Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 3 dicembre 2014

L’Antimetafisica, Figlia della Contro-Chiesa

Oggi il principio non è più l’essere, ma il nulla e il nichilismo costituisce il carattere dominante della nostra epoca” (B. Mondin, Manuale di filosofia sistematica, Bologna, ESD, 1999, vol. III, Ontologia e Metafisica, p. 365).
Il postmoderno è contro e non oltre la modernità

Il pensiero post-moderno va inteso non dopo né oltre la modernità, ma contro la modernità e, a maggior ragione, contro la metafisica dell’essere, che in san Tommaso d’Aquino ha raggiunto la perfezione.

Il termine del postmoderno è il nulla nichilistico, mentre il termine della modernità era l’Individuo assoluto e l’idealismo conseguente.

Cronologicamente il nichilismo viene dopo la modernità, tuttavia teoreticamente esso non vuole perfezionarla, aggiungendo qualcosa ad essa, ma distruggerla; ciò nonostante l’odio principale del nichilismo è per l’Essere e quindi per la metafisica classico/tomistica e secondariamente per il pensiero e l’idealismo della modernità.

Il post-moderno non è il superamento del moderno, ma il suo esito nichilistico. Non si va oltre la modernità, ma le si rema contro e si finisce nel mare del nulla ove tutto affonda.
Insomma la post-modernità è lo scacco o la dissoluzione suicida della modernità. Siccome, per il postmoderno, teoreticamente l’Essere non è, sfugge, è assente, allora praticamente occorre vivere non più stabilmente, ma alla giornata, tirare a campare, lasciarsi andare, tollerarsi, spegnersi, morire, suicidarsi ed annichilarsi se mai fosse possibile.

Il postmoderno, sfociando nel nulla, non solo è la prova del nove del fallimento della modernità, ma non ne offre neppure l’antidoto, la via d’uscita, anzi aggrava la malattia intellettuale idealista (errore per eccesso) con l’irrazionalismo nichilista (errore per difetto) e autolesionista.

«La modernità era un’epoca “giovane”, caratterizzata da forti ideali, la post-modernità, invece, è un’epoca vecchia e malata, in cui la sclerosi della decadenza diviene gusto della tolleranza, che non è tanto rispetto quanto indifferenza. Nietzsche non usa ancora la parola postmoderno, ma un’altra che meglio definisce la crisi della modernità. Tale parola è nichilismo». Quindi nichilismo e post-modernità si equivalgono, o meglio il nichilismo spiega più dettagliatamente la natura del male che ci avvolge e che rischia di portare l’uomo verso l’abisso del nulla.

Assistiamo oggi alla fine comatosa della modernità, che prima ha fatto di Dio un prodotto dell’uomo e dell’Uomo un “dio”, poi ha “ucciso” Dio per soppiantarlo col Superuomo (Nietzsche) o con l’Umanità (Marx), infine è scivolata nella debolezza nichilistica auto-dissolutrice.

Il nulla è il “principio e fondamento” del postmoderno

Tale è la parabola dal Cogito al Nihil. Cogito ergo nihil sum, ossia se il pensiero prende il posto e soppianta l’Essere (Cartesio e idealismo) nella scala dei valori, anche esso – secondo i nichilisti – non è, gli manca un fondamento, un substrato sul quale poggiare e quindi precipita nel nulla (nichilismo). Agere sequitur esse et non praecedit illud. Quel che l’idealismo ha fatto alla metafisica, il nichilismo lo ha reso all’idealismo: l’Idea ha preso il posto dell’essere e il nulla ha soppiantato l’Idea. “Chi di spada ferisce di spada perisce”.

Nichilismo viene dal latino nihil ossia ‘nulla’. Ora il nulla è il non-essere, ciò che non esiste, la totale assenza di ogni realtà. S. Tommaso spiega: “il nulla e la mancanza totale di essere sono la stessa cosa” (S. Th., I, q. 45, a. 1). Il nulla assoluto è assenza totale e assoluta di qualsiasi realtà, mentre il non essere relativo o la potenza è privazione di una forma o di un atto particolare. Per esempio il marmo è una statua in potenza e gli manca la forma di essa, il marmo non è il nulla o il non essere, ma non è ancora l’essere in atto perfetto o la statua.

L’Angelico distingue il nulla assoluto (non essere, assenza completa di ogni realtà, anche della materia) dal nulla relativo (per esempio, la potenza rispetto all’atto: essa non ha ancora l’atto, ma è un qualcosa che, pur non essendo ancora ultimato, tende all’atto).
La ragione ultima e profonda della contingenza, del limite o dell’imperfezione degli enti creati va cercata nel loro derivare dal nulla totale per creazione da parte di Dio. Infatti le loro imperfezioni non derivano né da Dio né dalla materia, ma “in quanto la creatura viene dal nulla/est ex nihilo” (De Potentia, q. 3, a. 1, ad 14). Il nulla assoluto è, dunque, l’oggetto o la materia, il metodo, la forma e il fine della filosofia nichilistica.

Attorno al concetto di nulla si sono chinati vari filosofi. Nell’antichità il primo è Parmenide, che lo concepisce senza la mediazione della potenza e quindi come la negazione totale dell’essere in atto, che è l’unico esistente, sfociando così nel monismo panteistico.

Gorgia asseriva: “nulla esiste; se qualcosa esistesse sarebbe inconoscibile e se, per assurdo esistesse e fosse conoscibile, sarebbe inesprimibile” (v. Sesto Empirico, Contro i dogmatici, I, 65-87).

Ma Gorgia sapeva benissimo, anche se non lo ammetteva, che almeno lui esisteva e non era non-essere. Quindi la filosofia non può prendere in considerazione la dottrina la quale propugna il nulla assoluto come punto di partenza.

Platone (Sofista, 256-258) e Aristotele (Metafisica, IV, 7; V, 2-4) intendono, mediante il concetto di potenza, il nulla come privazione relativa o assoluta di essere, ma non avevano ancora in concetto di essere come perfezione di tutte le perfezioni e quindi non scorgevano nel nulla la negazione di ogni perfezione e nel nichilismo la massima depravazione della filosofia teoretica e morale.

Quindi solo per san Tommaso il nulla assoluto è non essere, mentre l’essere è la perfezione ultima che conferisce a tutti gli enti consistenza, realtà e attualità. Dunque il vero e perfetto rimedio al nichilismo radicale è il tomismo in quanto metafisica dell’essere come atto puro.

S. Tommaso ci avverte, riprendendo il concetto di potenza, di non lasciarci sedurre dalla volontà di potenza di “entificare o reificare” il nulla facendo di esso un polo negativo, quasi esistesse come ente o “essere al contrario”, una sorta di “ente negativo”, mentre è il contrario o la negazione dell’essere (S. Th., I, q. 45, a. 2, ad 4). L’errore analogo al nichilismo teoretico è in campo morale quello del manicheismo, che “entifica” il male, il quale è solo una privazione di bene.

L’annichilazione è il risultato della post-modernità come la creazione lo è del concetto di partecipazione, della filosofia dell’essere e ultimamente di Dio

L’annichilazione, cui si rifà il nichilismo, è il termine correlativo ed opposto di creazione ex nihilo. L’annichilazione in senso proprio significa ridurre qualcosa al completo non essere, facendola rientrare nel nulla. Ora come solo Dio è capace di creare ex nihilo poiché è onnipotente, così solo Dio può annichilare in senso stretto o ridurre al nulla qualcosa (San Tommaso, S. Th., I, q. 9, a. 2). Ma siccome l’annichilazione di qualcosa manifesta la sola onnipotenza divina senza la sua saggezza (de potentia absoluta), Dio non se ne serve de potentia ordinata (la potenza più la saggezza divina). Infatti la perfezione e l’onnipotenza divina rifulgerebbero nell’annichilazione meno che nella creazione di un ente a partire dal nulla poiché il positivo è superiore al negativo e l’essere al nulla. Quindi Dio pur potendolo, non annichila gli enti (S. Th., I, q. 104, a. 4) e neppure i malvagi o i dannati (De Potentia, q. 5, a. 4, ad 6). Quindi la filosofia non può prendere seriamente in considerazione la dottrina nichilistica, la quale propugna il nulla assoluto come punto di arrivo per annichilazione.

I nichilisti vorrebbero, perciò, prendere, senza sapienza, il posto di Dio solo nell’annichilazione e non nella creazione poiché rappresentano una specie di “divinità” malvagia, che vorrebbe tutto distruggere di quanto Dio ha fatto, spinta dall’odio contro Dio accompagnato dall’invidia e dalla gelosia e con molta presunzione poiché mancano non solo di potenza ordinata, ossia di saggezza, ma anche di potenza assoluta. Questo concetto di reductio ad nihilum come opposto a quello di eductio ex nihilo ci fa sperimentare la natura preternaturalmente folle del nichilismo filosofico.

Metafisica e contro-metafisica, Chiesa e contro-chiesa

Esistono due metafisiche o meglio una metafisica e una contro-metafisica (specularmente alla Chiesa e alla contro-chiesa): la vera metafisica dell’essere e la falsa metafisica o contro-metafisica del nulla o del non-essere. Il nichilismo è la filosofia che proclama il primato del nulla sull’essere, del negativo sul positivo, della distruzione contro l’edificazione, del male sul bene, del vizio sulla virtù, del sentimento animalesco sulla ragione umana. Esso è il padre di ogni rivoluzione.

Padre Battista Mondin scrive: “il nichilismo, la metafisica del nulla, è diventata la filosofia della post-modernità. La modernità, dopo l’esaltazione illuministica che aveva condotto l’uomo alle soglie del cielo, è passata, nel XX secolo, alla disperazione irrazionalistica, che non solo ha preteso di aver ucciso Dio, spegnendo la fiaccola di ogni speranza, ma ha fatto anche precipitare l’uomo verso l’abisso del nulla. Così dalla metafisica dell’essere si è passati al primato dell’Io e dell’Idea e poi si è scivolati nella metafisica del nulla. Oggi il principio non è più l’essere, ma il nulla e il nichilismo costituisce il carattere dominante della nostra epoca” (Manuale di filosofia sistematica, Bologna, ESD, 1999, vol. III, Ontologia e Metafisica, p. 365). I nemici della metafisica possono essere sconfitti solo dalla metafisica. Quindi se vogliamo uscire da questo stato comatoso dobbiamo iniziare a ristudiare la metafisica tomistica per metterla in pratica a livello individuale e sociale.

Il nichilismo è una sorta di manicheismo aggiornato

Il nichilismo novecentesco cerca di dare realtà negativa al nulla, proprio come il manicheismo avrebbe voluto darla al male, facendo di esso un assoluto, mentre è solo privazione di bene, come il nulla è privazione totale di essere. Il manicheismo è un antesignano del nichilismo morale.

La non sopportazione del limite e del nulla, e quindi la sua tentata entificazione e deificazione, proviene secondo l’Angelico dal fatto che la ragione dell’imperfezione del creato viene dalla sua origine: il nulla, dal quale Dio ha creato l’essere “in quantum creatura est ex nihilo” (De Potentia, q. 3, a. 1, ad 14). Ora l’orgoglio non può tollerare la deficienza del creato (v. lo Gnosticismo antico) e quindi non vuol ammettere la totale vacuità del nulla e cerca di dargli una certa entità, negativa, ma pur sempre “reale”.

L’odio contro l’ente finito ha di mira l’Essere sussistente

Come si vede la natura del nichilismo filosofico è l’odio contro l’essere per partecipazione (la creatura) e soprattutto contro l’Essere per essenza (Dio) ed è il tentativo di eliminare il concetto di creazione dal nulla o di partecipazione (tomistica) dando al nulla una certa realtà e riducendo poi la realtà al nulla.

Oltre l’odio contro Dio, la realtà e l’essere creato (nichilismo metafisico), il nichilismo odia e vorrebbe distruggere 1°) la ragione umana, rimpiazzandola col sentimento e l’istinto animalesco (nichilismo logico) e 2°) la morale oggettiva sostituita con l’amoralismo o la trasgressività (nichilismo morale).

I frutti del nichilismo

Quali sono i frutti del nichilismo? Il niente e il nulla. Infatti “ex nihilo nihil fit”. Se si toglie all’uomo la ragione, che è proprio ciò che lo rende uomo e diverso dall’animale, se gli si toglie la libera volontà e la morale oggettiva o la ricerca di un fine o scopo che coincide col Bene, se si cerca di distruggere la realtà (l’essere, la ragione e la libera volontà, lo scopo della vita e le regole che ce lo fanno raggiungere), si sprofonda l’uomo nel’apatia e nella disperazione, che sono i frutti della mancanza di un ideale e di uno scopo. Ora le piante sono dette buone o cattive a seconda dei frutti che producono. Quindi il nichilismo, producendo il nulla e l’annichilazione, è totalmente sterile e infruttuoso.

L’anti-decalogo di Nietzsche

Il maestro del nichilismo moderno è Nietzsche. Ora egli ha chiaramente enunciato i principi del nichilismo teoretico, che possono essere riassunti in una sorta di anti-Decalogo:
  1. in tutto ciò che accade non c’è alcun senso;
  2. col divenire non si giunge a nulla;
  3. quindi non c’è nessun valore e nessuna risposta al perché delle cose e dei fatti;
  4. Dio stesso (o meglio la sua idea) è morto e lo ha assassinato il mondo moderno, avendolo rimpiazzato con il Cogito (Cartesio), con il Sentimento o il Bisogno pratico (Kant) e con l’Idea o Io assoluto (Hegel);
  5. l’esistenza di Dio non è un ente reale, ma è il bisogno o la necessità che ha la coscienza dell’uomo di auto-ingannarsi per potere vivere anche se non vi è nessuno scopo di farlo e sopportare l’insensatezza dell’esistenza;
  6. la menzogna (Dio, l’essere, la ragione, il bene, il fine) è necessaria per continuare a vivere, essendo una sorta di fuga o di oppio di fronte al non-senso del mondo;
  7. le azioni umane in sé non hanno alcun valore, siamo noi che lo diamo loro a seconda dei nostri gusti;
  8. dunque non esiste una legge morale oggettiva e reale, ma solo soggettiva o della situazione;
  9. perciò non esistono azioni malvagie in sé;
  10. la cosa migliore sarebbe non essere mai nato, essere nulla, (che è lo stesso desiderio dei dannati nell’inferno: infatti quando si sprofonda nel nichilismo la vita diventa una specie di inferno).
Come i Dieci Comandamenti possono essere riassunti dall’amore soprannaturale di Dio e del prossimo propter Deum; così l’anti-Decalogo nicciano può essere riassunto in due anti-comandamenti principali:
  1. se Dio non esiste tutto è permesso;
  2. tranne il vero e il bene. È la follia del mondo attuale, in cui tutto è lecito tranne ricercare la verità, conformarvisi ed agire in maniera moralmente conseguente, ossia bene.
La sinderesi della post-modernità è dunque ribaltata: “fa il male ed evita il bene”.

La follia è divenuta la regola

I matricidi e parricidi o infanticidi, che oramai accadono frequentemente, non sono frutto del caso, ma l’effetto della cultura nichilistica che ha perso la sinderesi ed ha vinto la battaglia culturale del Sessantotto (v. Scuola di Francoforte e Strutturalismo francese). Certamente in tutte le epoche ve ne sono stati, ma oggi son diventai la regola, mentre ieri erano l’eccezione.

Padre Mondin ha scritto: «Non più Dio, ma l’uomo è contemplato come creatore della realtà. Hegel è il punto culminante e insuperabile della cultura moderna che parte da Occam: epoca che si consuma nell’ateismo o nichilismo assoluto, come esito dell’antropocentrismo o umanesimo assoluto; o Dio si identifica panteisticamente col mondo, oppure è negato [ateisticamente] o “ucciso” [nichilisticamente] come realtà oggettiva in sé e per sé esistente». Egli giustamente vede nel nichilismo l’esito ultimo del panteismo e propone la saggezza classica come terapia dei mali dell’uomo d’oggi.

Per confutare e guarire questa malattia dell’intelletto, che è iniziata con la modernità ed è arrivata al suo termine con la post-modernità, occorre dunque riconquistare i primi principi della metafisica dell’essere contrapposta al nichilismo odierno.

L’essere in sé è l’oggetto della metafisica, il nulla assoluto è l’oggetto del nichilismo

L’oggetto della metafisica è l’essere in sé, che designa l’atto puro, l’atto supremo, l’attualità di ogni altro atto, la massima perfezione o la perfezione di ogni altra perfezione.

L’essere in sé è puro da ogni potenza, imperfezione, limite: in breve è Dio. “L’essere in se stesso è infinito”. Se è mischiato o ricevuto in una potenza allora è atto misto ed è ente finito. Il nichilismo odia l’ente finito come partecipazione all’Essere sussistente proprio come il Maligno odia l’uomo in quanto creatura di Dio. Da ciò si scorge il carattere demoniaco del nichilismo postmoderno.

San Tommaso contro Nietzsche

Solo con la nozione tomistica di essere come perfezione suprema si può sconfiggere il nichilismo filosofico. Solo san Tommaso chiarisce esplicitamente che il nulla è non essere, mentre l’essere è la perfezione ultima che conferisce a tutti gli enti consistenza, realtà e attualità. Dunque occorre scegliere: o la metafisica tomistica dell’essere come atto ultimo e perfetto o la filosofia del non essere come nulla assoluto (nichilismo postmoderno). Per sconfiggere il nulla o il non-essere e il nichilismo che si fonda su di esso occorre basarsi sull’essere e sulla metafisica dell’essere.

Infatti solo l’essere come atto fa dell’ente qualcosa di reale, di esistente in atto, solo l’essere conferisce nobiltà, perfezione e capacità d’azione all’ente ed è per questo che il nichilismo attacca prima la realtà per giungere (si fieri potest) al Creatore. L’ente esistente è un’essenza che partecipa all’Essere. Di qui l’odio distruttore dell’ente creato, la fobia delle le essenze e la furia deicida contro l’Essere sussistente.

Il metodo la via, il percorso o lo sforzo per raggiungere il fine della metafisica tomistica è la risalita dagli enti all’Essere per sé sussistente, dagli effetti, dal concreto, dall’esperienza alle cause e alla Causa prima, mediante argomentazioni raziocinative e dimostrative che si fondano su principi per sé noti o evidenti.

Il metodo del nichilismo, invece, è quello di distruggere gli enti (la realtà, la logica, la morale oggettiva), le cause, il ragionamento per risalire all’annichilazione dell’Essere per sé sussistente o alla “uccisione di Dio” e della morale naturale e divina (v. Nietzsche).

La prima parte, detta ascendente, della metafisica tomistica (la resolutio o ascesa dagli enti finiti all’Essere per essenza) si fonda sul concetto di partecipazione preso in senso passivo: ricevere una parte da qualcuno, ma in senso figurato e non materiale o fisico, ossia possedere o ricevere parzialmente o in maniera finita l’essere che a Dio spetta interamente, intrinsecamente o per sua natura. Il nichilismo odia questa partecipazione passiva e vorrebbe distruggere prima gli enti o gli effetti e poi l’Essere o la Causa prima. Anche qui non si può negare il carattere preternaturalmente maligno o infero della post-modernità. Non si può spiegare il nichilismo solo con la malvagità umana, senza l’intervento diabolico, “nichilismus habens satanam suggerentem/il nichilismo è ispirato da satana” ripeteva p. Reginaldo Garrigou-Lagrange.

La parte seconda, detta discendente, della metafisica tomistica, che riguarda la creazione o fuoriuscita degli enti dall’Essere per sé sussistente, si basa sul concetto di partecipazione inteso in senso attivo, ossia comunicare parzialmente qualcosa ad altri, nel caso l’Essere sussistente comunica o partecipa attivamente il proprio essere, non fisicamente o materialmente, ma parzialmente alle creature o enti finiti. Pure qui il nichilismo si attacca all’Essere per distruggere discendentemente e conseguentemente la realtà.

Il concetto di creazione ex nihilo (tanto mal sopportato dagli gnostici, dai manichei e dai nichilisti) è simile a quello di partecipazione. Infatti Dio concede, partecipa o dà alle creature o enti finiti in maniera limitata l’essere illimitato, che coincide con la sua natura.

Il nichilismo, il darwinismo, lo scientismo non accettano la creazione e la rimpiazzano con la volontà di potenza umana o con la scimmia (non a caso il diavolo è definito “la scimmia di Dio” dai Padri della Chiesa). Pur di negare la creazione si arriva a porre il nulla all’origine come causa di tutte le cose, anche se la sana ragione dice a tutti che dal nulla non viene nulla. “Nemo dat quod non habet”.

Una delle contraddizioni della post-modernità è il rifiuto della creazione ex nihilo da parte dell’Onnipotenza divina, mentre ammette ed è interamente finalizzata all’annichilazione della realtà da parte della “volontà di potenza” dell’uomo, che tuttavia non è onnipotente anche se lo presume.

Per cui la partecipazione fonda anche la dottrina dell’analogia o somiglianza dissomigliante, in cui la diversità è superiore alla somiglianza: tra Dio e le creature, tra causa ed effetto vi è analogia o somiglianza e dissomiglianza, ove la dissomiglianza è sostanziale ed è maggiore della somiglianza che è accidentale o relativa. Questa dottrina ci permette di studiare e parlare degli Attributi di Dio (Essere, Vero, Buono, Misericordioso, Giusto), i quali sono detti di Lui analogicamente ai nostri concetti, ossia in maniera sostanzialmente diversa e relativamente simile.

Ogni creatura è più o meno simile a Dio in virtù del suo atto di essere partecipato; ed è più o meno dissimile a Dio in sèguito alla sua essenza. Il nichilismo nega l’analogia poiché non vuol parlare né sentir parlare di Dio, anzi Lo vorrebbe uccidere e distruggere, di conseguenza, tutti gli strumenti che ci permettono di dire qualcosa di Lui in maniera imperfetta ma non totalmente sbagliata e fuorviante.

Il nichilismo odia e vorrebbe distruggere non solo l’ente per partecipazione ma anche le cose reali che ci circondano. Come si vede esso porta dritto dritto verso l’alienazione mentale.

Secondo la metafisica tomistica
  1. l’ente è ben distinto dall’essere come atto. Infatti “l’ente è ciò che ha, partecipa o riceve l’essere (quod habet esse)” (In I Sent., d. 37, q. 1, a. 1). In breve “l’ente è ciò che partecipa all’essere (quod participat esse) o lo riceve” (S. Th., I, q. 4, a. 2, ad 3).
  2. La ragione fondamentale della distinzione ens/esse è che mentre l’essere è puro atto (e questa è la sua natura di essere); l’ente è composto di atto (essere) e potenza (essenza), quindi l’ente è finito ed è composto o misto realmente di potenza ed atto (e questa è la sua natura di ente).
  3. L’essenza è ciò che pone dei confini all’essere (per esempio, l’essere se è ricevuto nell’essenza umana sarà essere umano e non essere infinito).
Quindi il nichilismo odia innanzitutto l’Essere, poi l’essenza, dunque l’ente ed infine l’esistenza.

Per l’Angelico il termine esistenza serve a significare l’appartenenza di qualche cosa al mondo reale, oggettivo, esterno al soggetto pensante. Infatti l’esistenza è un qualche cosa di reale (per esempio un sasso), che appartiene al mondo reale e non a quello delle idee. Questa appartenenza al mondo dell’esistenza reale sussiste allo stesso modo nei sassi, nei vegetali, negli animali, negli uomini, negli angeli e in Dio.

Quindi ciò che esiste è reale e non è una pura idea o ente logico. Perciò secondo i nichilisti va combattuta e distrutta anche l’esistenza reale delle cose attorno a noi e non solo l’essere come atto puro.

I tre pilastri della metafisica tomistica

La metafisica tomistica poggia su tre pilastri:
  1. l’essere come atto ultimo di ogni atto, di ogni sostanza e come perfezione di ogni perfezione;
  2. il principio di partecipazione letto alla luce della causalità efficiente;
  3. l’ente come essenza che riceve l’essere e lo limita.
Le tre trappole del nichilismo

Il nichilismo, che la scimmiotta e vorrebbe distruggerla, si fonda sui tre contro-pilastri seguente:
  1. il nulla come perfezione assoluta;
  2. la negazione della partecipazione e della causalità efficiente;
  3. l’odio distruttivo dell’ente, dell’essenze e dell’Essere, ossia del creato e del Creatore.
Attenzione! Il nichilismo è uscito dal fuoco dell’inferno e conduce ad esso. Quindi è questione di massima importanza disintossicarsi dal soggettivismo della modernità (da Cartesio a Hegel) e dal nichilismo della post-modernità (da Nietzsche allo Strutturalismo freudiano/sessantottino) per evitare la geenna e giungere a “riveder le stelle”.

Ritorno al tomismo

Come si vede la filosofia è la forza che muove il mondo, dietro tutte le eresie e quindi le rivoluzione cruente vi sono degli errori filosofici, che possono sembrare inizialmente piccoli e insignificanti, ma “un piccolo errore all’inizio diventa grande alla fine” come il fiocco di neve che forma la valanga.

Dunque siccome “nulla è voluto se prima non è conosciuto” occorre studiare la metafisica tomistica per amarla e combattere e vincere il nichilismo che potrebbe distruggere completamente l’umanità se non si corre ai ripari con l’aiuto divino, poiché “questo genere di demoni non si scacciano se non con la preghiera e il digiuno”.
d. Curzio Nitoglia
28/11/2014

5 commenti:

Turiferario ha detto...

Temo che il nichilismo non sia tanto il portato di un raffinato anche se deviato pensiero filosofico, ma piuttosto nelle sue forme pratiche oggi all'opera sia parallelo a una tragica abdicazione della filosofia. Un'abdicazione che è generale e si è verificata con modalità analoghe anche ad esempio in campo religioso. Il nichilismo è come la spiaggia che resta allo scoperto quando il mare si ritira. A questo vuoto si cerca poi di dare con un po' di buona (si fa per dire) volontà una parvenza di organizzazione: così per esempio si imbastisce un'etica farlocca sul principio che tutto è permesso. Ma è solo un modo per non ammettere apertamente un ritorno all'età della pietra, senza offese per l'età della pietra che forse era più morale.

Josh ha detto...

ottimo pezzo, cui rimane ben poco da aggiungere.

Per rubare un'immagine a Turiferario, in effetti l'età della pietra poteva avere ancora, insieme a uno "spirito" non troppo raffinato, anche un'età dell'innocenza, in cui qualcosa era ancora scritta nei cuori....

Oggi la distorsione mentale e il giustificazionismo della falsa filosofia ha traviato le menti: il bene non lo si fa, non lo si cerca, ma si è doppiamente colpevoli ...

Josh ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Josh ha detto...

Riprendo dal magistrale testo del post

"S. Tommaso ci avverte, riprendendo il concetto di potenza, di non lasciarci sedurre dalla volontà di potenza di “entificare o reificare” il nulla facendo di esso un polo negativo, quasi esistesse come ente o “essere al contrario”, una sorta di “ente negativo”, mentre è il contrario o la negazione dell’essere (S. Th., I, q. 45, a. 2, ad 4). L’errore analogo al nichilismo teoretico è in campo morale quello del manicheismo, che “entifica” il male, il quale è solo una privazione di bene."

Questo passaggio lo dovrebbe ricordare, meditare e approfondire di più chi oggi insegna che "non esiste una Verità Assoluta" (che è già un grosso errore, perchè noi crediamo Cristo "Via, Verità, Vita", come crediamo a Dio come "Colui che E'")
e chi sostiene che la "Verità è agnostica",
o ancora chi sostiene che
"la Verità è un concetto che può emergere solo dall'incontro col suo contrario, con un antagonista...",
come che l'Essere per eccellenza, Dio stesso, avrebbe necessità di (appunto) un "polo negativo" (una specie di inesistente antimateria filosofantateologica, tra Hegel, Marcione e la gnosi) per definirsi, realizzarsi ed esserci.

Ma chi propina quest'ultima fantalettura, vuole ridurre tutte le categorie e gli enti, compreso l'Essere Supremo, al solito hegelismo > il che dimostra prima di tutto la mancanza di fede.

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo: il posmoderno è essenzialmente la negazione della modernità: anche se se ne posson trovare in essa dei precorrimenti (più che altro inconsapevoli, direi), il posmoderno ne è l'antìtesi.

Ne derivano, mi pare, delle conseguenze importanti: chi vuol combattere il nichilismo posmoderno non può essere, puramente e semplicemente, un antimoderno. Se non altro, perché così finirebbe col trovarsi, suo malgrado, arrolato nell'esercito nemico: come infatti succede.

Si tratta invece di ricuperare l'istanza originaria della modernità, la razionalità, che ha origini classiche e cristiane, liberandola dagli equivoci volontaristici e soggettivistici che, certo, ci furono fin dal principio.

È il programma del migliore cattolicesimo liberale: d'Alessandro Manzoni, per esempio.

Maso