Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 3 luglio 2025

Il dialogo introduttivo al Prefatio

Si riallaccia ai precedenti: Il Suscipe sancte Pater qui - qui e L'offerimus tibi Domine qui; In spiritu humilitatis qui: Il Lavabo qui; Il Suscipe Sancta Trinitas qui ; L'Orate fratres e Suscipiat qui ; La Secreta qui. Nella nostra traduzione da New Liturgical Movement conosciamo più a fondo Il dialogo introduttivo al Prefatio, un'altra delle sublimi formule della Messa dei secoli e gli elementi che ne fanno un unicum irreformabile. Ogni semplice sfumatura è densa di significati per nulla scontati a prima vista. Minuzie, patrimonio del passato, da custodire. Conoscerle non è ininfluente per una fede sempre più profonda e radicata. Grande gratitudine a chi ce le offre con tanta generosa puntualità.
Il dialogo introduttivo al Prefatio

Dopo che il sacerdote ha cantato ad alta voce la fine della Secreta qui, lui e la congregazione o il coro cantano ad alta voce tre giri di dialogo. L'ultima cosa che il sacerdote ha cantato è stata la parola Oremus all'inizio del Rito dell'Offertorio; ora lo sentiamo cantare la fine della Secreta, per omnia saecula saeculorum. È come se l'Offertorio fosse un'unica grande oratio, la cui parte centrale fosse avvolta nel silenzio.

Nel primo ciclo di dialoghi che segue, il sacerdote pronuncia il saluto tipico che invita l'Assemblea alla preghiera: Dominus vobiscum, ovvero "Il Signore sia con voi". L'Assemblea risponde con la risposta standard: Et cum spiritu tuo, ovvero "E con il tuo spirito". Il sacerdote, tuttavia, non si rivolge al popolo per porgere il saluto come fa altrove: sta già iniziando con attenzione il suo ingresso nel Santo dei Santi, senza voltarsi indietro.

Robert Reed, Vescovo ausiliare di Boston, si commuove celebrando la Messa antica

Robert Reed, Vescovo ausiliare di Boston su X qui. Se solo la conoscessero davvero!
Quando ho celebrato per la prima volta la Messa tradizionale, dopo essermi tolto i paramenti, mi sono inginocchiato nell'ultimo banco e ho pianto.

Iniziazione iconica al mistero della Santissima Trinità

Nella nostra traduzione da Substack.com, l'"icona della Trinità" di Andrej Rublev è un punto di partenza ideale per contemplare ciò che deve sempre superare qualsiasi immagine o pensiero.

Iniziazione iconica al mistero della Santissima Trinità

Nell'avvicinarsi della grande festa della Santissima Trinità, che cade la domenica dopo la Pentecoste [in realtà ora l'abbiamo superata; ma il tema non perde la sua attualità -ndT], è opportuno meditare su questo mistero fondamentale della fede cristiana con l'ausilio della cosiddetta "icona della Trinità" dell'iconografo russo Andrej Rublev, completata tra il 1411 e il 1427, nello stesso periodo in cui Fra Angelico dipingeva i suoi primi capolavori nei pressi di Firenze.

Quest'immagine, come il mistero a cui allude, è inesauribile nella sua ricchezza: ogni dettaglio racchiude in sé un significato stratificato. In questo articolo seguirò, a tratti anche parola per parola, l'analisi di Pavel Evdokimov(1), così come le riflessioni di Padre Gabriel Bunge(2). Il mio scopo è quello di esaminare i tratti principali di questa icona affinché il suo messaggio possa diventare per noi un compagno nella nostra preghiera al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.

Innanzitutto, cosa stiamo vedendo? È una raffigurazione della Trinità stessa? No. Il mistero della Divinità invisibile non può essere raffigurato dall'uomo; solo il Cristo incarnato può essere raffigurato così come apparve in carne, e lo Spirito può essere reso sotto forma di colomba e fiamme, ma il Padre non è mai stato mandato nel mondo in una missione visibile, e la Trinità in sé non può essere raffigurata se non in metafore che la alludono.

Ciò che vediamo, invece, è una somiglianza creata della Trinità, vale a dire la teofania narrata in Genesi 18, la cosiddetta “ospitalità di Abramo”.

Nel racconto biblico, tre misteriosi pellegrini visitano Abramo, il quale, presso la quercia di Mamre, li accoglie nella sua tenda, sacrifica un vitello per preparare loro un pasto e dispone il cibo davanti a loro su una tavola. Un testo liturgico orientale dice di questo racconto: "Beato Abramo, li hai visti e hai ricevuto la divinità, una e trina". Nella tradizione iconografica esistevano molte rappresentazioni precedenti di questa scena che attribuivano ad Abramo e Sara ruoli significativi, ma Rublev li omette completamente. La loro stessa assenza in questa rappresentazione ci invita a penetrare più a fondo nell'icona e a passare al secondo livello.

Ecco, tra l'altro, un esempio di una di quelle tipologie precedenti, da cui Rublev si stava consapevolmente allontanando:
Ospitalità di Abramo,
artista sconosciuto, ca. 1375-1400


Diamo un'occhiata più da vicino all'icona di Rublev:

L'“Eterno Consiglio dei Tre” ha davanti a sé l'economia della salvezza, il progetto di Dio dispiegato nella storia. Il paesaggio cambia significato:
  • La tenda di Abramo diventa il tempio-palazzo;
  • la quercia di Mamre diventa l'Albero della Vita;
  • il cosmo è rappresentato da una coppa schematizzata posta su un altare;
  • in questa coppa c'è la testa di un vitello offerta come cibo, il sacrificio eucaristico per la vita del mondo.
  • Il fatto che l'altare e la coppa rappresentino il cosmo è sottolineato dai quattro angoli dell'altare e dal piccolo rettangolo posto su di esso, che richiamano i quattro punti cardinali.
Essendo trascendente e inaccessibile, la vita interiore di Dio come Trinità è solo accennata. Ciononostante, Rublev trova il modo di indicarla, seguendo la verità consolidata che l'economia della salvezza deriva e, in un certo senso, rispecchia le processioni delle Persone nella Divinità.

I tre personaggi sono raffigurati in una conversazione, probabilmente sul versetto del Vangelo di Giovanni: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito". Dio è amore in Sé stesso, nella Sua essenza trina, e il Suo amore per il mondo è il riflesso del Suo amore trinitario, la sua continuazione o estensione fino ai confini più remoti dell'essere. Il dono di Sé da parte di Dio non nasce né si traduce in una mancanza o una perdita; è piuttosto il traboccare della sovrabbondanza del Suo amore. Questo dono di Sé è rappresentato dalla coppa, che possiamo immaginare come un pozzo che non si prosciuga mai.

Gli angeli sono raggruppati attorno al cibo divino. Anche se questo cibo è una testa di vitello, in linea con il racconto della Genesi, ci viene subito in mente l'Agnello, di cui l'Apocalisse dice: l'Agnello è stato immolato fin dalla fondazione del mondo. L'amore, persino il sacrificio e l'immolazione che scaturiscono dall'amore, hanno preceduto la creazione del mondo e ne sono la fonte.

I tre angeli sono in pace: la pace suprema dell'essere in sé stessi pur essendo interamente per un altro o verso un altro. Osservate come l'immagine del Figlio (al centro) e l'immagine dello Spirito Santo (a destra) chinano dolcemente e graziosamente il capo verso la loro origine comune, il Padre (a sinistra), che, da parte sua, li guarda con sguardo fisso.

Eppure, questo riposo è anche movimento. Il movimento inizia con il piede teso dell'angelo a destra e prosegue attraverso la sua testa inclinata. Passa attraverso l'angelo centrale e trascina irresistibilmente con sé il cosmo: la roccia e l'albero. Il movimento termina nella posizione verticale dell'angelo a sinistra, dove entra in una posizione di riposo come in un contenitore. 

Ciononostante, il movimento circolare continua con i piedi della figura a sinistra, che si protendono verso la figura a destra, completando così il cerchio e mostrando che questo movimento è continuo: nasce sempre di nuovo, e il cerchio non si interrompe.

Accanto a questo movimento circolare, il cui compimento ordina tutta l'opera, come l'eternità ordina il tempo, abbiamo il movimento verticale del tempio e degli scettri, che corrisponde alla verticalità dei troni:

Questi designano l'aspirazione del creato verso l'increato, del terreno verso il celeste, dove ogni movimento ascendente trova il suo compimento. Forse potremmo dire che in questi due movimenti vediamo agape, o amore che si dona, ed eros, o amore che anela, il primo che sgorga dall'abbondanza già posseduta, il secondo che nasce da un bisogno di essere colmato.

Il modo in cui Rublev dipinge gli angeli ci mostra la loro unità e uguaglianza: un angelo potrebbe essere sostituito da un altro. In questo modo, egli confessa la couguaglianza e l'identità essenziale delle Persone divine. La differenza tra loro deriva dall'atteggiamento personale di ciascuna verso le altre, eppure non vi è alcuna ripetizione o confusione. (L'oro splendente sulle icone designa la natura divina, la sua sovrabbondanza. Purtroppo, la doratura su questa icona del 1425 si è consumata, ma si può vedere, nelle aureole vuote, dove sarebbe apparsa.)

Le ali distese degli angeli avvolgono e ricoprono ogni cosa. Il contorno interno di tutte le ali, di un azzurro tenue, pone l'accento sull'unità e sul carattere celeste della natura divina. Un solo Dio e tre Persone perfettamente uguali: questo è ciò che esprimono gli scettri e i troni identici; sono segni dello stesso potere regale di cui ogni angelo è dotato. Sono anche rivestiti dello stesso tipo di vesti, ma queste vesti sono di colore diverso, per far risaltare la distinzione delle persone. L'unico colore che hanno in comune è, ancora una volta, un azzurro intenso.

L'azzurro del cielo (in cerchio) fa capolino attraverso le ali degli angeli; ogni angelo indossa una veste di un blu intenso (frecce) L'angelo che rappresenta il PADRE, a sinistra, indossa una veste di un viola pallido che tende all'invisibilità; Egli è totalmente invisibile per noi, lo splendore della sua persona è quasi completamente velato (notate quanto sia nascosto il suo chitone blu). La casa che si erge immediatamente dietro di lui indica il Padre, perché "nella casa del Padre mio vi sono molte dimore" (Gv 14,2).

Sul corpo, l'angelo che rappresenta IL FIGLIO indossa un chitone viola scuro, decorato con due strisce dorate (solo una è visibile, a rappresentare le due nature, una visibile e l'altra invisibile), mentre come soprabito ha una clamide di un azzurro intenso. L'Incarnato è raffigurato come re e profeta: la regalità è simboleggiata dalla veste viola; la profezia, o rivelazione di Dio, dal manto azzurro, perché nel Figlio ci è stata rivelata la “gloria” di Dio, e i discepoli l'hanno “vista” e “ne danno testimonianza” (Gv 1,14; 1 Gv 1,2). L'albero che emerge alle spalle del Figlio simboleggia l'Albero della Vita, il Legno della Croce, poiché, come insegna San Giovanni, la Passione è l'“ora” in cui il Figlio manifesta la gloria di Dio.

L'angelo che rappresenta lo Spirito Santo indossa la clamide in modo da lasciare libero un braccio, il sinistro. Si noti che l'angelo che rappresenta il Figlio indossa la clamide in modo da lasciare libero il braccio destro. Questo è un riferimento all'insegnamento di Sant'Ireneo di Lione, il quale afferma che il Figlio e lo Spirito sono le "due mani" del Padre, attraverso le quali Egli opera ogni cosa.

La clamide dell'angelo dello Spirito è verde pallido, il colore liturgico usato nel periodo bizantino della Pentecoste e nel periodo post-Pentecoste della Chiesa occidentale, perché è il colore della vita nuova, della vita fresca nello Spirito, che è il "Signore e Datore di Vita". (Anche il terreno su cui si trovano tutte le figure è verde pallido). Dietro questo angelo si erge una roccia, simbolo della terra, il cui "volto è rinnovato" dallo Spirito (Sal 103:30). L'età dell'icona rende difficile distinguerla, ma ci sono prove che Rublev abbia dipinto la roccia come spaccata, un riferimento alla roccia spaccata dal bastone di Mosè, che fece sgorgare acqua viva per il popolo assetato (Es 17:6). Cristo interpretò i flussi di acqua viva come lo Spirito Santo (Gv 7:38).

L'albero della vita e la roccia spaccata Tuttavia, poiché il Figlio e lo Spirito sono inseparabili, così i loro simboli sono reciproci: l'albero verde sopra il Figlio è anche segno della vita donata dallo Spirito, e la roccia sopra lo Spirito è anche segno di Cristo, la «roccia spirituale» (1 Cor 10,4).

Diversi altri dettagli di questo capolavoro sono degni di nota. I corpi degli angeli sono quattordici volte più grandi delle loro teste, rispetto alle sette volte normali degli esseri umani. Questa estensione accentua il loro carattere etereo e ultraterreno. 

Le ali degli angeli e il modo schematico di trattare il paesaggio danno un'immediata impressione di immaterialità e leggerezza. 

Gli angeli poggiano i piedi su lastre, che ricordano la tomba vuota nell'icona della Resurrezione:

Non ci sono ombre. Nessun elemento riflette la luce naturale, ma ognuno emette una luce propria, una luce che sgorga da radici segrete. Stiamo scrutando qui, come attraverso uno specchio, la fonte stessa della luce, "presso la quale non c'è cambiamento né ombra di cambiamento" (Giacomo 1:17).

Come tutte le icone bizantine, anche questa impiega la prospettiva inversa – le cose più lontane sono più grandi o, almeno, non diminuiscono – per abolire la distanza e la profondità in cui tutto scompare all'orizzonte. Questo orizzonte iconico è caratterizzato dalla pienezza dell'essere, non dalla sua diminuzione, come appare a una prospettiva egocentrica (che si riflette nello stratagemma della "prospettiva a un punto" del Rinascimento occidentale). Le figure sono ravvicinate e quasi si sollevano dal pannello, a mostrare che Dio è qui e ovunque.

La prospettiva invita necessariamente anche l'osservatore, che è il "punto di fuga", a entrare nell'immagine. C'è una "quarta sedia" proiettata e implicita che aspetta che vi sediate e prendiate posto al tavolo dei Tre.

Ora lasciate che i vostri occhi si riposino e indugino ancora una volta sull'intera icona, tenendo presente ciò che abbiamo imparato; e lasciatevi trasportare dalla pericoresi, dalla reciproca dimora dell'Uno e del Trino, trascinati nella circolazione del loro amore eterno, che avviene anche nella vostra anima come tempio della Presenza Divina.
Peter Kwasniewski, 12 giugno
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1 L'arte dell'icona: una teologia della bellezza, 243–57.
2 La Trinità di Rublev.

[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]

mercoledì 2 luglio 2025

Colligite Fragmenta: Il compleanno dei santi Pietro e Paolo

Nella nostra traduzione da OnePeterFive la meditazione settimanale di p. John Zuhlsdorf, sempre nutriente e illuminante, che ci consente di approfondire, durante l'ottava, i doni spirituali della domenica precedente qui.

Colligite Fragmenta: Il compleanno dei santi Pietro e Paolo

Solo un paio di giorni fa abbiamo celebrato la nascita terrena del "più grande uomo nato da donna", San Giovanni Battista. Oggi celebriamo la nascita celeste dei più grandi pilastri della Chiesa fondata da Cristo, i Santi Pietro e Paolo.

La festa dei santi Pietro e Paolo, celebrata il 29 giugno da tempo immemorabile, risplende come una delle solennità più venerabili del calendario liturgico romano. Nel Missale Romanum del 1962, questa festa con i paramenti scarlatti ha la precedenza sui paramenti verdi del Tempo dopo Pentecoste e soppianta la terza domenica dopo Pentecoste ogni volta che cade di domenica, come avviene in quest'anno 2025. Questa sostituzione sottolinea l'importanza che Roma e la Chiesa universale hanno sempre attribuito a questa commemorazione. I santi Pietro e Paolo sono venerati insieme, sebbene le loro vocazioni e i loro temperamenti fossero sorprendentemente diversi. Onorandoli fianco a fianco, la Chiesa testimonia l'unità che supera la diversità e la fede che trionfa sulla debolezza umana.

2 luglio. Festa della Visitazione della Beata Vergine Maria a santa Elisabetta.

Ripubblico, per chi leggesse solo ora e per riproporre a noi tutti come approfondimento. A questo serve ripercorrere l'Anno Liturgico...
2 luglio. Festa della Visitazione
della Beata Vergine Maria a santa Elisabetta.

Nel calendario tradizionale, il 2 luglio è la festa della Visitazione della Beata Vergine Maria a santa Elisabetta. 
"Evento in cui un bambino non nato sussulta alla presenza del Figlio di Dio, ancora nelle primissime fasi di formazione nel ventre materno. Elisabetta sentì prima la voce, ma Giovanni sentì primo la grazia. 
Quella udì secondo l'ordine della natura, questi sussultò per ragione del mistero. Quella sentì l'arrivo di Maria, questi del Signore. Esse s'intrattengono sulla grazia, essi la producono dentro di loro, primo misterioso ufficio di pietà figliale che si annunzia nel bene procurato alle loro madri; e con doppio miracolo le madri profetizzano sotto l'ispirazione dei propri figli. Sussultò il bambino, fu ripiena la madre. La madre però non fu ripiena prima del figlio; ma il figlio essendo ripieno dello Spirito Santo, ne riempì anche la madre". (Omelia di sant'Ambrogio vescovo)

Introitus
Salve, sancta Parens, eníxa puérpera Regem:
qui cælum terrámque regit in sǽcula sæculórum.

Ps XLIV: 2
Eructávit cor meum verbum bonum: dico ego ópera mea Regi.

Graduale
Benedícta et venerábilis es, Virgo María: quæ sine tactu pudóris invénta es Mater Salvatóris.
V. Virgo, Dei Génetrix, quem totus non capit orbis, in tua se clausit víscera factus homo. Allelúja, allelúja.
V. Felix es, sacra Virgo María, et omni laude digníssima: quia ex te ortus est sol justítiæ, Christus, Deus noster. Allelúja
Introito
Salve, o Madre santa, tu hai partorito il Re gloriosamente; egli governa il cielo e la terra per i secoli in eterno.
Sl XLIV: 2
Vibra nel mio cuore un ispirato pensiero, mentre al Sovrano canto il mio poema
Graduale
Tu sei benedetta e venerabile, o Vergine Maria, che senza offesa del pudore sei diventata la Madre del Salvatore.
V. O Vergine Madre di Dio, nel tuo seno, fattosi uomo, si rinchiuse Colui che l’universo non può contenere. Alleluia. alleluia.
V. Te beata, o santa vergine Maria, e degnissima di ogni lode, perché da te nacque il sole di giustizia, il Cristo Dio nostro.

Il rapporto ufficiale del Vaticano rivela le gravi crepe nei fondamenti della Traditionis Custodes

Nella nostra traduzione da Substack.com un nuovo articolo di Diane Montagna, con dettagli  precedentemente non divulgati (trovate anche dei testi da scaricare in calce), che sollevano seri interrogativi sulla motivazione dichiarata del decreto di Papa Francesco del 2021 che limita la messa latina tradizionale. Di certo farà molto scalpore e susciterà reazioni nell'ambito modernista. C'è da dire che Diane Montagna non rilascerebbe mai nulla che non avesse un pedigree perfetto. Da anni si occupa del vaticano, è molto conosciuta e rispettata agli eventi ufficiali dei media vaticani, ed ha una reputazione stellare per il suo giornalismo. Dunque non avrebbe  reso pubbliche informazioni di questa portata se non fossero più che testate. È stata anche destinataria, qualche anno fa, di fughe interne sui sondaggi, quindi questo non è il suo primo rodeo. Lo testimoniano i precedenti nella nostra puntuale traduzione e pubblicazione del momento: qui - qui - qui. Del questionario avevo parlato qui Qui l'indice degli articoli su Traditionis custodes e restrizioni successive.

Il rapporto ufficiale del Vaticano rivela le gravi
crepe nei fondamenti della Traditionis Custodes


CITTÀ DEL VATICANO, 1° luglio 2025 — Sono emerse nuove prove che evidenziano importanti crepe nel fondamento della Traditionis Custodes, il decreto di Papa Francesco del 2021 che ha limitato la liturgia romana tradizionale.

Questo giornalista ha ottenuto la valutazione complessiva del Vaticano sulla consultazione dei vescovi che avrebbe "spinto" Papa Francesco a revocare Summorum Pontificum, la lettera apostolica di Benedetto XVI del 2007 che liberalizzava il vetus ordo, più comunemente noto come "Messa latina tradizionale", e i sacramenti.

Il testo precedentemente non divulgato, che costituisce una parte fondamentale del rapporto ufficiale della Congregazione per la Dottrina della Fede sulla consultazione dei vescovi del 2020 riguardante Summorum Pontificum, rivela che "la maggior parte dei vescovi che hanno risposto al questionario ha affermato che apportare modifiche legislative a Summorum Pontificum causerebbe più danni che benefici".

martedì 1 luglio 2025

Il Vaticano, sotto Leone XIV, concede una proroga di due anni alla messa antica in Texas

Una proroga di due anni non significa sdoganamento, nonostante il nuovo Papa. Qui l'indice dei mumerosi articoli su Traditionis custodes e successive restrizioni.
Il Vaticano, sotto Leone XIV, concede una proroga
di due anni alla messa antica in Texas


Leggo su LifeSiteNewa che il Vaticano ha concesso alla parrocchia di St. Margaret a Sant'Angelo, in Texas, un permesso di due anni per continuare a celebrare la messa tradizionale - celebrata la Domenica e il giovedì mattina - nonostante le restrizioni imposte da Papa Francesco. Si tratta della prima proroga del genere concessa alla Traditionis Custodes sotto papa Leone XIV.

Il celebrante, padre Ryan Rojo (rettore diocesano per le vocazioni e sostituto del cappellano in caso di indisponibilità), si è dichiarato "grato a @Pontifex nonché al Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti per aver permesso alla Messa di continuare a esistere nella nostra chiesa parrocchiale, estendendo il permesso, datato 28 maggio 2025, per altri due anni". Ed ha espresso la speranza che le proroghe si verifichino in tutto il Paese.

Il suo cuore nascosto: il sacerdozio di Gerard Manley Hopkins, SJ

Nella nostra traduzione da Substack.com. Lo pubblico in seconda lettura per sottolineare l'abisso tra la fede profonda e toccante di questa figura sacerdotale con quella ibrida che si legge nel testo che precede qui.

Il suo cuore nascosto: il sacerdozio di Gerard Manley Hopkins, SJ
Una vita breve negli anni ma ricca di sofferenze, offerta in unione con l'Ostia

Alla fine di settembre del 1877, in un tranquillo angolo del Galles, Gerard Manley Hopkins, appena ordinato sacerdote, salì all'altare per la prima volta. I cronisti gesuiti non registrarono il giorno della sua prima Messa.(1) Di tutto ciò che si conosce della sua vita, questo intimo dettaglio rimane opportunamente nascosto. Quel momento dev'essere stato per lui indicibilmente prezioso, dopo una dolorosa conversione e nove lunghi anni di preparazione. Con il profumo del crisma che gli aleggiava sulle mani, prese la patena e recitò l'Offertorio a bassa voce:
Suscipe, sancte Pater, Omnipotens aetérne Deus, hanc immaculátam hóstiam, quam ego indígnus fámulus tuus óffero tibi Deo meo vivo et vero, pro innumerabílibus peccátis, et offensiónibus, et neglegéntiis meis, et pro ómnibus circumstántibus, sed et pro ómnibus fidélibus christiánis vivis atque defúnctis: ut mihi, et illis profíciat ad salútem in vitam aeternam. Amen.
Accetta, o Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, quest'ostia immacolata che io, Tuo indegno servo, offro a Te, mio Dio vivo e vero, per i miei innumerevoli peccati, offese e negligenze, e per tutti i presenti qui: come anche per tutti i fedeli cristiani, vivi e defunti, affinché possa giovare sia a me che a loro per la salvezza nella vita eterna. Amen.

1° Luglio. Preziosissimo Sangue di nostro Signore Gesù Cristo

Ripubblico, per chi leggesse solo ora e per riproporre a noi tutti come approfondimento. A questo serve ripercorrere l'Anno Liturgico...
Al termine del mese del Sacro Cuore, nel pieno dell’estate, quando la vita religiosa generalmente si infiacchisce, ecco che la Chiesa ci ricorda immediatamente quanto è costata, a Nostro Signore, la nostra salvezza: il Suo Prezioso Sangue, versato da subito, con la Circoncisione (altra festa abolita), e poi, nel Getsemani, nel Pretorio, nel Golgotha, con la Passione, e ancora, ogni giorno, simbolicamente, nella Confessione e, realmente, nella celebrazione della Santa Messa, che è la ripetizione incruenta del medesimo sacrificio di più di 2000 anni fa; tutto il mese di luglio, non solo il primo giorno e la prima Domenica, in cui si celebra specialmente, è dedicato al Preziosissimo Sangue, e sempre nel mese di luglio, il giorno 15, si celebra Nostro Signore col titolo di Redentore, a ricordare che la magnificenza della Regalità non è disgiunta dalla sofferenza della Passione! 
Precedenti: 1° luglio, la festa del Preziosissimo Sangue di Gesù: cosa si celebra? qui - Origini della devozione qui - Un tesoro per librare le anime del purgatorio qui - In Sanguine Agni [qui]. Altri  precedenti articoli dedicati al Preziosissimo Sangue qui - qui - qui. Evidenzio, per la devozione, Le Litanie del Preziosissimo Sangue di Gesù qui.

1° Luglio. Preziosissimo Sangue
di nostro Signore Gesù Cristo
Hic est enim calix sanguinis mei, 
novi et aeterni testamenti: mysterium fidei(1):
qui pro vobis et pro multis effundetur
in remissionem peccatorum.
Scopo della festa.
La Chiesa ha già rivelato ai figli della nuova Alleanza il valore del Sangue dal quale furono riscattati, la sua virtù nutritiva e gli onori dell'adorazione che esso merita. Il Venerdì Santo, la terra e i cieli videro tutti i peccati immersi nel fiume della salvezza le cui eterne dighe si erano infine rotte, sotto la pressione associata della violenza degli uomini e dell'amore del Cuore divino. La festa del Santissimo Sacramento ci ha visti prostrati davanti agli altari in cui si perpetua l'immolazione del Calvario e l'effusione del Sangue prezioso divenuto la bevanda degli umili e l'oggetto degli omaggi dei potenti di questo mondo. Oggi tuttavia la Chiesa invita nuovamente i cristiani a celebrare i flutti che si effondono, dalla sacra sorgente: che altro significa ciò, se non che, le solennità precedenti non ne hanno certamente esaurito il mistero? La pace ottenuta da quel Sangue: lo scorrere delle sue onde che riportano dagli abissi i figli di Adamo purificati; la sacra mensa imbandita per essi, e quel calice di cui esso costituisce l'inebriante liquore: tutti questi preparativi sarebbero senza scopo, tutte queste meraviglie resterebbero incomprese se l'uomo non vi scorgesse le proposte d'un amore le cui esigenze non vogliono essere sorpassate dalle esigenze di nessun altro amore. Il Sangue di Gesù dev'essere per noi in quest'ora il Sangue del Testamento, il pegno dell'alleanza che Dio ci propone (Es 24,8; Ebr 9,20), la dote costituita dall'eterna Sapienza che invita gli uomini a quella divina unione di cui lo Spirito di santità procura senza fine il compimento nelle nostre anime.

Dom Jean Pateau: “L’unità non è uniformità”

Nella nostra traduzione da la Nef. Intervista concessa dal Padre Abate dell'abbazia tradizionale tra le più influenti al mondo, Nostra Signora di Fontgombault (Francia), al periodico cattolico francese La Nef . Si tratta di una realtà spuria, posto che usano il Messale del 1965; ma è comunque interessante trovare spunti più consoni alla Tradizione che alle derive odierne, insieme tuttavia a molti elementi ibridi che testimoniano come il cambiamento sia stato comunque ampio e divaricatore.

La Nef, Giugno 2025

Dom Jean Pateau: “L’unità non è uniformità”

Siamo lieti di offrirvi questa intervista esclusiva in lingua originale con il TRP Dom Jean Pateau, Padre Abate di Fontgombault, condotta da Lothar Rilinger e tradotta in tedesco per il sito web kath.net. Abbiamo parlato con lui personalmente per completare l'intervista e raccogliere le sue parole dopo la morte di Francesco e l'elezione di Leone XIV.

La Nef - Celebrate la Messa nella vostra abbazia secondo il rito antico. Pensate che questo modo di celebrare possa mettere a repentaglio l'unità dei credenti?

Dom Jean Pateau - Innanzitutto, le devo una precisazione. La messa conventuale in abbazia non viene celebrata secondo il messale del 1962, noto come Vetus Ordo o rito antico, ma secondo il messale del 1965. Quest'ultimo messale, frutto della riforma voluta dal Concilio il 4 dicembre 1963, è comunque vicino al messale del 1962, conservando l'offertorio e la maggior parte dei gesti. Abbiamo anche optato per l'uso del calendario attuale per il santorale. Abbiamo mantenuto il vecchio calendario liturgico, che comprende la Settuagesima, l'ottava di Pentecoste e le Quattro Tempora, ma celebriamo Cristo Re l'ultima domenica dell'anno, insieme alla Chiesa universale. Tutto ciò contribuisce a un riavvicinamento con l'attuale messale del 1969.