Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 7 novembre 2025

Norcia rinasce, a partire dalla basilica benedettina. Ma come?

Leggo che finalmente a Norcia dopo nove anni risorge dalle macerie la bella basilica eretta sui resti della casa natale di San Benedetto e Santa Scolastica. 
In meno di quattro anni l'edificio è stato ricostruito interamente con tutte le attenzioni filologiche richieste dal materiale che è stato recuperato, catalogato, ricollocato (mattone per mattone) con l'aggiunta delle migliori tecnologie disponibili, per garantire la sicurezza antisismica dell'intera costruzione.
Tutto lascerebbe pensare ad un segnale di speranza e rinascita del sacro e non solo...
Poi però leggo anche che Il simbolo di fede, cultura e identità collettiva che per secoli ha custodito le radici spirituali dell’Europa benedettina, oggi si mostra in una veste nuova e mi imbatto in una foto dell'interno, che contrasta con la facciata che mi pare reintegrata. 

E dunque è solo un fatto di facciata: la foto è quella del nuovo "altare" della basilica e zona limitrofa (Horribilis est locus iste)...  e immagino il resto, liturgia compresa.

Con l'aria che tira sia sotto l'aspetto liturgico che sotto quello dottrinale!

giovedì 6 novembre 2025

Mons. Viganò. 'Humilitas' /Omelia nella festa di San Carlo Borromeo

Qui l'indice degli interventi precedenti e correlati.
Mons. Carlo Maria Viganò
Humilitas
Omelia nella festa di San Carlo Borromeo

Distrutto il fondamento, crolla e rovina tutto ciò che sopra ci venne innalzato.
San Carlo Borromeo
In queste ultime settimane le vicende che hanno interessato il corpo ecclesiale ci hanno colmato di grande dolore, perché ciò che temevamo sin dai primissimi interventi di Leone ha preso corpo ben oltre ogni peggiore previsione. Abbiamo assistito al “pellegrinaggio giubilare” di attivisti LGBTQ, promosso dal loro cappellano, il gesuita James Martin e celebrato dal Vicepresidente della CEI Francesco Savino. Abbiamo visto Prevost benedire un blocco di ghiaccio e predicare la conversione ecologica per ratificare e propagandare la fantomatica emergenza climatica. Abbiamo visto il capo della chiesa d’Inghilterra ricevuto in Vaticano con tutti gli onori – e con la di lui “moglie” concubinaria – per dare nuovo impulso all’impegno per gli obiettivi sostenibili dell’Agenda globalista. Durante quella visita, la Cappella Sistina e la Basilica di San Paolo fuori le Mura sono state profanate dalla communicatio in sacris con pseudo-ministri di una setta scismatica, eretica e priva di Successione Apostolica. Abbiamo assistito al pontificale tridentino di Summorum Pontificum con i cardinali Zuppi e Burke acclamati dai conservatori e pseudo-tradizionalisti, mentre la CEI pubblicava un documento per la promozione delle persone LGBTQ e la normalizzazione della sodomia. Abbiamo udito Leone tenere un’omelia per il pellegrinaggio giubilare delle “équipe sinodali e degli organi di partecipazione” (si noti il lessico da komintern) nella quale egli afferma che «nessuno possiede la verità tutta intera», di fatto sconfessando il Papato Romano e la Chiesa Cattolica. E ancora: sempre sulla scia del mai abbastanza deprecato ecumenismo conciliare, lo scorso 28 ottobre Leone ha preso parte al Meeting Internazionale per la Pace organizzato dalla Comunità Sant’Egidio nello “spirito di Assisi” dinanzi all’Arco di Costantino, proprio nel giorno in cui nell’anno 312 dell’era cristiana l’Imperatore ottenne la vittoria di Ponte Milvio sui pagani, dopo aver posto sui labari la croce di Cristo. Nel pomeriggio dello stesso giorno Leone ha presenziato nell’Aula Paolo VI all’evento di commemorazione della Dichiarazione Conciliare Nostra Ætate: più di due ore di abominevoli spettacoli pagani, esoterici e cabalistici.

Mons. Viganò 'Cum Sanctis tuis in æternum' /Omelia nella festa di Ognissanti

Qui l'indice degli interventi precedenti e correlati.
Mons. Carlo Maria Viganò
Cum Sanctis tuis in æternum
Omelia nella festa di Ognissanti

Vos, purpurati martyres,
Vos candidati præmio
Confessionis, exsules
Vocate nos in patriam.
Rabano Mauro,
Inno Placare, Christe

Dopo la solenne celebrazione della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo, nell’ultima Domenica di Ottobre, il primo Novembre è dedicato a coloro che con Cristo hanno combattuto il bonum certamen, meritando di trionfare con Lui nella vittoria sfolgorante sul demonio. Il giorno seguente, 2 Novembre, viene ricordato un altro sterminato esercito di anime sante: quelle di coloro che il fuoco del Purgatorio purifica, come l’oro nel crogiuolo, per renderle degne di essere ammesse alla gloria della contemplazione della Maestà divina. Il Re, i Suoi più valorosi compagni d’arme, i Suoi soldati, e un’infinità di Santi sconosciuti. Profeti, Apostoli, Martiri, Confessori, Vergini e Vedove; Papi, Vescovi e Abati; Re e Sovrane. E la Regina di tutti costoro, la Condottiera delle Milizie, la Beatissima Semprevergine Maria. E le schiere angeliche: Serafini, Cherubini, Troni; Dominazioni, Virtù, Potestà; Principati, Arcangeli e Angeli. Miriadi di anime illuminate come un mistico firmamento dalla luce sfolgorante del Sol Justitiæ, Nostro Signore Gesù Cristo, Re e Pontefice.

Paolo Pasqualucci : Riflessioni su diritto e giustizia

Paolo Pasqualucci : Riflessioni su diritto e giustizia

Sommario : 1. Non esistono diritti senza doveri. 2. La giustizia secondo Platone: fare il proprio dovere. 2.1 È ingiusto rispondere con l’ingiustizia all’ingiustizia. 2.2 Le Leggi spiegano a Socrate perché sarebbe ingiusto sottrarsi alla pena, anche se inflitta ad un innocente. 3. La giustizia èfare ciò che è proprio di ciascuno”. 4. Il nesso tra diritto e giustizia.
1.Non esistono diritti senza doveri
Il concetto della giustizia sembra oggi invocato soprattutto nel senso di giustizia sociale oppure in connessione ai cosiddetti “diritti umani”, termine che ha sostituito quello di “diritti naturali”. In ogni caso, in relazione all’idea di un diritto da soddisfare, da proteggere. Ma esiste anche una stretta relazione tra l’idea della giustizia e quella del dovere. Oggi si fa un gran parlare dei “diritti”, soprattutto dei “diritti umani”. Ma dei doveri non si parla mai o quasi. Sui media veniamo bombardati quasi ogni giorno da denunce e perorazioni in favore, in particolare, dei “diritti delle donne”, dei “migranti”, delle “minoranze”, soprattutto quelle dei cosiddetti diversi. L’idea del dovere viene impiegata principalmente per indicare il dovere dello Stato di soddisfare tutti i “diritti umani” che si fanno oggi valere, a cominciare, appunto, da quelli delle donne, dei “diversi”, dei “migranti”, delle “minoranze”, tutte categorie che si considerano per principio “oppresse”. Sembra che esistano soggetti che hanno solo diritti di contro ad altri che hanno solo doveri, a cominciare dallo Stato, il Soggetto pubblico per eccellenza, il cui fine istituzionale è il bene comune.

mercoledì 5 novembre 2025

La Beata Vergine Maria: "Corredentrice" no?

Interessante la riflessione di Daniele Trabucco sul nuovo documento Mater Populi Fidelis. Tuttavia, in soldoni, emettendo questo chiarimento, il Vaticano cerca di promuovere la comprensione ecumenica con altre comunità cristiane che da tempo vedono tali titoli come ostacoli all'unità — non più in Cristo-Verità possesso della Chiesa nei secoli — ma nelle buone volontà umane:  una Chiesa sempre più ecumenica e sinodale, dunque sempre meno cattolica. Non più cristocentrica, sempre più antropocentrica, compreso l'impoverimento del linguaggio che porta con sé la scomparsa dei contenuti.

La Beata Vergine Maria: "Corredentrice" no?

La recente Nota del Dicastero per la Dottrina della Fede, "Mater Populi Fidelis", datata 4 novembre 2025, affronta la questione dei titoli mariani connessi alla cooperazione della Vergine all’opera della salvezza, dichiarando improprio l’uso del titolo di "Corredentrice". Il documento argomenta che tale appellativo, sebbene nato da un’intenzione devota, genera confusione e squilibrio nell’armonia delle verità cristologiche, poiché rischierebbe di attribuire a Maria un ruolo redentivo autonomo o parallelo a quello del Figlio.

Si richiama la centralità assoluta della mediazione di Cristo, l’unico Redentore del genere umano, richiamando l’autorità di Atti 4,12: "In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati". A ciò si aggiunge la considerazione storico-patristica, secondo la quale il titolo "Corredentrice" non appartiene al linguaggio dei Padri e si è affermato tardivamente nella teologia post-tridentina, risultando pertanto, a giudizio della Nota, teologicamente immaturo e pastoralmente inopportuno, oltre che problematico sul piano ecumenico.

Questa sinodalità farà morire la Dottrina sociale della Chiesa

Riprendiamo dall'Osservatorio Card. Van Thuân Tutto dipende dal cambio di paradigma instaurato dal Vaticano II: la dottrina non precede e non fonda più la prassi. Qui l'indice dei precedenti.
Questa sinodalità farà morire la Dottrina sociale della Chiesa

Vedremo se la sinodalità così come è stata impostata da Francesco e sta continuando, almeno per il momento, con Leone, prenderà pienamente piede nella vita della Chiesa, o se troveranno adeguato modo di esprimersi delle opposizioni significative per rallentare o bloccare il processo. Fin da ora però una cosa possiamo dire: se prevarrà l’attuale linea non ci sarà più posto per la Dottrina sociale della Chiesa come l’abbiamo conosciuta almeno fino a Benedetto XVI.

Nella “vecchia” Dottrina sociale la prassi non assumeva il primo posto. Certamente, l’impegno di qualche vescovo e di laici nella società moderna per fronteggiare la nuova “questione sociale” si era verificato già prima della pubblicazione della Rerum novarum, ma non si può dire che ne sia stata la causa. L’iniziativa della prima enciclica sociale è stata di papa Leone XIII, che ha agito consapevole di farlo come Papa, la pienezza dei suoi contenuti sono quelli della dottrina e della tradizione. Certamente, per tornare alla prassi, essa non solo ha preceduto ma poi fatto seguito al magistero sociale, ora in modo coerente ora meno, ma anche in questi casi non ne è stata all’origine, ma si intendeva come applicativa.

martedì 4 novembre 2025

Leone XIV ufficializza in una nota dottrinale la negazione di "Maria corredentrice"

Questo è molto triste. Oggi, martedì 4 novembre, il Dicastero Vaticano per la Dottrina della Fede ha pubblicato una Nota dottrinale "Mater Populi Fidelis" qui presentata come frutto di un lungo lavoro  collegiale: i frutti  marci della collegialità [vedi]. Il documento è approvato da Leone XIV e firmato dal cardinale Víctor Manuel "Tucho" Fernández (vedi nota in calce e relativi link), dichiarando erroneamente che il titolo Co-Redemptrix è "inappropriato" e dichiarando anche che "La Nota sottolinea che l’espressione biblica riferita alla mediazione esclusiva di Cristo «è perentoria»". Inoltre "Si richiede speciale attenzione anche per “Mediatrice di tutte le grazie”".

Colligite Fragmenta / XXI Domenica dopo Pentecoste

Nella nostra traduzione da OnePeterFive la consueta meditazione settimanale di p. John Zuhlsdorf che, nell'ottava, ci aiuta ad approfondire i doni spirituali della Messa della Domenica precedente qui.

Colligite Fragmenta / XXI Domenica dopo Pentecoste

Mentre l'anno liturgico volge al termine, la voce della Chiesa assume una gravità autunnale. Le domeniche dopo Pentecoste volgeranno il nostro sguardo verso la mietitura finale, quando il Signore prenderà ogni cosa per sé. La Colletta, l'Epistola e il Vangelo di questa domenica formano un'unica meditazione su misericordia e giudizio, protezione e pericolo, la famiglia divina custodita dalla grazia ma sottoposta alla prova dal fuoco. 
La Colletta, già presente nel Liber Sacramentorum Gellonensis, è elegante nella sua semplicità:
Familiam tuam, quaesumus, Domine, continua pietate custodi: ut a cunctis adversitatibus, te protegente, sit libera; et bonis actibus tuo nomini sit devota.
“Custodisci la tua famiglia, ti preghiamo, o Signore, con continua misericordia,
affinché, protetta da te, 
sia libera da ogni avversità e dedita al tuo nome nelle buone opere.”
Qui intravediamo già il dramma della fine dell'anno. La familia Dei è circondata dai nemici. Solo la pietas di Dio, la sua incrollabile misericordia, può preservarla. Familia in latino significava non solo genitori e figli, ma l'intera famiglia, servi inclusi. Così, quando il Canone prega Memento Domine famulorum famularumque tuarum, ricorda l'intera famiglia dei fedeli. Siamo dipendenti di Dio, sotto il suo governo paterno.

Il 'Supplices Te rogamus'

Conosciamo più a fondo le sublimi formule della Messa dei secoli e gli elementi che ne fanno un unicum irreformabile. Ogni semplice sfumatura è densa di significati per nulla scontati a prima vista. Minuzie, patrimonio del passato, da custodire nel presente e per il futuro. Conoscerle non è ininfluente per una fede sempre più profonda e radicata. Grande gratitudine a chi ce le offre con tanta generosa puntualità. Nella nostra traduzione da New Liturgical Movement oggi ci soffermiamo sul Supplices Te rogamus. Ne approfitto per aggiungere, con una nota in calce, uno stralcio di mie riflessioni che credo integrino bene questo mirabile testo. Qui l'indice degli articoli sulle formule del latino liturgico.

Il 'Supplices Te rogamus'

Dopo la Supra quae propitio [qui], il sacerdote prega:
Súpplices te rogámus, omnípotens Deus, jube hæc(*) perférri per manus sancti Angeli tui in sublíme altáre tuum, in conspéctu divínæ majestátis tuæ: ut quotquot ex hac altáris participatióne sacrosánctum Fílii tui Corpus et Sánguinem sumpsérimus, omni benedictióne cælésti et grátia repleámur. Per eúndem Christum Dóminum nostrum. Amen.
Che traduco come:
Supplici ti chiediamo, Dio onnipotente: comanda che queste cose siano portate dalle mani del tuo santo angelo fino al tuo altare innalzato in alto, al cospetto della tua divina Maestà, affinché quanti di noi avranno assunto il sacrosanto Corpo e Sangue del tuo Figlio mediante questa partecipazione all'altare possano essere ricolmi di ogni benedizione e grazia celeste. Per Cristo nostro Signore. Amen.
La maggior parte delle traduzioni usa "umilmente" o "in umile preghiera" (ICEL 2011) per le suppliche. Supplex denota effettivamente umiltà, ma denota anche prostrazione: sub - plico significa piegarsi o sottomettersi. Sospetto che questa parola sia stata scelta rispetto ad altre simili perché questa connotazione contribuisce ad aumentare la distanza nella preghiera, per così dire, tra noi e l'altare di Dio in Cielo. Piegati, chiediamo a un Angelo di salire fino al Cielo per nostro conto. Questa immagine è rafforzata dal comportamento del celebrante, che si inchina mentre pronuncia queste parole, letteralmente supplicante.

Altre due parole sottolineano la distanza tra noi e l'altare celeste. Ho tradotto perferri come "essere portato fino in cima" per riflettere il fatto che perfero, con il suo vigoroso prefisso per, è più intenso di fero, il verbo portare o trasportare. E sospetto che ci sia una sottile corrispondenza tra perfero e sublimis, l'aggettivo usato per descrivere l'altare di Dio, perché sublimis non si riferisce semplicemente all'essere elevato o in alto, ma ha soprattutto il significato di essere "portato in alto, sollevato, elevato, sollevato" (la parola probabilmente deriva da sub - limen, "fino all'architrave"). [1] Le offerte sacrificali devono percorrere una lunga distanza, essendo portate verso l'alto fino a qualcosa che è  portato in alto.

E la preghiera chiede che a portare queste offerte siano le mani del Angelo Santo di Dio. L'ispirazione per questa petizione potrebbe essere Apocalisse 8, 3-4, che descrive un angelo che offre con la sua mano le preghiere dei santi a Dio sul Suo altare:
Poi venne un altro angelo e si fermò davanti all'altare, tenendo un turibolo d'oro; e gli furono dati molti profumi, erché li offrisse insieme con le preghiere di tutti i santi bruciandoli sull'altare d'oro, posto davanti al trono di Dio. E il fumo degli aromi, offerti dalle preghiere dei santi, saliva dalla mano dell'angelo davanti a Dio.
Una seconda possibilità è che il Santo Angelo sia Cristo stesso, che San Paolo chiama il Messaggero di Dio ( angelos Theou ) in Galati 4, 14. Sebbene sia vero che ogni Messa è offerta al Padre attraverso il Figlio (e con lo Spirito Santo), sono dell'opinione che l'Angelo a cui si fa riferimento qui sia uno spirito celeste e non la Seconda Persona della Santissima Trinità, poiché il Figlio di Dio è menzionato nella seconda parte della preghiera come presente sull'altare e non in viaggio verso il Cielo. L'immagine sarebbe confusa se chiedessimo a Cristo di essere in due luoghi diversi contemporaneamente, anche se Egli è, ovviamente, presente in tutti i luoghi e in ogni momento. Un'altra considerazione è che nel Libro di Tobia l'Arcangelo Raffaele dice all'anziano Tobia di aver offerto lui stesso tutte le preghiere e le buone opere di Tobia al Signore (vedi 12, 12). Se questo è vero per ogni preghiera, vale a dire che gli angeli svolgono un ruolo nel comunicare le nostre preghiere a Dio, e se la Messa è la più grande preghiera che si possa offrire a Dio, è logico che un Santo Angelo svolga un ruolo in tale offerta.

La prima parte del Supplices te rogamus, come abbiamo sostenuto, accresce la distanza tra noi e l'altare di Dio, ma solo affinché la seconda parte possa ravvicinarla. La richiesta principale della preghiera è che ognuno che comunica a questa Messa sia colmato di ogni grazia e benedizione celeste. Le grazie e le benedizioni celesti non sono solo portate in cielo; sono presenti qui attraverso la partecipazione a questa Messa. E il fulcro è il Corpo e il Sangue sacrosanti di Gesù Cristo, ora presenti sull'altare. L'aggettivo è significativo: l'Eucaristia è sia santa ( sanctus ) che sacra ( sacer ): santa perché è il Cristo vivente, che è santo; e sacra perché è per sempre separata dall'uso profano. Proprio come il santo e il sacro si uniscono nel Corpo e nel Sangue sacramentali di Nostro Signore, così anche il Cielo e la terra si uniscono a questo altare durante questo sacrificio.

Eppure, nonostante le nostre riflessioni, alla fine dobbiamo concordare con il diacono medievale Floro di Lione (m. 860) riguardo al Supplices te rogamus : "Queste parole di mistero sono così profonde, così meravigliose e stupende, chi è in grado di comprenderle? Chi potrebbe dire qualcosa di degno? Sono più da venerare e temere che da discutere".
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[1] Dizionario di Lewis e Short Latin, “Sublimis,” IB

Nota di Chiesa e post-concilio 
 * Quello che Mediator Dei e Sacrosanctum Concilium affermano è che i fedeli offrono insieme con il Sacerdote i propri voti e per mezzo del Sacerdote Cristo stesso, ma con la sottile e per nulla ininfluente distinzione con cui inizia il periodo [qui]. Non a caso, poi, la Mediator Dei dice: "Ponendo però, sull'altare la vittima divina, il sacerdote la presenta a Dio Padre come oblazione a gloria della Santissima Trinità e per il bene di tutte le anime". Ponendo sull'altare la Vittima (il sacerdote depone l'oblata sul Corporale, chiamato anche sindone) è come se si ripetesse la deposizione dalla Croce e, come già detto, in quel momento si dispiegano gli effetti del Sacrificio già compiuto e quindi subentra anche la funzione della Chiesa con la sua Offerta dell'Hostia pura santa e immacolata, che include non solo il mistero della passione e morte, ma anche quello della Risurrezione e Ascensione, esplicitato nell' Unde et memores, Domine, nos servi tui, set et plebs tua sancta, eiusdem Christi Filii tu, Domini nostri, tam beatae passionis, nec non et ab inferis resurrectionis, sed in caelos gloriosae ascensionis: offerimus praeclare majestati tuae de tuis donis ac datis (non dal frutto della terra e del nostro lavoro)... Mi sembra che l'oltrepassamento e l'oblio di una cosa così fondamentale, cioè del cuore della nostra Fede, sia un dato non trascurabile e tutto da recuperare.
E c'è di più... Dopo, nel Supplices Te rogamus, il sacerdote chiede : jube haec perferri per manus sancti Angeli tui in sublime altare tuum, in cospectu divine majestatis tuae... ciò che si trova sull'Altare della terra viene portato all'Altare celeste per mezzo dell'Angelo Santo - in origine identificato con l'Arcangelo Michele nella sua funzione presso l'altare degli aromi che in Cristo Signore è unificato con l'altare del sacrificio -, mentre in epoca più recente lo si è identificato nel Signore stesso. E ancor di più, se anche si tratta di un Angelo - come è detto per i Sacrifici antichi e nella De Sacramentis - resta la sublime richiesta che sull'Altare del Cielo vengano portate, dopo la Consacrazione, haec (queste cose), cioè l'Offerta di Cristo e quella dei presenti e di tutta la Chiesa! E - prosegue la preghiera - "affinché quanti per questa partecipazione dell'Altare assumeremo l'infinitamente Santo Corpo e Sangue del Figlio tuo saremo riempiti di ogni grazia e benedizione del Cielo", che scende su di essi dal Trono dell'Altissimo.

lunedì 3 novembre 2025

Perché il nostro destino eterno è determinato dal nostro stato al momento della morte?

Nella nostra traduzione da Substack.com riprendiamo un articolo di Peter Kwasniewski del 2 novembre 2023, ripubblicato in onore della Commemorazione di tutti i fedeli defunti (celebrata oggi nelle comunità di antico rito) e del Mese delle Anime Sante. "Come l'essere nel tempo, la misericordia di Dio e l'opportunità di un dono finale e (finalmente!) totale di sé lavorano insieme."

Perché il nostro destino eterno è determinato
dal nostro stato al momento della morte?


Da mille anni ormai – da quando Sant'Odilone di Cluny (c. 962-1049) introdusse l'usanza della Commemorazione dei Defunti nel grande monastero di Cluny, da dove si diffuse rapidamente – la Chiesa latina ha scelto questo giorno per ricordare e pregare per le anime cristiane che ci hanno "preceduto con il segno della fede", per le quali imploriamo "un luogo di refrigerio, luce e pace" (come dice il Canone Romano). Ricordiamo specificamente i battezzati, cioè i fedeli: per questo preghiamo "che le anime dei fedeli defunti riposino in pace".(1) In altre parole, preghiamo per le Anime Sante del Purgatorio, che sono entrate nella vita eterna – sanno di essere salvate e vedranno Dio faccia a faccia – ma stanno ancora pagando il debito della pena temporale per i loro peccati già perdonati.