Oggi, 28 ottobre 2025, ricorre il 60° anniversario di “Nostra Aetate”, la dichiarazione del Concilio Vaticano II sui rapporti della Chiesa con le religioni non cristiane.
Nell'immagine a lato Leone XIV — che oggi, in questo stesso spirito, ha partecipato ad un incontro ecumenico ed interreligioso al Colosseo — ne ha parlato giorni fa con la conferenza episcopale peruviana.
Dopo sei decenni, possiamo finalmente trarre le conclusioni. Conversione alla vera fede cattolica zero, Conversioni nelle false religioni molte. Questo documento porta al relativismo e il risultato è sotto gli occhi di tutti. Chiese vuote, il recinto di San Pietro è stato sventrato dai mercenari travestiti da pastori il vero Pastore dorme le pecore sono disperse.
Per ora ci soffermiamo sul rapporto con l'ebraismo rabbinico, talmudico, che è quello vigente oggi e non coincide con quello della Torah, portato a compimento da Cristo Signore e da noi ereditato. Intanto riprendo questo stralcio che ci è utile, tratto da nostre precedenti analisi a tappe del Documento. Per completezza, inserisco i link ad analisi precedenti, sui monoteismi: qui - qui - qui.
Quanto all'ebraismo, richiamo in particolare l'attenzione sul mio articolo: Modifica della “Dottrina della sostituzione” della Sinagoga con la Chiesa in “dottrina delle due salvezze parallele” [qui] e su quello di Mons. Brunero Gherardini: Irrevocabili (le Alleanze)? Sì, ma... [qui]
Per la consultazione delle tre precedenti tappe e relative discussioni:
Introduzione - Le diverse religioni - La religione musulmana.
[inizio citazione dal Documento]
La religione ebraicaDi seguito qualche spunto essenziale su affermazioni ambigue presenti nel documento circa il rapporto tra cristianesimo ed ebraismo.
4. Scrutando il mistero della Chiesa, il sacro Concilio ricorda il vincolo con cui il popolo del Nuovo Testamento è spiritualmente legato con la stirpe di Abramo.La Chiesa di Cristo infatti riconosce che gli inizi della sua fede e della sua elezione si trovano già, secondo il mistero divino della salvezza, nei patriarchi, in Mosè e nei profeti.Essa confessa che tutti i fedeli di Cristo, figli di Abramo secondo la fede (Cf. Gal 3,7), sono inclusi nella vocazione di questo patriarca e che la salvezza ecclesiale è misteriosamente prefigurata nell'esodo del popolo eletto dalla terra di schiavitù. Per questo non può dimenticare che ha ricevuto la rivelazione dell'Antico Testamento per mezzo di quel popolo con cui Dio, nella sua ineffabile misericordia, si è degnato di stringere l'Antica Alleanza, e che essa stessa si nutre dalla radice dell'ulivo buono su cui sono stati innestati i rami dell'ulivo selvatico che sono i gentili (Cf. Rm 11,17-24). La Chiesa crede, infatti, che Cristo, nostra pace, ha riconciliato gli Ebrei e i gentili per mezzo della sua croce e dei due ha fatto una sola cosa in se stesso (Cf. Ef 2,14-16). Inoltre la Chiesa ha sempre davanti agli occhi le parole dell'apostolo Paolo riguardo agli uomini della sua stirpe: « ai quali appartiene l'adozione a figli e la gloria e i patti di alleanza e la legge e il culto e le promesse, ai quali appartengono i Padri e dai quali è nato Cristo secondo la carne» (Rm 9,4-5), figlio di Maria vergine.Essa ricorda anche che dal popolo ebraico sono nati gli apostoli, fondamenta e colonne della Chiesa, e così quei moltissimi primi discepoli che hanno annunciato al mondo il Vangelo di Cristo.Come attesta la sacra Scrittura, Gerusalemme non ha conosciuto il tempo in cui è stata visitata (Cf. Lc 19,44); gli Ebrei in gran parte non hanno accettato il Vangelo, ed anzi non pochi si sono opposti alla sua diffusione (Cf. Rm 11,28). Tuttavia secondo l'Apostolo, gli Ebrei, in grazia dei padri, rimangono ancora carissimi a Dio, i cui doni e la cui vocazione sono senza pentimento (Cf. Rm 11,28-29; CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium: AAS 57 (1965), p. 20 [pag. 151ss]). Con i profeti e con lo stesso Apostolo, la Chiesa attende il giorno, che solo Dio conosce, in cui tutti i popoli acclameranno il Signore con una sola voce e « lo serviranno sotto uno stesso giogo » (Sof 3,9) (Cf. Is 66,23; Sal 64,4; Rm 11,11-32).Essendo perciò tanto grande il patrimonio spirituale comune a cristiani e ad ebrei, questo sacro Concilio vuole promuovere e raccomandare tra loro la mutua conoscenza e stima, che si ottengono soprattutto con gli studi biblici e teologici e con un fraterno dialogo.E se autorità ebraiche con i propri seguaci si sono adoperate per la morte di Cristo (Cf. Gv 19,6), tuttavia quanto è stato commesso durante la sua passione, non può essere imputato né indistintamente a tutti gli Ebrei allora viventi, né agli Ebrei del nostro tempo.E se è vero che la Chiesa è il nuovo popolo di Dio, gli Ebrei tuttavia non devono essere presentati come rigettati da Dio, né come maledetti, quasi che ciò scaturisse dalla sacra Scrittura. Curino pertanto tutti che nella catechesi e nella predicazione della parola di Dio non si insegni alcunché che non sia conforme alla verità del Vangelo e dello Spirito di Cristo.La Chiesa inoltre, che esecra tutte le persecuzioni contro qualsiasi uomo, memore del patrimonio che essa ha in comune con gli Ebrei, e spinta non da motivi politici, ma da religiosa carità evangelica, deplora gli odi, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell'antisemitismo dirette contro gli Ebrei in ogni tempo e da chiunque. In realtà il Cristo, come la Chiesa ha sempre sostenuto e sostiene, in virtù del suo immenso amore, si è volontariamente sottomesso alla sua passione e morte a causa dei peccati di tutti gli uomini e affinché tutti gli uomini conseguano la salvezza. Il dovere della Chiesa, nella sua predicazione, è dunque di annunciare la croce di Cristo come segno dell'amore universale di Dio e come fonte di ogni grazia. [fine citazione]
1. Si presenta un concetto di ebraismo privo di distinzioni, come se l'ebraismo prima di Cristo e quello dopo Cristo, improntato al Talmud, fossero la stessa cosa. Ma questo storicamente non è esatto. Inoltre, anche nell'AT si nota una evoluzione della Rivelazione: il messaggio di salvezza, inizialmente rivolto al popolo eletto legato al Dio dei Padri come a un dio nazionale - messaggio quindi valido per i soli ebrei, che li differenziava nettamente dal resto dell'umanità; questo messaggio si amplia progressivamente nella predicazione dei Profeti; in particolare, come hanno notato gli studiosi, in Isaia.
2. Si cita la Lettera agli Efesini, nella quale san Paolo ci insegna che Cristo ha riconciliato gli ebrei e i gentili per mezzo della Croce. Non si chiarisce, però, che tale riconciliazione concerne gli ebrei che si convertivano al cristianesimo: convertendosi, allo stesso modo dei pagani, veniva a cadere "il muro di odio che li divideva": diventavano fratelli in quanto cristiani. In tal modo Cristo aveva fatto "dei due popoli una cosa sola" grazie alla Croce. Non era l'ebraismo come tale ad esser "riconciliato" con i pagani, ma solo quei suoi membri che si fossero convertiti.
3. La promozione di "studi biblici e teologici in comune" come forma di dialogo con gli ebrei, che risultati ha datto? Zero. Loro, gli ebrei, anzi l'ebraismo non si è spostato di un millimetro nel suo rigetto di Cristo. In compenso, molti cattolici "dialoganti" hanno sicuramente perso la fede. (Ugualmente, gli studi in comune con i Protestanti eretici,promossi dal Concilio, che risultati hanno dato? disastrosi, lo sanno tutti).
4. Riduttiva appare l'attribuzione di responsabilità ai capi degli ebrei per il deicidio. La condanna a morte di Gesù, con un processo illegale (tenuto di notte, in privato e con falsi testimoni), l'ha emanata il Sinedrio a maggioranza (Giuseppe di Arimatea p.e. era contrario e non aveva preso parte al "processo", Lc 23, 50 ss) non i Romani: Pilato fu poi ricattato dai capi e dai loro accoliti che gridavano "Crucifige!" mentre lui avrebbe voluto assolverlo, minacciando di denunciarlo a Cesare perché voleva liberare un (supposto) ribelle.
5. Non sembra che la Chiesa abbia considerato colpevole di deicidio l'intero popolo ebraico, ieri e oggi. Colpevoli ne furono sicuramente Caifa e soci, con i loro accoliti. Caso mai si possono considerare moralmente complici del misfatto tutti quegli ebrei che, con cognizione di causa, ritengano giusto l'operato di Caifa & Co. Ma tale nozione di "responsabilità morale" si applica comunque a chiunque approvi quella mala azione, ebreo o gentile che sia.
6. Ambigua è poi l'affermazione che gli ebrei "non devono esser presentati come rigettati da Dio né come maledetti". Ambigua nel senso che, di nuovo, non si chiarisce la differenza tra ebrei come uomini e donne e l'ebraismo come religione. Come individui di sicuro, checché ne pensino gli antisemiti, non sono stati maledetti da Dio. Se lo fossero stati, nessuno di loro si sarebbe mai convertito, lungo i secoli. "Maledetto" nel senso di rigettato è stato invece il loro culto: il velo del Tempio si squarciò durante la Passione, il culto del Tempio era finito, nasceva la Nuova Alleanza.
Insinuando l'idea, che ha trovato cultori, di una Antica Alleanza che si è mantenuta, Nostra Aetate contraddice alla verità sempre professata e di per sé ovvia, della sostituzione completa della Nuova Alleanza all'Antica. Se così non fosse, la Chiesa non avrebbe motivo di esistere.

1 commento:
L'incontro interreligioso a cui a preso parte Leone XIV questo pomeriggio testimonia la realtà della seguente affermazione di san Pio X: "I modernisti non negano, concedono anzi, altri velatamente altri apertissimamente, che tutte le religioni son vere. E che non possano sentire altrimenti, è cosa manifesta" (Pascendi, 8 settembre 1907). All'incontro era presente anche il cardinale Zuppi ...
Posta un commento