognare?" : ma non si vergogna lei, amico mio, a dire certe fesserie, che non stanno né in Cielo né in terra? gli unici a doversi vergognare, ma non lo fanno, non ne sono capaci, sono Bergoglio e i suoi complici, compagni di sventura, sì perché hanno scelto la parte snagliata della barricata e ne subiranno tutte le consegunze, ecco la loro sventura, il peggior destino che possa capitare a un nato di donna: finire all'inferno per l'eternità; come ho già detto ad un suo collega modernista bergogliano: se li ricorda i Novissimi ? no? e allora li rilegga e li mediti, perché sta rischiando grosso nell'altra vita, molto grosso, seguendo quelli che per lei rappresentano la Chiesa di Cristo, mentre non sono altro che usurpatori, traditori di Cristo ed apostati, e nient'altro. Ho, suvvia, quanno ce vo' ce vo',vada in pace. LJC
RispondiEliminaDa quello che ho capito dalle prime pagine di :"Iota unum" di Romano Amerio, i primi concilii separano il dogma dal gran fiume gnostico. Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo, non è un filosofo, non è un imperatore divinizzato, non è uno spirito intra o oltre mondano. Il Dio Trinitario è infinitamente di più di quanto poteva essere stato escogitato dall'uomo, Egli ha lasciato regole precise ed eterne per consentire agli uomini di incontrarLo, tutto il resto era ed è mistero. Questa definizione che si trova anche nel Catechismo di San Pio X, taglia le gambe al gran 'fiume gnostico' che non ha mai smesso di scorrere alla luce del sole o sotto terra. Già Emanuele Samek Lodovici aveva individuato che la dissoluzione contemporanea aveva come sorgente la metamorfosi della gnosi.Quando noi sappiamo che anche i papi e consacrati vari sono caduti nelle braccia della massoneria, sappiamo implicitamente che sono caduti nelle braccia di un certo tipo di gnosi. Cioè di una conoscenza che ignoriamo su quali reali forze poggia. Perché Don Ennio Innocenzi, che di gnosi si occupò seriamente, distinse la gnosi pura fondata sul dogma e sui Sacramenti, dalla gnosi 'fai da te' che porta alla corruzione, alla dissoluzione del nostro presente? Quindi verosimilmente molti consacrati hanno intrapreso la strada della gnosi, credendo di entrare nel mondo spirituale, senza sapere che spiriti avrebbero incontrato. Neanche noi lo sappiamo, ma sai loro frutti possiamo capirlo.
RispondiEliminam.a.
No,C.T. non è così! Nel concilio non ci sono solo se e ma, le famose ambiguità a cui ci si aggrappa per "salvarlo", ci sono nuove dottrine, che contraddicono la dottrina di sempre, come nel caso della libertà religiosa, l'ecumenismo o i rapporti con le altre religioni.
RispondiEliminaLa teologia e l' ecclesiologia conciliari sono improntate al più bieco antropocentrismo.
Se c'è qualcosa di buono nel concilio è quando afferma la dottrina di sempre ma, come diceva dom Garrigou Lagrange, in una teoria globalmente falsa la verità è al servizio dell' errore.
La fissa per il dialogo la lascio a lei e quelli come lei, per quanto mi riguarda è solo un mezzo per veicolare la Verità.
Antonio
Quel che emerge da questa profonda crisi della Chiesa è la fine di un'era. Il mondo greco-romano-cristiano è ai titoli di coda. Resterà un barlume di mondo cristiano in quella parte di clero e laici che non accetteranno, come pare sempre più evidente, la "transizione" nel nuovo barbaro transumanesimo. La Chiesa cattolica col CVII ha rotto gli argini, consapevolmente, e porta la principale responsabilità del processo devastante in atto, perché è venuta meno al suo ruolo di resistenza al mondo (e le responsabilità non sono solamente della gerarchia vaticana, ma molto ben distribuite tra le membra accomodanti del corpo ecclesiastico).
RispondiEliminaSi può dire che, senza il rivoluzionario CVII, non vi sarebbe stato probabilmente un analogo processo rivoluzionario nella società civile coi moti della seconda metà degli anni 60 che hanno posto le basi dell'imbarbarimento che oggi vediamo.
L'anonimo delle 14.58 ha centrato perfettamente il problema , mettendo in luce l'ambiguità di certo tradizionalismo che, mentre si straccia le vesti , sotto sotto è ben contento dell'andazzo bergogliano. La controprova è il fatto che l'"odio" verso TC è niente a confronto di quello riversato negli anni passati contro il Summorum Pontificum e il suo autore. I campioni del benaltrismo non hanno mai consentito che si giungesse a una vera pacificazione, perchè devono pubblicare i loro libretti, gli incontri contro 'i conservatori', in definitiva mantenere il proprio mercato, mentre tutto il resto va in malora
RispondiEliminaDecenni di studi scritti e riflessioni poi ti arriva un commento come questo.
EliminaLe divisioni ci sono, purtroppo, ma c'è anche tanta fedeltà alla Chiesa dei secoli.
Il Summorum, data la situazione, è stato un miracolo; ma aveva le sue pecche.
Dovrò scrivere un articolo, in risposta... ma intanto leggi qui
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2018/06/il-rito-romano-antico-e-lapplicazione.html?m=1
"Chiunque è in grado di adirarsi, ne sono tutti capaci, è cosa molto facile; ma adirarsi nei
RispondiEliminaconfronti della persona giusta, nella giusta misura, al momento giusto, per una causa giusta:
questo non è alla portata di tutti e non è affatto facile. Perciò il farlo bene è cosa rara, lodevole e bella.”
( Aristotele)
A un Papa nulla sarebbe precluso, ma avevo già chiesto se qualche cardinale "conservatore", come R. L. Burke, fosse eletto successore dell'attuale potrebbe cancellare il Concilio e i suoi risultati. Almeno per il card. Burke mi era stato risposto che sarebbe stato solo un ritorno al periodo di Benedetto XVI. Il massimo ce ci si potrebbe aspettare sarebbe una liberalizzazione delle Messe VO, i più sono scettici anche su una cancellazione del NO.
RispondiEliminaMa esistono ancora cardinali elettori ed eleggibili che potrebbero compiere un'azione così di rottura? Molti sostengono (e temono) di no.
RispondiEliminaL'infame Novus Ordo lo cancellerà Nostro Signore, alla sua maniera, quella intravista nelle visioni di sterminio del III segreto di Fatima e della piccola Giacinta.
ar