Il sorgere del sacerdote “post-liberale”
Un punto fermo del pensiero di certi ambienti di “destra” è l’antiamericanismo, ossia quel rigetto viscerale, senza se e senza ma, di tutto ciò che provenga dagli Stati Uniti di America.
Tale rigetto è certamente giustificato in non pochi elementi. Infatti, per molto tempo l’influenza del liberalismo americano, e più ampiamente del cosiddetto “American way of life”, ha funto da fattore deliquescente delle tradizioni cristiane del Vecchio Continente e dell’Occidente in generale.
Tuttavia, un tale atteggiamento comporta il rischio di chiudersi a priori all’analisi oggettiva di ciò che sta succedendo negli Stati Uniti, non dico in superficie ma in profondità. Quando mi capita di discutere con qualche amico che sbandiera questo atteggiamento, la mia domanda è sempre: ma tu segui i movimenti nell’opinione pubblica americana? La risposta è invariabilmente: No.
Un dibattitto basilare nella destra americana
Un punto che questi amici non seguono, per esempio, è il dibattitto intellettuale nella destra americana.
Assistiamo a profondi mutamenti nell’opinione pubblica americana e, in concreto, nel movimento conservatore. C’è in questo momento un dibattito basilare all’interno della destra americana, speculare a uno simile nella sinistra. Poco visibile sui grandi media, questo dibattito è invece assai vivace negli ambienti accademici.
Sin dall’Indipendenza, la politica americana ha sempre operato dentro certi binari mai oltrepassati né dalla destra né dalla sinistra. In termini italiani potremmo dire che l’offerta politica oscillava fra centro-destra e centro-sinistra. Ambedue i campi si proclamavano, però, fedeli agli ideali della Rivoluzione Americana e all’American way of life.
Oggi, il dibattito sta andando oltre, e comincia a questionare le radici. Per la prima volta nella storia degli Stati Uniti si cominciano a mettere in discussione alcuni principi cardini della democrazia americana. Perfino l’Illuminismo, sorgente della Rivoluzione Americana, è oggetto di critica. C’è un riallineamento del tradizionale asse destra-sinistra. Mentre la sinistra corre velocemente verso posizioni estreme – l’elezione di Mamdani a New York ne è prova – la destra avanza verso posizioni che non si riconoscono più nel conservatorismo, assumendo invece contenuti tradizionalisti.
Proprio questa radicalizzazione della sinistra – in nome di un concetto di libertà sempre più totalizzante – sta sollevando a destra dubbi sulla vera natura della libertà. Mentre i “paleoconservatives” si aggrappano ancora all’idea illuminista di libertà, pur interpretandola in modo conservatore, altri prospettano invece uno Stato forte e confessionale che intervenga nella società a favore del bene e contro il male. La divisione è anche generazionale: mentre i giovani seguono quest’ultima linea, i più anziani sono legati per lo più alla prima.
E così vediamo scene fino a poco tempo fa impensabili, come il messaggio su “X” di Kevin Roberts, presidente della Heritage Foundation, il più prestigioso think tank conservatore degli Stati Uniti: “In occasione dell’anniversario della gloriosa battaglia di Lepanto, quando i cristiani di tutta l’Europa sconfissero l’Impero Ottomano, dobbiamo ricordare che l’Occidente sarà salvato, dobbiamo restaurare la Cristianità con coraggio e preghiera. È un onore vivere i nostri giorni, in cui questa moderna Reconquista avanza in Europa e negli Stati Uniti. Madonna della Vittoria: sempre avanti!”
Sono parole che non siamo abituati a sentire da un noto policy maker di Washington, e che mostrano fino a che punto l’ambiente sta cambiando.
Il sacerdote “post-liberale”
Anche in campo ecclesiastico si verifica un fenomeno analogo.
Un paio di mesi fa è stato pubblicato il “2025 National Study of Catholic Priests”, un’approfondita analisi realizzata dal Catholic Project della Catholic University of America. Lo studio analizza le tendenze nella Chiesa negli Stati Uniti, specialmente nel giovane clero.
“Vediamo un profondo cambio di paradigma nel clero più giovane, che scappa dalla cornice del liberalismo nella quale gli americani, compressi i cattolici, si identificavano fino a poco tempo fa”, scrive Kenneth Craycraft[1]. Fino a poco tempo fa, “dall’estrema sinistra all’estrema destra, gli americani aderivano alla stessa antropologia morale di base e alla stessa filosofia politica del cosiddetto Illuminismo inglese”.
Questo sta cambiando: “I dati raccolti dallo studio del Catholic Project suggeriscono che i nuovi sacerdoti stanno diventando restii a questa falsa scelta tra liberalismo conservatore o liberalismo progressista. (…) Esaminando in profondità i risultati dello studio vediamo che è in atto qualcosa di molto diverso dalla semplice identificazione con variazioni del liberalismo americano. (…) Una lettura attenta dei dati suggerisce che molti giovani preti non ragionano più all’interno di questa cornice”.
“Lo studio – conclude Craycraft – non rivela giovani sacerdoti ‘conservatori-liberali’, bensì giovani sacerdoti post-liberali”.
In altre parole, stiamo assistendo al crollo dei parametri che vedevano il clero americano ondeggiare fra progressismo e conservatorismo, ma pur sempre all’interno di una cornice sostanzialmente liberale, e invece l’emergere di una spinta che punta verso qualcosa di molto più radicale, che sa di restaurazione di qualcosa di molto antico, ma cui non mancano elementi di instaurazione di qualcosa di molto nuovo e potente.
La rondine
Una rondine non fa primavera, dirà qualcuno. Ed è vero. Ma è pur vero che il sorgere di questo fenomeno evince una situazione nuova che comincia a rompere gli schemi tipici dell’americanismo. Tanto più che non si tratta di un fatto isolato, bensì di un fenomeno dinamico, in movimento, infatti in forte crescita. Irrigato dalla grazia divina, esso promette ogni sorta di speranza.
Julio Loredo - Fonte _______________________
[1] Kenneth Craycraft, “The Emergence of the Post-Liberal Catholic Priest”, The Catholic World Report, 25 novembre 2025.

4 commenti:
Ci permettiamo di ricordare che l'americanismo, già condannato da Leone XIII, è il lasciarsi ammaliare dalle mode "liberali" (il liberalismo, in senso teologico, fu il padre del modernismo), tra cui il sottovalutare l'aspetto dottrinale (cfr. ad esempio i movimenti ecclesiali che blaterano ossessivamente di "fare esperienza", e poi se chiedi a uno dei loro aderenti quali sono i sette vizi capitali non ti sa neppure rispondere: il movmento non gliel'ha insegnato, era troppo impegnato a fargli fare "esperienza"), il sostituire quatti quatti la direzione spirituale con la psicologia (succede anzitutto nei seminari e case di formazione), e una visione "protestantizzata" delle cose della vita.
Il sacerdote "liberale" è solo uno dei tanti che si arrovella per essere gradito al mondo (eppure noi non siamo di questo mondo; siamo solo in questo mondo), perché così è stato formato nei seminari conciliari (chi non era sufficientemente malleabile è stato scacciato via).
E dunque il sacerdote "post-liberale" dovrebbe essere "restauratore". Cioè - l'autore non lo dice, speriamo però che l'abbia capito - il "restauro" dovrebbe consistere nel ripartire da dottrina e liturgia, cioè il triplice munus di insegnare, guidare, santificare. Altrimenti sarà solo l'ennesima moda passeggera: "ehi guardate, sono un PPL, Presbìtero Post Liberale, applauditemi, like & subscribe".
Scusate la franchezza, ma la situazione è critica: per esempio quei fedeli che vengono a reclamare la cresima (solo perché serve per il matrimonio) e non sanno neppure con quale mano ci si fa il segno della croce, hanno bisogno di un prete tradizionale (dottrina e liturgia), non di discorsi sulla vittoria di Lepanto, o sull'alleanza di Abramo, o sul benedire pezzettoni di ghiaccio: hanno bisogno anzitutto che qualcuno gli spieghi con quale mano ci si fa il segno della croce. Sempre che siano disposti ad ascoltare.
E scusate di nuovo la franchezza, ma mi pare che la stragrandissima maggioranza dei pretonzoli "Concilio-compatibili" sia sostanzialmente inadatta ad insegnare la dottrina della fede (anche quando la conosce, visto che ci sono fin troppi argomenti "pericolosi"), e a santificare (perché il novus ordo è comunemente percepito come poco più di un cerimoniale necessario a sembrar cristiani).
Eccellente, realistico E.P.
Ogni dieci anni viene imposta una nuova moda, come minimo un centenario di oggi tra la vita sua, dei genitori, dei nonni ha, con i loro racconti, una memoria almeno di 150/200 anni. Se queste generazioni sono state educate dalle loro attualità, purtroppo insegnano poco. Solo chi segue una tradizione può insegnare non solo a ragion veduta ma, con tutto se stesso, con tutto il suo sentimento e tutta la sua volontà, così è per il falegname, il contadino, per il pescatore e per il cattolico. Il cattolico è quello che potrebbe insegnare solo se tradizionale di nome e di fatto, è importante che venga inoltre da una famiglia cattolica sul serio, perché c'è un sapere che solo la famiglia trasmette nella sua intimità. Dico questo a ragion veduta perché nella mia famiglia, tutti compresi, c'era di tutto e venire a capo di tante diversità è stato faticoso e per molti di loro il Cattolicesimo era sullo sfondo, molto sfondo. Per quanto gli inglesi siano pirati da sempre, le tradizioni le hanno mantenute. Ieri l'altro su internet hanno dato la notizia che il figlio maggiore del principe William questo anno comincerà a frequentare una istituzione di recupero e/o di sostegno per giovani, se non ricordo male. È importante per tutti entrare ed aiutare in queste realtà, tanto più lo è per chi nasce in una condizione di grandissima responsabilità verso un prossimo di milioni di esseri umani. Questo per sottolineare che solo un procedere tradizionale vivo, nel senso che ognuno ha capito e capisce il senso di ogni formula del Catechismo e conosce la Storia della Chiesa, le vite dei Santi, la Teologia e la Liturgia che è preghiera e presenza di Gesù Cristo nella nostra vita qui ed ora. Solo se si voltano le spalle alle mode è possibile nel tempo divenire e restare tradizionali. Purtroppo la Chiesa dal 1958 ha voluto aggiornarsi alla luce del sole. Grande errore, la nave ormai imbarca acqua e la gerarchia, tranne pochi, è in sala da ballo che canta e balla immemore anche del suo dovere. Ci sono anche molti giovani che stanno riscoprendo il Cattolicesimo ma, dovranno ricominciare quasi da capo per essere Cattolici e voltare le spalle alle mode., che altro non sono che guastatrici a pagamento della tradizione.
Credo che E.P. abbia messo il dito nella piaga. È però solo un dito, perché la piaga è talmente ampia che ci vorrebbe l’intera mano. È evidente che la situazione è critica non soltanto perché ci sono delle persone – non sono fedeli: fedeli a chi o a che cosa? – che vengono a reclamare la cresima (solo perché serve per il matrimonio) e non sanno neppure con quale mano ci si fa il segno della croce. Osservando oggi l’intero percorso che un bimbo cattolico dovrebbe seguire a iniziare dal battesimo, prima comunione e via dicendo si scopre che le singole “tappe” sono quasi sempre compiute, perché così si è sempre fatto o molto più semplicemente per non deludere i parenti che aspettano la réunion. Sono rappresentazioni vuote che non lasceranno nessun segno. E così accade a chi pretende di sposarsi ed essere cresimato senza avere la più pallida idea di che cosa rappresentino queste azioni. Non sarebbe ora di dare un taglio ed evitare di perpetuare questo modo di fare ben conosciuto e consolidato? C'è un però: se ciò dovesse accadere il popolo di Dio non sarà più rappresentato da quel miliardo e rotti che millantiamo, ma da un resto molto striminzito. Ed è per questo che così si andrà avanti e non cambierà mai nulla.
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