La doppia Riconciliazione
di Marcello Veneziani
Su invito del card. Matteo Zuppi apparve tre domeniche fa sulla prima pagina di Avvenire questo articolo di Marcello Veneziani, ultimo appello al Papa a superare davvero i muri in seno alla cristianità. Ma finora ha trovato un muro di silenzio.
Se la speranza è il filo conduttore del Giubileo, cosa possiamo sperare per l’Europa dal punto di vista della Chiesa? Lo dico da osservatore esterno, a volte critico nei confronti di questo papato. So bene che la Chiesa è universale, si rivolge al mondo e all’umanità, non solo al suo mondo e all’Europa cristiana. Ma se l’amore più vero, più reale, è un amore che abbraccia l’umanità a partire da coloro che ci sono più vicini, un amore che comincia senza esaurirsi nella prossimità, allora penso che il Giubileo offra alla Chiesa e al Papa una grande occasione. Da troppo tempo i cattolici sono divisi tra due visioni opposte della Chiesa, del Pontificato e della missione apostolica e pastorale. Una divisione sotterranea, che solo in rari momenti emerge, che si acuì al tempo del Concilio Vaticano II e che è riemersa nel pontificato di Francesco che non possiamo fingere di non vedere. C’è un mondo che si riconosce pienamente nel pontificato di Francesco, innovatore, aperto al tempi nuovi, dialogante col mondo, inclusivo ed accogliente, senza frontiere, sensibile ai migranti. Una linea che proietta nel mondo presente le aperture avviate dal Concilio Vaticano II. Ma c’è pure un mondo che si sente più legato alla Chiesa di sempre, alla Tradizione, alla liturgia tradizionale e che teme una riduzione umanitaria, filantropica, puramente sociale, pauperista e “terzomondista” della Chiesa, in cui si smarrisce il senso religioso, e la Fede in Cristo, per inseguire il nostro tempo, l’epoca della scristianizzazione, privilegiando il dialogo con i non credenti, gli atei e le altre religioni.