Nella nostra traduzione da Rorate Caeli, la prima pubblicazione delle pagine dell'arcivescovo Georg Gänswein sulla reazione di BXVI a Traditionis Custodes cui accennavamo qui.
Apprendiamo, in primo luogo, che il papa emerito ha avuto la prima notizia del documento, come ogni altro, il 16 luglio 2021, leggendola su L'Osservatore Romano. Seguono le sue considerazioni. Noto che in esse l'accento è posto sulla pacificazione e sui fedeli, pur non trascurando la centralità dell'Eucaristia per ogni rinnovamento; ma nessun accenno allo ius divinum di una liturgia impeccabile, quale l'antica... Ovvio che il testo si discosterà in alcuni termini, ma non nella sostanza, dall'originale italiano da cui è tratto e di cui non ci è dato disporre, se non per alcuni brevi brani già evidenziati (vedi link supra).
Intanto Bergoglio ieri ha ricevuto in udienza monsignor Georg Gänswein. Un incontro non straordinario essendo il segretario particolare di Ratzinger prefetto della Casa Pontificia. Ma dietro a cui alcuni osservatori hanno voluto leggere significati speciali proprio alla luce di alcune interviste e nelle anticipazioni del libro di cui stiamo parlando. Vedremo gli sviluppi... A questo indice potete trovare ogni possibile approfondimento.
Prima traduzione di pagine su 'Traditionis Custodes'
dal nuovo libro di Gänswein
Come ormai universalmente noto, l'arcivescovo Georg Gänswein ha scritto un libro dal titolo "Nient'altro che la verità: La mia vita al fianco di Benedetto XVI" (Piemme, 2023). Finora non è stata annunciata alcuna traduzione in inglese. Rorate ha avuto accesso a questo libro ed è lieta di presentare per la prima volta in inglese la sezione successiva, "Pacificazione interrotta" (pp. 288-291).
Il 16 luglio 2021 Benedetto XVI ha scoperto, sfogliando L'Osservatore Romano nell'edizione pomeridiana, che papa Francesco aveva emesso il motu proprio Traditionis custodes sull'uso della liturgia romana prima della riforma del 1970. La materia era identica a quella del motu proprio Summorum Pontificum, da lui promulgato il 7 luglio 2007, e identica era anche la modalità di comunicazione, attraverso una lettera di accompagnamento per illustrare i contenuti del nuovo testo. Pertanto, il Papa emerito ha letto attentamente il documento, per comprenderne la motivazione e i dettagli delle modifiche.
Quando gli ho chiesto il suo parere, ha ribadito che il Pontefice regnante ha la responsabilità di decisioni come questa e deve agire secondo quello che considera il bene della Chiesa. Ma sul piano personale ha riscontrato un deciso cambio di rotta e lo ha ritenuto un errore, in quanto pregiudicava il tentativo di pacificazione compiuto quattordici anni prima. In particolare Benedetto ha ritenuto un errore vietare la celebrazione della Messa in rito antico nelle chiese parrocchiali, poiché è sempre pericoloso mettere all'angolo un gruppo di fedeli per farli sentire perseguitati e infondere in loro il senso di dover salvaguardare la loro identità a tutti i costi di fronte al "nemico".
Dopo un paio di mesi, leggendo quanto aveva detto papa Francesco il 12 settembre 2021 durante un colloquio con i gesuiti slovacchi a Bratislava, il papa emerito ha corrugato la fronte a una dichiarazione del papa: «Ora spero che con la decisione di eliminare l'automatismo del rito antico possiamo tornare alle vere intenzioni di Benedetto XVI e di Giovanni Paolo II. La mia decisione è frutto di una consultazione con tutti i vescovi del mondo fatta lo scorso anno”.
E ancor minore apprezzamento ha avuto per l'aneddoto raccontato poco dopo dal Pontefice: «Un cardinale mi ha raccontato che due neo sacerdoti sono venuti da lui chiedendogli di studiare il latino per poter celebrare bene. Lui, che ha il senso dell'umorismo, rispose: "Ma ci sono tanti ispanici nella diocesi! Studia lo spagnolo per poter predicare. Poi, quando avrai studiato lo spagnolo, torna da me e ti dirò quanti vietnamiti ci sono nella diocesi, e ti chiederò di studiare il vietnamita. Poi, quando avrai imparato il vietnamita, ti darò il permesso di studiare anche il latino." Così li ha 'bloccati', riportandoli con i piedi per terra".
Da esperto del Vaticano II, Benedetto ha ricordato bene come il Concilio avesse invece insistito perché «nei riti latini si conservasse l'uso della lingua latina, salvo diritti particolari» ( Sacrosanctum Concilium 36) e che tutti i seminaristi dovessero acquisire « quella conoscenza della lingua latina, necessaria per comprendere e utilizzare le fonti di tante scienze e i documenti della Chiesa» ( Optatam totius 13). Non a caso, nel motu proprio Latina lingua, Benedetto XVI aveva notato: "in tale lingua sono redatti, nella loro forma tipica, proprio per evidenziare l’indole universale della Chiesa, i libri liturgici del Rito romano, i più importanti Documenti del Magistero pontificio e gli Atti ufficiali più solenni dei Romani Pontefici."
Come è evidente nei suoi scritti, in particolare La festa della fede (1984) e Lo spirito della liturgia (2000), il teologo Ratzinger nei primi tempi fu favorevole alla riforma liturgica: questo argomento fu sempre tra i suoi preferiti, poiché lo riteneva fondamentale per la fede cattolica, e non a caso volle che la prima pubblicazione della sua Opera omnia fosse quella dedicata alla liturgia, anche se nel progetto era l'undicesimo volume.
Tuttavia, vedendo i successivi sviluppi di quella riforma, si rese conto delle differenze tra quanto voleva il Vaticano II e quanto invece operava il Consilium ad exsequendam Constitutionem de Sacra Liturgia (Comitato per l'attuazione della Costituzione sulla Sacra Liturgia), con la liturgia che diventa poi campo di battaglia per opposti schieramenti, in particolare facendo della celebrazione in latino il baluardo da difendere o il bastione da abbattere.
Benedetto si è particolarmente impegnato affinché la liturgia fosse celebrata nella sua bellezza, poiché è la celebrazione della presenza e dell'opera del Dio vivente, vedendo l'Eucaristia come il gesto di culto più basilare e più grande della Chiesa. Ai suoi occhi, ogni riforma della Chiesa doveva derivare dalla liturgia, poiché essa sola può incarnare un rinnovamento della fede che parta dal centro. E da teologo ha affermato: "Come ho compreso il Nuovo Testamento come l'anima della teologia, così ho compreso la liturgia come la sua ragion d'essere, senza la quale la teologia si estingue".
Forte di questa consapevolezza, con il Summorum Pontificum ha voluto rendere più agevole per un sacerdote celebrare con il rito antico, superando la necessità di riferirsi al Vescovo diocesano e affidando la competenza alla Commissione "Ecclesia Dei". Gli è sempre rimasto chiaro, però, che il rito era uno solo, sia pure con la compresenza dell'ordinario e dello straordinario. La sua unica motivazione era il desiderio di riparare la grande ferita che si era via via creata, volontariamente o meno.
Non è stata un'operazione svolta clandestinamente, come alcuni in malafede hanno sostenuto. È stata infatti la Congregazione per la Dottrina della Fede a occuparsi per prima del testo del motu proprio [Summorum Pontificum], con il coinvolgimento dei membri della feria quarta e dell'Assemblea plenaria. Benedetto seguiva costantemente l'andamento del testo attraverso gli aggiornamenti fornitigli dal cardinale prefetto Levada in occasione delle udienze e, dopo la pubblicazione, chiedeva regolarmente ai vescovi durante le visite ad limina come procedesse l'applicazione di quella normativa nelle loro diocesi, ottenendone sempre una percezione positiva.
Ecco perché a papa Ratzinger sembrava incongruo quel riferimento [di Francesco] alle sue “vere intenzioni”, poiché, come si legge in Luce del mondo, aveva voluto “rendere più facilmente accessibile la forma antica soprattutto per preservare il legame profondo e ininterrotto che c'è nella storia della Chiesa. Ciò che era considerato la cosa più sacra non può essere considerato del tutto sbagliato [Dalla Lettera ai vescovi: "Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso." -ndT]. Si trattava della riconciliazione con il proprio passato, della continuità interna della fede e della preghiera nella Chiesa”.
A Benedetto è rimasto misterioso anche il motivo per cui non sono stati resi noti i risultati della consultazione dei vescovi [qui - qui; rilievi qui - qui - qui] fatta dalla Congregazione per la dottrina della fede, che avrebbe consentito una comprensione più precisa di ogni implicazione della decisione di papa Francesco. Parimenti, è risultato sorprendente, per tutto il lavoro analitico e approfondito svolto in precedenza, che si sia operato un trasferimento e uno sdoppiamento di competenze sulla materia dalla Dottrina della Fede [qui - qui], contemporaneamente, al Dicastero per il Culto Divino e al Disciplina dei Sacramenti e a quella per gli Istituti di Vita Consacrata e Società di Vita Apostolica.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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Maria, dove posso trovare la mail per inviarti un messaggio? Grazie
RispondiEliminaGiacomo.
Padre Georg: "Ora devo stare zitto". Papa Francesco, il libro e le tensioniIl Pontefice valuta la futura collocazione nella Chiesa di Gänswein, possibile una nunziatura all'estero per il fedelissimo di Ratzinger
RispondiEliminahttps://www.google.com/amp/s/www.affaritaliani.it/amp/cronache/padre-georg-ora-devo-stare-zitto-papa-francesco-il-libro-le-tensioni-833696.html
Padre Georg: "Ora devo stare zitto". Papa Francesco, il libro e le tensioni
RispondiEliminaIl Pontefice valuta la futura collocazione nella Chiesa di Gänswein, possibile una nunziatura all'estero per il fedelissimo di Ratzinger
https://www.google.com/amp/s/www.affaritaliani.it/amp/cronache/padre-georg-ora-devo-stare-zitto-papa-francesco-il-libro-le-tensioni-833696.html
Bah, bah, bah, non mi interessa dove verrà spedito Gaenswein, non leggerò il libro quindi non avrò diritto di parola, 'Introduzione allo spirito della liturgia' è il libro più bello sul tema che abbia mai letto, ho visto una carrellata di video provenienti da tutto il mondo sulle Messe di requiem per Benedetto XVI celebrate con riti bellissimi, paramenti neri e dorati e musiche eccellenti, mi è piaciuta quella col Requiem di Mozart, basta questo, spero che, nonostante si provvederà a restringere ulteriormente il campo di azione dei celebranti in VO, qualcosa in nuce resterà e da lì si ripartirà, il resto sono solo parole di carta nel vento.
RispondiEliminaSilenzio in cambio di carriera?
RispondiEliminaPer Giacomo
RispondiEliminaromaperenne@gmail.com
Da Rorate: in 3° riga: TradiZionis Custodes... Attenti!
RispondiElimina
RispondiEliminaCome sul dire, spesso la montagna partorisce un topolino...
Temo che chi si aspetta chissà quali "rivelazioni" dal libro di mons. Gaenswein rimarrà deluso.
Del resto, cosa dovrebbe "rivelare", che già non si sappia o non si intuisca, in linea generale?
La storia non si fa con i pettegolezzi o le dicerie.
Che il papa emerito non potesse esser contento della abolizione del
Summorum Pontificum e di tutta la sua politica di apertura nei confronti dell'antico rito, questo doveva considerarsi ovvio e sicuramente non avrà sorpreso papa Francesco.
Se le "rivelazioni" sono queste...
Lasciamo riposare Ratzinger in pace e dedichiamoci invece alla battaglia presente, sempre più incandescente.
Z.
Tuesday 10th January 2023: Requiem Mass for Pope Emeritus Benedict XVI
RispondiEliminaSacred Heart Church - Limerick - ICKSP
21 spettatori attuali Streaming avviato 20 minuti fa
https://www.youtube.com/watch?v=pEgVA9bphqo
Federico Michielan
RispondiEliminaCondivido assai:
“Per i miei amici credenti. Quando ci sono divisioni, soprattutto nella chiesa, la tentazione più insidiosa è la farisaica certezza di trovarsi nel giusto, con i "buoni", con quelli che non si fanno fregare.
La spaccatura che dopo la morte di Benedetto XVI s'è allargata è palese.
Ma ognuno preghi anzitutto di avere luce per sé, prima di schierarsi, di ingannare sé stesso e gli altri.
Ché poi, nessuno schieramento ha mai portato qualcuno in Paradiso, ma solo la testimonianza.
Le verità sufficienti a salvarsi, e volendo a farsi santi, sono poche, semplici, chiare. Bastano le poche pagine del catechismo dei fanciulli, in realtà.
Spingersi oltre va fatto nel nascondimento, con prudenza, accompagnato da un profondo discernimento, mai da soli, nel dialogo ecclesiale, teologico, amicale.
E ciò che si pensa va proposto con umiltà, sentendosi tremare i polsi, perché ne va della salvezza delle anime.
Guai a farlo scatenando tempeste, sui social, con i libri, sui giornali, per superbia, per il gusto dello scontro, per il piacere del consenso, senza pesare le parole, seminando maldicenze sui laici e sul clero. Nel nome di Dio addirittura, mistificando l'orgoglio per amore alla Chiesa.
E il cristiano che non ama più il destino ultimo dei suoi fratelli, che per la superbia di essere dalla parte giusta, scatena terremoti e incendi e scandali facendo disperdere le anime soprattutto dei piccoli nella fede salvati dal sangue divino, non solo non è dalla parte giusta, ma ne pagherà caro prezzo.”
Pare sia morto il Cardinale Pell aveva 81 anni
RispondiEliminaI cardinali vicini a Benedetto si stanno riorganizzando. Un documento che gira tra i porporati chiede al futuro Pontefice «chiarezza dottrinale» e «l’accettazione della tradizione apostolica» da parte dei nuovi vescovi. Tra i papabili ci sono Robert Sarah, Peter Erdo e Marc Ouellet.
RispondiEliminaRatzinger resta nella Chiesa. Ecco tutti i suoi.
Il prossimo pontefice, se sarà uno di questi, dovrà poter contare su di noi. Senza troppi distinguo.
EliminaDi pagliacciata in pagliacciata.
RispondiEliminaLeggo su Messa in latino:
Epifania: il sindaco di Bologna porta in giro in trishow la Befana e il card. Zuppi
Altro che Ratzinger, il moderatismo, il conservatorismo e altre pagliacciate simili!
Padre Georg s’ammoscia: entra leone ed esce agnellino da Papa Francesco
RispondiEliminaDifficile pensare che non ci sia stato qualche accordo tra Padre Georg e Bergoglio che rassicuri entrambi
https://www.affaritaliani.it/cronache/padre-georg-s-ammoscia-entra-leone-ed-esce-agnellino-da-papa-francesco-833847.html
Davvero speravate in qualche cosa di eclatante, in qualche rivelazione da urlo da parte di codesto Padre Georg? Per amor del Cielo! Fanno parte tutti quanti della stessa banda. Non lasciatevi intortare dal sentimentalismo! Per adesso è notte fonda e d'alba non s'intravvede nessun lucore.
RispondiEliminaLo spartiacque tra “ratzingeriani” e “bergogliani” non è dunque così chiaro. Come negare l’esistenza di una crescente confusione? E cos’altro fare, in questa situazione, se non limitarsi a vivere e a operare giorno per giorno, in spirito di piena fedeltà alla Chiesa e di totale abbandono alla Divina Provvidenza?
RispondiElimina
RispondiEliminaUna divisione tra "ratzingeriani" e "bergogliani" non è mai veramente esistita. Tanto meno può esistere adesso che Ratzinger è scomparso.
In realtà una vera opposizione interna a papa Francesco non esiste.
Per esistere, dovrebbe mettere in discussione il Concilio.
Ma non lo faranno mai, preferiranno affondare con tutta la Chiesa visibile. Per mettere in discussione il Concilio occorre una fede che nessuno sembra avere, forse solo mons. Viganò e mons. Schneider.
Il fatto nuovo e non previsto non può venire da questa Chiesa, da questa gerarchia. Qui non c'è da sperare niente, e nemmeno dai fedeli.
Forse può venire dalla guerra in Ucraina, se all'improvviso l'Ucraina crollasse, le milizie di Putin l'occupassero tutta e cominciassero a penetrare in territorio Nato, in Europa orientale, puntando verso i Balcani. La Nato allora dovrebbe usare l'arma atomica ma si esporrebbe ad una rappresaglia atomica micidiale, America compresa.
Concordo con tutto il suo ottimo commento, soprattutto sulla guerra in Ucraina.
EliminaNon ci resta che recitare spesso la bellissima giaculatorie di suor Gabriella Borgarino: Provvidenza Divina del Cuore di Gesù, provvedici.
A mio parere la divisione fra ratzingeriani e bergogliani esiste nell'opinione pubblica. Bisogna tenerne conto, essendo il aentimento di persone colte, sensibili e laicamente cattoliche. Magari non addentro alle problematiche del dissenso qui espresso, ma ben consapevoli dei valori identitari. Se Viganò o Schneider diventassero cardinale e indi papa, sarebbero molto molto prudenti. Senza rinnegare il CVIi, farebbero unaenta e graduale conversione ad U.
EliminaSecondo punto: la Russia. Se vinvesse la guerra mon occuperebbe l'Ucraina, ma solo Crimea e Donbass. Metterebbe un giverno amico a ricostruire dalle rovine.
RispondiEliminaUn eventuale crollo militare dell'Ucraina con conseguente occupazione russa di tutto il Paese avrebbe conseguenze catastrofiche per la Nato, anche dal punto di vista politico, segnerebbe il fallimento di tutta la politica di appoggio indiscriminato alla politica USA di espansione della Nato ad Est. La crisi politico-militare potrebbe mettere in crisi l'Unione Europea, delegittimarla, iniziando la crisi del sistema costituito dalla "Unione".
Naturalmente stiamo facendo delle ipotesi, che possono essere smentite dai fatti. Ci dobbiamo basare solo sul poco che si riesce a sapere dell'effettivo andamento della guerra in corso.
Dipende da chi si sta logorando di più in questa guerra. I media occidenetali hanno già dato i russi più volte sull'orlo del tracollo.
Ma si sono sempre ripresi dalle sconfitte locali, stanno avanzando lentamente nell'intrico di linee difensive ucraine nel Donbass (pare), e resta il mistero di quante forze nuove possano all'improvviso mettere in campo. Potrebbero essere in numero tale da far pendere la bilancia a loro favore: secondo la loro tradizione il peso della massa sorretta da una formidabile artiglieria contro un nemico logorato da mesi di "attrito".
Chi vivrà, vedrà. Un altro mistero sono le perdite ucraine, tenute rigorosamente segrete. Devono essere anch'esse piuttosto notevoli.
Veramente si sa poco sull'esito della guerra, ma è assolutamente falso quanto pubblicato dai soliti giornalacci de noantri, la UA non ha affatto riconquistato il 40% dei territori invasi dai Russi, al max al di sotto del 8/10% VP non è malato e non rischia nulla, spiace per la speranzosa Reuters un tempo prestigiosa ora ridotta a trash and fake news agency, in USA il GOP si sta facendo sentire in parlamento perché finora si sono spesi mld.$ con scarsi risultati, dire che Xi molla Putin per riavvicinarsi agli USA è quantomeno scriteriato, vista l'impenetrabilità dei Cinesi, resta la grande incognita dell'India, paese che deve far temere ben più della Cina stessa, dato che gli Indiani stanno superando i cinesi numericamente e si deve prendere atto che, mentre i Cinesi sono una popolazione vecchia, gli Indiani sono un popolo molto giovane, si dovrebbe pensare a questo e a come si schiererà, per quanto riguarda Gaenswein, lo sfratto dal Mater Ecclesiae gli è arrivato il giorno stesso dell'annuncio della dipartita di Papa Benedetto 16°, chi vuol capire capisca.........
RispondiEliminaVaticano
RispondiEliminaGeorg Gänswein deve lasciare Mater Ecclesiae entro il 1. febbraio
Al segretario del papa emerito avrebbe ricevuto la comunicazione con un biglietto inviato da Papa Francesco
Lo scrivono i portali cattolici tedeschi citando il settimanale Die Zeit
Beh, prima o poi avrebbe dovuto farlo. Non mi sembra una novita'.Invece qualcuno sa dove andranno le Memores?
RispondiElimina
RispondiEliminaSe la Russia vincesse la guerra....
In termini strettamente militari, se sfondasse sul Donbass o al Nord, le sue forze corazzate si troverebbero di fronte centinaia di km di terreno ondulato, solcato da fiumi, sino al Mar Nero e sino ai confini con Romania e Polonia.
Sicuramente non si fermerebbero ma proseguirebbero sino ai confini di detti Paesi. Diverso il discorso politico, su come verrebbe governata un'Ucraina occupata.
L'unica cosa da fare sarebbe, giova ripetere, la pace subito, una pace che tenesse conto delle giuste esigenze di libertà dell'Ucraina e delle giuste esigenze di sicurezza della Russia, che non può e soprattutto non vuole esser separata dal Mar Nero ossia dalla Crimea.
Ma in gioco c'è anche il fortissimo nazionalismo degli ucraini ora
imbaldanziti dai successi delle loro recenti offensive.
Quando il gen. americano Milley disse, poco tempo fa, che l'Ucraina non poteva vincere la guerra e che le perdite di entrambe le parti erano molto alte, per cui bisognava cercare una soluzione negoziata, il solitamente taciturno comandante in capo dell'esercito ucraino, gen. Valery Zaluzhnyi, 49 anni, considerato l'artefice della riscossa ucraina, ha scritto su FAcebook che aveva detto per telefono al gen. Milley: "Il nostro obbiettivo è liberare l'intera Ucraina. Non ci fermeremo in nessuna circostanza. L'unica condizione negoziale è: la Russia deve sgomberare tutto il territorio occupato" (Fin. Times, 19/20 nov '22).
L'Aprile scorso, si è letto, le due parti avevano trovato un'intesa negoziale, sabotata però dall'intervento Nato ossia USA. Ora sembra che stia prevalendo il nazionalismo ucraino più radicale, forte delle
armi occidentali e dei recenti successi, sicuro di poter provocare il crollo della Russia.
L'esercito ucraino si è dimostrato un valido strumento di guerra. Ma dargli un compito nettamente superiore alle proprie forze potrebbe portare a conseguenze disastrose.
Per tutti. Ormai ci sono 8 milioni di proughi ucraini in Europa ( nessuno sa dove metterli) e la guerra ha inciso enormemente sull'aumento dei prezzi. La stessa Europa è messa a dura prova, sul piano economico e sociale. Inoltre, sta appoggiando una guerra che si propone di far crollare la Russia, un evento che, a parte la difficoltà del suo accadere, nessuna mente normale può augurarsi.
Ce ne sarebbe abbastanza perché qualche governo europeo si decidesse finalmente a proporre pubblicamente una soluzione negoziata del conflitto.
Forse il governo di CD, avvicinandosi ormai l'anniversario di un anno di guerra, potrebbe battere un colpo in questo senso, facendo un discorso semplicemente realistico.
Miles
Grazie per l’approfonditissima analisi.
EliminaQuello che amo di questo blog è la grande competenza unita a chiarezza ed ardore cristiano che animano tutti.
Concordo in pienissimo.
EliminaMedito gli articoli quotidianamente, sono come una preghiera.
RispondiEliminaGrazie per la stima, bontà vostra.
Difficile dire il senso di angoscia e catastrofe che questa guerra
provoca.
Un tumore maligno ai confini orientali dell'Europa, che minaccia di estendersi e mangiarsi domani tutta l'Europa.
Al di là delle immagini, c'è questa estenuante sensazione di impotenza, il non poter far nulla per fermarla, per azzerare finalmente la conta dei morti, dei feriti, ammalati, mutilati, delle vedove, degli orfani, delle vittime civili, da una parte e dall'altra. E le distruzioni senza fine di villaggi e città.
IL riferimento alla politica estera del CD non era fatto per polemizzare. Ci rendiamo conto dei nostri limiti. L'Italia non conta nulla sulla scena internazionale (e chi ci ha governato prima ha anche fatto, a volte, di tutto per attribuirci una cattiva reputazione). Ci rendiamo conto dei problemi del governo Meloni, che si sta battendo bene, in generale. Se pensiamo al processo di Palermo contro Salvini, tanto per fare un esempio: Salvini ha semplicemente difeso con le leggi i confini dai falsi migranti, ma il nemico interno non vuole che i confini siano difesi: lo Stato non riesce nemmeno a fare le cose più elementari, come difendere i confini. Non ci riesce perché non ci deve riuscire, deve crollare, sparire.
Durante la Guerra civile spagnola, anarchici e comunisti inalberavano nelle loro città grandi ritratti di Marx, Lenin, Stalin e tra le sottostanti scritte si trovava anche "Muera Espana!", muoia la Spagna!
Muoia l'Italia!!, era la divisa dei comunisti ed è quella della Rivoluzione Sessuale al potere.
Tuttavia, data la gravità della situazione, forse il nostro governo potrebbe osare di proporre una soluzione negoziata, per lo meno di questo tipo: continuiamo a sostenere la giusta libertà e indipendenza dell'Ucraina ma solo questo è l'obbiettivo di guerra che sosteniamo, non quello di far cadere il regime di PUtin e provocare il collasso della Russia. Giusta libertà e indipendenza significa libertà ucraina che deve conciliarsi con le giuste esigenze russe di sicurezza nella regione. Su questa base auspichiamo che si apra un negoziato serio tra le parti.
Ma gli ucraini sono convinti di poter vincere. Pare si stiano armando per un'offensiva finale. Il premier britannico ha appena deciso di mandar loro carri armati e artiglieria. Tutta roba di ottima qualità.
Ma, per quello che si può capire, mi sembra che gli ucraini e gli americani stiano adesso sottovalutando i russi, un errore in passato costato caro a diversi eserciti. Se Putin riesce ad equipaggiare come si deve e ad addestrare bene le sue nuove armate, il cui numero effettivo non si riesce a sapere, si metterà in moto il tradizionale "rullo compressore" russo e per gli ucraini non ci sarà scampo.
Miles
L'incontro con Bergoglio è stato così produttivo che "Nient'altro che la verità", il libro di mons. Georg Gänswein e Saverio Gaeta, è introvabile. Tutto per il bene della Chiesa e in nome della Verità?
RispondiElimina