Ogni tanto un apostrofo rosa tra rigurgiti conciliari.
Papa Leone XIV oggi ha visitato la Moschea Blu a Istanbul. L'imam lo ha invitato a pregare lì, come previsto: ma Leone ha gentilmente rifiutato, rispondendo semplicemente "Va bene così". La stampa dice: "ha optato per un approccio di osservazione e rispetto"
E con ciò ha interrotto una tradizione ultradecennale dei suoi predecessori, che ogni volta ci aveva scandalizzati perché non è vero che "preghiamo lo stesso dio dei musulmani"! [vedi qui - qui -qui]
Possiamo pensare a qualche altra traccia di restauro (non solo di facciata o di parole alate smentite da espressioni diverse) o resterà un hapax?
Molti si chiedono il significato della mancata inclusione, nel programma dello storico viaggio, di una visita ufficiale ad Hagia Sophia.
Molti si chiedono il significato della mancata inclusione, nel programma dello storico viaggio, di una visita ufficiale ad Hagia Sophia.

Leone XIV non ha pregato.
RispondiEliminaA rivelarlo è stato il muezzin della Moschea Blu, Asgin Tunca. “Ho detto a lui che questa era la casa di Allah, che se voleva poteva pregare, e lui ha detto ‘no, osserverò in giro’ e ha continuato la visita. Voleva vedere la moschea e percepirne l’atmosfera, credo. E ne è rimasto molto soddisfatto”. Leggermente diverso, invece, il comunicato diffuso dalla Sala Stampa vaticana secondo cui “il Papa ha vissuto la visita alla Moschea in silenzio, in spirito di raccoglimento e in ascolto, con profondo rispetto del luogo e della fede di quanti si raccolgono lì in preghiera”.
Durante la sua visita in Turchia, il Papa non aveva previsto di recarsi ad Hagia Sophia, possibilmente come gesto di prudenza derivante dalla sua storia di riconvertirsi da tempio cristiano a musulmano nel 2020
RispondiEliminahttps://www.romereports.com/en/2025/11/29/pope-leo-xiv-declines-to-pray-in-the-blue-mosque-although-it-was-planned-in-his-schedule/
"...smoke gets on your eyes", e scusate se usi la lingua della "perfida Albione", come diceva anni or sono un famoso "Cavaliere" capo del govermo italiano (non era Berlusconi, però), solo fumo negli occhi, non illudiamoci, "tout se tiens, ca va sens dire"
RispondiElimina: perdonatemi, ma la plasticità e immediatezza di alcuni motti inglesi e francesi fa quasi concorrenza ai famosi motti in lingua latina, del tipo "o tempora o mores". LJC Catholicus
Grazie, e ci mancava pure !! sarebbe come se il presidente della Juve, in visita a Milano per rievocare un evento societario molto importante, si recasse in visita alla sede dell'Inter, ovviamente senza inneggiare davanti alle bandiere... sì, ma che c'azzecca ?
RispondiEliminaC. Gazzoli
Un bel “No, grazie” di papa Leone
RispondiEliminadi Leonardo Lugaresi
Se le cronache non mentono, papa Leone XIV nel terzo giorno del suo viaggio apostolico in Turchia, visitando la Moschea del Sultano Ahmet, nota come Moschea Blu, di Istanbul, ha gentilmente declinato l’invito a pregare insieme, rivoltogli dai dignitari islamici che lo accompagnavano, spiegando di essere venuto lì “per vedere”.
Nella sua umiltà e apparente irrilevanza, trovo che quel diniego sia esemplare e, dati i tempi, di grande valore teologico e pastorale. Per quanto mi riguarda, gliene sono profondamente grato. Pregare, sia pur silenziosamente, insieme coi musulmani in una moschea sarebbe stato infatti un gesto profondamente equivoco e, se così posso dire, pericolosamente ‘antiniceno’ (nel senso di incurante della forma della fede), che non avrebbe fatto altro che dare un ulteriore contributo, sia pur piccolo, alla tremenda confusione in cui, purtroppo, su tale materia sono caduti ormai da tempo molti cristiani.
Ero relativamente giovane quando assistetti all’incontro interreligioso di Assisi voluto dal quel grande papa che fu san Giovanni Paolo II. Ricordo bene la fervida emozione con cui ne seguii in diretta televisiva lo svolgimento: ancora ottuso a causa dell’età (benché fossi già sulla trentina!) e soggiogato dal fascino di quel meraviglioso santo che fu Giovanni Paolo II, non mi resi conto, allora, di quanto quel gesto così suggestivo fosse gravido di equivoci contro la fede; certo non nella pura intenzione del suo promotore ma sicuramente nella forma oggettiva della sua esecuzione e nel messaggio che il suo ‘sottotesto’ mandava al mondo. Il cardinale Ratzinger, sapiente e obbedientissimo, ne era consapevole, ma non poté fare altro che astenersi dal parteciparvi. I quarant’anni che ci separano da quel 27 ottobre 1986 hanno provveduto a rendere evidente, mi pare, in quale trappola ci siamo andati a cacciare.
Il piccolo gesto gentile di papa Leone di certo non lo risolve, ma è come una lucina che indica la strada. «Preferirei di no», la mite ma ineludibile risposta di Bartleby, protagonista (nordamericano, by the way, e dall’aria dimessa come Francis Robert Prevost) di uno dei più bei racconti che io conosca (Bartleby lo scrivano: una storia di Wall Street di Herman Melville) è anche la risposta che il cristiano talvolta deve dare, gentilmente, a tanti inviti o pressioni che gli vengono dagli altri uomini. A Nicea, i Padri conciliari corredarono la loro formula di fede, piena di sì, con dei no (quegli anatematismi finali che oggi noi avremmo tante resistenze a ripetere, per non apparire divisivi e ostili al mondo), perché sapevano bene che il sì a Cristo, per essere autentico, deve essere pieno, perché, come dice Paolo ai Corinti, in Cristo non c’è il sì e il no, ma solo il sì. Quindi l’adesione a Lui esige quantomeno l’astensione, se non il rifiuto, di tutto ciò che non è Lui.
Un no garbato, magari, perché non siamo mica al mondo per litigare, ma solo per testimoniare la verità di Cristo. Gentile ma fermo, come il mite «I would prefer not to» di Bartleby.
dal blog di Leonardo Lugaresi
https://leonardolugaresi.wordpress.com/2025/11/29/un-bel-no-grazie-di-papa-leone/
Ricordo che per la sharia chi prega in un luogo ne diventa proprietario. Forse avrebbe fatto meglio a pregare?
RispondiEliminaSe lo ricordino i vari preti e vescovi che concedono le loro chiese cattoliche ai musulmani per la fine del Ramadan...
Però ha omaggiato Atatürk.
RispondiEliminaDi questo gesto a Leone può senz' altro riconoscere il merito, ma è solo un episodio. Anche Bergoglio a volte era (anzi, sembrava) assennato...
RispondiEliminaO ennesimo episodio di cerchiobottismo?
RispondiEliminaRischia di scontentare tutti, di questo passo.
"Però ha omaggiato Atatürk".
RispondiEliminaMa Atatürk ha perseguitato i cristiani? Diede alla Turchia una costituzione di tipo laico, che riconosceva una certa libertà di culto. Le persecuzioni dei cristiani con i ben noti massacri furono attuate soprattutto durante la Prima Guerra Mondiale, dal partito dei Giovani Turchi al Potere, poi travolto dalla disfatta militare finale alla quale avevano condotto l'impero ottomano. Nella guerra contro la Grecia, che aveva occupato parte notevole dell'Anatolia per esser poi sconfitta nella decisiva battaglia presso Ankara, Atatürk aveva svolto un ruolo essenziale. Quando la controffensiva finale portò i turchi a ricoquistare il terreno perduto, sulle coste, abitate dalle minoranze cristiane, ci furono massacri, soprattutto a Smirne. Ci furono inoltre scambi forzati reciproci di popolazioni. Ma bisogna dire, per esser obbiettivi, che i greci non si erano nemmeno loro comportati bene : durante la loro ritirata fecero letteralmente terra bruciata.
Quando era nunzio apostolico ad Istanbul, l'allora mons. Roncalli fece inserire nella Messa una preghiera in turco per i poteri temporali, della qual cosa Atatürk, allora Capo dello Stato turco, lo ringraziò ufficialmente.
Ma c'era bisogno di questo riconoscimento di Papa Leone ad Atatürk? Il problema è un altro: c'era bisogno di questo ennesimo viaggio pontificio, che non si propone mai di convertire nessuno ed i cui fini sono essenzialmente politici? Questi viaggi non servono a nulla, dal punto di vista della vera missione della Chiesa. Anzi, sono controproducenti.
"Rispetto sì, sincretismo no. Non abbiamo lo stesso Dio"
RispondiEliminaChe Ataturk abbia 'sistemato' la Turchia non è materia che possa interessarci ,alla luce di ciò che ha perpetrato nei confronti dei cristiani anche successivamente alla seconda guerra mondiale, e mi riferisco alla persecuzione e morte del popolo armeno
RispondiEliminaOmaggio Ataturk
RispondiEliminahttps://www.lastampa.it/esteri/2025/11/27/video/ankara_papa_leone_e_lomaggio_ad_ataturk_invoco_pace_e_prosperita_sul_popolo_turco-15414188/
# Anonimo delle 12:39.
RispondiEliminaMi sembra lei faccia un po' di confusione. La persecuzione e morte degli armeni avvenne durante la Grande Guerra non "successivamente alla seconda guerra mondiale". All'epoca della Seconda Guerra Mondiale Atatürk non c'era perché era morto nel novembre del 1938. Forse ha partecipato alla persecuzione degli Armeni durante la Grande Guerra? O alle rappresaglie contro le comunità cristiane ortodosse alla fine della guerra contro la Grecia? Non mi sembra che il suo nome sia stato associato a queste truci vicende, dovrei comunque documentarmi. Nel 1915 lui era in ogni caso comandante di battaglione a Gallipoli, sotto la guida del generale tedesco Limans von Sanders, e si distinse nei combattimenti che bloccarono il corpo di spedizione alleato (franco-britannico) sulle spiagge, sino a costringerlo a reimbarcarsi dopo poco tempo. Atatùrk diede comunque una costituzione di tipo laico occidentale alla Turchia, voleva farne una nazione laica e industrializzata. Pertanto, doveva fare certe concessioni alle minoranze.
Il genocidio armeno, in senso stretto, ebbe luogo tra il 1915 e il 16, sotto il governo dei Giovani Turchi e del triumvirato dei cosiddetti Tre Pascià. Fu questo regime a organizzare deportazioni di massa e uccisioni sistematiche di armeni cristiani. Tuttavia, dopo la Prima Guerra Mondiale, la violenza contro le minoranze cristiane, in particolare greci e armeni, continuò. Durante la Guerra d'Indipendenza Turca -1919-1923- e gli anni che precedettero la Repubblica, il movimento nazionalista guidato da Mustafa Kemal Ataturk perseguì una politica di espulsione o eliminazione delle popolazioni cristiane dell'Anatolia, in quella che si considera la fase finale della distruzione delle comunità armene e greche dell'Asia Minore. questo periodo è segnato da eventi dolorosi, la persecuzione e l'espulsione delle comunità cristiane, l'incendio di Smirne del 1922 – che devastò principalmente i quartieri greco e armeno – e la successiva espulsione forzata della popolazione greco-ortodossa a seguito della Convenzione di Losanna del 1923. Per molti armeni e greci dell'Asia Minore, Atatürk rimane la figura che simboleggia la tragica fine della loro millenaria presenza storica in Anatolia. Questa memoria merita di essere ricordata.
RispondiElimina"Questa memoria merita di esser ricordata...". Giusto. Il movimento di Atatürk ha dunque partecipato alla fase finale della "pulizia etnica", soprattutto con le espulsioni. Per obbiettività storica bisogna però ricordare che l'esercito greco avanzante in Anatolia procedette ad una politica della terra bruciata, quando dovette ritirarsi. E c'erano stati anche dei massacri. L' espulsione delle antiche comunità cristiane dell'Anatolia fu un'ingiustizia e una tragedia, ma anche i greci ebbero la loro parte di colpa.
RispondiEliminaComunque, il papa poteva fare a meno di fare l'elogio di Atatürk. Glielo aveva forse chiesto qualcuno? O si è trattato solo di piaggeria ecumenica? Come quella antelitteram del Nunzio Roncalli quando mise di sua iniziativa (vedi supra) una preghiera in turco per le autorità, nella Messa OV, guadagnandosi appunto il ringraziamento di Atatürk.