Riprendo da Messainlatino, riformattandolo per renderlo più leggibile. Interessante testo di F. Agnoli tratto da Il Foglio; ma non ho il link. Un capolavoro di verità e di coraggio.
Non è facile, come cattolico, vivere in una sorta di Babele in cui ogni giorno si accavallano messaggi discordi, idee incompatibili tra loro, rottamazioni di dogmi e di principi millenari. Ogni giorno un povero fedele è costretto a sentirne una nuova. Non fuori, ma dentro.
Oggi gli spiegano che la Chiesa è nata con il Concilio Vaticano II (leggere “Jesus”, mensile paolino, per credere); domani, in chiesa, sentirà il predicatore di turno spiegare che i miracoli del Vangelo sono solo dei simboli; in confessionale si sentirà dire dal sacerdote che quello che lui confessa come peccato non è più tale: “lo era, l’altro ieri…”.
Se il malcapitato continua nell’errore di frequentare sacerdoti di un certo tipo (un numero enorme, impossibile sfuggire), si sentirà spiegare che:
- il peccato originale è una metafora (della serie: dircelo senza 2000 anni di ritardo?);
- l’Inferno di cui la Chiesa ha sempre parlato, Vangelo alla mano, non c’è, oppure è vuoto (della serie: don’t worry);
- tutte le religioni sono egualmente vie di salvezza (della serie: tutte le strade portano… da qualche parte).
Poco importa se queste tre affermazioni sono capaci di distruggere tutto il fondamento della Fede: l’Incarnazione, la Passione e la Resurrezione di Cristo. Serve un prete che scrive libri contro la Chiesa? Ne abbiamo, a iosa… Per le copertine indossano persino la tonaca. Mentre ingurgitano elemosine e otto per mille, sputano pomposamente nel piatto (per finire in tv, posto assicurato).
Servono vescovi che coprono abusi e non vigilano sui propri seminari? Il numero è incalcolabile. Prelati che firmano gli appelli dei radicali? Presenti, e scattanti (come il pretonzolo violentatore di Milano). Cardinali pro matrimoni gay? Il cardinal Rainer Maria Woelki, pochi mesi fa: matrimoni gay sì, purché duraturi (per Bacco!). Un cardinale pro aborto? Pronto: non ancora ricevuta la berretta, il neo-cardinale Rubén Salazar Gómez interviene in sostegno ai Pannella colombiani…Pochi mesi prima si era schierato per la depenalizzazione della droga…
Finita qui? Per carità… Ognuno vuole il suo momento di gloria. Pochi mesi fa il cardinal Koch, parlando della Fraternità san Pio X (gli ultimi lebbrosi), aveva sostenuto che i suoi membri sono nell’errore, perché si comportano come Lutero! Leggendo quella frase mi chiesi:
- se fosse opportuna, in un momento in cui si discuteva di una possibile pacificazione;
- se il cardinale credesse davvero in una somiglianza tra il luteranesimo (che nega dogmi fondamentali e basilari della Fede) e la Fraternità san Pio X, che mai nessuno ha accusato di eresia (semmai di disobbedienza, che è ben altro).
Conclusi che quantomeno Koch ha le idee chiare su Lutero: scismatico ed eretico (senza nulla togliere alle grandi porcherie di molti prelati cattolici suoi contemporanei). Ma ecco, solo alcuni mesi dopo, alla domanda di Mario Galgano di Radio Vaticana su come celebrare il cinquecentesimo anniversario della Riforma protestante, lo stesso Koch di cui sopra, ribaltando 500 anni di dottrina cattolica, ha risposto:
Se uno legge queste dichiarazioni, con davanti il nuovo libro di Angela Pellicciari, “Martin Lutero” (Cantagalli), come è capitato a me, si sente quantomeno disorientato. Veramente si può credere che sia possibile porre fine non ad una diatriba di cinquecento anni, così, a tarallucci e vino? Dicendo a tutti: scusate, ci siamo (si sono) sbagliati?
È giusto, oggi, cinquecento anni dopo, senza interpellarlo, far dire a Lutero: “mi sono sbagliato”?
Il Foglio, 29 novembre
“Per esempio, con una celebrazione penitenziale comune nella quale riconosciamo insieme le nostre colpe, perché il fatto che la Riforma non abbia raggiunto il suo scopo, e cioè il rinnovamento della Chiesa, ricade nelle responsabilità di entrambe le parti: le ragioni sono di ordine teologico e politico. Riconoscerlo e perdonarsi vicendevolmente per tutto questo, trovo che sarebbe un gran bel gesto”.A leggere si capisce questo: che il problema è che la Riforma non ha raggiunto “il suo scopo” (cioè Lutero non ha vinto abbastanza); per questo occorre fare l’ennesimo mea culpa, insieme, protestanti e cattolici.
Se uno legge queste dichiarazioni, con davanti il nuovo libro di Angela Pellicciari, “Martin Lutero” (Cantagalli), come è capitato a me, si sente quantomeno disorientato. Veramente si può credere che sia possibile porre fine non ad una diatriba di cinquecento anni, così, a tarallucci e vino? Dicendo a tutti: scusate, ci siamo (si sono) sbagliati?
È giusto, oggi, cinquecento anni dopo, senza interpellarlo, far dire a Lutero: “mi sono sbagliato”?
- Mi sono sbagliato a negare il sacerdozio e altri sacramenti;
- mi sono sbagliato a predicare che l’uomo non è libero, e “non può volere né fare altro che male” (De servo arbitrio);
- ero in errore, quando ho promosso la nascita di chiese nazionali e asservito il potere religioso a quello politico;
- rinnego i miei scritti in cui chiedevo di radere al suole tutte le case private degli ebrei e squartare i contadini ribelli “senza pietà”;
- mi sono sbagliato a difendere la interpretazione personale della Bibbia (negando la Chiesa stessa) e così pure a definire il papa “anticristo maledetto”, “principe dell’inferno” e il papato di Roma istituzione “fondata da Satana”….
Il Foglio, 29 novembre