Indice articoli sul Latino:
Lingua classica, sacra e vincolo di unità tra popoli e culture
Lingua classica, sacra e vincolo di unità tra popoli e culture
Il latino è una lingua precisa, essenziale. Verrà abbandonata non perché inadeguata alle nuove esigenze del progresso, ma perché gli uomini nuovi non saranno più adeguati ad essa. Quando inizierà l’era dei demagoghi, dei ciarlatani, una lingua come quella latina non potrà più servire e qualsiasi cafone potrà impunemente tenere un discorso pubblico e parlare in modo tale da non essere cacciato a calci giù dalla tribuna. E il segreto consisterà nel fatto che egli, sfruttando un frasario approssimativo, elusivo e di gradevole effetto “sonoro” potrà parlare per un’ora senza dire niente. Cosa impossibile col latino. (Giovannino Guareschi)
"Chi considera il latino inutile roba passata, rimasuglio di una vecchia mentalità, il contrario della scienza, ignora che il latino è parte del sapere universale tanto quanto la fisica e la biologia. Dunque non è né utile né inutile. È necessario; perché ha una sua necessità storica, è una parte fondamentale del nostro mondo da millenni. Eliminarne lo studio non significherebbe eliminarlo, perché c'è: ci ha dato pensieri, concetti, modelli di scrittura, modelli di comportamento, valori morali, metafore guida. Sarebbe come credere che, smettendo di vedere i nostri genitori, smettiamo automaticamente di essere loro figli." (Nicola Gardini Elogio del Latino.)
"Chi considera il latino inutile roba passata, rimasuglio di una vecchia mentalità, il contrario della scienza, ignora che il latino è parte del sapere universale tanto quanto la fisica e la biologia. Dunque non è né utile né inutile. È necessario; perché ha una sua necessità storica, è una parte fondamentale del nostro mondo da millenni. Eliminarne lo studio non significherebbe eliminarlo, perché c'è: ci ha dato pensieri, concetti, modelli di scrittura, modelli di comportamento, valori morali, metafore guida. Sarebbe come credere che, smettendo di vedere i nostri genitori, smettiamo automaticamente di essere loro figli." (Nicola Gardini Elogio del Latino.)
Un'osservazione importante su Latino antico e moderno: La "letteratura romana" di Concetto Marchesi apre con la Fabula Atellana e chiude con Venanzio Fortunato del sesto secolo. Questi possiamo presumere siano i confini del latino insegnato nelle scuole, ma noi sappiamo che tra il latino antico e quello moderno è esistito il latino medioevale che non viene insegnato nelle scuole. Esso abbraccia un arco di vari secoli e lo possiamo trovare rappresentato dai Clerici vagantes che parlavano diverse lingue ma che però parlavano tutti una lingua franca cioè il latino medioevale. Il latino medioevale è quello di San Tommaso, San Bonaventura, Guglielmo di Occam, Ruggero Bacone.... un latino importante, dotto, per gli scritti di filosofia e teologia ma anche per la corrispondenza tra stati, esso si estendeva in vari paesi europei... Tommaso insegnava a Parigi come Bonaventura alla Sorbona dove si parlava il latino medioevale.
E, infine, l'originario alfabeto latino - in uso, senza grandi modifiche, fino al XVI/XVII secolo - non ha tutte le lettere dell'alfabeto che usiamo noi. In particolare, laddove noi distinguiamo "u" e "v", il latino classico non distingue. La lettera antica è una soltanto, ed è la V. Quando ai tempi di Carlo Magno si consolida l'uso della scrittura minuscola, alla V si affianca il segno grafico "u" che funge, appunto, da V minuscola fino al Seicento.
E, infine, l'originario alfabeto latino - in uso, senza grandi modifiche, fino al XVI/XVII secolo - non ha tutte le lettere dell'alfabeto che usiamo noi. In particolare, laddove noi distinguiamo "u" e "v", il latino classico non distingue. La lettera antica è una soltanto, ed è la V. Quando ai tempi di Carlo Magno si consolida l'uso della scrittura minuscola, alla V si affianca il segno grafico "u" che funge, appunto, da V minuscola fino al Seicento.
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- Costituzione Apostolica Veterum Sapientia di Papa Giovanni XXIII (Sullo studio e l'uso del latino)
- Uwe Michael Lang. Il Latino come lingua liturgica del Rito Romano
- Maria Guarini. Il Latino. Una lingua sacra da preservare
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Quei classici più grandi di noi
- Nell'anno del 50mo anniversario di «Veterum Sapientia» la latinità seduce la Cina...
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- Costituzione Apostolica Veterum Sapientia di Papa Giovanni XXIII (Sullo studio e l'uso del latino)
La chiave di accesso alle fonti cristiane non è solo il latino ma pure (e soprattutto!) il greco. Senza la minima conoscenza di queste due lingue ci si deve necessariamente accontentare di "quello che passa il convento", ossia di quanto viene diffuso.
RispondiEliminaPer esperienza so che quanto viene diffuso è spesso deficitario, quando non totalmente distorto. S'invoca, ad esempio, Sant'Ilario di Poitiers ("Contro le eresie") e gli si fa dire quello che il santo non ha mai detto, semplicemente estrapolando una frase dal contesto, tanto "Chi mai andrà a controllare?", si dice!
Vedete, i luterani, per quanto non seguibili, sono almeno più onesti perché rifiutano le "auctoritas" della Chiesa medioevale e quindi non hanno bisogno di leggittimare le loro idee con letture forzate dei Padri (come succede oggi in campo Cattolico e pure in campo Ortodosso).
L'ignoranza linguistica da carta bianca ad ogni genere di abuso!
Fuori argomento segnalo la Prefazione al libro "La contestazione ignorata":
http://traditioliturgica.blogspot.it/2017/05/prefazione-al-libro-la-contestazione.html
Grazie per l'attenzione.
Pietro C.
RispondiEliminapiù volte ho avuto occasione di scrivere:
Risalire alle fonti consente di verificare ogni tipo di interpretazione e distinguere quelle autentiche da quelle arbitrarie. E consente anche di attingere le ulteriori ricchezze racchiuse in termini latini (vale anche per quelli greci, naturalmente) tanto precisi e icastici, ma densi di significati profondi, da impedire i possibili fraintendimenti.
"Vedete, i luterani, per quanto non seguibili, sono almeno più onesti perché rifiutano le "auctoritas" della Chiesa medioevale e quindi non hanno bisogno di leggittimare le loro idee con letture forzate dei Padri (come succede oggi in campo Cattolico e pure in campo Ortodosso)."
RispondiEliminaNon riesco a capire il senso di questo periodo. Sembra quasi che il richiamo o il riferimento alla scolastica sia una sorta di handicap.
In ogni caso: la lode sperticata per il greco, specie se contrapposta in qualche modo al latino, mi lascia quantomeno perplesso. Faccio presente che uno dei cavalli di battaglia dei Padri progressisti al Concilio Vaticano secondo era proprio questa contrapposizione.
In generale quello che è andato perduto dal Vaticano secondo in poi è, a mio parere, soprattutto lo spirito Scolastico veicolato in maniera mirabile dalla tradizione latina medievale (avversata tanto dai protestanti quanto dagli ortodossi). A questa si deve cercare in tutti i modi di riallacciarsi.
Quindi: si inizi con il Latino (lingua madre di noi Cattolici di rito Latino) e il resto verrà di conseguenza.
Roberto
Concordo con Pietro C. sull'importanza fondamentale del greco per lo studio dei testi cristiani, un po' meno per l'osservazione sui luterani.
RispondiEliminaSig. Roberto, il Concilio Vaticano II presunse soltanto di voler riportare nella Chiesa Occidentale le tradizioni orientali, a partire da quelle linguistiche e liturgiche: in realtà, come il Card. Ottaviani fece ben notare nel suo Breve Esame Critico (qui il passo con precisione: http://traditiomarciana.blogspot.com/2017/04/a-chi-sostiene-che-le-riforme.html), le riforme (liturgiche in questo caso, ma anche quelle di disciplina, come quelle sul digiuno) si allontanarono quanto mai anche dalla tradizione greca, la quale invece è profondamente legata a quella romana.
Lo studio delle lingue cosiddette "classiche" (aggettivo utilizzato dal sistema scolastico progressista per insegnarle solo nel contesto pagano, tralasciando completamente nei programmi d'istruzione la lettura e la traduzione di testi cristiani in latino o greco) è fondamentale non solo per lo studio della Patristica, della Scolastica e di tutti i testi di teologia e dottrina della Storia Ecclesiastica orientale e occidentale, ma finanche per la preghiera, giacché io (che personalmente prego sia in latino che in greco liturgico) avverto un coinvolgimento spirituale decisamente maggiore di quanto possa provare pregando in una lingua nazionale.
http://www.imolaoggi.it/2017/05/15/cassazione-i-migranti-devono-conformarsi-ai-nostri-valori/
RispondiEliminaAvrei bisogno di un consiglio su un esegeta tedesco, Rudolf Pesch, dovrei acquistare un suo libro "Commentario teologico del nuovo testamento -Il vangelo di Marco "
RispondiEliminaGrazie in anticipo.
Frilù
Sempre della stessa collana "Commentario teologico del nuovo testamento -il vangelo di Giovanni "di Rudolf Schnackenburg
RispondiEliminaGrazie ancora.
Frilù
Non capisco i dubbi di Roberto.
RispondiEliminaPersonalmente non ho fatto alcuna contrapposizione tra greco e latino. Dov'è che costui la vede?
Enfatizzo il greco, è vero, non per contrapporlo al latino, ma perché gli stessi vangeli sono stati scritti in greco (non in latino!) e i documenti fondamentali dei primi concili ecumenici sono pure stati scritti nel medesimo idioma.
È tutto ciò che compone lo "zoccolo duro" del Cristianesimo ed è ad esso che si deve tornare per confrontare le successive interpretazioni.
In greco sono scritte tutte le antiche liturgie (compresa quella romana precedente a papa Damaso) e accedere a tali documenti offre la possibilità di penetrare nella "mens" liturgica dei Padri con i quali è SANO confrontarsi sempre, per non deflettere da essi, seppur lo si possa fare in buonissima fede.
Se poi ci sono state persone singole o movimenti che, in nome dei Padri e degli scritti greci, hanno voluto introdurre innovazioni in opposizione a tradizioni plurisecolari, questo non dev'essere a detrimento dei Padri o della lingua greca che, mi pare ovvio!, non c'entrano nulla!
Non si deve proiettare i propri disagi personali, per quanto comprensibili, su quello che non c'entra affatto...
Il riferimento all'onestà dei luterani è necessario e dev'essere ben capito.
I luterani e i riformati in genere ritengono le "auctoritates" cose superate, reperti da "Chiesa medioevale". Essi sbagliano certamente ma, in questo loro errore, non citeranno mai a sproposito un sant'Ilario (tanto per fare un esempio) proprio perché non ne sentono il bisogno.
Al contrario di loro, esistono ortodossi "post-patristici" che si riempiono la bocca di Ilario di Poitiers, prendendo un passo da una sua opera e facendogli dire quello che il santo non ha mai detto. Essi hanno bisogno di fondarsi sui Padri, perché a differenza dei luterani, formalmente non prescindono dalle "auctoritates", ma se ne servono in senso modernistico (come alcuni teologi di casa cattolica hanno fatto e continuano a fare).
Ecco, dunque, il problema! Era così difficile capirlo?
@ Frilù:
RispondiEliminaLa collana che lei cita, prima edita dalla Paideia, ora è proprietà dell'Editrice Claudiana che ha acquisito quest'ultima. La Claudiana è amministrata dalla Chiesa Evangelica Valdese, dalla Chiesa Evangelica Luterana in Italia, dall'Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia e dall'Opera per le Chiese Evangeliche Metodiste in Italia. Il che è tutto un programma...
Gli esegeti da lei citati sarebbero in teoria cattolici, ma l'ambito esegetico cattolico è da circa sessant'anni pesantemente inquinato dal razionalismo (teorie della storia delle forme e della redazione) per cui i testi di quella collana, e non solo quella, non li consiglierei assolutamente a nessuno.
Se vuole qualcosa di cattolico, ricorra invece al Nuovo Testamento commentato dal p. Marco Sales OP e riedito dalla Effedieffe (Proceno di Viterbo) in volumi distinti. Si tratta di un commento davvero molto ampio e dottrinalmente sicuro.
Attualmente purtroppo non esiste nulla di sicuramente cattolico, quanto ai commenti, in campo biblico, tranne l'esempio citato.
Sull'importanza del Greco siamo tutti d'accordo. La mia preoccupazione, che riformulo in forma di domanda, è questa: quale lingua deve particolarmente curare il cattolico? Qual' è la sua "lingua madre"?
RispondiEliminaCerto, si può sempre dire che si debbano conoscere tutte e due le lingue in maniera molto buona ma questo presenta (in generale) grossi inconvenienti:
1) Di madre ne si ha una sola
2) L'appredimento di due lingue antiche (specie in questi tempi di magra) è difficilmente praticabile
3) Perchè limitarsi, ci si potrebbe chiedere, al Greco e al Latino, trascurando per esempio l'Aramaico e l'Ebraico?
Si osservi Veterum Sapientia: il riferimento alle altre lingue antiche (in particolare il Greco) è presente e queste vengono anzi molto lodate, tuttavia è la lingua Latina (quam dicere catholicam vere possumus) che ha una sorta di primato.
Misconoscere questo primato, a mio sommesso parere, presenta dei seri problemi.
Roberto
La ringrazio infinitamente. Mi erano sorti dei dubbi leggendo una recensione sul libro che parlava tra l'altro di "...manuale completo ed ecumenico ".
RispondiEliminaFrilù
Da venti anni mi batto affinchè lo studio della BASI della lingua latina sia elargito a tutti, nella scuola media. Per facilitare la operazione, regalo un libretto di 19 paginette che spiega le BASI della lingua di Roma. Chiedo a tutti di inoltrare la seguente notizia ai professori e genitori delle medie. Ad essi farò pervenire, sempre gratis, il testo completo del libretto. Occorre chiedermelo via email : rcnico@tin.it
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