A Trieste il cardinale Zuppi scambia le esigenze
della verità con le “dogane ideologiche”
Il 29 aprile scorso, il Cardinale Matteo Maria Zuppi, a Trieste su invito del Vescovo Enrico Trevisi, ha parlato sul tema della partecipazione dei cattolici alla costruzione della Chiesa e della città, intesa come polis, come società del vivere civile. Questo è uno tra i vari appuntamenti in preparazione della 50a Settimana sociale dei cattolici in Italia.
Gli argomenti trattati sono fondamentali, perché vanno a toccare il corpo mistico di Cristo, che è la sua Chiesa. Il Card. Zuppi, in particolare, ha commentato la Prima Lettera ai Corinzi di San Paolo (12, 12-30): è il punto della Lettera dove l’Apostolo parla del corpo e delle membra della Chiesa. La lettura che ne dà Zuppi è paolina, ovvero il corpo si tiene solo se tutte le membra sono concordi, se hanno cura le une delle altre, se c’è comunione e concordia.
Al contrario – afferma Zuppi – l’individualismo e il protagonismo egocentrico sono un danno per l’unità della Chiesa e, dunque, per l’unità del corpo mistico. Il danno è inteso anche nel senso di «partecipazione», perché il partecipare è possibile solo in una comunità di persone. Da qua l’altro grande tema teologico, toccato da Zuppi, della zizzania e della divisione: il «divisore» – il diavolo, cioè diàbolos (divisore, accusatore, in greco) – corrompe l’unità del corpo mistico con uno «zelo mal posto».