Nella nostra traduzione da
OnePeterFive una interessante sottolineatura della
Romanitas della Chiesa nella sua realtà storica e soprannaturale.
Effettivamente l'appellativo "
Romana" colloca la Chiesa nel tempo e nello spazio, in un luogo e in una memoria storica, centro gravitazionale innanzitutto spirituale e poi anche istituzionale. Secondo il
Catechismo di san Pio X "La Chiesa di Gesù Cristo è la Chiesa Cattolico-Romana, perché essa sola è una, santa, cattolica e apostolica quale Egli la volle".
1Non posso non ricordare il card. Pacelli/Pio XII: «Nessuna città vince o vincerà il destino di Roma. Gerusalemme e il suo popolo non sono più la città e il popolo di Dio: Roma è la nuova Sion, e romano è ogni popolo che vive di fede romana. Città più popolose e ampie ha il mondo e ne vanno superbe le genti; città sapienti ebbe la storia delle Nazioni; ma città di Dio, città della Sapienza incarnata, città di un magistero di verità e di santità, che tanto sublima l’uomo da elevarlo sull’ara fino al cielo, non è che Roma, eletta da Cristo «per lo loco santo, u’ siede il successor del maggior Piero» (Inf., II, 23-24).» Cardinale Eugenio Pacelli, Il sacro destino di Roma - Discorsi e Panegirici (1931-1938), XXXV, pp. 509-514)
E ancora Pio XII, nel 1949, alla gioventù Romana: "Se mai un giorno (diciamo così per una mera ipotesi) la Roma materiale dovesse crollare, se mai questa stessa Basilica Vaticana, simbolo dell'una, invincibile e vittoriosa Chiesa cattolica, dovesse seppellire sotto le sue rovine i tesori storici, le sacre tombe che essa racchiude, anche allora la Chiesa non sarebbe né abbattuta né screpolata; rimarrebbe sempre vera la promessa di Cristo a Pietro, perdurerebbe sempre il Papato, l'una indistruttibile Chiesa fondata sul Papa in quel momento vivente. Così è. La Roma aeterna, in senso cristiano soprannaturale è superiore alla Roma storica. La sua natura e la sua verità sono indipendenti da questa".
Ma cosa è rimasto della "
romanità" della
Roma felix e
nobilis, oggi? Niente, apparentemente. Né della Roma pagana né di quella cristiana. Abolendo il latino come lingua liturgica [un accenno
qui] la Gerarchia cattolica attuale ha inflitto un vulnus micidiale agli studi classici, interrompendo in pratica il nesso tra pensiero classico e cristianesimo. Il cattolicesimo è diventato un coacervo di riti e chiese nazionali, in innumerevoli lingue e dialetti; un coacervo di "conferenze episcopali nazionali", caricature del parlamentarismo che ben conosciamo, con tutti i suoi difetti, oggi culminato nella
sinodalità permanente
qui. La "
romanità" significava unità di comando e disciplina, senso del diritto e della "
res publica", nell'unità del dogma (per la Chiesa) ma nel giusto rispetto delle autonomie locali. Unità in funzione di un'idea universale, tanto di potenza terrena, aggressiva ma anche civilizzatrice (così la Roma storica), quanto di potenza spirituale, di conversione delle anime a Cristo, per il Regno dei Cieli. (M.G.)
“Civis Romanus Sum”
Theo Howard
Una ragione dimenticata per cui i cattolici non possono essere nazionalisti (nel senso ideologico di considerare il moderno “stato-nazione” [
vedi] l’ideale politico supremo) non è solo il fatto che abbiamo una fedeltà spirituale più elevata rispetto a quella da prestare allo stato-nazione, ma che possiamo dire di avere anche una maggiore lealtà politica. Ciò mi è diventato chiaro lo scorso Venerdì Santo a Londra, quando ho assistito a una delle poche Messe pre-1955 dei Pre-Santificati nel mondo in cui si prega ancora la tradizionale colletta per l’Imperatore Romano:
Preghiamo anche per il nostro cristianissimo imperatore N., affinché il Signore Dio riduca all’obbedienza a lui tutte le nazioni barbare, per la nostra pace perpetua.
Preghiamo. Inginocchiamoci. R. Alziamoci.
Dio Onnipotente ed Eterno, nelle Cui mani sono tutto il potere e il diritto dei regni; guarda con benevolenza l’Impero Romano, affinché le nazioni che confidano nella loro superbia e forza possano essere abbattute dal potere della Tua mano destra. Attraverso lo Stesso Signore. R. Amen.
Le preghiere della nostra parrocchia sono state fatte appositamente per il “cristianissimo imperatore (eletto) Carolum” — Karl von Habsburg [sul mito asburgico
vedi -ndT] — che, come il nostro re protestante Carlo III, potrebbe certamente beneficiare della nostra supplica per ricevere particolari grazie regali da parte di Dio Onnipotente.