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martedì 31 dicembre 2013

Rimini. Adorazione notturna 3 gennaio

« Fra tutte le devozioni, quella di adorare Gesù Sacramentato è la prima dopo i sacramenti, la più cara a Dio e la più utile a noi »
Sant'Alfonso Maria dè Liguori

Ogni primo venerdì del mese, presso il Priorato Madonna di Loreto di Rimini, si svolge l'adorazione notturna.

Da più di un anno si registra la presenza costante, oltre che dei tanti fedeli della FSSPX, di persone che provengono da parrocchie del circondario e si sono avvicinate alla tradizione grazie a questo momento di grazia che termina con la celebrazione della Santa Messa nel rito Romano antiquior
Per le confessioni, ci sono sempre sacerdoti disponibili.

L'appuntamento di questo mese è per 
Venerdì 3 alle ore 21

Tutto, praticamente tutto viene permesso, tutto eccetto la Tradizione.

Chiudiamo l'anno, ma anche apriamo l'anno nuovo, con questa consapevolezza, auspicio e attese dei nostri cari sacerdoti di Vocogno.

Editoriale "Radicati nella fede" Anno VII, n° 1  - Gennaio 2014

 Dopo il coraggioso e, nello stesso tempo, timido gesto di Benedetto XVI, costituito dal motu proprio del 2007, si è assistito ad una costante opera di “confino” della Tradizione della Chiesa.
 Il Santo Padre disse che la Messa antica non fu mai abolita. In qualche modo confermò che non si può abolire, perché l'Autorità nella Chiesa serve a custodire la Tradizione come fonte della Rivelazione, così come serve a custodire la Sacra Scrittura, e non può mai far da padrona su di esse; se facesse da padrona, l'Autorità non sarebbe quella voluta da Nostro Signore e si configurerebbe come autoritarismo.
 Ebbene, dopo il motu proprio Summorum Pontificum, le varie curie diocesane si impegnarono in una instancabile opera per fermare, arginare, confinare qualsiasi tentativo di ritorno alla gloriosa Tradizione della Chiesa, in campo sia liturgico che dottrinale.
 È stato il boicottaggio totale della volontà del Papa, volontà che poi era un semplice atto di giustizia: non si può abolire la Messa che la Chiesa ha celebrato per quindici secoli e che ha fatto i Santi.

lunedì 30 dicembre 2013

Chi è padre Manelli

Padre Stefano Maria Manelli nasce a Fiume, in Istria, il 1° maggio 1933: sesto di ventuno figli (sì, ventuno).


Dei suoi genitori, figli spirituali di padre Pio, è attualmente in corso il processo di beatificazione (sì, di entrambi).

Padre Manelli riceve la Prima Comunione nel 1938 (sì, all'età di cinque anni), da padre Pio (sì, da san Pio da Pietrelcina).

Entra nei Frati Minori Conventuali l'8 dicembre 1945 (sì, all'età di dodici anni).


Completerà il percorso di formazione con la professione definitiva dei voti a maggio 1954 (sì, appena compiuti i ventun anni).


Viene ordinato sacerdote nel 1955 (sì, a ventidue anni).



Biografia completa

Don Guy Pagès. Evangelii Gaudium e l' Islam: Lettera aperta al papa

Ricevo direttamente dall'Autore - che ringrazio - e volentieri traduco e pubblico, con gran condivisione.
L'originale è pubblicato qui.
Si tratta del seguito alla Lettera precedente, pure da noi ripresa, rimasta senza risposta (del resto non si tratta né di Scalfari né di un ateo né di un miscredente!).

Combinazione proprio oggi, Sandro Magister pubblica un testo di approfondimento sullo stesso argomento di Samir Khalil Samir.

Santo Padre,

E' con rinnovato dolore, e con tutto il rispetto filiale che le devo, a nome di molte persone turbate dai suoi commenti sull'Islam, e ai sensi del canone 212 § 3 [1] , che le invio questa nuova Lettera, poiché non solo non ho ricevuto una risposta a quella che ho mandato sul suo messaggio ai musulmani per la fine del Ramadan , dapprima inviato in privato - e tre volte - e poi pubblicamente, ma perché nella sua Esortazione apostolica Evangelii Gaudium ha appena scritto che « il vero Islam e una corretta interpretazione del Corano si oppongono ad ogni violenza ».  (n. 253). Tale dichiarazione  è certamente motivata dalla sua sollecitudine paterna per i nostri fratelli perseguitati nei paesi islamici, tuttavia, appare come una menzogna terrificante. Infatti, come possiamo affermare che « il vero Islam e la corretta interpretazione del Corano sono contro ogni violenza », poiché  :

domenica 29 dicembre 2013

Te Deum nell'Urbe

Martedì 31 dicembre- ore 17:00
 Basilica di San Nicola in Carcere

Roma, Via del Teatro di Marcello, 46

sarà celebrata dal canonico Reverendo Don Gilles Guitard, dell’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote

la S. Messa nel rito Romano antico
seguita dall’Adorazione eucaristica
con l’esposizione del Santissimo Sacramento e
il canto del Te Deum di ringraziamento al Signore per le grazie elargite durante l’anno.

Ricordiamo l’importanza di quest’inno, che vuole manifestare la lode alle tre Persone della Santissima Trinità, nonché le invocazioni e i ringraziamenti dei fedeli verso Dio Onnipotente.

“Te Deum laudamus:
te Dominum confitemur.
Te aeternum patrem,
omnis terra veneratur.

Tibi omnes angeli,
tibi caeli et universae potestates:
tibi cherubim et seraphim,
incessabili voce proclamant:

"Sanctus, Sanctus, Sanctus
Dominus Deus Sabaoth.
Pleni sunt caeli et terra
majestatis gloriae tuae."

Te gloriosus Apostolorum chorus,
te prophetarum laudabilis numerus,
te martyrum candidatus laudat exercitus.

Te per orbem terrarum
sancta confitetur Ecclesia,
Patrem immensae maiestatis;
venerandum tuum verum et unicum Filium;
Sanctum quoque Paraclitum Spiritum.

Tu rex gloriae, Christe.
Tu Patris sempiternus es Filius.
Tu, ad liberandum suscepturus hominem,
non horruisti Virginis uterum.
Tu, devicto mortis aculeo,
aperuisti credentibus regna caelorum.
Tu ad dexteram Dei sedes,
in gloria Patris.
Iudex crederis esse venturus.

Te ergo quaesumus, tuis famulis subveni,
quos pretioso sanguine redemisti.
Aeterna fac
cum sanctis tuis in gloria numerari.
Salvum fac populum tuum, Domine,
et benedic hereditati tuae.
Et rege eos,
et extolle illos usque in aeternum.

Per singulos dies benedicimus te;
et laudamus nomen tuum in saeculum,
et in saeculum saeculi.

Dignare, Domine, die isto
sine peccato nos custodire.
Miserere nostri, Domine,
miserere nostri.

Fiat misericordia tua, Domine, super nos,
quem ad modum speravimus in te.
In te, Domine, speravi:
non confundar in aeternum.”

sabato 28 dicembre 2013

Lettera di un Frate Francescano dell’Immacolata sotto Commissariamento Apostolico

Padre Kolbe
Su segnalazione di un lettore riprendo lo scritto che segue: è l'esperienza di un Francescano dell'Immacolata sotto la sferza del commissariamento, pubblicata da Libertà e persona. Continuiamo così a seguire la dolorosa e sconcertante vicenda ancora lontana da una soluzione. Si tratta dell'esposizione dei provvedimenti e delle ricadute vissute sulla pelle e nello spirito del diretto testimone. Dalla cruda realtà dei fatti, privi di motivazioni chiare ed esplicite secondo ragione e Magistero, emerge tutta la drammatica e inesorabile liquidità dell'attuale temperie ecclesiale nella quale si sta manifestando un inusitato arbitrio.
Fatti eloquenti di per sé, oggettivamente, al di là di qualunque considerazione di parte.


Frater Vigilius

Da quando P. Fidenzio Volpi, Cappuccino, Commissario Apostolico, è subentrato alla guida del nostro Istituto dei Francescani dell’Immacolata, insieme a nuovi collaboratori, la nostra vita è molto cambiata. Direi che è stata totalmente stravolta rispetto al carisma originario conferitogli dai fondatori, P. Stefano M. Manelli e P. Gabriele M. Pellettieri ed approvato a suo tempo dalla Santa Sede (1/1/1998). La nostra vita si nutriva di spiritualità francescana, di studio delle fonti, di incontri di preghiera e convegni su testi biblici, liturgici, patristici. Attingeva alla ricchissima liturgia Cattolica, sia del Novus che del Vetuso Ordo, con i canti gregoriani del Liber usualis, del Graduale Triplex, con i canti polifonici della tradizione cristiana, ma anche con tanti canti popolari antichi e nuovi in lingua moderna per cui era stato compilato ad uso dei Conventi un apposito libretto. Ogni anno era progettato un simposio internazionale su un tema specifico di teologia cattolica: tutti potevano partecipare, non era chiuso a nessuno. Erano organizzate inoltre con cadenza annuale per i religiosi sia fratelli che sacerdoti giornate di spiritualità, giornate di studio, conferenze sul carisma dell’Istituto, ma anche su temi vari di spiritualità francescana e mariana, aggiornamenti sulla morale e sulla teologia del B. Giovanni Duns Scoto e di altri grandi teologi … Oggi non c’è più nulla di tutto questo! Non solo è venuto a mancare improvvisamente questo substrato spirituale e teologico, che è l’anima della vita interiore per ogni religioso, il suo nutrimento quotidiano per la meditazione e la preghiera, ma a questo non è stato sostituito assolutamente nulla! Solo un silenzio di tomba sull’essenza della vita religiosa e cristiana spira dalle nuove sedi e dai nuovi capi del nostro Istituto.

venerdì 27 dicembre 2013

Don Ariel Levi di Gualdo. Sulla Letterina a «Babbo Natale» dei pretini trendy

LETTERINA A «BABBO NATALE» DEI PRETINI TRENDY 
DEL VENETO CATTOLICO CHE FU …
Un commento del padre Ariel S. Levi di Gualdo alla lettera
scritta da undici parroci veneti per il Santo Natale

Sia lodato Gesù Cristo …

Nella festa del protomartire Stefano mi è lieto augurare grazia, pace e benedizioni da Dio e dal Signore Nostro Gesù Cristo a voi tutti cari lettori, in questa Ottava di Natale che celebra il ricordo vivo del Verbo di Dio fatto Uomo che è inizio, centro e fine ultimo del nostro intero umanesimo, come nell’anno 2000 la Congregazione per la dottrina della fede fu costretta a ricordare a tutti noi con La Dichiarazione Dominus Jesus, data a quattro decenni di distanza da un concilio ecumenico della Chiesa per ribadire, nell’infausta stagione del post concilio egomenico, certi trascurati criteri di centralità e di assolutezza della fede all’esercito di teologi allo sbando e di preti allo sbaraglio, quantunque certi criteri siano noti sin dal Concilio di Nicea celebrato nell’anno 325, perlomeno a chi conosce il Catechismo della Chiesa Cattolica, senza dover tirare neppure in ballo la teologia.

Qualche prete à la page in jeans, scarpe da ginnastica e maglioncino alla Antonio Mazzi o alla Luigi Ciotti – ma anche qualche vescovo toninobellista – potrebbe storcere il naso dinanzi a questo profondo e sincero saluto iniziale tratto dal formulario dell’epistolario paolino. E qualcuno di questi preti trendy, a me che porto la talare nei momenti prescritti e il clergyman negli altri momenti, potrebbe perfino dire: «Quanto sei vecchio e clericale!». Ignari, dietro ai loro jeans sdruciti, che io la talare la porto per coprire i sacerdotali attributi che il Signore mi ha donato per sua grazia e che sono parte imprescindibile del sacerdozio ministeriale che dovrebbe essere conferito tutt’oggi soltanto a uomini certi, quindi per coprire il mio viscerale anticlericalismo. Come infatti ho più volte spiegato, scritto e ripetuto, mai come oggi la Chiesa era giunta ai perniciosi livelli di clericalismo nei quali l’hanno fatta sprofondare i pretini in jeans circondati da giovani brufolosi schitarranti durante liturgie declassate da sacri misteri a teneri incontri sociali e filantropici, dove si parla con gran sentimentalismo di pace, di diritti civili, di profughi sbarcati a Lampedusa, di ecologia e di politica sociale, sino all’apice dell’aberrazione: la carità trasformata in mera e umana solidarietà, in scuola ecclesiale di educazione civica.

Avviso sulla Messa Antiquior a Pisa

Le condizioni della Chiesa di San Giorgio ai Tedeschi a Pisa hanno progressivamente reso ardua la celebrazione secondo il Messale del 1962, che in questa Chiesa è stata ospitata per più di tre anni, fin dalla Quaresima del 2010, quando l'arcivescovo, applicando il motuproprio Summorum Pontificum, diede incarico a mons. Gino Biagini di officiare secondo l'antico rito romano ogni sabato pomeriggio. Dopo aver messo in vendita l’immobile (di proprietà dell’ospedale) di cui la Chiesa fa parte, è stato prima staccato il riscaldamento, poi ridotta la potenza dell’impianto elettrico, quindi (sei mesi fa) tagliata l’acqua. Circa dieci giorni fa, la luce è stata definitivamente staccata, tanto che le ultime due SS. Messe sono state officiate con luci di fortuna (candele, per lo più), come si vede dalla foto che alleghiamo.

Grazie a Dio, le sollecitazioni giunte dal Comitato pisano San Pio V sono state ascoltate e l’arcivescovo Benotto ha disposto il trasferimento della S. Messa in rito antico nella Chiesa di S. Apollonia, in via S. Apollonia, dietro a piazza dei Cavalieri e nei pressi di Borgo Largo. Tuttavia, tale nuova sede attualmente necessita di alcuni adattamenti e in queste feste è occupata da alcuni eventi programmati già da tempo.

Di conseguenza, pur se con sommo dispiacere, si comunica che la S. Messa in rito antico resterà sospesa per tutto il periodo natalizio, Epifania compresa, e riprenderà presso la Chiesa di S. Apollonia, sabato 11 gennaio, con il solito orario (ore 17.40 Rosario, ore 18 S.Messa) e cadenza (ogni sabato).
Daniele Edigati
Coodinamento Toscano Benedetto XVI

giovedì 26 dicembre 2013

Urbi et Orbi. Parlano le immagini

Scorrete questa piccola galleria: anche solo a guardare le immagini, il cambiamento è epocale. Non è solo questione di forma, la sostanza, sta inesorabilmente adeguandosi. Ma c'è un'Essenza immutabile che che nessuno può cambiare e sarà custodita.

Benedizione Urbi et Orbi Natale 2010
Benedizione Urbi et Orbi Natale 2011
Urbi et Orbi Natale 2012
Urbi et Orbi Natale 2013
Benedizione Urbi et Orbi Natale 2013

La tara dei modernisti è la menzogna


Il nostro lettore Viandante ci invia, lo ringrazio e volentieri pubblico, il seguente testo tratto da: “Breve Apologia della Chiesa di sempre” di R.T. Calmel O.P. (Editrice Ichthys 2007)


EPILOGO
La menzogna modernista

È utile smascherare gli stratagemmi dei modernisti, far vedere che questi eretici mentono quando pretendono di non toccare la Chiesa, ma di aiutarla soltanto a rinnovarsi e ad espandersi. In realtà la tradiscono, vogliono farla morire, perché le strappano ipocritamente ciò che è necessario alla sua vita, per sostituirvi ciò che dovrebbe farla morire se non avesse la promessa divina di superare qualsiasi disastro. In effetti alla Chiesa, che è maestra di verità, i modernisti pretendono di imporre un modo di dire e un tipo di magistero che la muterebbero in una pseudo-profetessa diabolica, che impartisce al mondo una dottrina infinitamente fluida in una fraseologia vagamente cristiana. Alla Chiesa, che dispensa la grazia di Dio tramite i sette Sacramenti e che offre al Signore l’unico vero Sacrificio, pretendono di imporre un altro Messale ed un altro rituale che generalizzerebbero la liturgia in una misera impresa di rappresentazioni sedicenti religiose.

mercoledì 25 dicembre 2013

Una "misteriosa compresenza"...

Così esordisce Sandro Magister sul suo blog: 
La visita prenatalizia di papa Francesco al suo predecessore Benedetto ha riproposto al mondo l’immagine dei due papi assieme.
Come fatto storico è senza precedenti. Ma qual è il “mistero” che questo fatto nasconde e insieme rivela? [...]

Sul resto, che spiega «la compresenza di due papi in comunione tra loro, sia l’uno che l’altro visibilmente consapevoli di questa misteriosa compresenza predisposta dalla mano di Dio», preferiamo non pronunciarci e lasciare in sospeso l'interpretazione su "contemplazione" e "azione" e la reciprocità dei ruoli che in genere, in un pontefice - come in ogni cristiano - dovrebbero coesistere, ferme restando le chiamate specifiche che vedono persone dedite prevalentemente all'una o all'altra. Così come resta anomala, soprattutto se messa in questi termini, la "misteriosa compresenza". Qui una precedente riflessione, sul nostro blog.

Buon Santo Natale 2013

«Il Santo Natale è la festa più cara,
più dolce, più commovente
ed è la più cristiana,
è la festa dell´Incarnazione...
è la festa della venuta nel tempo
di chi era infinito,
di chi era l´Eterno,
di chi era la luce insopprimibile,
la vita perfetta...
È venuto povero Bambino...
Il Santo Natale
è la festa della Misericordia di Dio...
»
P. Cornelio Fabro (25 dicembre 1975)

martedì 24 dicembre 2013

Auguri al Santo Padre

Exsulta, filia Sion, lauda, filia Ierusalem:
Ecce rex tuus venit sanctus, et salvator mundi.
Puer natus est nobis, et filius datus est nobis:
cuius imperium super humerum eius
et vocabitur nomen eius, magni consilii Angelus.
Cantate Domino canticum novum: quia mirabilia fecit
Santo Padre,

Lei si appresta a celebrare, tra poche ore, la prima Santa Messa In Nocte come Vicario di Cristo e Supremo Pastore della Chiesa Universale, chiamato a Roma, nel cuore della cristianità, in questa Chiesa che presiede nella Carità e nel governo tutte le Chiese del mondo, confermandole nella Verità come Madre e Maestra.

Vicini e uniti, nel Signore, al suo cuore di padre e pastore e al suo quotidiano impegno di preghiera e di sollecitudine per la Santa Chiesa,  Le rivolgiamo i più fervidi auguri per un Santo Natale, preludio del mistero della Pasqua di Cristo Salvatore nostro.

E le assicuriamo la nostra costante fervente preghiera perché il suo ministero apostolico possa essere un faro che illumina le genti secondo il Cuore di Cristo Signore nostro.

Triste Natale per la cattolicità. Notizie sui F.I. da Imperia

Ci segnalano da Libertà e persona l'ennesimo duro provvedimento. La vicenda rimbalza sulla rete. Se ne parla anche all'estero. Due esempi: [qui] e [qui]. La scure si sta abbattendo con troppo accanimento. Cosa che non succede con realtà ecclesiali davvero problematiche, sulle quali da anni erano in corso analisi promosse presso la Dottrina della Fede. Ma esse hanno posto nella neo-chiesa, chi ama la Tradizione no. Auxilium christianorum ora pro nobis!
In questo articolo precedente, trovate tutti i principali link di quanto abbiamo pubblicato, che tracciano l'excursus della vicenda.

Il susseguirsi di fatti relativi alla vicenda dei Francescani dell’Immacolata che feriscono e mortificano la Chiesa, colpiscono profondamente non solo frati e suore della grande famiglia di questo Istituto, ma anche i fedeli che li conoscono e li frequentano e che si accingono così mestamente a “festeggiare” il Santo Natale.

Quella che più mi tocca, oltre a quelle già note come l’annientamento del Seminario, è la decisione di “chiudere” in modo repentino tre insediamenti nella Diocesi di Albenga-Imperia (il Santuario di N.S. della Rovere a San Bartolomeo al Mare, la Chiesa di San Leonardo a Porto Maurizio e il Santuario di N.S. di Pontelungo ad Albenga) con l’immotivata giustificazione che i frati sono missionari e pertanto devono andare nelle missioni!

In realtà si tratta di una ritorsione nei confronti del Vescovo locale che ha osato difendere e sostenere la richiesta al Commissario da parte di un Padre F.I. per il permesso a poter continuare a celebrare la S. Messa in forma straordinaria per i fedeli che abitualmente la frequentano, anzi ormai si deve dire “la frequentavano” !.

lunedì 23 dicembre 2013

Due Sante Messe "in Nocte" in Rito Ambrosiano Antico

Ci scrive Matteo Borghi. Quando le buone notizie sono poche, bisogna almeno diffonderle. Volevo quindi segnalarvi la celebrazione di
due Sante Messe "In Nocte
in Rito Ambrosiano antico il prossimo 24 dicembre 

secondo il messale del 1954 del beato card. Schuster:

- ore 21.00 presso la chiesa parrocchiale di S. Siro in Misinto (MB). Celebra il parroco, Rev.do don Michele Somaschini
- ore 22.00 presso la chiesa di S. Ambrogio in Legnano (MI). Celebra il nuovo prevosto di Legnano, Rev.do Mons. Angelo Cairati.

Con i migliori auguri di un felice Santo Natale.

Il Natale. Dai Discorsi di Sant'Agostino

40. Dove ti trovi, Cristo, per causa mia?

Il Signore Gesù volle essere uomo per noi. Non si pensi che sia stata poca la misericordia: la Sapienza stessa giace in terra! In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio (Gv 1,1). O cibo e pane degli angeli! Di te si nutrono gli angeli, di te si saziano senza stancarsi, di te vivono, di te sono come impregnati, di te sono beati. Dove ti trovi invece per causa mia? In un piccolo alloggio, avvolto in panni, adagiato in una mangiatoia. E per chi tutto questo? Colui che regola il corso delle stelle succhia da un seno di donna: nutre gli angeli, parla nel seno del Padre, tace nel grembo della madre. Ma parlerà quando sarà arrivato in età conveniente, ci annunzierà con pienezza la buona novella. Per noi soffrirà, per noi morirà, risorgerà mostrandoci un saggio del premio che ci aspetta, salirà in cielo alla presenza dei discepoli, ritornerà dal cielo per il giudizio. Colui che era adagiato nella mangiatoia è divenuto debole ma non ha perduto la sua potenza: assunse ciò che non era ma rimase ciò che era. Ecco, abbiamo davanti il Cristo bambino: cresciamo insieme con lui [Disc. 196, 3].

domenica 22 dicembre 2013

Napoli. Celebrazioni usus Antiquior per il Santo Natale

Napoli : celebrazioni natalizie nella Basilica di San Paolo Maggiore

Orari delle Sante Messe nel venerabile rito romano antico che saranno celebrate nel complesso monumentale della
Basilica di San Paolo Maggiore dei Padri Teatini

- 22 dicembre 2013, IV Domenica d'Avvento, ore 12:15, S. Messa nella Cappella-Santuario di S. Gaetano Thiene, Compatrono di Napoli, sull’Altare costruito sopra il sepolcro del Santo (l’accesso è sempre da piazza S. Gaetano, n. 79); 

- Mercoledì 25 dicembre 2013, Natale di Nostro Signore Gesù Cristo, ore 10:30, S. Messa nella Cappella-Santuario di S. Gaetano Thiene; 

- Giovedì 26 dicembre 2013, Festa di S. Stefano Protomartire, ore 12:15, S. Messa nella Cappella di S. Andrea Avellino; 

- 29 dicembre 2013, Domenica infra octavam Nativitatis Domini, ore 12:15, S. Messa nella Cappella di S. Andrea Avellino; 

- Mercoledì 01 gennaio 2014, Ottava del Natale di Nostro Signore Gesù Cristo, ore 12:15, S. Messa nella Cappella di S. Andrea Avellino; 

- Domenica 05 gennaio 2014, Santissimo Nome di Gesù, ore 12:15, S. Messa nella Cappella di S. Andrea Avellino; 

- Lunedì 06 gennaio 2014, Epifania di Nostro Signore Gesù Cristo, ore 12:15, S. Messa nella Cappella di S. Andrea Avellino. 

sabato 21 dicembre 2013

Francescane dell'Immacolata. Nota ufficiale di chiarimento

Con profonda tristezza e costernazione apprendiamo che nella Lettera circolare dell’8 dicembre u.s., indirizzata a tutti i Frati Francescani dell’Immacolata, il reverendissimo Padre Volpi accusa “alcune esponenti di spicco delle Suore Francescane dell’Immacolata” di aver contribuito a creare una “mentalità distorta”  nei Frati, influenzandone fortemente lo stile di vita.

Riteniamo del tutto infondate tali accuse che, nella loro genericità, offendono tutto il nostro Istituto, e di conseguenza, le rigettiamo in toto, mentre ricordiamo con il nostro Papa Francesco che “chi sparla uccide i fratelli” (2.9.2013), mentre “la misericordia cambia il mondo” (17.3.2013).

Da parte nostra cerchiamo di seguire l’invito del Vicario di Cristo a “camminare in presenza del Signore, con la Croce del Signore; di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla Croce; e di confessare l’unica gloria: Cristo Crocifisso. E così la Chiesa va avanti” (14.3.2013).
[Fonte: Sito 13.12.2013]

Vi ricordo che stiamo cercando di aiutare le care suore. Vedi qui.

venerdì 20 dicembre 2013

Con Francesco chi è fedele a magistero e liturgia viene punito. Esempi

Sul Foglio di oggi, alcune riflessioni di Mattia Rossi, che non possiamo che condividere.

Al direttore - L’uggia di Papa Francesco che traspare dalla rivoluzione alla congregazione per i Vescovi non è solamente verso “chi rompe i coglioni contro l’aborto”, come ha efficacemente notato sul Foglio del 18 dicembre, riferendosi all’allontanamento del cardinale Burke. Dalle nuove rimozioni ed entrate al dicastero vaticano, infatti, si possono facilmente dedurre anche alcune delle linee guida della deriva liturgica in atto con Papa Bergoglio. Già, perché nonostante si continui a sbandierare il contrario, i fatti d’oltretevere dimostrano quanto il Papa gesuita che “nec rubricat nec cantat” abbia a cuore un’inversione liturgica rispetto al pontificato del suo predecessore.

Come ultimo esempio, in ordine cronologico, era arrivata la comunicazione di padre Lombardi: gli otto cardinali, aveva annunciato il direttore della Sala stampa, “hanno cominciato a confrontarsi sulla congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti”. Il consiglio della corona, dunque, comincerà – così come fece il Vaticano II – a riformare partendo dalla liturgia, da quel dicastero rimasto baluardo ratzingeriano e guidato dal “piccolo Ratzinger”, il cardinale Antonio Cañizares Llovera. E poi, la notizia delle nuove nomine al dicastero dei Vescovi. Stupiscono – ma forse nemmeno troppo – due ingressi in particolare, data la loro spaventosa complementarietà liturgica: il cardinale João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, e monsignor Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster.

Il primo, Braz de Aviz, è il detentore del pugno di ferro contro i Francescani dell’Immacolata (ma, al contempo, anche delle carezze verso le suore “eretiche” americane). E’ colui che, ex auditu di Papa Francesco, ha commissariato il fiorente ordine tradizionalista e costretto all’embargo la messa antica.

giovedì 19 dicembre 2013

Per nazismo e comunismo in principio non è il Verbo ma l'Azione

L'intuizione di Amerio così ben argomentata, purtroppo oggi vede dispiegarsi tutte le sue nefaste conseguenze anche nella chiesa. L'agire che precede il conoscere, il sentimento che prevale sulla ragione, prassi ateoretica senza approfondimenti: il filo conduttore dell'Evangelii Gaudium e di tutte le riforme che stanno subendo un'accelerazione inimmaginabile. Questioni che abbiamo già approfondito in molte pagine. 

Occhiello: « Il rischio di scindere l’amore dalla verità in un inedito di Romano Amerio ». [vedi anche]

Estratto di un inedito di Romano Amerio, gentilmente concesso da Enrico Maria Radaelli, pubblicato da « L’Osservatore Romano » il 18 marzo 2009 (p. 4); titolo originale: « La questione del Filioque. Ovvero la dislocazione della divina Monotriade », (trascrizione della relazione appositamente registrata e poi letta da Enrico Maria Radaelli – per conto dell’Autore ancora vivente – al Convegno organizzato dalla rivista “antimodernista” «Sì sì no no», Albano Laziale, 8-10 dicembre 1994). La presentazione su OR è di Raffaele Alessandrini.
[Presentazione di Raffaele Alessandrini] Noto soprattutto per alcune sue posizioni critiche non prive di asperità nei confronti della teologia moderna e dello stesso concilio ecumenico Vaticano II, Romano Amerio fu sempre fedele e rispettoso alla Chiesa istituzionale. Ciò gli consentì di proporre un singolare contributo personale di pensiero e di meditazione avvalorato dall'umiltà e dallo spirito d'ubbidienza filiale che sempre dovrebbe connotare chi nella Chiesa si ponga in ricerca. Quello stesso spirito di ubbidienza che risalta, come già capitò di osservare, anche nelle posizioni di un personaggio in apparenza lontano da Amerio quale fu don Lorenzo Milani. In realtà la prossimità tra i due non si limita solo all’ubbidienza e al profondo senso dell’unità ecclesiale. 
Il fatto è che quando l’uomo riconosce il primato alla verità, il Lògos, essa attira e costringe a sé l’amore, la volontà e la libertà; richiede di conformarsi alla sua luce. Via obbligante, ma certo non obbligata, dal momento che l'uomo può scegliere lucidamente di aderire a essa come di dissentire, è nondimeno una strada su misura per gli umili; per chi sa credere come un bambino.

mercoledì 18 dicembre 2013

La "libbertà de pensiero"

Comunemente, chi non si allinea al pensiero dominante viene definito pecora nera. Meditate questi versi di Trilussa sul "libero pensiero" e come rischia di finire il gatto nero.
Domanda: qual è la vera libertà di pensiero?


Un Gatto bianco, ch’era presidente
der Circolo der Libbero Pensiero
sentì che un Gatto nero,
libbero pensatore come lui,
je faceva la critica
riguardo a la politica
ch’era contraria a li principî sui.

“Giacché nun badi alli fattacci tui,
-Je disse er Gatto bianco inviperito-,
rassegnerai le proprie dimissione
e uscirai da le file der partito:
ché qui la pôi pensà libberamente
come te pare a te, ma a condizione
che t’associ a l’idee der presidente
e a le proposte de la commissione!”
“E’ vero, ho torto, ho aggito malamente…”
Rispose er gatto nero.
E pe' restà ner Libbero Pensiero
Da quella vorta nun pensò più gnente.

TRILUSSA – 1920

martedì 17 dicembre 2013

Messe Tridentine. Dicembre alla Cattolica

Il 18 dicembre, alle ore 17:45
 don Konrad zu Loewenstein SSPF celebrerà
la S. Messa del mercoledì delle tempora di Avvento

Il giorno seguente, 19 dicembre, alle ore 12
Feria di Avvento

Il luogo delle celebrazioni sarà la Cappella di San Francesco sita al primo piano dell'edificio monumentale di Largo Gemelli, lungo l'ambulacro 3 e presso la sommità della scala D.

Ricordiamo ancora a tutti che, su richiesta dell'Assistente Ecclesiastico Generale S. Ecc.za Mons. Claudio Giuliodori, dal mese di novembre l'orario della Santa Messa del mercoledì è stato anticipato alle 17.45 onde evitare la sovrapposizione con la celebrazione che si tiene nella Cappella del Sacro Cuore alle ore 18.00.

Con l'auspicio di vedervi numerosi, cordialmente vi salutiamo.
Inoltre esprimiamo a chi non potrà essere presente i nostri più sinceri auguri di un buon Natale e di un felice Anno nuovo.
Gli studenti organizzatori

lunedì 16 dicembre 2013

Anche per oggi, niente happy end

Il motivo per riproporre ancora l'articolo di mercoledì scorso di Gnocchi e Palmaro "Anche per oggi niente happy end" è perché vi leggiamo che qualche invitante voce clericale "amica" ha tentato di convincerli a buttarla a tarallucci e vino.

Ne sottolineiamo i principali spunti di riflessione.


Anche per oggi, niente happy end

Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro - il Foglio, 11 dicembre 2013

Se l’urticante “Questo Papa non ci piace” fosse stato l’incipit di un feuilleton per amanti di talari e vecchi merletti con un tocco mondano che piace anche al cattolico che piace, ora potrebbe trovare epilogo in un gagliardissimo “vissero a lungo felici e contenti”.
Dopo tanto vociare, giungerebbe puntuale un travolgente happy end per protagonisti, antagonisti, comprimari e comparse, perché il mondo cattolico d’oggi è fatto così: non ama nulla tanto follemente quanto l’unità. Erede, e se non fosse per la fede incrollabile nel divino “non praevalebunt” verrebbe da dire capolinea, di una storia cresciuta rigogliosa nel sangue dei martiri, non vuole percepire neanche l’eco del conflitto. Brama l’unità, non importa in che cosa e per far cosa, purché nessuno turbi l’acqua cheta in riva alla quale stanno tutti a godersi il pallido sole della pentecoste secolare.

Anche i villani malcreati si vorrebbe tenerli nel recinto, persino quelli che, invece di sdraiarsi sul salvettione in riva allo stagno, non riescono a trattenersi dal tirarci il sasso. Così, nel bel mezzo della polemica, quelle canaglie a prescindere che criticavano Papa Francesco, si son sentite suggerire di accomodare la questione con uno scritto su tutto il bello del pontificato in corso. Per non cadere in tentazioni scismatiche, sarebbe bastato incontrarsi a metà strada come al mercato del bestiame, dove ogni sensale stringe sorridendo la mano all’altro, convinto di averlo fregato. Oppure, a dar retta ad altri, sarebbe stata una gran cosa seguire la massima eterna e perbenino del si fa ma non si dice, opportunamente declinata nel clerical-intellettuale si pensa ma non si scrive. E per altri ancora, secondo cui fino a ieri bisognava adottare lo stile razionale e accademico di Ratzinger, oggi sarebbe meglio essere un po’ gesuiti e un po’ tangueri e domani chissà. Tutto, naturaliter, a maggior gloria di quella benedetta unità.
Come se si trattasse di una questione politica: e invece si tratta di una questione di fede. Come se si trattasse di ritirare una mozione al congresso del partito: e invece si tratta di chiarirsi in famiglia. Qui non si fa la conta delle tessere, si mettono a nudo le anime per amore di Nostro Signore, della sua croce, della Chiesa che è il suo Corpo mistico e del suo Vicario che ora si chiama Francesco.
Mettere pubblicamente in questione parole e gesti dell’autorità, specie se è tuo padre, è un atto che scuote fin nelle radici dell’anima, anche quando lo si fa in nome di una verità e di una casa di cui lui è il servus servorum.

A un padre si può dire sì per amore, per obbedienza, per riverenza, per convinzione, per convenienza e anche per debolezza o per codardia. Ma gli si dice un no cristiano e virile solo per amore. Dire sì, a volte, può essere doloroso, dire no lo è sempre. Dire sì può costare l’incomprensione di chi sta fuori dalla casa, dire di no costa sempre l’incomprensione anche di chi sta dentro. Dire di no al padre in nome del tesoro di cui è custode non è un atto di ribellione orgogliosa, ma premessa a momenti di solitudine e di dubbio in cui consola soltanto il sentirsi comunque dentro casa.

sabato 14 dicembre 2013

Esercizi Spirituali 2014. Amicizia Sacerdotale Summorum Pontificum

La Sua Gloria risplende nei Santi: se santità
Predicatore: S.E.R. Card. Darìo Castrillon Hoyos

9-15 febbraio – Casa Esercizi spirituali dei PP.Passionisti – Roma
Gli Esercizi spirituali inizieranno con i Vespri e con il canto del Veni Creator di domenica 9 alle ore 19.00 e termineranno con il canto del Te Deum di sabato 15 alle ore 12.00.

La partecipazione agli Esercizi spirituali è aperta anche ai religiosi e ai seminaristi.
Per informazioni e iscrizioni:
331/22.49.170 – 338/72.30.083
amiciziasacerdotale@gmail.com – www.giovanietradizione.org

venerdì 13 dicembre 2013

Don Ariel: "Uno scisma di fatto"

UNO SCISMA DI FATTO

Lettura socio-ecclesiale circa il problema tedesco - del padre Ariel S. Levi di Gualdo


Il don Ariel S. Levi di Gualdo seduto su
una scultura di bronzo a Monaco di Baviera
«Il vero problema di Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco di Baviera, è quello di sempre: prima sono tedeschi, poi forse cattolici, ma sempre a modo loro e soprattutto con inestinguibile altezzosità teutonica, perché nell'animo profondo sono rimasti l'antico popolo barbaro di sempre e da sempre ostile a Roma e a quella romanità che è centro e motore della universalità cattolica».


Caro Marco Tosatti.

Ho appena letto uno dei tuoi commenti precisi, decisi e delicati nel quale riporti alcune affermazioni dell’Arcivescovo Metropolita di Monaco di Baviera, Cardinale Reinhard Marx [qui], frutto di un evidente errore compiuto dalla buona fede di due diversi pontefici: Benedetto XVI, che costui lo nominò giovane e rampante alla sede arcivescovile bavarese creandolo poco dopo cardinale; e Francesco I, che lo ha voluto nella commissione dei cosiddetti otto saggi. Questo tuo articolo mi ha richiamato alla mente il mio penultimo libro: “E Satana si fece Trino”, che tu stesso hai recensito alla sua uscita [qui]. E visto che certi problemi li ho trattati in passato seguitando a pagare al presente prezzi alquanto elevati per avere osato entrare pubblicamente in certe disquisizioni a dir poco spinose, ho deciso di offrire ai lettori, come incentivo e come pieno supporto al tuo breve ma efficace commento, due paragrafi tratti da questa mia opera, dove riporto come testimone oculare e come sacerdote fatti e situazione di inaudita gravità teologica e liturgica che ho dovuto fronteggiare in diversi contesti del Nord dell’Europa, in particolare nella “cattolica” Baviera la cui sede metropolitana era già retta all’epoca dall’Arcivescovo Reinhard Marx, imminente cardinale, sotto gli occhi impotenti del quale accadeva giorno dietro giorno ciò che in coscienza e in fedele verità ho descritto nei miei resoconti pubblicati poco dopo.

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Dall’Opera: E Satana si fece Trino:

LA GERMANIA TRA SECOLARIZZAZIONE RADICALE E SCISMA DI FATTO, A MAGGIORE RAGIONE: EGO TE ABSOLVO …

… durante i miei soggiorni in Germania notai che gli abitanti di München mi guardavano per strada come se vedessero qualche cosa d’inusuale.
Il tutto mi fu chiaro all’improvviso, quando in una via del centro mi imbattei in un episodio singolare …
«Padre, lei è un prete tedesco».
«No, sono un prete italiano».
Pochi istanti di silenzio, poi un timido sorriso:
«Io sono un’anziana cattolica, moglie di un italiano morto da diversi anni. Ricordo ancora i tempi passati, quando anche i nostri preti andavano in giro per le strade vestiti da preti …».

giovedì 12 dicembre 2013

Smentito il Kommissario che ha mandato in isolamento padre Manelli

Niente visite a padre Manelli! gli si impedisca la celebrazione della Messa, gli si impedisca di confessare, lo si tenga in isolamento! Ecco l'opera del Kommissario staliniano. (Chissà cosa penserà del cappuccino Volpi il cappuccino San Pio…)

Leggiamo qui sotto un articolo di Danilo Quinto dalla nuova Bussola Quotidiana.


padre Manelli
I dolori di padre Manelli
di Danilo Quinto -- 10-12-2013

Padre Stefano Maria Manelli, fondatore dei Francescani dell'Immacolata, ordine commissariato dallo scorso luglio, è stato tenuto in totale isolamento per volontà del Commissario apostolico padre Fidenzio Volpi. E' quanto denuncia a La Nuova BQ il direttore sanitario della clinica in cui padre Manelli è stato sottoposto a intervento chirurgico. Le parole del medico smentiscono parzialmente le spiegazioni date da padre Volpi a proposito delle condizioni dello stesso padre Manelli.

E' questa l'ultima triste puntata di un braccio di ferro tra Commissario apostolico e frati francescani dell'Immacolata riuniti attorno al fondatore, che nelle ultime settimane ha visto un crescendo di tensione sfociato in misure drastiche prese dallo stesso commissario (vedi editoriale a fianco).

Nei giorni scorsi su La Stampa, Marco Tosatti pubblicava un botta e risposta tra un laico vicino ai Francescani dell'Immacolata e padre Fidenzio Volpi. Il laico elencava i fatti così come si sono succeduti nel corso di questi mesi, partendo dall’accusa mossa contro padre Manelli di aver fatto deviare i Frati dal loro carisma fondazionale, «senza spiegare fino ad oggi - scriveva l’estensore della lettera - da quale percorso il Padre abbia deviato». Il testo inoltre ricordava: la proibizione di celebrare nel Vetus Ordo, con un divieto ancora in corso, «a cui è seguita totale obbedienza da parte dell’Istituto»; la deposizione dagli incarichi dei frati fedeli al carisma dei padri fondatori e la promozione di «quei frati che appoggiano la ‘nuova’ linea; l’allontanamento dall’insegnamento di padre Apollonio, Procuratore Generale, preside del Seminario Teologico e guardiano del convento di Roma-Boccea e il suo trasferimento in Portogallo; l’allontanamento dall’insegnamento di p. Lanzetta, già vice-delegato F.I. per l'Italia, Superiore a Firenze e docente del Seminario e il suo trasferimento in Austria; il trasferimento di p. Settimio Manelli e p. Siano, rispettivamente rettore e vicerettore del Seminario, deposti dall’incarico di insegnamento e sostituiti con due frati della ‘nuova’ linea, uno dei quali non ha nemmeno il baccellierato in teologia»; il trasferimento in Africa di padre Budani; l’aver «esiliato Padre Stefano, sempre obbediente, e averlo privato della possibilità di ricever visite finanche dagli stessi parenti di sangue, sotto pena di peccato grave e dopo avergli proibito di ricevere telefonate ed impedito ogni contatto diretto con il mondo».

La lettera aggiungeva che il 27 novembre, «padre Fidenzio Volpi, con l’appoggio di padre Alfonso Bruno, ha ritenuto opportuno dirigere la sua guerra senza limiti anche contro i laici. Ha infatti sospeso tutte le attività dei laici appartenenti alla MIM (Missione Immacolata Mediatrice) e al TOFI (Terz’Ordine Francescano del’Immacolata) e ha proibito ai terziari di vestire l’abito».

Di “grande durezza” - l’espressione è di Tosatti – la replica del Commissario, il quale, tra l’altro, afferma: “Il fondatore ed ex Ministro Generale, padre Stefano Maria Manelli, che già nel gennaio del 2012 si era sottratto al dialogo costruttivo con i religiosi che lamentavano una deriva cripto-lefebvriana e sicuramente tradizionalista, al mio recente invito di chiarimento del 16 novembre scorso, in cerca di una ricomposizione, come anche al fine di chiedere conto, di tutte le opere e di tutti i beni mobili ed immobili dell’Istituto affidati a suoi familiari e figli spirituali durante il commissariamento, rispondeva con un certificato medico emanato da una clinica privata in cui è tuttora ricoverato su sua richiesta».

In realtà queste affermazioni sono in parte smentite dalla lettera - di cui La Nuova BQ è venuta in possesso, datata 18 novembre e che è scaricabile in calce all'articolo - che lo stesso padre Volpi ha inviato al professor Giovanni De Luca, direttore sanitario della Clinica privata “Villa Floria”, in località Campozillone, a Mignano Montelungo, in provincia di Caserta, nella quale il fondatore dei Francescani dell’Immacolata è stato recentemente ricoverato. In realtà la clinica aveva presentato a padre Volpi una «dettagliata certificazione medica» per dimostrare le condizioni precarie di padre Manelli, tanto che lo stesso padre Volpi, nella sua lettera, oltre a ringraziare il prof. De Luca della sua professionalità, dichiara che ha potuto «valutare e apprezzare nei suoi termini scientifici» quella certificazione. Da ciò si deduce che era perfettamente al corrente della gravità delle condizioni di salute di padre Manelli e della sua impossibilità di presentarsi per il “chiarimento” di cui parla. Sempre dalla lettera, si apprende che alla normale prescrizione sanitaria di divieto di visite a padre Manelli, il Commissario ha aggiunto l’emanazione di quella “canonica”: «Ben conoscendo lo zelo sacerdotale del confratello - scriveva il Commissario - temo infatti che egli, nel desiderio di procurare il bene delle anime, sia tentato di trasgredirla».

Chiediamo al professor De Luca, che raggiungiamo telefonicamente: quali sono le condizioni di salute di padre Stefano Manelli?
Padre Stefano è stato dimesso sabato ed è tornato nella sua residenza (il Commissario gli ha imposto di risiedere nella Diocesi alla quale appartiene il Santuario di Casalucense, a Santeliafiumerapido, vicino Cassino, n.d.r.), dopo aver subito un delicato intervento chirurgico per una formazione tumorale. Le sue condizioni sono discrete.

Il Commissario dei Francescani dell’Immacolata afferma che padre Stefano si è ricoverato per sua scelta…
Come medico seguo padre Stefano da oltre vent’anni (il prof. De Luca è terziario francescano da 10 anni, n.d.r.). Non aveva nessuna intenzione di ricoverarsi, per non allontanarsi dai suoi confratelli. Gli ho imposto il ricovero, perché le sue condizioni lo imponevano e la certificazione medica inviata al Commissario delineava le sue gravi condizioni di salute. Il Commissario sostenga pure quello che vuole. Da parte mia, posso affermare che nei confronti di padre Stefano, durante l’intera degenza, non è stata operata nessuna forma di carità cristiana: non c’è stata una sola telefonata del Commissario al fine di sincerarsi delle sue condizioni di salute.

Nella lettera che il Commissario ha inviato a lei in data 18 novembre, si legge che era a conoscenza della “dettagliata certificazione medica” riguardante le condizioni mediche di padre Stefano. Può confermarlo?
Certamente, il Commissario era stato informato in maniera esaustiva delle sue condizioni di salute e ne era perfettamente a conoscenza.

Sempre in quella lettera, il Commissario fa riferimento alla prescrizione sanitaria con cui lei ha vietato le visite a Padre Manelli. Di che si tratta?
Della prassi normale che viene seguita in questi casi in tutte le cliniche e gli ospedali del mondo. La cosa grave è un’altra.

Quale?
La prescrizione canonica, aggiunta senza nessun motivo plausibile dal Commissario, che ha comportato, per l’intero tempo della sua degenza, il divieto di dire Messa e di confessare. Un fatto gravissimo, che mi sembra non abbia precedenti.

(Danilo Quinto, www.lanuovabq.it)

mercoledì 11 dicembre 2013

Il martirio ad opera dei loro stessi confratelli

Ecco altri spunti di riflessione per i normalisti con gli occhiali rosa e per i cattolici da salotto con la pancia piena, da un pepato articolo di Margheriti Mastino sull'accanita persecuzione dei Frati Francescani dell'Immacolata.


Tipica, tipica cattiveria tra religiosi, della quale la storia ecclesiastica ci offre ampie prove: il maggior numero di frati e monache oggi santi, hanno subito il martirio non ad opera di infedeli, ma dei loro stessi confratelli e consorelle, fra le chiuse mura dei conventi. E alla crudeltà, oggi, nel caso dei F.I., si aggiunge la vessazione diuturna, specie del vecchio stanco e taciturno Fondatore, Stefano Manelli.

So solo che tutto questo non è opera di Dio, ma dell’invidia del demonio: se poi è solo una prova tremenda che Dio, al pari di Padre Pio, ha voluto imporre loro, allora non potrà che trionfare la giustizia in finale, e l’Ordine essere riabilitato, purificato e fortificato nello spirito, solo sfoltito dai rami secchi, pronto a germogliare di nuovo. Ma non ci credo: resto all’ipotesi del sadismo da fratacchioni sazi e indifferenti, e all’invidia loro e del demonio. Sono anche gli ultimi spasmi mortali nell’agonia degli ordini religiosi storici, che si avviano, non sempre con la massima dignità possibile, verso l’estinzione.

(...)

Ossia quei Cappuccini che non solo non vogliono essere disturbati nel loro mortale proposito eutanasico e suicida con iniezioni letali di modernismo e lassismo; ma che sono verdi di rabbia e invidia nel vedere i loro seminari ridotti al rimbombo dell’eco di ritorno dei loro vaniloqui e di quel parlarsi addosso irenico e da rompete le righe, stante il vuoto di vocazioni… mentre questi qui, questi apprendisti stregoni dell’ultima ora, i manelliani, avevano i seminari pieni. Insopportabile, per loro, per i francescani storici!

Vedevano nel giovane e florido pullulare di zelo e vocazioni dei FI, l’immagine deformata del loro fallimento e del presagio di morte imminente. «E pensare» si dicevano «che a tappe forzate abbiamo applicato tutta l’agenda progressista, secolarizzante e modernista… e il risultato qual è? Che chiudiamo un convento al giorno. Mentre questi mocciosi qui… così… antichi… preconciliari… antimodernisti… così antimondani, questi ne aprono a momenti uno al mese!». Gli avrebbero strappato il cuore con le loro mani, avessero potuto.

Una "liturgia" gesuitica
E in effetti possono adesso, dopo l’abbraccio fatale con i gesuiti, troppo astuti per sporcarsi le mani in prima persona nello strozzare e spennare i poveri fraticelli dell’Immacolata: lo lasciano fare agli “utili idioti” delle altre famiglie francescane, perché il regolamento di conti assuma i colori scarlatti del delitto in famiglia, per l’efferatezza che solo chi ti è consanguineo (la vecchia storia di Caino) può avere. E per quella contiguità fra vittima e carnefice che permette di non destare sospetti e soprattutto di non fallire il colpo.

Insomma, signori, così stanno le cose: è in atto una vera e violentissima pulizia etnica che ha congiurati di altissimo livello, interni ed esterni. Non vogliono riformare i Francescani dell’Immacolata: vogliono sterminarli tutti quanti nel più breve tempo possibile, circa e non oltre 12 mesi. E chiudere così la faccenda: non sopportano oltre sentir dentro la Chiesa gente parlar di “ortodossia”, “retta teologia”, “tradizione” e persino parlare in latino, e tutto quanto dicono dopo aver a fondo studiato, il che li rende, ai loro occhi secolarizzati, “pericolosi rivali”. Li sterminino! Tutti!

(Antonio Margheriti Mastino, www.papalepapale.com)

martedì 10 dicembre 2013

La petizione contro il commissario Volpi

Il motivo principale per segnalare la petizione che chiede le dimissioni del commissario Volpi è che si continui a discutere pubblicamente dell'accanita persecuzione dei Francescani dell'Immacolata.

Francescani senza derive cripto-lefebvriane.
Infatti a quanto pare gli artefici di tale persecuzione preferirebbero operare nella discrezione delle tenebre (vedi promemoria 1 qui sotto). Per esempio non gradirebbero che si ricordasse ancora una volta che nella Chiesa Cattolica sono continuamente tributati spazi e onori a realtà platealmente eterodosse (cioè la comunità di Bose, il Cammino neocatecumenale, ecc...) mentre l'ortodossia dottrinale e liturgica (il così detto "cripto-lefebvrismo") ha da essere estirpata con ogni mezzo. Letteralmente.

Stando alla lettera del commissario Volpi (vedi promemoria 2 qui sotto), certi squali rischiano di rimanere a bocca asciutta perché molti dei ghiotti bocconcini mobili ed immobili su cui avevano messo gli occhi (dono dei fedeli alla "deriva tradizionalista" dei FFI) sono stati trasferiti a dei laici fidati (per la cronaca: anche don Orione e don Bosco si difesero così dalle avidità dei curiali).

Ovviamente non ci illudiamo che una petizione possa scalfire le ingiustizie (tanto meno una petizione on-line e senza alcun sistema per confermare la veridicità delle "firme"): è però importante che il dibattito prosegua al di là dei donabbondieschi "ma è stato solo applicato il regolamento".


Utile promemoria 1: sul clerico-stalinismo (da Corrispondenza Romana):

Dopo il decreto di commissariamento, dello scorso 11 luglio, padre Volpi, con l’aiuto di un manipolo di scatenati subcommissari, tra i quali il padre Alfonso Bruno e il prof. Mario Castellano, ha iniziato ad abbattere la sua scure sull’istituto. Ha vietato la celebrazione della santa Messa e della liturgia delle ore nella forma straordinaria prevista dal Motu proprio Summorum pontificum; ha deposto l’intero governo generale dell’ordine, a cominciare dal fondatore padre Stefano Maria Manelli, che si trova agli arresti domiciliari senza conoscerne le ragioni; ha esautorato e trasferito uno dopo l’altro i più fedeli collaboratori di padre Manelli, tutte personalità di rilievo intellettuale e morale, attribuendo le loro cariche a Frati dissidenti, spesso incolti e privi di esperienza di governo; ha minacciato e punito i Frati che avevano rivolto una petizione alla Santa Sede e rifiutavano di ritrattarla; infine, con un diktat datato 8 dicembre 2013 ha chiuso il seminario, ha sospeso le ordinazioni sacerdotali e diaconali; ha colpito di interdetto le pubblicazioni dell’editrice Casa Mariana, proibendo di diffonderle nelle chiese e santuari affidati ai religiosi; ha esteso la sua guerra personale ai terziari e ai laici che sostengono l’istituto, sospendendo tutte le attività della MIM (Missione Immacolata Mediatrice) e del TOFI (Terz’Ordine Francescano dell’Immacolata); ha minacciato di commissariamento le suore Francescane dell’Immacolata e ha tolto a loro e alle Clarisse dell’Immacolata l’assistenza spirituale dei Frati; infine pretende imporre a tutti i Frati un “giuramento modernista” di fedeltà al Novus Ordo Missae e al Concilio Vaticano II.


Utile promemoria 2: sulla "ammirazione" (dalla lettera del commissario Volpi dell'8 dicembre 2013, nostre sottolineature):

Permettetemi allora di dirvi con tanta franchezza che c'è bisogno da parte di tutti i membri dell'Istituto di un grosso cammino di fede, di umiltà e di fiducia.
(...)
Successivamente si sono attaccati con accenti anche offensivi i primi cinque religiosi che all'inizio hanno fatto ricorso alla Santa Sede - conforme al loro diritto - e tutti quelli che hanno prestato con buona volontà la loro collaborazione al Commissario (...) Ben per tutti, per me e la Congregazione dei Religiosi, si è prodotto l'effetto contrario! Più erano calunniati e diffamati, più li abbiamo ammirati... (...) ...sono rimasto edificato dal loro amore alla Chiesa e all'Istituto, dalla loro dottrina, dalla loro ricerca di giustizia...

lunedì 9 dicembre 2013

Una cura dimagrante per una Chiesa rinunciataria?

Dio è Signore dell’Universo, della storia e delle società umane. È fondamentale quindi che la sua Chiesa non si limiti a salvaguardare una vaga religiosità individuale e privata, ma svolga anche il suo ruolo apostolico e missionario, docente e militante.
Uno spiritualismo falso e pericoloso

Si sa qual è il moto del pendolo: esso si slancia da un estremo a quello opposto. Questo può accadere anche nel comportamento umano, perfino in quello religioso. L’eccesso di una Chiesa ipertrofica, appesantita, burocratica e mondana può favorire lo slancio verso l’opposto eccesso di una Chiesa “dimagrita” e umiliata fino a diventare debole, flebile e inconsistente.

Da un certo tempo, nel dibattito ecclesiale è tornata a diffondersi una vecchia tendenza, tipica dei momenti di crisi e di scoraggiamento: alludo al sogno utopistico di una Chiesa meramente “spirituale”, nel senso protestante del termine. Ossia una Chiesa intesa come una comunità piccola, semplice, povera, debole, informe, disimpegnata; una comunità che rinuncia al “proselitismo” missionario e ad esercitare ogni forma di potere e d’influenza nella società, preferendo ripiegare su una “testimonianza profetica” che sarebbe la sola a preservare la purezza dell’impegno religioso e soprannaturale di una élite di cristiani “adulti, maturi e consapevoli”.

domenica 8 dicembre 2013

L'Immacolata Concezione

Maria Immacolata, di cui si celebra la festa l’8 dicembre, è segno, per volontà di Dio, di perfezione assoluta in una creatura umana: nessuna persona si avvicina alle sue altezze di bontà e di beltà e nessuno, neppure tutti gli angeli e tutti i santi messi insieme, ha maggior potere intercessorio sull’Onnipotente.

Per tale ragione è proprio all’Immacolata, Madre di Dio, a cui occorre rivolgersi in questi tempi di apostasia e di corruzione, implorando il suo Cuore Immacolato di presto trionfare, così come profetò a Fatima. I principi cristiani sono crollati e nelle società occidentali anche i comandamenti che Dio consegnò a Mosè sono stati calpestati: le Tavole della Legge sono state sostituite con le tavole del culto all’uomo e dei suoi “diritti”, che invece di liberarlo lo costringono a cadere sempre più nell’abisso. Soltanto l’Innocenza pura, ovvero la Vergine Immacolata, potrà venire in soccorso di tanta bruttura, capace di contaminare anche l’età dell’innocenza. Tuttavia esiste un altro tipo di corruzione della purezza: è quella che tocca coloro che sono chiamati alla vocazione, i quali, ignari, pensando di entrare in seminari o noviziati di formazione, ne escono, “grazie” ai loro docenti al passo con i tempi, con una Fede malsana.

Scrive il fondatore dei Francescani dell’Immacolata, Padre Stefano Manelli: «L’amore all’Immacolata, da parte nostra, acquista valore di pregio, a seconda del grado di conoscenza dell’Immacolata. È vero, infatti, che ad una conoscenza ridotta e difettosa dell’Immacolata, non potrà mai corrispondere un amore pieno e perfetto; ad una conoscenza incerta e tiepida non potrà mai corrispondere un amore stabile e ardente; ad una conoscenza deficiente ed errata non potrà mai corrispondere un amore integro ed illuminato». Chi La ama di più è Gesù. Afferma ancora padre Manelli: «Chi può misurare l’ardore e l’estensione dell’amore all’Immacolata nel Cuore dell’Uomo-Dio? (…) A noi è dato sapere le “grandi cose” (Lc 1,49) che l’Onnipotente ha fatto a Maria, Vergine davidica, donandole la Concezione Immacolata con la pienezza di grazia, da cui deriva ogni altra grazia, ossia deriva: la grazia della Maternità Divina e verginale, la grazia della Sponsalità Divina con lo Spirito Santo, la grazia della Corredenzione e Mediazione universale, la grazia della Maternità spirituale, la grazia dell’Assunzione in anima e corpo al Cielo, la grazia della Regalità universale nel Regno dei cieli. Siamo davvero ai vertici dell’Amore di Dio a Maria!». Privilegiata per eccellenza, l’Immacolata è dolcezza e quiete inenarrabili.

Tre cose Ella predilige: offrire  sacrifici e rinunce a Dio, portare la Croce per amore di Gesù, recitare il Santo Rosario; nelle apparizioni sono questi i messaggi che porta all’umanità per indicare la via della Salvezza e nulla ha aggiunto, in quanto la Trinità, nella quale Lei vive, si è già manifestata nella Rivelazione, perciò alla Madre di Dio è rimasto il compito di avvertire e ammonire i suoi figli, che ama di perfetto amore.

L’Immacolata fu Paradiso in terra per Gesù e per San Giuseppe ed è il «Paradiso di Dio», come la definisce mirabilmente Grignion de Montfort: «Non c’è e non ci sarà mai creatura in cui Dio sia più grande – al di fuori di se stesso e in se stesso – che nella divina Maria, non eccettuati i santi, i cherubini e i più alti serafini. Maria è il paradiso di Dio e il suo mondo ineffabile, in cui il Figlio di Dio è entrato per operarvi meraviglie, per custodirlo e compiacersi. Ha fatto un mondo per l’uomo pellegrino: è il nostro; ha fatto un mondo per l’uomo beato, il paradiso; ma ne ha fatto un altro per sé e gli ha dato il nome di Maria. Questo è un mondo sconosciuto a quasi tutti i mortali della terra è incomprensibile a tutti gli angeli e i beati del cielo, che per l’ammirazione che provano nel vedere Dio così elevato e distante da loro, così segregato e nascosto nel suo mondo, la divina Maria, gridano giorno e notte: “Santo, Santo, Santo!”». (Cristina Siccardi)
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sabato 7 dicembre 2013

Il super-eroe padre Fidenzio, l'anti-cripto-lefebvriano

Un nuovo spettro si aggira per la Chiesa: è lo spettro del "cripto-lefebvrismo", con le sue forze occulte della reazione sempre in agguato. Ma per fortuna la Lega dei Super-Eroi è sempre vigile, pronta ad imporre con invincibile forza il dialogo costruttivo: questa volta è padre Fidenzio ad utilizzare il pugno di ferro contro ogni sospetto di "tradizionalismo" (e contro ogni "occasione di dileggio pubblico" contro se stesso).

A delle brevi considerazioni anonime pubblicate mercoledì scorso su un quotidiano, il nostro super-eroe ci sorprende degnandosi di rispondere (e di rispondere subito), sia pure in modo freddo e asettico, evitando di entrare nel merito: non gli conviene, perché l'ingiustizia perpetrata ai danni dei Francescani dell'Immacolata e ai fedeli della liturgia nella forma extraordinaria (liturgia promossa da quel "cripto-lefebvriano e sicuramente tradizionalista" che è Benedetto XVI), è tale che una qualsiasi onesta ammissione di colpa metterebbe in discussione l'intero castello di accuse e - purtroppo per lui - anche tutto il suo operato in qualità di commissario.

Il perno centrale di tutta la faccenda, per indiretta ammissione dello stesso Volpi, è la deriva liturgica concessa dal Pontefice emerito. Vi prego di assaporare lentamente quel capo d'imputazione da epoca sovietica: una imprecisata deriva verso qualcosa di sgradito a Stalin. Ohibò: questi derivazionisti controrivoluzionari complottano per poter celebrare impunemente anche la liturgia tridentina! Vergogna! Orrore! Deviazionisti! Cripto-lefebvriani! Nemici del popolo di Dio! Tendenti al tradizionalismo! Trotzkisti! Meno male che un manipolo di delatori ha dato agio al Comitato Centrale vaticano di intervenire con adeguate purghe staliniane.

Proviamo un attimo a ricordare che i Francescani dell'Immacolata, in qualità di Francescani, hanno talmente preso sul serio l'ubbidienza da essersi piegati in silenzio agli ingiusti provvedimenti contro di loro. Che non è esattamente lo stesso livello di ubbidienza esibito dal padre Bruno e dai cinque frati ribelli, meritevoli invece della doverosa protezione del padre Volpi per aver cercato il dialogo costruttivo mediante la denuncia della deriva cripto-lefebvriana del fondatore e dei suoi fiduciari.

Ammettiamo pure che padre Manelli spingesse come un bulldozer senza freni verso una qualche forma di tradizionalismo: ebbene, i frati delatori, che hanno fatto voto di ubbidienza, perché non hanno obbedito? Quando fai voto di ubbidienza scegli pubblicamente di seguire il destino del tuo ordine mettendo la tua vita nelle mani dei tuoi superiori: se domani il superiore vuole che tutti indossino scarpe gialle a pois, tutto l'ordine da domani avrà le scarpe gialle a pois, senza proteste, senza ostacoli, senza mugugni. Finché il superiore non ti sta comandando esplicitamente di commettere peccato, finché il superiore non ti comanda di credere ad un'eresia, ti tocca ubbidire: hai scelto tu una vita di ubbidienza, hai liberamente domandato tu di poter emettere i tre voti. Tanto più in un ordine francescano, e ancor più in un ordine non certo rilassato: i Francescani dell'Immacolata. Inoltre il tuo superiore non ha alcun obbligo di dialogo costruttivo nei tuoi confronti, cioè non ha alcun obbligo di contrattare con te la tua ubbidienza: hai chiesto tu di vivere ubbidendo, se proprio c'è qualcosa che non ti sta bene la porta è quella. Per le scarpe gialle come per la liturgia tridentina.

Dunque le autorità ecclesiali che hanno proceduto alla devastazione dei Francescani dell'Immacolata, presumendo la buona fede del manipolo di frati traditori (e la cattiva di tutti gli altri) hanno di conseguenza stabilito che il crimine di tradizionalismo e di mancanza di dialogo costruttivo, oltre che la deriva della fede in senso cripto-lefebvriano, sono dei pericoli mortali per la Chiesa, per l'ordine dei FFI e per la salvezza dei fedeli. In che modo lo fossero, non è stato spiegato neppure stavolta: la lettera del padre Fidenzio è infatti tutto un elenco di resoconti e di procedimenti (come in epoca sovietica: "ho solo applicato il regolamento"), è tutto un pilatesco lavarsene le mani (esiliare i frati? ma no, ma che pensate? è solo una "itineranza" da religiosi, solo per motivi "amministrativi", ma che avrete mai pensato?). Dunque per condurre «a Cristo, non agli uomini» occorrono le ribellioni, le delazioni e i mezzucci come il questionario furbetto (e la sua interpretazione ancor più furbetta) anziché le «derive tradizionaliste»? Ma scusate tanto: di quale Cristo si parla?

La seccatura, per chi difende l'ingiustizia anche solo come dovere d'ufficio, è che a lungo andare diventa sempre più difficile fingere che tutto sia in ordine. Non solo padre Volpi ha subito raccolto quella che poteva tranquillamente catalogare come provocazione, ma nella foga di rispondere ha addirittura tentato di mandare un minaccioso messaggio alla presunta "laica" (che lui pensa di aver argutamente individuato) che avrebbe scritto la lettera che lo ha imbarazzato. E conclude, con una pennellata tutta clericale, affermando che siccome c'è «agitazione sui blog [sic] e nei cenacoli MIM» allora la guerra contro i derivazionisti sarebbe doverosa e inevitabile. Chiaro l'atteggiamento? Se tacciono, hanno torto; se si lamentano, hanno torto; e in tutti gli altri casi hanno ugualmente torto: il dialogo costruttivo, com'è noto, lo possono fare solo i nemici del cripto-lefebvrismo. E tutti sappiamo bene (loro per primi) che nei confronti di altre realtà ecclesiali molto più "problematiche", si applicano diversi pesi e diverse misure...

È veramente un mistero come si possa celebrare l'Eucarestia ogni giorno e contemporaneamente portare avanti quel genere di opere.