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mercoledì 24 giugno 2020

Il Card.Walter Brandmüller e le difficoltà interpretative del Concilio. Ci riporta indietro... non possumus!

Ho letto su Stilum Curiae un recente intervento di S. Em. il Card.Walter Brandmüller, presidente emerito del Pontificio Comitato di Scienze Storiche, sul Vaticano II  e le difficoltà di interpretazione. (qui un precedente del 2012).
Il cardinale dei Dubia - purtroppo rientrati, a quanto mi risulta, oltre che per la morte dei cardinali Caffarra e Meisner, anche per la sua successiva débâcle che ha isolato il card. Burke - non fa altro che reiterare il tema dell'ermeneutica come chiave di lettura del concilio, sposando e riproponendo la tesi di Ratzinger, su cui abbiamo ben chiarito dove sia l'inganno e i fraintendimenti (la visuale storicista del soggetto-Chiesa sganciato dall'oggetto-Rivelazione). Si tratta dei soliti argomenti triti e ritriti, fondati su false premesse, che si infrangono contro la realtà e contro la devastazione già inopinatamente lamentata da Paolo VI... Siamo di fronte ad un vero e proprio accecamento ideologico.
Mettendo l'accento su questo tema, cade l'assunto che gli errori, peraltro ben individuati con solidi argomenti, siano già contenuti in nuce nei documenti e poi sviluppati dall'applicazione attraverso la pastorale. E dunque siamo punto e a capo. Di nuovo nelle secche che tutto dipende non dal concilio ma dalla sua cattiva interpretazione, ignorando ostinatamente che questa è resa possibile proprio dai circiterismi e dalle anfibologie (per usare il linguaggio ameriano, vedi testo riportato di seguito) sparse qua e là nei suoi documenti.
Sostanzialmente lo trovo un passo indietro rispetto alle coraggiose affermazioni di mons. Viganò e mons. Schneider cui non ha tardato aderire don Barthe. [vedi]
Tenendo conto che si tratta della conferenza tenuta di recente dal cardinale su invito della Scuola Ecclesia Mater segnalata a Tosatti da Mons Nicola Bux, si capisce da dove venga il mantenersi disciplinatamente dentro i paletti del Vaticano II e dell'ermeneutica ratzingeriana. Ci vedo l'impronta dell'azione di normalizzatore, che il monsignore porta avanti in tutti i modi, anche presso importanti porpore di cui lui funge da "peritus". Dunque si capisce anche un altro motivo del perché l'operazione dei Dubia si sia miseramente arenata.

Si potrà con una analisi più meditata entrare nei singoli punti della trattazione. Ci sarebbero da scrivere volumi, condensando quelli già scritti. Ma ora, intanto, penso possa giovare a tutti rileggere il breve stralcio che riporto di seguito dal volume "Iota unum", edizione Lindau 20091, [qui] nel quale Romano Amerio tratta della "ermeneutica neoterica" del Concilio Vaticano II, quella che Benedetto XVI ha definito "ermeneutica della discontinuità", proclamando tuttavia quella della continuità; ma in chiave storicista, che non esplicitamente ma pragmaticamente, provoca la negata rottura.
Inoltre vi propongo i link ad alcuni precedenti da cui attingere utili approfondimenti. (Maria Guarini)
* * *
Romano Amerio e 'l'ermeneutica della discontinuità'

48. L'oltrepassamento del Concilio. Carattere anfibologico dei testi conciliari.
- In realtà l'oltrepassamento del Concilio che si fa appellandosi allo spirito del Concilio talvolta è oltrepassamento franco della lettera, tal altra invece è estensione e distrazione di termini.
È oltrepassamento franco tutte le volte che il postconcilio ha sviluppato come conciliari temi che non trovano appoggio nei testi conciliari e di cui i testi conciliari non conoscono nemmeno il termine. Per esempio, il vocabolo pluralismo non vi si trova che tre sole volte e sempre riferito alla società civile. Similmente l'idea di autenticità come valore morale e religioso di un atteggiamento umano non appare in nessun documento, giacché se la voce authenticus ricorre otto volte, il suo senso è sempre quello filologico e canonico, riferito alle Scritture autentiche, al magistero autentico, alle tradizioni autentiche e mai invece a quel carattere di immediatezza psicologica che viene oggi celebrato come indizio certo di valore religioso. Infine il vocabolo democrazia coi derivati non si trova in nessun punto del Concilio, benché si trovi negli indici di edizioni del Concilio approvate. Eppure l'ammodernamento della Chiesa postconciliare è in gran parte un processo di democratizzazione.
Oltrepassamenti franchi sono pure quelli in cui, tenendo in non cale la lettera del Concilio, si sviluppano le riforme in senso opposto alla volontà legislativa del Concilio. L'esempio più cospicuo rimane quello della universale eliminazione della lingua latina dai riti latini, la quale secondo l'articolo 36 della Costituzione sulla liturgia si doveva conservare nel rito romano e che viceversa fu di fatto proscritta, celebrandosi dappertutto la Messa nelle lingue volgari, sia nella parte didattica sia nella parte sacrifìcale. Vedi §§ 277-83.
Tuttavia all'oltrepassamento franco prevale quello che si opera, appellandosi allo spirito del Concilio, introducendo l'uso di nuovi vocaboli destinati a portare come messaggio una particolare concezione e giovandosi a questo scopo dell'incertitudine medesima degli enunciati conciliari: A questo proposito è sommamente importante il fatto che, avendo il Concilio giusta la consuetudine lasciato dietro di sé una commissione per l'interpretazione autentica dei suoi decreti, questa commissione non abbia mai emanato esplicazioni autentiche e non si trovi citata mai. Così il tempo postconciliare anziché di esecuzione, fu di interpretazione del Concilio. Mancando un'interpretazione autentica, i punti in cui apparisse incerta e questionabile la mente del Concilio, tale definizione fu gettata alle dispute dei teologi con quel grave pregiudizio dell'unità della Chiesa che Paolo VI deplorò nel discorso del 7 dicembre 1969. Vedi §7. Il carattere anfìbologico dei testi conciliari dà così un fondamento tanto all'ermeneutica neoterica quanto a quella tradizionale e partorisce tutta un'arte ermeneutica così importante che non è possibile dispensarsi dal farne qui un breve cenno.

 49. Ermeneutica neoterica del Concilio. Variazioni semantiche. Il vocabolo "dialogo".
- La profondità della variazione operatasi nella Chiesa nel periodo postconciliare si desume anche dagli imponenti cangiamenti intervenuti nel linguaggio. Taccio della scomparsa dall'uso ecclesiale di taluni vocaboli come inferno, paradiso, predestinazione, significativi di dottrine che non si trattano nemmeno una volta negli insegnamenti conciliari. Poiché la parola consegue all'idea, la loro scomparsa arguisce scomparsa o quanto meno ecclissazione di quei concetti un tempo salienti nel sistema cattolico.
Anche la trasposizione semantica è un gran veicolo di novità. Così, per esempio, chiamare operatore pastorale il parroco, Cena la Messa, servizio l'autorità e ogni altra funzione, autenticità la naturalezza anche disonesta, arguisce novità nelle cose prima significate con quei secondi vocaboli.
Il neologismo, per lo più fìlologicamente mostruoso, qualche volta è destinato a significare idee nuove (per esempio, coscientizzare), ma più spesso nasce dalla cupidità del nuovo, come si vede nel dir presbitero invece di prete, o diaconia invece di servizio, o eucaristia invece di Messa. Anche in questa sostituzione di neologismi ai termini antichi si cela però sempre una variazione di concetti o per lo meno una diversa colorazione.
Alcuni vocaboli che non erano mai stati frequentati nei documenti papali e stavano relegati in campi circoscritti, hanno acquistato nel baleno di pochi anni una diffusione prodigiosa. Il più notevole è il vocabolo dialogo, prima ignoto affatto alla Chiesa. Il Vaticano II lo adoperò invece ventotto volte e coniò la formula celeberrima che indica l'asse e l'intendimento primario del Concilio: «dialogo col mondo» (GS, 43) e «mutuo dialogo» tra Chiesa e mondo. Il vocabolo diventò un'universale categoria della realtà, esorbitando dall'àmbito della logica e della rettorica in cui era prima circoscritto. Tutto ebbe struttura dialogica. Si avanzò sino a configurare una struttura dialogale dell'essere divino (in quanto uno, non in quanto trino), una struttura dialogale della Chiesa, della religione, della famiglia, della pace, della verità e via dicendo. Tutto diventa dialogo e la verità in facto esse dilegua nel suo proprio fieri come dialogo. Vedi più avanti i §§ 151-6.

50. Ancora l'ermeneutica neoterica del Concilio. Circiterismi. Uso della avversativa "ma". L'approfondimento.
- Un procedimento comune all'argomentare dei neoterici è il circiterismo. Esso consiste nel riferirsi, come a cosa quieta in causa e già assodata, a un termine indistinto e confusionale, e da quello ricavare o escludere l'elemento che importa ricavare o escludere. Tale è per esempio il termine spirito del Concilio o addirittura Concilio. lo ricordo come sin nella prassi pastorale preti neoterici, che violavano le norme più certe e nemmeno dopo il Concilio mutate, rispondessero ai fedeli stupiti dei loro arbitrii rimandando al Concilio.
Non nascondo certo che da un canto la limitazione della intentio intellettiva, incapace di contemplare simultaneamente tutti i lati di un oggetto complesso, e data d'altro canto l'esistenza di un esercizio libero del pensiero, il conoscente non può che volgersi successivamente alle varie parti del complesso. Ma dico che questa naturale operazione intellettiva non si può confondere con l'intenzionale obliquazione che la volontà può imprimere all'atto intellettivo affìnché, come si dice nel testo evangelico, non veda quello che pur vede e non riconosca quello che pur conosce (Matth., 13,13). La prima operazione trovasi anche nella ricerca genuina, che è di sua natura progressiva pedetentim, mentre alla seconda conviene un nome che non è quello di ricerca: soprammette infatti alle cose un quid nascente dalla propensione soggettiva di ciascuno.
Si suole anche parlare di messaggio e di codice con cui si legge e decifra il messaggio. La nozione di lettura ha soppiantato quella di cognizione della cosa, sostituendo la pluralità possibile di letture alla forza obbligante della cognizione univoca. Un identico messaggio può essere letto (dicono) in chiavi diverse e se è ortodosso, si può decifrare in chiave eterodossa, e se è eterodosso in chiave ortodossa. Un tale metodo dimentica però che il testo ha un suo senso primitivo, inerente, ovvio e letterale, che deve essere inteso prima di ogni lettura e che talora non ammette il codice con cui sarà letto e decifrato nella seconda lettura. Così i testi del Concilio, come ogni altro testo, hanno, indipendentemente dalla lettura che se ne faccia, una leggibilità ovvia e univoca, cioè un senso letterale che è il fondamento di tutti gli altri che vi si leggeranno. La perfezione dell'ermeneutica consiste nel ridurre la seconda lettura alla prima, che dà il senso vero del testo. La Chiesa d'altronde non ha mai proceduto altrimenti.
Il metodo praticato dai neoterici nel periodo postconciliare consiste dunque nel lumeggiare e oscurare, rubricare e nigricare singole parti di un testo o di una verità. Esso non è che l'abuso dell'astrazione che la mente fa necessariamente, quando esamina un complesso qualunque. Tale infatti è la condizione del conoscere discorsivo che si attua nel tempo, a differenza dell'intuito angelico.
A questo si allaccia l'altro metodo, proprio dell'errore, che consiste nel nascondere una verità dietro un'altra verità per poi procedere come se la verità nascosta non solo fosse nascosta, ma simpliciter non fosse. Quando per esempio si definisce la Chiesa popolo di Dio in cammino, si nasconde l'altra verità, che cioè la Chiesa comprende anche la parte già in termino dei beati che è d'altronde la parte più importante di essa, essendo quella in cui il fine della Chiesa e dell'universo è adempiuto. In un ulteriore passo quel che stava ancora nel messaggio, ma epocato, finirà per essere espunto dal messaggio, con il rifiuto del culto dei Santi.
Il procedimento che abbiamo descritto si attua frequentemente in uno schema caratterizzato dall'uso dell'avversativa ma. Basta peraltro conoscere il senso pieno dei vocaboli per riconoscere a un tratto l'intendimento riposto degli ermeneuti. Per attaccare, ad esempio, il principio della vita religiosa si scrive: «Le fondement de la vie religieuse n'est pas remis en question, mais son style de realisation». Così per eludere il dogma della verginità della Madonna in partu si dice che son possibili dei dubbi, «non d'ailleurs sur la croyance elle-meme dont nul ne conteste les titres dogmatiques, mais sur son objet exacte, dont il ne serait pas assure qu'il comprenne le miracle de l'enfantement sans lesion corporelle». E per attaccare la clausura delle moniali si scrive: «La cloiture doit etre maintenue, mais elle doit etre adaptee selon les conditions des temps et des lieux» Si sa che la particella mais equivale a magis, da cui deriva, e perciò coll'apparenza di mantenere il proprio posto alla verginità della Madonna, alla vita religiosa e alla clausura, si dice in realtà che più del principio contano i modi di realizzarlo secondo tempi e luoghi. Ma che cosa è mai un principio se sta sotto e non sopra le realizzazioni sue ? E come non vedere che esistono stili di realizzazione che invece di esprimere distruggono il fondamento? A questa stregua si può dire: il fondamento del gotico non si discute, bensì il modo di realizzazione del gotico. E poi si toglie di mezzo l'arco acuto.
Questa formula del ma si riscontra sovente negli interventi dei Padri conciliari, i quali pongono nell'asserto principale qualche cosa che viene poi distrutto con il ma nell'asserto secondario, in guisa che quest'ultimo diventa il vero asserto principale.
Ancora nel Sinodo dei vescovi del 1980 il Gruppo di lingua francese B formula: «Il Gruppo aderisce senza riserve alla Humanae vitae, ma bisognerebbe superare la dicotomia tra la rigidità della legge e la duttilità pastorale». Così l'adesione all'enciclica diviene puramente vocale, perché più di essa importa il flettersi della legge all'umana debolezza (OR, 15 ottobre 1980). Più aperta è la formula di chi vuole l'ammissione di divorziati all'eucaristia: «Il ne s'agit pas de renoncer à l'exigence evangelique, mais de reconnaitre la possibilité pour tous d'etre reintegrés dans la communion ecclesiale» (ICI, n. 555, 13 ottobre 1980, p. 12).
Sempre nel Sinodo del 1980 sulla famiglia apparve nei gruppi neoterici l'uso del vocabolo approfondimento. Mentre si ricerca l'abbandono della dottrina insegnata da Humanae vitae, le si professa intera adesione, ma si domanda che la dottrina venga approfondita, non cioè confermata con nuovi argomenti, ma mutata in altra. La profondità consisterebbe nel ricercare e ricercare finché si approda alla tesi opposta. 
Ancor più rilevante è il fatto che il metodo del circiterismo fu adoperato talvolta nella redazione stessa dei documenti conciliari. Il circiterismo fu allora imposto intenzionalmente affinché l'ermeneutica postconciliare potesse poi rubricare o nigricare quelle idee che le premevano. «Nous l'exprimons d'une façon diplomatique, mais après le Concile nous tirerons les conclusions implicites». È una stilistica diplomatica, cioè, secondo la forza della parola, doppia, in cui la lettera viene formata in vista dell'ermeneutica, rovesciando l'ordine naturale del pensare e dello scrivere. (Iota Unum, pag.101-107)
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1. È dalla presentazione di questa opera che è nato il mio libro «La Chiesa e la sua continuità. Ermeneutica e istanza dogmatica dopo il Vaticano II», 2012 [vedi], che all'inizio doveva essere solo la pubblicazione degli atti dell'evento; ma che, a partire dall'accenno allo Status quaestionis della crisi che ha investito la Chiesa postconciliare arricchito dall'introduzione di mons. Gherardini, ha portato all'analisi in termini essenziali di alcuni dei punti più controversi. Con un richiamo ai contributi di studio e approfondimento di alcune vigili sentinelle. Qui la recensione di Cristina Siccardi.

Piccolo glossario dei termini ameriani:
"Ermeneutica" è voce greca che significa interpretazione.
"Neoteroi" è voce anch'essa greca che in origine designava in senso dispregiativo i "poetae novi" della Roma dell'età di Cesare, il cui massimo esponente fu Catullo (l'invenzione del termine è attribuita a Cicerone). In senso lato i "neoteroi" sono i novatori, coloro che vogliono innovare ad ogni costo e disprezzano la tradizione.
"Ermeneutica neoterica" è pertanto l'interpretazione dei testi conciliari che vede in essi una rottura con la tradizione. Quella che Papa Benedetto XVI ha recentemente chiamato "ermeneutica della discontinuità” “Circiterismi” Credo sia un neologismo coniato da Amerio. Deriva dall'avverbio latino "circiter" che significa "all'incirca". E' sinonimo di pressapochismo, ambiguità.
Anfibolico” significa bivalente, come gli anfibi che possono vivere sia in acqua che sulla terra. Un testo “anfibologico” è passibile di due diverse interpretazioni tra loro opposte.
Esempio: il celeberrimo "subsistit in" su cui ci si è scannati per quattro decenni

21 commenti:

  1. I testi del CCVII hanno fatto scuola approssimativa, in divenire, cangiante sotto l'ala dello spirito di Confusione. Così tutti hanno ragione e nessuno torto. Anche senza credere, senza aver fede la conseguenza che ne discende è la perdita della capacità di distinguere il bene dal male, la verità dalla falsità, l'errore da ciò che è giusto, esatto. A questa conseguenza segue la confusione, alla confusione segue l'oscuramento della mente, la follia di coloro che innestano il meccanismo delle mezze verità, delle omissioni, della menzogna abituale, con effetti non da meno su chi è oggetto della loro manipolazione.

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  2. Ho letto il testo del cardinale. Lo trovo una esercitazione sofista che parte dal dato che tutti i concili sono infallibili, ignorando tutti gli interventi che, per il CVII dimostrano il contrario.

    Il concilio non può prestarsi ad essere dichiarato ortodosso o eretico a seconda dell'interpretazione che chiunque dà di volta in volta...

    In sostanza diventa un assist a Bergoglio e seguaci, mentre sembra che disprezzi i “tradizionalisti”

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  3. L'osservazione di base è che continuiamo a usare le "categorie" cattoliche ostinandoci a considerare il Concilio come se fosse effettivamente tale. In realtà - ed è qui l'inganno - chi voleva usarlo come piede di porco per rivoluzionare la Chiesa ha proprio contato su questo, mentre abusava sia della propria autorità (finalizzata alla custodia del depositum ma al contrario usata per demolirlo) sia del "contenitore" Concilio (finalizzato alla difesa del depositum ma al contrario per insinuare nuove dottrine).
    È come se ci si offrisse un flacone di veleno raccomandandoci di assumerlo solo per il fatto che chi lo somministra è un medico infedele che sul flacone ha messo l'etichetta "Ricostituente". L'etichetta e il camice del dottore non cambiano la realtà. Se continuiamo ad accettare la premessa falsa non ne usciamo più.

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  4. Piovono insulti che ovviamente non pubblico. La caratteristica dei modernisti è che non fanno altro che etichettare insultando anche pesantemente, ma non entrano MAI nel merito degli argomenti....

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  5. Nessun accenno al cambio degli schemi già predisposti dalla Curia e al fatto che, contrariamente a ciò che era stato previsto dai piani della curia, i membri delle singole commissioni furono eletti dal concilio stesso sulla base di liste proposte da singoli gruppi di vescovi.
    Ad un concilio "Pastorale", unico nella storia - di cui si preferisce ignorare le trame, ora note, precedenti concomitanti e successive - perché si dovrebbe lo stesso assenso degli altri precedenti dogmatici?

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  6. Se si passa la vita ubbidendo, venendo meno alla fedeltà, a lungo andare avvengono modificazioni dello spirito, dell'anima e del corpo dalle quali uscire è quasi impossibile.

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  7. al fatto che, contrariamente a ciò che era stato previsto dai piani della curia, i membri delle singole commissioni furono eletti dal concilio stesso sulla base di liste proposte da singoli gruppi di vescovi.

    Questo dato non lo trovo problematico al pari della sostituzione degli Schemi preparatori vigorosamente contestati e rifiutati; il che già rivela il clima e i soggetti attivi come Frings (il quale partecipò, insieme a Lercaro e ad altri come Lienart e Suenens, alla riunione segreta di Grottaferrata prima dell'elezione di Paolo VI) che aveva come perito Ratzinger....

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  8. I Brandmuller sono i pericolosi che ingannano impedendo la restaurazione, come in fondo i Ratzinger sono più pericolosi dei Bergoglio, per chi crede. Ma i Bergogli non sono possibili senza i primi, sono propedeutici nell'ermeneutica della continuità della discontinuità del CVII.

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  9. "...La caratteristica dei modernisti è che..."

    Questo accade quando uno si affida ad una ideologia; uno si affida ad una ideologia essenzialmente per accidia. Cercare di pensare un poco con la propria testa è fatica ed emargina dallo spirito del gruppo di appartenenza. Concorre anche il forte rispetto sociale provato verso alcune persone rappresentative del gruppo di appartenenza. La conversione è un cambiar mente, cuore, visione del mondo, cultura. Tutto questo cambiamento è legato anche a tutte le nostre relazioni sociali che devono essere ripensate e rifondate sulla verità che la conversione richiede. L'ira e l'insulto sono reazioni primarie di chi si sente colpito forse anche ingiustamente; Ingiustamente perché al momento non si è pronti a riconoscere l'errore proprio e di altri. Col tempo e con l'aiuto del Signore riconoscere l'errore non sarà impossibile. Aver avuto torto, aver sbagliato e ammetterlo sarà comunque dolore ma, sarà anche un distaccarsi dall'errore ed un iniziare a veder meglio, un iniziare a vivere meglio, un iniziare a giudicare secondo verità.

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  10. Catholicus 2 le faccio presente che di concili unici nella storia non ce ne sono mai, i concili sono tutti collegati,MA ci sono piuttosto concili e conciliaboli. Questo è uno dei secondi, non il primo.

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  11. Fin dall'inizio si intaccò il Regolamento del Concilio e G.XXIII assecondò acriticamente le modifiche richieste in particolare sugli Schemi, su l'ordine della loro presentazione, sulle loro modifiche e/o riscritture ed inoltre sul tipo di maggioranze richieste nelle votazioni. Da quel momento in poi fu un crescendo. La famosa Alleanza Europea ( un nome una garanzia!)era nei fatti una minoranza che però manovrò l'intera Assemblea e G.XXIII l'assecondò. Quindi le mai nette all'interno del CVII furono pochissime. Fu un Concilio nato dalla sovversione, come l'adolescente che per provare se stesso attacca i genitori. Se i genitori, acriticamente, lo assecondano cessano di essere la sua guida. E così fu anche all'interno del CVII.

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  12. Grazie a Mic per le pagine di Amerio - forte delusione per l'intervento del card. Brandmueller

    Dopo aver letto l'intervento del card. Brandmueller, leggere Amerio è come passare dalla notte al giorno. Sia detto senza offesa al card. Brandmueller, che ha tutto il mio rispetto; lo rispetto come cattolico e uomo di cultura (non dimentico la sua recisa e pubblica opposizione al Sinodo sull'Amazzonia); con tutto il rispetto, devo però dire che il suo intervento è estremamente deludente.
    Per dimostrare la continuità del Concilio con il magistero di sempre si affida 1. al numero delle citazioni di Concili precedenti, di Padri etc., a quintali di note richiamanti i testi ortodossi che nulla tolgono al contenuto eversivo di certi testi conciliari. Dichiara poi 2. che un insegnamento "autentico" non può a priori contenere eresie. Ma che vuol dire qui "autentico"? Dobbiamo forse ritenere che "autentico" equivalga a "dogmatico"? Non vorrei sbagliarmi, ma mi sembra che questa implicita identificazione non si possa fare. Il fatto è che si sostiene la natura dogmatica del VAticano II, pur in assenza di definizioni dogmatiche o condanne solenni: tale dogmaticità sarebbe i m p l i c i t a , e quindi inclusa nella "autenticità" dell'insegnamento conciliare, in quanto regolarmente convocato etc. Ma tutto ciò è insostenibile, contraddice i caratteri della infallibilità ex cathedra, definiti dal Vaticano primo, tipica del magistero straordinario, come quello di un Conc. Ecum. Il carattere dogmatico di una dichiarazione (del magist. straord.) deve risultare da segni espressi non può essere implicita.
    Il card. Br. difende la Dichiaraz. sulla libertà religiosa collocandola storicamente, nell'opposizione al totalitarismo. E come mai non ha voluto il Concilio condannare il totalitarismo comunista, l'unico rimasto in circolazione, e il marxismo? E come mai sul totalitarismo il Concilio ha detto poche e sbiadite parole?
    Inoltre, il cardinale difende anche Nostra Aetate: sarebbe stata una falsa interpretazione ad affermare che NAet incita i cattolici a far progredire i non cattolici nelle loro rispettive religioni. Eppure NAEt 2.5 proprio questo dice: "...esorta i suoi figli affinché...riconoscano, conservino e facciano progredire i valori spirituali, morali e socioculturali che si trovano in essi [riferito ai "seguaci delle altre rel.]".
    Inoltre, il cardinale non nomina LG 16, dove si dice addirittura che il disegno di salvezza abbraccia anche i musulmani, perché credono nel Creatore e hanno la fede di Abramo [sic] "i quali...adorano con noi un Dio unico, misericordioso, che giudicherà gli uomini nel giorno finale [per liberare dall'Inferno tutti i musulmani e mandarci per sempre i seguaci di tutte le altre religioni, con i cristiani condannati da Gesù, profeta dell'Islam, per aver essi diffuso la menzogna [sic] della sua natura divina e averlo pertanto inserito in una Trinità composta da lui, Dio e Maria!!].
    Ho anche l'impressione che i card. Brandmueller e Mueller facciano quadrato attorno all'ermeneutica conciliare imposta da Ratzinger anche per inconscia solidarietà di stirpe e cultura con il Papa Emerito.
    Ma i critici del Concilio hanno finora svolto accurate analisi dei testi, il card. Brandmueller sembra non volerlo ammettere. Certo, si potrà discutere la loro validità ma proprio da questa discussione si rifugge, rifugiandosi dietro il principio d'autorità o argomenti di tipo ideologico.
    Intanto la rovina della Chiesa, della religine cattolica, della società euro-americana non fa che aumentare.
    PP

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  13. "...E come mai non ha voluto il Concilio condannare il totalitarismo comunista, l'unico rimasto in circolazione, e il marxismo?..."

    Questo è un punto nodale chiarissimo che segnerà la vita politica mondiale da allora fino ai giorno nostri. E' quella saldatura morale che diede vita, di lì a pochi anni alla 'pratica' nazionale del catto/comunismo che ancora affligge la vita sociale e politica degli italiani; per non parlare della veste ipocrita che ha fornito a tutti i democratici liberal che si permettono di insegnare la politically correctness alla fu chiesa cattolica. Più mi si chiariscono le implicazioni e le conseguenze spirituali, culturali, politiche, sociali, economiche del CCVII, piu capisco che è figlio del Maligno.

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  14. Evidentemente chi radunò quell'assemblea e lasciò tanto spazio ai ribellanti a Dio e alla Sua Legge, non aveva alcuna nozione del risvolto spirituale negativo, demoniaco, che andava innescando.

    Si compie una lettura tutta orizzontale del CCVII e mai uno si è interrogato con quali entità spirituali si stava schierando tramite i suoi pensieri, parole, opere ed omissioni, neanche si è interrogato chi ha convocato e chi ha partecipato all'assemblea.

    E' ben strano che un'assemblea che avrebbe dovuto raccogliere le persone della più pura ed elevata spiritualità mondiale fu caratterizzata da colpi di mano, riunioni segrete, divisioni, tradimenti, calunnie, irrisioni...

    I riflessi di quella sovversione, i riflessi di quelle alleanze spirituali con le Potenze dell'aria sono ricadute sul mondo intero, come gli errori della Unione Sovietica e tanti altri errori orrori si sono riversati sul mondo intero. Queste sono realtà spirituali che registrano, senza essere registratori meccanici, meglio che smistano i nostri pensieri parole opere ed omissioni, dalla parte della luce o delle tenebre.

    E qui per orgoglio, per rispetto sociale, ancora non si trova il coraggio della verità. Qui non si ha la benché minima nozione del Sacrificio del Signore Nostro Gesù Cristo, durante la messa, in REMISSIONE dei nostri peccati. Avete idea di quanti peccati si compiono nel mondo ogni giorno? Pensate solo che ogni anno vengono uccisi nel grembo della propria madre 40.000.000 milioni di esseri umani. Solo questa strage annuale sarebbe più che sufficiente a far implodere la terra. Solo questa. Per non dire di tutti gli altri peccati. E NSGC offre ogni giorno il Suo Corpo ed il Suo Sangue per noi uomini tarati. Ma non son cattolici tutti i peccatori, qualcuno dirà. Noi 'cattolici' oggi, a differenza dei primi tempi, non ci distinguiamo affatto dai figli del mondo anzi li abbiamo sempre più e sempre peggio imitati. Aggiungendo vergogna a vergogna con la messa creativa!

    Comunque vogliamo andare avanti, andiamo e mentre andiamo guardiamo i frutti di questo CCVII. Come sono questi frutti? Onestamente, come sono questi frutti del CCVII pastoral/misericordioso con fiocchi in continuità discontinua della tradizione aggiornata ebraico/liberal/protestante inclusiva del sino/comunismo letto all'oscuro della umma islamica? Questi frutti come sono?

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  15. carissimo fratello delle 10,50.I frutti sono malvagi. Grande apostasia e grande lussuria con vizi vari, ed evoluzione dell'uomo, dal salto dalla scimmia all'uomo, salto di dna (e penso che il peccato originale possa dirci qualcosa su questa evoluzione dalla scimmia all'uomo con involuzione dalla coppia prima perfetta), siamo all'evoluzione quantica e di nuovo forzata, siamo al marchio delle bestie, siamo i polli o le vacche, secondo la finalità di uso, di certi dei umani derivati dalle scimmie. Siamo al caos.Quanto all'aborto ignoravo ancora certi usi dei feti fatti da parte di questi demoni evoluti da scimmie, penso che li si ignori in massa, cuori pulsanti venduti o testoline....

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  16. Da Il pensiero cattolico26 giugno, 2020 08:38

    Dio permette la sofferenza degli innocenti perché c'è stato il peccato originale e perché esistono i peccati attuali. Tutto questo si chiama (una volta lo sapevano anche i bambini del catechismo) "sofferenza vicaria".

    Un inciso: è per la "sofferenza vicaria" che la Vergine apparve a Fatima. Ella, infatti, chiese preghiere, sacrifici e sofferenze ai tre pastorelli per la conversione dei peccatori.

    La "sofferenza vicaria" poggia su due princìpi che il neomodernismo non sopporta: il primo è ciò che abbiamo già detto, la concezione di un Dio che in quanto assoluto ha tutte le virtù al grado massimo, ha al grado massimo la misericordia e ha al grado massimo la giustizia; il secondo è la concezione tipicamente cattolica della Chiesa come comunione dei santi, per cui tutto si riflette misteriosamente nel Corpo Mistico tanto il male quanto il bene

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  17. LETTERA ENCICLICA
    PASCENDI DOMINICI GREGIS
    DEL SOMMO PONTEFICE
    PIO X

    "L'officio divinamente commessoCi di pascere il gregge del Signore ha, fra i primi doveri imposti da Cristo, quello di custodire con ogni vigilanza il deposito della fede trasmessa ai santi, ripudiando le profane novità di parole e le opposizioni di una scienza di falso nome..."

    Riprendendo casualmente in mano la 'Pascendi' ho riletto le prime pagine, soffermandomi poi su questo primo periodo, leggo e rileggo e scopro che...

    Un Papa ( che sia tale) riceve divinamente l' officio di pascere il gregge del Signore ( il pascere non è un andar vagando qui e là per esempio in Amazzonia o in Cina, no), pascere il gregge ha dei compiti imposti da Cristo ( non compiti a lui affidati da Cardinali amici degli amici, nè dallo straniero, nè dalle ong per esempio) ma, imposti da Cristo ( e qui tremano le vene ed i polsi) più che compiti sono D O V E R I (cioè non è un compito libero, creativo, no) tra questi doveri primi vi è CUSTODIRE CON VIGILANZA (cioè grande attenzione, sempre, durante la veglia ed il sonno, nella buona come nella cattiva sorte)il DEPOSITO DELLA FEDE TRASMESSA AI SANTI; quindi custodire il deposito della fede è il PRIMO dei doveri di un Papa Papa, ma non finisce qui, perché in contemporanea deve ripudiare RIPUDIARE, respingere, rigettare,ripulsare, negare, scartare, escludere, dire di no, non concedere, abbandonare, schifare che cosa? LE PROFANE NOVITA' DI PAROLE (qui ognuno di noi ha treni merci da riempire con le nuove parole profane citate nei recenti e non documenti vaticani)e ripudiare LE OPPOSIZIONI DI UNA SCIENZA DI FALSO NOME (questo proprio ora lo abbiamo toccato con mano ancora una volta, sulla nostra pelle con il Covi 19; chi finora ha voluto tenersi i prosciutti sugli occhi da oggi qualche pensierino personale sulla scienza di falso nome, almeno adesso dopo 113 anni, è chiamato a farlo)...

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  18. Dogma : Pastorale = Ricetta( pizza) : Pizza (nel piatto)

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  19. Aver scisso il dogma dalla pastorale, capiamo bene di chi sia opera! Anche senza fare nomi, sappiamo chi è che scinde, divide, separa, stacca, scompone, spacca, fende, smembra, scorpora, decompone, disunisce, parcellizza, scompagna...

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  20. Unitamente dice molto sullo spirito ispiratore del concilio solo pastorale.

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  21. Cara Mic,

    Credo che l'intervento del cardinale Brandmüller ha bisogno di una risposta. La premessa dell'analise che lui ha fatto è almeno sbagliata. Guarda che cosa ha detto il cardinale:

    "Che nell’interpretare documenti conciliari si possa pervenire a opinioni contrastanti non è certo una novità per la storia dei concili. Formulare verità di fede significa esprimere l’indicibile mistero della verità divina in un linguaggio umano. Tuttavia, è e rimane un’impresa audace, che già sant’Agostino ha paragonato al tentativo di un bambino di svuotare il mare con un secchiello".

    Tutti i Concili precedenti se hanno espressi usando i canoni e anatemi, giustamente per facilitare la comprensione ed evitare opinioni contrastanti.Questi Concili hanno usato un linguaggio preciso. Al parlare dei Concili e del Vaticano II, non se può dimenticare che il Vaticano II non usa lo stesso linguaggio degli altri Concili. É un grande errore fare un tale paragonare come se il Vaticano II fosse in perfetta continuità con tutti gli altri Concili.

    La rivelazione già espressa i misteri divini in linguaggio umano. I Concili anteriori della Chiesa sono stati convocati per risolvere delle difficoltà interpretative delle interpretazione della bibbia, loro hanno reso esplicito ciò che era implicito nelle Sacre Scritture. Quello che ha detto il cardinale Brandmüller è diverso da quello che è stato fatto prima. L'anima del Vaticano II è stato giustamente formulare le verità di fede per tornargli più accessibile all'uomo moderno. Quindi, non se tratta più di di risolvere delle questione di fede rendendo esplicito ciò che era appena implicito ma di formulare le verità di fede dell'intero depositum fidei in un período storico. Questo mai un Concílio ecumenico ha fatto prima del Vaticano II.

    Il paragone tra Sant'Agostino e i Concili ecumenici non ha molto senso se consideriamo il cambiamento delle finalità dei Concili Ecumenici. Il sogno di Santo Agostino parte della definizione della S. Trinità fatta da uno Concilio Ecumenico, quindi, non se può dire che un Concílio non può fare più che il bambino del sogno. Se tratta di due questione distinte: definire una questione di fede e approfondire una definizione. Sant'Agostino non ha voluto fare una definizione ma approfondire ciò che il Concílio già aveva definito. I Concili rappresentano delle approfondimento nel depositum fidei con l'assistenza dello Spirito Santo. É la riunioni dei vescovi fazendo uso del potere delle chiavi cum Petro et sub Petro. Questo non può essere paragonato allo bambino del sogno di Sant'Agostino. L'unico vescovo da solo che può fare delle definizione è il Papa. San Pietro e nessuno Papa hanno avuto il sogno di Sant'Agostino. Se qualcuno acesse avuto questo sogno la realtà dei Concili Ecumenici non esisterebbe nella Chiesa.

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