Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 5 luglio 2024

Onore alla 'Société des Missionnaires de la Miséricorde Divine'. Un comunicato stampa dell’Union Lex Orandi

Nella nostra tradizione da Paix Liturgique (Lettera n.1060/bis). Nella Diocesi di Fréjus-Tolone – dopo due anni di sospensione [vedi] – le ordinazioni sono riprese, ma diversi seminaristi della Société des Missionnaires de la Miséricorde Divine (comunità di diritto diocesano che ha nei suoi statuti la celebrazione della liturgia nel rito antico), sono ancora in attesa di ordinazione per il rifiuto dell’autorizzazione da parte del Vaticano. Qui l'indice degli articoli sulla Traditionis custodes e successive restrizioni.

Onore alla Société des Missionnaires de la Miséricorde Divine
Un comunicato stampa dell’Union Lex Orandi

Domenica 23 giugno, don Jean-Raphaël Dubrule, Superiore della Société des Missionnaires de la Miséricorde Divine, ha pubblicato un comunicato stampa che non può lasciare indifferente nessun fedele legato alla liturgia tradizionale [qui].
(nell'immagine ordinazioni 2021)

Vi si legge il rifiuto delle «autorità romane competenti» di autorizzare l’ordinazione di quattro sacerdoti e due diaconi secondo il Missale Romanum del 1962 e, ancor più grave, l’opposizione ma che i futuri sacerdoti siano autorizzati a celebrare secondo il rito tradizionale secondo gli statuti della comunità.

Questo annuncio è una grande tristezza per tutti i Cattolici: impedire, per ragioni estranee alla loro fede alla loro morale o alla loro dottrina, l’ordinazione sacerdotale di candidati legittimamente chiamati dai superiori e dal loro Vescovo è di per sé sconvolgente. Motivare questo rifiuto con l’attaccamento dei candidati e della loro comunità alla liturgia tradizionale è, altresì, preoccupante. Questo annuncio sembra un preludio alle voci di una decisione romana ostile alla liturgia tradizionale che attualmente infiammano la rete. A prescindere dal fatto che on futuro la decisione sia estesa a tutta la Chiesa, il provvedimento nei confronti della Société des Missionnaires de la Miséricorde Divine è l’ultimo atto di una persecuzione che colpisce i pastori con l’obiettivo di spaventare il gregge, come è stato fatto altrove in altra forma. Espulsione di sacerdoti da un istituto a Quimper [qui], sospensione discrezionale del sacramento dell’Ordine a Tolone [qui]: questo è il volto della Chiesa sinodale per i fedeli cattolici, il cui crimine è rimanere fedeli alla Tradizione apostolica. Una fase nuova e cupa della crisi in cui sta sprofondando la Chiesa.

Anche questo annuncio deve essere accolto con rispetto. Di fronte alle minacce che si moltiplicano e che potrebbero concretizzarsi a breve termine, il Superiore della Société des Missionnaires de la Miséricorde Divine e i seminaristi della sua comunità hanno scelto la via dell’onore. Hanno rifiutato di svendere la loro aspirazione a donarsi al sacerdozio quando non c’era alcuna garanzia che sarebbero stati in grado di vivere una vita sacerdotale in linea con la vocazione che lo Spirito Santo aveva ispirato loro. Hanno scelto una via stretta e dolorosa di santificazione nella Chiesa e dalla Chiesa. Nella Chiesa, perché si sottomettono ai suoi giudizi anche quando sono ingiuriosi, e dalla Chiesa, perché accettano di soffrire per la Chiesa a cui hanno dedicato la loro vita, scegliendo di attendere nella verità e nella carità piuttosto che cedere a pretese e pressioni. Ci mostrano la strada. È possibile che, tra non molto, ogni fedele si trovi di fronte alla stessa scelta. In tal caso, dovremo mantenere il nostro amore per la Chiesa e la correttezza delle verità trasmesse. Dovremo resistere alle pressioni e proclamare l’ovvio: nessuna autorità può violare la coscienza dei fedeli che desiderano santificarsi con i mezzi che la Tradizione della Chiesa offre loro in modo inalienabile.

«Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso. Ci fa bene a tutti conservare le ricchezze che sono cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa, e di dar loro il giusto posto» (lettera di Sua Santità Benedetto XVI ai Vescovi in occasione della pubblicazione della lettera apostolica «motu proprio data» Summorum Pontificum sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma effettuata nel 1970, qui).

«Una società che proibisce ciò che per lungo tempo ha considerato come il suo stesso nucleo è impossibile» (Benedetto XVI, Ultime conversazioni, a cura di Peter Seewald).

[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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5 commenti:

A proposito della lex orandi ha detto...

Guido Villa:
Anzitutto desidero complimentarmi con chi ha avuto la brillantissima idea della cosiddetta "Messa prefestiva" o "dei primi vespri".
Tornerò sull'argomento, qui mi limito a spiegare il perché dei miei "complimenti".
Chi non riesce andare a Messa il sabato mattina, e comunque non desidera perdere la Messa quotidiana, perde la liturgia del sabato.
Oggi si perderebbe perfino una solennità, quella dei santi Pietro e Paolo, talmente importante che fino al 1977 era festa di precetto, e giorno festivo anche per lo Stato italiano - perché ovviamente la sera c'è la cosiddetta "Messa prefestiva".
Capita spesso anche a me, qui purtroppo i frati del convento francescano hanno avuto la brillante idea di chiedere (ottenendolo) alla Curia arcivescovile il permesso di celebrare appunto la Messa cosiddetta prefestiva, e in nessuna parrocchia del decanato si celebra il sabato sera (sarebbe un controsenso celebrare la Messa feriale del sabato, mentre in un'altra chiesa contemporaneamente si celebra quella festiva della domenica).
Oggi però sono riuscito ad andare a Messa al mattino...
Meno male che almeno - piccola consolazione - i frati rammentano sempre che la Messa prefestiva vale SOLO ED ESCLUSIVAMENTE per chi è impedito la domenica, cosa che in Italia non si fa. E infatti, alla Messa prefestiva del sabato sera qui vengono sì e no una ventina di fedeli, mentre la domenica la chiesa è strapiena (è la chiesa più piena del decanato perché molti croati, soprattutto quelli originari della Bosnia e dell'Erzegovina, vanno a Messa solo dai francescani).
Per il resto, qui in Croazia la cosiddetta Messa prefestiva è un'assoluta rarità, e infatti quando mi sono trovato il sabato sera in una località di villeggiatura sulla costa dalmata o in Istria, si vedevano subito gli italiani che erano venuti alla Messa feriale del sabato sera, pensando che fosse quella della domenica (si riconoscevano subito dal loro continuare a guardarsi in giro perché non capivano nulla).
Tornerò a parlare dell'argomento, ma dico subito che NON È BUONA COSA andare alla Messa cosiddetta prefestiva non andandoci poi alla domenica, giorno del Signore.
E non venitemi a dire che la sera sono i primi vespri della domenica e quindi è già domenica, e che così facevano già gli ebrei... Collegamenti con la regione ebraica e il loro vivere il sabato già dopo il tramonto del sole del giorno precedente è del tutto fuori luogo. Noi non siamo, come gli ebrei, nell'attesa del Messia, il Messia è già venuto, è morto in Croce e risorto... ed è risorto la domenica.

Anonimo ha detto...

Il Papa capo della Chiesa di Cristo

Gesù Cristo non poteva, in una maniera più completa e sintetica, annunciare e promettere la suprema autorità del Papa nella Chiesa.

Le porte dell'inferno, cioè le potenze infernali, non potranno prevalere contro la Chiesa che è ll nuovo popolo di Dio, proprio perché essa avrà un unico capo e sarà sorretta dalla compagine dell'unità. Dire che le porte dell'inferno non prevarranno è lo stesso che annunciare la guerra che le potenze infernali faranno alla Chiesa e la sua vittoria in ogni tempo, fino alla consumazione dei secoli, poiché essa non potrà mai morire.

Come è ammirabile la luminosa laconicità delle parole di Gesù Cristo e come sintetizzano la natura e la storia della sua Chiesa e della potestà del Papa! Da allora ad oggi nessuno potrà negare che esse si siano avverate, e che tra il fluttuare delle vicende umane siano rimasti sempre incrollabili la Chiesa e il suo capo. Dopo la Risurrezione, Gesù donò a san Pietro ciò che gli aveva promesso (cf. Mt 16,18), e i poteri che gli diede, riguardando un’istituzione immortale, dovevano di necessità essere trasmessi ai successori.

San Pietro, nominato sempre per primo in tutti i Vangeli, esercitò difatti la sua supremazia, come si vede chiaramente negli Atti degli Apostoli. Egli, dunque, è il capo incontrastato della vera Chiesa. Del resto, sarebbe assurdo pensare che Gesù Cristo avesse potuto istituire un organismo che è una vera società visibile, senza un capo visibile; se l'avesse fatto, avrebbe creato un regno diviso, destinato a perire come si dividono e periscono le sette che li distaccano dal Vicario di Gesù Cristo.

Oggi che l'onda limacciosa dell’ateismo, e quindi della violenza, tenta di cancellare dalla faccia della terra ogni culto e ogni idea di Dio, i poveri protestanti, invece di farsi seminatori di scandali e di discordie, devono sinceramente convertirsi al Signore e riunirsi alla sua Chiesa.

Se non lo fanno, diventano come già è avvenuto dove ferve la persecuzione contro la Chiesa cooperatori degli scelleratissimi empi e complici dei loro tenebrosi disegni.

Niente può sostituirsi alla Chiesa e nessuno può soppiantare il suo augusto capo; solo la Chiesa vive delle ammirabili ricchezze di Gesù Cristo, e solo il Papa le trasmette in essa, quasi cuore e cervello di quell’organismo meraviglioso…

Chi si apparte dalla sua autorità perisce come un organismo che ha i centri vitali paralizzati. La Chiesa e il Papa sono mirabili frutti della Redenzione dai quali sbocciano tutti gli altri; chi li disprezza, raccoglie la zizzania, credendola grano, anzi, raccoglie la rovina temporale ed eterna.

Dal cap.16 San Matteo

Don Dolindo Ruotolo

Anonimo ha detto...

Non siamo lontani dal risveglio delle moltitudini. Il tempo dei negatori di Dio sta scadendo, finisce il tempo dei superbi, degli ipocriti, di quelli che vogliono attuare le loro 'pensate' su tutta l'umanità,  dei guerrafondai, degli sterminatori di popoli. Il vostro tempo è alla fine. Pentitevi e pentiamoci anche noi per la nostra pigrizia e la nostra viltà mascherate da quieto vivere e dal lasciar correre.
m.a.

Anonimo ha detto...

A volte mi domando: se il Vat.2 avesse suscitato il dissenso di più ampia parte del popolo dei fedeli, forse la rotta poteva essere corretta tempestivamente? Ricordo che a molti animi semplici la riforma piacque, papa Giovanni era molto popolare, i pericoli non furono intuiti...
Direi che oggi c'è una critica più forte e spesso disistima verso le innovazioni bergogliane, anche a livello non specialistico. Purtroppo però il popolo dei fedeli è meno numeroso. Ci salverà il piccolo gregge?

Anonimo ha detto...

Antonio Rossix:
Benedetto XVI.
Come tutti i Papi, non è diventato Papa in quanto vescovo di Roma, ma è diventato vescovo di Roma in quanto Papa.
Prima c'è stata l'investitura divina di Cristo a Simone ("tu, Simone, sarai Pietro"... e poi dopo la risurrezione "pasci le mie pecorelle"), poi Pietro è diventato prima responsabile della Chiesa di Gerusalemme, dopodiché è venuto a Roma, e non mi pare che lasciando Gerusalemme, affidata a qualcun altro, non fosse più il Papa.
Capiamoci, dunque. L'aspetto giurisdizionale è legato al primo, ma non necessariamente.
Diciamo che normalmente, e sottolineo normalmente, sono interconnessi, ma davanti a una situazione eccezionale, Benedetto XVI ha dovuto dolorosamente scindere le due cose.
Prima di parlare di dialettica hegeliana, che non ha alcun senso in una situazione del genere, bisognerebbe capire:
- le cause della rinuncia
- che cosa ha detto realmente il Papa
- cosa sarebbe accaduto se non avesse scisso munus/ministerium alla luce della situazione che poi si è creata con Francesco.
Chi continua ad analizzare la situazione dicendo che sta cosa la poteva fare, quest'altra no, mi spiace ma sta fuori strada perché il Papa è egli stesso fonte normativa, avendo una potestà suprema e universale, e in quanto tale è al di sopra del diritto canonico. Del resto, le norme del diritto canonico chi le scrive se non il Papa?
Detto questo, concordo con il prof. Viglione sul fatto che non si possa arrivare a dire con certezza assoluta qual è la soluzione al problema, ma prima o poi i nodi sono destinati a sciogliersi man mano che emergeranno nuovi particolari e ci saranno altri coraggiosi che interverranno nel dibattito con nuovi e interessanti contributi.