Nella nostra traduzione, nuove dichiarazioni a LifeSiteNews di Bergoglio, che ribadisce come le sue ragioni per sopprimere la Messa latina tradizionale siano tutte contenute nella "Traditionis Custodes" (2021). Qui l'indice degli articoli sul tema.
Papa Francesco difende le restrizioni alla Messa antica – 'Leggete il motu proprio'
Parlando a LifeSiteNews, Papa Francesco ha difeso le sue restrizioni del 2021 alla liturgia tradizionale della Chiesa, affermando che tutte le ragioni per cui le ha emanate tali sono espresse nel motu proprio Traditionis Custodes.
"Leggete il motu proprio, c'è tutto per voi", ha detto oggi [22 gennaio -ndT] Papa Francesco al corrispondente vaticano di LifeSiteNews, alla domanda sul perché – posto che tanti giovani amano la Messa tradizionale – abbia emanato restrizioni su di essa. La sua risposta è stata data nel contesto dei saluti individuali durante l'udienza papale per la stampa vaticana, tenutasi nella Sala Clementina.
Il motu proprio in questione è Traditionis Custodes del luglio 2021, con il quale Francesco ha introdotto restrizioni radicali sulla liturgia tradizionale - nota anche come Messa in latino o Forma Straordinaria - che hanno avuto conseguenze devastanti per le comunità e le chiese tradizionali di tutto il mondo.
Attraverso la Traditionis Custodes, le celebrazioni della Messa tradizionale sono state proibite nelle chiese parrocchiali e solo i sacerdoti a cui è stato concesso un esplicito permesso possono celebrare la Messa. I vescovi devono garantire un controllo rigoroso sull'offerta e la diffusione della Messa tradizionale mentre la Messa Novus ordo è stata dichiarata "espressione unica" del Rito romano.
Il Summorum Pontificum del 2007 di Benedetto XVI sulla Messa tradizionale è stato ufficialmente "abrogato".
Francesco ha accompagnato il motu proprio con una lettera che presenta le ragioni ufficiali di queste restrizioni devastanti e di grande impatto. Ha scritto che le sue nuove misure sono state motivate da "sollecitudine verso tutta la Chiesa, per contribuire in modo supremo al bene della Chiesa universale".
Il Pontefice ha anche criticato "l'uso strumentale del Missale Romanum del 1962", che secondo lui "è spesso caratterizzato da un rifiuto non solo della riforma liturgica, ma dello stesso Concilio Vaticano II, rivendicando, con affermazioni infondate e insostenibili, che esso ha tradito la Tradizione e la 'vera Chiesa'".
Sondaggio contestato
Il Papa ha affermato nella sua lettera che il suo attacco alla Liturgia tradizionale era motivato solo dalla preoccupazione per l'unità della Chiesa: "In difesa dell'unità del Corpo di Cristo, sono costretto a revocare la facoltà concessa dai miei Predecessori". Ha affermato che c'era un "uso distorto" della Liturgia tradizionale, "contrario alle intenzioni" dietro la "libertà" di celebrare la Messa antica.
Inoltre, Francesco ha sostenuto che le sue restrizioni sono il risultato di un questionario da lui richiesto sulla Messa tradizionale tra i vescovi del mondo, condotto dalla Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) Francesco ha affermato che la sua decisione di imporre restrizioni è stata presa alla luce delle "richieste" dei vescovi di tutto il mondo:
Rispondendo alle vostre richieste, prendo la ferma decisione di abrogare tutte le norme, le istruzioni, i permessi e le consuetudini che precedono il presente Motu proprio, e dichiaro che i libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità con i decreti del Concilio Vaticano II, costituiscono l'espressione unica della lex orandi del Rito Romano.
Mentre si svolgeva l'indagine della CDF, il Vaticano ha sempre minimizzato i timori di una limitazione della Messa in latino. Ma l'affermazione di Papa Francesco - secondo cui il sondaggio avrebbe rivelato una diffusa preoccupazione per la Messa tradizionale - è stata sempre contestata perché non corrisponde ai fatti, o addirittura perché ha invertito il vero risultato del sondaggio ( qui - qui - qui - qui).
Il sondaggio non è mai stato pubblicato dalla CDF, e LifeSiteNews apprende da fonti vaticane che solo pochi mesi fa i risultati del sondaggio segreto non erano ancora stati diffusi agli organi curiali competenti. Tale decisione è stata sottolineata anche dal segretario di Papa Benedetto, l'arcivescovo Georg Gänswein, che ha dichiarato che il defunto Papa trovava "misterioso" il motivo per cui i risultati del sondaggio non erano mai stati pubblicati, e anche il cardinale Raymond Burke ha espresso pubblicamente confusione sulla questione.
Continue ripercussioni
Il compito quotidiano di far rispettare le restrizioni alla Messa tradizionale è toccato al Dicastero per il Culto Divino, guidato dal prefetto, fortemente anti-tradizionalista, cardinale Arthur Roche. Alcuni mesi dopo la Traditionis Custodes, Roche ha pubblicato Responsa ad dubia che hanno introdotto nuove restrizioni sulla liturgia antica.
Il testo di Roche del dicembre 2021 delinea nuovi divieti di offrire la Messa e i sacramenti secondo i libri liturgici usati nella liturgia tradizionale, insieme all'avvertimento che ai sacerdoti che non collaborano sufficientemente alle liturgie del Novus Ordo verrà tolto il permesso di offrire la liturgia tradizionale.
Da allora sono emerse dal Vaticano ulteriori mosse per censurare la crescita e la diffusione della liturgia tradizionale: tra queste, gli sforzi di Roche, probabilmente illegali dal punto di vista canonico, per impedire ai vescovi di esonerare i sacerdoti dalla Traditionis Custodes - in cui è stato poi sostenuto direttamente dal Papa - insieme al divieto per i vescovi di istituire autonomamente nuovi gruppi di fedeli nelle loro diocesi, mossa che era stata ampiamente utilizzata per promuovere nuove comunità dedite alla liturgia tradizionale.
Tuttavia, le restrizioni del Papa alla liturgia tradizionale sono state ampiamente criticate dal clero e dai laici fin dall'inizio; il che continua senza sosta. Prelati come i cardinali Raymond Burke [qui] e Gerhard Müller [qui], l'arcivescovo Carlo Maria Viganó [qui], i vescovi Joseph Strickland [qui] e Athanasius Schneider [qui - qui - qui], (lo stesso card. Sarah qui -ndT), sono stati tra i più incisivi nell'opporsi alle misure.
Müller ha scritto che "il chiaro intento è quello di condannare la Forma Straordinaria all'estinzione", mentre Burke l'ha definita "un'azione grave e rivoluzionaria" che segnala un tentativo di "eliminazione definitiva" della liturgia tradizionale.
I fedeli devoti dell'antica liturgia hanno continuato imperterriti nelle loro posizioni di fronte alla crescente persecuzione della Messa, e più recentemente il vescovo emerito di Tyler, Strickland [qui], ha attestato che la sua rimozione forzata è stata dovuta in parte al suo rifiuto di attuare la Traditionis Custodes.
Il numero di partecipanti alla Messa in latino e le cifre di ammissione ai seminari e agli ordini religiosi ad essa dedicati crescono sempre di più, nonostante i vari tentativi del Vaticano di limitare la liturgia. In effetti, in molte chiese e comunità religiose la Traditionis Custodes è stata un catalizzatore per tale crescita, con un certo numero di comunità tradizionali che hanno registrato un record di iscrizioni ai seminari negli anni successivi al documento.
I commenti odierni del Papa a LifeSiteNews, tuttavia, sembrano evidenziare e confermare la direzione attuale del Vaticano circa la sua continua e incrollabile opposizione alla liturgia tradizionale della Chiesa.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-Concilio]
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A I U T A T E, anche con poco,
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Roberto de Albentiis :
RispondiElimina"Bravi voi, che avete una lingua e dei canti così belli!"
"Sono pienamente d'accordo, Padre, ma, allora, perchè noi cattolici non recuperiamo ciò che di bello e sacro avevamo e abbiamo perso negli ultimi tempi?"
Scambio di battute tra un anziano sacerdote perugino e me al termine della preghiera per l'unità (con l'ottavario iniziato al 18 gennaio per la Cattedra di San Pietro) tenuta oggi presso la comunità romena ortodossa: facile è lodare quello che di bello hanno mantenuto gli altri, più difficile è riprendere quello che di bello avevamo e abbiamo perso non solo negli ultimi decenni ma anche negli ultimi secoli (ad esempio, la benedizione delle acque al 6 gennaio, da noi soppressa nel XIX secolo, e le prostrazioni e il culto delle icone, perse nel corso nei secoli passati, non solo, quindi, cose perse negli ultimi decenni)
Sono cambiati solo i presìteri? Noi, no?
RispondiEliminaQuanti cattolici vanno per negozi nei giorni di festa comandati?
Chi esce col carrello della spesa al supermarket alla Domenica?
Lavoro nella GDO e, quindi, lavoro alla domenica.
EliminaLa cosa più straniante accade alla Domenica delle Palme: vedi gente arrivare a fare la spesa con in mano l'ulivo appena preso in chiesa
Se dovessimo parlare del terzo comandamento e di come ormai sia dimenticato, si aprirebbe il vaso di Pandora.
Eppure la questione delle aperture domenicali ha effetti molto profondi anche nella vita di fede. Un esempio fra mille: ho un'amica che lavora in un supermercato, mentre il marito è magazziniere in un altro centro commerciale. Hanno una figlia che quest'anno farà la Prima Comunione. Tolta la Messa di mezzanotte a Natale, non sono mai riusciti ad andare a Messa tutti insieme.
E sappiamo tutti come per il cammino di fede dei bambini sia importante avere accanto i genitori e seguirli come esempio.
RispondiElimina"Le prostrazioni, il culto delle icone, la benedizione delle acque....."
Adesso non esageriamo.
Non dobbiamo mica diventare bizantini.
Ci basterebbe recuperare tutto quello che le riforme liturgiche montiniane hanno fatto sparire. E non è poco.
NUOVI PARADIGMI
RispondiElimina«Cristiani, riposizionatevi»: così Ouellet cede al mondo
di Roberto Marchesini
Per il cardinal Ouellet l'era del cristianesimo è finita, occorre riposizionarsi all'insegna del pluralismo e senza esclusività. Un cedimento al mondo antievangelico.
Viviamo in tempi parecchio interessanti, nei quali capita di leggere cose straordinarie. Questa è la prima cosa che mi è venuta in mente quando ho letto un articolo del cardinale Ouellet sulla prestigiosa rivista teologica Communio.
L’articolo, seppur complesso, è degno di nota e di riflessione. Dopo un paragrafo introduttivo, si parte col botto: «L’era del cristianesimo è finita». Affermazione da brividi; o da grasse risate, a seconda del punto di vista. Come può finire l’era del cristianesimo? Tutta la storia è cristianesimo, dato che Cristo è l’alfa e l’omega. Certamente il porporato ha attratto la nostra attenzione.
«È iniziata una nuova era ‒ spiega ‒, in cui i cristiani devono riposizionarsi in relazione al loro ambiente se vogliono trasmettere l’eredità culturale e spirituale del cristianesimo. Il cristianesimo è estraneo a questo ambiente; è accolto con indifferenza o addirittura ostilità, anche nei paesi tradizionalmente cattolici». Rileggiamo con calma. «Il cristianesimo è estraneo a questo ambiente; è accolto con indifferenza o addirittura ostilità, anche nei paesi tradizionalmente cattolici». Di quale «ambiente» si tratta? Forse del mondo? Se così fosse, non ci sarebbe nulla di strano: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia» (Gv 15, 18-19). Quindi, se il mondo odia il cristianesimo (com’è naturale che sia), «i cristiani devono riposizionarsi»? E cosa significa «riposizionarsi»?
Lo spiega poco dopo: «Dobbiamo riflettere sul futuro del cristianesimo in un contesto che si aspetta che i cristiani adottino un nuovo paradigma per testimoniare la propria identità. Per questo dobbiamo guardare alla diversità culturale e religiosa con disponibilità al dialogo e offrire la visione cristiana gratuitamente e con attenzione alla fraternità umana».
Dunque il mondo (ammesso che sia questo il significato di «contesto») chiede al cristianesimo di «adottare un nuovo paradigma». La locuzione è da brividi, e viene così “spiegata”: «Per questo dobbiamo guardare alla diversità culturale e religiosa con disponibilità al dialogo e offrire la visione cristiana gratuitamente e con attenzione alla fraternità umana». Perché «dobbiamo»? Da quando la Chiesa è tenuta a corrispondere alle aspettative del mondo? E poi: l’apostolato è sempre stato disponibile al dialogo (sebbene quasi sempre unilaterale), gratuito (anzi, pagato a caro prezzo) e attento alla fraternità umana. Questo non è un «nuovo paradigma»: è quello che i cristiani hanno sempre fatto.
Forse, è nel prosieguo che si intuisce che cosa il cardinale Oullet intenda per «nuovo paradigma», laddove sostiene che «i tradizionali punti di riferimento razionali non possono più rivendicare l’esclusività. Il cambiamento epocale, insomma, prevede il pluralismo come elemento costitutivo di ogni società nel mondo globalizzato». Anche in questo caso, siamo di fronte a un non sequitur. Che «il cambiamento epocale prevede il pluralismo come elemento costitutivo» importa fino ad un certo punto. E non si capisce perché non sarebbe più ammissibile la rivendicazione dell’esclusività dei «tradizionali punti di riferimento razionali». È sufficiente dare un’occhiata alla dichiarazione Dominus Jesus, per capire che invece non è solo possibile, ma necessario.
segue
RispondiEliminaInsomma, Sua Eminenza usa toni importanti e frasi ad effetto - «l’era del cristianesimo è finita», «i cristiani devono riposizionarsi», «nuovo paradigma»… -, ma non si capisce dove voglia arrivare. Non sta bene usare il termine «supercazzola» quando a scrivere è un cardinale; però sembra proprio esserlo. E tonante. Tra tutti questi slogan, non facilmente decifrabili, appare alla mente una immagine chiara, precisa: un cartello appeso ad un negozio. Su questo cartello, una scritta: «Chiuso per fallimento». Io l’ho capita così: «Se vogliono trasmettere l’eredità culturale e spirituale del cristianesimo» i cristiani devono smettere di trasmettere l’eredità culturale e spirituale del cristianesimo; se vogliono «testimoniare la propria identità», devono piantarla di testimoniare la loro identità. Il sale della terra deve perdere sapore, per essere gettato via e calpestato dagli uomini (Mt 5, 13).
Nel finale, l’articolo assume toni prescrittivi: «Questa nuova situazione deve essere accettata come permanente». A quale situazione si riferisca il cardinale, non è chiaro: all’odio del mondo nei confronti del cristianesimo? A un oscuro «nuovo paradigma»? Al fatto che un principe della Chiesa si esprima come il conte Mascetti? Una cosa è chiara: «Questa nuova situazione deve essere accettata come permanente». Così vanno le cose, così devono andare.
A preoccupare ulteriormente è il fatto che l’articolo intende lanciare un Convegno che si terrà in Vaticano il 1° e il 2 marzo prossimi, con la partecipazione di papa Francesco (e del cardinale Fernández), dal titolo “Uomo-donna immagine di Dio. Per una antropologia delle vocazioni”. Se le premesse sono quelle indicate da Oullet, c’è poco da star sereni.
Qualcuno, a questo punto, citerà Lenin e si chiederà: che fare? Per quanto mi riguarda, non ho dubbi: «Chi persevererà sino alla fine, sarà salvato» (Mt 24, 13).
L'errore sta nel continuare a ritenerli papi, cardinali e vescovi cattolici e nel continuare a riferirsi a loro ogni giorno, spendendo oltretutto tempo prezioso nell'esegesi dei loro atti e discorsi. Questo porta non poco allo scoramento e paralizza i cattolici che, pur non essendo laureati in teologia, percepiscono che in quelle persone alle quali voi fate riferimento non v'è nulla di cattolico: esse hanno abbandonato la Chiesa Cattolica. Di conseguenza, bisogna considerarli come intrusi, privi di ogni autorità, impostori, e bisogna tenerli lontani finché non si constati una conversione piena, sincera, alla quale dovrà seguire una dura penitenza. Conviene dunque - sia pure riservando una breve occhiata per dovere di semplice documentazione a quei personaggi e ai loro atti - riservare il proprio tempo allo studio, alla preghiera, alla partecipazione al Santo Sacrificio della Messa e ai Sacramenti, evitando con cura sacerdoti conservatori, cioè, per essere chiaro, che considerano intoccabile il Concilio Vaticano II e gli atti che ad esso sono seguiti. Nostro Signore Gesù Cristo, Luce delle genti - come fra poco canteremo nella festa della Purificazione della Beata Vergine Maria -, merita tutta la nostra devozione e non la nostra devozione a metà. Il tempo dei compromessi (ti do la S. Messa di sempre se resti muto e se accetti il Concilio Vaticano II) deve finire. Nel compromesso non v'e nessuna nobiltà.
EliminaProvvidenza Divina del Cuore di Gesù, provvedici!
Come diceva mons. Lefebvre, il Fondatore, "nessun accordo con Roma se prima non ritorna cattolica", e tale non lo è di certo, attualmente, anzi è apertamente diabolica, oltre ogni umana sopportazione. Lungi da noi, quindi, tutto il falso clero rivoluzionario, tutti i propalatori di menzogne, falsità, inganni, depistaggi, volti unicamente a condurre quante più anime possibile all' inferno, dal loro nuovo padrone. Anstema a loro, come ci ordina di fare San Paolo !!!
EliminaAnonimo 12:04
RispondiEliminaLa sua osservazione vale per il fedele comune che, capito l'andazzo, si affida al Signore e agli insegnamenti perenni, prega e cerca di essere coerente.
Noi siamo degli osservatori, diciamo delle sentinelle, che mettono in guardia dagli errori da non passare sotto silenzio per ripareggiare la verità... E' una cosa importante per la salus animarum!
Inoltre, non possiamo darci ì'autorità per assumere certe posizioni. Di certo, ovviamente, non li seguiamo...
Certamente.
EliminaSu unavox, ripresa dal blog di Aldo Maria Valli:
Sfacelo della gerarchia della Chiesa attuale - gennaio 2024
Una conferenza di Mons. Marcel Lefebvre, del 1988, offre una spiegazione.
La chiesa dell'avvenire sosterrà un coacervo di idee disparate, cui ben conviene l'etichetta di sincretismo. Non porterà nulla di buono.
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