10 Gennaio 2025: infra l'Ottava dell'Epifania
I Magi davanti a Gesù
I Magi sono giunti a Betlemme; l'umile rifugio del Re dei Giudei s'è aperto per essi. "Vi trovano - dice san Luca - il Bambino e Maria Madre sua". Si inginocchiano, e adorano il divino Re che hanno tanto cercato, e che la terra brama.In questo momento comincia ad apparire la Chiesa Cristiana. In quell'umile dimora, il Figlio di Dio fatto uomo presiede come Capo del suo corpo mistico; Maria assiste come cooperatrice della salvezza e Madre di grazia; Giuda è rappresentato da essa e da Giuseppe suo sposo; la Gentilità adora, nella persona dei Magi, perché la loro fede ha compreso tutto alla vista di quel Bambino. Non è un Profeta che essi adorano, né un Re terreno a cui aprono i tesori; è un Dio davanti al quale si umiliano e si annientano. "Osservate - dice san Bernardo nel suo secondo Sermone sull'Epifania - osservate la penetrazione degli occhi della fede! La fede riconosce il Figlio di Dio lattante, lo riconosce appeso al legno, lo riconosce fin nella morte. Il ladrone lo riconosce sulla croce, i Magi nella stalla; il primo malgrado i chiodi che lo tengono attaccato; gli ultimi attraverso le fasce che lo avvolgono".
Tutto è dunque consumato. Betlemme non è più soltanto il luogo della nascita del Redentore, ma è anche la culla della Chiesa; e come aveva ragione il Profeta di esclamare: "O Betlemme, tu non sei la più piccola fra le città di Giuda!". Come ci è facile comprendere il fascino che condusse san Girolamo a sottrarsi agli onori e alle delizie di Roma, agli applausi del mondo e della Chiesa, per venire a seppellirsi in questa grotta, testimone di tante e così sublimi meraviglie! Chi potrebbe non desiderare di vivere e morire in questo rifugio benedetto dal cielo, ancora tutto santificato dalla presenza dell'Emmanuele, tutto odoroso dei profumi della Regina degli Angeli, tutto risonante dell'eco dei cori celesti, tutto ripieno dei ricordi dei Magi, i nostri pii e religiosi antenati!
Nulla stupisce i fortunati Principi quando entrano nell'umile dimora. Né la debolezza del Bambino, né la povertà della Madre, né la miseria dell'abitazione, nulla li colpisce. Anzi, comprendono immediatamente che il Dio eterno, volendo visitare gli uomini e mostrare ad essi il suo amore, doveva discendere fino a loro, e tanto in basso che non vi fosse nessun gradino della miseria umana che non avesse sondato e conosciuto da se stesso. Istruiti dal loro stesso cuore sulla profondità della piaga di orgoglio che ci rode, hanno sentito che il rimedio doveva essere estremo al pari del male; e in quell'abbassamento inaudito hanno riconosciuto subito il pensiero e l'azione d'un Dio. Israele attende un Messia glorioso e risplendente di gloria mondana; i Magi al contrario, riconoscono quel Messia nell'umiltà e nella povertà che lo circondano; soggiogati dalla forza di Dio, s'inginocchiano ed adorano, pieni di ammirazione e di amore.
Chi potrebbe riprodurre la dolcezza dei colloqui ch'essi ebbero con la purissima Maria? poiché il Re che erano venuti a cercare non uscì per essi dal silenzio della sua volontaria infanzia. Egli accettò i loro omaggi, sorrise con tenerezza, li benedisse, ma solo Maria poteva soddisfare, con i suoi celesti colloqui, la santa curiosità dei tre pellegrini dell'umanità. Come ricompensò essa la loro fede e il loro amore manifestando ad essi il mistero del virgineo parto che avrebbe salvato il mondo, i gaudi del suo cuore materno, le attrattive del divino Bambino! Ed essi stessi con quale tenero rispetto la consideravano e la ascoltavano! Con quanta delizia la grazia penetrava nei loro cuori alle parole di Colei che Dio stesso ha scelta per iniziarci maternamente alla sua verità e al suo amore! La stella che poco fa brillava per essi nel cielo aveva fatto posto a un'altra Stella, d'una luce più dolce e d'una forza ancora più sublime; quell'astro cosi puro preparava i loro sguardi a contemplare senza nubi Colui che si chiama la Stella risplendente e mattutina.
Il mondo intero non era più nulla per essi; la stella di Betlemme racchiudeva tutte le ricchezze del cielo e della terra. I lunghi secoli d'attesa che avevano condivisi con il genere umano sembravano ad essi appena un istante, tanto era piena e perfetta la gioia di aver finalmente trovato il Dio che appaga con la sua sola presenza, tutti i desideri della creatura.
Si associavano ai disegni misericordiosi dell'Emmanuele: accettavano con profonda umiltà l'alleanza che egli stringeva mediante essi con l'umanità; adoravano la terribile giustizia che presto avrebbe ripudiato un popolo incredulo; salutavano i destini della Chiesa Cristiana che prendeva in essi il suo inizio, e pregavano per la loro innumerevole posterità.
Dobbiamo anche noi, Gentili rigenerati, unirci a questi cristiani scelti per primi, e adorarti, o divino Bambino, dopo tanti secoli durante i quali abbiamo visto il cammino delle genti verso Betlemme, e la Stella che le guidava sempre. Dobbiamo anche noi adorarti con i Magi; ma, più fortunati di quei primogeniti della Chiesa noi abbiamo sentito le tue parole, abbiamo contemplato le tue sofferenze e la tua croce, siamo stati testimoni della tua Resurrezione; e se ti salutiamo come il Re dell'universo, l'universo è qui davanti a noi a ripeterci il tuo Nome divenuto grande e glorioso, dallo spuntar del sole al suo tramonto. Il Sacrificio rinnova tutti i tuoi misteri, si offre oggi in tutti i luoghi del mondo; la voce della tua Chiesa risuona ad ogni orecchio mortale, e noi sentiamo con gioia che questa luce risplende per noi, che tutte queste grazie sono la nostra eredità. Per questo ti adoriamo, o Cristo, noi che ti gustiamo nella Chiesa, l'eterna Betlemme, la Casa del Pane di vita.
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Istruiscici, o Maria, come hai istruito i Magi. Rivelaci ogni giorno più il dolce Mistero del tuo Figlio; sottometti interamente il nostro cuore al suo impero adorabile. Veglia, con materna sollecitudine, affinché non abbiamo a perdere nemmeno una delle lezioni che egli ci impartisce, e la dimora di Betlemme, nella quale siamo entrati al seguito dei pellegrini dell'Oriente, operi in noi un completo rinnovamento di tutta la nostra vita.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 228-230
Siamo ancora nell'ottava dell'Epifania (o almeno nel fantasma della sua ottava, nel messale del '62). E questo significa che ogni giorno quando si legge il Vangelo, compiamo il gesto che non cessa mai di sorprendere e afferrare l'anima: la genuflessione di tutti i presenti alle parole:
RispondiEliminaEt intrántes domum, invenérunt púerum cum María matre ejus, et procidéntes adoravérunt eum. (Ed entrati nella casa, trovarono il Bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono.)
Questa risposta fisica totale sottolinea che l'impeto della Messa, come quello dei Magi, è verso l'adorazione di Dio, il Dio che ora ci appare in Gesù Cristo. Un motivo in più per inginocchiarsi per la Santa Comunione, ogni volta: essere saggi, come i saggi di un tempo.
«Non mi glorierò perché sono giusto, ma mi glorierò perché sono redento. Mi glorierò non perché sono vuoto di peccati, ma perché i peccati mi sono rimessi. L’innocenza mi aveva reso arrogante, la colpa mi ha reso umile» (Sant’Ambrogio, De Iacob et vita beata)
RispondiEliminaQui c'è tutta la spiegazione del mondo altro che l'astronominkiabigbang
RispondiEliminaDio ha parlato a noi per mezzo del Figlio.
Dalla lettera agli Ebrei
Eb 1,1-6
Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo.
Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell'alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.