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sabato 11 gennaio 2025

L’“opzione Benedetto” è una valida strategia di riscossa cristiana?

Riprendo dall'Osservatorio Card. Van Thuân. Precedenti qui e a partire da quiqui.
L’“opzione Benedetto” è una valida strategia di riscossa cristiana?

[Sull’argomento il nostro Osservatorio gradirebbe aprire una discussione – S.F.]

Una proposta di resistenza cristiana al laicismo
Com’è noto, nel 2017, il giornalista statunitense Rod Dreher pubblicò un libro che propose la cosiddetta Benedict option, intesa come scelta strategica tesa a preservare la residua civiltà cristiana dalla offensiva di un laicismo sempre più aggressivo e repressivo. Questo libro riscosse un successo mondiale, anche nella sua edizione italiana (L’opzione Benedetto, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsano 2018). Pochi anni dopo, nel blog The American Conservative, l’autore ha rivisto e corretto la sua proposta alla luce delle obiezioni ricevute e delle novità sopraggiunte.
Tuttavia, ci pare opportuno esaminare brevemente quel suo libro perché contiene una buona analisi storica e molte valide indicazioni, raccogliendo suggerimenti provenienti da esperti appartenenti a varie confessioni cristiane. Soprattutto, ci sembra necessario valutare se l’originaria proposta “neo-benedettina” costituisca una valida strategia di resistenza culturale e politica che permetta ai cristiani di salvarsi dalle persecuzioni, nella prospettiva di preparare una riscossa capace di vincere il nemico della civiltà cristiana.
Infatti, a un’attenta analisi, i dubbi al riguardo non mancano.
L’attuale crisi di civiltà è simile a quella dell’antichità?
Il primo dubbio sulla opzione neo-benedettina sorge dal fatto ch’essa presuppone una somiglianza tra la crisi dell’antica civiltà pre-cristiana e quella della moderna civiltà post-cristiana. Pertanto, secondo Dreher, quei fattori che, attorno al V secolo, avviarono la costruzione della civiltà cristiana oggi potrebbero essere ripresi per salvarla dalla estinzione, ovviamente adattandoli alle nostre esigenze.

Tuttavia, questo paragone tra l’epoca alto-medioevale e quella contemporanea non regge all’analisi storica e quindi mette in discussione la premessa che fonda la opzione neo-benedettina.

Ad esempio, la crisi di civiltà vissuta all’epoca del grande santo italiano fu molto meno grave di quella contemporanea. Infatti, la crisi del VI secolo non fu unitaria, perché ebbe aspetti di luogo e di settore tra loro molto diversi; non fu dominante, perché venne contrastata da fattori spirituali ereditati dalla tradizione greco-romana e soprattutto dalla rapida diffusione del Cristianesimo; non fu globale, perché abbatté l’Impero Romano occidentale ma risparmiò quello orientale. Basti ricordare che, mentre san Benedetto fondava il monastero di Montecassino, l’imperatore Giustiniano sopprimeva la pagana Accademia di Atene e varava il Codice giuridico della Cristianità.

Invece, la crisi che oggi noi stiamo subendo ha le gravi caratteristiche di essere unitaria, dominante e globale; pertanto, essa necessita di una soluzione che sia altrettanto unitaria, dominante e globale, ossia una soluzione radicale.

Inoltre, la crisi di civiltà vissuta all’epoca di san Benedetto fu molto diversa da quella contemporanea. Infatti, la neonata Cristianità era fiorente nell’Europa orientale e sopravviveva debolmente nell’Europa occidentale nonostante il crollo di Roma e le invasioni barbariche; la Chiesa era in crescita e stava avviando la conversione dei popoli nordici. Per restaurare la civiltà, ai monaci benedettini bastò restaurare le basi culturali e le strutture politico-giuridiche della società, trasformando i popoli barbari da fattori distruttivi in costruttivi. Infatti, dalla riforma benedettina e da quella carolingia nacquero in Occidente l’Impero franco-germanico e in Oriente i Regni slavi, destinati a durare oltre un millennio.

Invece, l’attuale crisi di civiltà è causata da fattori non tanto esterni quanto interni, perché i nuovi barbari distruttori sono sorti dal declino spirituale e culturale della Cristianità. Inoltre, ormai la dirigenza della Chiesa Cattolica è in piena crisi d’identità e mette in discussione la propria credibilità, ad esempio pretendendo non di convertire i nuovi barbari ma di convertirsi a loro. Pertanto, oggi bisogna non tanto restaurare un edificio danneggiato quanto ricostruirlo dalle fondamenta sia naturali che soprannaturali, sia politiche che religiose.

È sufficiente isolarsi dal mondo per arginare la crisi?
Questo fraintendimento dell’attuale grave situazione della civiltà cristiana suscita un secondo dubbio sulla validità della opzione neo-benedettina.

Infatti, secondo Dreher, l’attuale processo di secolarizzazione è ormai inarrestabile; pertanto, i fedeli sono destinati a ridursi a una minoranza marginale e ininfluente, incapace di convertire il mondo d’oggi e di costruire una civiltà cristiana integrale come quella dei loro antenati (p. 323).

Di conseguenza, l’opzione Benedetto propone di «costruire un’arca in cui rifugiarsi» per sopravvivere al nuovo diluvio (p. 29), ossia tessere una rete di comunità che permetta ai pochi fedeli rimasti di preservare verità e virtù dalla corruzione dominante, restando immuni dalle seduzioni del secolo. Questa opzione di mera resistenza passiva costituisce una “ritirata strategica” che si limita a ridurre i danni e rallentare il declino della civiltà, salvando ciò che resta e rinunciando a riconquistare ciò ch’è stato perduto.

Tuttavia, bisogna obiettare che l’attuale sistema di potere si sta organizzando in modo capillare per impedire ogni tipo di efficace resistenza passiva. Pertanto, la strategia neo-benedettina può funzionare solo se rimane locale e momentanea, ma fallirebbe se diventasse globale e definitiva impedendo di passare dalla resistenza alla riscossa mirante a vincere il nemico.

Ormai, il finale scontro globale tra Chiesa e anti-Chiesa è inevitabile; ai cristiani rimane solo la drammatica alternativa tra una resa incondizionata che conduca alla loro scomparsa lenta e indolore e una riscossa efficace che prepari la loro vittoria sul nemico.

È sufficiente “ritirarsi nel privato” per vincere il pubblico degrado?
Questa inevitabilità dello scontro globale tra la residua Cristianità e i suoi agguerriti nemici suscita un terzo dubbio sulla validità strategica della opzione neo-benedettina.

Infatti, Dreher è convinto che ormai sia inutile impegnarsi nella vita pubblica tentando di preservare quel poco di sano che resta nelle istituzioni politiche (p. 29); pertanto, l’opzione Benedetto propone come soluzione quella di “ritirarsi nel privato”. Si tratta di costituire “isole di santità” (p. 85), un arcipelago di piccole comunità libere e autonome che raccolgano famiglie, gruppi e associazioni capaci di educare nuove generazioni di cristiani, ad esempio costituendo “scuole parentali” e imprese di sopravvivenza economica e di assistenza sociale.

Per salvarsi dalla crisi, basta che i cristiani organizzino comunità di “privato sociale” o “avamposti periferici” che, isolandosi dal mondo e rendendosi autonomi dal sistema dominante, possano preservare ristretti “spazi di libertà” che permettano di compiere una missione educativa, caritatevole e assistenziale (pp. 123-125).

Tuttavia, la storia dimostra che le comunità dissidenti non possono resistere a lungo, se vengono attaccate da poteri politici capaci di fare “terra bruciata” attorno ad esse. A maggior ragione, le comunità cristiane non possono restare a lungo fedeli al Vangelo, senza una organizzazione politica che le favorisca e le protegga; interventi soprannaturali in loro difesa sono certamente possibili ma non programmabili.

Già nel XVI secolo, un grande convertitore come san Francesco Saverio ammonì i missionari che una comunità cristiana nata in terra pagana può sopravvivere e convertire solo se si dota, oltre che di una formazione culturale, anche di una protezione politica e militare. A maggior ragione, ciò vale per una comunità cristiana che vive in un mondo dominato da potenti forze anticristiane decise a perseguitarla e a sopprimerla.

Oggi l’offensiva laicista è talmente radicale e globale da poter reprimere “isole benedettine” di resistenza passiva; oggi essa lo fa ponendo ostacoli legali, burocratici, economici e fiscali, domani lo farà suscitando persecuzioni mass-mediatiche, giudiziarie e malavitose. Quelle isole finiranno sommerse dal maremoto sollevato dalla imposizione dei “nuovi diritti civili” e dalla esecuzione di “transizioni globali” occasionate da (vere o presunte) emergenze economiche o ecologiche o sanitarie.

Per la verità, lo stesso Dreher ipotizza “un nuovo genere di politica cristiana” (cap. IV) e ammette la necessità d’instaurare un “ordine educativo” che sia sicuro, stabile e duraturo (p. 85). Ma ciò presuppone ch’esso sia favorito e protetto da legami, poteri e istituzioni politici; pertanto, eludere l’esigenza della battaglia pubblica al fine di “ritirarsi nel privato” costituisce un tentativo di suicidio non giustificabile da motivazioni soprannaturali. Sebbene oggi la battaglia sia soprattutto spirituale e culturale, non è realistico escludere quella politica e giuridica permettendo che il nemico diventi padrone assoluto della vita pubblica per mobilitarla contro la Chiesa.

Conclusione: un minimalismo volenteroso ma inadeguato
In conclusione, ci sembra che la soluzione minimalista della crisi proposta dalla opzione Benedetto sia perlomeno parziale e momentanea, quindi del tutto inadeguata alla gravità e alla vastità dell’attuale pericolo; pertanto, essa non può costituire una realistica ed efficace strategia per una riscossa cristiana capace di vincere il nemico.

I fedeli rimasti devono impegnarsi affinché l’autorità religiosa e quella politica facciano valere i diritti di Cristo Re sulla intera vita civile; essi devono unirsi e organizzarsi per agire sia alla base che al vertice della società; devono affrontare il nemico tentando di colpirlo al cuore, anche se ciò costituisca un rischio per la misera ed effimera sopravvivenza d’ipotetiche isole rimaste fedeli. Lo stesso Dreher ammette che «ci si difende attaccando, espandendo il Regno di Dio» (p. 111).

Insomma, se oggi ritornasse tra noi, san Benedetto elaborerebbe e avvierebbe una strategia che non si limiti a una resistenza capace di rallentare e ridurre l’offensiva rivoluzionaria, ma che osi organizzare un’audace riscossa capace di colpire e vincere quella offensiva, al fine di restaurare la civiltà cristiana nelle sue fondamenta non solo religiose e culturali ma anche morali e politiche.

Ovviamente, non si potrà ottenere tutto e subito; la guarigione dalla crisi sarà difficile, dolorosa e graduale, quindi forse anche lenta; in una prima fase, bisognerà accontentarsi di arginare il male frenandone l’avanzata e riducendone i danni. Ma potremo ottenere questo primo risultato solo contrastando il male alla radice e rovesciandolo dalle fondamenta, sia ideologiche che pratiche.

Questo risultato può sembrare impossibile, ma la speranza cristiana c’insegna che Dio è onnipotente e la Chiesa è invincibile; fare coscienziosamente oggi tutto ciò che è concretamente possibile è il modo per ottenere domani quello che ieri sembrava impossibile.
Guido Vignelli, 7 gennaio 2025 - Fonte 

20 commenti:

  1. E' chiara la strategia dell'élite laicista di usare l'islam in funzione anticattolica. L'immigrazione viene pilotata, nei limiti del possibile, a tale scopo (e la nomenclatura ecclesiastica paradossalmente si presta al gioco).
    Quale riscossa possibile in una società diffusamente agnostica? Bisognerà solo cercare di salvaguardare e difendere quel residuo di vera fede ancora presente ai margini della società occidentale.

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  2. No, non lo è. Lascerei perdere Dreher, che mi pare ricerchi la sua tranquillità personale, non la verità.

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  3. Il tralcio è un servo inutile? Relativamente alla vite no: porta qualche grappolo. Ma senza la vite e’ solo un rametto secco.

    Nella vigna il tralcio viene potato per dare più grappoli. Nemmeno quello fa da solo…

    Il tralcio che organizzasse altri tralci politicamente o sindacalmente potrebbe essere una bella idea nell’autocompiacimento della creatura autoreferenziale.

    Sulla vite e nella vigna fa sorridere.

    Il progresso, il darsi da fare, la lotta sono conseguenze ideali e storiche del peccato originale, mentre la Grazia provvede le stagioni, la potatura e i frutti.

    Allora il tralcio sta al suo posto e riceve tutto, abbandonandosi alla vite e al padrone della vigna.

    Vi pare poco democratico? Poco eroico? Poco dignitoso? Poco stoico?

    Ora et lege et labora et noli contristari in laetitia pacis.

    Si prega, si studia, si lavora nella lietezza della pace che viene da Dio, per grazia. Un paradiso.

    Altrimenti si fa, si agisce, ci si sente dei padreterni, sempre astiosi e in guerra perpetua. Un inferno.

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  4. Condivido pienamente tale linea di riscossa contro quella di ritiro. Gesù ha mandato i 12 nel mondo , non in isole felici. Sarebbe anche vigliaccheria e amor del proprio comodo. Si combatte in prima linea o si perde. L'esperienza della fraternità ( di ritirata ) non ha prodotto frutti, anzi alcuni dei migliori passano agli ortodossi. Mi si permetta un appunto personale: nel mio caso non passai agli ortodossi ma la delusione fu sufficiente per non considerare la fraternità un'alternativa efficace, giusta dottrina salvo i punti spinosi attuali su cui dovrebbe essere lecita la discussione, bella liturgia, anche brave persone magari ma chiuse nelle loro idee non sempre giuste: si deve combattere là dove il Signore ci ha messi, senza fuggire davanti ai nemici.

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  5. Per esser più precisi: l'impero romano in Occidente era caduto nel V secolo, a partire dal 476 dC, quando il capo delle milizie barbariche al servizio dell'impero, Odoacre, depose l'imperatore ed inviò le insegne imperiali a Costantinopoli. La crisi del VI secolo vide il crollo dello Stato romano-barbarico o romano-goto che si stava costruendo, in un'Italia ancora unita, sotto la guida dei goti e della classe dirigente civile, residuo della romanità al tramonto. Il crollo fu provocato dalla politica di espansione di Giustiniano, che voleva riconquistare tutto l'impero in Occidente, non avendone però i mezzi. La guerra gotica, il cui storico fu il bizantino Procopio, fu una rovina per l'Italia (536-552). I bizantini non avevano forze sufficienti per tenerla, fu poco dopo invasa dai Longobardi e malamente suddivisa tra loro e i bizantini, l'un contro l'altro sempre armati. Fu in questo scenario di distruzione e desolazione che apparve l'opzione Benedetto. Al tempo aveva un suo significato, positivo in lungo periodo . Ma oggi no.
    Oggi l'abominio della desolazione viene dall'interno della Gerarchia cattolica stessa, andata via di testa, in preda all'errore e alle peggiori eresie. Oggi bisogna combattere apertamente, "gridare dai tetti" contro le false dottrine imperanti e la corruzione nel clero, come invocava in una celebre lettera anche Mario Palmaro!
    Ma troppo pochi agiscono così e non sempre con gli argomenti migliori.
    H.

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  6. da ex studente di Giurisprudenza11 gennaio, 2025 12:55

    Vorrei tramite questo blog lanciare un piccolo invito agli Autori dell'articolo: visto cosa il semplice nome "Benedetto" evoca in certa gente, di chiamarla piuttosto "opzione benedettina".
    Fugherebbe certi equivoci.

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  7. La situazione è  tale che è  impossibile pensare ad un strategia comune. Ognuno oggi ha il suo cristianesimo 'fai da te'. In questa tempesta esistono solo naufraghi sfiniti. Direi di impegnarsi sul poco che si deve, ognuno al meglio, dove si trova, dove la Provvidenza lo porta. Ci sono ancora Pastori Santi,   coerenti con il Vangelo e con la Chiesa Cattolica, quella NON al passo dei tempi. Ognuno ha la sua strada, qualunque essa sia, importante, essenziale, vitale non tradire Gesù Cristo e non abbandonarsi alla corruzione che il mondo, a piene mani, offre. Se solo fossimo veramente cattolici avremmo già  vinto!!!
    m.a.

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    1. http://www.unavox.it/Documenti/Doc1618_Williamson_11_gennaio_2025.html

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    2. La strategia comune sarebbe possibile, se solo i vari personaggi che si sono messi in luce in questi ultimi anni (penso a Minutella come il campione della divisione) non badassero ciascuno a costruire il proprio orticello di 'piccoli resti' (assomiglianti a minuscole sette) aizzando i propri fans contro il resto del mondo dal pulpito internettiano.
      Forse è un'utopia ma auspico che con senso ecclesiale si concentrino sui veri problemi e si impegnino a mettere da parte le affermazioni roboanti tipo "Noi solo siamo i veri cattolici, tutti gli altri sono eretici", per ricostruire la Chiesa tutti insieme, nella comunione con chi non si è fatto pervertire.

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  8. I monaci del deserto egiziano dei primi secoli, separati dalla civiltà, scesero in massa ad Alessandria d'Egitto armati di bastoni per difendere la Fede... E noi vogliamo rinchiuderci in qualche ghetto dorato?
    Impariamo da loro, non da Rod Dreher, il guru delle giravolte: l'altro ieri protestante; ieri cattolico convinto; oggi fieramente ortodosso; domani chissà?

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  9. A proposito di riscossa cristiana, pensiamo al nuovo documento CEI sulla formazione dei presbiteri, che apre lo spiraglio agli aspiranti gay. La Scrosati lo evidenzia nel suo intervento odierno su NBQ. I quotidiani ne hanno dato notizia soddisfatti. Non che la situazione attuale, che indubitabilmente vede percentuali omo affettive manifeste in ambito ecclesiastico, lasciasse presagire qualcosa di diverso, ma la diga è rotta e da parecchio e il ruscello diventerà facilmente un fiume.
    Poveri noi!

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  10. Leggere Emmanuel Todd per capire che il tramonto dell'occidente è irreversibile
    Camillo Langone 11 gen 2025

    Secondo lo storico francese l’Occidente sta finendo perché sta finendovi il cristianesimo: “L’estinzione religiosa ha condotto alla scomparsa della morale sociale e del sentimento collettivo”

    Sossio Giametta è il maggior filosofo italiano d'oggi

    Ritengo sia un libro capitale, “La sconfitta dell’Occidente” di Emmanuel Todd (Fazi), ma non lo consiglio affatto. Un po’ perché non consiglio mai niente, in materia di libri, quadri, vestiti, ristoranti e vini i miei criteri sono miei, ho rinunciato a imporli da quel dì, e un po’ perché mi piacerebbe, se proprio, consigliare titoli più allegri. L’Occidente grosso modo siamo noi. Secondo lo storico francese l’Occidente sta finendo perché sta finendovi il cristianesimo: “L’estinzione religiosa ha condotto alla scomparsa della morale sociale e del sentimento collettivo”. L’estinzione del protestantesimo è in fase più avanzata ma i fatti mostrano che l’Europa già cattolica non è messa molto meglio. I fatti più significativi sono per Todd le nozze di Sodoma in Francia e in Spagna, il crollo delle nascite perfino in Polonia, la cremazione che dilaga ovunque. Io aggiungerei almeno l’avanzata del veganesimo, insulto a Cristo onnivoro. Ma siano tre o siano quattro, gli indicatori, non cambia nulla. Il processo non è reversibile, garantisce il neospengleriano autore. E allora per quanto triste è un libro tranquillizzante, se non c’è niente da fare è inutile agitarsi, non resta che prenderla con filosofia (Ecclesiaste, Epicuro, Epitteto, eccetera).

    Camillo Langone
    Il Foglio

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  11. L’anonimo delle 8.47 ha centrato in pieno la questione: “Quale riscossa possibile in una società diffusamente agnostica? Bisognerà solo cercare di salvaguardare e difendere quel residuo di vera fede ancora presente ai margini della società occidentale”.
    L’attuale società non soltanto è diffusamente agnostica, ma è disinteressata e massimamente indifferente all’argomento. Quest’ultimo aspetto è visibile in particolar modo nei giovani che appaiono refrattari al Magistero, che valutano privo di importanza.
    E’ quindi a quei pochi che oggi hanno fede affidato il compito di salvaguardare quel residuo ancora presente.
    La prova del nove è racchiusa nella profezia di Ratzinger del ’69, che così conclude: “… A quel punto gli uomini scopriranno di abitare un mondo di ‘indescrivibile solitudine’ e avendo perso di vista Dio, ‘avvertiranno l’orrore della loro povertà’. Allora, e solo allora, vedranno quel piccolo gregge di credenti come qualcosa di totalmente nuovo: lo scopriranno come una speranza per sé stessi, la risposta che avevano sempre cercato in segreto”.

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  12. L'estinzione del cattolicesimo è cominciata con il Concilio Vaticano II che, al posto della conversione, ha cominciato a praticare "il dialogo" con il mondo, regno del principe di questo
    mondo. Adesso siamo al redde rationem. Abbiamo un papa che un giorno sì e l'altro pure promuove sodomia e femminismo all'interno della Chiesa, che nello stesso tempo vuole annientare in quanto società gerarchica di origine soprannaturale, annegandola nella melma della cosiddetta Chiesa "sinodale", data cioè in balia al popolo dei credenti o presunti tali, dei quali bisogna porsi in ascolto per sapere il da farsi, guidati però in modo informale dalle élites dei corrotti al potere attualmente nella Chiesa.

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  13. Monsignor Viganó si è espresso sulla nuova nomina della " prefetta" che comanda icardinali, tornando a denunciare quella insana separazione munus ministero introdotta da Benedetto XVI

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  14. da ex studente di Giurisprudenza11 gennaio, 2025 22:17

    Amico delle 16:59, l'ho sentita pure io. I Ghe sì, gli ultratrentacinquenni no?
    Avevo conosciuto un ottimo sacerdote ordinato a 56 anni (e anche un altro, ordinato a 63), oggi sarebbero allontanati con un'accusa infamante: o non aver ascoltato in tempo una chiamata che Dio avrebbe fatto ab aeterno o avere una vocazione falsa. La prima ipotesi mi suona tanto di predestinazione, ho conosciuto solo un sacerdote che da subito voleva fare quello, gli altri ci sono arrivati per gradi: quanti saranno stati bloccati perchè questi "gradi" li hanno portati a superare un'età limite?
    Finora l'attuale Pontefice (spetta solo a lui derogare, ma la clausola l'ha posta il predecessore, almeno per gli italiani) di ultratrentacinquenni ne ha fatti ammettere al seminario e poi ordinare solo tre, uno a Terni, uno a Piazza Armerina e uno a Genova, tutti sacerdoti diocesani.
    Anche i ritiri spirituali sono bloccati, sono diversi anni che non posso farli perchè "dopo i trentacinque anni avete altro da fare", così mi è stato risposto. A 60 anni sono un broker di assicurazione, ma posso avere del tempo da trascorrere in preghiera e meditazione: cosa c'è che non va?
    E adesso i "Ghe-Cu-Fro", come li chiama un mio cliente, possono entrare in seminario (immagino se hanno meno di 35 anni...). No, preferisco fermarmi qui...

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    Risposte
    1. http://www.unavox.it/Eventi/Eventi_2024/2400_Esercizi_spirituali_FSSPX.html ; https://www.sodalitium.biz/tag/esercizi-spirituali-ignaziani/ A questi ritiri sono ammessi tutti, senza limiti di età. IDEM nei seminari dei relativi istituti .

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  15. da ex studente di Giurisprudenza12 gennaio, 2025 19:48

    Ah, ecco, anche il limite di età è un'invenzione di adesso.
    D'altro canto sapevo dell'usanza medievale e forse anche posteriore di trascorrere gli ultimi anni di vita in monasteri e conventi... forse perchè immortalato negativamente da Dante, ma di Bertrand de Born, poeta provenzale, si sa che concluse la sua vita terrena da monaco cistercense.
    Grazie, amico delle 9:42.

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    1. Sono l'amico delle 9:42. E ti dico : "prego". Comunque, per la precisione, sacerdozio e vita "religiosa/ consacrata" (ovvero il ritirarsi in convento/monastero/abazia) sono entità diverse. Non tutti i monaci/ frati (due cose diverse anch'esse) sono preti. E, del resto, i preti diocesani (d'ordinario) non sono monaci/frati. Ne riparleremo.

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  16. Barzelletta DIVERSITà DI CARISMI
    « Stanno insieme a tavola un Benedettino, un Cappuccino, un Domenicano, un Gesuita ed un Canonico del Clero diocesano.
    Stanno cantando tutti insieme il "Benedicite" prima di pranzo. A questo punto, va via la luce. Con il black out, si fanno avanti le diversità di vocazioni.
    Il benedettino, che sa a memoria il canto, continua a cantare imperterrito.
    Il cappuccino, Ordine Penitente, si getta a terra, si percuote il petto, comincia a gridare che è successo a causa dei suoi peccati e che tutto vada in sconto, espiazione e riparazione dei PECCATI suoi e di quelli del mondo intero. Il domenicano, Ordo Predicatoris, si lancia in un sermone: "La Luce. Si fa presto a dire Luce. Cos'è la luce? E poi, quale luce? Luce Increata, cioè Dio Stesso. Luce creata si deve distinguere: luce del primo giorno o luce del quarto giorno? Se è luce del primo giorno è la luce del Fiat Lux. Se è la luce del quarto giorno è la luce del sole. Bla, bla, bla, etc...".
    Il gesuita, uomo d'azione, cambia la lampadina. E così tutti hanno modo di vedere che il canonico, spirito pratico, stava già mangiando». Quella di sopra è la barzelletta nella sua versione classica. Ecco riveduta & aggiornata dopo il Vat./II : il gesuita, invece di usare una semplice lampadina ad incandescenza -luce subito-cerca di piazzare una complicata "sorgente luminosa a LED, eco-compatibile e con bassi consumi
    ". Dopo un'altra mezz'ora in penombra, in attesa della luce piena, ci si accorge che il diocesano ha già fatto fuori tutto il suo, il cappuccino si è diviso da se stesso, invocando un commissario pontificio, ed il benedettino ed il domenicano stanno litigando perché sostengono che uno con il suo canto, e l'altro con il suo filosofare si disturbano a vicenda.

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