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lunedì 29 luglio 2024

Nuovo fronte nella guerra liturgica: Roma chiede alle domenicane dello Spirito Santo di ibridare Novus Ordo e Messa antica

Nella nostra traduzione da Rorate caeli il testo completo della Dichiarazione delle Domenicane dello Spirito Santo, e breve commento di Peter Kwasniewski sulla questione. Precedenti qui - qui. Sui cambiamenti nella vita claustrale in genere [qui - qui - qui] e con riferimento alla Traditionis custodes [qui]. A proposito di ibridazione del Vetus col Novus ordo, ricordate quando inorridivo di fronte al progetto di Ratzinger del "reciproco arricchimento" dei due riti che, provvidenzialmente, non è  stato attuato?  Ebbene, ora il rito lo imbastardiscono d'autorità.

Nuovo fronte nella guerra liturgica: Roma chiede alle domenicane
dello Spirito Santo di ibridare Novus Ordo e Messa antica


Quasi esattamente un anno fa, Rorate ha riferito sulla difficile situazione delle Domenicane dello Spirito Santo, che dalla loro fondazione hanno aderito con coerenza di principio al rito liturgico antico qui - qui.. Il Vaticano ha inviato l'apologeta del Novus Ordo, Padre Henry Donneaud, OP, per "regolarizzarle" in accordo con la campagna vaticana contro la vita religiosa tradizionale e il culto divino tradizionale [qui - qui - qui].

Ora, c'è un aggiornamento importante. Il 25 luglio, la comunità ha rilasciato il seguente comunicato stampa, che riportiamo qui:
In un comunicato stampa dell'estate 2023, abbiamo brevemente toccato la questione liturgica, particolarmente delicata in questi tempi. Abbiamo sottolineato che la Santa Sede, senza chiederci di rinunciare al vetus ordo, ci invitava a riflettere su come dimostrare, anche nella nostra vita conventuale, e non solo in qualche occasione esteriore, che non escludiamo il messale secondo il Novus Ordo.
Questa riflessione è progredita nel corso dell'ultimo anno e ne sono stati comunicati alcuni elementi alla Santa Sede. All'inizio dell'estate, ci ha chiesto, come forse avrete avuto sentore, che durante il ritiro della nostra comunità alla fine di luglio le Messe fossero celebrate secondo il novus ordo, tranne la domenica. La dignità liturgica, la pietà e la bellezza che amiamo rimarranno, tanto più che il nostro predicatore quest'anno è abituato a celebrare in gregoriano ad orientem. [Si tratta di una peculiare espressione francese che significa una nuova Messa ad orientem e con canto gregoriano.]
Ci erano state comunicate altre decisioni della Sede Apostolica in materia liturgica e oggi sono state date all'Istituto. Esse modificano in modo significativo la nostra prassi attuale. Le riportiamo di seguito, affinché tutti gli interessati possano avere accesso a informazioni precise:
Dall’inizio del prossimo anno liturgico, il 1° dicembre 2024, la Santa Sede ci chiede di seguire il calendario liturgico attualmente vigente nella Chiesa universale per il rito romano.
Chiede inoltre che nelle nostre varie case la Messa venga celebrata secondo il Novus Ordo una settimana al mese, ad eccezione della domenica, mentre il Vetus Ordo rimane in uso per le altre tre settimane e ogni domenica.
Si specifica che le letture della Messa di ogni giorno saranno quelle del lezionario romano vigente e che per le Messe secondo il Vetus Ordo saranno utilizzati tutti i prefazi del Messale Paolo VI.
Queste misure ci impongono di fare un passo importante verso la scoperta della liturgia rinnovata. Esse susciteranno anche dei timori; va da sé che ne assicureremo un'attuazione attenta (in latino e in gregoriano, ad orientem), che continuerà a manifestare la liturgia come fonte primaria e indispensabile di tutta la vita cristiana, secondo la preoccupazione costante della Chiesa (cfr S. Pio X, motu proprio Tra le sollecitudini, 1903; Vaticano II, SC 10).
È altrettanto chiaro per noi, in consonanza con la nostra tradizione che, per le Suore Domenicane dello Spirito Santo, l'obbedienza al Santo Padre resta un principio intangibile al quale dobbiamo conformare la nostra condotta. Ci obbligano il nostro sensus Ecclesiae, le nostre Costituzioni e la fedeltà all'eredità di Padre Berto.
Ci auguriamo che queste modifiche siano fonte di attenta e profonda riflessione, in continuità e rispetto del nostro approccio alla docilità ecclesiale. Siamo anche particolarmente desiderose di mantenere le nostre scuole in uno spirito di pace, che viene solo da Dio.
Affidandoci alle vostre preghiere, vi assicuriamo le nostre, con il desiderio che tutti tengano presente la missione costante della liturgia: glorificare Dio e condurci indissolubilmente alla santità.
Commento di Rorate : Questo è l'inizio della fine di questa comunità, perché saranno destabilizzate nel profondo della loro vocazione da questo rito disordinato che ha perso la sua integrità, trattate come un giocattolo nelle loro mani le cui parti possono essere scambiate a piacimento. La natura delle richieste indica un profondo disprezzo, persino oltraggio, per i principi strutturali del vecchio rito (e, per questo, del nuovo rito), mentre la natura dell'"obbedienza" indica una visione della vita religiosa non più radicata in una tradizione coerente, ma ondivaga, secondo gli impegni ideologici dell'attuale autorità gerarchica romana.
C'è un detto, "morte per mille tagli". Abbiamo appreso di recente che in Virginia, in tre parrocchie a cui è stata concessa un'ulteriore estensione di due anni per la Messa antica, il Novus Ordo deve essere celebrato una domenica al mese (era solo un "suggerimento", ma il vescovo lo ha colto con entusiasmo; o forse gli è stato detto che era un tipo insolito di suggerimento, vale a dire, un requisito); questa è la politica di Cupich ora applicata a un'altra diocesi. Qui, una comunità religiosa può tenere un rito antico mutilato, ma una volta alla settimana, deve usare il Novus Ordo.
Prima, una domenica al mese... poi due... Una settimana al mese... poi due...
Coloro che non sono riusciti a ottenere la soppressione totale del rito antico tenteranno di sovvertirlo in altri modi. Avremmo potuto prevederlo, perché gli stessi metodi sono stati usati dal Vaticano fin dagli anni '70. Si consideri il monastero dei Benedettini a Flavigny: sono stati "riconciliati" con la Chiesa a condizione che prendessero il Novus Ordo come loro Messa conventuale, sebbene i monaci celebrino individualmente la vecchia Messa al mattino.
Se non vuoi morire per mille tagli, non offrire il tuo corpo al primo taglio.
Ci sarebbe molto di più da dire; ho intenzione di pubblicare altro su questa questione di grave preoccupazione per l'intero mondo tradizionale. Perché non ci siano dubbi: questa imposizione a una comunità piccola e vulnerabile è un esperimento iniziale, i cui risultati indicheranno un "percorso da seguire" per fare lo stesso su scala molto più ampia. In effetti, forse quel percorso è già tracciato in qualche dettaglio, attende solo di essere implementato.

[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
_____________________
A I U T A T E, anche con poco,
l'impegno di Chiesa e Post-concilio anche per le traduzioni
(ora che sono sola ne ho più bisogno)
IBAN - Maria Guarini
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12 commenti:

  1. I "riconciliati" non potranno sottrarsi ai paterni inviti dei modernisti, e il "percorso" li condurrà all'abbandono definitivo della liturgia tradizionale, o meglio della falsa - perché adulterata - liturgia tradionale che celebrano. Si può paragonare al movimento di adesione del clero francese alla Terza repubblica, voluto intorno al 1892-93 da papa Leone XIII - denominato ralliement -, il quale invitó ad abbandonare il vecchio legittimismo monarchico. Sono di quei "percorsi" che conducono amabilmente all'Inferno.

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  2. Degli autentici MASCALZONI OCCUPANO ATTUALMENTE LA SANTA SEDE.
    Se le Suore non si ribellano seriamente al veleno loro imposto non avranno futuro.
    L'obbedienza non è una super virtù
    Stefano Gizzi

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    1. Se sono ribellano, saranno bersagliate di "nuovi" suggerimenti e poi di accuse false fino alla resa i alla chiusura. Spirito Santo aiutaci

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  3. da ex studente di Giurisprudenza29 luglio, 2024 18:09

    Così viene fuori un ibrido che non è nè carne nè pesce...
    (per la mia età, ho appena fatto 60 anni, non ricordo le messe tridentine prima di una cui ho assistito nel settembre 1992; l'ultima -messale 1962- qualche anno dopo, per il mio trasloco nell'Isontino).

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  4. Siamo di fronte ad una dicotomia importante: quelli che accettano 1 volta su 4 di celebrare con il Novus ordo e/o con il Vetus ordo un po' modificato, e quelli che la vedono come una sciagura, come una sorta di punizione.
    Mi spiegate come fate a sostenere che il Vetus Ordoo non sia divisivo? Lo è, per chi lo celebra e per colpro che non lo celebrano.
    Lo sarà sempre di più fino a crearr due chiese completamente diverse, nella concezione descrtta da Mons. Viganò, e conseguentemente ampliando il suo scisma invece di porvi rimedio.

    Chiamatela ibridazione, chiamatela contaminazione, annacquamento, o come volete, ma la Riforma della Riforma proposta da Papa Benedetto XVI è lunica via per l' unità. Inutile giraci intorno, a meno che non si voglia proprio lo scisma, ma non se ne abbia il coraggio di chiederlo. Non tutti sono coerenti come Mons. Viganò.
    C.T.

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  5. L'IDEALE DELLA SPIRITUALITÀ

    L’ideale della spiritualità si trova nelle prime e ultime parole della vita pubblica di Nostro Signore. La prima parola della Sua vita pubblica è stata: “Venite” (Giovanni 1:39). L’ultima parola è stata: “Andate” (Marco 16:20).

    Il discepolo viene prima di tutto per assorbire la Sua Verità, per infiammarsi con il Suo Amore; poi, e solo allora, va a compiere la sua missione.

    Entrambe le parole sono riassunte nel passo della chiamata dei discepoli: “Chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da Lui. Ne costituì Dodici perché stessero con Lui e per mandarli a predicare” (Marco 3,14).

    Purtroppo oggi abbiamo troppi “vai-andate” e non abbastanza “vieni-venite”. Il giusto equilibrio si ritrova nella storia di Marta e Maria che segue nel Vangelo quella del Buon Samaritano. In quest’ultimo caso si loda il servizio sociale. Ma nella storia di Marta e di Maria, si suggerisce che non dobbiamo essere troppo assorbiti dal servizio, perché se siamo troppo assuefatti al servizio non abbiamo tempo di sederci ai piedi di Gesù per imparare le Sue lezioni.

    (Fulton J. Sheen, da "Those Mysterious Priests")

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  6. Qualche anno fa ho assistito a un Rito ibrido: orrendo.
    Meglio il nuovo Rito rispetto all'ibrido.
    Aloisius

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  7. "Dobbiamo riacquistare la dimensione del sacro nella liturgia. La liturgia non è una festa; non è una riunione con scopo di passare dei momenti sereni. Non importa assolutamente che il parroco si scervelli per farsi venire in mente chissà quali idee o novità ricche di immaginazione. La liturgia è ciò che fa sì che il Dio Tre volte Santo sia presente fra noi; è il roveto ardente; è l'alleanza di Dio con l'uomo in Gesù Cristo, che è morto e di nuovo è tornato alla vita. La grandezza della liturgia non sta nel fatto che essa offre un intrattenimento interessante, ma nel rendere tangibile il Totalmente Altro, che noi [da soli] non siamo capaci di evocare. Viene perché vuole. In altre parole, l'essenziale nella liturgia è il mistero, che è realizzato nella ritualità comune della Chiesa; tutto il resto lo sminuisce. Alcuni cercano di sperimentarlo secondo una moda vivace, e si trovano ingannati: quando il mistero è trasformato nella distrazione, quando l'attore principale nella liturgia non è il Dio vivente ma il prete o l'animatore liturgico".

    (Card. Joseph Ratzinger - dal Discorso alla Conferenza Episcopale Cilena, 13 luglio 1988)

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  8. Secondo me nessuno di noi o dei nostri cari vedrà l'effetto di questo scisma de facto in tutto lo spiegarsi della sua gravità. Tra 200 anni le differenze saranno veramente cristalline e tra 400 inconciliabili come quelle tra noi e gli orientali. Solo che il papa sarà sempre dei modernisti e noi dovremo ripensare il rapporto con Pietro. Se Dio non agirà diversamente si stende davanti a noi un intero millennio di nascondimento.

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  9. "Ibridare" i due riti era quanto si proponeva lo stesso Ratzinger, nel senso di arricchire il Novus Ordo con l'antico rito - un'intenzione tipicamente velleitaria, che può produrre solo mostri liturgici.
    Non è possibile mescolare i due riti, il loro spirito è del tutto diverso: l'antico verte sul Sacrificio espiatorio e propiziatorio del Cristo sofferente, che ci procura misericordia per i nostri peccati, insomma sulla Croce. Il Nuovo ha modificato anche le parole della Consacrazione togliendone il "mistero della fede" ora non più costituito dal sacrificio propiziatorio bensì dall'attesa per la venuta del Cristo glorioso. In tal modo il senso della Messa si avvicina a quello del banchetto glorioso di tipo protestante. Anche esteriormente, l'altare del Novus Ordo non è un altare ma una tavola, la tavola della Cena protestante.
    Mescolare i due riti sarebbe come unire Cristo a Belial. Il vero e autentico rito cattolico, l'Ordo Vetus, non può contaminarsi con il parto osceno, il mostriciattolo filoprotestante di Montini e Bugnini. Se manca unità nella Chiesa, a cominciare dalla liturgia, la colpa è di chi ha voluto creare dal nulla questo nuovo e falso rito in vernacolo, cercando di far sparire quello millenario, autenticamente cattolico.
    T.

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  10. da ex studente di Giurisprudenza31 luglio, 2024 11:40

    Divisivo il VO?
    Qui in zona (a Trieste in particolare ma anche nell'Isontino i casi non sono mancati) ci sono stati casi in cui i sacerdoti hanno deliberatamente e per scherno celebrato messe in sloveno quando richieste per gli italiani uccisi dai partigiani titini.
    Alla foiba di Basovizza le messe in sloveno erano la regola, mons. Bellomi si era guadagnato la fama di filo-slavo. Quando Giovanni Paolo II andò a Trieste nel 1992, fece mezza Messa in sloveno e la città fu gelida, come riportato da Il Giornale (Trieste gelida con il Papa che plaude agli sloveni). Io ero allora iscritto a Giurisprudenza e avevo firmato una richiesta (bellamente ignorata) di celebrare in latino, visto che anche il NO potrebbe essere celebrato in quella lingua, pochi lo pensavano (ma qualcuno lì lo aveva fatto!).

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  11. Don Alberto Secci02 agosto, 2024 07:22

    ...trovo assurdo l'obbligo al biritualismo. Se si è trovato il vero, il meglio, ciò che esprime più compiutamente la fede cattolica, senza ambiguità pericolose, perchè mai bisognerebbe continuare a celebrare qualcosa di meno. Nel biritualismo, di fatto, un rito muore e l'altro resta. Nel biritualismo il prete si stanca nella tristezza di una specie di schizofrenia, e il popolo non è edificato, educato, consolato nella bellezza di Dio. Evito un discorso teologico-liturgico, non è il caso in una intervista, dico solo che chi resta nel biritualismo, prima o poi abbandonerà la Messa di sempre e si confezionerà delle ragioni per restare nel mondo della riforma, magari vissuta in modo conservatore, con una tristezza dentro, come chi ha tradito l'amore per Dio della giovinezza.
    L'ambiguità del rito porta all'eresia di fatto. Non è quello che ci è successo?

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