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lunedì 25 giugno 2018

«Radici della crisi nella Chiesa» - Roma, 23 giugno 2018. Introduzione ai lavori

Conferenza in occasione della Giornata di studi su
“Vecchio e nuovo Modernismo: Radici della Crisi nella Chiesa”
Roma – 23 giugno 2018


Introduzione ai lavori
Joseph Shaw

Lo storico romano Ammiano Marcellino, nella sua storia del deplorevole IV secolo d.C., osservò che, quando questo iniziò ad essere sopraffatto dai barbari invasori, l'Impero si comportò come un pugile inesperto, muovendosi per proteggere quella parte che era stata appena colpita, invece di contrastare il colpo che arrivava. Chi si è occupato di difendere la Fede Cattolica, sia in quanto Pastori che teologi, o semplici membri laici con le grazie e gli obblighi che i sacramenti del Battesimo e della Confermazione implicano, hanno avuto negli ultimi anni un'esperienza molto simile. Un giorno scopriamo che l'indissolubilità del sacramento del matrimonio è sotto attacco, un attacco a quanto pare sostenuto da importanti cardinali. Una seria difesa di questa dottrina richiede un serio lavoro. Uno alza gli occhi dai propri libri sei mesi o anche solo sei settimane dopo e la discussione non è più sull'indissolubilità del matrimonio: quell'argomento è stato ormai quasi accantonato. No, su internet ormai impazza la questione se le unioni omosessuali possano essere mezzi di grazia. Per quanto assurda possa sembrare la proposta, possiamo essere sicuri che i suoi sostenitori la daranno per scontata e servirà da trampolino di lancio per qualcosa di ancora più scioccante tra un anno. Che cosa sarà mai? E’ impossibile anche solo immaginarlo. Come ci si può preparare per il prossimo colpo?

Si è tentati, in questa situazione, di rispondere ad ognuno di questi argomenti in maniera superficiale, polemica. Ed in effetti molte delle sfide lanciate alla Fede in quest'epoca di social media non meriterebbero altro. Tuttavia, il pericolo è che alla fine le argomentazioni in favore della nostra Fede, rivelata da Dio ed affidata alla custodia degli Apostoli e dei loro successori, inizino a sembrare irriverenti e superficiali, come gli argomenti a cui si oppongono. Potrebbe sembrare a degli spettatori di avere semplicemente di fronte a sé due gruppi di persone che, nel corso del dibattito, marcano punti l'uno contro l'altro, uno spettacolo che non è né illuminante né edificante.

C'è, tuttavia, un'alternativa. C'è un modo per conteggiare il colpo appena dato ed il colpo che sta per arrivare, perché infatti entrambi, derivano in fondo dalla stessa radice. Questo dibattito, questa crisi dogmatica, è guidata da una serie di questioni fondamentali strettamente legate. In parole povere queste questioni sono l'oggettività dei sacramenti, la natura della grazia santificante, il ruolo della tradizione e dell'autorità nella teologia e la natura della stessa verità, nella fede e nella morale. Queste questioni sono diventate importanti nel contesto storico del movimento Modernista, della "Nouvelle Théologie", del Neo-Modernismo, e della riforma liturgica.

Questo spostamento del focus dallo specifico al generale ed al fondamentale è stato l’approccio dell'Appello dei cardinali del 2016, e della Correctio Filialis del 2017 [qui], di entrambi i quali ho avuto il privilegio di essere il portavoce. Era stato l'approccio dei Dubia dei quattro cardinali [qui], sempre nel 2016, ed è l'approccio della giornata di studi di oggi. La mia esperienza del dibattito scaturito dalle precedenti iniziative mi ha confermato che questo approccio è quello corretto.

Era chiaro ai firmatari dell'Appello e similmente a quelli della Correctio Filialis, che solo in un contesto di dissenso, o di una serie di incomprensioni, dall'insegnamento della Chiesa sulle questioni fondamentali appena osservate, potevano avere un senso le specifiche e sorprendenti proposte pastorali che noi leggiamo ogni mattina nelle notizie. Eppure sembra anche vero che pochi di coloro che disturbano la tranquillità dei fedeli con queste proposte, riconoscono di essere connessi a questioni così fondamentali e problematiche. Se si mettono in evidenza le questioni fondamentali, molte di queste persone sono genuinamente sconcertate, come se non avessero mai avuto tempo di rifletterci sopra.

Nel corso del dibattito intenso che ha seguito, particolarmente, la Correctio Filialis, non ero consapevole di nessuno fattosi avanti, per esempio, con una teologia del matrimonio che avrebbe permesso divorzio e seconde nozze; una teologia dell'Eucaristia che rigetta la Presenza Reale; o una teologia della Grazia che rigetta la distinzione tra peccato mortale e veniale. Non sarebbe difficile farlo: di simili teologi ce ne sono a bizzeffe nei circoli protestanti. Ma il nuovo orientamento pastorale di Papa Francesco, o in qualunque modo i suoi difensori vogliano chiamarlo, è non avere fondamenti teologici di nessun tipo. Potremmo pensare che richieda questo o quel presupposto teologico, ma la linea ufficiale dei suoi sostenitori è che esso sia compatibile con tutti i fondamentali della fede cattolica, ma che questa compatibilità non dovrebbe essere chiarita o discussa, pena la mancanza di fedeltà al Santo Padre. C'è semplicemente una zona di silenzio forzato dove ci si aspetterebbe un argomento teologico.

Il vantaggio di fare pressione sulle questioni fondamentali, allora, dovrebbe essere evidente. Facendo questo, siamo stati in grado di costringere i nostri critici a prendere una decisione. Sia che essi abbiano a cuore l'insegnamento della Chiesa, sia che non ce l’abbiano. Ancora senza stabilire una coerente struttura teologica alternativa, abbiamo trovato a questo punto della discussione che un certo numero dei nostri più convinti critici ha iniziato a ridicolizzare l'idea che la Rivelazione Divina, la Tradizione, o il Magistero Papale potessero legare  la Chiesa o il Santo Padre oggi. Uno dei momenti più importanti di questo processo è stato un tweet, divenuto famoso nonostante la sua successiva cancellazione, del teologo Massimo Faggioli:
“Il problema è la visione teologica trasmessa da alcuni dei più attivi promotori della Messa in rito antico - visioni teologiche che non sono più cattoliche” .(1)
Un sentimento simile era stato espresso da Austen Ivereigh, biografo del Papa e co-fondatore di Catholic Voices, solo alcuni giorni prima; è ancora ridicolizzato su twitter:
“Un tempo, la parte estrema ai grandi eventi cattolici era rappresentata dai gruppi LGBT, in favore delle ordinazioni femminili e sostenitori della "Chiesa dei poveri", insieme ai loro vescovi amici. Ora la parte estrema è occupata dai tradizionalisti (inclusi vescovi) che spingono un'enciclica del 1930 come via d'uscita dalla confusione”.
L'enciclica del 1930 a cui si riferisce è la "Casti connubii" di Papa Pio XI.
Tali risposte portano ad una seria discussione. Si può solo discutere con una persona con cui si ha qualcosa in comune, ad esempio la condivisione del principio di non contraddizione. Ma questo scambio ha rivelato ai cattolici ed anche ai non cattolici che c'è una differenza reale tra le parti nel dibattito corrente. Non sono semplicemente due gruppi di persone che marcano i punti l'uno con l'altro, per riutilizzare la mia immagine. E', piuttosto, la differenza tra un serio e sincero sforzo di impegnarsi con argomentazioni teologiche ed un atteggiamento essenzialmente frivolo: un'attitudine che dice, alla fine, "Non importa quello che hanno detto i papi passati-  quello che ha detto il Vaticano II - quello che nostro ha detto Nostro Signore e Salvatore. Quello era prima e questo è ora". Da una parte, è impossibile discuterne, ma dall'altra è finanche inutile. Affermando questo, il nostro avversario ha rivelato la sua pochezza. 

Credo che il tweet di Faggioli abbia dato più benefici ai sostenitori della Correctio che le tante parole scritte da illustri accademici a sostegno della Correctio. Ma non sarebbe stato provocato a fare quella ammissione se non fosse stato per l'attenzione verso queste questioni fondamentali.
Vale la pena far notare due altre risposte dai critici della Correctio. Mi sono ritrovato in dialogo diretto con Robert Fastiggi e Dawn Eden Goldstein, che riassumono la risposta ultramontanista. Le discrepanze tra, ad esempio, le linee guida per l'attuazione di Amoris laetitia da parte dei Vescovi di Buenos Aires, e la Familaris consortio di Papa Giovanni Paolo II, semplicemente non avevano importanza, a loro avviso, e non avevano bisogno di essere esaminate: l'autorità di Papa Francesco è sufficiente.

Ancora una volta, penso sia utile fare un passo indietro nei nostri tentativi di persuaderci a vicenda, e chiedere come questo possa sembrare agli altri, visualizzando il dibattito online. Ciò che vedono, come negli esempi precedenti, è che una parte presenta argomenti sostanziali teologici e filosofici, e l'altra parte cerca di chiudere il dibattito facendo appello all'autorità del Papa vivente. Non dobbiamo aspettare di vedere come reagiranno ad un nuovo Papa con idee diverse da quelle di Papa Francesco: abbiamo già visto come hanno reagito al passaggio da Giovanni Paolo II e Papa Benedetto a Francesco stesso. Questa non è una posizione intellettualmente seria.

Infine, la risposta più teologicamente intricata è arrivata da Rocco Buttiglione, in un suo articolo nel quale difendeva Amoris laetitia apparso sull'Osservatore Romano(2). Va accolto favorevolmente lo sforzo di Buttiglione di affrontare in modo serio, con degli argomenti, una discussione teologica che molti autoproclamatisi partigiani di papa Francesco preferirebbero non avere. La sua posizione chiarisce gli svantaggi, per loro, di questo approccio, dal momento che le sue conclusioni non consentono le proposte pastorali concrete presentate da Amoris Laetitia: in particolare, ha scritto che i peccatori dovrebbero ricevere l'assoluzione sacramentale prima di ricevere la Santa Comunione.

D'altra parte, la sua argomentazione dipende dall'affermazione secondo la quale Amoris Laetitia propone dei cambiamenti disciplinari piuttosto che dottrinali, e per stabilire ciò ha ritenuto necessario insistere ripetutamente sul fatto che i peccatori pubblici, come quelli che vivevano in unioni irregolari, fossero "scomunicati" fino al tempo del Codice di Diritto Canonico del 1983. Questa naturalmente è un'assurdità storica ed è, inoltre, una semplice questione che devono risolvere gli storici. Essa rappresenta un modo più subdolo di denigrare il passato rispetto a quelli offerti da Faggioli e Ivereigh, ma ha lo stesso fine. Non dobbiamo cercare riferimenti in documenti vecchi di più di qualche anno perché appartengono ad un tempo di oscurità.

E così, oggi, ci riuniamo per studiare e discutere alcune di queste questioni fondamentali. Lungi dall’essere una distrazione dall'attuale crisi che si verifica a tutti i livelli, nelle diocesi e nelle parrocchie di tutto il mondo, credo che sia l'unico approccio che possa affrontare i nostri problemi pratici in modo costruttivo, e conferisce significato e peso a tutte le cose sensate che vengono dette sulle questioni meno fondamentali, specifiche, che si spostano di giorno in giorno come le dune di sabbia nel deserto.

Le questioni di cui ci occupiamo oggi sono importanti, e il nostro scopo oggi è di aprire, o di far progredire, il dibattito su di esse, piuttosto che chiuderlo. Non abbiamo una serie di conclusioni prestabilite, non miriamo a produrre una dichiarazione congiunta, e non abbiamo chiesto ai nostri oratori di limitarsi ad un unico punto di vista. Desideriamo approfondire, discutere, fare luce, in modo tale che alla fine contribuiremo a fornire una base intellettuale e culturale su cui possa essere costruita una difesa coerente e attraente della Fede, una difesa che sia la prova contro un’intera gamma di errori molto alla moda. Lo facciamo in tutta umiltà, come teologi, filosofi e storici, non semplicemente disposti, come dice la frase convenzionale, a sottoporre il nostro giudizio al giudizio della Chiesa, ma mirando soprattutto a portare alla luce, a chiarire, e raccomandare a tutti gli uomini di buona volontà non le nostre speculazioni, ma questo stesso giudizio della Chiesa. Nelle parole di san Vincenzo di Lerins:

“Ora nella stessa Chiesa cattolica facciamo la massima attenzione a mantenere ciò che è stato creduto ovunque, sempre e da tutti .... Ci atterremo alla regola se seguiamo l'universalità, l'antichità, il consenso. Seguiremo l'universalità se riconosciamo che la fede, che tutta la Chiesa nel mondo confessa, è vera; l'antichità, se non ci allontaniamo in alcun modo delle interpretazioni che chiaramente i nostri antenati e padri hanno proclamato; consenso, se nell'antichità stessa continuiamo a seguire le definizioni di tutti, o quasi tutti, vescovi e dottori allo stesso modo ...

Cosa farà il cristiano cattolico, se una piccola parte della Chiesa si è staccata dalla comunione della Fede universale? ... Preferirà la salubrità di tutto il corpo all'arto morboso e corrotto. Ma se un nuovo contagio provasse ad infettare tutta la Chiesa, e non solo una parte di essa? Quindi, si prenderà cura di attenersi all'antichità che non può essere ora fuorviata da alcun inganno di novità. Ma cosa accadrebbe se nell'antichità stessa due o tre uomini, o potrebbe essere una città, o addirittura un'intera provincia, venissero rilevati per errore? Quindi prenderà la massima cura per preferire i decreti degli antichi Consigli generali .... Ma cosa succede se si verifica qualche errore e riguardo a questo non si trova nulla di questo tipo? Quindi deve fare del suo meglio per confrontare le opinioni dei Padri .... E qualunque cosa troverà che è stata approvata e insegnata, non solo da uno o due, ma da tutti ugualmente e con un solo consenso, apertamente, frequentemente e con insistenza, che lo prenda senza la minima esitazione” .
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1. Tweet del 2 ottobre 2017.
2.  19 luglio 2016.
3. Commonitorium, II: 3 - III: 4.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Fuori tema ma di un certo interesse:

sembra che qualche prelato del patriarcato ecumenico si stia pubblicamente accostando all'idea di difendere le coppie omosessuali. Si tratta di Kallistos (Ware). Qui il link di riferimento: http://www.orthodoxytoday.org/blog/2018/06/met-kallistos-clearly-implies-that-the-church-should-bless-committed-same-sex-relationships/

mic ha detto...

Questione di contagio. C'è un clima spirituale inquinato....

irina ha detto...

Sono tutte manovre diversive di spostamento per far trionfare l'errore, presentato nella sua veste lacrimosa.
Questo mi sembra che qui, dalle nostre parti, sia chiarissimo.
Lo scopo finale di questa maratona dell'errore, sotto il pelo dell'acqua, è la sparizione della Chiesa Cattolica, in vista della nuova chiesa globale allineata con il potere globale anonimo.
La malafede è chiarissima, basta guardare la pubblicazione di una legge dello Stato Italiano, sulla Gazzetta Ufficiale, ove prima del testo ci sono rimandi e rimandi di 'visto che..': questo, dall'abisso della mia ignoranza, significa che ogni legge si appoggia o approfondisce o modifica qualche aspetto di leggi precedenti.Da cui discende che controllare la liceità e/o il carattere eccezionale della nuova legge è già porto dal legislatore, nelle linee essenziali, al controllo di chi deve, vuole verificarne la coerenza con leggi che riguardano lo stesso oggetto o tema.
Perdonate l'esposizione casalinga, quindi a maggior ragione quando ci si muove intorno o entro la Legge, data da Dio,Uno e Trino, e non da un qualsiasi organo legislativo statale di esseri umani piccini piccini, a maggior ragione bisogna tirar fuori tute le pietre d'appoggio dove Dio, Uno e Trino, scrisse quella legge che avrebbe dovuto essere parte della Buona Novella per chiunque quella Novella avesse fatta propria.
Quindi questi rimandi simil-legislativi interpretativi di conferenze episcopali o per assurdo anche cardinalizie, fanno sorridere, ridere, sbellicarsi, un romano qualsiasi saprebbe con quali parole incorniciare certe interpretazioni. Siamo nel tanto fumo e niente arrosto; escamotage di aria fritta; sceneggiate; commedie dell'arte; prese per i fondelli sistematiche, a raffica continua.
Quando le persone si risveglieranno dall'incantesimo, come sta accadendo in Italia, sul piano del Governo che la rappresenta con le persone da lei elette, anche i vecchi novatori e le conferenze episcopali, a loro organiche, troveranno chi dirà loro le parole che li qualificano davanti agli uomini e davanti a Dio. Allora la grande truffa finirà e Gesù Cristo giudicherà l'aggiornamento arbritario della Sua Legge.

Anonimo ha detto...


"Patriarcato ecumenico" non è un titolo improprio che gli "ortodossi" scismatici, ed anche eretici, si sono dati?

Anonimo ha detto...

Ottimo il riferimento dell'oratore a San Vincenzo di Lerins. Ma la domanda che lo stesso oratore non si è posto, e che, forse, avrebbe dovuto porsi, è : La fede , al tempo di San Vincenzo di Lerins, ha qualche somiglianza con quella di oggi ? E non mi riferisco solo alle novità introdotte da Bergoglio, che, da buon gesuita, pone come centro della fede non la dottrina ma il papato, ma ad altre novità introdotte nel corso del XIX secolo e nel concilio Vaticano I.

Anonimo ha detto...

O Roma felix, quæ duórum Príncipum
Es consecráta glorióso sánguine!
Hórum cruóre purpuráta céteras
Excéllis orbis una pulchritúdines.