Pubblico di seguito la riflessione meditata di un nostro lettore, che parla dalla sua prospettiva di medico. Interessante che parte da una citazione presa dal Dubium n.1. Ѐ importante che cominciamo a fare dei Dubia il nostro Magistero e che circolino, visto che sono in tanti a non sapere neppure di che si tratta!
Questo inizio della riflessione sviluppa a grandi linee una visione fisiologica della problematica sessuale, che è certamente ineludibile, ma sarà da integrare con i versanti psichico e spirituale, non solo ma soprattutto quando si tocca il tema della castità sacerdotale.
Non mi addentro ovviamente su questi versanti sui quali attendiamo con interesse il seguito della riflessione, ma accenno soltanto alla sublimazione *, ardua quanto si vuole, ma non meno reale nelle sue implicazioni, se correttamente e sanamente orientata e vissuta. Naturalmente, nella vita di fede, è sostenuta da intensa preghiera ed ascesi, e dalla grazia soprannaturale, che agisce su tutte le facoltà umane e sui fenomeni interconnessi che le muovono.
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* Dal latino sublimare: "esaltare, elevare spiritualmente, rendere sublime". Fenomeno mutuato dalla fisica e dalla chimica; ma trasferito anche alla sfera psicologica, nella quale è il processo attraverso il quale l'energia pulsionale primitiva, specialmente quella sessuale, viene in parte distolta dal suo fine e, mutato l'indirizzo originario con lo spostamento dello scopo istintuale, viene trasformata in attività di alto valore sociale o culturale, tra cui anche la creatività artistica e intellettuale nonché, in genere, le attività più elevate dello spirito umano.
Sessualità umana: è auspicabile un incontro fra Teologia e Medicina? Un inizio di riflessione.
Questo è veramente un parlare duro alle orecchie di coloro che non sono eletti:
"L’unione coniugale non è basata solo sulla mutua affezione, "gli atti sessuali non sono solo un’attività tra le altre che la coppia compie". "Le relazioni sessuali sono per l’amore coniugale. Esse sono qualcosa di così importante, così buono e così prezioso, da richiedere un particolare contesto: il contesto dell’amore coniugale. Quindi, non solo i divorziati che vivono in una nuova unione devono astenersi, ma anche chiunque non è sposato. Per la Chiesa, il sesto comandamento "non commettere adulterio" ha sempre coperto ogni esercizio della sessualità umana che non sia coniugale, cioè, ogni tipo di atto sessuale al di fuori di quello compiuto col proprio legittimo sposo". ("Fare chiarezza". Nodi irrisolti dell'Amoris Laetitia. L'appello di quattro Cardinali al papa - Dubium n,1)
Gesù aveva molti discepoli, ma ogni qualvolta il suo parlare era duro, molti se ne andavano. Anche i dodici che continuavano a seguirlo non comprendevano pienamente il Suo parlare. Se il parlare duro allontanava la maggior parte dei Suoi stessi discepoli, come possiamo meravigliarci che la moltitudine degli uomini poi sia diventata sempre più sorda alle Sue parole di vita eterna? Quale importanza ha per l'uomo contemporaneo il comando "non commettere adulterio" e l'insegnamento perenne della Chiesa di non avere relazioni sessuali se non nel contesto dell'amore coniugale? E' possibile ancora nella nostra epoca rispettare l'esercizio della sessualità esclusivamente con il proprio legittimo sposo, quindi solo dopo il matrimonio sacramentale? Uno sguardo al mondo attuale ci rende consapevoli che i "molti" vivono nello stordimento illusorio che l'"ars bene vivendi" si concretizzi nel soddisfare, qui ed ora, ogni piacere del corpo, abbandonandosi al sensualismo, particolarmente quello erotico, che si vuole godere ardentemente, liberi da ogni freno morale. Al contrario, sono "pochi" gli uomini che persistono nel cammino secondo lo Spirito, non escludendo però di dare le dovute attenzioni alle lecite esigenze corporali.