Quasi un anno dopo la Traditionis custodes [vedi indice articoli] con cui è stata ristretta l'applicazione del Summorum Pontificum, arriva un nuovo intervento di Papa Francesco sulla liturgia: Desiderio desideravi, l'ultima Lettera Apostolica pubblicata nel giorno dei santi Pietro e Paolo. Confesso che mi ripugna non poco l'uso delle parole del Signore in un contesto del genere nel quale sembra persistere l'idea di unificare i fedeli sotto lo stesso rito che non è quello dei secoli. Le uniche restrizioni e divieti provenienti dal Soglio sono volte a cancellare chi sceglie il rito tradizionale. Coloro invece che si ostinano a desacralizzare la Santa Messa e a fare di questo sacramento un evento sociale o ideologico, non ricevono alcuna correzione.
Vien da pensare che se condannasse con la stessa severità, oltre ai pizzi e al latino, le stole arcobaleno, i vescovi in bicicletta nel presbiterio, le Messe con benedizioni a coppie gay che raccontano dall'ambone della bellezza del loro "matrimonio", gli ostensori col drone, i balletti durante le liturgie; tutti frutti della creatività conciliarista, nonché le diaconesse e tutto il resto, intanto sarebbe salvaguardata la sacralità della Messa... La comprensione è già inficiata dal santo sacrificio trasformato in cena!
Breve excursus dell'insieme
Nel testo del nuovo documento, Bergoglio, rifacendosi al Concilio Vaticano II, mette in guardia dal pericolo che
"la bellezza del celebrare cristiano" possa essere "deturpata da una superficiale e riduttiva comprensione del suo valore o, ancor peggio, da una sua strumentalizzazione a servizio di una qualche visione ideologica".
Limiti che individua nello "gnosticismo" e nel "neo-pelagianesimo", già denunciati nell'esortazione apostolica Gaudete et Exsultate, visti come due facce della stessa medaglia: da un lato "un soggettivismo che chiude l’individuo nell’immanenza della propria ragione o dei suoi sentimenti”, dall'altro "la presunzione di una salvezza guadagnata con le nostre forze".
Dopodiché il suo pensiero si concentra sulla formazione nei seminari - purtroppo già notoriamente inquinata - dove auspica la comprensione teologica della liturgia affinché non si possano ridurre le celebrazioni al solo aspetto cultuale. Non mancano gli echi della reazione e della resistenza provocata in chi ama la liturgia antica dalla Traditionis custodes, che limita fortemente la liberalizzazione delle celebrazioni del rito romano operata da Benedetto XVI nel 2007. Proprio per questo, la Desiderio Desideravi si conclude con un appello ad abbandonare le polemiche.
Nel corso della Lettera, vengono riproposte molte delle affermazioni disseminate in incontri ed udienze dell'ultimo periodo. Tra l'altro viene citato Pio XII, per ricordare che il senso della liturgia non è quello di "cerimoniale decorativo o mera somma di leggi e di precetti che regolano il culto". Un passaggio che richiama una recente bacchettata al clero siciliano (9 giugno, Sala Clementina) a cui ha rimproverato l'uso dei "merletti della nonna" nelle celebrazioni [vedi].
Agli stessi prelati, Bergoglio aveva richiamato il Concilio Vaticano II per esortarli ad "un po’ di aggiornamento nell’arte liturgica". Una linea ribadita nettamente anche nell'ultimo documento dove, pur prendendosela anche con "creatività esasperata, sbrigatività frettolosa e sciatta trascuratezza", Bergoglio sentenzia che non si può "tornare a quella forma rituale che i Padri conciliari, cum Petro e sub Petro, hanno sentito la necessità di riformare".
Nessun ripensamento dunque sulla Traditionis custodes; anzi l'ennesima porta in faccia a chi è fedele alla tradizione.
Questo l'excursus dei fatti. Ma le sollecitazioni sono tali e tante a diversi livelli che non mancherà, dandoci il tempo degli approfondimenti, una carrellata di articoli come già avvenuto per la Traditionis Custodes e i “Responsa”.
Alcune considerazioni di massima
Quanto all'urgenza di una solida formazione liturgica, è da decenni che viene tirata in ballo. Ed ecco che "Desiderio desideravi", ad appena un anno da Traditionis Custodes, riversa parole, parole, parole ma non dà sufficienti indicazioni per una seria formazione. Già di per sé la Messa riformata di Paolo VI opera le sue (de)formazioni mentre, per una vera formazione liturgica, occorre una vera liturgia frutto di uno sviluppo organico e non fabbricata a tavolino.
Di fatto Bergoglio, dopo aver sciorinato una serie di meditazioni sull'indicibile bellezza dell'Eucaristia e sulla centralità della liturgia nella vita di fede, prosegue affermando - senza prove né spiegazioni - che i cambiamenti liturgici introdotti dopo il Vaticano II possono rinvigorire la giusta comprensione della Messa.
A proposito di simboli di cui accenno di seguito, nell'immagine a lato l'altare papale sul quale non è stata più celebrata alcuna Messa da quando, nell'ottobre 2019, Bergoglio ha accolto una ciotola con la terra dedicata alla falsa dea Pachamama [vedi] e l'ha posta, contro ogni norma liturgica, proprio sull'Altare Maggiore della Basilica di San Pietro; cosa che è stata definita come un "vuoto simbolico" [qui].
Una trattazione a parte meriterà infatti - molto mi colpisce nella Lettera - l'insolita ripetuta invocazione di Bergoglio, quasi una sua svolta, verso... il simbolico. Cita Guardini:
«"Con ciò si delinea il primo compito del lavoro di formazione liturgica: l’uomo deve diventare nuovamente capace di simboli". ...Ciò accade anche con il simbolo del nostro corpo. È simbolo perché intima unione di anima e corpo, visibilità dell’anima spirituale nell’ordine del corporeo e in questo consiste l’unicità umana...»
E non esita a ribadire l'animus "simbolico" del documento affermando:
«La domanda che ci poniamo è, dunque, come tornare ad essere capaci di simboli? Come tornare a saperli leggere per poterli vivere?».
E, alla fine, lo accentua dicendo
« Altra questione decisiva – sempre riflettendo su come la Liturgia ci forma – è l’educazione necessaria per poter acquisire l’atteggiamento interiore che ci permette di porre e di comprendere i simboli liturgici...»
Forse sarebbe stato più logicamente e teologicamente preciso da parte sua riferirsi a questi elementi come segni liturgici e non come simboli. Anche su questo ci sarà molto da approfondire.
In ogni caso resta nell'ordine umano, nell'orizzonte sentimentale dello stupore. Se resta nell'orizzonte simbolico, il Sacramento non è più actio teandrica di Cristo, ma unicamente atto del corpo mistico senza il Capo.
In ogni caso resta nell'ordine umano, nell'orizzonte sentimentale dello stupore. Se resta nell'orizzonte simbolico, il Sacramento non è più actio teandrica di Cristo, ma unicamente atto del corpo mistico senza il Capo.
Infine una notazione sulla Sacrosantum concilium sulle cui citazioni plurime nella nuova Lettera ci sarà da tornare diffusamente.
Sono rimasta colpita dal fatto che alcuni conservatori obiettano che il Novus Ordo in realtà si è allontanato dalla SC e, più che del Concilium, esso è frutto del Consilium [vedi]. Lo affermano partendo dal fatto che Paolo VI affidò il lavoro a uno speciale super-comitato ad hoc, il Consilium ad exsequendam Constitutionem de Sacra Liturgia, i cui progetti raggiunsero il completamento e furono da lui approvati diversi anni dopo la conclusione del Concilio.
È bene precisare tuttavia che non possiamo dimenticare che la SC oltrepassa la Mediator Dei [vedi]. E, se è vero che la stessa Costituzione, ad esempio, non prevedeva l'abolizione del latino e l'estromissione del gregoriano (che anzi definisce come “proprio della liturgia romana”: vedi), essa contiene - dopo affermazioni di principio condivisibili - i famigerati "ma anche" che hanno consentito tutte le eccezioni successive con l'infiltrazione di proposizioni ambigue e teologicamente sospette. Molte le abbiamo individuate e documentate nel nostro indefesso lavoro di anni. Sono queste che permettono di parlare del famoso "contro-spirito del concilio", come lo chiamava mons. Gherardini; cioè dell'innovazione subdola e neppure codificata in senso solenne, ma attraverso la prassi...
Ci sono diversi spunti qui.
Rimando ai successivi articoli per la marea di puntualizzazioni che ci si imporranno. (Maria Guarini)
Se posso permettermi, siamo di fronte alla dichiarata volontà di eliminare il Rito Romano Antico in toto. Non ci sono ambiguità su questo punto. Di fronte a questa volontà di distruzione esplicita è necessaria una risposta pratica che deve articolarsi nell'elaborazione di una strategia di resistenza che sarà tanto più efficace quanto più i vari Istituti legati alla Tradizione si impegneranno in una battaglia comune per raggiungere obiettivi comuni. I distinguo teologici e giuridici sono certamente importanti, ma secondari di fronte all'urgenza pratica di non soccombere a un tentativo di annientamento. Bisogna studiare nuovi modelli organizzativi per poter organizzare Sante Messe ovunque sia possibile farlo. È stata scatenata una guerra liturgica e se non si vuole soccombere bisogna pensare in termini di tattica e strategia e di rapporti di forza. Il SP ha portato molti fedeli alla Messa Antica. Si tratta di unire le forze e di usare il cervello come fecero i cattolici durante il terrore elisabettiano in Inghilterra.
RispondiEliminaSertorius
"For this reason I wrote Traditionis custodes, so that the Church may lift up, in the variety of so many languages, one and the same prayer capable of expressing her unity". Benedicta sit sancta Ecclesia, atque indivisa unitas! The church used to have a common language of prayer capable of expressing her unity, and that was Latin, and Vatican 2 called for the use of Latin to be maintained alongside local languages. But the church effectively abandoned this common language precisely when it needed it most. It's always about the Council. The Council this, the Council that. But I've never heard or seen an official explanation of why the reform ended up out-counciling the Council.
RispondiElimina
RispondiEliminaDu vandalisme. Il faut donner aux conceptions et aux décisions de Bergoglio en matière liturgique (comme en d'autres domaines) le nom qu'elles méritent. Mais qui, qui, eût jamais pensé que nous aurions un jour à la tête de l'Église un vandale ? Misère !
"Coloro invece che si ostinano a desacralizzare la Santa Messa e a fare di questo sacramento un evento sociale o ideologico, non ricevono alcuna correzione".
RispondiEliminaSembra che la diffesa di "dio" appena come un'ipotesi esiste anche nell'ambito liturgico. Se vediamo, ad esempio, il credo professato da Jorge Mário Bergoglio, quando è stato ordinato padre, sembra la professione di fede in un'ipotese teológica.
fate ridere. Anzi fate piangere il Signore con la vostra puntigliosita' amara
RispondiEliminaRide bene chi ride ultimo.
EliminaA Reggio Emilia, diciamo anche, in dialetto:
La risina la va in pianglina.
Ossia, il riso (di scherno, come nel vostro caso), finisce in pianto.
La liturgia è per sua natura una realtà totalizzante. Essa interagisce con tutti i sensi umani. L'udito che ascolta "la melodia che scaturisce dal profondo dell'animo, dove risiede la fede e arde la carità, il canto gregoriano cioè" (Paolo VI), Lett. Ap. Sacrificium Laudis). L'olfatto che si inebria del profumo d'incenso naturale (senza profumazioni di sintesi chimica) e la vista. Gli occhi, cioè, che possono guardare l'armonica e sublime bellezza di ciò che la foto ritrae. Anche il gusto possiamo dire che è coinvolto: si gusta la bellezza di Dio. Anche il tatto: si tocca la bellezza del paradiso. Tutto questo lo offre solo il rito antico. La foto è stata segnalata da una gentile e giovane lettrice, estasiata da tanta bellezza e angustiata e avvilita dalla bruttezza liturgica novus ordo che è costretta a vedere nella sua chiesa. Se in ogni parrocchia ci fosse la possibilità di avere ogni domenica la messa antica in forma solenne e celebrata alla perfezione..... beh, nel giro di poco tempo il novus ordo chiuderebbe baracca per mancanza di clienti. Per questo i modernisti avversano il rito antico: perché anche se solo a livello di inconscio, sanno bene, anche se lo negano pure a se stessi, che la grandiosa bellezza che riesce a sprigionare il rito antico è imbattibile. E sarà la bellezza a trionfare. Anche in liturgia.
RispondiEliminaAnonimo 22:15
RispondiEliminaQuella che lei apostrofa come 'puntigliosità amara' è semplicemente fedeltà al tesoro prezioso che ci è stato consegnato dalla Chiesa millenaria, un tesoro inestimabile che custodiamo e difendiamo perché lo amiamo. Mi spiace per lei che non sa riconoscervi il Signore, nostro aiuto e nostro scudo!
anonimo 22,15
RispondiEliminasei solo un ignorante,nel senso etimologico del termine.voi modernisti siete piu' a vs.agio in altre parate sgangherate......
Giampiero
Ormai la situazione è irreversibile. Può dire e fare quello che vuole, ma il Rito Antico continuerà ad essere celebrato in tutto il mondo. L'alternativa è lo scisma, peraltro già in essere sotto molte realtà.
RispondiEliminaAlessio Sabatini Sciarroni
«Il sacro Concilio, obbedendo fedelmente alla tradizione, dichiara che la santa madre Chiesa considera come uguali in diritto e in dignità tutti i riti legittimamente riconosciuti; vuole che in avvenire essi siano conservati e in ogni modo incrementati» (Concilio Vaticano II, Costituzione sulla sacra liturgia 𝘚𝘢𝘤𝘳𝘰𝘴𝘢𝘯𝘵𝘶𝘮 𝘊𝘰𝘯𝘤𝘪𝘭𝘪𝘶𝘮, § 4)
RispondiEliminaIl classico fumo negli occhi modernista!
EliminaIl passato della Chiesa non viene negato, ma “assorbito” e “ripulito” nel Vaticano II. Questo vale anche per il “Deposito della Fede”, che non viene rinnegato esplicitamente, ma accantonato e superato dal primato della prassi pseudo-pastorale
RispondiElimina"Il conciliarismo imperante dei nostri giorni si chiama conciliarità, cioè la precedenza del Vaticano II rispetto alla fede della Chiesa e anche rispetto addirittura alla Chiesa come tale. Ma conciliarità significa soprattutto spirito del concilio; significa percezione soggettiva di quello che il Concilio ha voluto essere per la Chiesa di oggi.
RispondiEliminaQuesta è una frase che si premette ad ogni discorso dottrinale dei nostri tempi… sembra quasi un passe-partout, una carta d’identità per essere nella Chiesa di oggi: “Se non sei conciliare – nel senso di appartenere, di riconoscere la precedenza del Concilio Vaticano II rispetto all’essere cristiano, alla Fede e alla Chiesa – non hai diritto ad essere nella Chiesa di oggi, non hai diritto a parlare nella Chiesa di oggi”.
E questo è un problema." (Padre Serafino Lanzetta FI)
Questo papa sta facendo crescere il tradizionalismo più che Giovanni Paolo II e Benedetto XVI insieme...
RispondiEliminaChiede mia moglie: perchè tutte queste ingiustizie?
RispondiEliminaBen sapendo che "giusto" è ciò che è orientato a Dio.
Perciò l'empio (lo spietato, il malvagio) è il non-pio, il privo di pietas.
Vale a dire, privo di confidenza verso Dio, diventato un estraneo.
E dice di Dio la mia signora: "le mie vie non sono le vostre vie!.
Quanto il cielo sovrasta la terra, i miei pensieri non sono i vostri".
Facciamo fatica a capire questa prova, questo castigo, la croce.
Eppure esso è necessario, è parte della Provvidenza divina.
Siamo nel pieno del disorientamento, anche nella gerarchia.
Il gregge è disperso, le pecore senza pastore, il pastore è confuso.
Siamo in un mondo che vive "etsi Deus non daretur".
Proprio adesso posso dire: "il Signore è il mio pastore, non manco di nulla".
Posso ringraziare il Padre della grazia di aver confidenza con Lui.
Soprattutto posso amare e intercedere per chi può perdersi in eterno.
Il mio rischio di perdermi sta tutto nel poco amore per questi sventurati.
Con la preghiera eucaristica – nella quale anche tutti i battezzati partecipano ascoltando con riverenza e silenzio e intervenendo con le acclamazioni – chi presiede ha la forza, a nome di tutto il popolo santo, di ricordare al Padre l’offerta del Figlio suo nell’ultima Cena, perché quel dono immenso si renda nuovamente presente sull’altare. A quell’offerta partecipa con l’offerta di se stesso. Il presbitero non può narrare al Padre l’ultima Cena senza esserne partecipe.
RispondiEliminaDomanda: questi spunti di riflessione di Papa Francesco sono teologicamente corretti?
Anonimo 0:57
RispondiEliminaIo penso sia un gravissimo errore sottovalutare questo Papa e questa gerarchia. I neomodernisti si sono impadroniti di tutto e sono spietati nella repressione. Quando un vescovo moderatamente conservatore va in pensione molto spesso viene nominato un successore ultra progressista. Per quanto riguarda la Cei ricordo con il cardinal Bassetti la preghiera alla pachamama cfr https://lanuovabq.it/it/i-vescovi-italiani-vogliono-farci-pregare-la-pachamama-1.
Ricordo poi di Bassetti l’invito ai Cattolici non allineati a fare l’esperienza degli evangelici. Forse insulto peggiore non poteva farcelo. Le posizioni di Zuppi poi sono note a tutti. Sulle questioni più recenti è illuminante l’ultimo articolo di Sandro Magister
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2022/06/28/il-sinodo-tedesco-contagia-l’intera-chiesa-senza-che-il-papa-lo-freni/
Grande merito della FSSPX e del suo fondatore è ricordare sempre quanto liturgia e dottrina siano strettamente legate. Con questo pontificato l’agenda modernista ha cambiato passo: motus in fine velocior. I Tradizionalisti sono pochi divisi e perseguitati. Se fossero più uniti e capaci di elaborare un’unitaria strategia di resistenza forse si potrebbe davvero incidere sulla realtà ecclesiale.
Tanti sono i delusi, gli sfiduciati e gli amareggiati. I seminari modernisti chiudono per mancanza di vocazioni. Non è che questa gerarchia sia invincibile: non bisogna sottovalutarne però l’enorme potere e la spietatezza. Bisogna partire dal basso e pensare a nuove strutture organizzative e di coordinamento. Un’azione e una strategia e un’azione unitaria non cancellano la ricchezza dei differenti carismi. Scusate per la volgarità e la brutalità del linguaggio: se non combattiamo in modo intelligente ci faranno fuori tutti, uno per uno. Perché non hanno pietà: siamo di fronte a un gruppo di ideologi fanatici a cui non frega nulla delle conseguenze delle loro azioni. I teologi della liberazione hanno svuotato le chiese cattoliche latinoamericane e riempite quelle evangeliche, quelle in cui ci voleva mandare il cardinal Bassetti. Hanno fatto una minima autocritica? Non mi pare, mi pare abbiano oggi un enorme potere. Che fare? Dagli Stati Uniti mi pare stia arrivando qualche buon segnale. Sarebbe bello che si cominciasse a pensare a una strategia comune. Se uno cerca di farmi fuori cosa faccio: gli faccio una lezione di diritto canonico o cerco di vendere cara la pelle?
Sertorius
Sertorius
Anonimo 8:15
RispondiElimina"Il presbitero non può narrare al Padre l’ultima Cena senza esserne partecipe. "
Il presbitero non "narra" ma agisce in persona Christi... Non si tratta della 'narrazione ' della Cena ma della ripresentazione del Sacrificio al Padre, che viene riattualizzato ogni volta dalle parole della Consacrazione, performative e non narrative (in senso protestante), vera Actio di Cristo fino alla fine dei tempi finché ci sarà una vera Messa!
Quando Gesù dice "fate...in memoria di me", non intende una semplice commemorazione, ma lo ziqqaron ebraico che è riattualizzazione...
È ovvio che un conto è essere partecipi di una narrazione; altro conto è agire nelle vesti del Protagonista, che si rende realmente presente in Corpo Sangue Anima e Divinità. Se togli questo dov'è più La Catholica e dov'è più il comando del Signore?
RispondiEliminaLa cosa più grave è che non ci sia un vescovo che contesti questo a viso aperto come Paolo con Pietro ad Antiochia (ed era una questione meno importante!)
RispondiEliminaE c'è anche ls diminutio del sacerdozio. Il sacerdote non presiede l'assemblea (che non celebra ma si unisce al celebrante). È lui che celebra il sacrificio e l'azione di grazie!
RispondiEliminaLa ringrazio per la risposta! È quello che pensavo. Un altro errore è forse quando scrive che alla preghiera eucaristica partecipano tutti i battezzati. Dico: tutti i battezzati!? Vostra Santità, anche un luterano potrebbe? Questa lettera apostolica è stata scritta con i piedi!
EliminaSe non sbaglio, si parla poi di sacrificio di lode, d’azione di grazie. E di propiziazione e di espiazione?
Oltre all'ottimo libro di Mic segnalo il volume eccellente di Padre A. Cekada Frutto del lavoro dell'uomo. Una critica teologica alla messa di Paolo VI
RispondiEliminahttps://www.sodalitiumshop.it/Frutto-del-lavoro-delluomo
tutti i battezzati!? Vostra Santità, anche un luterano potrebbe? Questa lettera apostolica è stata scritta con i piedi!
RispondiEliminaPiù che con i piedi è stata scritta evidentemente in vista dell'intercomunione con luterani et alii...
Vedi qui
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2022/06/politici-musulmani-e-protestanti.html
consultando anche i molti link di riferimento
Non occorre avere la sfera di cristallo per fare qualche facile, scontata ma non lieta previsione sul prossimo futuro.
RispondiElimina1) La guerra in Ucraina continuerà ancora per mesi, forse anche di più. I russi possono andare avanti ancora per molto. Gli ucraini tratteranno seriamente per un accordo solo quando lo vorranno gli americani. Quindi, campa cavallo.
2) Arriva la crisi energetica. Le sanzioni contro la Russia portano la crisi energetica (che il folle banchiere eterodiretto che ci governa vorrebbe accentuare col tetto al prezzo del gas russo). La crisi energetica porta al continuo e generalizzato rialzo dei prezzi, cioè all'inflazione. Poi vi è la crisi agricola, dovuta al il blocco del grano e soprattutto alla siccità che si protrae.
3) Arriva la recessione economica. Non solo come conseguenza della crisi energetica e della crisi agricola. Ma anche perchè, come spiega oggi Lucrezia Reichlin sul Corriere, la Banca centrale europea reagirà all'inflazione con una "politica restrittiva", aumentando i tassi di interesse. Così, per combattere l'inflazione galoppante avremo affondamento probabile dell'economia.
4) Sulla crisi sanitaria non mi pronuncio, ma è anche possibile una nuova ondata vaccinista. Dipende dall'arbitrio del folle banchiere e dei suoi amichetti d'oltreoceano.
5) Naturalmente proseguiranno la crisi demografica (culle sempre più vuote), l'invasione migratoria e la sovversione fucsia-arcobaleno. Nonchè la crisi apostatica del clero cattolico. Almeno finchè Dio la permetterà.
Insomma: tempi assai grami. Prepariamoci.
Martino Mora
"Il presbitero non "narra" ma agisce in persona Christi... "
RispondiEliminaCara Mic,
Purtroppo, la consacrazione nella Messa di Paolo VI, infatti, è una narrazione. Inoltre, l'idea di che il presbitero preside la celebrazione ci fa pensare che la consacrazione è fatta in persona populum. In questo senso sarebbe l'insieme dei fedeli più il presbitero ad agire in persona Christi ossia bastarebbe il sacerdozio universale per fare la consacrazione... È un rito democratico.
Se è un racconto, la Messa è invalida. Sempre. Anche se questa è celebrata da un sacerdote che crede alla natura sacrificale della Messa. Cito il breve esame critico: “Le parole della Consacrazione, quali sono inserite nel contesto del Novus Ordo, possono essere valide in virtú dell’intenzione del ministro. Possono non esserlo perché non lo sono piú ex vi verborum o piú precisamente in virtú del modus significandi che avevano finora nella Messa. I sacerdoti che, in un prossimo avvenire, non avranno ricevuto la formazione tradizionale e che si affideranno al Novus Ordo al fine di «fare ciò che fa la Chiesa» consacreranno validamente? È lecito dubitarne”. Io non sono un teologo, ma credo che qui ci sia un un equivoco. Perché? Perché è l’intelletto che precede la volontà.
EliminaPer non parlare del “pro multis” che è stato tradotto come “per tutti”, quando il Catechismo del Concilio di Trento insegna che “con ragione dunque non è stato detto: per tutti, trattandosi qui soltanto dei frutti della passione, la quale apporta salute soltanto agli eletti”. Un cambiamento di parole o una loro omissione (come l’espressione mysterium fidei) invalida il Sacramento.
Il discorso della "narrazione " si pone anche con la modifica della Consacrazione con lo spostamento del mysterium fidei
RispondiEliminahttps://roma-perenne.blogspot.com/2021/12/la-berakah-ebraica-al-posto.html
Sull'insistenza al ricondurre tutto al concilio e pretenderne un riconoscimento acritico.
RispondiEliminaSignifica tramutare in nuovo superdogma indiscutibile ciò che, presentato come pastorale, doveva mostrare la più che discutibile evoluzione dei dogmi..
...In questo modo il Santo Padre non fa altro che misconoscere, senza nemmeno accettare un confronto costruttivo, tutte quelle posizioni critiche nei confronti di alcuni aspetti della riforma, che tuttavia non si pongono in atteggiamento di rifiuto del Vaticano II. Alcuni testi del quale non si capisce perché non debbano poter essere oggetto di miglioria e, nelle parti non dogmatiche, di riconsiderazione. Se dunque si vuole veramente spegnere le polemiche e ricostruire la comunione ecclesiale sulla liturgia, bisognerebbe almeno ascoltare con rispetto le posizione contrarie, non squalificarle a prescindere come anti-conciliari....
RispondiElimina(Da La nuova Bussola)
Senza il Puparo i pupi non ballano.Quando verrà quel tempo alcuni se ne andranno di loro spontanea volontà,altri saranno cacciati dopo innumerevoli sceneggiate e ripicche ed i più fortunati rinsaviranno.Succede sempre così,basta conoscere la storia.
RispondiEliminaSe qualcuno qui ha veramente letto con estrema attenzione il testo, vorrei chiedergli se è vero, come fa notare un blogger anglofono, che la prima parte introduttiva è bellissima, molto profonda e lontana anni luce dallo stile dei ghost writers bergogliani e ovviamente dal di lui pensiero. Grazie per eventuali risposte.
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