Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 17 agosto 2023

Sant’Ippolito e San Cassiano: una confusione dopo l’altra

Nella nostra traduzione da New Liturgical Movement un testo interessante soprattutto per Ippolito al quale viene erroneamente attribuita la cosiddetta Tradizione apostolica, il documento che costituisce lontanamente il fondamento della seconda preghiera eucaristica del rito postconciliare, e la drastica revisione dei riti di ordinazione.

Sant’Ippolito e San Cassiano: una confusione dopo l’altra

Il tredici agosto è la festa di Sant’Ippolito, un ufficiale delle guardie del carcere dove era rinchiuso San Lorenzo che quest’ultimo convertì al cristianesimo. Si dice che abbia preso in custodia il corpo di Lorenzo per seppellirlo; rimproverato per questo dall’imperatore Decio e minacciato di tortura e di morte, rispose: “Possa io meritare di essere una somiglianza del beato martire Lorenzo, che hai osato nominare con la tua bocca impura”. Dopo essere stato torturato, è stato ucciso, fatto a pezzi da cavalli selvaggi.

I breviari romani stampati nel periodo immediatamente precedente la riforma tridentina aggiungono alle lezioni del Mattutino della sua festa la storia di Santa Concordia, membro anziano della famiglia che l’ha accudito. Minacciata di punizione insieme a Ippolito per la sua fede cristiana, Costanza rispose a nome della famiglia: “Preferiamo di gran lunga morire virtuosamente con nostro Signore piuttosto che vivere senza virtù”. L’uomo incaricato di arrestarli rispose: “Tutta la classe degli schiavi non può essere corretta senza tortura”, e la picchiò a morte con pesi di piombo.

La storia di Ippolito viene di solito respinta dagli studiosi moderni, che la considerano un’invenzione perché il modo in cui è morto, riportato dal poeta Prudenzio (348-405/13 ca.), è lo stesso del personaggio mitologico greco Ippolito, il figlio di Teseo che fu trascinato dai cavalli del suo carro finché morì. A nessuno degli scettici moderni sembra essere venuto in mente che i persecutori avrebbero potuto benissimo essere stati ispirati dal suo nome a scegliere di ucciderlo in questo modo, a imitazione della storia mitologica.

Ciò che è sicuramente vero è che esiste molta confusione sulla sua storia; quando papa San Damaso I (366-84) pose sulla sua tomba un epitaffio che raccontava il suo martirio, affermò che lui stesso si basava “su una tradizione puramente orale, la cui veridicità non poteva garantire: ‘Damaso racconta ciò che ha udito; è Cristo che ne dà prova’” (Loeb Classical Library, The Poems of Prudenzio, p. 304, nota a piè di pagina). I curatori del breviario tridentino, consapevoli di questa difficoltà, ridussero la sua festa a una commemorazione nel giorno dell’Ottava di San Lorenzo, semplificando notevolmente le nove lezioni impartite per lui e Concordia nelle precedenti edizioni.

Allo stesso tempo, hanno aggiunto alla sua festa un altro Santo che non era tradizionalmente venerato a Roma, ma che, come Lorenzo e Ippolito, è celebrato da Prudenzio nella sua raccolta di poesie sui famosi martiri, “Sulle Corone”. San Cassiano era un insegnante nella città di Imola, in Emilia Romagna, circa 370 chilometri a nord di Roma. Fu arrestato in quanto cristiano e, rifiutandosi di sacrificare agli dei pagani, fu condannato a essere pugnalato a morte dalle penne dei suoi stessi studenti (gli strumenti metallici affilati chiamati “stilo” dai romani, comunemente usati dagli scolari per tracciare linee nelle tavolette di cera). Prudenzio visitò la sua tomba mentre passava per Imola sulla strada per Roma, e descrisse un’immagine del martirio che vi era dipinto sopra.

L’articolo su San Cassiano nella versione riveduta e corretta di Lives of the Saints [Vite dei santi] di Butler contiene la seguente dichiarazione: “Il pugnalamento con lo stilo da parte degli scolari è probabilmente una reminiscenza di un incidente narrato da Apuleio (vedi P. Franchi de' Cavalieri, Hagiographica, p. 131) e ha una somiglianza più che sospetta con la tortura di San Marco di Aretusa”. Ma il libro di Padre De’ Cavalieri non contiene alcun riferimento ad Apuleio o alla sua commedia L’asino d'oro, e afferma esplicitamente che non esiste un parallelo significativo tra i martiri di Cassiano e Marco di Aretusa. Tuttavia, egli considera inaffidabile la storia raccontata a Prudenzio, sulla base del fatto che un magistrato romano verosimilmente non avrebbe mai ordinato che una condanna a morte fosse eseguita da qualcuno che non fosse un boia ufficiale, tanto meno da ragazzi in età scolare.

Tuttavia, studi più recenti si sono espressi a favore della verità del racconto di Prudenzio. Un articolo di Filippo Briguglio, dell’Università di Bologna, trova diversi elementi che depongono a favore della sua storicità nel racconto del poeta, e l’analisi forense del cranio di Cassiano mostra che le ferite sono compatibili con le dimensioni di uno stilo dell’epoca. Quindi potremmo benissimo essere ancora una volta di fronte a un esempio di agiografi scettici colpiti dal proprio boomerang.

D’altra parte, è vero che una Passione di san Cassiano scritta nel IX secolo ne fa in modo antistorico l’evangelizzatore e il primo vescovo di Sabiona, nell’Alto Adige, esiliato a Imola e costretto a lavorare come maestro di scuola. È per questo che la sua statua seicentesca nel museo diocesano di Bressanone, a cui fu trasferita la sede di Sabiona nel 1000 d.C. circa, lo rappresenta con una mitra in capo (foto di Nicola De Grandi).

Nel calendario del rito postconciliare, l’Ippolito della leggenda di San Lorenzo è stato rimpiazzato da un altro martire omonimo, celebrato insieme a Papa San Ponziano, che regnò dal 230 al 235. Questa modifica è stata effettuata sulla base di un antichissimo elenco (354 d.C.) dei luoghi dove sono sepolti vari martiri, denominato “Depositio Martyrum” (“la deposizione dei martiri”, che riporta per il 13 agosto la seguente voce: “Ypoliti in Tiburtina, et Pontiani in Callisti”, ossia “Ippolito, sulla via Tiburtina, e Ponziano ne[l cimitero) di] Callisto”.

Questo Ippolito è il sacerdote romano che si dice si sia ribellato a Papa San Callisto I per il suo lassismo morale nel riammettere alla comunione coloro che avevano commesso peccati gravi dopo il battesimo. Dopo essersi costituito antipapa, si riconciliò con il successore di Callisto, Ponziano, e con lui fu esiliato in Sardegna, dove morirono entrambi; il modo in cui sono morti è incerto. La voce nella Depositio Martyrum si riferisce a quando il successore di Ponziano, Fabiano, riportò i loro corpi dall’isola e li seppellì in due diversi cimiteri romani.

Si tratta dello stesso Ippolito al quale viene erroneamente attribuita la cosiddetta Tradizione apostolica, il documento che costituisce lontanamente il fondamento della seconda preghiera eucaristica del rito postconciliare, e la drastica revisione dei riti di ordinazione. Quando fu creato il rito postconciliare, si credeva (per lo più in buona fede) che Ippolito avesse scritto la Tradizione apostolica per preservare le tradizioni liturgiche più antiche e, a suo avviso, più autentiche della Chiesa romana, contro le innovazioni introdotte dai teologi suoi oppositori, in particolare Callisto. Ovviamente è ormai noto (anzi, lo si sa da quasi cinquant’anni) che questa storia è completamente falsa, e che la cosiddetta Tradizione apostolica non ha nulla a che vedere con l’Ippolito storico e non è una testimonianza del prime consuetudini liturgiche della Chiesa di Roma (vedi “Hippolytus and the Apostolic Tradition: Recent Research and Commentary” [“Ippolito e la Tradizione apostolica: le ricerche e i commenti recenti”, di P. John F. Baldovin, SJ, in Theological Studies 64 (2003)).

Qui c’è un bel po’ di ironia da fare. Gli ideatori del calendario postconciliare, desiderosi e smaniosi di espungere dalle preghiere della Chiesa tutto ciò che sa di leggendario, sostituirono l’Ippolito del quale esisteva un’autentica tradizione di devozione, risalente a Damaso e Prudenzio, con un altro per il quale non esisteva tale tradizione. Allo stesso tempo, relegarono Cassiano di Imola, nei calendari locali, al livello di un Santo il cui “cultus non appartiene alla tradizione romana”. Allo stesso tempo, le loro coorti — in alcuni degli altri sottocomitati — hanno sostituito la tradizione autentica di alcune delle preghiere più antiche e importanti della Chiesa romana con novità basate su leggende e testi che non appartengono alla tradizione romana. (Gregory DiPippo)

[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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11 commenti:

Anonimo ha detto...

Sulla stampa di oggi: "solo un italiano su 5 va a Messa. Il 31% non è mai entrato in un luogo di culto"

Da quando hanno imposto il latino e il gregoriano la gente non va più a messa, si annoia e non capisce. Se invece facessero tutto in italiano, magari con canti ritmati, le chiese si riempirebbero... Può sembrare ironico ma c’è gente che dinanzi alla caduta verticale della frequenza ai sacramenti propone come soluzione liturgie ancora più “vicine alla gente”. Questi articoli non fanno che scoprire l’acqua calda, almeno per chi frequenta ancora e non ha il prosciutto sugli occhi era già tutto abbastanza noto. Purtroppo alla base c’è una mancanza di fede, dovuta a vari fattori, che stratagemmi vari non riusciranno a mascherare con l’illusione di qualche persona in più tra i banchi. Dobbiamo chiederci innanzitutto noi che ancora ci andiamo perché gli altri non vedano quanto bene viviamo la nostra fede. E prima ancora chiederci se effettivamente la stiamo vivendo bene, con gioia. Perché sennò sarà tutto inutile…

Anonimo ha detto...

...
Il calo più evidente con la pandemia La flessione è stata progressiva negli anni, ma lo scalino maggiore si è visto tra il 2019 e il 2020, in concomitanza con la pandemia, quando le messe hanno perso il 4% dei loro abituali frequentatori. Nell'anno del Covid in effetti furono sospese le celebrazioni in presenza, anche se era comunque consentito andare in chiesa. Con la fine della pandemia la situazione non è tornata ai livelli precedenti e anzi è ulteriormente peggiorata. Negli ultimi 20 anni la fetta dei "mai praticanti" è invece raddoppiata, passando dal 16% del 2001 al 31% del 2022.

Anonimo ha detto...

I motivi sono ben altri, le persone hanno perso la fiducia nella Chiesa cattolica. In estrema sintesi non credono più che la Chiesa possa guidare la loro spiritualità, la loro vita personale e comunitaria. Hanno perso la fiducia. Non si fidano più di questa chiesa. Poi ognuno liberissimo di fare l elenco dei motivi che lui/lei ha individuato. La chiesa è diventata estranea al Cattolicesimo.

Anonimo ha detto...

Se le chiese sono vuote, non si risolve il problema stiracchiando la dottrina ad uso di chi vuole soltanto usarla per giustificare i propri comodi. Anzi, lo svuotamento delle chiese deriva dalla trasformazione delle stesse da luogo di culto e di meditazione a platea per preti aspiranti VIP, dalla trasformazione della Chiesa da caposaldo del cattolicesimo ad ente benefico dalle connotazioni quasi protestanti.
Per inseguire i falsi credenti, la Chiesa rischia di perdere quelli veri. E' vero che c'è più gioia nel ritrovo della pecorella smarrita e nel ritorno del figliuol prodigo. Ma d'altra parte, il figliuol prodigo deve essere pentito e la pecorella deve voler farsi ritrovare.

Anonimo ha detto...

Condivido.

Sant'Elena Imperatrice, prega per noi. ha detto...

Francamente, se le chiese moderniste fossero piene, sarei alquanto dispiaciuto, in quanto sono diventate, dal postconcilio, succursali delle organizzazioni mondialiste, prima velatamente, ora spudoratamente. Quindi, meno gente varca la soglia di quei nidi di vipere, meglio è. Il problema semmai è questo: è difficile fare apostolato per Gesù e Maria, per la dottrina della fede cattolica tradizionale; ma non impossibile! Dunque, rallegriamoci dell'abbandono delle chiese moderniste e facciamo di tutto per riempire i luoghi di culto tradizionali, dove viene insegnata la dottrina cattolica e celebrato il Santo Sacrificio della Messa.

Anonimo ha detto...

Dopo i commenti divaganti di sopra, ritorno al testo del post.
In casa ho il testo in esame, edito dalle Paoline. Mi chiedo, se "non è una testimonianza del prime consuetudini liturgiche della Chiesa di Roma", allora di cosa si tratti.
Da quanto ho letto, non mi sembra un testo che presenti innovazioni, ma magari presenta una tradizione alternativa.
Chiedo lumi.

Anonimo ha detto...

c'è chi sostine che si tratti di illazioni di studiosi del XIX Secolo.
MagARI IN PERFETTA Buona fede, hanno scambiato delle loro fantasie per fatti concreti. Alla luce di loro convinzioni hanno ricostruito testi a partire da frammenti controversi.

Anonimo ha detto...

https://www.preghierecristiane.it/corone-e-coroncine/coroncina-alle-sante-piaghe-di-gesu/

Anonimo ha detto...

https://cooperatores-veritatis.org/2018/04/02/grazia-impossibile-promessa-da-san-francesco-saverio/

Anonimo ha detto...

Il 20 agosto 1914 moriva il papa San Pio X, ma non il suo magistero contro la setta modernista. Nel Messale Romano la festa è fissata al 3 settembre. Sancte Pie X, ora pro nobis.