Anche il cardinale Joseph Zen Ze-kiun, vescovo emerito di Hong Kong si inserisce nel dibattito innescato dall'Arcivescovo Viganò e dal Vescovo Schneider sul concilio Vaticano II [vedi].
Lo fa - in un'intervista a Catholic News Agency (le citazioni che seguono sono tutte riprese dalla mia traduzione) e in un saggio del 17 luglio pubblicato sul suo sito web - dove critica sia i "conservatori estremi" che i "progressisti estremi" perché respingono l'autorità e l'autenticità dei documenti conciliari.
Lo fa - in un'intervista a Catholic News Agency (le citazioni che seguono sono tutte riprese dalla mia traduzione) e in un saggio del 17 luglio pubblicato sul suo sito web - dove critica sia i "conservatori estremi" che i "progressisti estremi" perché respingono l'autorità e l'autenticità dei documenti conciliari.
Il Saggio
Il cardinale attribuisce gli effetti della crisi attuale al fatto che, per decenni, il Concilio Vaticano II sarebbe stato usato in modo improprio per portare avanti, all’interno della Chiesa, programmi “ristretti” basati su una “comprensione soggettiva”. E così chiede un nuovo apprezzamento dei documenti conciliari stessi, e una rinnovata comprensione di ciò che la Chiesa insegna che sia presente in un Concilio ecumenico.
In sostanza egli non riconosce il fatto che il Vaticano II rappresenti una rottura definitiva con il precedente insegnamento e con l’autorità della Chiesa secondo l'interpretazione della cosiddetta “ermeneutica della rottura”, affermando che certe interpretazioni sono estranee alla natura di un Concilio ecumenico. Il cardinale sostiene nel suo saggio che: