Vale per l'Eucaristia in genere, ma vale anche per l'antico Rito. Qui l'indice degli articoli. Qui l'indice degli articoli sulla Chiesa in tempo di Covid.
Card. Sarah. «Nessun governo, nessuna autorità
ecclesiastica può legittimamente vietare
la celebrazione dell’Eucaristia»
ecclesiastica può legittimamente vietare
la celebrazione dell’Eucaristia»
Nel nuovo libro in uscita: Catechismo della vita spirituale (Cantagalli) il cardinale Robert Sarah sviluppa un itinerario di conversione attraverso i sacramenti per radicarci nel rapporto con Dio e servire la Chiesa in questo tempo di crisi con al centro l'Eucaristia.
Nel capitolo dedicato proprio all’Eucaristia, il prefetto emerito per il culto divino dice:
«L’Eucaristia è un bisogno primordiale, una necessità vitale. (…) Un cristiano senza sacramenti e senza Eucaristia è un cadavere ambulante. Come dicevano i martiri di Abitene (…): “Noi cristiani non possiamo vivere senza l’Eucaristia”. (…) Senza la presenza di Gesù-Eucaristia, il mondo è condannato alla barbarie, alla decadenza e alla morte».
Da questa consapevolezza discende un chiaro giudizio su quanto avvenuto negli ultimi anni, nel tempo del Covid. Alcuni stralci:
«Nessun governo, nessuna autorità ecclesiastica può legittimamente vietare la celebrazione dell’Eucaristia. In molti paesi, la recente chiusura delle chiese per ragioni sanitarie non rappresenta il primo tentativo nella storia da parte del potere di soffocare e distruggere definitivamente la Chiesa di Dio, né di contestare il diritto fondamentale degli uomini di onorare Dio e di offrirgli il culto a Lui dovuto. (…) Troppi cristiani ritengono che per essere uomini del proprio tempo e farne attivamente parte sia necessario mettere tra parentesi la propria fede e il proprio rapporto con Dio, come se questi riguardassero soltanto la sfera privata, troppo spesso descritti come una fuga dalle proprie responsabilità e un modo di abbandonare vigliaccamente il mondo al suo dramma. Di qui, la passività con cui la banalizzazione della fede e della pratica religiosa è stata accettata da popoli un tempo cristiani, come ha tristemente mostrato il modo in cui tanti governi hanno impedito ai credenti, per ragioni sanitarie, di celebrare degnamente, solennemente e comunitariamente i grandi misteri della loro fede. Le persone si sono sottomesse senza opporre alcuna resistenza a disposizioni che non si curavano minimamente di Dio.(…) Le nostre società sono state prese dal panico davanti alla morte. La vita, si è soliti ripetere, è il bene più prezioso, da tutelare a tutti i costi. Ma vivere davvero è semplicemente un rimanere in vita? Qual è questa vita per la quale ogni cosa può essere sacrificata? Siamo arrivati al punto in cui, per non perdere la vita, le persone hanno paradossalmente cessato di vivere, di muoversi, di parlarsi, di aiutarsi, di mostrare il proprio volto e il proprio sorriso, di stringersi la mano e di abbracciarsi, di pregare insieme? Per quale tipo di sopravvivenza dovremmo rinunciare a entrare nella casa del Signore per rendergli un culto degno di Lui e ricevere l’Eucaristia, fonte di vita, «farmaco di immortalità», come l’hanno chiamata i Padri? Che valore ha la vita che ci resta, se non possiamo più nemmeno accompagnare gli anziani alla morte e offrire loro conforto?(…) Certo, nel corso di un’epidemia si devono assumere tutte le necessarie precauzioni igieniche, però non al punto di sopprimere in noi ogni espressione esteriore di carità, o di rinunciare all’Eucaristia, fonte di vita, presenza di Dio in mezzo a noi, estensione della Redenzione a tutti i fedeli, ai vivi come a quelli defunti. Pur prendendo le dovute precauzioni contro il contagio, vescovi, sacerdoti e fedeli dovrebbero opporsi con tutte le proprie forze a quelle leggi di ordine sanitario che non rispettano Dio e la libertà di culto, poiché tali leggi sono più letali del coronavirus».
16 commenti:
Non mi pare che nessuno abbia vietato la celebrazione dell’Eucaristia. Anche nei mesi più duri della pandemia, semmai, era regolamentata la partecipazione dei fedeli, ma la celebrazione non si è mai fermata.
Quanto accaduto nel 2020 è molto grave.
Non solo perché vi fu dolo in molti modi, come emergerà ineluttabilmente (sull'origine del coronavirus, sulla tempistica di produzione e di autorizzazione dei cosiddetti vaccini; sulle scelte fatte sui farmaci disponibili e sulla ventilazione e sedazione dei malati aggravatisi con tachipirina e vigile attesa, privandosi degli accertamenti autoptici).
La Chiesa si è prontamente adeguata mostrando non solo un sano realismo nell'evitare il contagio per rispetto agli uomini (e ai Governi e alla "scienza"), ma un sospetto zelo nel desacralizzare e nel non portare altrettanto rispetto al Signore. Le Chiese chiuse mentre i supermercati erano aperti sono uno scandalo che non digerirò facilmente.
Il "divieto di inginocchiarsi" è inspiegabile anche con i DPCM e i protocolli del CTS.
Una vergogna indimenticabile accompagnerà gli zelanti appecoronatisi a questa follia.
I "volontari" che (entrando in una Chiesa semivuota per andare dove c'era mia moglie) mi si sono fiondati addosso, solerti nell'indicarmi un posto diverso, distanziato. I "volontari" solerti nel dirigere i fedeli in ogni passo, bardati di corpetto d'ordinanza, precisi con distanze, gel, tempi di entrata e uscita e tanti parlottii, ma mai visti capaci di un inchino o un gesto di rispetto transitando davanti al Tabernacolo dell'Eucaristia.
Una vergogna e, onestamente, uno schifo vero. Ecclesiale, di questa strana chiesa odierna.
Filippo Vittorio Neri
L'idea di elezione diretta da parte del popolo dei fedeli romani del successore di Benedetto XVI, seppur priva di fondamento e valore sul piano giuridico e divino e col rischio che cada nel ridicolo, se andranno solo 4 gatti spelacchiati a votare, è una lodevole provocazione e spinta, affinché l'argentino si faccia finalmente da parte e quella vasta parte del clero (anche catto-progressista) che non lo sopporta più, prenda il coraggio per manifestare apertamente il proprio disagio e contrarietà, placabili solo con un nuovo santo e retto conclave. Un conclave che dovrà essere necessariamente lungo, lungo, lungo e giungere a una elezione con molta umiltà e dopo lunga meditazione sui guai conciliari e bergoglioni, oltre a quelli cronici pre-conciliari.
25 gennaio, conversione di san Paolo.
Saulo, Ratisbonne, Zolli, Stein e molti altri.
Niente da fare, gli ebrei si devono convertire.
Con buona pace del PostConcilio.
In ogni caso tutto quanto è successo non può e non deve passare in cavalleria, un obbrobrio di tal portata non deve ripetersi mai più, gli organizzatori devono risponderne davanti a Dio e davanti agli uomini.
Non voglio certo fare l'apologia dei lockdown ma... "nessuna autorità ecclesiastica può legittimamente vietare la celebrazione dell’Eucaristia"??? Ma il card. Sarah che in diritto canonico esiste l'istituto dell'interdetto? Attenzione a quel che si dice, e a fare le dovute distinzioni.
"Vale per l'Eucaristia in genere, ma vale anche per l'antico Rito."
Per la proibizione dell'antico rito, il cardinale Sarah, convinto biritualista che promulga le 2 forme dello stesso rito, dovrebbe dire: se non ti è più concessa una forma, puoi sempre usufruire dell'altra. Che problema c'è?
Il biritualismo è la trappola più raffinata che si potesse immaginare.
Chapeau mon ami, chapeau !
Finché ci saranno dei fissati di un rito, facendone un idolo, incapaci di cogliere l'Oltre, non si potrà capire chi è innamorato di Cristo!
L'anonimo delle 19:01, oltre ad eseere stato parecchio irrispettoso dimostra di non averne capito nulla di liturgia.
Forse gli sfugge ance il significato di "indulto perpetuo".
Chi ama Cristo vuole che la liturgia della Messa sia il più rispettosa e adorate possibile nei Suoi confronti e quindi sceglie il Vetus Ordo.
@ anonimo 19:01
Evviva la biodiversità delle diverse forme dello stesso rito: ogni forma va bene, e che diamine! Non siate dei fissati retrogradi: essere rivolti ad Deum o ad hominem è poi quasi la stessa cosa!
Quello che inneggia alla biodiversità ragiona in modo sciocco.
Il cuore di chi ama è rivolto a Dio.
Ovviamente un modo di celebrare aiuta di più di un altro, ma alla fine è il cuore che conta.
Invece il fariseo pensa che sia il modo...
<< "Com’è l’Amore di Dio verso noi?" - "Il Creatore è, bada bene, profondamente innamorato di ognuno dei suoi figli umani d’adozione. Lui non ama globalmente il genere umano, al modo come il contadino ama tutto il suo orto, no; Egli ama ciascuno di noi con un Amore supremo, che supera infinitamente il migliore amore creato. Il Signore ama te, singolarmente, con veemenza, con energia, con ineffabile necessità amorosa, con affetto immenso, con tenerezza indescrivibile e con mille altre qualità che non si possono spiegare né in Cielo né sulla terra". "Ma non illuderti – mi avvertì – sentire per qualche istante l’amore del nostro Dio non è avere il biglietto di ingresso al Cielo. Molti mortali percepiscono, almeno in certi momenti della loro vita, il sentimento dell’amore verso il Creatore. Non lo sperimentano per lungo tempo, perché morirebbero di felicità. D’altronde non è necessario sentirlo in continuazione, giacché l’amore all’Altissimo si esercita nell’amare con Carità il prossimo">> ( R. P. Hernandez - il libro di Teneramata - Al di là dello Spazio e del Tempo).
Anonimo 6:31
E' sempre il cuore quello che conta. Senza un cuore aperto e adorante, nessun rito conferisce le grazie necessarie per una vita secondo la volontà di Dio.
Ma, al di là dello slogan tipicamente modernista, qui si ignora che la preferenza nei confronti del Rito antico non ha nulla di farisaico, ma è fondata nella consapevolezza che si tratta di un mirabile e insostituibile struttura - sedimentata dalla fede di due millenni - per fornire a Dio il culto che Gli è dovuto (senza tagli ed omissioni o variazioni arbitrarie proprie del NO) che ha anche la funzione pedagogica di una corretta interiorizzazione dei misteri di fede che celebra e custodisce integri...
Gentile mic,
chiedo scusa se un'inopportuna vis polemica mi ha preso i polpastrelli, ma credo valga anche per gli anonimi che l'hanno provocata "mettendo in caciara" le parole dell'ottimo Card. Sarah.
Lo sa solo il Signore quanto mi capitadi soffrire in molte (non tutte) Sante Messe novus ordo, specialmente quelle domenicali, "della komunità", melense omelie incluse.
Lo so bene che il rito antico è molto, ma molto migliore, in tutti i sensi, anche per la ragione illustrata nel messaggio delle 9:58.
Farisaico non è affatto il rito antico, ma farisei possono essere i commenti "del cavolo" come quelli del 25 gennaio 15:18 e 23:01, incapaci di comprendere la sofferenza e la sapienza di un Cardinale della Santa Chiesa cattolica, parlando proprio da farisei, fanatici dell'esterno.
Il cuore è un'altra cosa. SEMPRE, specialmente per adorare Dio e avere il cuore di Cristo.
Serve anche per comprendere le ragioni, le sofferenze e le responsabilità altrui.
Vantarsi "migliori" è proprio dei farisei e dei moderni cicisbei da parrocchia conciliare.
O anche dei "buoni" che "fanno volontariato" e "servizio" nella "komunità".
Attenzione, nel criticarli, a non assomigliare molto a quelli che si vorrebbero criticare.
Ma chiedo scusa per la vis polemica, non ai fanatici.
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