Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 4 novembre 2025

Il 'Supplices Te rogamus'

Conosciamo più a fondo le sublimi formule della Messa dei secoli e gli elementi che ne fanno un unicum irreformabile. Ogni semplice sfumatura è densa di significati per nulla scontati a prima vista. Minuzie, patrimonio del passato, da custodire nel presente e per il futuro. Conoscerle non è ininfluente per una fede sempre più profonda e radicata. Grande gratitudine a chi ce le offre con tanta generosa puntualità. Nella nostra traduzione da New Liturgical Movement oggi ci soffermiamo sul Supplices Te rogamus. Ne approfitto per aggiungere, con una nota in calce, uno stralcio di mie riflessioni che credo integrino bene questo mirabile testo. Qui l'indice degli articoli sulle formule del latino liturgico.

Il 'Supplices Te rogamus'

Dopo la Supra quae propitio [qui], il sacerdote prega:
Súpplices te rogámus, omnípotens Deus, jube hæc(*) perférri per manus sancti Angeli tui in sublíme altáre tuum, in conspéctu divínæ majestátis tuæ: ut quotquot ex hac altáris participatióne sacrosánctum Fílii tui Corpus et Sánguinem sumpsérimus, omni benedictióne cælésti et grátia repleámur. Per eúndem Christum Dóminum nostrum. Amen.
Che traduco come:
Supplici ti chiediamo, Dio onnipotente: comanda che queste cose siano portate dalle mani del tuo santo angelo fino al tuo altare innalzato in alto, al cospetto della tua divina Maestà, affinché quanti di noi avranno assunto il sacrosanto Corpo e Sangue del tuo Figlio mediante questa partecipazione all'altare possano essere ricolmi di ogni benedizione e grazia celeste. Per Cristo nostro Signore. Amen.
La maggior parte delle traduzioni usa "umilmente" o "in umile preghiera" (ICEL 2011) per le suppliche. Supplex denota effettivamente umiltà, ma denota anche prostrazione: sub - plico significa piegarsi o sottomettersi. Sospetto che questa parola sia stata scelta rispetto ad altre simili perché questa connotazione contribuisce ad aumentare la distanza nella preghiera, per così dire, tra noi e l'altare di Dio in Cielo. Piegati, chiediamo a un Angelo di salire fino al Cielo per nostro conto. Questa immagine è rafforzata dal comportamento del celebrante, che si inchina mentre pronuncia queste parole, letteralmente supplicante.

Altre due parole sottolineano la distanza tra noi e l'altare celeste. Ho tradotto perferri come "essere portato fino in cima" per riflettere il fatto che perfero, con il suo vigoroso prefisso per, è più intenso di fero, il verbo portare o trasportare. E sospetto che ci sia una sottile corrispondenza tra perfero e sublimis, l'aggettivo usato per descrivere l'altare di Dio, perché sublimis non si riferisce semplicemente all'essere elevato o in alto, ma ha soprattutto il significato di essere "portato in alto, sollevato, elevato, sollevato" (la parola probabilmente deriva da sub - limen, "fino all'architrave"). [1] Le offerte sacrificali devono percorrere una lunga distanza, essendo portate verso l'alto fino a qualcosa che è  portato in alto.

E la preghiera chiede che a portare queste offerte siano le mani del Angelo Santo di Dio. L'ispirazione per questa petizione potrebbe essere Apocalisse 8, 3-4, che descrive un angelo che offre con la sua mano le preghiere dei santi a Dio sul Suo altare:
Poi venne un altro angelo e si fermò davanti all'altare, tenendo un turibolo d'oro; e gli furono dati molti profumi, erché li offrisse insieme con le preghiere di tutti i santi bruciandoli sull'altare d'oro, posto davanti al trono di Dio. E il fumo degli aromi, offerti dalle preghiere dei santi, saliva dalla mano dell'angelo davanti a Dio.
Una seconda possibilità è che il Santo Angelo sia Cristo stesso, che San Paolo chiama il Messaggero di Dio ( angelos Theou ) in Galati 4, 14. Sebbene sia vero che ogni Messa è offerta al Padre attraverso il Figlio (e con lo Spirito Santo), sono dell'opinione che l'Angelo a cui si fa riferimento qui sia uno spirito celeste e non la Seconda Persona della Santissima Trinità, poiché il Figlio di Dio è menzionato nella seconda parte della preghiera come presente sull'altare e non in viaggio verso il Cielo. L'immagine sarebbe confusa se chiedessimo a Cristo di essere in due luoghi diversi contemporaneamente, anche se Egli è, ovviamente, presente in tutti i luoghi e in ogni momento. Un'altra considerazione è che nel Libro di Tobia l'Arcangelo Raffaele dice all'anziano Tobia di aver offerto lui stesso tutte le preghiere e le buone opere di Tobia al Signore (vedi 12, 12). Se questo è vero per ogni preghiera, vale a dire che gli angeli svolgono un ruolo nel comunicare le nostre preghiere a Dio, e se la Messa è la più grande preghiera che si possa offrire a Dio, è logico che un Santo Angelo svolga un ruolo in tale offerta.

La prima parte del Supplices te rogamus, come abbiamo sostenuto, accresce la distanza tra noi e l'altare di Dio, ma solo affinché la seconda parte possa ravvicinarla. La richiesta principale della preghiera è che ognuno che comunica a questa Messa sia colmato di ogni grazia e benedizione celeste. Le grazie e le benedizioni celesti non sono solo portate in cielo; sono presenti qui attraverso la partecipazione a questa Messa. E il fulcro è il Corpo e il Sangue sacrosanti di Gesù Cristo, ora presenti sull'altare. L'aggettivo è significativo: l'Eucaristia è sia santa ( sanctus ) che sacra ( sacer ): santa perché è il Cristo vivente, che è santo; e sacra perché è per sempre separata dall'uso profano. Proprio come il santo e il sacro si uniscono nel Corpo e nel Sangue sacramentali di Nostro Signore, così anche il Cielo e la terra si uniscono a questo altare durante questo sacrificio.

Eppure, nonostante le nostre riflessioni, alla fine dobbiamo concordare con il diacono medievale Floro di Lione (m. 860) riguardo al Supplices te rogamus : "Queste parole di mistero sono così profonde, così meravigliose e stupende, chi è in grado di comprenderle? Chi potrebbe dire qualcosa di degno? Sono più da venerare e temere che da discutere".
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[1] Dizionario di Lewis e Short Latin, “Sublimis,” IB

Nota di Chiesa e post-concilio 
 * Quello che Mediator Dei e Sacrosanctum Concilium affermano è che i fedeli offrono insieme con il Sacerdote i propri voti e per mezzo del Sacerdote Cristo stesso, ma con la sottile e per nulla ininfluente distinzione con cui inizia il periodo [qui]. Non a caso, poi, la Mediator Dei dice: "Ponendo però, sull'altare la vittima divina, il sacerdote la presenta a Dio Padre come oblazione a gloria della Santissima Trinità e per il bene di tutte le anime". Ponendo sull'altare la Vittima (il sacerdote depone l'oblata sul Corporale, chiamato anche sindone) è come se si ripetesse la deposizione dalla Croce e, come già detto, in quel momento si dispiegano gli effetti del Sacrificio già compiuto e quindi subentra anche la funzione della Chiesa con la sua Offerta dell'Hostia pura santa e immacolata, che include non solo il mistero della passione e morte, ma anche quello della Risurrezione e Ascensione, esplicitato nell' Unde et memores, Domine, nos servi tui, set et plebs tua sancta, eiusdem Christi Filii tu, Domini nostri, tam beatae passionis, nec non et ab inferis resurrectionis, sed in caelos gloriosae ascensionis: offerimus praeclare majestati tuae de tuis donis ac datis (non dal frutto della terra e del nostro lavoro)... Mi sembra che l'oltrepassamento e l'oblio di una cosa così fondamentale, cioè del cuore della nostra Fede, sia un dato non trascurabile e tutto da recuperare.
E c'è di più... Dopo, nel Supplices Te rogamus, il sacerdote chiede : jube haec perferri per manus sancti Angeli tui in sublime altare tuum, in cospectu divine majestatis tuae... ciò che si trova sull'Altare della terra viene portato all'Altare celeste per mezzo dell'Angelo Santo - in origine identificato con l'Arcangelo Michele nella sua funzione presso l'altare degli aromi che in Cristo Signore è unificato con l'altare del sacrificio -, mentre in epoca più recente lo si è identificato nel Signore stesso. E ancor di più, se anche si tratta di un Angelo - come è detto per i Sacrifici antichi e nella De Sacramentis - resta la sublime richiesta che sull'Altare del Cielo vengano portate, dopo la Consacrazione, haec (queste cose), cioè l'Offerta di Cristo e quella dei presenti e di tutta la Chiesa! E - prosegue la preghiera - "affinché quanti per questa partecipazione dell'Altare assumeremo l'infinitamente Santo Corpo e Sangue del Figlio tuo saremo riempiti di ogni grazia e benedizione del Cielo", che scende su di essi dal Trono dell'Altissimo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Le Rogazioni : processioni del clero cattolico preconciliare lungo i campi, per benedire i raccolti. ... il clero modernista oggi “camminiamo insieme, dai, venite tutti”, sì, ma verso dove, dove siamo diretti ?
“non importa il dove, l’importante è camminare insieme e ascoltare tutti, senza imporre niente.. la dottrina? pietre scagliate contro povere persone indifese, il proselitismo? una violenza coercitiva; vado a dire a qualcuno di farsi cattolico ? no, no no” così Bergoglio, ma oggi anche Prevost : stessa linea, stessi obiettivi, stesso programma, un vero copia/incolla.
Ricordo alcuni anni fa l’omelia di un giovane pretino polacco, in una nota località di villeggiatura al mare..se ne uscì dicendo, con la massima naturalezza, come fosse la cosa più ovvia del mondo “il cattolico non deve cercare di perfezionarsi, tenendone informato il suo confessore, no, no non deve guardare verso l’alto, ma verso il basso”…terminata la messa, al momento dei saluti, quando i preti scendono nella navata per salutare e stringere mani (a volte anche con un cesto di caramelle, per gli anziani, ovviamente) mi azzardai a chiedergli “ma come mai, don, lei ha detto che il cattolico non deve cercare di perfezionarsi, non deve guardare verso l’alto, ma verso il basso” ? La sua risposta fu immediata, laconica ma agghiacciante “perché altrimenti porta la divisione nella comunità, e questo non deve accadere”.
“Così parlò Zarathustra”? ( Friedrich Nietzsche), no, scusate, così parlano i pretini alla don Chichì (del vecchio film con don Camillo), quelli veramente cattolici li cacciano dal seminario, oppure fanno loro un bel lavaggio del cervello; ovviamente il clero anziano il lavaggio del cervello l’ha già ricevuto da decenni, ed ora è come inamidato, incartapecorito, totalmente accecato. Una generazione di chierici perduti, inutili alla causa del Signore.
Per questo ripeto sempre, specialmente alle anime semplici, facilmente suggestionabili “state attenti/e a questo genere di preti, statene alla larga il più possibile, se volete rimanere cattolici/che e salvare la vostra anima” LJC Catholicus