Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 18 dicembre 2025

“Va bene perché c’è il Giubileo, ma finché sarò abate non si ripeterà!”

Mons. Braschi
L’Abate di Sant’Ambrogio Carlo Faccendini striglia i canonici sull’Antico Rito Ambrosiano… ma il regno del Satrapo sta giungendo al termine.

Domenica 14 dicembre 2025 ha avuto luogo la celebrazione di una Messa in Rito Ambrosiano Antico presso l’Altar Maggiore della Basilica di Sant’Ambrogio in Milano. Un simile evento non accadeva dal 1972, rendendo quanto accaduto a tutti gli effetti un momento storico.

La Diocesi di Milano dovrebbe andare fiera del suo Proprio Rito, una caratteristica che la rende unica al mondo. Certo, c’è il Rito Ambrosiano Riformato, ma non è mistero la lunga avversione di gran parte della Curia Ambrosiana all’Antico Rito. Tra essi, un campione inossidabile dell’astio ideologico contro (la Tradizione di) Sant’Ambrogio Vescovo è Carlo Faccendini, Abate Mitrato dell’Insigne Basilica, in altre parole, satrapo plenipotenziario. Ordinato nel 1976, entusiasticamente formatosi nel clima iconoclasta dell’immediato postconcilio - praticamente un “Mario Capanna” ecclesiastico - alle soglie della pensione il Monsignore alimenta il suo mito giovanilistico rimembrando nostalgicamente quanto fossero “formidabili quegli anni” in cui, mentre nelle università si occupavano le aule e si menava la polizia, nella diocesi si bruciavano pianete e manipoli, si distruggevano altari, si inveiva contro la lingua di Cicerone e San Tommaso e si proclamava il Rito Ambrosiano essere un patetico ferrovecchio…

Questa volta, giunta l’autorizzazione dai Sommi Vertici, il Monsignore non ha potuto, come suo solito, respingere sdegnosamente la celebrazione. Ma “il diavolo sta nei dettagli” e di diabolici dettagli il Faccendini è maestro sommo.

L’indomabile prelato ha innanzitutto imposto una celebrazione coram populo. Naturalmente ciò è dovuto a una sincera preoccupazione pastorale, perché i fedeli potrebbero essere perplessi se vedessero una celebrazione coram Deum… Peccato che le stesse preoccupazioni pastorali il Faccendini non le abbia quando ha più e più volte concesso di celebrare coram Deo a Sacerdoti della Chiesa Ortodossa (dunque non in Comunione con la Chiesa Cattolica e tantomeno con l’Arcivescovo Delpini) di celebrare presso l’Altar Maggiore della “sua” Satrapia Basilica. Probabilmente i fedeli di Sant’Ambrogio sono tutti fini conoscitori dell’Antico Slavo o Greco Ecclesiastici, per cui se incappano in una Divina Liturgia Bizantino-Slava non battono ciglio, mentre una Liturgia Ambrosiana Antica potrebbe lasciarli con danni psicologici permanenti.


Ciò sistemato, si sa che la miglior strategia per mostrare lo sgradimento della celebrazione resta sempre una: il silenzio. Sul sito ufficiale della Basilica di Sant’Ambrogio è indicato ogni genere di evento, laddove il Discorso dell’Arcivescovo per il Santo Patrono è sepolto tra mistici annunzii quali “Da Sant’Ambrogio a Walt Disney”, “Incontro con lo psicanalista”, “Libro fotografico ‘I cortili di Milano’ ”. Naturalmente della Celebrazione Giubilare del 14 dicembre neanche l’ombra! Silenzio… Faccendini fa capire che è meglio Walt Disney che una Messa solenne. A lui di certo piace molto di più, ma allora ci sorge una domanda… perché ha fatto il prete?

Nonostante l’impegno profuso dall’Abate per insabbiare la celebrazione, la notizia si diffonde in tanti canali, nazionali e internazionali. Addirittura Avvenire, il quotidiano ufficiale della CEI, dà la notizia, con tanto di intervista al Celebrante (mons.Braschi)! Questo è troppo per l’indomito avversario di Sant’Ambrogio Vescovo! Urge mettere in chiaro le cose! Il novello Teodosio mitrato convoca seduta stante il Capitolo dei Canonici, alcuni dei quali avevano osato esternare simpatia verso la Tradizione Ambrosiana. Il Faccendini fa loro un bel discorsetto. Dice loro che la celebrazione di domenica 14 dicembre va bene solo perché c’è il Giubileo: per qualche strano motivo quel sant’uomo dell’Arcivescovo nella sua magnanimità l’ha concessa a quattro nostalgici. Ma che non vengano strane idee! Finché sarà lui al comando, quelli che non riconoscono né Papa né Arcivescovo saranno benvenuti (gli ortodossi), i cattolici che seguono il Rito Ambrosiano Antico ASSOLUTAMENTE NO!

Finché sarà lui abate, certo. Infatti, tra poco Carlo “formidabili-quegli-anni” Faccendini, classe 1952, andrà in pensione. La sua anagrafica lo rende parte di quella generazione di clero più ideologizzata, per gli anni di contestazione in cui si è formata. Una generazione che, grazie a Dio, sta andando in pensione, ma che ha lasciato il deserto dietro di sé, umano, artistico, liturgico. Grazie a Dio, l’Abate mitrato è il passato. La Tradizione è il futuro. E magari tra qualche anno, ormai largamente emerito, lo potremo vedere celebrare in vetus ordo, accolto dai suoi odiati tradizionalisti come i soli che ancora si ricorderanno con rispetto di lui, come già del suo predecessore Monsignor Manganini

6 commenti:

Laurentius ha detto...

18 dicembre 2025

Buona Festa dell'Aspettazione della Santissima Vergine Maria.

Nostra Signora della Speranza, intercedi e prega per noi.

Anonimo ha detto...

Cronache da un mondo alla rovescia, da una chiesa alla rovescia. In una Chiesa ”normale” uno si aspetterebbe queste esatte parole, da un abate e quindi monsignore, nel caso in cui avessero organizzato in chiesa (come fanno normalmente…) una cena di fine anno, un pranzo per i “boveri” con tanto di tombolata e girotondi, una mostra di arte satanica, una benedizione di diversamente maschi o femmine e altre stramberie … E invece quale violazione avranno organizzato in chiesa ? Hanno celebrato la Vera Messa, la messa che per secoli ha preparato martiri, ha accolto futuri santi e ha confortato le anime di centinaia di milioni di fedeli.
C. Gazzoli

Anonimo ha detto...

Auguriamo a Mons. Braschi di diventare Abate di Sant'Ambrogio...

Anonimo ha detto...

Nel blog viene proposto in queste ore un articolo sul misticismo. Invito chi sta seguendo la querelle su Mons. Faccendini a leggerselo tutto, con calma.

Ho conosciuto Mons. Faccendini incontrandolo molte volte. Incarna un’espressione molto genuina della curia ambrosiana. Ovvero un luogo scomodissimo per chiunque intenda il cattolicesimo al modo del lustrato nell’articolo sulla contemplazione tradizionale.

Il paradosso è che i curiali alla Faccendini sarebbero eredi del Cardinal Martini che invece hanno tradito proprio per la loro insulsaggine ideologica. Si può essere modernisti contemplativi, visionari nell’errore, ma capaci di salite al terzo cielo, per esserne convertiti da un mistero che non si può spiegare a parole.

Oppure si può essere dei beceri amministratori del proprio potere, livoroso e incapace di vedere al di fuori dell’ideologia, rendendo brutta la vita dei malcapitati sotto quei cingoli.
E’ un po’ la realtà della diocesi in cui un Mons. Faccendini sta dove sta.

Anonimo ha detto...

Ricordo che parecchi anni or sono il bravo Alessandro Gnocchi (della premiata ditta Gnocchi & Palmaro) raccontava che suo padre in punto di morte aveva espresso il desiderio di avere un funerale con il rito preconciliare; Alessandro riportò la richiesta al suo parroco, che lo bloccò subito, dicendo “non se me parla nemmeno, se tuo padre avesse chiesto il rito luterano o anglicano, sarebbe stato esaudito, ma il rito cattolico preconciliare no, quello no assolutamente”.
Quindi, cari amici e fratelli in Cristo, ecco chiarito l’ambito del “todos, todos, todos” di bergogliana memoria, tutti sono ben accetti, luterani, anglicani, peccatori impenitenti, atei, seguaci delle false religioni, tutti, tranne i pochi veri cattolici rimasti in circolazione. Questa la regola d’ingaggio imposta al clero modernista dalla gerarchia eretica ed apostata potere in quella che fu un tempo Santa Romana Chiesa; questo vuole Satana, che ormai controlla tutta la gerarchia, consapevole o inconsapevole.
Sempre il buon Alessandro, all’epoca ancora cattolico integrale antimodernista, era solito ripetere “se io seguissi il mio vescovo (di Bergamo) perderei la fede in una settimana”; oggigiorno però potremmo sostituire l’espressione “in una settimana” con “in un paio di giorni”. Vescovi da seguire, coraggiosi e incuranti del rischio di rimozione, riduzione allo stato laicale, scomunica, non se ne trovano più (se si fa eccezione per mons. Viganò e mons. Strickland), troppo attaccati alla poltrona, alla carica, ai loro benefit. LJC Catholicus

Anonimo ha detto...

Mons. Abate si è dimostrato gentile, disponibile e paterno sia in occasione della visita a S. Maria della Consolazione, sia in Basilica, tenendo anzi un affettuoso indirizzo di saluto ai numerosissimi fedeli radunati in chiesa. E. P. E chi lo pubblica dovrebbero solo vergognarsi delle falsità gratuite che diffonde, al solo scopo - evidentissimo - di favorire lo spirito settario e la discordia nella Chiesa.