Da non credere! su The Catholic Herald il Cardinale Roche afferma: "Non c'è niente di male a partecipare alla messa celebrata col Messale del 1962, accettato dai tempi di Giovanni Paolo II, Benedetto e ora Francesco... Celebro spesso la Messa in latino!” Ovviamente la 'Messa in latino' da lui celebrata non poteva essere altro che la versione latina del Novus Ordo... Stavo per pubblicare l'intervista, peraltro prolissa e dispersiva, tradotta da The Catholic Herald; ma poi invece trovo e traduco da New Liturgical Movement, il commento-sintesi assolutamente geniale di Gregory di Pippo che trovate di seguito. Precedenti qui - qui - qui - qui; qui le dichiarazioni più gravi; qui l'indice degli articoli in tema.
Il Cardinal Roche rinnega Traditionis custodes!
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Roche prega per Bergoglio in P.za San Pietro |
Da quando Traditionis Custodes è stato emanato più di 3 anni e mezzo fa, i suoi difensori hanno faticato a trovare una spiegazione logica per la sua emanazione. Ciò non sorprende. Il motu proprio Summorum Pontificum, per ripudiare il quale è stato scritto, era il frutto di decenni di attenta meditazione sul problema della liturgia della Chiesa, da parte di una delle menti più sottili dei nostri tempi. E i problemi teologici e pastorali che Benedetto XVI ha affrontato con tale saggezza e sensibilità non sono per nulla meno reali e seri ora di quanto non lo fossero quando l'ha emanato. Questo è un fatto che non cambierà nel corso della nostra vita.
Traditionis Custodes, d'altro canto, era soprattutto un'espressione di paura, la paura dei rivoluzionari che sanno che la loro rivoluzione sta morendo, perché non interessa alle generazioni emergenti. Sarebbe sempre stata una prospettiva difficile difendere lo spettacolo di uomini tra i 70 e gli 80 anni che rimproverano con rabbia le persone tra i 18 e i 20 anni dicendo loro che devono stare al passo con i tempi, ma ci hanno sicuramente provato.
Ci è stato detto che la decisione di Papa Benedetto di emanare Summorum Pontificum era "soprattutto motivata dal desiderio di favorire la soluzione dello scisma [che scisma non era -ndT] con il movimento di Mons. Lefebvre". Ci è stato detto questo, anche se lo stesso Papa Benedetto ha dichiarato categoricamente che era "assolutamente falso".
Ci è stato anche detto che in un sondaggio [vedi] il cui contenuto non è mai stato rivelato [qui - qui - qui e qui], i vescovi del mondo avevano allertato il Papa sulla grave minaccia all'unità della Chiesa che i seguaci del rito romano tradizionale rappresentano. Allo stesso tempo, ci è stato anche costantemente detto da allora che sono davvero pochissimi i seguaci del genere; così pochi, in effetti, che i vescovi non devono preoccuparsi troppo delle pecore di cui stanno acquisendo l'odore guadando in mezzo a loro e dando loro una bella bastonata.
Nell'immagine: Pericolosi controrivoluzionari che minacciano l'unità della Fede!
Ci è stato detto che era quindi necessario revocare le facoltà concesse dal Summorum Pontificum, al fine di restituire ai vescovi il loro legittimo ruolo di “custodi della tradizione (della Chiesa)”, e l’autorità sulla liturgia di cui avevano bisogno per porre fine a questo pericoloso scisma incombente. La lettera che accompagnava il nuovo motu proprio, a tale proposito, citava quattro volte il paragrafo 27 della Lumen gentium, dicendo ai vescovi: “Spetta a voi procedere in modo tale da tornare a una forma unitaria di celebrazione, e determinare caso per caso la realtà dei gruppi che celebrano con questo Missale Romanum”. Allo stesso tempo, la loro autorità di adottare tali determinazioni è stata drasticamente ridotta dal motu proprio stesso. E quando molti vescovi hanno utilizzato l'autorità ancora loro lasciata per stabilire che non sussisteva alcun pericolo nelle loro diocesi, essa è stata ulteriormente limitata dalle risposte a una presunta serie di dubia e ancora di più dall'aggiramento del canone 87 sancito in un rescritto due anni fa. [vedi link di riferimento nell'incipit -ndT]
Ci è stato detto che il Rito Romano tradizionale deve essere consegnato alla pattumiera della storia, perché è incompatibile con le affascinanti nuove intuizioni ecclesiologiche del Vaticano II . Ci è stato anche detto che il Sinodo sulla sinodalità stava ancora cercando di capire quali fossero queste intuizioni, e che si sarebbe assicurato di farcelo sapere non appena le avesse trovate.
Ci è stato detto numerose volte che l'attaccamento al rito romano tradizionale, e alla tradizione in generale, deriva da vari problemi psicologici, oscuramente raggruppati sotto il termine evocativo di "rigidità". Ma naturalmente, l'espulsione dalle parrocchie non è un modo misericordioso per accompagnare coloro che soffrono di problemi psicologici. E tutto questo viene fatto in nome della difesa dell'eredità del Vaticano II, che ha giustamente messo in guardia contro questa triste incomprensione e il licenziamento dei giovani da parte dei vecchi, e non ha messo una data di scadenza all'avvertimento.
Entra in ballo ora Sua Eminenza il Cardinale Arthur Roche, prefetto del Dicastero per il Culto Divino, anche lui autore dei dubia e del rescritto. In una nuova affascinante intervista con The Catholic Herald pubblicata oggi, rivela un'altra nuova spiegazione della Traditionis Custodes, che di fatto ripudia non solo le difese finora avanzate, ma il documento stesso.
Quando gli viene chiesto "quale consiglio (lui) darebbe a coloro che vogliono rimanere fedeli membri della Chiesa e amano la Messa latina ma si trovano limitati nel parteciparvi", non fa menzione delle pericolose divisioni che presumibilmente hanno reso in primo luogo necessaria un'azione così drastica. In effetti, ci dice che "Non c'è niente di sbagliato nel partecipare alla Messa celebrata con il messale del 1962", lo stesso punto che lo stesso Papa Benedetto ha sollevato nella sua lettera ai vescovi del mondo che accompagna Summorum Pontificum, una delle sue citazioni più famose, perché una delle più sagge: "Ciò che le generazioni precedenti consideravano sacro, rimane sacro e grande anche per noi".
Apprendiamo anche che, dopotutto, nell'emanare Traditionis Custodes, Papa Francesco non ha agito per porre fine alla minaccia di un pericoloso scisma imminente, ma solo per affermare che il rito romano tradizionale "non è la norma". Di nuovo, questo è lo stesso punto che lo stesso Papa Benedetto ha sollevato chiamando il rito romano tradizionale "forma straordinaria" [a questo riguardo vedi -ndT].
Apprendiamo anche che, dopotutto, nell'emanare Traditionis Custodes, Papa Francesco non ha agito per porre fine alla minaccia di un pericoloso scisma imminente, ma solo per affermare che il rito romano tradizionale "non è la norma". Di nuovo, questo è lo stesso punto che lo stesso Papa Benedetto ha sollevato chiamando il rito romano tradizionale "forma straordinaria" [a questo riguardo vedi -ndT].
Ora bisogna ammettere che alcune delle altre cose che dice sul Rito tradizionale e sul suo attuale stato nella Chiesa sono piuttosto sorprendenti, ma tali sono i modi del dio delle sorprese. Ci dice, ad esempio, che "Per ottime ragioni, la Chiesa, attraverso la legislazione conciliare, ha deciso di allontanarsi da quella che era diventata una forma eccessivamente elaborata di celebrazione della Messa". Naturalmente, poche persone hanno buone ragioni come lui per sapere che il Rito post-conciliare è quello che è, nella sua stessa essenza, perché ha rifiutato e non ha adempiuto alla legislazione liturgica, così com'era, del più recente concilio ecumenico.
Ma poi, nel paragrafo successivo, ci delizia con uno di quegli aneddoti affascinanti su quanto male si celebrasse la Messa prima della riforma. A quanto pare, quando serviva la Messa a scuola, il prete gli dava la responsabilità di tenere traccia della durata della sua Messa e, se arrivava all'Ultimo Vangelo entro 15 minuti, di tirarsi la casula per ricordarsi che la Messa avrebbe dovuto durare 20 minuti. Chiaramente, la vecchia Messa non poteva essere così elaborata...
Sua Eminenza ammette ciò che tutti sappiamo, che questo era "qualcosa di molto diverso da ciò che le persone sperimentano nella Forma Straordinaria oggi". Sì, sappiamo tutti che coloro che coltivano la Forma Straordinaria oggi adempiono i desideri liturgici del più recente concilio ecumenico in modo molto più autentico di... questo, per esempio. ( Messa del Mercoledì delle Ceneri celebrata ieri nella chiesa dei Dodici Apostoli a Colonia. Le cose diventano particolarmente interessanti al 27:30, ma siate avvertiti: ciò che sentirete non rimarrà facilmente inascoltato... )
Sua Eminenza ammette ciò che tutti sappiamo, che questo era "qualcosa di molto diverso da ciò che le persone sperimentano nella Forma Straordinaria oggi". Sì, sappiamo tutti che coloro che coltivano la Forma Straordinaria oggi adempiono i desideri liturgici del più recente concilio ecumenico in modo molto più autentico di... questo, per esempio. ( Messa del Mercoledì delle Ceneri celebrata ieri nella chiesa dei Dodici Apostoli a Colonia. Le cose diventano particolarmente interessanti al 27:30, ma siate avvertiti: ciò che sentirete non rimarrà facilmente inascoltato... )
Sua Eminenza afferma poi che "Il numero di coloro che sono legati alla Messa latina tradizionale è, in realtà, piuttosto piccolo, ma alcuni gruppi fanno rumore. Sono più evidenti perché fanno sentire la loro voce". Possiamo prescindere dalla scomoda domanda sul perché le autorità della Chiesa poi prestino loro così tanta attenzione, ignorando così tanti e così gravi problemi che la affliggono. Il Rito tradizionale non riguarda davvero quei problemi, quindi mi limito a suggerire che Sua Eminenza si chieda PERCHÉ coloro che sono devoti alla Messa latina tradizionale facciano sentire la loro voce in sua difesa, mentre coloro che sono devoti alla liturgia riformata... ehm, no.
Ci sono altre bordate nell'intervista, tra cui la perenne considerazione favorita che il nuovo rito dà maggior spazio alla Scrittura. Ma di gran lunga l'affermazione più interessante è questa: "Quello che mi interessa è perché le persone si arrabbiano per il fatto che altri celebrano la messa tridentina. Penso che questo sia stato un errore". Anche in questo caso, è estremamente gratificante ed edificante vedere Sua Eminenza abbracciare la saggezza del nostro amato Papa Benedetto, che ha scritto ai vescovi quanto segue nella lettera sopra menzionata:
«Questo documento (Summorum Pontificum) è stato osteggiato più direttamente a causa di due timori, che vorrei affrontare un po' più da vicino in questa lettera.
In primo luogo, c’è il timore che il documento sminuisca l’autorità del Concilio Vaticano II, del quale viene messa in discussione una decisione essenziale: la riforma liturgica.
Questo timore è infondato...
In secondo luogo, nelle discussioni sull'atteso Motu Proprio è stato espresso il timore che la possibilità di un uso più ampio del Messale del 1962 avrebbe portato a disordini o addirittura a divisioni all'interno delle comunità parrocchiali. Anche questo timore mi sembra del tutto infondato".
Infatti.
[Traduzione a cura di Chiesa e Post-concilio]
Sente odore di conclave
RispondiEliminaIl cardinale Roche (assai confuso): nella messa tradizionale “non c’è niente di sbagliato”, ma la Chiesa deve “allontanarsene”
RispondiEliminahttps://www.aldomariavalli.it/2025/03/07/il-cardinale-roche-assai-confuso-nella-messa-tradizionale-non-ce-niente-di-sbagliato-ma-la-chiesa-deve-allontanarsene/
Ahhhh annamo bbene, proprio bbene!
Ho letto l'intervista in originale... Il cardinal Roche NON è a favore della Messa in latino. Fa solo alcune affermazioni positive (di limitata positività) prima di esprimere giudizi altamente negativi. Le affermazioni positive risultano quindi un artificio retorico, volte a dare un contentino ad un certo genere di lettori, e di blogger che riporteranno solo quelle, senza citare il prosieguo del discorso, oppure entrambe le cose ma dando piu' risalto alle affermazioni positive.
EliminaInsomma, un pasticcio che sembra volto ad un posizionamento "moderato" del cardinale in vista del prossimo conclave. Forse ha fiutato l'aria di un diffuso scontento originato dal satrapo.
È quello che ho pensato anch'io. Ed è motivo per cui non ho pubblicato l'intervista, come accennato nell'incipit
EliminaBeh, allora cambi il titolo: "Il Cardinal Roche rinnega Traditionis custodes!"
EliminaIn: "Il Cardinal Roche NON rinnega Traditionis custodes!"
Il predicatore evangelico Joel Tenney ha cantato Der Vorghormia (Signore abbi pietà), un canto liturgico armeno tradizionale, all'interno della Hagia Sophia di Istanbul. È stato allontanato dai funzionari per aver disturbato le preghiere islamiche serali. In un video condiviso sui social media (3 marzo), Tenney si è riferito al sito storico come "gioiello della cristianità" e "cattedrale ora occupata dagli islamici". Ha anche detto che stava cantando Hayr Mer e Christos Anesti.
RispondiEliminaEvangelical preacher Joel Tenney:
"Singing Der Vorghormia in the Hagia Sophia. I worshipped JESUS OUR GOD in the Jewel of Christendom, ( the now Islamic Occupied Cathedral) one of the oldest in the world, I sung Der Vorghormia, Hayr Mer, and Christos Anesti before being removed from the Cathedral for disrupting the evening Islamic prayers in the now mosque by the officials. I will not rest from advocacy until Greece 🇬🇷 reclaims the Hagia Sophia, Armenia regains her stolen lands, and the Turks receive Justice for what they’ve done to Christendom."
https://gloria.tv/share/zvrMw6pzhS9D2iXLxF8u1fiZB
38Giovanni gli disse: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri». 39Ma Gesù disse: «Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. 40Chi non è contro di noi è per noi.
(Mc 9,38-43)
VIA CRUCIS
RispondiEliminaCasa San Clemente - Istituto Buon Pastore - Roma
Ore 15,00 via Crucis in diretta streaming
https://www.youtube.com/watch?v=UJC9xrIepfg
Ringraziamo Don Giorgio Lenzi e tutti i Sacerdoti dell'IBP
Santo Primo venerdì del mese di Marzo
In caso di Conclave, il partito di Bergoglio si schiererà con i vescovi europei filo-Ucraina, filo-Unione Europea e globaliste. Questo posizionamento di Roche è un segnale nella direzione completamente opposta, ciò è possibile solo perché la libertà è tornata?
RispondiEliminaLa posizione globalista è diventata insostenibile nella politica e nella Chiesa. Dio potrebbe sorprenderci in questo conclave.
ORE 19,00
RispondiEliminaFriday 7th March: Saint Thomas Aquinas
Sacred Heart Church - Limerick - ICKSP
https://www.youtube.com/watch?v=v6IX4sEPZrU
S.Tommaso d'Aquino, pregate e intercedete per lui. Amen!
RispondiEliminaIl cardinale Roche è uno dei massimi artefici delle restrizioni al Vetus Ordo, e tale rimane per i motivi che lui stesso ha platealmente enunciato (ad esempio che il Vetus Ordo è una forma liturgica eccessivamente elaborata....e che a una nuova Teologia serve una nuova liturgia).
RispondiEliminaLa Chiesa cattolica negli ultimi sei decenni ha voluto abbassarsi al livello del mondo ed ora fa fatica a rialzarsi, anche perché tanti porporati si trovano bene nella loro dolce vita.
Il cardinale Roche è un conservatore, ossia un modernista moderato. In guardia!
RispondiEliminaNo, non è un conservatore, ma vuole posizionarsi come presunto tale.
Elimina[DIES NIGRO SIGNANDA LAPILLO]
RispondiEliminaIl 7 marzo 1965 Paolo VI celebrava la prima messa in italiano, su un tavolino ed in faccia al popolo. All'Angelus dichiarò con estrema lucidità e senza mezzi termini (tanto cari ai baloccamenti di certo mondo "conservatore"): "La Chiesa ha ritenuto doveroso questo provvedimento - il Concilio lo ha suggerito e deliberato - e questo per rendere intelligibile e far capire la sua preghiera. Il bene del popolo esige questa premura, sì da rendere possibile la partecipazione attiva dei fedeli al culto pubblico della Chiesa. È un sacrificio che la Chiesa ha compiuto della propria lingua, il latino; lingua sacra, grave, bella, estremamente espressiva ed elegante. Ha sacrificato tradizioni di secoli e soprattutto sacrifica l'unità di linguaggio nei vari popoli, in omaggio a questa maggiore universalità, per arrivare a tutti".
All'anonimo delle 17:56.
RispondiEliminaSecondo costoro il popolo è meglio sia saccente e infedele, piuttosto che "ignorante" e fedele? Ma quale ignoranza? I nostri antenati avevano un senso della Fede e del mistero molto più profondo del nostro.
E poi: si butta via il latino, lingua IMMENSA e UNIFICATRICE, per "maggiore universalità, per arrivare a tutti". Quanti sofismi, quanta ipocrisia!
Ieri il mantra del "ce lo chiede il popolo", oggi quello del "ce lo chiede l'Europa".
Stessa pasta, stessa zizzania.
¥¥¥
" Ha sacrificato tradizioni di secoli e soprattutto sacrifica l'unità di linguaggio nei vari popoli, in omaggio a questa maggiore universalità, per arrivare a tutti".
RispondiEliminaBene, ora che è arrivata a tutti non la ascolta più nessuno....
Claudio.
Tosatti ha pubblicato una foto diffusa di Bergoglio, stamattina diffuso un audio senza immagine, c'era una foto con un volto stragonfio, di cui si capiva poco in spagnolo e con voce dubbia. Ma andiamo alla foto citata di Tosatti, sei dita , a letto vestito papale papale sotto le lenzuola, e volto non proprio suo... IA mal riuscita?
RispondiEliminaQuando un volto e' stragonfio e' perche' deve assumere cortisonici
EliminaAI certamente, soprattutto per l'audio... ma è venuto male. L'AI è abbastanza meccanica nel contraffare e facile da sbugiardare. Il fatto che non lo mostrino è terreno di coltura per i complottisti, però è innegabile che la data da cui non è stato più mostrato sia a questo punto molto lontana. Prima o poi ci diranno che è morto, magari in una data speciale come potrebbe essere il 13 marzo, anniversario della sua elezione, oppure se riusciranno a tirare ancora un po' potrebbe morire ufficialmente il venerdì santo, ma in entrambi i casi tali date sarebbero segni dall'alto che Bergoglio è il novello messia. E la sua successione nascere sotto una buona stella, a dir loro.
Elimina"Il 7 marzo 1965 Paolo VI celebrava la prima messa in italiano, su un tavolino ed in faccia al popolo. All'Angelus dichiarò con estrema lucidità e senza mezzi termini (tanto cari ai baloccamenti di certo mondo "conservatore")".
RispondiEliminaCosa ha detto veramente la Sacrosanctum Concilium:
Latino e lingue nazionali nella liturgia
36.
L'uso della lingua latina, salvo diritti particolari, sia conservato nei riti latini.
Dato però che, sia nella messa che nell'amministrazione dei sacramenti, sia in altre parti della liturgia, non di rado l'uso della lingua nazionale può riuscire di grande utilità per il popolo, si conceda alla lingua nazionale una parte più ampia, specialmente nelle letture e nelle ammonizioni, in alcune preghiere e canti, secondo le norme fissate per i singoli casi nei capitoli seguenti.
In base a queste norme, spetta alla competente autorità ecclesiastica territoriale, di cui all'art. 22- 2 (consultati anche, se è il caso, i vescovi delle regioni limitrofe della stessa lingua) decidere circa l'ammissione e l'estensione della lingua nazionale. Tali decisioni devono essere approvate ossia confermate dalla Sede apostolica.
La traduzione del testo latino in lingua nazionale da usarsi nella liturgia deve essere approvata dalla competente autorità ecclesiastica territoriale di cui sopra.
Questo non è stata una semplice ermeneutica della rottura, ma sì una chiara falsificazione della Sacrosanctum Concilium da parte di Paolo VI.
Fr. Z commenta diverse righe nell'intervista di Roche, ma è piuttosto interessante per me che Roche tiri fuori il detto "20 minuti, amice to amice. " O Roche ricorda male (cosa più probabile) o il prete stesso si è sbagliato, ma il detto è "30 minuti, amice to amice. "Quei 10 minuti fanno una grande differenza. Un prete che sa esattamente cosa sta facendo, ha un buon server, non predica e ha una piccola congregazione (come è tipico in una messa feriale), può facilmente fare una Messa bassa in 30 minuti che sia assolutamente pacifica, riverente e adatta. L'ho provato molte volte. Se ci vogliono meno di 30 minuti, c'è qualcosa che non va; e se ci vuole (con le stesse specifiche) molto di più, c'è anche qualcosa che non va.
RispondiEliminahttps://wdtprs.com/2025/03/remember-boy-its-20-minutes-amice-to-amice/
Il detto riflette un tempo in cui i laici andavsno a prendere la comunione di prima mattina fuori dalla Messa. E, credo, quando - in assenza di microfoni - non era pensabile una Messa dialogata.
RispondiEliminaWanderer ha un bell'articolo su questo
punto
caminante-wanderer.blogspot.com/2024/04/cosas-que-perdimos-i-la-duracion-de-la.html
Perché non è il Rito Tradizionale della Messa a far cadere nel formalismo, bensì quello Nuovo?
RispondiElimina1.Chi è in contatto con i ragazzi spesso avrà ascoltato obiezioni come queste: “Perché la Messa è una ripetizione meccanica di formule? Perché bisogna dire sempre le stesse cose? Perché si deve cadere in un ritualismo che porta ad una sorta di inaridimento, piuttosto che sentire interiormente ciò che si deve fare?” Insomma, si rivendica spontaneità e adesione interiore, piuttosto che uniformarsi a qualcosa.
2.E’ ovvio che si tratta di obiezioni improprie. La risposta giusta da dare è che il rito è legittimamente ripetitivo (deve esserlo) perché la Messa è riattualizzazione di un Avvenimento: il Sacrificio del Calvario. Così come è altrettanto vero che bisogna che ci sia un’actuosa partecipatio (partecipazione attiva) che preveda anche, ma non solo, il rispondere vocalmente. L’importante è trovare un equilibrio tra la dimensione formale e quella interiore, tra la partecipazione vocale e quella interiore e contemplativa.
3.Ebbene, in questo la Messa del Rito Romano Antico è più rispondente al vero. Essa infatti richiede sì di rispondere con molta parsimonia e delicatezza, ma soprattutto invita il fedele a contemplare e a pregare intimamente. Nel Nuovo Rito c’è invece una prospettiva quasi “ansiogena”: bisogna necessariamente rispondere. Gli spazi di silenzio sono ridotti al minimo, per non dire totalmente assenti. E, se non si risponde, quasi si crede di non partecipare adeguatamente.
4.Insomma, a differenza di ciò che si dice, a spingere al formalismo è il Nuovo Rito, non quello Tradizionale. Ed anche per questo che la Messa Tradizionale è più “giovanile”. Anzi, è eternamente giovane: Introibo ad altare Dei. Ad Deum qui laetificat juventutem meam, ovvero: Mi accosterò all’altare di Dio. A Dio che dà letizia alla mia giovinezza.
Fonte: il cammino dei tre sentieri
Che infame carrierista! Ora che il suo padrone se ne sta andando al Creatore cerca di riposizionarsi in vista dell'imminente Conclave. vistaell'imminente
RispondiEliminaGrazie Eminenza per la sua lucidità e tutela nei confronti della Messa di sempre. Questo è apostolato, zelo, fermezza, tolleranza. Non saprei come ringraziarla, naturalmente unitamente al suo vice, Mons. Viola.
RispondiEliminaCit. Marco Lovison