Analisi da meditare. Potremmo riformularla, in parallelo, per il mondo della Tradizione, pur consapevole dell'irrilevanza dei valori cristiani aggravata dal una chiesa globalista, fin dal vertice, completamente conformata al 'mondo' e alle gabbie ideologiche imperanti. Prenderne atto dovrebbe aiutare a trovare l'antidoto. Il problema è che mancano veri leader da un lato e veri pastori dall'altro. Qui l'indice degli articoli sulla realtà distopica.
Posizioni etiche e politiche senza voce
a causa di dispersione e protagonismi
In Italia esiste oramai un’ampia fascia di popolazione, che stimo al ribasso intorno al 15%, che aderisce ad una prospettiva politica totalmente incompatibile con le linee governative (italiane ed europee). Questa area politica viene spesso evocata con il termine vago di “area del dissenso”, ma in effetti non è una semplice posizione di diniego dello status quo, ma presenta una batteria di posizioni politiche positive. I critici di quest’area la menzionano spesso anche con l’aggettivo “rossobruna”, aggettivo che ha il grande vantaggio di essere un termine privo di una definizione univoca, il che mette al riparo chi lo usa dallo spiegare quali sarebbero specificamente le contestazioni che vengono mosse.
In questa area si riconoscono persone che aderiscono almeno all’80% delle seguenti tesi:
- Critica del privilegio della rendita sul lavoro; richiesta di una crescente attenzione al mondo del lavoro e di politiche di sostegno, non meramente assistenziale, a chi vive del proprio lavoro.
- Rivendicazione di maggiore indipendenza nazionale nella gestione della politica estera, con allentamento dei vincoli dell’Alleanza Atlantica (più o meno netta, più o meno graduale).
- Rivendicazione di maggiore indipendenza nazionale nella gestione della politica economica e finanziaria, con recupero della sovranità monetaria (più o meno completa, più o meno graduale).
- Promozione di una prospettiva internazionale multipolare e non unipolare (rifiuto dell’egemonia unilaterale degli USA sulla politica italiana ed europea; rifiuto di una demonizzazione dei paesi sgraditi agli USA come Cina, Russia, Iran, ecc.).
- Richiesta di una rigorosa regolamentazione dei flussi migratori, che li renda compatibili con le capacità di metabolizzazione della società italiana, sia sul piano economico che culturale.
- Rifiuto di un’ingerenza “etico-paternalistica” dello stato (o delle istituzioni sovrastatali europee) nella gestione delle relazioni sociali: rifiuto della sostituzione dello stato alla famiglia sul piano educativo, rifiuto del controllo statale sull’informazione accessibile, rifiuto dell’indottrinamento statale sulla pubblica morale (regole del politicamente corretto, imposizione di agende presunte “green”, ecc.), rifiuto di forme di coazione sanitaria (a partire dagli obblighi vaccinali).
- Sostegno alle politiche famigliari, partendo dal riconoscimento del ruolo insostituibile della famiglia - come luogo della riproduzione biologica e culturale - per il funzionamento di una società (sostegni alla maternità, asili nido accessibili, riduzione delle spinte alla mobilità territoriale per esigenze di lavoro, ecc.).
- Recupero di efficienza e funzionalità del sistema economico attraverso una riduzione dell’eccesso di intermediazione burocratica che affligge tanto il settore pubblico che quello privato. Semplificazioni normative e fiscali nel settore privato; abbattimento della proliferazione di presunti “controlli di qualità” nel settore pubblico, che drenano oramai più risorse dell’erogazione dei servizi primari.
- Lotta a monopoli ed oligopoli privati nei settori strategici dell’informazione ed editoria, e della finanza. Questi monopoli e oligopoli rappresentano una costante minaccia a qualunque ordinamento che si voglia democratico.
- Rivendicazione di un ruolo fondativo alla dimensione naturale e alla tradizione storico-culturale, che pur essendo sempre correggibili, non sono mai semplicemente cancellabili come mere contingenze. Rifiuto dell’ideologia woke e di tutte le proposte di estremismo relativista. Rifiuto del principio che ciò che è tecnologicamente fattibile debba essere anche eticamente fattibile (dalle gravidanze surrogate ai “guadagni di funzione” dei virus, ecc.).
- Richiesta di un ripristino del ruolo formativo primario della scuola e dell’università mirato a produrre cittadini autonomi e non momentanee funzioni di mercato (ritorno ad una scuola di conoscenze – come patrimonio personale da impiegare con libertà; abbandono della focalizzazione sulle “competenze” – come funzioni superficiali di socializzazione conformistica).
- Ripristino di un sistema sanitario pubblico funzionale, capillare sul territorio, accessibile, con tempi di attesa ridotti; progressivo abbandono del sistema di esternalizzazione privata dei servizi, che scarica sul sistema pubblico le situazioni più onerose ed estrae profitto dalla clientela di più semplice trattazione.
Ora, questi 12 punti potrebbero essere estesi e, naturalmente, potrebbero essere ampiamente articolati, giustificati, motivati nei dettagli, ma ciò che conta è che non rappresentano un’accozzaglia di temi casuali ed incoerenti, bensì un sistema di richieste, proposte e rivendicazioni internamente coerente, dove ogni voce può essere sostenuta a partire da una voce differente, e in continuità con essa.
Si potrebbe pensare che, dato questo patrimonio di convinzioni politiche condiviso, una forza politica rappresentativa dovrebbe aver gioco facile ad emergere.
Non è ciò che sta accadendo.
Allo stato dell’arte quel 15%, almeno, di popolazione che è già sostanzialmente in linea con queste idee non ha alcuna rappresentanza politica nelle istituzioni.
In parte quest’area consiste di soggetti depoliticizzati, scottati da precedenti esperienze, che vagheggiano un qualche Armageddon che metterà le cose a posto (e l’Armageddon non può certo essere escluso, ma l’esperienza storica dice che, comunque, “le cose a posto” poi non ci vanno da sole, ma sono guidate da chi è pronto).
In parte quest’area consiste di una pluralità di microorganizzazioni, tendenzialmente autoreferenziali e mutuamente ostili. Lo spettacolo, triste, anzi francamente indecoroso, cui si assiste costantemente è quello per cui finché Tizio presenta una delle idee di cui sopra, esse vengono applaudite, nell’istante in cui Tizio si profila a sostegno del gruppo X, esso viene immediatamente ostracizzato come inaffidabile dai membri dei gruppi Y, Z, Q, ecc.
È ovvio che questo spezzettamento settario e autoreferenziale garantisce sogni tranquilli all’establishment nei secoli dei secoli.
Che fare, dunque, se si ritiene che quel coacervo di idee debba avere una rappresentanza politica fattiva?
Come base minima per invertire questa tendenza distruttiva e inconcludente vedo almeno la necessità di far passare due atteggiamenti.
Il primo è un atteggiamento che riguarda la base umana diffusa (grassroots) di quest’area. Bisogna abbandonare quella forma di pensiero magico per cui basta aver messo i like giusti sui social e la rivoluzione è mezza fatta. Senza un’attivazione personale che esca dalla porta, e veda altre persone, e provi ad organizzarsi con esse per fare anche una sola cosa, niente può cambiare. Accadrà inesorabilmente, come accade sempre, che molti di questi sforzi organizzativi, partiti in nuce, movimenti, associazioni culturali, ecc. si risolveranno in fuochi di paglia, in avventure effimere. Ma i contatti presi, l’esercizio fatto nell’organizzare e organizzarsi, questi restano e sono un primario capitale politico.
Il secondo concerne i vertici protempore di queste organizzazioni, che devono abbandonare la pretesa di essere tutti la reincarnazione di Lenin – che con mano sicura e ortodossia inossidabile guida le truppe alla conquista del Palazzo d’Inverno. Al di là del fatto che questo è un rivoluzionario da cartolina, mai davvero esistito, comunque la fase storica è agli antipodi di ciò che favorirebbe un “nucleo ferreo di rivoluzionari di professione”. Chiunque si assuma l’onere e l’onore di una leadership in assenza di un’organizzazione strutturata deve avere la generosità di pensare alla propria “creatura” come a qualcosa di nato per sciogliersi in qualcosa di maggiore, non appena ve ne sia l’occasione. E deve proporsi come tale. Metaforicamente parlando, deve pensarsi come il costituirsi provvisorio di una compagnia di ventura, pronta a sciogliersi in un esercito a venire.
Invece queste due forme di frammentazione - di individui separati in attesa che la rivoluzione suoni al loro campanello, e di gruppetti separati che si disprezzano reciprocamente (e che fanno sfoggio di questo disprezzo) - rappresentano un fallimento politico epocale. (Andrea Zhok)
O.T. France : Un incendie détruit l'église de l'Immaculée Conception, à Saint-Omer, dans le Pas-de-Calais.
RispondiEliminahttps://www.lefigaro.fr/actualite-france/pas-de-calais-un-incendie-ravage-l-eglise-de-saint-omer-le-clocher-s-effondre-20240902
Bjorn Hoecke e il ritorno del nazionalismo in Germania
RispondiElimina2 Set 2024
Bjoern Hoecke, leader dell'AfD in Turingia, incarna un nuovo tipo di retorica nazionalista che sfida il tradizionale senso di colpa della Germania per il passato nazista, rilanciando il discorso sull'identità e l'orgoglio nazionale.
Bjorn Hoecke e il ritorno del nazionalismo in Germania
Bjoern Hoecke è nato nel 1972 e ha trascorso la sua infanzia nella Germania occidentale. Prima di entrare in politica, Hoecke ha lavorato come insegnante di storia in una scuola superiore, portando con sé in politica un bagaglio di conoscenze educative e un profondo interesse per le questioni storiche e culturali della Germania. È padre di quattro figli, un aspetto che contribuisce a formare il suo approccio verso le politiche familiari e sociali.
Ascesa nell’AfD
Hoecke è diventato uno dei membri più prominenti dell’Alternative für Deutschland (AfD), un partito che inizialmente era conosciuto per il suo scetticismo verso l’Unione Europea ma che ha poi ampliato la sua piattaforma verso posizioni nazionaliste e di difesa dell’identità tedesca. Come leader dell’AfD nello stato di Turingia, Hoecke ha guidato il partito a una vittoria storica, ottenendo circa il 33% dei voti, segnando una svolta significativa non solo per il partito ma anche per il panorama politico della Germania orientale.
Un Portavoce del Cambiamento
Bjoern Hoecke è noto per la sua retorica diretta e spesso provocatoria, che ha giocato un ruolo fondamentale nel rilancio di un certo tipo di discorso nazionale in Germania. In un paese storicamente segnato dalla “vergogna” per il suo passato nazista, Hoecke ha sfidato questo senso di colpa collettivo proponendo una narrativa alternativa che enfatizza l’orgoglio nazionale e il patriottismo. Ha criticato apertamente il modo in cui la Germania ha gestito il ricordo dei crimini nazisti, definendo il memoriale dell’Olocausto di Berlino un “monumento della vergogna”, e ha sostenuto la necessità di una maggiore attenzione alla storia e alla cultura tedesca contemporanea.
Questa sua posizione ha catalizzato un cambiamento radicale nella politica tedesca, in cui è tornato ad emergere un discorso più assertivo sulla sovranità nazionale e sull’identità culturale. Hoecke incarna questo cambiamento attraverso il suo linguaggio esplicito e le sue posizioni che, sebbene controverse, hanno trovato risonanza tra una porzione significativa della popolazione tedesca che si sente trascurata dalle politiche più liberali degli ultimi decenni.
Strategia Politica e Impatto
Come leader dell’AfD, Hoecke ha promosso una piattaforma che fa leva sulle paure riguardo all’immigrazione e alla criminalità, proponendo politiche che mirano a proteggere quella che considera l’identità culturale e la sicurezza del popolo tedesco. Ha promesso di ridurre i poteri del servizio di sicurezza interno e di diminuire i finanziamenti per iniziative contro l’estremismo di destra, criticando le emittenti pubbliche per il loro presunto tentativo di stigmatizzare lui e il suo partito.
Nonostante l’esclusione da parte degli altri partiti politici dal formare coalizioni di governo, l’influenza di Hoecke e dell’AfD continua a crescere, segnalando un potenziale cambiamento nelle future dinamiche politiche della Germania. Hoecke rappresenta un’ala del movimento che vuole riportare al centro del discorso politico temi di sovranità e orgoglio nazionale, diventando così una figura centrale in questo nuovo panorama politico.
Redazione - Il Politico
In Germania nelle urne crollano le sinistre, in Francia si alleano per la disperazione e rendono ingovernabile un Paese che a 2 mesi dalle elezioni non ha ancora un esecutivo.
RispondiEliminaSiamo dinnanzi al tramonto definitivo della sinistra in tutta Europa: i cittadini europei vogliono difendere le loro radici, proteggere i propri confini, mantenere la loro identità.
Tutto il resto è Il Mondo al Contrario, e sta iniziando a sgretolarsi sotto i colpi della realtà!
Elezioni in 2 importanti regioni tedesche (ex Germania Est):
RispondiEliminacrollano socialisti e versi.
Vittoria della destra e tenuta dei cristianodemocratici.
La Von der Leyen farà ancora orecchie da mercante su estremismo del Green Deal e porte spalancate all'immigrazione clandestina in Europa?
Conta qualcosa la volontà dei cittadini o prevale sempre il "pilota automatico"?
Venerdì, 10 agosto 1792, circa 900 Svizzeri erano presenti alle Tuileries pronti a difendere la Monarchia. Luigi XVI ordinò loro di consegnare le armi, gli Svizzeri furono massacrati dai rivoluzionari, soltanto circa 200 di essi scamparono al massacro.
EliminaI mondialisti non ordineranno mai alle loro truppe (politici, militanti, etc...) di rendere le armi al nemico, non desisteranno mai e combatteranno fino ala fine. Con le elezioni - e soprattutto con la propaganda - è ancor più facile ottenere quel che si vuole che non con le armi. Non vi sono veramente mai "esiti incerti". Basta attivare il pilota automatico! Eppure la gente continua ad illudersi.
In Germania non ha vinto l'estrema destra, come goffamente ripetono i cani da guardia dell'ordine dominante. Molto più radicalmente, si è scardinato l'ordine simbolico della dicotomia di destra e sinistra. E hanno trionfato l'Alternativ fuer Deutschland e il partito di Sahra Wagenknecht: partiti che, al netto delle differenze, hanno in comune la rivendicazione della sovranità nazionale contro la globalizzazione neoliberale, l'opposizione alle guerre made in USA e l'esigenza di andare al di là del partito unico del capitale.
RispondiEliminaAnalisi formidabile. Noi italiani abbiamo un nostro passato che risale all'Unità, se non prima, che non abbiamo ancora pienamente digerito e che è stato raccontato ed interpretato secondo i pezzi di territorio italico dove lo storico è nato e si è formato, spesso prendendo a modello altri paesi 'più avanti'. Ho la certezza che solo dalla conoscenza della nostra storia, con le sue reali ombre e luci, possiamo superare il campanilismo, la divisione tra cafoni e possidenti a volte anche colti, tra nord e sud, tra monarchici e repubblicani, tra fascisti e comunisti, tra antifascisti diventati liberisti e costituzionalisti confusi. Dobbiamo prima di tutto ricucire tutte le nostre divisioni spesso solo di malafede. E prima di tutto dobbiamo ritrovare la nostra autentica Chiesa Cattolica, la cui controfigura si è totalmente prostituita al mondo. Per tutto questo restauro, che necessita di uomini come oggi non se ne vedono che pochissimissimi, preghiamo in ginocchio, digiuniamo e vestiamo di sacco.
RispondiEliminam.a.
La Destra tedesca è riuscita a portare in pubblico il dibattito sul recupero dell'identità nazionale tedesca, sia pure con qualche sbavatura nazionalista? E il recupero dell'identità nazionale italiana? Lo dovrebbe fare la Destra ma la Destra in Italia è da anni schierata sulle posizioni dell'antifascismo ufficiale, che liquida scorrettamente il fascismo come il Male assoluto, cosa che non è stato affatto (un male "assoluto", quanto piuttosto un mscuglio di bene e male). La Destra italiana paga il carattere culturalmente scadente che ha sempre avuto, dal dopoguerra ad oggi, affidandosi prima a "maestri" come Julius Evola, passando poi gradualmente a cedere nei confronti degli pseudovalori dell'antifascismo ideologico.
RispondiEliminaMa il recupero dell'identità italiana - sempre negata e avversata dalla sinistra - non sembra possibile nemmeno da parte cattolica. Abbiamo il cattolicesimo "liberale" figlio del Concilio, con i cattolici nel partito postcomunista, i preti nemici ferocissimi di qualsiasi patria "italiana" che deve sparire nell'invasione immigrazionista, infine il cattolicesimo "tradizionalista" che vuol ottusamente riproporre l'Italia dei tempi di Pio IX ancora dominata dagli Asburgo quale modello alternativo o addirittura l'Italia del Seicento, quando ampie sue parti erano provincie dell'impero spagnolo che fu (neo-carlisti).
pp
Grazie PP,
RispondiEliminaCommento centratissimo. Purtroppo in tanti secoli nulla è cambiato di quanto lamentava Dante !
Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello!
Paradossalmente l'Italia è stata conquistatrice con la sua arte e il suo ingegno poliedrici. Ma purtroppo ha sempre richiamato orde di conquistatori...
RispondiEliminaLa destra dipinta come "impresentabile", gli eredi di Berlusconi sempre più liberal su certi temi e la tentazione di replicare una "maggioranza Ursula" anche da noi.
RispondiEliminaIpotesi.
In prospettiva la crescita politica di Vannacci va a detrimento di Fratelli d’Italia sia dal punto di vista dei numeri che da quello della strategia. La destra che si stava deradicalizzando e istituzionalizzando viene scippata di voti e vede messa in crisi la sua strategia di occupare il centro senza perdere la propria area di radicamento, che la Meloni stava brillantemente conducendo e alla quale brontolando Salvini si adeguava. Cosa di meglio può chiedere la sinistra, se non l’ascesa di una forza di destra antisistema non più sommabile alle forze dell’attuale destra-centro, con l'ambiguità di Tajani, che quindi perderebbe la maggioranza per governare?
Se si va alle elezioni e si formano tre blocchi, sinistra del campo largo, destra-centro attuale e Lista Vannacci, si rischia di ripetere la situazione del tripolarismo del 2018, che produsse l’innaturale governo Conte I e il governo tecnico di Draghi. E comunque la sinistra si troverebbe a dipendere dai Cinque Stelle, imprevedibili e poco presentabili in tutto il mondo occidentale.
Che fare? Cosa stanno facendo? Per capirlo occorre sintonizzarsi sugli interventi estivi di Marina Berlusconi, Piersilvio Berlusconi e Antonio Tajani.
Leggi "Vannacci, Forza Italia e Giorgia Meloni", dal blog di Rodolfo Casadei
https://www.tempi.it/vannacci-forza-italia-meloni/
Notizia datata ma quanto sensata e rivelatrice!
RispondiElimina«Penso che i russi reagiranno gradualmente in modo piuttosto negativo e questo influenzerà le loro politiche. Penso che sia un tragico errore. Non c'era alcun motivo per farlo. Nessuno minacciava nessun altro. Questa espansione farebbe rivoltare nella tomba i Padri fondatori di questo Paese. […] Abbiamo firmato per proteggere tutta una serie di stati, anche se non abbiamo né le risorse né l'intenzione di farlo in modo serio.
L'espansione della NATO è stata semplicemente una leggerezza da parte di un Senato che non ha alcun interesse per gli affari esteri. […]
Mi hanno particolarmente infastidito i riferimenti alla Russia come Paese che muore dalla voglia di attaccare l'Europa occidentale. Ma la gente non capisce? Le nostre differenze nella guerra fredda erano con il regime comunista sovietico. E ora stiamo voltando le spalle proprio a coloro che hanno organizzato la più grande rivoluzione incruenta della storia per rimuovere il regime sovietico. E la democrazia russa è altrettanto avanzata, se non di più, di tutti questi Paesi con i quali abbiamo appena firmato per difenderli dalla Federazione Russa”,
ha detto Kennan, che è entrato nel Dipartimento di Stato nel 1926 ed è stato ambasciatore degli Stati Uniti a Mosca nel 1952.
''Questo dimostra una scarsa comprensione della storia russa e della storia sovietica. Naturalmente ci sarà una reazione negativa da parte della Russia, e allora [gli estensori della NATO] diranno che: vi abbiamo sempre detto che i russi sono così, ma questo è semplicemente sbagliato.»
George Kennan 2 Maggio 1998
Attilio Negrini :
RispondiEliminaSe volete capire perché i media e le sinistre sono così arrabbiati quando alle elezioni vincono certi partiti, la risposta è molto semplice. Chi è contro l'aborto è loro nemico e viene etichettato come "ultradestra", "reazionario", "fascista", "ultracattolico". Perché AfD dà così fastidio a lorsignori? "Anche i bambini non ancora nati hanno il diritto alla vita”, era uno dei punti della loro campagna elettorale nel 2017.
NON ci sono altri motivi, il mondo è oggi diviso in due schieramenti, da una parte il progressismo retrogrado (i popoli aborigeni prima dell'avvento dei cristiani sacrificavano i bambini agli dei esattamente come fanno oggi i progressisti), dall'altra i prolife e coloro che più o meno tiepidamente sono contro l'aborto o comunque hanno una posizione critica sull'argomento. Aborto, droga libera, matrimoni tra persone dello stesso sesso, gender, eutanasia sono gli UNICI argomenti che uniscono tutte le sinistre mondiali. Non capirlo significa stare magari nel PD pensando di essere "trasversali". La storia dice che TUTTI i cattolici o comunque i prolife che si sono messi di traverso a sinistra o sono stati investiti o sono stati zittiti. AfD magari non prenderà tutti quei voti perché tutti quelli che lo votano siano contro l'aborto ma è un dato di fatto che per opporsi alla dittatura del mainstream che si fonda sulla falsa chimera dei cosiddetti "diritti" non resta che un'unica opzione, ovvero votare sempre e comunque a destra. Del resto la sinistra moderna nacque giacobina durante la Rivoluzione Francese, e se decisero di chiamarsi sinistra fu per combattere i cristiani e la monarchia. Sinistra per loro aveva un significato teologico, ovvero non essere tra gli eletti che stanno alla destra del Padre (quindi possiamo tranquillamente definirli "capri" o meglio "caproni").
La passata e odierna " sinistra " ... Termine utilizzato genericamente per indicare un evento infausto che colpisce una persona o i suoi beni, fonte di danni.
RispondiEliminaGentiloni, voce dei tecnocrati al potere, parla della vittoria delle "peggiori destre europee".
RispondiElimina“Non ha vinto il rancore, nè gli amici dei russi (attenzione, non più amici di Putin, dei russi), nè la peggior destra e la peggior sinistra.
Ha vinto la realtà e quindi quella cosa incomprensibile a un nominato a tutto e buono a nulla come Paolo Gentiloni e cioè chi vota Afd e Bsw non lo fa per le loro posizioni sull'immigrazione, o comunque non solo e non come unanime priorità, ma per difendere la caldaia della propria piccola e bruttissima casa dal dirigismo green dei cappotti termici, per difendere la propria mobilità con quella autovettura a benzina di 15 anni fa che non si può o non si vuol cambiare, per difendere quindi i propri pochi risparmi per impiegarli come gli pare e non come vorrebbe l'establishment dei senza consenso di cui fa parte il nobile di Filottrano Gentiloni.
Chi vota quella roba lì pensa insomma di difendere la propria libertà.”
By Gennaro Rossi
Aggiungo: è sempre più evidente e marcato il disprezzo che nutrono per gli elettori.
Costoro, che si autodefiniscono “democratici” per eccellenza, nelle loro sacre stanze sono più aristocratici ed elitari dei nobili chiusi a Versailles sotto il Re Sole, detestano “il popolo” che ritengono una massa informe e irrazionale che non sa decidere per sé.
Stare a Bruxelles non può che acuire questo sentimento, lì sono ancor più convinti che a Roma…
"La schiacciante vittoria dei partiti sovranisti di destra e sinistra in Germania, nelle elezioni in Turingia e Baviera segna una sconfitta storica per i partiti globalisti. Ma non sono solo i verdi e i socialisti ad essere sconfitti da un voto storico, anche l'unità tedesca, l'UE la Nato e la stessa idea di Occidente ne escono con le ossa rotte."
RispondiEliminaLa rapida avanzata della Russia nel Donbass non è stata frenata dall'invasione ucraina dell'oblast di Kursk / 28 Agosto 2024 /Euro Maidan Press (fonte Ucraina)
RispondiEliminaL'incursione dell'Ucraina nell'Oblast di Kursk non riesce a ostacolare l'avanzata della Russia verso Pokrovsk. La perdita di questa città chiave potrebbe avere conseguenze di vasta portata per l'intero fronte ucraino nel Donbass
Dalla caduta di Avdiivka, le forze russe sono avanzate di oltre 25 chilometri verso ovest nel territorio ucraino. La preoccupazione non riguarda le perdite territoriali, ma il ritmo con cui le forze russe si stanno muovendo attraverso le aree fortificate.
A partire da luglio, il ritmo dell'avanzata russa in questa regione ha subito un'accelerazione, consentendo alla Russia di aggirare le numerose linee difensive che l'Ucraina aveva costruito in fretta dopo la caduta di Avdiivka.
Prima di cadere nelle mani delle forze russe nel febbraio 2024 , l'area di Avdiivka ha svolto un ruolo chiave per le truppe ucraine per quasi un decennio, fungendo da fortezza che garantiva percorsi logistici vitali nell'oblast di Donetsk. Era anche vista come un potenziale punto d'appoggio per i futuri sforzi ucraini di deoccupare Donetsk. L'obiettivo dell'operazione non era semplicemente catturare Avdiivka stessa, ma ottenere l'accesso allo spazio operativo dietro di essa. Una volta messa in sicurezza Avdiivka, essa fornì ai russi molteplici opzioni e manovrabilità. Questo è un aspetto chiave perché, se esaminiamo il teatro di guerra esclusivamente da un punto di vista tattico, concentrandoci su singole linee di alberi o singoli insediamenti, potremmo perdere di vista gli obiettivi operativi più ampi del nemico e le potenziali conseguenze per l’Ucraina se tali obiettivi venissero raggiunti. La spina dorsale della logistica ucraina nell'oblast di Donetsk è minacciata
Pokrovsk, una città con una popolazione prebellica di 60.000 abitanti, è situata a ovest di Avdiivka, in un crocevia cruciale di più linee ferroviarie. È diventata un hub chiave per la consegna e la distribuzione ferroviaria, facilitando l'approvvigionamento delle forze ucraine attraverso un'ampia linea del fronte, da Vuhledar a nord di Donetsk e oltre.
Attualmente, solo due luoghi nel Donbass svolgono questa funzione vitale: Pokrovsk e Kramatorsk. Il significato della posizione e della lunghezza della linea di rifornimento diventa chiaro quando viene visualizzata su una mappa. Nel valutare la situazione, dovremmo ricordare che la Russia non ha bisogno di catturare Pokrovsk per ottenere il controllo della ferrovia. La semplice vicinanza alla città consente alle forze russe di colpire treni e veicoli con artiglieria, mortai e droni, rendendo di fatto inutilizzabile il nodo ferroviario. È altamente probabile che le operazioni ferroviarie nella città siano già state sospese a causa di questi rischi. L'importanza di Pokrovsk non si limita ai suoi collegamenti ferroviari: la città è situata anche in un importante snodo stradale e svolge un ruolo simile a quello delle ferrovie nel trasporto e nella distribuzione dei rifornimenti lungo l'intera linea del fronte.
La strada che collega Pokrovsk a Kostyantynivka è da tempo un obiettivo degli sforzi offensivi russi. Tagliare questa strada complicherebbe il rifornimento delle truppe impegnate nel settore Bakhmut-Horlivka.
La potenziale perdita di Pokrovsk rappresenta una seria minaccia operativa per la logistica dell'intera regione, interrompendo le linee di rifornimento da Vuhledar a sud a Horlivka a nord. La perdita sia della strada che della ferrovia esacerberebbe la situazione per le forze ucraine nel Donbass, portando alla potenziale perdita di Kurakhove, Vuhledar e aree sia a sud che a nord di Toretsk.
Si moltiplicano i commenti di vari esponenti della pseudo sinistra italiana sulla vittoria di ADF in Germania
RispondiEliminaIl conte Paolo Gentiloni Sileri, che non risulta abbia mai avuto un vero lavoro, si lamenta che metà dei tedeschi in Turingia e Sassonia non vogliano essere più comandanti da non eletti burocrati UE come lui che si incontrano con Soros e Bill Gates
Il Sindaco di Bergamo Gori teme possa terminare troppo presto la guerra in Ucraina
Questo voto pacifista proprio non lo digerisce
Entrambi hanno un concetto surreale della democrazia ……
Purtroppo riconquistare la libertà non sarà facile né in Germania, né in Italia. Più capisco quello che è stato dietro la strategia della tensione, più capisco che questa riconquista, per evitare la guerra fratricida, dovrà essere condotta da geni superiori della diplomazia.
RispondiEliminam.a.
Un nobile compito per tutti i giorni.
RispondiEliminaNella sua misura breve.
Dentro il nascondimento che ci tocca.
A far ordinato e composto lo spicchio di mondo che abitiamo.
A servire il presente.
Li’ dove cresce il futuro.
Nelle incombenze minute, nei gesti inavvertiti, nella solitudine che solo Dio conosce.
Perché non si vive di ciò che chiamiamo grande, e il sublime sta, nascosto, tra il nostro limite e la Tua soglia.
Che abbia l’ampiezza del mondo, o i confini di un villaggio.
Ma sempre le dimensioni della storia tutta
Quando confina con l’eterno.
«Una volta persa per sempre la leva energetica garantita dall’approvvigionamento a basso costo dalla Russia, le nostre imprese sono destinate all’estinzione. O alla morte per cannibalizzazione. L’Europa sarà il nuovo Messico della corporate America. O la nuova Shenzhen. L'Europa sta morendo. E parlo di aziende, fabbriche, capannoni. Parlo di ricerca, investimenti, innovazione. Ricchezza.» «L'immigrazione, certo. Le sanzioni contro la Russia, certo. Il rallentamento economico, certo. Ma forse, se Alternative fur Deutschland ha ottenuto quel risultato, è soprattutto per questo. Perché l’Europa ha distrutto l’industria europea. E per Europa intendo UE. Con le sue legislazioni folli, la burocrazia, l’ideologia, il lassismo, il centralismo. Nel 2000, ogni grande azienda USA doveva confrontarsi con una controparte europea in grado di concorrere. E spesso vincere, eccellendo. Quasi sempre tedesca o francese. Ma anche italiana. Guardate da quando l’UE è divenuta soggetto legiferante e di riferimento per i vari Paesi e i relativi comparti produttivi: il deserto. Oggi non solo gli USA ci surclassano ma la stessa Cina ci incalza. Non siamo più controparte. Non siamo più concorrenziali. Gli europei hanno perso talento, innovazione, capacità di ricerca ed elaborazione in 25 anni? O qualcuno ha deciso che occorreva farli correre con i pesi alle caviglie? E oggi l'affaire Ucraina rappresenta il Rubicone di questo processo di impoverimento e de-industrializzazione. Una volta persa per sempre la leva energetica garantita dall’approvvigionamento a basso costo dalla Russia, le nostre imprese sono destinate all’estinzione. O alla morte per cannibalizzazione. L’Europa sarà il nuovo Messico della corporate America. O la nuova Shenzhen. L'Europa sta morendo. E parlo di aziende, fabbriche, capannoni. Parlo di ricerca, investimenti, innovazione. Ricchezza. Meglio uscire? L’Italia è obbligata a stare nell’UE dal ruolo di salva-debito della BCE. Con 3.000 miliardi di stock e 400 miliardi all’anno da rifinanziare, il babao dello spread è sempre dietro l’angolo. Ma questo, occorre che lo ammetta, probabilmente rappresenta la red line terminale, definitiva e non valicabile. E che stiamo superando. A grandi falcate. Quel tipo di devastazione industriale ed economica, di fatto, impone un costo ben superiore anche al beneficio dello scudo che l’Eurotower garantisce ai rendimenti dei BTP. Forse occorre cominciare a ragionare su quanto, realmente, a chi detiene all’estero il nostro debito convenga davvero un altro 2011. Forse occorre avere "le palle" di andare a vedere il bluff. Anche tedesco e francese. Ora o mai più. E smettiamola di guardare alla BCE come la salvezza, l'icona da venerare. Perché il grafico nei commenti ci dice che le valangate di soldi stampati dal nulla dopo il Covid sono andati a gonfiare le valutazioni equities e hanno fatto il bene solo dei vari FTSE Mib, DAX e CAC40. Non delle aziende. Né dei lavoratori. Non a caso, Berlino come governo ha nazionalizzato Uniper e messo sul tavolo 200 miliardi di pacchetto salva-economia, al fine di evitare lo sprofondo assoluto. Servono "le palle". Qualcuno a Roma ne è dotato?»
RispondiElimina(Mauro Bottarelli)
Quei dossier usati per destabilizzare il quadro politico
RispondiEliminahttps://lanuovabq.it/it/quei-dossier-usati-per-destabilizzare-il-quadro-politico
E non cambiano e non cambiano e non cambiano = sempre uguali sempre ripetitivi.
"Il banchiere Draghi fa il paragone tra USA e UE marcando il crollo di quest’ultima rispetto agli americani. Dimentica di dire che la guerra in Ucraina, la rottura anche energetica con la Russia, provocano il naufragio dell’Europa, proprio a favore degli USA. Svegliatevi!"
RispondiEliminaMarco Rizzo