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sabato 30 novembre 2013

Matzuzzi e i ' tradizionalisti ossessionati' , ma non rende conto di ciò che dice

Avrete notato che avevo sospeso le critiche soprattutto nell'intento di riprenderci dall'apnea della cronaca incalzante. Anche se continuo a scoprire molte voragini, più che fessure, nelle pieghe della recente Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, vero e proprio documento programmatico del quale certamente riparleremo.

Ebbene, il silenzio lo rompo, provocata dall'ultimo articolo di Matteo Matzuzzi pubblicato da Formiche.net, nel quale siamo chiamati in causa anche noi nel poco edificante titolo di: Viaggio fra i tradizionalisti ossessionati da Papa Francesco. Dopo uno stralcio dell'incipit, cito il punto che ci riguarda:
[...] Ai più conservatori o tradizionalisti l’esortazione di Francesco, “Evangelii Gaudium”, firmata domenica scorsa a conclusione dell’Anno della fede e svelata al mondo martedì, non è piaciuta. Basta dare uno sguardo a siti e blog che fin dal primo giorno di “regno” bergogliano non hanno nascosto perplessità e dubbi su quel gesuita preso alla fine del mondo che predicava la rivoluzione della tenerezza e l’attenzione ai poveri. Insomma, non serve scomodare il conduttore radiofonico americano Rush Limbaugh, che ha definito Francesco “un marxista”.
[...]
SI E’ DIMESSO IL PAPATO
Ancora più duro il sito Chiesa e post Concilio, che scrive: “Con Benedetto XVI si è dimesso il Papa e con Bergoglio si dimette il papato. L’Esortazione apostolica, a conclusione dell’Anno della fede, rischia di segnare la conclusione della fede cattolica apostolica romana”. Il documento, aggiunge il sito, “è infarcito di soggettivismo, sentimentalismo, confusione. Oltre alla dinamica evangelizzatrice di nuovo conio, che fa apparire come mai esistita la missionarietà da sempre appartenente alla chiesa, non c’è neppure un richiamo al magistero pre-conciliare”.
Quando ci chiamano in causa, ci piacerebbe essere citati più completamente e, soprattutto, fornendo le ragioni della nostra presunta "ossessione" che non è fatta di sogni o vaghi timori, ma è fondata su molti documentati e motivati commenti, calibrati su base magisteriale, circa implicazioni e conseguenze di atti e parole del nuovo papa; commenti che hanno seguito e costellato tutti i suoi più importanti comportamenti ed esternazioni in evidente rottura col passato. Per l'unico e serio motivo, come già osservato, che questi stanno facendo sì che la chiesa 2.0, riformata dal Vaticano II, prenda ora il largo e mostri al mondo una palingenesi inedita e dirompente dalle coloriture sociologiche che tratteggia il suo nuovo volto. Un volto irriconoscibile per chi l'ha conosciuta e la conosce, davvero. Il discorso tuttavia non riguarda tanto, e non soltanto, l'enfasi sull'attenzione ai poveri - e ad ogni povertà - che la Chiesa non ha mai abbandonato, ma il disprezzo per la tradizione senza la quale la Chiesa diventa "altro", nonostante si continui a proclamare de iure, rinnegandola de facto, una continuità peraltro a singhiozzo.

In fondo se come cristiani - e cattolici - non incontriamo Cristo Signore solo a livello emotivo, ma come pietre vive dell'Ecclesia Orante e Militante che ci trasforma nel Corpo di Cristo attraverso il munus sanctificandi che la Chiesa esercita attraverso i Sacramenti, le nostre esigenze di chiarezza e di conferma non possono essere definite né pelagianesimo, né moralismo, né roba da museo, ma fede viva, che non può essere sostenuta da una prassi che non preoccupa per essere rivoluzionaria ma perché non argomentata in quanto fondata sul nuovo concetto storicistico di tradizione, trasferito dall'oggetto-Rivelazione al soggetto-Chiesa. Una riprova - e non la sola, ma di certo la più rimarchevole - dei nuovi paradigmi è il dato che la Liturgia nell'Evangelii Gaudium è nominata solo cinque volte e di striscio (ai nn. 24, 95, 135, 137 e 138. Ci sto lavorando). Il che dice con che attenzione e conseguente incidenza sulla vita e sulla prassi ecclesiale.

Se noi siamo degli "ossessionati", dall'altra parte c'è qualcuno che si è dimenticato che la Liturgia - e l'Ecclesiologia e la teologia che essa veicola e presuppone -, oltre a rappresentare lo ius divinum al culto che è la funzione primaria della Chiesa, è anche la Fonte e il culmine della nostra Fede, come afferma la Lumen Gentium. Faccio notare che oltretutto non cito un Magistero pre-conciliare :
« Cristo Signore, pontefice assunto di mezzo agli uomini (cfr. Eb 5,1-5), fece del nuovo popolo « un regno e sacerdoti per il Dio e il Padre suo » (Ap 1,6; cfr. 5,9-10). Infatti per la rigenerazione e l'unzione dello Spirito Santo i battezzati vengono consacrati per formare un tempio spirituale e un sacerdozio santo, per offrire, mediante tutte le attività del cristiano, spirituali sacrifici, e far conoscere i prodigi di colui, che dalle tenebre li chiamò all'ammirabile sua luce (cfr. 1 Pt 2,4-10)... Il sacerdote ministeriale, con la potestà sacra di cui è investito, forma e regge il popolo sacerdotale, compie il sacrificio eucaristico nel ruolo di Cristo e lo offre a Dio a nome di tutto il popolo... I fedeli... partecipando al sacrificio eucaristico, fonte e apice di tutta la vita cristiana, offrono a Dio la vittima divina [nell'unde et memores del Canone Romano più esplicitamente e correttamente] e se stessi con essa così tutti, sia con l'offerta che con la santa comunione, compiono la propria parte nell'azione liturgica... » (nn.10,11).
È da qui e solo da qui che può prendere il largo qualunque evangelizzazione e ogni relativo intento programmatico.

Perle di saggezza. Non nascondere i talenti

Non dovete nascondere il vostro talento o tenere celate le vostre virtù. Desidero laici non irruenti nel parlare né litigiosi, ma persone che conoscano la propria religione, che la pratichino, che sappiano qual è il loro ruolo, che sappiano che cosa hanno e che cosa non hanno, che conoscano il loro credo tanto bene da poterlo diffondere. Desidero laici intelligenti e istruiti (…) Desidero che ampliate le vostre conoscenze, coltiviate la ragione, riflettiate sulla relazione di verità, impariate a vedere le cose così come sono, a capire in che modo la fede e la ragione sono in rapporto fra loro, quali sono le basi e i princìpi del cattolicesimo.
(Beato Card. John Henry Newman) - Fonte: Canone occidentale

Chiudiamo il mese consacrato dalla Chiesa al Suffragio dei defunti

Questo documento, inviato dalla nostra lettrice Sabina, era rimasto sommerso tra i messaggi di facebook d'inizio novembre. Sono ancora in tempo per proporlo perché possiamo giovarcene tutti e chiudere il mese ricordando le anime Purganti.

Uno degli aspetti tuttora inesplorati riguardanti le anime del Purgatorio è quello del loro essere il più mirabile esempio e modello di “adoratrici eucaristiche”.
Riteniamo doveroso, a questo proposito citare, quale spunto, il tributo del grandissimo santo e scrittore napoletano don Dolindo Ruotolo, il quale dedica a questo argomento un passaggio del suo ricchissimo e illuminante trattato sul Purgatorio, del quale consigliamo la lettura per intero, attenta e meditata a tutti, specialmente nel periodo dell’anno consacrato dalla Chiesa al suffragio dei defunti.

San Filippo Neri e l'Oratorio inglese a Seregno

Segnalo l'interessante conferenza che si terrà il 6 dicembre prossimo - h 21 - presso il Circolo Newman di Seregno, mentre il giorno successivo sarà celebrata una Santa Messa Antiquior.
Chi vuole può scaricarsi la Locandina qui.

venerdì 29 novembre 2013

NOVENA ALL'IMMACOLATA (dal 29 novembre al 7 dicembre)

Oggi inizia la Novena alla Vergine Immacolata che si festeggia l'8 dicembre. 
Siamo in tempo per iniziarla e approfitto per trascrivere la preghiera composta da San Pio X che ci ha postato Alessandra. Bello accompagnarla col Santo Rosario.
Vergine santissima che piaceste al Signore e diveniste sua Madre, immacolata nel corpo e nello spirito, nella fede e nell'amore, concepita senza peccato, guardate benigna ai miseri che implorano il vostro potente patrocinio!
Il maligno serpente contro cui fu scagliata la prima maledizione continua, purtroppo, a combattere e ad insidiare i miseri figli di Eva. Voi, o benedetta Madre nostra, nostra Regina e Avvocata, che fin dal primo istante del vostro concepimento schiacciaste il capo del nemico, accogliete le preghiere -- che uniti con Voi in un cuor solo -- Vi scongiuriamo di presentare al trono di Dio, perché non cediamo giammai alle insidie che ci vengono tese, così che tutti arriviamo al porto della salute, e fra tanti pericoli, la Chiesa e la società cristiana cantino ancora una volta l'inno della liberazione, della vittoria e della pace. Così sia
"O Maria, concepita senza peccato pregate per noi che ricorriamo a Voi " ( per tre volte)

Non è Kabul ma Tel Aviv...

Letto su Effedieffe. La segnalo più che altro come una curiosità, perché al di là della posizione accentuata dell'autore che la segnala, è una realtà senza dubbio minoritaria, ma che può allignare solo in un certo humus

Non è Kabul, ma Tel Aviv. Chissà come la pensano i vari Lerner, Miele, Scalfari, De Benedetti, Pacifici, forse in cuor loro le giudicano delle povere sciocche innocue donne invasate di teorie fondamentaliste - quelle dei fanatici haredim cui appartengono -, ma alla fine donne da mettere in riga come si conviene per un ebreo ortodosso. E forse non solo per loro... Anche quest'altra immagine è molto eloquente.
Sono femmine di una setta «ultra-religiosa» (haredim). I loro uomini sono quelli che si vestono coi cappelloni neri da cui spuntano i cernecchi unti, e i filatteri che pendono da sotto la giacca nera – insomma l’abbigliamento dei ghetti ebraici in Polonia dell’800, che per ignoto motivo ritengono più «antico» quindi più giudaico (anche se Mosè non pare si vestisse da askenazi polacco).

La Chiesa e il 'mondo'

Riprendo un testo da Infinito quotidiano. La riflessione di un giovane, che ha pensieri e parole che mostrano la Verità.

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita». [Lc 21,5-19]
«Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita». 

Temo che Gesù non conoscesse i tempi moderni, i quali, avendo fatto a meno di Lui e della Sua Verità, vivono tutti in “pace” serenamente. Gesù ha fondato la Chiesa su Pietro, ma la Chiesa di oggi par predicare cose diverse da questo Vangelo. I cattolici, laici o consacrati che siano, sostengono (e quel che è peggio è che ne sono convinti!) che il nome di Gesù porti pace sulla terra. Costoro, eretici, ignorano il peccato originale e l’ovvietà del fatto che molti non riconoscono Gesù. E per molti, il solo santissimo nome di Gesù, è causa di morte. Professarsi cattolici, in molti Paesi, è motivo di condanna. Noi, bamboccioni, predichiamo un cattolicesimo facile facile, caramelloso e zuccheroso che oltre ad essere ridicolo e assurdo, stride pesantemente con il confronto con la realtà.

giovedì 28 novembre 2013

'Versus populum' non è neppure archeologismo liturgico

L'idea che il sacerdote stia di fronte alla comunità risale senza dubbio a Martin Lutero. […] Prima di Lutero l'idea che il sacerdote quando celebra la messa stia di fronte alla comunità non si trova in nessun testo letterario, né è possibile utilizzare per suffragarla i risultati della ricerca archeologica. […] Dal punto di vista cattolico, invero, carattere sacrificale e conviviale della messa non sono mai stati in contrasto. Cena e sacrificio sono due elementi della medesima celebrazione. Certo col mutare dei tempi non sempre essi sono stati espressi con pari forza. […] Se al giorno d'oggi si desidera dare un rilievo maggiore al carattere di convito della celebrazione eucaristica, va detto che nella celebrazione versus populum questo non è che appaia con la forza che spesso si crede e si vorrebbe. Infatti soltanto il "presidente" della cena sta effettivamente al tavolo, mentre tutti gli altri convitati siedono giù nella navata, nei posti destinati agli "spettatori", senza poter avere alcun rapporto diretto col tavolo della Cena. Il modo migliore per rivendicare il carattere sacrificale della messa è dato dall'atto di volgersi tutti insieme col sacerdote (verso oriente, vale a dire) nella medesima direzione durante la preghiera eucaristica, nel corso della quale viene offerto realmente il santo sacrificio. Il carattere conviviale potrebbe essere invece sottolineato maggiormente nel rito della comunione […]. Secondo la concezione cattolica la messa è ben di più di una comunità riunita per la cena in memoria di Gesù di Nazareth: ciò che è determinante non è realizzare l'esperienza comunitaria, sebbene anche questa non sia da trascurare (cfr. 1Cor 10,17), ma è invece il culto che la comunità rende a Dio. Il punto di riferimento deve essere sempre Dio e non l'uomo, e per questa ragione fin dalle origini nella preghiera cristiana tutti si rivolgono verso di Lui, sacerdote e comunità non possono stare di fronte. Da tutto ciò dobbiamo trarre le dovute conseguenze: la celebrazione versus populum va considerata per quello che in realtà è, una novità, una invenzione di Martin Lutero. (Mons. Klaus Gamber, in "Instaurare omnia in Christo", 2/1990)
[Fonte: Cordialiter]

Una critica costruttiva non ha altro movente che l'amore per la Chiesa e per il Papato

Passio Ecclesiae
Estraggo dai recenti interventi quello che segue per rispondere, nell'occasione, a certe tendenze e atteggiamenti nei nostri confronti, che non lascio passare sotto silenzio perché desidero puntualizzare e riaffermare il mio sentire e la posizione di questo blog.
Dice il lettore Giovanni: A chi mi ricorda le critiche a cui è stato sottoposto Benedetto XVI, dico tranquillamente, se posso usare una parola forte, che mi facevano "schifo" (tra l' altro forse qualcuno sa che, al di là che fosse il Papa, toccare Joseph Ratzinger ad un ciellino significa toccargli qualcuno di veramente caro...). Altrettanto tranquillamente dico che, a mio parere, non si può criticare Papa Francesco nel modo in cui lo si fa su questo blog e tanto meno, poi, dire che si muove una "critica rispettosa".
Rispondo a Giovanni e a tutti coloro che si esprimono negli stessi termini che la galassia tradizionale non è un monolite, ma è formata da tante persone che si fanno portatrici di idee e azioni - e spesso purtroppo reazioni - diverse. Nello stesso modo, nella temperie odierna, si pongono in una posizione completamente acritica Giovanni e tutti i "benpensanti" che non riescono o non vogliono vedere gli elementi dirompenti di questo pontificato, che sta portando alle estreme conseguenze alcuni elementi di 'rottura' già presenti in precedenza, individuati ma mai risolti.

Poiché questo refrain lo si incontra anche in diverse Agorà della rete, negli interventi di qualche deluso approdato ad altri lidi, dai quali non cessa di lanciare bordate analoghe, peraltro scorrette perché formulate in contesti nei quali la sottoscritta non può fornire le sue ragioni essendo presa di mira da provocatori squallidi che nessuno censura, riaffermo con vigore che questo blog è qualificato e risponde dei contenuti degli articoli di chi lo cura e di quelli che ospita perché ritiene utile a tutti proporli facendosene ripetitore consapevole e attento. Nei quali articoli la critica al Papa è sempre motivata da parole o atti seriamente incidenti sul sensus fidei cattolico; e lo si fa non attraverso opinioni personali ma con argomenti fondati sul Magistero perenne ricevuto e accolto nella Chiesa e dalla Chiesa. Se, poi, nelle discussioni, viene accolta la galassia di cui sopra insieme ad interventi di segno opposto - pur con un monitoraggio a monte che esclude i millenarismi, le provocazioni, gli insulti, le rivelazioni private, i sedevacantismi, i fondamentalismi di ogni genere - questo blog non può essere identificato con ciò che ogni tanto viene fatto 'passare' anche perché dà il polso della situazione e di solito, tempo ed energie permettendo, viene ripreso aggiustandone il tiro.

Per il resto procediamo oltre e, invece di denigrare, se c'è da confutare qualcosa - il che può sempre accadere -, lo si faccia con argomenti e non con affermazioni apodittiche.

Le vicende della Liturgia. La profezia di Lefebvre e l’alleanza di Ratzinger

Da Rinascimento Sacro.

La riforma liturgica di Paolo VI, senza precedenti nella storia della Chiesa per il tenore delle innovazioni e per lo spazio lasciato all’iniziativa personale del celebrante, fu promulgata nel 1969. Immediatamente suscitò reazioni negative e resistenze da parte delle più alte sfere della Chiesa – il “Breve esame critico” dei Cardinali Ottaviani e Bacci fu fatto pervenire a Paolo VI qualche settimana prima dell’entrata in vigore del nuovo messale – come anche dai semplici fedeli. Provocò inoltre la reazione di numerose personalità del mondo delle arti, delle lettere e della scienza, che si preoccupavano del declino culturale che essa rappresentava, nel famoso appello pubblicato sul Times il 6 luglio 1971 e all’origine dell’indulto detto “Agatha Christie”.

Infatti, dalla morte di Paolo VI, appena dieci anni più tardi, era già chiaro, persino ai suoi promotori, che questa riforma non aveva raggiunto i suoi obbiettivi e che le chiese cominciavano a svuotarsi.

All’inizio degli anni ’80 una reazione di buon senso si manifestò in modo via via più chiaro: perché non lasciare le forme liturgiche antiche a disposizione di coloro che vi trovavano il proprio nutrimento sacramentale e spirituale? E visto che all’epoca tutto sembrava ormai libero e permesso, perché non permettere anche ciò che si faceva prima? Paolo VI stesso, prima di morire, non aveva forse dato un segno forte relegando Monsignor Annibale Bugnini, l’autore della riforma, ad una sorta di esilio a Teheran? Il papa non aveva capito che la messa che porterà per sempre il suo nome, voluta come la radiosa manifestazione della “primavera” conciliare, si rivelava in effetti un nuovo strumento di divisione in una Chiesa che si stava indebolendo?

mercoledì 27 novembre 2013

Maurizio Blondet. Il Rosario per l’Italia: è urgente

S. Andrea delle Fratte, 27 novembre
Riprendo da Effedieffe. Credo significativo aderire a questa proposta e diffonderla, proprio oggi, 27 novembre, anniversario della Vergine della Conversione, meglio conosciuta come Madonna del Miracolo, venerata a Roma in Sant'Andrea delle Fratte, raffigurata sull'Altare davanti a cui si è convertito l'ebreo Ratisbonne. (immagine a lato)


Giorni fa nella mia parrocchia (periferia di Milano, un tempo operaia) una bambina di 12 anni ha tentato il suicidio. L’ha detto il giovane parroco in una Messa feriale, a quattro vecchi gatti. Come mai ha voluto ammazzarsi?, gli ho chiesto poi. E lui: «La prendevano in giro».

Casi del genere avvengono con più frequenza di quanto si creda. Solo una parte infinitesima giungono alle pagine di cronaca, quando la vittima muore e quando i genitori sono in grado di denunciare effettivamente qualcuno, cosa rara.

Gnocchi – Palmaro. La tappa odierna della dialettica in corso.

Ringrazio Alessandro Gnocchi per aver messo così prontamente a nostra disposizione l'articolo apparso su Il Foglio di oggi, completato dal testo cui si riferisce che, per completezza di informazione e per meglio comprendere questo articolo che vi replica, aggiungo di seguito.
La tribuna del Foglio si sta rivelando provvidenziale nell'odierna temperie di silenziamento forzoso, in altri ambiti, delle voci della Tradizione.
Tuttavia, se è interessante, un po' spiace dover cogliere il dipanarsi di idee ed esperienze che sembrano contrapporsi e, invece, dovrebbero essere fraternamente integrabili. Auguriamoci e preghiamo perché lo siano e presto. Lo spartiacque è l'atteggiamento rispettosamente critico, da un lato e ostinatamente acritico, dall'altro, nei confronti del nuovo papa; mentre la critica non è mai fine a se stessa, né mera operazione intellettuale, ma costa ed è mossa da amore sia per il Papa che per la Chiesa, che è del Signore e nostra per appartenenza.

Non ci fosse il brillìo della scrittura, basterebbe quel suo sguardo appassionato verso Cristo a rendere degna di attenzione la cavalcata ribalda di Emmanuel Exitu fra le miserie spirituali di G&P. Anche se quello sguardo appassionato Emmanuel lo nega preventivamente con foga generosa, un po’ inquisitoria e un po’ giacobina, a un prossimo che non ha mai incontrato.

martedì 26 novembre 2013

Evangelii gaudium: le dimissioni del papato?

Con Benedetto XVI si è dimesso il papa con Bergoglio si dimette il papato.

L'Esortazione Apostolica, a conclusione dell'Anno della Fede, rischia di segnare la conclusione della Fede Cattolica Apostolica Romana.

Il nuovo documento è infarcito di soggettivismo, sentimentalismo, confusione. Oltre alla dinamica evangelizzatrice di nuovo conio, che fa apparire come mai esistita la missionarietà da sempre appartenente alla Chiesa, non c'è neppure un richiamo al magistero pre-conciliare.

La chiesa 2.0, riformata dal Vaticano II, ora prende il largo e sta mostrando al mondo una palingenesi inedita e dirompente dalle coloriture sociologiche che tratteggia il suo nuovo volto. Un volto irriconoscibile per chi l'ha conosciuta e la conosce, davvero.
Poche scarne notazioni. Le analisi arriveranno. Ma sarà dura e non troppo commestibile da quel che riesco a intravedere da una prima lettura.

Processo ai nuovi modernisti

Le reazioni su questo giornale di mons. Luigi Negri, di don Francesco Ventorino e del prof. Massimo Borghesi, al mio articolo sulla “liquefazione della Chiesa” (“Il Foglio”, 12 novembre 2013) mi impongono di tornare su una questione di fondo del dibattito cattolico contemporaneo: quella riguardante la definizione della fede, indubbio fondamento della vita cristiana.

Il dato di fatto da cui partire, e su cui spero anche i miei interlocutori convengano, è il crollo della fede, verificatosi nella Chiesa negli ultimi cinquant’anni. Inaugurando il 27 gennaio 2012 l’Anno della Fede, Benedetto XVI si esprimeva in questi termini: “Come sappiamo, in vaste zone della terra la fede corre il pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova più alimento. Siamo davanti ad una profonda crisi di fede, ad una perdita del senso religioso che costituisce la più grande sfida per la Chiesa di oggi. Il rinnovamento della fede deve quindi essere la priorità nell’impegno della Chiesa intera ai nostri giorni”.

Ma l’Anno della fede si è chiuso – occorre dirlo – senza che si intraveda in alcun modo una risposta forte delle autorità ecclesiastiche di fronte alla crisi in atto. La stessa enciclica Lumen Fidei ignora in maniera sorprendente questo drammatico problema [vedi alcune osservazioni su questo blog]. Ma cos’è la fede? La risposta a questa domanda non ammette equivoci, dopo la definizione del Concilio Vaticano I, riproposta dal nuovo Catechismo della Chiesa cattolica: la fede è l’adesione della ragione, mossa dalla grazia, alle verità rivelate da Dio, per l’autorità di Dio stesso che ce le rivela. Le verità rivelate sono dette tali perché sono contenute, in maniera esplicita o implicita, nella rivelazione divina, conclusa con la morte dell’ultimo apostolo.

La devozione di Putin

Avremo modo di approfondire i temi dell'incontro del premier russo con il papa, importante per le implicazioni politiche e i tormentati scenari internazionali che stiamo vivendo. 

Ora ci fermiamo su un eloquente dato di cronaca, che ci viene consegnato dalla eloquente immagine a lato. Putin, in atteggiamento assorto e devoto, appena scartata l'icona recata in dono si china, la bacia e si fa il segno della croce. Dopo il primo attimo di sorpresa, Bergoglio bacia anche lui l'icona della Vergine e fa il segno di croce. 



COMUNICATO della visita della Sala Stampa Vaticana  

La "rivoluzione sessuale globale" e una studiosa coraggiosa

Riprendo dal Sito Family and media una interessante recensione di Antonio Malo, Professore Ordinario di Antropologia nella Pontificia Università della Santa Croce. Una felice eccezione, rispetto all'andamento corrente registrato negli articoli precedenti. Si tratta del saggio di una coraggiosa sociologa tedesca decisamente controcorrente.

Il testo di cui all'immagine a lato: Gabriele Kuby, Die globale sexuelle Revolution. Zerstörung der Freiheit im Namen der Freiheit, con presentazione di Robert Spaemann, Fe-medienverlag, Kißlegg 2010, pp. 453.

L’autrice del libro La rivoluzione sessuale globale (Die globale sexuelle Revolution), la sociologa e pubblicista tedesca Gabriele Kuby, è una delle poche voci che con autorità riconosciuta si levano per criticare il relativismo occidentale odierno. A lei si deve, ad esempio, che il ministro federale della famiglia in Germania, Ursula von der Leyen, sia stata obbligata a togliere dalla circolazione il libro di educazione sessuale Corpo, amore, il gioco del dottore, in cui fra altre aberrazioni si invita ai genitori a giocare sessualmente con i loro bambini.

lunedì 25 novembre 2013

L'"officina delle regole" e l'Università cattolica. Considerazioni sull'erosione del Diritto naturale nell'Università che fu di Padre Gemelli

Vigiliae Alexandrinae ci offre una cruda analisi sullo svuotamento del diritto, purtroppo presente anche presso la Cattolica di Milano. Una presa d'atto che riguarda un fenomeno generale che spiega la carenza  - o addirittura l'assenza - di 'pensatoi' cattolici denunciata e deprecata dal lettore Franco ed è collegato alla crisi dei saperi aletici, tali in relazione al valore di verità del contenuto.

Non è forse esagerato affermare che il cattolicesimo belga, ancora fiorente negli anni Cinquanta, crollò nei decenni successivi sotto il peso di un'Università cattolica, quella di Lovanio, che aveva vieppiù ceduto in ogni campo alle esigenze dell'aggiornamento. In tempi recenti fu testimone di questo sviluppo Monsignor Édouard Massaux, rettore dell'Ateneo tra il 1969 e il 1985, che, giunto al termine della propria vita, escluse espressamente qualsiasi seduta accademica post mortem in suo omaggio “da parte di questa università che, dopo il mio ritiro, ha pubblicamente ritenuto di dover prendere le distanze dall’istituzione della Chiesa”. Senza dubbio il giudizio di Monsignor Massaux ben si adatta a molte Università cattoliche nel mondo.

Alla dichiarata "infinita simpatia" postconciliare della Chiesa per il mondo - simpatia che spinge la ricerca scientifica a trascurare, senza troppe cure, i dogmi di fede e i principi della morale - si aggiunge la logica perversa e pervertente delle Università cattoliche in regime paritario. Qui, e poi in sede di concorso, gli studiosi più promettenti faranno di tutto per apparire più laici e irreligiosi dei loro colleghi delle Università di Stato. Anche in questo caso la "infinita simpatia" per il mondo sarà consolazione e supporto delle loro coscienze.

Le “Unità Speciali di Vigilanza” per sorvegliare e reprimere chi dissente nella UE

Se anche nel pieno della confusione generale stai cercando di scoprire quello che è giusto, in mezzo a persone che non sanno più distinguere il bene dal male, allora hai già fatto molto”. (Olavo de Carvalho)
Si fa un gran parlare di diritti e di libertà. Ma siamo davvero consapevoli di quali sono oggi i diritti garantiti nella nostra società e di quale libertà stiamo parlando?

L'impegno civile non è altra cosa dal nostro essere credenti, ne fa parte. Ma ha ancora senso parlare di queste cose quando nella Chiesa impazza il magistero liquido che ignora i principi attualmente a rischio nella nostra società, mentre la tecnocrazia sovranazionale forgiata sull'economia ha preso il posto della politica e fagocita sempre più le sovranità nazionali, portatrici di identità etniche e culturali, una volta - ora non più - inserite in una identità teologale che le ricomprendeva e le valorizzava tutte? E questa identità teologale, che è la nostra - in tutta la sua accezione universale - di cattolici fedeli, cioè di “uomini di buona volontà” ai quali è stata data una Buona Novella e che di essa vivono, che fine ha fatto?

Oltretutto non riusciamo neppure a dare un volto ad un nemico che tuttavia è presente nella malattia di fondo dell’intero sistema ed è scoraggiante riconoscere i meccanismi e le storture del potere e le diverse manifestazioni nei vari contesti senza che nulla accada e senza vedere possibilità di concretamente intervenire, almeno con azioni concrete mirate e dirette.

Se non altro essere consapevoli di ciò che accade non elimina la nostra impotenza, almeno sul piano materiale, ma ci consente di non essere succubi fino in fondo e di tener alta la testa, respirando con i due polmoni di Fede e Ragione. 

Questa lunga premessa è suscitata dalla seguente notizia:
Recentemente, assieme alla Commissione delle libertà civili del Parlamento Europeo, è stato creato l'“European Council on Tolerance and Reconciliation”, che si farà carico delle “unità speciali di vigilanza” nei differenti governi, per il controllo, la supervisione e rielaborazione dei dati dei “sospetti” - cioè di quei cittadini che possono essere considerati intolleranti - operando preferibilmente all’interno del  Ministero della Giustizia di ogni Stato membro.

Mons. Livi su vera e falsa teologia

Mons. Antonio Livi
già professore di filosofia della conoscenza  presso l'Università del Laterano
mercoledì 27 novembre h. 21

c/o sala S. Maria Gualtieri
(Piazza della Vittoria - Pv)


Titolo: Vera e falsa teologia
Criteri per un discernimento


Nel marasma teologico che da anni affligge e umilia la Sposa di Cristo, noi tutti, ciascun da par suo, dobbiamo difendere e diffondere la buona dottrina, smascherando l'errore.
Spero possiate dare visibilità a quest'iniziativa!

domenica 24 novembre 2013

Donne vescovo?

Mi segnalano questo interessante articolo da Campari & De Maistre, che volentieri riprendo perché non si limita a riportare la notizia, che nei giorni scorsi aveva alimentato anche qualche nostra discussione, ma ne analizza e sviluppa pertinenti e interessanti implicazioni, da avere ben presenti. Ragione di più per rispolverare l'intervento di padre Zangheratti FI sul sacerdozio, che ho più volte citato e che pubblicherò a breve.

Tra i tanti disagi provocati dal falso ecumenismo (su cui B. Gherardini, Controversie conciliari, Lindau, 2013), c’è senza dubbio l’idea, diffusa un po’ ovunque, che, tutto sommato, le differenze tra le varie confessioni cristiane, ovvero tra l’unica Chiesa fondata da Nostro Signore sul Calvario, e le mille chiesuole della Riforma, siano secondarie e superabili. Dunque in quello slancio d’amore e di benevolenza a cui ci invita il Concilio, appare segno di apertura mentale il far finta che queste differenze non ci siano proprio, o almeno che oggi non sussistano più. Con questa logica al ribasso e in questa ricerca del minimo comune denominatore, anch’esso sempre più basso e lontano da Dio, si sono organizzati in questi ultimi 50 anni, innumerevoli riunioni, conferenze ecumeniche, meeting sincretisti e blasfemi, iniziative “spirituali” o caritative, teologiche e antropocentriche, finalizzate a trovare punti in comune, al di là di quella fede e di quella morale che inesorabilmente divide… Un esempio recente.

Il rovescio della medaglia.

Alle monache camaldolesi il Papa indica Maria come modello di speranza
Quelli che sanno aspettare

Maria è la "donna della speranza" che ci insegna a saper "aspettare il domani di Dio". Lo ha detto Papa Francesco celebrando i vespri con le monache benedettine camaldolesi del monastero di Sant'Antonio abate all'Aventino, dove si è recato giovedì pomeriggio, 21 novembre.

Contempliamo colei che ha conosciuto e amato Gesù come nessun'altra creatura. Il Vangelo che abbiamo ascoltato mostra l'atteggiamento fondamentale con il quale Maria ha espresso il suo amore per Gesù: fare la volontà di Dio. "Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre" (Mt 12, 50). Con queste parole Gesù lascia un messaggio importante: la volontà di Dio è la legge suprema che stabilisce la vera appartenenza a Lui. Perciò Maria instaura un legame di parentela con Gesù prima ancora di darlo alla luce: diventa discepola e madre del suo Figlio nel momento in cui accoglie le parole dell'Angelo e dice: "Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola" (Lc 1, 38). Questo "avvenga" non è solo accettazione, ma anche apertura fiduciosa al futuro. Questo "avvenga" è speranza!

sabato 23 novembre 2013

I nuovi barbari

Leggo su Canone occidentale e mi prende lo scoramento di fronte all'imperversare dei nuovi barbari della nostra epoca, che ovviamente sono nella Chiesa, ma non solo. Il dato preoccupante è che si tratta di una barbarie in qualche modo di ritorno, frutto di una involuzione mascherata da progresso che, in definitiva è solo tecnologico. Il Signore è l'unico aiuto e l'unico scudo che abbiamo, insieme alla Vergine Santa e alle relazioni sane di cui ci è stato fatto dono.

C'è una paganità che il Medioevo ha cristianizzato. La grande differenza rispetto ad oggi è che quando i barbari incontrarono qualcosa di buono, di bello o di vero seppero riconoscerlo come tale. I nuovi barbari nulla detestano maggiormente della bellezza, della bontà e - soprattutto - della verità.

Un dialogo cercato e promosso, ma finora assente per mancata risposta dei 'pastori' che non lo rifiutano ad altre fedi

Riporto ancora una volta, per condividere, un sottotitolo del II Capitolo del libro di E.M. Radaelli «Il domani – terribile o radioso? – del dogma», edizione pro manuscripto – Aurea Domus, Milano 2013. [vedi]
Ritengo lo studio di grande spessore e quindi un contributo ineludibile al nostro percorso di consapevolezza e di responsabile impegno. Questa volta in relazione al titolo che ne richiama il contenuto. Il dialogo, chiesto da Mons. Gherardini, era stato fatto oggetto di successive suppliche a firma di molti credenti di varia estrazione. Della necessità di dialogo avevamo parlato anche qui. Ma a tutt'oggi, siamo ancora in una asfittica terra di mezzo.

 54. cosa debbono fare tradizionisti e novatori insieme per riottenere dal cielo la pace nella chiesa e fare, prima dell’unità dei cristiani, l’unità dei cattolici.

Vorrei poi dire ai novatori, moderati o radicali che siano, che in verità dobbiamo considerare che le due categorie, le due schiere, dette ‘tradizionisti’ e ‘progressisti’, vivono e pregano ancora entrambe sotto la stessa cupola di san Pietro, ovvero nello stesso ambito spirituale da cui entrambe, almeno finora, prendono in ogni caso il ben più significativo e impegnativo nome di ‘cattolici’. Le divisioni sono enormi. Più dell’unità? Formalmente, finché questi e quelli danno mostra di obbedire al Papa, parrebbe in tutto essere loro preciso dovere, chierici o fedeli che siano, provare a mettere da parte le divisioni ed esaltare l’unità, Corinthii docent
Infatti per quasi due millenni, ossia fino al Vaticano II, tutti i cattolici erano ‘cattolici’ solo per il fatto di credere e fare ciò che oggi invece pare creda e faccia solo quello che molti ritengono essere, e di fatto sono, un gruppo sparuto, quasi un villaggio: i tradizionisti, una multitudinis parva pars.

In altre parole, tutta la cattolicità, fino al Vaticano II, era simpliciter tradizionista, e, se si riguardano carte e atti di quegli anni preconciliari, lo era profondamente: i Padri del Vaticano II celebravano religiosamente, tutti, quel Ritus Romanus oggi dagli stessi tanto aborrito; voglio dire che la cattolicità era ‘tradizionista’ in quanto cattolicità, perché solo con l’avvento del protestantesimo, quattro secoli prima, era iniziato a serpeggiare intorno e all’interno del cattolicesimo il mito fellone, la diceria sottilmente irreligiosa che la traditio cattolica non fosse audace e infuturente come invece è, così chiudendo gli occhi, anzi serrandoli, p. es. davanti all’arte che, per tutto l’arco delle sue nove Muse, da Dante a Giotto, da Palestrina a Michelangelo, per secoli era fiorita, prima da Ierusalem spandendosi per il vicino Oriente, poi dal vermiglio germoglio di Roma per tutta l’Europa e il mondo, spargendo sulla terra a piene mani fiori di futuro, di vita, di bellezza e di civiltà. Immobilisti i cattolici? Non si direbbe.

venerdì 22 novembre 2013

Mario Palmaro sui matrimoni gay e la nuova legge

By Basta bugie.

MATRIMONI GAY: COME I CATTOLICI PERDERANNO
QUESTA BATTAGLIA IN DIECI PASSI
Con le leggi sull'omofobia l'uomo viene demolito un pezzo alla volta nel trionfale plauso dei nemici della Chiesa
Omofobia. Il Parlamento italiano sta per approvare una legge che persegue con sanzioni specifiche le condotte che rientrano in questa nuova categoria concettuale. Ma che cosa significa essere omofobi? In realtà, nessuno può dirlo con precisione, perché l'omofobia è un'invenzione ideologica. È una trovata da codice penale sovietico, che permetterà a pubblici ministeri e giudici di perseguire le condotte più diverse, nel trionfo più grottesco della giurisprudenza creativa.

L'OMOFOBIA COME CATEGORIA DELL'ASSURDO

L'omofobia presuppone che il mondo sia fatto da eterosessuali e da omosessuali, oltre che da altre categorie eventualmente definibili con riferimento alla sfera sessuale. Ma già il concetto di eterosessualità è fasullo: infatti, quando uomo e donna compiono atti sessuali sono semplicemente persone normali. Il resto è anormalità. Una volta accettata la categoria giuridica dell'omofobia, questa affermazione non potrà più essere fatta pubblicamente senza rischiare di essere perseguiti dalla magistratura. La stessa cosa può dirsi di un professore o di una maestra che insegnino ai loro alunni che i rapporti fra persone dello stesso sesso non sono normali, o che avere due padri o due madri è dannoso per i figli. Una denuncia penale penderà come una spada di Damocle anche sulla testa di qualunque sacerdote o catechista che definisca gli atti omosessuali un peccato contro natura, e dunque peccato "che grida vendetta al cospetto di Dio". 
L'omofobia è una categoria dell'assurdo. Se una persona viene aggredita o insultata, l'ordinamento giuridico prevede già sanzioni, applicabili a tutti in base al principio di eguaglianza. Inventarsi nuove pene per il caso in cui la vittima sia omosessuale (o dichiari di esserlo, perché poi come si può verificarlo?) significa inaugurare una potenziale infinita proliferazione di categorie a protezione rafforzata da parte dell'ordinamento penale. Si potrebbero ipotizzare leggi per punire più severamente la "grassofobia", per tutelare gli obesi dalle prese in giro di colleghi e compagni di scuola; oppure la "tabaccofobia", per difendere i fumatori da chi li discrimina per le loro condotte polmonari; o ancora, la "calvofobia", per porre fine all'indegna discriminazione delle persone con pochi capelli. Come si vede, non esiste un limite a questa demenziale gara di proliferazione dei diritti civili.

giovedì 21 novembre 2013

Le immagini eloquenti: Vespri camaldolesi

Se questo è un Papa. Ricevo l'immagine da twitter. Questo il commento di Cantuale Antonianum. Da quel che di solito scrive è tra i siti entusiasti di Bergoglio; e tuttavia, in quest'occasione, non manca di osservare: Santità ci dia il buon esempio! L'abito corale i preti non lo porteranno se quando presiede l'Ufficio lei non lo porta....

Conosco il monastero sull'Aventino, oggetto della visita. Da anni ospita tutti i più grandi incontri ecumenici, e del dialogo ebraico-cristiano. Senza rete. Nel senso che si tratta delle esperienze più innovative e senza remore nei confronti del 'falso' ecumenismo. Lo dico per esperienza diretta.

La Creazione geme e soffre come nelle doglie del parto

Riprendo questo post dal blog MI-CHA-EL che seguo da tempo, nel quale si possono trovare molte 'perle' e intuizioni interessanti e ben motivate. Lo cura uno scienziato credente; quindi contempera le esigenze rappresentate dal lettore Franco dell'attualizzazione, anche attraverso un linguaggio scientifico, delle verità di fede assimilate e vissute. Per condividere e allargare l'orizzonte.

Da un po’ di anni veniamo colpiti continuamente da notizie di sconvolgimenti naturali che avvengono in diverse parti del mondo e che provocano innumerevoli vittime: terremoti, tsunami, cicloni, alluvioni, carestie e altro.
Io credo che la natura sia in sofferenza un po’ per causa nostra ma anche e soprattutto perché è come se contenesse in sé il seme della corruzione.

Il discorso di Napolitano conferma alcuni messaggi controversi del papa divenuti vulgata corrente

Il testo del Presidente Napolitano è tratto dal sito ufficiale del Palazzo del Quirinale. Ne ho stralciato alcuni punti nevralgici inserendovi delle chiose. Dal discorso emergono affermazioni che risultano gravi, se si pensa che normalmente in occasioni del genere si tratta di testi ufficiali resi noti prima dell'evento. Dunque il papa - o anche i suoi più vicini collaboratori - hanno avuto occasione di leggere in anticipo certe conclusioni, che confermano la vulgata corrente da noi più volte stigmatizzata. Tuttavia non hanno colto l'opportunità, - o meglio la necessità - di rettificarle, attraverso una congrua dialettica, nel discorso del papa. Pressappochismo o connivenza?

Prima dell'analisi che segue, ritengo importante inserire qui la riflessione di un lettore, Franco, che condivido. E, mi vien da pensare che potrei interrompere le analisi e intensificare le preghiere; ma ci son cose che non possono essere taciute e che limito all'essenziale.
"...ho letto parecchi scritti e biografie di santi. per cui penso di avere qualche termine di paragone. Tra i santi, il vescovo-gentiluomo san Francesco di Sales, quello che affermava "Attira più mosche un cucchiaino di miele che un barile di aceto" e a una dama, che gli poneva il problema della scollatura negli abiti di gala, inevitabili nella vita di società, consigliava di infilare una rosa nel punto strategico. Inoltre san Filippo Neri ( inventore degli "oratori" per l'infanzia ), il quale a un signore che si era accusato di aver mormorato e sparlato diede la penitenza di girare per Roma spennando un pollo; a seguire, gli chiese di raccogliere le penne ( ormai impossibile ): operazione pedagogica per fargli capire quanto sia difficile ricostruire la buona fama altrui che si è intaccata. Nella stessa linea, il raccontino che penso ricorderà de "il miracolo delle noci" fatto da Fra Galdino ne "I Promessi Sposi".
Ebbene, credo che Jorge Mario Bergoglio appartenga a questa categoria di predicatori coloriti-pittoreschi (il che non esclude sincerità e intensità di sentimento); d'altra parte temo anche che non sia un teologo ferrato (non risulta una laurea in teologia dogmatica), per cui si è lasciato andare ad approssimazioni "pastorali" oggettivamente inquietanti. Questo anche per il suo carattere tendente all'effervescenza comunicativa (credo di capirlo perché anch'io sono fatto così).
L'auspicio migliore, come detto sopra da altri, è che il suo entourage riesca a tirarlo per la talare e a raccomandargli prudenza e aplomb, visto che "voce dal sen fuggita più richiamar non vale".
Come già detto, non sono un "normalista", ma un "attendista": vorrei capire dove si sta andando a parare, dopo il disorientamento di questi mesi.
Aggiungo che il "pubblico" da coltivare non è soltanto quello popolare, sempre di bocca buona; esiste quello degli acculturati di un certo livello (per motivi professionali, il che non attribuisce loro alcun merito speciale rispetto alla massa) a cui bisogna fare discorsi rigorosi e critici, oltre il "volemose bene". L'estensore dell'enciclica "Pascendi" fu il gesuita padre Enrico Rosa.
Mi sembra che papa Bergoglio come predicatore faccia quello che dovrebbe fare qualsiasi buon parroco, svolgendo una funzione di "supplenza"; tuttavia il suo ruolo, con relativo stile, dovrebbe ormai essere un altro.

mercoledì 20 novembre 2013

Gnocchi – Palmaro. Sull'Intervista archiviata

Ricevo e volentieri pubblico.

Accolta “con gioia” come si usa nella Chiesa d’oggi, difesa senza “se” e senza “ma”, ermeneutizzata come si conviene e poi, alla fine, ritirata dal sito internet vaticano, dove era rimasta un mese e mezzo: da famosa che era, l’intervista di Papa Francesco a Eugenio Scalfari è stata archiviata con un semplice click. 

Attendibile nel suo complesso, ha spiegato il direttore della sala stampa padre Lombardi, non lo è in alcune singole parti, anche se il controverso passaggio sulla coscienza sarebbe “del tutto compatibile con il Catechismo della Chiesa cattolica”.

Pur deposta nei faldoni della semplice cronaca, tale vicenda rimane a indicare un tasso di confusione eccessivo persino per un ospedale da campo. E’ davvero strano che nessuno si sia chiesto, preventivamente e prudentemente, se l’intervistatore della stampa volterriana fosse un malato venuto a farsi curare o un untore neanche troppo mimetizzato. Riconoscere cosa vi sia nell’animo dell’interlocutore mondano è questione che lo stesso papa Francesco, nell’omelia di Santa Marta di lunedì scorso, ha indicato come essenziale. Commentando un passo del “Libro dei Maccabei” ha messo in guardia dal rischio di fare mercimonio della fedeltà al Signore, poiché lo spirito del mondo negozia tutto. 

Mons. Francesco Moraglia. Chiese tra culto e cultura

Il testo che segue può apparire come un monito al recente progetto, evidentemente avallato dalla diocesi di Milano, di costruire un ristorante tra le guglie del Duomo in vista dell'Expo 2015. Se fronteggiare  la tendenza all'accesso a pagamento nelle Chiese e “soprattutto recuperare il senso del sacro, del mistero e dell’adorazione è essenziale”, come ricorda Moraglia e la recente disposizione della CEI di cui egli riporta i punti principali, non mancano tuttora in tutta Italia (da Firenze, a Verona a Siena e spero che almeno a Venezia non accada più) e mi risulta anche in Spagna, gli ingressi a pagamento ai luoghi di culto che custodiscono opere d'arte. Ora, prevedere una terrazza-bar in un contesto sacro, se non è simonia o sacrilegio è svilimento e contribuisce sempre più alla crescente desacralizzazione non solo liturgica, che è il fulcro di tutto il resto.
Tacerà anche su questo il papa della “Chiesa dei poveri”, la cui parola è certamente più autorevole di quella dei vescovi (o almeno dovrebbe esserlo)?

Versione testuale dell'intervento completo del Patriarca di Venezia al convegno "Chiese tra culto e cultura" (Museo diocesano di Venezia, 24 ottobre 2013)

Saluto cordialmente tutti i presenti; ringrazio gli organizzatori del Convegno e in modo particolare l’architetto don Gianmatteo Caputo, direttore del Museo diocesano e dell’Ufficio per la Pastorale del Turismo e la Promozione dei Beni Culturali del Patriarcato di Venezia.
 Quest’incontro - che raduna i responsabili e gli esperti di diverse diocesi per riflettere sul tema “Chiese tra culto e cultura” - consente di soffermarsi su un argomento che ho già avuto modo di trattare nell’introduzione al calendario liturgico diocesano dell'anno pastorale che sta per concludersi e che è stato segnato dalla celebrazione dell’Anno della Fede, a 50 anni dalla solenne inaugurazione del Concilio Ecumenico Vaticano II.

Il tema concerne l'uso delle chiese, nate e pensate per rendere culto a Dio e, nello stesso tempo, plasmate di arte e bellezza che le rendono oggetto di attenzione e fruizione da parte di numerosi visitatori (a Venezia 25.000.000 ogni anno). Come recita il tema del convegno, le nostre chiese si trovano realmente tra culto e cultura.

Intervista a Mario Palmaro

Ricevo e pubblico il testo dell'intervista rilasciata da Mario Palmaro di cui si è fatto un gran parlare in questi giorni. Se dovessi condensarla in due parole: chiarezza ed equilibrio. Un'occasione in più per meditare e pregare. E condividere

La parola ai tradizionalisti
“Dissolvete la fede nel mondo”


Forse sorprenderanno i nostri lettori sia l’interlocutore sia i contenuti di questa intervista. Mario Palmaro, giurista e bioeticista, appartiene alla galassia dei cattolici tradizionalisti. Quanto alle risposte, si farebbe prima a dire quello che condividiamo rispetto a quello che non condividiamo. Ci sembra tuttavia opportuno dare parola a una sensibilità ecclesiale diversa perché l’esercizio del dialogo è pratica esigente prima dentro e poi fuori della Chiesa, perché le parti di verità degli altri non vanno perdute, perché, nel momento in cui i colloqui istituzionali languono, le comunità debbono farsi carico della fede di tutti. Palmaro, assieme ad Alessandro Gnocchi, ha scritto un articolo dal titolo Questo papa non ci piace. A noi e al popolo cristiano piace molto. Resta, ed è ciò che conta, la fede comune e la pietas davanti alle prove della vita di cui si parla nell’ultima risposta (L. Pr.).

martedì 19 novembre 2013

Ecco come si sta affondando il promettente Ordine dei Francescani dell'Immacolata

Non abbiamo altra arma che parlarne per diffondere l'informazione e, completamente impotenti in questa temperie assurda, intensificare la preghiera. Fa male anche a me dover leggere. e riportare, certe cose. Da Basta Bugie del 15 novembre.

Dopo le ingiustizie subite dal ramo maschile, padre Fidenzio Volpi sta tentando di estendere la sua competenza anche alle Francescane dell'Immacolata
Fa sempre un po' pena dover scrivere certe cose, ma mi sembra importante per aiutare i lettori a capire meglio alcune dinamiche "troppo umane".
Il 29 settembre, il sito mediatrice.net, diretto da padre Alfonso Bruno, nuovo Segretario generale dei Francescani dell'Immacolata all'epoca del commissario Fidenzio Volpi, riporta un intervento dal titolo "Corsi e ricorsi storici: dalla violenza verbale alla violenza fisica", che si snoda a mostrare come spesso la violenza verbale delle ideologie, in particolare negli anni Settanta, che videro l'esplodere del terrorismo, si sia poi tradotta in azioni violente. Considerazioni interessanti e condivisibili, senonché ad un certo punto si trova scritto: "Oggi, le tendenze ideologiche più radicali sono state sostituite da quelle identitarie, altrettanto – se non più ancora – estreme. C'è l'identitarismo razziale...; c'è però – soprattutto – l'identitarismo religioso. Qui, si è portati a pensare ai Musulmani: ci sono indubbiamente gli islamisti fanatici, ma in fatto di fanatismo non scherzano nemmeno certi estremisti cattolici". E si prosegue tratteggiando l'identikit di tali "estremisti": fanatici vandeani, desiderosi di bruciare gli eretici, e pronti a breve a passare alla violenza; "per adesso, il loro rogo è ancora subliminale, e riguarda le idee, ma – continuando su questa strada – si passerà prima o poi alle vie di fatto. Lo slogan e l'insulto hanno soppiantato, sugli attuali mezzi di comunicazione ogni ragionamento".

S. Messe Antiquior alla Cattolica di Milano

Mercoledì 20 novembre, alle ore 17.45
 don Konrad zu Loewenstein FSSP
celebrerà la S. Messa cantata

Il giorno seguente, 21 novembre, alle ore 12
( Festa della Presentazione al Tempio della B.V.M. )
verrà celebrata una S. Messa letta

Come di consueto, le Sante Messe saranno celebrate presso la Cappella san Francesco. 

Gli organizzatori rivolgono un caldo invito a tutti coloro che amano la Liturgia antica di aiutare gli altri ragazzi che organizzano la Santa Messa in Università.

email di uno degli organizzatori : mcarnieletto28@gmail.com

lunedì 18 novembre 2013

Passaggio a rischio. E allora?

Sulla pagina de L'Osservatore Romano del 17 novembre. La crisi dell'alleanza tra le generazioni nel convegno "Ho ricevuto, ho trasmesso" organizzato dal Pontificio Consiglio per la famiglia. Chi dovrebbe avere e dare la soluzione, si perde in un'analisi infinita e, nelle occasioni di confronto o di impegno di fronte al mondo, si pronuncia per la non vita o per la meno vita, che fa lo stesso. [vedi - e qui]. Per non parlare del silenzio del trono più alto.
A giudicare dalle scarne parole riportate dal quotidiano della Santa Sede - occorrerebbe tuttavia verificare gli atti, ma allora sarebbe stato giusto parlarne - sembra si rimanga alla constatazione di dati di fatto e all'espressione di sensazioni, ma manchi il perché e le risposte. Mi colpisce perché si riallaccia al discorso che sviluppavamo prima a proposito dell'articolo sul 'caso' della contestazione del libro della Miriano in Spagna e su ciò che implica.
Il problema intergenerazionale appartiene anche alla Chiesa e, se c'è difficoltà di comunicazione, significa che siamo alla confusione delle lingue.

Giorgione, Le tre età
"Attraversiamo una fase storica delicata e rischiosa, anche sul fronte delle relazioni inter-generazionali e, in particolare, tra genitori e figli. È a rischio il legame di eredità culturale e spirituale tra le generazioni, nella trasmissione di una visione del mondo e dell'essere umano, e dunque, anche la trasmissione della fede": da qui, spiega l'arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, l'idea del convegno: «Ho ricevuto, ho trasmesso: la crisi dell'alleanza tra le generazioni», che si è svolto il 15 e il 16 novembre a Roma nella sede del dicastero pontificio. Nel suo intervento il vescovo di Novara, Franco Giulio Brambilla, sottolinea che "siamo di fronte a un crinale drammatico: non solo si dà alla luce meno vita, ma si nasce e si riceve anche una vita che è di meno". E aggiunge: "Lo dico con il mio linguaggio di pastore: è possibile dare alla luce una vita senza dare una luce per vivere?". Da parte sua il teologo Pierangelo Sequeri rileva che "la storia occidentale (e non solo) è attualmente come sospesa sulla soglia di un'adolescenza infinita".

Mario Palmaro e la telefonata del papa: fedeltà e vigilanza credente e responsabile

Interessante : le parole di Mario Palmaro e la sua bella testimonianza, riportate da Cristianesimo cattolico.

«Sì, è vero. Ho ricevuto la telefonata del Papa. È successo due settimane fa, il primo novembre, il giorno dei Santi. Ma naturalmente ho tenuto la cosa per me. Nessuno avrebbe dovuto saperlo, si è trattato di una conversazione di natura assolutamente privata. Ma visto che ne hanno parlato le agenzie…».

Siamo ormai abituati al fatto, fino a oggi inconsueto, di un Pontefice che alza la cornetta e chiama direttamente chi vuole. Uno stile e un tratto umano diventati proverbiali. Ma certo non se lo aspettava, di sentire quella voce, Mario Palmaro, giornalista e scrittore, che insieme a Alessandro Gnocchi da anni scrive articoli e saggi sui temi della fede e della vita della Chiesa. È lui che racconta a Libero - di cui è collaboratore insieme a Gnocchi - la storia di questo momento intenso e commovente da lui vissuto in prima persona e che appunto non avrebbe mai voluto rivelare.

Essere donne (e uomini) oggi. Interessanti sviluppi del 'caso' spagnolo sul libro della Miriano

Da blog di Costanza Miriano, riprendo questa intervista per  El Huffington Post, sulle persistenti polemiche  dopo l’uscita in Spagna del libro “Cásate y sé sumisa”. Doppiamente interessante sia per inquadrare l'inquietante fenomeno che si inserisce nelle derive morali e antropologiche della nostra società che per conoscere la ricca e feconda visuale di una donna cristiana che pensa ed esprime le ragioni della sua fede e del suo essere donna credente oggi.


A cosa si deve il successo del suo libro in Italia?

Il libro inizia con me che rispondo a una telefonata di un’amica in crisi, che non si decide a sposarsi. Una telefonata tra amiche sul tema dell’identità femminile, che è, io credo, quello su cui si gioca la partita centrale della nostra culturale. Cosa vuol dire essere uomo e donna oggi. Teorie di genere o antropologia cristiana. Il tutto tradotto in un linguaggio pop, passando dalle calze parigine al Catechismo, dai trucchi per dormire in bagno quando ci sono i figli neonati (appoggiando la testa al rotolo di carta igienica) alla Bibbia.

Parole e pensieri su cui soffermarsi

Spigolando su Infinito quotidiano, si trova sempre qualcosa su cui vale la pena soffermarsi. Può trattarsi sia uno dei tanti pensieri di Daniele, o anche della raccolta di una sua citazione come questa che segue: parole che parlano anche al nostro presente, perché esprimono verità di ogni tempo.

Dietrich Von Hildebrand scriveva nel 1969 queste parole. La loro attualità è impressionante.

« Chi nega il peccato originale e la necessità di redenzione del genere umano, annulla il significato della morte di Cristo sulla Croce ed è un falso profeta.

Chi dimentica che la redenzione del mondo attraverso Cristo è la sola fonte di vera felicità e che nulla al mondo può essere paragonato a questo unico fatto glorioso, colui non è più un vero cristiano.

Chi non accetta più la assoluta supremazia del primo comandamento di Cristo – Ama Dio sovra ogni altra cosa – e sostiene invece che l’amore di Dio si esprime solo nell’amore del prossimo, colui è un falso profeta.

domenica 17 novembre 2013

Il ministero dei Santi Angeli nella Comunione dei Santi

Una sintesi degli scritti di Mons. Piolanti da Disputationes Teologicae

9 novembre 2013, Dedicazione della Basilica del SS. Salvatore (San Giovanni in Laterano)
Nelle immagini a fianco due diverse inquadrature dell'Abside con la Cattedra

Per riportare all'attenzione di tutti noi questi nostri compagni preziosi, troppo spesso dimenticati.


Gli Angeli compagni insostituibili dell’uomo

La solennità di tutti i Santi s’apre coll’antifona al Magnificat dei Primi Vespri e, prima ancora di glorificare i Patriarchi e i Profeti, gli Apostoli e i Martiri, gli Anacoreti e i Confessori, la Chiesa chiede l’intercessione di tutti gli Angeli Santi: “Angeli, Archangeli, Troni et Dominationes, Principatus et Potestates, Virtutes caelorum, Cherubim atque Serafim… intercedite pro nobis”.

La festa della Comunione dei Santi - quanto poco vi si pensa in questi tempi in cui il razionalismo ammorba tanto la fede quanto la pietà - rimanda ad una grande verità di nostra santa Religione: la vita della Chiesa e gli scambi fondati sulla carità tra il Cielo, la Terra e il Purgatorio, ma lo stesso ordine naturale del creato, non potrebbero andare avanti senza l’aiuto degli Angeli. Senza di essi l’edificazione del Corpo Mistico si bloccherebbe quasi come la costruzione d’un palazzo non potrebbe procedere senza supervisori al servizio dell’Architetto autore del progetto, senza messaggeri d’ordini che facciano l’andirivieni fra i diversi piani, senza esperti con maggior scienza che istruiscano il manovale ignaro. È quasi una necessità; non che Dio abbia strettamente bisogno di essi, ma l’ordine dell’insieme in quanto opera d’infinita saggezza quasi lo esige. Per San Tommaso tanto sono legati il mondo materiale e quello spirituale, tanto sono complementari che egli propende addirittura per la tesi teologica per cui la creazione dei due mondi - quello angelico e quello materiale - sia simultanea e ciò perché in certo modo sono fatti l’uno per l’altro; essendo parti complementari dell’unico universo uscito dalle mani di Dio e che a Lui ritorna c’è una certa convenienza a che insieme siano venuti all’esistenza[1].

Grave lapsus teologico di Padre Federico Lombardi

Riprendo da Una Vox l'articolo di Arnaldo Xavier da Silveira nella traduzione approvata dall'Autore, il cui testo originale è pubblicato sul sito Bonum Certamen.
Intanto, da Vatican Insider del 15 novembre scorso, apprendiamo che La Santa Sede ha deciso di cancellare dal sito web vaticano il testo del colloquio tra papa Francesco ed  Eugenio Scalfari. 
Alle domande dei giornalisti sul perché di questa  decisione, il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha risposto: «L'intervista è attendibile in senso generale, ma non nelle  singole valutazioni: per questo si è ritenuto di non farne un testo consultabile sul sito della Santa Sede. In sostanza, togliendola si è fatta una messa a punto della natura di quel testo. C'era qualche equivoco e dibattito sul suo valore. Lo ha deciso la Segreteria di  Stato».
Evidentemente si sono accorti che il testo oltre a non essere magistero, presentava problematicità. Ma purtroppo i danni ormai provocati non possono cancellarsi con un colpo di spugna. Persino l'antidoto di una improbabile pubblica smentita di certe conclusioni relativiste sarebbe meno efficace rispetto all'assertività acritica prodotta da certe affermazioni.
C'è da notare che la rimozione non equivale né ad una smentita né a necessari chiarimenti. In ogni caso dovrebbe far riflettere tutti quelli che in queste settimane hanno accusato di arretratezza i tradizionalisti che avevano formulato osservazioni, tentando di confutarle o eluderle con interpretazioni forzose che difendono l'indifendibile. 

Grave lapsus teologico di Padre Federico Lombardi

1] Negli ultimi mesi la stampa internazionale ha riportato ampiamente due interviste di Papa Francesco, la prima concessa al Direttore de La Civiltà Cattolica (1), la seconda al fondatore del quotidiano romano La Repubblica (2) [il link al testo pubblicato sul sito Vaticano è ora disattivato]. Entrambe hanno provocato le veementi reazioni di numerosi settori cattolici antimodernisti in tutto il mondo (3), perché in esse il Papa ha assunto posizioni del tutto aberranti rispetto alla dottrina cattolica tradizionale, come le seguenti:

a. Ha insinuato che la fede ammetta le incertezze. – Ora, la Chiesa ha sempre insegnato che, per la virtù soprannaturale della fede, noi abbiamo una conoscenza assolutamente certa della verità rivelata, non soggetta a dubbi, basata sulla parola di Nostro Signore, che non può ingannarSi né ingannarci.

b. Ha detto: “Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi”. – Questa affermazione, che suggerisce che venga attenuata la posizione della Chiesa nei confronti dei detti peccati, scoraggia, in modo forse indiretto ma pesante, le magnifiche reazioni che si sono avute a riguardo in tutto il mondo cattolico.

sabato 16 novembre 2013

ALLARME SCUOLA e LIBRI DI TESTO

Pubblico questo messaggio di una lettrice, che raccomando alla vostra attenzione. Esprime una serie di preoccupazioni più che attuale. Sono questioni venute fuori anche in altre occasioni, ma credo che qui in Italia non siamo così attrezzati come ad esempio negli Stati Uniti. Ricordo articoli di Rorate Caeli che purtroppo non ho approfondito o di blog francesi: in Francia combattono da più tempo rispetto a noi.
Penso tuttavia che la scuola sia solo una parte del problema anche se, insieme alla famiglia, è l'agenzia formativa più influente. Poi c'è tutto il resto: media, spettacoli, amicizie, tutto un mondo esterno con tendenze e disvalori ormai generalizzati. E non ci si può isolare od estraniare del tutto dal contesto. Certo un fronte coperto può aiutare non poco. Ci vorrebbe una rete di sostegno con un'aggregazione ad hoc di cattolici: culturale, editoriale ed anche altro, non esclusi gli aspetti pastorali, che sono quelli che possono fecondare e alimentare la dinamica motrice del tutto.

Gentile Mic, lancio un appello a lei e ai collaboratori del blog, nel caso ci sia tra di loro qualcuno in grado di aiutarmi.

Ho due figli e sono molto preoccupata per la loro educazione. L'insegnamento nella scuola, tanto la pubblica quanto quella cattolica, sta degenerando a un ritmo vertiginoso; a parte le nuove concezioni educative che promuovono un approccio finalizzato a "stimolare" la libera creatività dei bambini a scapito della più tradizionale disciplina (io sono nata a Reggio Emilia dove si vanta il primato delle "scuole dell'infanzia migliori del mondo", ovvero scuole in cui i bambini vengono (mal-educati a fare tutto quello che vogliono secondo un aberrante ideale pedagogico alla Rousseau), ora l'allarme si estende, in modo ancora più drammatico, ai contenuti (vedi l’irruzione dell’ideologia del gender, la legge cosiddetta sull’omofobia, l’educazione sessuale fondata su contraccezione e aborto, la nascita di scuole materne in cui bambini e bambine non sono aiutati a coltivare correttamente la propria identità sessuata, ma educati in modo “neutro” in attesa che siano loro, in futuro, a scegliere; la diffusione di favole per bambini o di spettacoli e sceneggiati per le scuole in cui il naturale approccio alla diversità sessuale viene stravolto, l'imposizione di culti non ortodossi, come i festeggiamenti di Halloween - ormai abbiamo deciso di non mandare più nostra figlia all'asilo il 31 di ottobre, per evitare che la travestano, a forza e senza consultarci, da zucca o da morto vivente... - ; per non parlare dell'insegnamento religioso vero e proprio, dove al magistero tradizionale della Chiesa si sostituiscono ideali conformi piuttosto al nuovo ordine mondiale: la supposta uguaglianza delle religioni, con una particolare riverenza al dettato ebraico e al culto della shoah, il lassismo di una pastorale che nega l'inferno, la giacobina democrazia della nuova pastorale, dove i questionari per i fedeli si oppongono all'autorità della gerarchia ecclesiastica, e così via...).