Lettera aperta di padre Spataro che smentisce il
Latino “lingua morta” dall’intervista al prof. Grillo
Gentile Dott. Casalini,
Da attento lettore di MiL non posso che ringraziarla per l’ampia attenzione dedicata alla recente intervista rilasciata dal prof. Andrea Grillo sulla “Missa iuxta Ritum Romanum antiquiorem” (mi permetto di ricordare en passant che in lingua latina antiquior/ius ha pure e principalmente il significato di “più importante”) e alle reazioni che ha suscitato in illustri commentatori. I non pochi fedeli che leggono MiL, ai quali è invece del tutto ignoto il nome del prof. Grillo, e che avvicino nel servizio pastorale apprezzano molto le idee promosse dal sito da Lei lodevolmente diretto.
Le opinioni del prof. Grillo hanno suscitato in me grande perplessità. Tuttavia, vorrei soffermarmi su un unico punto, solo apparentemente marginale, laddove ha parlato di “lingue morte” con evidente riferimento alla lingua latina. Il mio stupore nasce da tre motivi.
Anzitutto, in altro articolo, risalente al 2021, facilmente rintracciabile sulla rete, lo stesso prof. Grillo, nega che tale possa essere considerata la lingua latina.
In secondo luogo, tra gli studiosi di questo tipo di fenomeni storico-linguistici, superando la dicotomia lingue vive/lingue morte, si preferisce parlare a proposito del latino e della sua storia peculiare di “lingua immortale”: il grande filologo Wilfried Stroh è stato autore di un fortunatissimo saggio intitolato “Latein ist tot: lebe Latein!”.
In terzo luogo, il latino assolve nel rito romano, prima e dopo la cosiddetta riforma liturgica postconciliare, la funzione di “lingua sacra”, come gli studiosi del calibro della Scuola di Nimega, tra cui l’eccellente Christine Mohrmann, sicuramente non ignota al prof. Grillo, hanno mostrato con solidi argomenti. Solo la lingua sacra, proprio perché sottratta all’uso quotidiano, lungi dall'essere "morta", dispone di una vitale carica espressivo-performativa religiosa che sostiene e promuove l’“actuosa participatio”.
In conclusione, mi sembra che l’utilizzo dell’espressione “lingue morte”, con riferimento al latino, sia stato un punto decisamente infelice dell’intervista del prof. Grillo, che riecheggia conversazioni di ragazzi di scuola superiore di primo livello che dileggiano i loro compagni che frequentano il Liceo Classico.
Satis intelligentibus.Colgo l’occasione per salutarla con molta cordialità - Fonte
Sac. Prof. Roberto Spataro, sdb
Segretario emerito della Pontificia Academia Latinitatis (qui)
Socio ordinario dell’Academia Latinitati Fovendae
9 commenti:
Un momento buio di una chiesa mal guidata e spesso esposta a critiche pesanti, purtroppo.
Dove va la Messa tradizionale?
https://www.youtube.com/watch?v=LjMIzmQLyQA
Cooperatores Veritatis
Programmato per il giorno 27 giu 2024 alle ore 18.oo
In questo incontro col M° Aurelio Porfiri, alla presenza di ospiti davvero speciali [Mons. Athanasius Schneider (vescovo ausiliare di Astana), Luigi Casalini (messainlatino), John C. Rao (Storico), Robert Fastiggi (Teologo), Robert Moynihan (Direttore “Inside the Vatican”)], affronteremo un tema fondamentale per la Chiesa cattolica: il destino della cosiddetta "Messa tradizionale".
Il latino è una lingua vivissima che molte persone giovani e meno giovani coltivano per molteplici ragioni. Su YouTube ci sono almeno 70 canali in lingua latina. Lascio il link che li elenca e li descrive brevemente.
https://lupusalatus.substack.com/p/60-latin-youtube-channels-organized?sd=pf
Repetita Iuvant. Quello che proprio non capisco è perché bisogna dare così tanto credito ad un tale che, in una Chiesa normale, non troverebbe posto neanche a lavare i bicchieri al bar dell'ateneo.
Claudio Gazzoli
Più che di lingua morta oggi io parlerei di anime morte, cioè di anime perdute, nonostante il sacrificio redentivo di NSGC; ma tant'è, hanno voluto scegliere l'eterno perdente, ostinatamente e cocciutamente, fino all'impenitenza finale (a meno di un miracolo in zona Cesarini); pazienza, peggio per loro, ne subiranno le inevitabili consegueze; personalmente,i stiamo con mons. Viganò, la Messa V.O., la lingua latina, lingua universale della "vera" Chiesa Cattolica", non della chiesa conciliare o, peggio, sinodale; quelle potete tenervele voi, amici modernisti, e buon pro vi facciano. Christus Vincit, ieri, oggi e sempre ! LJC !
Grande la lingua latina. Vivissima e utilissima. Infatti chi non l'ha studiata non ha il minimo senso critico. L'hanno riscoperta addirittura in Cina. Le notizie sono reperibili su internet.
La mens prof.Grillo,l'estensore mons.Vittorio Francesco Viola, l'esecutore.. puntini.
Dove va la Messa tradizionale?
https://www.youtube.com/watch?v=LjMIzmQLyQA&t=1028s
Cooperatores Veritatis
Mons.Vittorio Francesco Viola chi e'?
Formazione e ministero sacerdotale
Dopo la maturità scientifica, è entrato nell'Ordine dei frati minori; ha compiuto gli studi presso l'Istituto Teologico di Assisi e in seguito presso il Pontificio istituto liturgico Sant'Anselmo a Roma, dove ha ottenuto la licenza in liturgia; presso lo stesso ateneo nel 2000 ha conseguito il dottorato in sacra liturgia.[1]
https://it.wikipedia.org/wiki/Vittorio_Francesco_Viola
S.Francesco d'Assisi ripara il cuore dei tuoi seguaci!
Sono fuori moda: amo il latino e odio l’inglese. Per me, il latino non è una lingua morta ma una lingua immortale. I nostri figli, invece, non so perché, non riescono a finire una frase se non c’infilano dentro almeno un paio di vocaboli inglesi, o per meglio dire americani. Sarà colpa della globalizzazione, di Internet o delle canzoni di successo…
Ma perché mi piace tanto il latino? Perché è sintetico. Perché va diritto al cuore del problema. Detto in altre parole, adoro la brevitas. Prendiamo Tacito per esempio, lì dove dice «Germani fingunt et credunt» Tre parole per esprimere un concetto che in italiano ha bisogno di almeno otto parole. Una frase come «I tedeschi prima si inventano le cose e poi finiscono col credere che siano vere» lui la riassume dicendo: “fingunt et credunt”. Eccezionale!”
Forse alla fine è per questo che mi piace tanto il latino: di gente che parla e parla e parla per ore senza dire nulla oggi ce ne sono anche troppi.
Luciano De Crescenzo
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