Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 17 febbraio 2023

Indice articoli sulle variazioni al Pater noster

Indice articoli sulle variazioni al Pater noster
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Alcune note 

Il Pater noster è una preghiera così misteriosamente semplice, sublime, completa. È alla portata intellettuale di tutti, ma supera l'intelligenza di tutti, tanto che sono insondabili le sue abissali profondità. Abbraccia, nella sua concisione, l'universo: è preghiera dell'uomo che dà voce al creato, al cosmo, alla storia dell'uomo-con-Dio.

Essa è intessuta di realtà bibliche (i"cieli"; il "regno"; la "volontà" di Dio; il "pane"; i "debiti"; la "tentazione"; il "male"…), ma ne esce, le supera. Non ci rivolgiamo a "Colui che è", all'"Onnipotente", all'"Altissimo", ma al "Padre", che è la fonte della vita, il Dio di tutti gli esseri viventi. ...È Padre, ma è anche Uno, è "Colui che è", è l'"Altissimo", l'"Onnipotente". È Tutto: ma soprattutto è nostro Padre, in quanto Padre del Signore nostro Gesù Cristo; infatti quel nostro presuppone e parte da Cristo Signore, se Lo accogliamo e in Lui "rimaniamo". Non può prescindere da Lui.

Il testo del "Padre nostro" ci è giunto in greco (vedi qui, oltre alla versione greca, quella ebraica, aramaica, della Vulgata): quindi, oltre e conoscerne le risonanze ebraiche ed aramaiche, che ci veicolano tutta la ricchezza e lo spessore della tradizione che ha nutrito la spiritualità di Gesù, bisogna ricorrere anche al greco per una sua giusta lettura.
L'osservazione più immediata in questa lettura è che le richieste del "Padre nostro" sono tutte all'imperativo ("Sia santificato"; "venga"; "sia fatta"; "dacci oggi"; "rimetti"; "non ci indurre"; "liberaci").

Dobbiamo osservare che la lingua greca usa oltre all''imperativo anche il modo "ottativo", che indica l'espressione di un desiderio; l'imperativo, invece indica un comando. Ebbene il testo greco del "Padre nostro" ha nelle forme verbali l'imperativo, non l'ottativo. Dunque chi ce ne ha tramandato il testo ha colto senz'altro in modo inequivocabile il pensiero di Cristo. La forma imperativa, dunque, viene da Cristo. Nel "Padre nostro" è Dio che prega in noi. Lo Spirito Santo grida in noi con gemiti inesprimibili "Abbà!"; "Padre!". È Dio che ci "comanda" che cosa dobbiamo chiedergli come figli; e i figli "pretendono" ciò che è loro necessario da chi li ha generati.

Il pane che ci viene fatto chiedere non è certamente il solo pane materiale, ma il pane "quotidiano", quello di cui abbiamo bisogno ogni giorno per vivere, il pane "sopra-sostanziale" (così traducevano i Padri della Chiesa), quello che nutre non solo il corpo, ma lo spirito, il pane "necessario", quello di cui Gesù ha detto "Chi mangia di questo pane vivrà in eterno"; è il pane che si identifica con Cristo stesso (Parola ed Eucaristia): "Io sono il Pane vivo disceso dal cielo".

Non dimentichiamo che, attraverso il Vangelo, il Pater ci è stato consegnato dal Suo Figlio, il Diletto... nel quale anche noi diveniamo Figli.
"Dacci oggi il nostro pane quotidiano" recita la ben nota preghiera sia nella versione di Mt:6 che di Lc:11
Ma c'è da chiedersi perché gli Evangelisti non hanno utilizzato "ephemeron" o "kathemerinon" per esprimere "quotidiano"? Che cosa indica realmente "epioúsion"?

Chiunque legge il testo greco sa che il termine è ἐπιούσιον "epioúsion", letteralmente significa "sopra-sostanziale" (Etimologicamente, epi- significa "sopra" e -ousios da ousia = "sostanza" o "essere"). Pane sovrasostanziale: prim'ancora che pane più che necessario, come in molte sottolineature, pane soprannaturale, il pane vivo che viene dal cielo... il corpo divino-umano del Signore! Perché il Padre possa riconoscere in noi  e compiacersene  l'immagine del Figlio diletto che ha pensato per ognuno di noi e che ci ha impressa come sigillo nel Battesimo, abbiamo bisogno di chiedergliela e di riceverla ogni giorno, per tenerla viva e vivificante non solo per noi, e non oscurarla.

L'interpretazione di questo vocabolo assolutamente insolito e di cui non si trovano che sparute tracce nella letteratura greca è sempre stata al centro di molte discussioni.

La Vulgata di San Girolamo lo rende con supersubstantialem nella versione matteana e quotidianum nella recensione lucana. Origene afferma che il termine era rarissimo e non usato né da colti né dalla plebe (De oration., 27,7). Il fatto è che
  • quotidiano il pane di oggi fa pensare alla manna, il pane necessario che il Signore dispensava ogni giorno nel deserto durante l'Esodo in vista del Sinai e che andava raccolta secondo la necessità propria e della famiglia e consumata senza lasciarne per il domani, altrimenti sarebbe imputridita.
Ed è la sottolineatura della necessità costante e ripetitiva del nutrimento (non solo materiale ma anche spirituale) che ci attendiamo dal Padre. Infatti:
  • epioúsion, il pane supersubstantialem, appunto per noi oggi e fino alla fine dei tempi, il pane vivo che viene dal cielo... il corpo divino-umano del Signore!

4 commenti:

Anonimo ha detto...

https://ripensaresanpaolo.wordpress.com/2011/05/16/il-%e2%80%9cpadre-nostro%e2%80%9d-e-stato-alterato/

Anonimo ha detto...

E' un'insidia diabolica, forse la più pericolosa di tutte, che la Sacra Scrittura non sia l'alimento e la meditazione principale delle anime, e massime di quelle consacrate a Dio. Essa ha un segreto di formazione interiore che non ha e non può avere nessun libro, quando è meditata accuratamente con i lumi che ci vengono dall'insegnamento della Chiesa Cattolica. Le anime pie usano cento libri di meditazione, e non sanno che sulla Sacra Scrittura si sono formati i più grandi Santi.

Noi non troviamo nel libro di Dio gli slanci di fervore che crediamo di trovare negli altri libri, ma vi troviamo la placida vita che s'assorbe nell'anima nostra e la nutrisce soprannaturalmente. Le specie Eucaristiche non sono meno appariscenti persino della lampada che le vigila notte e giorno? Eppure chi oserebbe dire che sia più vitale un apparato esterno dell'Altare che l'Eucaristia?

La Scrittura è come un Sacramento; ha le specie umili ed il frutto mirabile. Come nei sacramenti c'è l'acqua che purifica, l'olio che fortifica, e persino la confessione delle colpe che diventa materia sacramentale, così nella Scrittura c'è la parola che purifica, quella che fortifica, quella che nutrisce e persino quella che confessa il male degli uomini per annientarlo. Tutto è vita nella Scrittura, come tutto è vita nei Sacramenti, e come il Sacramento del Matrimonio santifica le nozze, così il Cantico Scritturale dell'amore è l'amore fatto come sacramento dell'eterno Amore.

La Genesi, don Dolindo Ruotolo.

L'immagine ispira il "Rinuncio a me "..Chi vede Maria vede Dio . ha detto...

Il Beato Angelico, quando l’arte diventa preghiera.
Fra Giovanni da Fiesole, meglio noto come il Beato Angelico, riuscì a fondere contemplazione e pittura, lasciandoci opere immortali che trasmettono in semplicità la bellezza della fede. Un modello che indica agli artisti, di cui è patrono, la loro grande responsabilità.
di Antonio Tarallo

Una lastra di marmo e nulla più: questa è la tomba di fra Giovanni da Fiesole, meglio conosciuto con il nome di Beato Angelico, del quale oggi ricorre la memoria liturgica. Semplice, quasi anonima in quel suo bianco marmoreo, la tomba - custodita nella chiesa romana di Santa Maria sopra Minerva - sembra non appartenere a uno degli artisti più importanti del ‘400. Sulla lastra funeraria è ritratto un corpo con le due mani giunte. E proprio quelle mani hanno stretto, nel lontano passato, pennelli e colori per dipingere opere immortali, che trasmettono il messaggio universale del cristianesimo e della Chiesa.

Nel Beato Angelico, il Vangelo si è fatto immagine...
https://lanuovabq.it/it/il-beato-angelico-quando-larte-diventa-preghiera

Anonimo ha detto...

Il Signore talvolta ti fa sentire il peso della croce. Questo peso ti sembra intollerabile, ma tu lo porti perché il Signore nel suo amore e nella sua misericordia ti stende la mano e ti dà la forza.
(PADRE PIO)