Repetita iuvant specie in questi tempi caotici. L'articolo che segue tratta della Messa Cattolica e del suo unico rito romano: la S. Messa tradizionale o tridentina o di San Pio V o semplicemente Cattolica... Qui l'indice degli interventi su Traditionis Custodes e successivi. Qui l'indice degli articoli sul Latino
Perché andare alla Messa in latino
Anche se Papa Paolo VI celebrò, per la prima volta, la Messa in italiano Domenica 7 Marzo 1965, la data dell’entrata in vigore del Novus Ordo Missae in tutte le parrocchie è quella della Prima Domenica di Avvento del 1969 ossia 52 anni fa, da ieri.
Dal Giovedì Santo dell’anno 33 d.C., giorno in cui Nostro Signore Gesù ha celebrato la prima Messa, insegnando agli Apostoli, ossia ai primi Vescovi, i fondamentali del mirabile Mistero della Transustanziazione, ovvero sulla trasformazione di pane e vino nel Suo corpo, sangue, anima e divinità, attraverso formule ben precise, che solo il sacerdote può realizzare, la Chiesa ha elaborato il rito romano aggiungendo, progressivamente, preghiere conformi al Dogma per arricchire la liturgia.
Questa Messa fu celebrata sempre e codificata da san Pio V, a seguito della Controriforma e del Concilio di Trento. Questo atto si rese necessario per ovviare alle eresie di Lutero. La Bolla Quo Primum Tempore servì da accompagnamento al Messale e stabilì l’indulto perpetuo per la Sua celebrazione, prevedendo l’anatema per chiunque ne avesse l’ardire di cambiare anche uno iota.
Una risposta magisteriale potente della Chiesa Cattolica che, dunque, estendeva a tutti, non solo a Lutero, il dovere di attenersi all’unico rito che esprimeva in maniera perfetta la Fede tramandata fin dai secoli precedenti.
“La lingua propria della Chiesa Romana è la latina“, scrive san Pio X nella “Tra le sollecitudini” del 22 novembre 1903, come ha poi confermato il Concilio Vaticano II.
Leone XIII ha insegnato che “Gesù Cristo scelse per sé e consacrò la sola città romana. È qui che volle restasse in perpetuo la sede del suo Vicario“.
Papa Gelasio disse che “per mirabile disposizione di Cristo“, san Pietro scelse Roma come sede episcopale del Principe degli Apostoli. L’utilizzo della lingua latina unisce le diocesi di tutto il mondo alla Chiesa Romana e alla Sede di Pietro (vedi).
“La Chiesa – scrisse Pio XI nell’ Officiorum Omnium del 1° agosto 1922 – abbracciando nel suo seno tutte le Nazioni […] esige per la sua stessa natura una lingua universale“.
Al contrario, lo scisma orientale e la pseudo-riforma protestante rompendo l’unità cattolica, hanno creato “chiese” autocefale e nazionali.
Dal Giovedì Santo dell’anno 33 d.C., giorno in cui Nostro Signore Gesù ha celebrato la prima Messa, insegnando agli Apostoli, ossia ai primi Vescovi, i fondamentali del mirabile Mistero della Transustanziazione, ovvero sulla trasformazione di pane e vino nel Suo corpo, sangue, anima e divinità, attraverso formule ben precise, che solo il sacerdote può realizzare, la Chiesa ha elaborato il rito romano aggiungendo, progressivamente, preghiere conformi al Dogma per arricchire la liturgia.
Questa Messa fu celebrata sempre e codificata da san Pio V, a seguito della Controriforma e del Concilio di Trento. Questo atto si rese necessario per ovviare alle eresie di Lutero. La Bolla Quo Primum Tempore servì da accompagnamento al Messale e stabilì l’indulto perpetuo per la Sua celebrazione, prevedendo l’anatema per chiunque ne avesse l’ardire di cambiare anche uno iota.
Una risposta magisteriale potente della Chiesa Cattolica che, dunque, estendeva a tutti, non solo a Lutero, il dovere di attenersi all’unico rito che esprimeva in maniera perfetta la Fede tramandata fin dai secoli precedenti.
“La lingua propria della Chiesa Romana è la latina“, scrive san Pio X nella “Tra le sollecitudini” del 22 novembre 1903, come ha poi confermato il Concilio Vaticano II.
Leone XIII ha insegnato che “Gesù Cristo scelse per sé e consacrò la sola città romana. È qui che volle restasse in perpetuo la sede del suo Vicario“.
Papa Gelasio disse che “per mirabile disposizione di Cristo“, san Pietro scelse Roma come sede episcopale del Principe degli Apostoli. L’utilizzo della lingua latina unisce le diocesi di tutto il mondo alla Chiesa Romana e alla Sede di Pietro (vedi).
“La Chiesa – scrisse Pio XI nell’ Officiorum Omnium del 1° agosto 1922 – abbracciando nel suo seno tutte le Nazioni […] esige per la sua stessa natura una lingua universale“.
Al contrario, lo scisma orientale e la pseudo-riforma protestante rompendo l’unità cattolica, hanno creato “chiese” autocefale e nazionali.
Il venerabile Pio XII, nell’enciclica Mediator Dei del 20 novembre 1947, attesta che l’uso della lingua latina, come vige nella gran parte della Chiesa, “è un chiaro e nobile segno di unità”, poiché l’unità si può fare solo nella Verità, non nella convivenza tra essa e l’errore.
Come possono rispondere oggi alla domanda “perché dite la Messa in latino?” i sacerdoti che lo fanno? In maniera succinta ma che dice tutto don Francesco Ricossa ha risposto così: “semplicemente perché così lo vuole la Chiesa Cattolica, nelle sue rubriche liturgiche e nelle sue leggi canoniche (can. 819 e 1257). Semplicemente, perché siamo Sacerdoti cattolici di rito latino“.
La domanda è stata posta recentemente anche al sottoscritto durante un dibattito sul canale televisivo nazionale La7. Ho replicato così: “andiamo alla Messa in latino perché siamo fedeli cattolici di rito romano; perché la Messa di San Pio V esprime in maniera perfetta la Fede che professiamo e non tolleriamo che la Tradizione venga adulterata, perché il Depositum Fidei non è ‘proprietà privata’ di nessuno, ma un tesoro da tramandare ed arricchire“.
Perciò non abbiamo alcuno scrupolo di coscienza nell’andare alla stessa Messa in cui si sono santificati tutti i più grandi santi della storia della Chiesa, da san Francesco d’Assisi a san Pio da Pietrelcina, da san Domenico a san Massimiliano Kolbe e tanti altri. (Matteo Castagna - Fonte)
Per il sig. Castagna, esponente di spicco del sedevacantismo italiano, la sede a cui si riferisce non è più occupata dal 1958.
RispondiEliminaMa di cosa stiamo parlando?
Ennesima setta da tenere a distanza di sicurezza.
Mi sfuggiva il fatto che Castagna fosse un sedevacantista. Resta fermo quanto dice sulla Messa Romana
RispondiEliminaCon buona pace dei riti non latini, i grandi dimenticati. Come se non fossero cattolici.
RispondiEliminaMa che c'entra! I riti orientali hanno il loro immutato valore, anche se anch'essi attualmente rischiano contaminazioni; ma quelli originali, al pari del Rito romano (per noi impareggiabile, che è il nostro e di quello parliamo in rapporto alla esiziale diminutio costituita dal Novus Ordo) sono tesori di fede e del vero culto dovuto a Dio
RispondiEliminaApprendo che Vladimiro Guadagno, in arte Luxuria, ha ritrovato "la fede". Ha ritrovato la fede, ha affermato, "nella Chiesa inclusiva auspicata da papa Francesco".
RispondiEliminaE' commovente. Anche la Pachamama, quindi, compie miracoli.
Cosa aspettarsi , infatti, da una Chiesa vaticansecondista che con Bergoglio compie l'ultimo passo verso la parodia, la contraffazione grottesca del propro messaggio, diventando il simulacro di se stessa? Che anche le sue "conversioni" siano parodiche, contraffatte, grottesche. Cioè false. Simulacri di conversioni.
Se la moneta di Bergoglio è falsa, anche le presunte "conversioni" alla "Chiesa inclusiva" saranno false.
Del resto, se Bergoglio è il maestro e Luxuria il discepolo, il maestro ha il discepolo che pienamente si merita.
Con Vladimiro, nessun Guadagno.
Martino Mora
Cari figliuoli,
RispondiEliminapregate per i perfidi, pregate per i tiepidi, pregate per i fervorosi ancora, ma specialmente pregate pel sommo pontefice, per tutti i bisogni spirituali e temporali della santa Chiesa, nostra tenerissima madre; ed una preghiera speciale per tutti coloro che lavorano per la salute delle anime e per la gloria di Dio colle missioni tra la gente infedele ed incredula
(Padre Pio da Pietrelcina).
Fuori campo: se a qualcuno in buona fede fosse finora sfuggito, da oggi dovrebbe essere palese che la prima vera emergenza nazionale è quella giudiziaria.
RispondiElimina
RispondiEliminaQuello che sta succedendo, e da molto tempo, nella Chiesa cattolica ricorda sempre più la profezia del Signore sulla distruzione del Tempio e di Gerusalemme, profezia che mai come oggi ci riempie d'angoscia:
"Quando adunque vedrete l'abominazione della desolazione, predetta dal profeta DAniele, posta nel luogo santo - comprenda chi legge - allora quelli che saranno nella Giudea fuggano ai monti.." (Mt 24, 15-16).
Queta profezia appartiene alla parte della profezia neotestamentaria nella quale il Signore illustra il destino incombente su Gerusalemme. La punizione per i suoi peccati sarebbe arrivata dopo che il luogo santo, il Tempio, avrebbe visto l'abominazione della desolazione, il che, secondo gli interpreti, accadde quando gli Zeloti, assediati dai Romani o in procinto di esserlo, uccisero il Gran Sacerdote nel Santo dei Santi, profanando il Tempio.
Oggi la profanazione è in un certo senso ancora più grave. È il Gran Sacerdote stesso che la fa, autorizzando Comunioni sacrileghe, celebrando riti pagani dentro S. Pietro, tacendo di fronte alla ribellione di parte dell'episcopato, che vuole sostituire l'etica cristiana con quella perversa della rivoluzione sessuale, lasciando insomma che si crei una falsa "Chiesa inclusiva", farsa oscena e abominevole della vera Chiesa, collezione di tutte le eresie e tutte le depravazioni.
Continuando così, senza che nessun prelato di rango affronti finalmente Bergoglio a muso duro mettendolo di fronte alle sue gravissime responsabilità, la "distruzione del Tempio" sarà solo questione di tempo.
PP
Mi risulta che il Sommo Sacerdote ucciso fuori delle mura di Gerusalemme ( essendo già moralmente, spiritualmente, ed anche carnalmente corrotta per cui non si lasció uccidere dentro quelle mura, che non poteva santificare con la Sua Morte) fu nostro Signore Gesù Cristi alla cui morte si ruppe il velo del santo dei santi che già non era più santo, causa il Deicidio. Gerusalemme fu poi distrutta 27 anni dopo circa, ma il Vangelo lo dice chiaramente che fu la conseguenza del rifiuto del Figlio di Dio . Altri omicidi precedenti come quello di Zaccaria fra il vestibolo e l'altare furono precedenti e se ce ne furono in seguito furono ormai irrilevanti al fine del castigo ormai destinato. Quanto al Sommo Pontefice attuale nessuno ignora che oggi ne abbiamo due, e più non dico .
Elimina@ Anonimo 13:04 : non posso far a meno di mettere sul tavolo il mio endorsment per il signor Castagna, uomo veramente coraggioso e senza timore di essere infangato e insultato. La vera "setta" di cui parla l'anonimo 13:04 è la setta conciliare, come ebbe a rispondere mons. Léfèbvre al card. Benelli, che lo esortava a sottomettersi alla "Chiesa conciliare". "Io non conosco nessuna chiesa conciliare, gli rispose deciso il Fondatore, conosco solo la Chiesa Cattolica. Contuno a fare quello che facwvo prima, elogiato e premiato dai papi, mentre adesso sono punito per le stesse cose" Ovviom, quindi, che non è più la stesssa Chiesa, ma ne è una contraffazione mascherata, falsa e bugiarda, e chi ne è a capo non è il capo, la vera guida dei cattolici, del "piccolo resato", evangelicamente parlando (gli altri si son fatti fare il lavaggio del cervello, perggio per loro!) . Pio XII ebbe a profetizzare di ritenersi l'ultimo papa cattolico, e che i suoi successori (traditgori) sarebbero giunti a cancellare il Santo Sacrificio dell'altare. Montini steeo tentò di espungere la transustansazione dal Movus Ordo Missae, ma le proteste di chi era ancora cattolico lo indussero a rinunciare, a rimandare, avallando l'ibrido rito cattoprotestante di Bugnini, poco cattolico e molto protestante, come risulta dal "Breve commento al NOM" presentato a Montini dai cardd. Bacci ed Ottaviani, ma frutto del pensiero di Cristina Campo e di Padre Guerard des Lauriers. Basta così per oggi. L.J.C. !
RispondiEliminaVeni, O Sapientia,
RispondiEliminaquae hic disponis omnia,
veni, viam prudentiae
ut doceas et gloriae.
Adventus
«Il latino è una lingua precisa, essenziale. Quando inizierà l’era dei demagoghi, dei ciarlatani, una lingua come quella latina non potrà più servire e qualsiasi cafone potrà impunemente tenere un discorso pubblico e parlare in modo tale da non essere cacciato a calci giù dalla tribuna. E il segreto consisterà nel fatto che egli, sfruttando un frasario approssimativo, elusivo potrà parlare per un’ora senza dire niente.» (Guareschi)
RispondiEliminaMa a cosa serve studiare il latino, ecco cosa si domandano gli studenti. Il latino, sostengono in molti, è obsoleto, superato. È non voglio negarlo, lo studio del latino richiede fatica, ma è proprio questo il punto. Insegna ai giovani a dedicare tempo e concentrazione a qualcosa. Insegna loro, nell’era del “tutto e subito”, l’arte della pazienza, la perseveranza.
Certo, il latino non vi sarà di alcun aiuto nei lavori che farete. La scuola però non deve, e non mi vergogno ad essere idealista, non dovrebbe soltanto preparare a un futuro lavoro, essere una fornace di futuri operai, futuri dipendenti o futuri manager, di bravi tecnici cioè, uomini con grandi competenze ma privi di «idee generali, di cultura generale,» uomini come li chiamava Gramsci «senza anima, ma solo esseri dall'occhio infallibile e dalla mano ferma.»
Che vantaggi comporta nella vita di tutti i giorni aver letto Seneca, Cicerone, Orazio o il Simposio di Platone? Nessuno, se pensate in termini di utilità, di guadagno, di profitto. Oggi tutto ciò che non può essere comprato, venduto, ostentato viene giudicato inutile. Perché? Perché al sistema non servono uomini pensanti ma macchine. Non servono i filosofi, non servono i pensatori, non servono gli artisti ma soltanto operai altamente qualificati. Di cosa ci parlano invece gli autori latini? Del significato della vita e della morte, dell’onore, della bellezza, della lotta per l’immortalità. Serve imparare tutto questo? Decidetelo voi