Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 31 dicembre 2014

Deo adiuvante, si inizia dalla Riparazione.

Riprendo dalla rubrica del martedì di Alessandro Gnocchi su Riscossa cristiana questa risposta che ci consente di ricordare e rilanciare il comune precedente Appello alla Riparazione [qui].
Felice di aver consegnato i testi al nostro traduttore per un primo lancio in lingua spagnola. Seguiranno i testi in inglese.


Il cattolicesimo è fatto così: i mali del prossimo si vincono, innanzitutto, vincendoli nella propria persona, offrendo il proprio corpo e la propria anima a Cristo come umile e docile mattone per la costruzione del suo regno.

Caro Alessandro Gnocchi,
le scrivo per dirle il mio consenso per l’iniziativa della preghiera di riparazione a cui avete dato vita attraverso Riscossa Cristiana. E vorrei aggiungere qualche considerazione per sapere che cosa ne pensa.
A mio avviso, ci sono sempre due aspetti nelle diverse iniziative che nascono nel mondo cosiddetto tradizionale. Uno attiene alla buona volontà dei fedeli, l’altro all’oggettiva necessità di una iniziativa.
Questa vostra parla della buona volontà e si fonda su una necessità oggettiva. Avete fatto bene a presentarla e a sollecitare i fedeli ad aderirvi.
Così come l’avete presentata corrisponde all’oggettiva realtà in cui si trova il mondo tradizionale e, oserei dire, in cui si trova chiunque in questo mondo attuale volesse rimanere fedele anche solo alla semplice pratica della Fede.
Io sono un po’ scettico sulla capacità del fedele cattolico a perseverare, nonostante la buona volontà. Ma riconosco che, per l’aiuto di Dio, all’incostanza viene incontro uno dei difetti tipici di noi uomini moderni: il fare per conto suo. Così che il Signore usa un difetto (il fare per conto proprio) per farne scaturire un bene (vincere l’incostanza).
Ciò nonostante, si verifica un fenomeno contraddittorio, da voi ben evidenziato, i fedeli si sentono soli, nonostante si compiacciano di agire da soli, e quindi trovano conforto e forza nel sapersi collegati ad altri, anche se, penso, difficilmente ne verrà mai fuori un qualche costante coordinamento operativo.
In questo contesto sempre più desolante, l’azione dei singoli e di alcuni piccoli gruppi è l’unica via seriamente praticabile, soprattutto se si mantiene il convincimento che l’essenziale è fare ciò che si sa e si può fare, indipendentemente dai risultati.
Un cordiale saluto
Carlo Comolli
 Caro Comolli,

condivido quanto dice a proposito delle difficoltà che segnano il cosiddetto mondo tradizionale, al quale aggiungerei tutti quei cattolici che, grazie al pontificato di Bergoglio, hanno finalmente compreso che nella Chiesa sta accadendo qualcosa di tremendo.

Inoltre, visto che abbiamo deciso di dare vita alla Lega per la preghiera di riparazione, faccio mia anche l’individuazione dell’oggettiva necessità di porre rimedio, per quanto sia nelle nostre forze e nelle nostre capacità, a un disastro sempre più evidente.

Caro Comolli, l’aspetto più interessante e acuto della sua lettera sta nell’aver individuato il limite più grande del cattolico tradizionale: essere in qualche modo e in qualche misura toccato dal tarlo della modernità che sta combattendo.

A questo proposito, trovo sempre illuminante quanto Charles Peguy scriveva nel 1913: “Noi siamo cresciuti in un mondo del tutto diverso. Si può affermare, nel senso più rigoroso dell’espressione, che un bambino allevato in una città come Orléans fra il 1873 e il 1880 ha toccato la vecchia Francia, il vecchio popolo: diciamo semplicemente il popolo. Egli ha letteralmente fatto parte della vecchia Francia, del popolo. Si potrebbe dire anzi che ne è stato sino in fondo partecipe, perché la vecchia Francia era ancora integra, e inviolata. Lo sfacelo è seguito, per così dire, tutto d’un pezzo, nel giro di pochi anni. Proveremo a dirlo. Noi abbiamo conosciuto, noi abbiamo vissuto la vecchia Francia e l’abbiamo conosciuta intatta, Noi siamo stati suoi figli. Noi abbiamo conosciuto un popolo, lo abbiamo toccato, ne siamo stati parte, quando ancora ce n’era uno. L’ultimo operaio di quei tempi era un uomo della vecchia Francia, mentre oggi il più oltranzista tra i seguaci del signor Maurras non è nemmeno per un atomo un uomo della vecchia Francia”.

Con tutta evidenza, la “vecchia Francia” di Peguy è la Tradizione. E, se vogliamo essere sinceri, dobbiamo ammettere che, cento anni fa, Peguy parlava già di noi. In ogni caso devo dire, senza difficoltà anche se con dolore, che sicuramente parlava di me.

Per uscire dalla contraddizione che lei sottolinea, caro Comolli, bisogna ammettere di lottare ogni giorno con abitudini, pensieri, atteggiamenti inoculati dalla modernità che ostacolano abitudini, pensieri e atteggiamenti tradizionali. La nostra forza sta nell’esserne consapevoli. Siamo colonne spezzate, ma siamo comunque chiamati a reggere la casa.

Per questo, la nostra azione spirituale, ma anche quella concreta, devono fondarsi su un semplice ragionamento: io sono un membro della Chiesa, se io divento migliore, la Chiesa diventa migliore. Il cattolicesimo è fatto così: i mali del prossimo si vincono, innanzitutto, vincendoli nella propria persona, offrendo il proprio corpo e la propria anima a Cristo come umile e docile mattone per la costruzione del suo regno. Ancora prima che una questione di metodo, si tratta di una questione di merito. Un membro malato del Corpo Mistico di Nostro Signore trae giovamento dalla buona linfa salutare prodotta da un membro sano. “Fare i buoni cristiani”, come invitava padre Pio, non è solo un bene per se stessi e un esempio per gli altri, ma è una medicina per tutti. È una di quelle misericordiose perle tratte dal tesoro della comunione dei santi.

Nel corso dei secoli, i grandi e piccoli cristiani che hanno contribuito alla rinascita nei momenti più bui della Chiesa hanno cominciato dalla riforma di se stessi. Caro Comolli, noi non abbiamo la statura spirituale e intellettuale dei santi che ci hanno preceduti in quelle imprese. Ma il Signore ci chiama a farlo. Dobbiamo fidarci.

Il primo risultato tangibile di questa piccola operazione è stato proprio quello che lei ha rilevato: far sapere a tanti buoni cattolici che non sono soli, anche se sono isolati. L’elenco degli aderenti che hanno dato il consenso alla pubblicazione del loro nome su Riscossa Cristiana è solo la punta di continente sommerso molto più vasto e, oserei dire, molto più consapevole di quanto si possa immaginare della gravità del cancro che aggredisce la Chiesa.

Questi cattolici stanno attendendo che qualcuno gli dica che si può ancora fare qualcosa. La “Lega cattolica per la preghiera di riparazione” è un piccolo segno, ma è stato compreso e viene già praticato senza bisogno della creazione di coordinamenti operativi sofisticati. Certo, noi siamo a disposizione per mantenere i contatti, per fornire materiale formativo, per creare occasioni di incontro e anche per mostrare quanti siamo. Ma non vogliamo essere un’associazione, un gruppo, un’organizzazione. Vogliamo solo essere il motore della diffusione di un pratica ascetica che la Chiesa cattolica conosce da secoli. Farlo insieme ad altri cattolici, uniti in una Lega, può solo avere più vigore e più durata che affidandosi alle sole proprie forze.

Non servono grandi organizzazioni, come sottolinea anche lei,  bisogna affidarsi all’azione dei singoli o di piccoli gruppi. Caro Comolli, lo penso e lo dico ormai da parecchi anni. Saranno questi piccoli resti sparsi per il mondo lo strumento attraverso cui il Signore salverà la sua Chiesa dalla rovina in cui l’hanno ridotta la gerarchia e le grandi associazioni. E le dirò di più: questi singoli e questi piccoli gruppi devono cercare tutto, tranne il consenso, devono solo praticare la vita dei buoni cristiani mettendo tutto nelle mani della Provvidenza. Che non è poco.
Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo

6 commenti:

mic ha detto...

Il richiamo alla tradizione suggerito dall'evocazione della "vecchia Francia", ovviamente, non esclude l'apertura ai cambiamenti frutto delle conquiste dei tempi. Che sono conquiste e promuovono autentico progresso solo se non si discostano dal fine - che è il progetto del Padre sull'uomo e sul mondo rivelato e portato a compimento in Cristo Signore - e non vengono assolutizzate, ponendosi esse stesse come fine....

Anonimo ha detto...

Alla predica di fine anno il pontefice cita un passaggio,quello del Mar Rosso, del novello padre e dottore della nuova chiesa il teologo talmudico Benigni. In compenso, poiché trattavasi della funzione del Te Deum, di quello splendido inno ambrosiano non se n'è sentita neppure una nota stonata.

Alessandro Mirabelli ha detto...

Ecco un motivo per aderire a codesta iniziativa. Stasera il vdr, in occasione dei primi vespri della solennità della Madre di Dio, ha indirettamente citato Benigni, il comico. Alla Chiesa non bastano più i suoi santi, i suoi dottori, i suoi martiri, i suoi teologi. No. Non bastano. Ecco allora che si citano i comici di questo tempo. Signore, pietà. Vieni presto in nostro aiuto. E trai la Tua Chiesa, nell'anno che sta per iniziare, a migliori fortune perché davvero,la Tua barca sta navigando in acque procellose seguendo una rotta stabilita da coloro che dovrebbero essere pastori

Jacobus ha detto...

Un segnale di scadimento indicibile anche oggi.
E una ragione in più per riparare.
Ma Te Deum laudamus...
E Buon Anno a tutti!

Cattolico ha detto...

Accontentiamoci di San Roberto Benigni, perché tra non molto dovremo sorbirci San Martin Lutero. Già alcune congregazioni religiose lo osannano oltre misura, criticando la Controriforma come uno dei tanti errori della Chiesa Cattolica (di cui essa deve ovviamente domandar perdono). Mala tempora currunt, amici cari. Buon anno nel Signore Gesù e buona festa di Maria SS.ma Madre della Chiesa (Cattolica, ovviamente).

bernardino ha detto...

Buon anno 2015 - che il Signore abbia pietà di noi, e che in questo anno ci dia la Pace vera, la Sua Pace e non quella degli uomini.
Qualcuno non si degna più neanche di rendere grazie a Dio per le grazie ricevute nell'anno trascorso, forse la nuova chiesa due crede di non aver più bisogno di Dio; ma Dio è grande e quando vede l'uomo con la faccia nella melma, lo rialza sempre, perchè Dio è davvero sempre misericordia.
Adiutorium nostrum in nomine Domini.

AUGURI E BUON 2015