Mancano circa cinquanta giorni all’11º Pellegrinaggio internazionale Populus Summorum Pontificum (Roma, 28 - 30 ottobre) – in occasione del quale i coetus fidelium di tutto il mondo si ritrovano a Roma per testimoniare il loro amore per la liturgia tradizionale e, in processione ad sedem Petri, la loro fedeltà alla Santa Chiesa Cattolica (qui). Il Coetus internationalis Summorum Pontificum (CISP), che organizza il pellegrinaggio a livello internazionale, ha aggiornato e definito il programma ufficiale, che riportiamo di seguito.
Nell'immagine la celebrazione all'Altare della cattedra dello scorso anno. (cliccare sulle immagini per ingrandire)
XI Pellegrinaggio Populus Summorum Pontificum
Roma, 28 - 30 ottobre 2022
Venerdì 28 ottobre 2022
- ore 17:30 – Basilica collegiata di Santa Maria ad Martyres (Pantheon), Vespri solenni presieduti da S.E.R. card. Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (a cura dell’Istituto del Buon Pastore)
- ore 9:30 – Basilica minore dei Santi Celso e Giuliano, adorazione eucaristica (a cura dell’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote)
- ore 10:30 – Processione verso l’Arcibasilica patriarcale maggiore di San Pietro in Vaticano
- ore 11:30 – Altare della Cattedra di San Pietro, Santa Messa solenne celebrata da mons. Marco Agostini, membro della Segreteria di Stato e Cerimoniere Pontificio
- ore 11:00 – Chiesa parrocchiale della Santissima Trinità dei Pellegrini, Santa Messa solenne celebrata da mons. Patrick Descourtieux, membro del Dicastero per la Dottrina della Fede (a cura della Fraternità Sacerdotale San Pietro)
Corsi di yoga in chiesa.
RispondiEliminaE' accaduto ogni mercoledì nei mesi di luglio e agosto nella parrocchia di San Giacomo, ad Anversa, Belgio.
Nessuna sorpresa! E' la chiesa liquida di oggi, dove tutto è permesso, (meno la Messa tridentina, ovviamente) e con tutti si "dialoga" (meno che con chi ama la Messa tridentina, ovviamente).
Del resto, ricordo che vivevo ancora a Gazzaniga, e in occasione di una vendita di libri in parrocchia (per essere più precisi, in chiesa) per le missioni era in vendita un libro sullo yoga (per cristiani, diceva il titolo, ma è una ridicolaggine fare questa distinzione per una cosa totalmente acristiana e anticristiana).
Alle mie rimostranze, il parroco alzò le spalle, indifferente.
Allora presi quel libro, lo portai a casa, e lo restituii solo a vendita terminata.
Così, almeno a Gazzaniga, non inquinò l'anima di nessuno.
Guido Villa su Fb
La presenza del cardinale Zuppi ai vespri in lingua latina è un atto dovuto? Che dobbiamo pensare?
RispondiEliminaNon può? Deve chiedere il tuo permesso?
Elimina-La punizione di Dio è un atto di misericordia-
RispondiElimina"Chi può dire la sorpresa che noi avremo nel Cielo nel vedere tanta bontà nascosta spesso sotto i veli della severità?"
Dio è infinitamente buono; dunque, anche quando ci appare estremamente severo, dobbiamo riconoscere nelle sue disposizioni l'infinita sua bontà. Una sola ombra che offusca ai nostri sguardi la bontà di Dio ci rende più difficile l'amarlo; ed Egli vuole essere sopratutto amato, poiché il primo ed il principale precetto suo è proprio questo: "Amerai Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente, con tutte le tue forze". (...)
La punizione di Dio è un atto di misericordia, e la punizione fatta con la morte è un atto di maggiore misericordia, perché Dio la permette in espiazione della colpa, liberando l'anima per la penitenza, dalla morte eterna. L'atto veramente tremendo della divina giustizia è l'abbandonare un peccatore irriducibile alla prosperità materiale, o il mostrarsi quasi assente quand'egli pecca. Questo, sì, è veramente un atto di giustizia, e Dio in generale agisce così con quelle anime che sono incapaci dei beni eterni ed alle quali vuol dare la ricompensa materiale di qualche opera buona fatta nel corso della vita.
Oh, se noi potessimo vedere quanto è amabile Dio quando ci castiga per i nostri peccati! Con quanto amore Egli trae a Sé la creatura che gli vuole sfuggire, con quanta delicatezza la costringe a dire di sì al suo amore, a non negargli quegli atti di ossequio e di virtù che per lei si mutano in ricchezza immensa! Chi può dire la sorpresa che noi avremo nel Cielo nel vedere tanta bontà nascosta spesso sotto i veli della severità?
Chi ama una pianta la pota, le strappa ogni germe inutile, la circonda di una siepe di spine, perché non sia offesa. Noi vediamo le spine e le angustie della vita, ma non vediamo la bontà di Dio che con un'ineffabile carità ce le dona, perché ci vuole nella sua eterna felicita.
Se avessimo fede, anzichè lamentarci, baceremmo le sue mani paterne, e penseremmo a migliorare la nostra vita.
(Dal commento al Levitico del Sacerdote Dolindo Ruotolo)