Nella prima parte di questo saggio: Crisi nella Chiesa: R. Kaschewski, "Tendenze nelle orazioni del Nuovo Messale" (UVK settembre/ottobre 1980, pp. 304-337) [vedi] abbiamo messo in rilievo, dallo studio del periodo 1980-82 elaborato dal prof. Rudolf Kaschewski (1939-2020), alcune modifiche nella formula latina delle orazioni, utilizzando deliberatamente solo quelle la cui formula principale è stata presa dal vecchio Messale, sulle variegate manipolazioni subite dai testi latini liturgici tradizionali utilizzati dagli artefici della Messa del Novus Ordo.
In questa seconda parte esaminiamo più da vicino le traduzioni tedesche delle orazioni iniziando dal nuovo Messale ed esaminando le traduzioni — sia nel caso in cui le orazioni siano rimaste immutate, sia quando siano state parzialmente modificate o siano completamente nuove. Segnali chiaramente antesignani del pericolosissimo oblio del carattere sacrificale della Messa cattolica. Oblio che conduce lentamente ma inesorabilmente all'eresia [vedi].
In calce trovate due Appendici e la Postfazione di Paolo Pasqualucci che, proprio grazie alla dimostrazione dell’esistenza di una impressionante gamma di “mutazioni” e “variazioni” intervenute nei testi latini utilizzati nel Novus Ordo, non in armonia con il corretto, plurisecolare rapporto che è stato sempre mantenuto tra lex orandi e lex credendi, sottolinea in che termini “riordini e variazioni ” hanno provocato la “perdita delle concretezza originaria” dei testi latini anche grazie a lievi quanto astuti cambiamenti di significato. Evidente come i nuovi testi siano impregnati di “fluidità” e in sostanza ambigui.
Editore: UNA VOCE Deutschland e.V.
12º anno, quaderni 2 e 3
marzo-giugno 1982
12º anno, quaderni 2 e 3
marzo-giugno 1982
Tendenze nelle orazioni del nuovo Messale
di Rudolf Kaschewsky
II
Le traduzioni tedesche delle orazioni domenicali e festive
Nella prima parte di questo saggio (UVK settembre/ottobre 1980, pp. 304-337) [vedi] abbiamo messo in rilievo alcune modifiche nella formula latina delle orazioni, utilizzando deliberatamente solo quelle la cui formula principale è stata presa dal vecchio Messale. Abbiamo già rilevato che la tendenza all’indebolimento e alla diluizione dei significati, che non è stato difficile rilevare in questi emendamenti, si dimostra ancora più forte nelle traduzioni.
Qui di seguito verranno esaminate più da vicino le traduzioni tedesche delle orazioni; inizieremo con il nuovo Messale ed esamineremo le traduzioni — sia nel caso in cui le orazioni siano rimaste immutate, sia quando siano state parzialmente modificate o siano completamente nuove.
Per permettere di carpire il punto essenziale, ossia per illustrare qual è la tendenza delle traduzioni, nel testo latino vengono riportati in corsivo quei termini che sono completamente assenti o sono resi in modo completamente diverso nella traduzione ufficiale; allo stesso modo, nel testo tedesco, sono evidenziati in corsivo anche quei termini per i quali, pur sforzandovisi con la migliore volontà del mondo, non si riesce a trovare un equivalente nell’originale latino. (Ciò non significa però che, all’interno di un certo passaggio, l’espressione latina evidenziata corrisponda o debba corrispondere a un’espressione tedesca anch’essa riportata in corsivo, poiché sono contrassegnate in questo modo solo le deviazioni che rivelano chiaramente una tendenza.)
In questo modo è possibile presentare, alla fine, un elenco dei termini (ancora) presenti nell’originale latino che sono stati omessi nella traduzione, e anche un elenco di quelle espressioni tedesche che — senza che possa essere identificato il loro corrispettivo in latino — si sono infiltrate, per così dire, nel testo tedesco.
In ogni caso, le orazioni che sono sopravvissute senza alcun danno degno di nota tanto all’inserimento nel nuovo Messale latino come al passaggio al nuovo Messale rappresentano solo una piccola percentuale in via di sparizione.
Allo stesso tempo, in questa sede non deve in alcun modo essere sostenuta l’opinione secondo cui un’orazione può conservare intatta la fede in essa contenuta solo se la traduzione, una volta realizzata, rimane fissata una volta per tutte. È invece importante continuare a esprimere il significato contenuto nell’originale, in una lingua comprensibile, per cui anche le deviazioni dalla struttura sintattica della frase latina o, ad esempio, la resa di una singola parola latina con un’intera frase nella lingua di arrivo possono essere del tutto appropriate.
Tuttavia, se — come purtroppo qui troppo spesso accade — si scelgono espressioni consapevolmente meno impegnative, più legate al mondo e quindi considerate più “ragionevoli”; se è inoltre spesso estremamente difficile — e a volte addirittura del tutto impossibile — identificare quale espressione latina il traduttore voglia verosimilmente rendere con la parola tedesca da lui scelta, la misura di ciò che è tollerabile e permissibile è chiaramente superata.
La commissione incaricata della traduzione ha indubbiamente seguito le istruzioni pertinenti del Consiglio per l’applicazione della Costituzione sulla Santa Liturgia del 25 gennaio 1969 (pubblicata tra l’altro sull’edizione del 12-15 aprile 1969 della gazzetta ecclesiastica dell’Arcidiocesi di Colonia) sulla traduzione dei testi liturgici, ma le hanno però sotto alcuni aspetti “superate”. Si sottolinea più volte che non basta “trasmettere semplicemente il contenuto letterale e le idee di base” e “prestare attenzione unicamente a quanto, nell’originale, viene espresso testualmente” (paragrafi 6 e 7). In ogni caso, secondo questa concezione, “il testo liturgico è anzitutto un mezzo fisico attraverso il quale gli oranti entrano in contatto gli uni con gli altri” (il corsivo è mio). Naturalmente, questo spiega molto facilmente alcune deviazioni. La traduzione delle nostre orazioni è trattata soprattutto nel paragrafo 34: esse devono essere tranquillamente “riprodotte un po’ più liberamente”, pur “conservando le loro idee di base”. Questo consiglio significava ovviamente che la traduzione si accontentava di “conservare le idee” che in qualche modo soggiacciono alle orazioni e comunque di far prevalere lo spirito dei tempi che propugnava una “più libera riproduzione”. E segue il suggerimento di “rendere” le orazioni “più ‘attuali’ (virgolette nel testo!) per la celebrazione e le esigenze di oggi”.
Interessante il paragrafo 24 dell’istruzione, che ha anche un collegamento diretto con le orazioni: come esempio di espressioni che “possono far allontanare il cristiano moderno proprio per il suo essere cristiano” viene fornito il passo terrena despicere “(insegnaci) a disprezzare ciò che è terreno” (Postcommunio della 2a domenica di Avvento, già trasformata nel testo latino del nuovo Messale in “amare ciò che è incorruttibile più di ciò che è corruttibile”). Viene da chiedersi quanto sia caduta in basso la Chiesa nel momento in cui il “cristiano moderno” che si sente contrariato dal “disprezzo del terreno” diventa lo standard per le traduzioni liturgiche in un documento vaticano!
D’altro canto, in certi ambienti liturgici le nuove traduzioni — insieme all’istruzione citata — fanno già quasi sorridere. Si è passati da tempo alle proprie “traduzioni” più libere e “aggiornate” o si è utilizzato “testi motivati” liberamente formulati, privi di qualsiasi scrupolo “rubricista”.
Ciò significa forse che la nostra indagine è già obsoleta? Crediamo che il punto di partenza della nostra critica debbano essere sempre i punti in cui comincia a emergere uno sviluppo ambiguo, laddove esso è ancora, per così dire, un tenero germoglio. Tutto il resto sono eccessi che forse si sarebbero potuti evitare se i sintomi iniziali non avessero preso piede.
Abbreviazioni:
O = Oratio (Preghiera della Chiesa, preghiera del giorno)
SO = Oratio super oblata/Secreta (Preghiera silente, preghiera dell’offertorio)
P = Postcommunio (Preghiera finale)
Tra parentesi immediatamente dopo il testo latino riportiamo la traduzione più letterale possibile; la versione tedesca corrispondente si trova nella colonna di destra. Le orazioni il cui testo latino è stato ripreso integralmente dal Messale antico o è rimasto inalterato almeno nei passi qui citati sono contrassegnate con un * dopo l’abbreviazione (O, SO o P). In questo modo si scopre che se, grazie a una fortunata coincidenza, un’orazione ha potuto mantenere l’antico contenuto della fede nel nuovo Messale latino, successivamente, “al secondo passaggio”, ossia nella “versione in lingua materna”, è caduta vittima del coltello affilato dei novatori.
Messale latino | Versione tedesca |
SO |
1a Domenica di Avvento quod nostrae devotioni (“umile devozione”) concedis effici temporali, tuae nobis fiat praemium (“premio, ricompensa”) redemptionis aeternae frequentata mysteria (“misteri”) |
fa’ che sia per noi un sacramento di redenzione in questa vita e chiamaci alla tua mensa nel regno venturo. |
SO P |
2a Domenica di Avvento precibus humilitatis (“umiltà”) et hostiis placare (“riconciliare”) indulgentiae (“perdono”) cibo alimoniae (“nutrimento, cibo”) caelestibus (“del Cielo, celeste”) |
preghiere e offerte (non tradotto) (non tradotto) nel santo pasto ciò ch'è imperituro |
O SO P* |
3a Domenica di Avvento votis solemnibus (“voti solenni”) devotionis nostrae hostia …immoletur (“umile devozione, qui: il servizio sacrificale”) tuam clementiam imploramus (“invochiamo imploranti la Tuan misericordia”) vitiis (“vizi, peccati”) |
prepara il nostro cuore accetta le nostre offerte Dio misericordioso … colpa |
P |
4a Domenica di Avvento sumpto pignore redemptionis (“abbiamo ricevuto il pegno della nostra redenzione") |
in questo pasto ci hai promesso la salvezza e ci hai già reso partecipi di essa |
SO |
1a Messa di Natale grata tibi sit (“gradevole, gradita, accetta”) haec sacrosancta commercia (“questo sacro scambio”) |
accetta Il meraviglioso scambio |
SO P |
2a Messa di Natale haec terrena substantia (“questo dono preso dalla terra”, letteralm. sostanza, materia prima) laeta devotione (“con lieta devozione“) |
questo cibo terreno con letizia e gratitudine1 |
O SO |
3a Messa di Natale humanitatis nostrae fieri dignatus est particeps (“Che Si è degnato di Assumere la nostra natura umana”) oblatio (“offerta sacrificale”) placatio (“riconciliazione concessa misericordiosamente”) |
che ha assunto la nostra natura umana offerte riconnetterci con te. |
O |
Festa della Sacra Famiglia dignatus es exempla praebere (“Tu Ti sei degnato di fornirci un modello”) in laetitia domus tuae praemiis fruamur aeternis (“diventiamo partecipi della ricompensa eterna nella gioia della Tua casa paterna”) |
tu ci hai fornito un modello guidaci tutti alla comunione eterna nella casa di tuo padre |
SO P* |
2a Domenica dopo Natale (manca completamente nel testo latino!) suppliciter te rogamus (“umilmente Ti chiediamo”) |
facci assaporare in questa celebrazione (manca completamente nella traduzione) |
O SO |
Battesimo del Signore in beneplacito iugiter perseverant (“a Tuo piacimento”) qui mundi voluit peccata miseratus abluere (“il Quale, pieno di Misericordia, ha voluto lavare…”) sacro munere satiati (“con il santo dono”) |
che i tuoi figli dalla pienezza di questo Spirito il quale ha lavato i peccati di tutto il mondo con la tua Parola e col pane della vita |
1. Apparentemente la parola devotio non è mai tradotta in modo uniforme; dato che qui il ritmo richiede una doppia espressione, si inserisce la parola “gratitudine” (appropriata ma non presente nell’originale).
O |
2a Domenica del ciclo annuale supplicationes populi tui clementer exaudi (“esaudisci con clemenza la supplica del Tuo popolo”) |
rafforza tutti coloro che lottano per la giustizia |
P* |
3a Domenica del ciclo annuale vivicationis tuae gratiam consequentis (“ricevono da te la grazia di una nuova vita”) |
nel tuo pasto ci dai nuova vita |
SO P* |
4a Domenica del ciclo annuale placatus assumens (“riconciliato”) perpetuae salutis (“la salvezza eterna”) |
ricevilo nutrici nel tuo cammino |
O* P |
5a Domenica del ciclo annuale Domine, (continua) pietate custodi (“proteggi … nella Tua paterna bontà”) fructum afferamus pro mundi salute gaudentes (“portiamo gioiosamente frutto per la salvezza del mondo”)2 |
Dio, nostro Padre, proteggici siamo servitori della gioia |
O SO |
6a Domenica del ciclo annuale rectis et sinceris pectoribus (“sinceri, retti, giusti”) fiat causa remunerationis aeternae (“premio eterno”) |
un cuore nuovo e puro affinché possiamo ricevere la ricompensa promessa |
2. Si compari con la traduzione italiana portiamo con gioia frutti di vita eterna per la salvezza del mondo, in cui l’aspetto soteriologico, che è scomparso completamente nella versione tedesca, è in aggiunta rafforzato dalla clausola di vita eterna.
O* P* |
7a Domenica del ciclo annuale omnipotens Deus (“Dio onnipotente”) rationabilia quae tibi sunt placita (“cose spirituali, giuste che Ti aggradano”) omnipotens Deus (“Dio onnipotente”) mysteria (“misteri”) |
Dio misericordioso la tua Parola Dio fedele il santo Sacramento |
O |
1a Domenica di Quaresima ad intelligendum Christi proficiamus arcanum (“progrediamo nella comprensione dei misteri di Cristo”) |
progrediamo nella comprensione di Gesù Cristo |
D* |
4a Domenica di Quaresima digna ac placita maiestati tuae cogitare (“pensare ciò che è degno e gradito alla Tua maestà”) |
riconoscere ciò che è giusto dinanzi a te |
P* |
Domenica delle Palme Sacro munere satiati (“saziati da questo santo dono”) |
rafforzati nel pasto santo |
Venerdì Santo 1. Orazione iniziale aeterna protectione sanctifica (“santificaci tua costante - lett.: eterna - protezione”) 2. Orazione iniziale peccati veteris hereditariam mortem (“[hai annientato] la morte che abbiamo ereditato via dell’antico peccato”) Intercessioni: 1b3* confessione nominis tui (“mentre confessiamo il Tuo Nome”) b* cuius iudicio universa fundantur (“sotto il Cui giudizio tutto è fermamente stabilito”) 4a* per lavacrum regenerationis (“per mezzo del bagno della rinascita”) ut quae recta sunt sincere corde ectantes (“che seguano ciò che è giusto/retto con cuore puro”) Orazione conclusiva* huius mysterii participatione (“per Mezzo della partecipazione a questo mistero”) perpetua devotione (“con ininterrotta — lett. eterna — devozione”) Preghiera di benedizione* fides sancta succrescat (“che la Nostra fede si accresca”) |
proteggi e santifica (hai annientato) la morte rimanga nella ferma fede tutto è stabilito nella tua saggezza nel battesimo che con il tuo aiuto seguano la loro coscienza per mezzo della ricezione di questo Sacramento servirti fedelmente crescita nella fede |
Veglia di Pasqua (Orazioni dopo le letture) 1a* pascha nostrum immolatus (“il nostro agnello pasquale è la vittima sacrificale”) 3a* in salutem (“alla salvezza”) 3b* christiani populi sacramenta (“i sacramenti del popolo cristiano”) 5 mysteria (“misteri”) |
per mezzo della morte dell’agnello pasquale alla libertà il santo popolo della nuova alleanza eventi di salvezza |
P |
Domenica di Pasqua perpetuo… pio favore tuere (“proteggici con la Tua costante bontà paterna”) |
custodiscici e proteggici |
3 a significa il rispettivo invito alla preghiera, b la preghiera successiva.
P |
Lunedì dell’Angelo viam … perpetuae salutis (“il cammino della salvezza eterna”) |
(il nostro) cammino verso di te |
O SO* |
2a Domenica di Pasqua sacratae tibi plebis (“il popolo a Te consacrato”) auge gratiam quam dedisti (“incrementa la Grazia che ci hai dato”) confessione nominis tui (“la confessione del Tuo Nome”) |
il tuo popolo Confessione della fede |
O SO P |
3a Domenica di Pasqua renovata animae iuventute (“rinnovata vitalità dell’anima”) perpetuae fructum … laetitiae (“il frutto della gioia eterna”) aeternis dignatus es renovare mysteriis (“nella Tua bontà ci hai rinnovati per mezzo dei misteri eterni”) |
rinnovata vitalità gioia completa ci hai rinnovati per mezzo dei misteri pasquali |
O |
4a Domenica di Pasqua caelestium gaudiorum (“i gaudii celesti”) humilitas gregis (“l’umiltà del gregge”) |
alla gioia eterna il gregge |
P |
5a Domenica di Pasqua mysteriis caelestibus (“con misteri celesti”) |
pane del cielo |
P |
6a Domenica di Pasqua paschalis sacramenti (“del Sacramento pasquale”) |
il mistero pasquale |
O SO P |
Ascensione di Nostro Signore fac nos … sanctis exsultare gaudiis et pia gratiarum actione (“facci …rallegrare nella santa gioia e nelle devozioni riconoscenti…”) his commerciis sacrosanctis („per mezzo del santo scambio“) supplices (“supplici”) venerabile (“venerabile”) quo tecum est nostra substantia (“dove Colui, in Cui si trova il fondamento di tutto il nostro essere, è con Te”) |
colmaci di gioia e di gratitudine per mezzo di questa santa celebrazione (non tradotto) (non tradotto) dove Cristo, come primo tra gli uomini |
SO* |
7a Domenica di Pasqua piae devotionis (“pia devozione”) officia (“il nostro servizio”) |
con totale devozione questa santa celebrazione |
O O* P |
Domenica di Pentecoste (Vigilia) paschale sacramentum (“il sacramento pasquale”) quadraginta dierum … mysteriis caelesti munere (preghiera del giorno alternativa) qui per tuam gratiam sunt renati (“che sono rinati per mezzo della Tua Grazia”) Sancti Spiritus illustratione confirmet (“rafforzali con la luce dello Spirito Santo”) haec … munera sumpta proficiant (“che questi doni che abbiamo ricevuto ci facciano ottenere la salvezza”) |
il mistero4 pasquale negli eventi di Pentecoste non tradotto) di tutti i battezzati |
4. Si può osservare da questo esempio quanto sia confusa la pratica della traduzione: in molti altri punti il vocabolo latino mysterium non è stato tradotto letteralmente con “mistero” ma con “sacramento”; qui, viceversa, sacramentum non si traduce letteralmente con “sacramento” ma con “mistero”.
O |
Domenica di Pentecoste (durante il giorno) Sacramento (“per mezzo del sacramento”) |
per mezzo del mistero |
SO |
9a Domenica del ciclo annuale tua purificante nos gratia (“la Tua grazia, che ci rende puri”) |
la tua grazia5 |
P* |
11a Domenica del ciclo annuale Sacra communio |
il santo pasto |
P |
12a Domenica del ciclo annuale ut … certa redemptione capiamus (“facci … ottenere inalienabilmente, come redenti”) |
affinché non perdiamo mai |
O |
13a Domenica del ciclo annuale per adoptionem gratiae (“della grazia”) |
nel battesimo |
SO |
14a Domenica del ciclo annuale caelestis vitae (“della vita celeste”) |
la nuova vita che riceviamo da te |
P* |
15a Domenica del ciclo annuale cum frequentatione mysterii (“con la partecipazione sempre più frequente a questo mistero”) |
ogni volta che riceviamo questo cibo |
O P |
16a Domenica del ciclo annuale gratiae tuae dona multiplica (“moltiplica questi doni che abbiamo ricevuto dalla Tua grazia”) mysteriis caelestibus (“misteri celesti”) |
(completamente sorvolato) pane del cielo |
5. Precedentemente si dice “Redimi la nostra colpa”, ma questo probabilmente dovrebbe tradurre emundemur, sicché purificante è rimasto non tradotto!
SO* |
17a Domenica del ciclo annuale gratiae tuae operante virtute (“per la potente opera della Tua grazia”) haec sacrosancta mysteria (“questi santissimi misteri”) |
esercita ... il tuo potere (manca completamente) |
SO |
17a Domenica del ciclo annuale munera placatus assume (“riconciliato”) in nostrae salutis potenter efficis (“in modo potente”) transire mysterium (“mistero”) |
ricevili (i doni) e fanne un sacramento di salvezza per noi |
SO |
22a Domenica del ciclo annuale mysterio (“nel mistero”) |
sotto santi segni |
SO P |
23a Domenica del ciclo annuale maiestatem tuam … hoc munere veneremur verbi tui et caelesti sacramenti (“del sacramento celeste”) eius vitae semper consortes effici mereamur (“meritiamo, siamo degni”) dilecti Filii (“al Tuo Figlio diletto”) |
permettici di onorarti con i nostri doni alla tua parola e al tuo sacramento raggiungiamo la comunione eterna (col tuo Figlio) al tuo Figlio |
O P |
24a Domenica del ciclo annuale tuae propitiationis sentiamus effectum (“della Tua riconciliazione, della tua grazia premurosa …”) doni caelestis operatio (“l’effetto del Tuo dono celeste”) |
sperimentiamo la forza del tuo amore per noi |
O SO P |
25a Domenica del ciclo annual sacrae legis (“della legge sacra”) ut … ad vitam mereamur pervenire perpetuam (“in modo tale da meritare, da essere degni…”) munera tuae plebis propitiatus assume (“riconciliato, generosamente”) attolle benignus auxiliis (“… nella Tua bontà …”) ut redemptionis effectum et mysteriis capiamus et moribus (“... tanto nei santi misteri come nel nostro stile di vita”) |
di tutta la legge in modo tale da ottenere la vita eterna accetta le offerte del tuo popolo concedici il tuo aiuto che ciò che abbiamo celebrato sia efficace anche nella nostra vita |
O P |
26a Domenica del ciclo annuale gratiam tuam super nos indesinenter infunde (“riversa incessantemente su di noi la Tua grazia”) ut at tua promissa currentes (“affinché ci affidiamo solleciti alle Tue promesse”) caeleste mysterium (“il mistero celeste”) mortem ipsius annuntiando |
ricevici nella grazia6, anche se siamo gravati dalla colpa che completiamo il nostro percorso questo sacramento nella celebrazione dell’Eucaristia abbiamo annunciato7 la morte del Signore |
SO |
27. domenica del ciclo annuale sacrificia (“sacrifici”) sacris mysteriis (“santi”) quae debitae servitutis celebramus officio (“che celebriamo facendo il nostro servizio dinanzi a Te nel modo giusto”, lett. “il servizio che Ti spetta”) |
doni per mezzo dei misteri che celebriamo per la tua gloria |
SO P |
28a Domenica del ciclo annuale piae devotionis (“della pia devozione”, Schott: “della devozione filiale”) maiestatem tuam … suppliciter deprecamur (“supplichiamo umilmente la Tua maestà“) |
(con) totale devozione (manca completamente)8 |
O SO |
29a Domenica del ciclo annuale maiestati tuae sincero corde servire (“servire la Tua maestà con cuore sincero”) tua purificante nos gratia (“per mezzo della Tua grazia”) quibus famulamur mysteriis (“i misteri che celebriamo”) |
un cuore che Ti serve sinceramente liberaci da ogni colpa per mezzo di questa celebrazione |
SO |
30a Domenica del ciclo annuale quae tuae offerimus maiestati (“che offriamo alla Tua maestà”) |
che offriamo9 |
P |
31a Domenica del ciclo annuale caelestibus sacramentis (“per mezzo dei sacramenti celesti”) |
col pane del Cielo10 |
6 L’espressione tedesca “nella grazia” non riflette in modo adeguato il contenuto della fede che possiede “la Tua grazia”.
7 Introducendo la formula “nella celebrazione dell’Eucaristia” — assente nell’originale latino — si dà l’impressione che l’“Eucaristia” si esaurisca nell’“annuncio”!
8. Nella migliore delle ipotesi, l’aggettivo “onnipotente” è stato aggiunto con l’intenzione di compensare la mancanza della parola “maestà”.
9. Anche qui l’aggiunta di “guarda con grazia…” dovrebbe compensare la mancanza di “maestà”?
10. Anche se “pane del cielo” (panis caelestis) è un’antica espressione per designare il Santissimo Sacramento dell’altare, l’omissione della parola “sacramento” è qui del tutto ingiustificata.
P |
32a Domenica del ciclo annuale tuam clementiam implorantes (“imploriamo la Tua clemenza”) caelestis virtus (“potere celeste”) |
(manca completamente) potere dall’alto |
O SO* P* |
33a Domenica del ciclo annuale da nobis, quaesumus, Domine Deus noster, in tua semper devotione gaudere (“concedici, Ti preghiamo, Signore Dio nostro, di godere costantemente della devozione a Te”) oculis tuae maiestatis munus oblatum (“il dono offerto dinanzi agli occhi della Tua maestà”) gratiam devotionis obtineat (“ottenga per noi la grazia del pio sacrificio”) effectum beatae perennitatis acquirat (“ottenga una beata eternità”) sumpsimus, Domine, sacri dona mysterii (“abbiamo ricevuto i doni del santo mistero”) humiliter deprecantes (“Ti chiediamo umilmente”) |
facci comprendere che diventiamo liberi quando ci sottomettiamo alla tua volontà il dono che offriamo donaci la capacità di servirti fedelmente guidaci alla comunione eterna con te il santo dono che abbiamo ricevuto in questa celebrazione (manca completamente)11 |
O° SO |
Festa di Cristo Re tuae maiestati deserviat (“serva la Tua maestà”) suppliciter deprecamur (“Ti supplichiamo umilmente”) |
servire solo te (manca completamente)12 |
SO P |
Ognissanti quae pro cunctorum offerimus honore Sanctorum (“che offriamo in onore di tutti i Santi”) Mirabilem te … in omnibus Sanctis tuis adorantes (“Ti veneriamo come … Dio portentoso … in tutti i Tuoi Santi”) |
che offriamo nella festa odierna (dei tuoi Santi) … ti onoriamo quando ricordiamo i Santi |
11. L’appellativo “Dio misericordioso” (in latino c’è solo Domine “Signore”) dovrebbe forse supplire alla mancata menzione dell’umiltà nella supplica?
12. Tutto ciò che è rimasto dell’originale latino “umile preghiera” è il congiuntivo “doni” (invece di “dona”)!
12. Tutto ciò che è rimasto dell’originale latino “umile preghiera” è il congiuntivo “doni” (invece di “dona”)!
O P |
Festa della Santissima Trinità Verbum Veritatis (“la Parola di Verità”) spiritum Sanctificationis (“lo Spirito di santificazione” o “della santità”) * gloriam (“gloria”) * adorare (“adorare”) * potentia maiestatis (“il potere della Tua maestà”) sempiternae sanctae Trinitatis (“dell’eterna Santissima Trinità”) |
la tua Parola il tuo Spirito grandezza riverire azione potente dell’unico Dio in tre Persone |
O* SO |
Corpus Domini passionis tuae memoriam (“la memoria della Tua passione”) 13 |
la memoria della tua passione e della tua resurrezione il pane fatto di molti chicchi di grano e il vino fatto di molti chicchi d’uva |
O° |
Festività del Sacro Cuore illi devotum pietatis obsequium (“servirlo con pia devozione”) |
servirlo con totale devozione |
O SO |
Presentazione del Signore al Tempio maiestatem tuam supplices exoramus (“supplichiamo umilmente la Tua maestà”) — |
|
13. Nell’originale latino non c’è il minimo indizio che giustifichi la “traduzione” poetica (che intende sottolineare la natura puramente terrena dei doni).
SO |
San Giuseppe (19. 3.) pia devotione deservit (“servito con pia devozione”) |
servito fedelmente |
SO P |
San Giuseppe lavoratore (1. 5.) quae maiestati tuae deferimus (“che offriamo alla Tua maestà”) perpetuae pacis (“della pace eterna”) |
che offriamo di una pace duratura14 |
SO |
San Giovanni Battista (24. 6.) illius nativitatem honore debito celebrantes (“celebrando la sua nascita col dovuto rispetto”) |
nella festa della nascita (del Santo precursore Giovanni) |
O P SO |
Santi Pietro e Paolo (29. 6.) venerandam sanctamque laetitiam (“la santa e riverente gioia”) tua caritate firmati (“rafforzati dal Tuo amore”) ut nos … te quaerentes (“affinché … Ti cerchiamo”) |
nella gioia nel tuo amore affinché ..viviamo in ogni luogo e in ogni momento nella tua presenza |
O* SO* |
Trasfigurazione del Signore (6. 8.) mirabiliter praesignasti (“Tu hai già mostrato mirabilmente in precedenza”) gloriosa Unigeniti tui Transfiguratione sanctifica (“santificaci per mezzo della gloriosa trasfigurazione del Tuo Unigenito”) |
tu ci hai mostrato manda su di noi … la luce di quella gloria che è rifulsa in tuo Figlio |
14. Questa discrepanza apparentemente insignificante tra le traduzioni sposta l’attenzione dalla pace perpetua (del cielo) alla pace perpetua sulla terra.
SO P |
Festa dei Santi Arcangeli (29. 9.) in conspectum tuae maiestatis delatas (“portare al cospetto della Tua maestà”) fortes salutis progrediamur in via (“avanziamo con coraggio lungo il cammino”) |
portare dinanzi al tuo volto avanziamo lungo il cammino della salvezza |
O |
Festa degli Angeli Custodi (2. 10.) ad nostram custodiam mittere dignaris (“Tu Ti degni di mandarli per proteggerci”) eorum semper protectione defendi (“che ci difendano sempre con la loro protezione) |
mandali … in nostro aiuto15 che ci proteggano su tutti i nostri cammini |
SO* |
Festa del Rosario (7. 10.) ut eius digni promissionibus effici mereamur (“affinché siamo degni delle sue promesse”) |
affinché otteniamo ciò che Cristo.. |
SO P SO P |
Commemorazione dei defunti (2. 11.) 1. Messa magno pietatis sacramento (“il grande sacramento della Tua misericordia”) paschale celebravimus sacramentum (“abbiamo celebrato il sacramento pasquale”) 2. Messa his sacrificiis ablue a peccatis suis (“purificali dai loro peccati per mezzo di questo sacrificio”) sumpto sacramento Unigeniti tui (“abbiamo ricevuto il sacramento del Tuo Unigenito”) |
il grande sacramento dell’amore abbiamo celebrato la memoria della morte e della resurrezione di Cristo purificali … dai loro peccati abbiamo celebrato il pasto del tuo Figlio |
15. La “protezione” è fornita da chi è superiore: il “protetto” si pone in sostanza passivamente sotto questa protezione; “aiuto” suggerisce invece l’idea di ausilio tra pari.
SO* |
Immacolata Concezione (8. 12.) in solemnitate Immaculatae Conceptionis beatae Mariae Virginis (“nella festività dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria”) |
nella sua festa16 |
P |
San Giovanni Apostolo (27. 12.) hoc mysterium (“questo mistero”) |
questa celebrazione |
Strage degli innocenti (28. 12.) SO devotorum munera famulorum (“i doni dei Tuoi servi a Te devoti”) eos tuis purifica servientes pietate mysteriis (“purifica con i Tuoi misteri coloro che Ti servono con pietà” |
questi doni santificaci |
O O |
Messa del matrimonio (I) nuptiarum sacramento iungendi (“che saranno uniti nel sacramento del matrimonio”) (II) excellenti mysterio coniugale vinculum consecrasti (“Tu hai santificato il vincolo matrimoniale mediante il sublime sacramento”) |
che vogliono contrarre17 oggi il vincolo del matrimonio tu hai santificato il matrimonio |
SO |
Esequie Filium tuum pium Salvatorem esse non dubitavit (“non ha mai dubitato che il Tuo Figlio è il nostro Salvatore misericordioso”) |
in Cristo nostro Redentore e Salvatore |
P |
Funerale (Tempo di Pasqua) paschale celebravimus sacramentum (“abbiamo celebrato il sacramento pasquale”) |
abbiamo celebrato la memoria della morte e della resurrezione di Cristo |
SO P |
Altre preghiere a scelta per le esequie: Formulario D indesinenter purifices indulgentia pietatis (“purificalo incessantemente nella Tua paterna misericordia”) Sumpto sacramento Unigeniti tui (“Abbiamo ricevuto il sacramento del Tuo Unigenito”) |
purificalo … e conducilo pieno di misericordia alla perfezione finale Abbiamo celebrato il pasto del tuo Figlio |
P |
Altre preghiere per la Messa commemorativa annuale dei defunti: Formulario E sacrificium tuae obtulimus maiestati (“abbiamo offerto il sacrificio alla Tua maestà”) |
abbiamo offerto il sacrificio |
16. Anche se la preghiera in latino per l’offertorio dice ancora (illam) ab omni labe immunem, nella frase successiva, che è correttamente tradotta come “protetta da ogni peccato”, manca completamente la specificità dell’Immacolata Concezione!
17. iungendi significa che i coniugi devono essere uniti dal sacramento; la versione tedesca si riferisce solo al matrimonio come atto eseguito dai coniugi stessi!
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Luca
17. iungendi significa che i coniugi devono essere uniti dal sacramento; la versione tedesca si riferisce solo al matrimonio come atto eseguito dai coniugi stessi!
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Appendice I
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Appendice II
Elenco delle parole tedesche che non hanno un equivalente nel testo latino.
È probabile che si tratti di espressioni particolarmente rispettate “negli ambienti liturgici”, e che quindi siano state introdotte di nascosto nelle cosiddette “traduzioni”, sebbene il testo latino originario non ne offra alcuna giustificazione.
Elenco di parole latine la cui traduzione letterale è stata eliminata; dovrebbero ovviamente scomparire dall’uso ecclesiastico ufficiale. Si vede chiaramente che queste espressioni contengono il più profondo lessico religioso.
adorare “adorare” (eliminato 2 volte) aeternus “eterno” (3) anima “anima” (2) arcanum “mistero” beatus “beato” beneplacitum “beneplacito” benignus “benigno” communio “comunione, unione” confessio nominis tui “confessione del Tuo Nome custodia “protezione” debita servitus “il servizio che Ti dobbiamo” caelestis “celeste” (7) clementer exaudi “esaudisci misericordiosamente” clementia “clemenza” commercium “santo scambio” debitus “dovuto, richiesto” defendere “difendere” deprecari “pregare, supplicare” devotio “devozione” (6) devotus “devoto” dignari “condiscendere” “fare per grazia” (3) dignus “degno” (2) dilectus “diletto” excellens “sublime” exorare “supplicare” famuli “servi” firmatus “rafforzato” fortis “coraggioso” fructus “frutto” gloria “gloria” gratia “grazia” (9) gratus “gradito, appropriato” (dono) honor “onore” (2) humilis “umile” humilitas “umiltà” (2) illustratio “illuminazione” Immaculata Conceptio “Immacolata Concezione” immolatus “immolato” implorare “implorare” (2) indesinenter “incessantemente” indulgentia “perdono” lavacrum regenerationis “bagno di rinascita” maiestas “maestà (di Dio)” mereri “meritare, essere degno” mirabilis “splendido” miseratus “pieno di misericordia” mos “costume, stile di vita” multiplicare “accrescere” munus “dono” (4) |
mysterium “mistero” (16) nomen tuum “il Tuo Nome” (2) non dubitare “non dubitare” oblatio “dono sacrificale” oculi tuae maiestatis “gli occhi della Tua maestà” officium “servizio, ufficio” (2) omnes “tutti (i Santi)” omnipotens “onnipotente” peccatum vetus “l’antico peccato” perpetuus “eterno” (6) pietas I “pietà” pietas II “misericordia” (3) pignus “pegno” pius I “pio” (3) pius II, “benevolo” placare “riconciliare” (3) placatio “riconciliazione concessa dalla grazia” potens “potente” praemium “ricompensa, premio” (2) promissa “promesse” propitiatio “riconciliazione” propitiatus “riconciliato” purificare “rendere puro” quaesumus “noi chiediamo” rationabilis “razionale, sano” rectus “retto, giusto” (2) redemptio “redenzione” (2) sacer “santo” sacramentum “sacramento” (8) sacratus “consacrato” sacrificium “sacrificio” (2) sacrosanctus “sacrosanto” (2) sacrum munus “santo dono” salus “salvezza” (3) sanctificare “santificare” sanctificatio “santificazione” sanctus “santo” (4) sempiternus “eterno” servitus “servizio” substantia “sostanza; oggetto del sacrificio” (2) sumere “ricevere” supplicatio “supplica” supplices deprecamur “Ti supplichiamo umilmente” (4) suppliciter rogare “pregare umilmente transfiguratio “trasfigurazione” Unigenitus tuus “il Tuo Unigenito” venerabilis “venerabile” venerandus “venerando” veritas “verità” vitia “vizi” vota “voti” |
Appendice II
Elenco delle parole tedesche che non hanno un equivalente nel testo latino.
È probabile che si tratti di espressioni particolarmente rispettate “negli ambienti liturgici”, e che quindi siano state introdotte di nascosto nelle cosiddette “traduzioni”, sebbene il testo latino originario non ne offra alcuna giustificazione.
comprendere che siamo liberi pane (per sacramentum) pane (per mysterium) pane della vita pane — grano, vino — uva il primo tra gli uomini (Cristo) celebrazione (introdotto 3 volte) celebrazione dell’Eucaristia libertà (per salus, “salvezza”) diventare liberi il mondo intero ricordo (tra gli altri per sacramentum) comunità pienezza dello Spirito vivere (nella tua) presenza speranza |
(in) ogni luogo e in ogni tempo completare il cammino vita amore pasto (5 volte, anche per communio, gratia) nuovo (2 volte, 1 volta per caelestis, “celeste”) regno cibo (tra gli altri per mysterium) (2 volte) mensa (2) casa del Padre assaporare compimento (ultimo) cammino (la tua) Parola e il pane della vita segni (per mysterium) |
“… affinché la mensa della Parola di Dio sia preparata in modo più ricco”
di Rudolf Kaschewsky
di Rudolf Kaschewsky
I
Probabilmente, chiunque legge le parole qui nel titolo citate, che appartengono all’art. 51 della Costituzione sulla Liturgia, confida nel fatto che nel nuovo ordine di letture sia stato aggiunto alle precedenti pericopi un tesoro estratto da altre parti della Sacra Scrittura — soprattutto dopo l’introduzione di un ciclo di letture triennale — che offre ampie opportunità a questo fine. Ma chi avrebbe mai potuto immaginare che, al contrario, un gran numero di pericopi particolarmente significative sarebbe caduto vittima di questa riorganizzazione?
Che cosa può aver motivato coloro che, nonostante la triplicazione del numero di Vangeli liturgici per le domeniche e i giorni festivi, hanno ritenuto necessario dover eliminare determinati Vangeli dell’antico Messale?
Vale la pena elencare i Vangeli delle messe domenicali e festive che non hanno più trovato posto nel nuovo Messale domenicale e festivo. Ciò può anche correggere l’opinione erronea ampiamente diffusa, secondo la quale il nuovo lezionario offrirebbe solamente “più” pericopi, e che quindi i Vangeli dell’antico Messale apparirebbero tutti da qualche parte nel nuovo ciclo triennale.
Sono stati eliminati i seguenti Vangeli:11. Elenchiamo di seguito sia i Vangeli che sono stati eliminati completamente sia le parti dei Vangeli che sono state espunte; quindi, se il versetto specifico non include l’intero Vangelo del formulario della Messa in questione, significa che il resto dello stesso vangelo è stato incluso nel nuovo Messale.
2 Come “sostituzione” abbiamo elencato quei casi in cui il Vangelo (antico) corrispondente è stato eliminato, ma è stato inserito un parallelo sinottico nel nuovo Messale, dimodoché il significato della pericope in questione non è andato completamente perso; in questi casi utilizziamo, in questa lista, un trattino invece del numero.
Matteo
1. 2. 3. — — — — — 4. 5. 6. — — |
Sul digiuno (6, 16-20): Mercoledì delle Ceneri Monito contro i falsi profeti (7, 15-20): 7a Domenica dopo Pentecoste “… i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti”. (8, 1-13) : 3a Domenica dopo l’Epifania. La tempesta sul lago (8, 23-27) : 4a Domenica dopo l’Epifania. Sostituzione2: Mc 4, 35-41, nuovo: 12a Domenica del ciclo annuale, anno liturgico B. Guarigione del paralitico (9, 1-8): 18a Domenica dopo Pentecoste. Sostituzione: Mc 2, 1-12, nuovo: 7a domenica del ciclo annuale, anno liturgico B. Resurrezione della figlia di Giairo (9, 18-26): 23a Domenica dopo l’Epifania Sostituzione: Mc 5, 21-43, nuovo: 13a Domenica del ciclo annuale, anno liturgico B “… Se la tua mano ti è occasione di scandalo, …” (18, 6-9): Festa di San Michele Arcangelo, Festa degli Angeli Custodi. Sostituzione: Mc 9, 38 ss., nuovo: 26a Domenica del ciclo annuale, anno liturgico B. Indissolubilità del matrimonio (19, 3-6): Messa matrimoniale. Sostituzione: Mc 10, 2-16, nuovo: 27a Domenica del ciclo annuale, anno liturgico B. “Molti sono i chiamati, …”3 (20, 16b): Settuagesima. Cristo, figlio di Davide (22, 41-46): 17a Domenica dopo Pentecoste. Lamento sui discepoli (“di questi alcuni ne ucciderete …, altri … li perseguiterete di città in città”) e su Gerusalemme (23, 34-39): Festa di Santo Stefano. La grande tribolazione. Ritorno di Cristo (24, 15-35): 24a Domenica dopo Pentecoste. Sostituzione: Mc 13, 14-32, nuovo: 33a Domenica del ciclo annuale, anno liturgico B. Sostituzione: Mc 13, 14-32, nuovo: 33a Domenica del ciclo annuale, anno liturgico B. Delibera del Sinedrio; l’unzione a Betania (26, 1-3): Passione della Domenica delle Palme. Sostituzione: Mc 14, nuovo: Domenica delle Palme, Passione dell’anno liturgico B. |
3. Questo frammento del versetto manca nelle traduzioni più recenti del NT, probabilmente perché non è stato tramandato in alcuni (pochi) manoscritti (Codex Sinaiticus e Vaticanus, così come le traduzioni sahidica e bohairica); tuttavia, esso è attestato nella maggior parte dei manoscritti (Codex Ephraemi, manoscritti di Cambridge, Washington e Koridethi e molti altri, incluso il testo Koinè e la Vulgata) (ed è anche — indiscutibilmente — menzionato di nuovo in Mt 22, 14).
Marco
— 7. |
Moltiplicazione dei pani e dei pesci (8, 1-9): 6a Domenica dopo Pentecoste. Sostituzione: Mt 14, 13-21, nuovo: 18a Domenica del ciclo annuale, anno liturgico A. Incredulità e durezza di cuore (16, 14): l’Ascensione di Cristo. |
8. — — — — 9 — 10. 11. — |
Profezia su Giovanni (1, 67-68): Festa di San Giovanni Battista. “Lo si credeva figlio di Giuseppe” (3, 23): Festa di San Giuseppe, il 3º mercoledì dopo Pasqua Sostituzione: Mt 1, 1-25, nuovo: Messa della Vigilia di Natale. Parabola del seminatore (8, 4-15): Sessagesima. Sostituzione: Mt 13, 1-23, nuovo: 15a Domenica del ciclo annuale, anno liturgico A. “Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete”. (10, 23-24): 12a Domenica dopo Pentecoste. Sostituzione: Mt 13, 1-23, nuovo: 15a Domenica del ciclo annuale, anno liturgico A. Esorcismo di un demonio (11, 14-26): 3a Domenica di Quaresima Sostituzione: Mc 3, 20-35, nuovo: 10a Domenica del ciclo annuale, anno liturgico B. Guarigione di un idropico di sabato (14, 2-6): 16a Domenica dopo Pentecoste Il banchetto — espulsione degli invitati (14, 16-24): Domenica nell’ottava del Corpus Domini Preannuncio della Passione (18, 31-43): Quinquagesima. Lamento su Gerusalemme, Purificazione del Tempio (19, 41-47): 9a Domenica dopo Pentecoste. Parabola del fico (21, 29-33): 1a Domenica di Avvento. Sostituzione: Mc 13, 24-32, nuovo: 33a Domenica del ciclo annuale, anno liturgico B. |
Giovanni
12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22, |
Guarigione del figlio malato a Cafarnao (4, 46-53): 20a Domenica dopo Pentecoste. “I morti udranno la voce del Figlio di Dio …” (5, 25-27a): Ognissanti, 1a Messa. La volontà del Padre; la resurrezione nell’ultimo giorno (6, 37-40): Ognissanti, 2a Messa. “Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?” (6, 60): Corpus Domini. “Per questo voi non ascoltate le parole di Dio: perché non siete da Dio. … Prima che Abramo fosse, Io Sono”. (8, 46-59): Domenica di Passione. “… perché non vi sorprendano le tenebre” (12, 34-36): Festa dell’Esaltazione della Croce. Il principe di questo mondo (14, 30-31): Domenica di Pentecoste. “… Egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio” (16, 5-11): 4a Domenica dopo Pasqua. “Voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà” (16, 16-22): 3a Domenica dopo Pasqua. Discorso di commiato di Gesù (16, 23-30): 5a Domenica dopo Pasqua. Profezia su Giovanni (21, 20-24): Festa dei Santi Apostoli e di San Giovanni Evangelista |
Questa lista riporta un totale di 36 Vangeli che sono scomparsi dalle Messe domenicali e festive. Tralasciando quei passi per i quali sono stati inclusi come nuovi Vangeli (per qualsiasi motivo) i paralleli sinottici, rimangono ancora 22 Vangeli (numerati sopra) che i riformatori desideravano fossero tenuti nascosti ai fedeli partecipanti alle funzioni domenicali e festive.
Ciò è tanto più sorprendente poiché, grazie all’introduzione del ciclo triennale, ci si sarebbe aspettati un di più e non un di meno. Inoltre, il fatto che la maggior parte dei Vangeli appaia come pericope nei giorni feriali nel contesto della lectio continua non può minimamente compensare la loro assenza, poiché si tratta di testi che anche i cattolici che frequentano la Santa Messa solo la domenica e nei giorni festivi (o anche meno frequentemente) potevano ascoltare, a prescindere dal fatto che le messe feriali sono spesso concepite come cosiddette “messe con un motivo particolare” con pericopi appositamente selezionate “per un motivo particolare”.
Tuttavia, anche un osservatore ben intenzionato e imparziale non potrà fare a meno di notare una tendenza molto chiara a eliminare, invece di conservare, alcune pericopi che si riferiscono alla seconda venuta del Signore, al giudizio, al peccato e alla sue conseguenze. Sono proprio i moniti severi, gli avvertimenti e anche le minacce che il Signore ha rivolto ai discepoli e quindi anche a noi ad essere state vittime del verdetto riformista. Dunque, la tanto decantata “apertura al mondo” non significava forse piuttosto che le parole di Gesù nelle quali Egli esprimeva il contrasto tra il regno di Dio e il mondo dovevano scomparire dai Vangeli? Il fatto che il principe di questo mondo sia Satana, che il mondo si rallegri mentre i giusti piangono: niente di tutto ciò disturberà più il fedele domenicale…
Il sospetto dell’esistenza di una tale tendenza è pienamente rafforzato dal fatto che in undici dei casi elencati, nel nuovo Messale il Vangelo della domenica precedente è stato abbreviato esattamente a partire dai versetti sopra citati, ossia termina immediatamente prima del punto indicato o inizia subito dopo! Così, il nuovo Vangelo della Festa della Trinità che si legge nell’anno liturgico C contiene la seconda metà del Vangelo (antico Messale) della quarta domenica dopo Pasqua: inizia con Gv 16, 12, cioè esattamente dopo il discorso di Gesù sul peccato, la giustizia e il giudizio (vedi sopra, n. 19 dell’elenco). E come Vangelo della festa dell’Ascensione, Anno B, viene adottato il precedente Vangelo dell’Ascensione di Cristo, ma il primo versetto (Mc 16, 14), in cui Gesù rimprovera l’incredulità e la durezza di cuore dei discepoli, è stato lasciato fuori.
Il sospetto dell’esistenza di una tale tendenza è pienamente rafforzato dal fatto che in undici dei casi elencati, nel nuovo Messale il Vangelo della domenica precedente è stato abbreviato esattamente a partire dai versetti sopra citati, ossia termina immediatamente prima del punto indicato o inizia subito dopo! Così, il nuovo Vangelo della Festa della Trinità che si legge nell’anno liturgico C contiene la seconda metà del Vangelo (antico Messale) della quarta domenica dopo Pasqua: inizia con Gv 16, 12, cioè esattamente dopo il discorso di Gesù sul peccato, la giustizia e il giudizio (vedi sopra, n. 19 dell’elenco). E come Vangelo della festa dell’Ascensione, Anno B, viene adottato il precedente Vangelo dell’Ascensione di Cristo, ma il primo versetto (Mc 16, 14), in cui Gesù rimprovera l’incredulità e la durezza di cuore dei discepoli, è stato lasciato fuori.
Inoltre, anche in altri casi, i versetti menzionati sono stati semplicemente omessi all’interno dello stesso Vangelo. Il Vangelo (antico Messale) della 16a Domenica dopo Pentecoste si trova nel nuovo Messale come Vangelo della 22a Domenica del ciclo annuale (anno liturgico C), ma è saltato proprio il racconto della guarigione miracolosa (vedi sopra n. 9 dell’elenco ), per cui la traduzione tedesca è stata camuffata con una clausola subordinata di collegamento in modo da far sì che il versetto 1 segua immediatamente il versetto 7! E nel Vangelo della Festa degli Angeli Custodi, che è stato ripreso dal Messale antico, viene tralasciata l’espressione molto dura “Se la tua mano o il tuo piede ti offendono, tagliali e gettali via da te”, e l’intestazione riporta, invece di Mt 18, 1-10, Mt 18, 1-5; 10 [saltando cioè i versetti da 6 a 9 contenenti appunto le ben note espressioni molto dure: meglio monchi e zoppi e orbi nel Regno di Dio che fisicamente integri all’Inferno!, N.d.T.].
In ogni caso, in questa cernita dei Vangeli canonici, sorge il sospetto che si sia prestata molta attenzione al fatto che il loro messaggio appaia “ragionevole” [ossia tollerabile per la “mentalità moderna”, N.d.T.]…
[Traduzione dal tedesco di Antonio Marcantonio]Rudolf Kaschewsky
Tendenze nelle orazioni del Nuovo Messale
II
Le traduzioni tedesche delle orazioni domenicali e festive
‘Postfazione’ di Paolo Pasqualucci
Postfazione
Viene qui pubblicata la Seconda Parte dell’importante saggio del linguista e glottologo tedesco Rudolf Kaschewsky (1939-2020) sulle “tendenze nelle orazioni del Nuovo Messale”.
Come si ricorderà, la I parte, pubblicata nel mese di maggio 2022, concerneva i “cambiamenti nel testo latino delle orazioni domenicali e festive”. Era stata pubblicata in tedesco sul Quaderno N. 5 di UNA VOCE – KORRESPONDENZ, 10º anno, Sett/Ott 1980. In questa Prima Parte il prof. Kaschewsky, con eccezionale acribia filologica dimostrava l’esistenza di una impressionante gamma di “mutazioni” e “variazioni” intervenute nei testi latini utilizzati nel Novus Ordo, non in armonia con il corretto, plurisecolare rapporto che da tanti secoli è stato sempre mantenuto tra lex orandi e lex credendi.
Grazie alle finissime analisi del Nostro, abbiamo potuto prender visione di “riordini e variazioni ” che hanno provocato la “perdita delle concretezza originaria” dei testi latini anche grazie a lievi quanto astuti cambiamenti di significato. Ne sono risultati dei testi impregnati di “fluidità” e in sostanza ambigui. Un’impostazione del genere, sembra voler “livellare il rapporto tra uomo e Dio”, anche grazie all’occultamento di importanti verità di fede, in particolare sul peccato, il pentimento e l’espiazione, il Giudizio, il destino eterno delle anime, non più ripetute nella applicazione domenicale e festiva della lex orandi. Il “livellamento” del rapporto tra uomo e Dio era una conseguenza della “apertura al mondo” voluta e attuata dal Vaticano II, per il quale il mondo non doveva più considerarsi “regno del Principe di questo mondo” da convertire a Cristo. La liturgia riformata pertanto mostra un evidente “allontanamento dalla Sacralità del rito”, un autentico “disprezzo del carattere sacrificale dello stesso”. Così abbiamo avuto una riformulazione in chiave di “apertura al mondo” delle Litanie del Venerdì Santo, nelle quali oggi, tanto per fare degli esempi, non si prega più per la conversione dei non-cristiani, ebrei inclusi, mentre la preghiera “per l’unità della Chiesa” è diventata preghiera “per l’unità dei cristiani”, acquisendo un significato per l’appunto “fluido”, del tutto ambiguo.
La Seconda Parte di questo ammirevole studio, il cui originale uscì sui Quaderni 2 e 3, marzo-giugno 1982, di UNA VOCE – KORRESPONDENZ, 12º anno, dimostra che le medesime tendenze eterodosse erano presenti anche nelle “traduzioni tedesche delle orazioni domenicali e festive”.
Il lettore potrebbe chiedersi, molto probabilmente, se il confronto con le traduzioni tedesche non sia estraneo agli interessi e alle competenze di un pubblico italiano. In realtà, la ricostruzione dell’Autore è del massimo interesse per ogni cattolico, quale che sia la sua nazionalità. Il testo tedesco, egregiamente tradotto qui, mostra inequivocabilmente le tendenze eterodosse di cui sopra.
L’analisi delle traduzioni è poi completata da due appendici e da una conclusione finale. Nelle due appendici abbiamo:
(I) un “elenco delle parole latine la cui traduzione letterale è stata eliminata – dovrebbero ovviamente scomparire dall’uso ecclesiastico ufficiale, anche se si vede chiaramente che esse contengono il più profondo lessico religioso”;
(II) “un elenco delle parole tedesche che non hanno un equivalente nel testo latino”; parole evidentemente usate nel milieu teologico dominante, introdotte “sebbene il testo latino originario non ne offra alcuna giustificazione”. Ora, tra queste parole ve ne sono diverse che sono diventate di uso comune anche presso i cattolici italiani. Pensiamo, per esempio, a “pane della vita”, “libertà” al posto di “salvezza”, “completare il cammino”, “amore” (“Dio è amore”, dizione un tempo tipica dei Protestanti, anglicani soprattutto), “regno”, “mensa”, “Casa del Padre”, “compimento”. A proposito di “Casa del Padre”, è da tempo consuetudine dire che quando uno muore, a meno che non si tratti di persona notoriamente malvagia o criminale riconosciuto, “è andato alla Casa del Padre”, ossia in Paradiso. Affermazione temeraria, non cattolica, fovens haeresim poiché dimostra che non si crede più all’esistenza dell’Inferno e del Purgatorio e nemmeno nel giudizio individuale dell’anima di ciascuno subito dopo la sua morte – dimostra, in sostanza, la presenza ormai ampiamente diffusa dell’errore della “salvezza garantita a tutti, a prescindere”; diffuso quest’errore dalle pluridecennali esternazioni ambigue, per l’appunto “fluide”, di una Gerarchia che ha lasciato cadere ogni riferimento al peccato originale, al peccato in sé, al Purgatorio, all’Inferno, al Cristo Giudice.
(I) un “elenco delle parole latine la cui traduzione letterale è stata eliminata – dovrebbero ovviamente scomparire dall’uso ecclesiastico ufficiale, anche se si vede chiaramente che esse contengono il più profondo lessico religioso”;
(II) “un elenco delle parole tedesche che non hanno un equivalente nel testo latino”; parole evidentemente usate nel milieu teologico dominante, introdotte “sebbene il testo latino originario non ne offra alcuna giustificazione”. Ora, tra queste parole ve ne sono diverse che sono diventate di uso comune anche presso i cattolici italiani. Pensiamo, per esempio, a “pane della vita”, “libertà” al posto di “salvezza”, “completare il cammino”, “amore” (“Dio è amore”, dizione un tempo tipica dei Protestanti, anglicani soprattutto), “regno”, “mensa”, “Casa del Padre”, “compimento”. A proposito di “Casa del Padre”, è da tempo consuetudine dire che quando uno muore, a meno che non si tratti di persona notoriamente malvagia o criminale riconosciuto, “è andato alla Casa del Padre”, ossia in Paradiso. Affermazione temeraria, non cattolica, fovens haeresim poiché dimostra che non si crede più all’esistenza dell’Inferno e del Purgatorio e nemmeno nel giudizio individuale dell’anima di ciascuno subito dopo la sua morte – dimostra, in sostanza, la presenza ormai ampiamente diffusa dell’errore della “salvezza garantita a tutti, a prescindere”; diffuso quest’errore dalle pluridecennali esternazioni ambigue, per l’appunto “fluide”, di una Gerarchia che ha lasciato cadere ogni riferimento al peccato originale, al peccato in sé, al Purgatorio, all’Inferno, al Cristo Giudice.
Credo che, se si facesse un’analisi comparata delle “tendenze nelle orazioni domenicali del Nuovo Messale” rivelatesi nelle varie lingue della liturgia riformata, apparirebbero notevoli affinità di metodo, linguaggio, terminologia.
Un’ultima osservazione su un altro aspetto importante messo in rilievo dall’Autore nella parte finale del suo studio, contenente l’elenco dei 22 tagli apportati ai Vangeli utilizzati nel Novus Ordo.
Egli titola ironicamente questa parte : “…affinché la mensa della Parola di Dio sia preparata in modo più ricco”, utilizzando un passo dell’art. 51 della Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium sulla liturgia. Perché, ironicamente? Vediamo cosa dice il brevissimo art. 51 di quella fatale Costituzione. “Affinché la mensa della parola di Dio sia preparata ai fedeli con maggiore abbondanza, vengano aperti più largamente i tesori della Bibbia in modo che, in un determinato numero di anni, si legga al popolo la maggior parte della sacra Scrittura” (tr. it. ne: I documenti del Concilio Vaticano II, ed. Paoline, 1980, p. 31). Ma i “tesori della Bibbia” sono stati effettivamente aperti più largamente? Così si ritiene ma così non è.
Annota infatti il prof. Kaschewsky: in base al dettato conciliare ci si sarebbe aspettati che “nel nuovo ordine di lettura sarebbe stato aggiunto alle precedenti pericopi un tesoro estratto da altre parti della Sacra Scrittura, soprattutto dopo l’introduzione di un ciclo di letture triennale, che offre ampie opportunità a questo fine. Ma chi avrebbe mai potuto immaginare che, al contrario, un gran numero di pericopi particolarmente significative sarebbe caduto vittima di questa riorganizzazione? Che cosa può aver motivato coloro che, nonostante la triplicazione del numero di Vangeli liturgici per le domeniche e i giorni festivi, hanno ritenuto necessario dover eliminare determinati Vangeli presenti invece nell’Antico Messale?”.
È evidente che si è proceduto ad una selezione sulla base di criteri ideologici di un certo tipo. E difatti, dopo aver dimostrato tagli e manipolazioni, l’Autore può affermare, senza tema di essere smentito: “Anche un osservatore ben intenzionato e imparziale non potrà fare a meno di notare una tendenza molto chiara a eliminare, invece di conservare, alcune pericopi che si riferiscono alla seconda venuta del Signore, al giudizio, al peccato e alle sue conseguenze [l’eterna dannazione, la divisione in eterno dell’umanità in Eletti e Reprobi – N.d.R.]. Sono proprio i moniti severi, gli avvenimenti e anche le minacce che il Signore ha rivolto ai discepoli e quindi anche a noi ad esser state vittime del verdetto riformista. Dunque, la tanto decantata “apertura al mondo” non significava forse piuttosto che le parole di Gesù nelle quali Egli esprimeva il contrasto tra il regno di Dio e il mondo dovevano scomparire dai Vangeli? Il fatto che il principe di questo mondo sia Satana, che il mondo si rallegri mentre i giusti piangono: niente di tutto ciò disturberà più il fedele domenicale”.
Né a tale inoppugnabile conclusione si può opporre che nelle Messe dei giorni feriali “la maggior parte dei Vangeli appaia come pericopi nel contesto della lectio continua”. Infatti, la maggior parte dei cattolici assidui oggi alla S. Messa (comunque una minoranza), frequenta soprattutto le funzioni domenicali e dei giorni festivi. Contano quindi le Letture che vengon fatte in queste Messe per la formazione della sensibilità e della cultura liturgica dei fedeli. Le “Messe feriali” sono, tra l’altro, specifica il Nostro, spesso Messe “con pericopi ispirate ad un motivo particolare, appositamente selezionate”.
Da parte mia, voglio aggiungere un’osservazione tratta dalla drammatica attualità della Chiesa. Da un articolo su Settimo Cielo del 28 giugno scorso, intitolato Il sinodo tedesco contagia l’intera Chiesa, senza che il papa lo fermi, si apprendono i risultati di alcune inchieste demoscopiche fatte fare dalle rispettive Conferenze episcopali in diversi Paesi, in previsione del “sinodo sulla sinodalità” [vedi] che dovrebbe tenersi a Roma nel 2023, evento tipico della visione della Chiesa condivisa da Papa Francesco, vicino alla eterodossa “teologia della liberazione” di tipo “popular” e “indio”: il “sinodo sulla sinodalità” dovrebbe esprimere l’opinione del “popolo di Dio” su come deve essere la Chiesa. Ebbene, da queste indagini, per esempio in Paesi come la Francia e l’Irlanda, oltre alle ormai consuete richieste di ordinazione delle donne, riconoscimento dell’omosessualità, del matrimonio dei preti, di maggior potere ai laici nella Chiesa, etc, vi sono anche quelle di modificare il linguaggio liturgico attuale considerato ormai “irricevibile” e in particolare di togliere la terza lettura, quella dell’Antico Testamento, perché considerata troppo dura, troppo violenta, “grondante sangue”, ad esempio nell’opinione dei cattolici irlandesi che hanno risposto all’indagine. Evidentemente, l’Antico Testamento si è prestato assai meno alle manipolazioni cui è stato sottoposto il Nuovo dai liturgisti “alla Bugnini”. Il cui perfido prodotto, comunque, non è più considerato dal cosiddetto “popolo di Dio” all’altezza delle nuove necessità, imposte dall’ulteriore depravazione della fede e dei costumi nella Chiesa cattolica dei nostri giorni – una decadenza della quale la sventurata riforma liturgica montiniana è stata strumento non secondario.
10 commenti:
CONOSCIAMO IL SANTO DEL GIORNO: S. BONAVENTURA DA BAGNOREGIO
Oggi 14 luglio 2022 si festeggia San Bonaventura dell'Ordine dei Minori, Cardinale e Vescovo di Albano, Confessore e Dottore della Chiesa, il quale passò al Signore nel giorno seguente.
Nell'anno 1221 nasceva in Bagnoregio (Lazio) San Bonaventura che al fonte battesimale fu chiamato Giovanni. Essendosi ammalato gravemente all'età di quattro anni, la mamma lo raccomandò a S. Francesco d'Assisi, colà di passaggio, promettendo di offrirlo al Signore nell'ordine dei Frati Minori, se avesse riacquistata la salute. S. Francesco pregò per lui e quando lo seppe risanato, esclamò: « O buona ventura » e da allora Giovanni fu chiamato Bonaventura.
Cresciuto negli anni, nel 1242 si associò ai seguaci del poverello d'Assisi, ove in breve fece mirabili progressi nella virtù e nella scienza. Fatta la professione, venne mandato all'Università di Parigi, alla scuola del dottissimo Padre Ales. I progressi che fece negli studi furono tali che dopo solo sette anni venne eletto professore di filosofia e teologia nella medesima Università.
I suoi esempi rifulgevano davanti ai confratelli ed essi, nonostante la sua giovine età, lo elessero priore generale dell'ordine nel 1256. Nella nuova carica era sempre così puntuale e preciso, che per stimolare i ritrosi ed animare i fervidi alla imitazione di S. Francesco, si serviva più del suo esempio che della sua autorità. La sua fama si estese: tutti ormai stimavano il Padre Bonaventura uomo eccezionale, perciò il papa Clemente IV gli offrì l'arcivescovado di York (Inghilterra). Ma S. Bonaventura riuscì a indurre il Santo Padre a desistere dal suo progetto.
Però Gregorio X, successore di Clemente IV, vedendo i doni che Dio aveva elargito a questo religioso, e considerando il gran bene che avrebbe potuto fare alla Chiesa, lo elesse cardinale. S. Bonaventura non voleva e si era persino rifugiato in Francia; ma tutto fu inutile. Costretto dall'ubbidienza si portò a Roma dove il Papa, consacrandolo vescovo di Albano, lo nominò legato pontificio assieme a San 'Tommaso d'Aquino per il concilio che si stava per aprire in Lione. Ma S. Tommaso lungo il viaggio s'ammalò e morì, e S. Bonaventura per il troppo lavoro fu preso da atroce malore e da vomito continuo, onde in pochi giorni passò' all'eternità. Era il 14 luglio del 1274.
Come si è già accennato, S. Bonaventura era dottissimo ed in mezzo alle sue molteplici occupazioni trovò modo di scrivere numerosi volumi che rivelano la profondità della sua dottrina e l'acutezza del suo ingegno. Ad una vecchietta che lo lodava per la sua scienza rispose: « Voi potete amar Dio più di qualsiasi sapiente ed è questo l'unico mezzo per essere a Lui accetti ». Un fraticello laico perciò ripeteva: « Vecchierella, vecchierella, se tu amerai il Signore più di Padre Bonaventura, sarai più santa di Padre Bonaventura ».
Un primissimo commento sintetico sulle COMMISSIONI:
"Aridatece San Girolamo!"
Ma certo, il novus ordo lo sappiam da tempo e', della Santa Messa, una luteranizzazione in salsa ecumenica
Liberté, Egalité, Fraternité
Il 14 luglio la Setta festeggia la sostituzione dell'antico ordine cristiano col nuovo ordine laicista e massonico.
Il prof. Rudolf Kaschewski ha fatto un lavoro certosino e molto rivelatore, a conferma della protestantizzazione attraverso la Liturgia.
Avremo occasione di servircene (e non solo noi) in analisi concrete e con un profilo più ampio.
Ma altrettanto certosino è stato il lavoro del traduttore, quello di Pasqualucci per commentarlo e il mio di redazione, con una marea di tabelle dai bordi invisibili...
mic,
questo lavoro di smontaggio della menzogna è IMPORTANTISSIMO, nessuno di noi lo sottovaluta, deve tutto restare agli atti. Anzi fai delle copie e conservale fuori dal computer. Noi pecore capiamo l'insieme, ma ripercorrere passo passo, seriamente, significherebbe avere capacità e strumenti che non abbiamo qui su due piedi, anche se ci issassimo sulle spalle del gigante ci manca quella conoscenza che possiede solo chi si è zappato parola per parola, per poi confrontarla con altre parole...una vita di questo studio! E' bene benissimo però pubblicare, tra i tanti lettori comuni, fanno sempre capolino quei pochi che svettano!
Brava!
Condivido pienamente.
Vive le Sacré-Coeur !
Vive la Fleur-de-Lys !
Alle Editions du Drapeau Blanc, è disponibile il libro di A. Blanc de Saint-Bonnet "La Restauration Française" e un'opera sulla famiglia dell'abbé Eugene Roquette "La Famille telle que Dieu l'a faite" (E. S. J. A.).
Bonne lecture !
"Il prossimo conflitto avverrà tra Religione di Dio e Religione di Stato, tra Cristo e Anticristo"
Mai prima d'ora nella storia umana il potere spirituale è stato così indifeso contro il potere politico; mai prima d'ora il potere politico ha usurpato in tanta misura il potere spirituale. Fu Gesù Cristo a patire sotto Ponzio Pilato; non fu Ponzio Pilato a patire sotto Gesù Cristo. Oggi, il vero pericolo non è la religione nella politica, ma la politica nella religione.
Per la prima volta nella storia del Cristianesimo, la politica, che iniziò con il dividersi dalla morale e dalla religione, ha capito che l'uomo non può vivere di solo pane, così ha tentato di catturare l'anima, attraverso ciascuna delle parole uscite dalla bocca di un Dittatore.
Per la prima volta nella civiltà occidentale Cristiana il regno dell'Anticristo ha acquistato forma politica e sostanza sociale, sovrastando e combattendo il Cristianesimo nella propria essenza di Anti-chiesa: con i propri dogmi, le proprie scritture, la propria infallibilità, la propria gerarchia, il proprio capo visibile, i propri missionari, e il proprio capo invisibile, troppo terribile perché se ne pronunci il nome.
Ai nostri giorni, in certe nazioni la religione esiste soltanto in quanto tollerata da un dittatore politico. Senza perseguitare attivamente la Chiesa, ne usurpa le funzioni, concede le tessere del pane solo a quelli che cospirano contro la religione, tenta di creare un'uniformità ideologica sopprimendo chiunque si opponga a questa ideologia, e, con il solo peso della propaganda di Stato, intende effettuare l'organizzazione sociale delle masse su una base meramente secolare e anti-religiosa.
L'istruzione, oggigiorno, si va politicizzando. Lo Stato moderno estende il proprio dominio su zone estranee alla propria giurisdizione: sulla famiglia, sull'educazione, sull'anima. Specialmente pericolosa diventa la concentrazione dell'opinione pubblica in un numero sempre più ristretto di persone, data la meccanicità con cui si può disseminare la propaganda. I contorni acquistano una crudezza particolare.
Il prossimo conflitto avverrà tra Religione di Dio e Religione di Stato, tra Cristo e Anticristo: quest'ultimo travestito da capo politico.
(Fulton J. Sheen, da "Personaggi della Passione" 1947)
In un lungo articolo dello scorso aprile, Massimo Faggioli ha scritto:
""Ma il fenomeno più inquietante [ai nostri giorni] è il passaggio da una crisi dell'autorità ecclesiale a una crisi dell'autorità del Vaticano II e quindi un crollo di un sano senso della tradizione: un'idea dinamica e organica della tradizione; la lettera della tradizione non come paradigma dell'intelletto, ma come espressione dell'atto dell'intelletto; un passaggio da una comprensione cognitiva e proposizionale a una personalistica e dialogica della rivelazione.""
Il linguaggio soggettivista ed evoluzionista qui è inconfondibile: se lo prendessimo in parola, segnerebbe la fine di una religione fondata su verità che possono essere formulate con precisione e definite vere sempre e ovunque. (Si consideri cosa sta tentando di fare ora la Pontificia Accademia per la Vita con il rovesciamento del perenne insegnamento della Chiesa sulla contraccezione e la fecondazione in vitro .) In effetti, il parallelo tra la vecchia concezione del dogma e la vecchia concezione della liturgia è del tutto esatto: formale, oggettivo, definito, conoscibile in sé, stabile e fonte di trasformazione delle culture, piuttosto che qualcosa di informale, soggettivo, indefinito, dipendente esclusivamente da autorità esterne, in continua evoluzione, una sorta di substrato materiale che deve essere plasmato dalle culture che lo accolgono.
Le traduzioni tedesche citate sono davvero terribili.
Luigi Puddu
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