Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 15 dicembre 2014

Il Patriarca caldeo propone tre giorni di digiuno per chiedere che i rifugiati ritornino alle proprie case

Nel suo messaggio, il Patriarca Sako si dice certo che “Cristo ascolterà le nostre preghiere”, e cita le parole di Gesù riportate nel Vangelo di Matteo: “Questa razza di demòni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno” (Mt 17,21). 
Baghdad (Agenzia Fides - 12/12/2014) – Digiuno, preghiera e penitenza nei tre giorni che precedono il Natale, e l'invito a rinunciare a feste con musica e balli in occasione delle feste natalizie e del Capodanno: sono questi i gesti di penitenza che il Patriarca Louis Raphael I propone a tutti i fedeli della Chiesa caldea per invocare la liberazione di Mosul e della Piana di Ninive e per manifestare vicinanza concreta e solidale a tutti i profughi iracheni, costretti a abbandonare le città e i villaggi caduti sotto il controllo dei jihadisti dello Stato Islamico (IS). “Nel tempo di Avvento – scrive il Primate della Chiesa caldea in un messaggio pervenuto all'Agenzia Fides – ci si prepara al Natale con il digiuno, la preghiera, la penitenza e le opere di carità. E soprattutto quest'anno – aggiunge il Patriarca - noi viviamo qui e ora in attesa della sua venuta nelle nostre vite e nelle nostre case, mentre il nostro Paese vive circostanze tragiche e dolorose”.
Per questo S. B. Louis Raphael I Sako chiede “a tutti i figli e a tutte le figlie” della Chiesa caldea di praticare il digiuno stretto da lunedì 22 fino alla sera del 24 dicembre, per invocare dal Signore il dono della liberazione di Mosul e della Piana di Ninive, così che tutti i rifugiati possano “ritornare in sicurezza alle proprie case, al proprio lavoro e alle proprie scuole”. Nel suo messaggio, il Patriarca Sako si dice certo che “Cristo ascolterà le nostre preghiere”, e cita le parole di Gesù riportate nel Vangelo di Matteo: “Questa razza di demòni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno” (Mt 17,21).
Inoltre il Primate della Chiesa caldea suggerisce ai cristiani di non organizzare feste con musica e balli in occasione del Natale e del Capodanno. Invita piuttosto tutti a sostenere iniziative di solidarietà concreta rivolte ai fratelli che si trovano nell'emergenza. “ho potuto toccare con mano la loro croce pesante e dolorosa” aggiunge il Patriarca, facendo riferimento anche alla sua recente visita ai profughi che hanno trovato rifugio nella città di Amadiya, e invita tutti ad aiutare e confortare quelli che vivono in simili situazioni di emergenza, invece di spendere energie e risorse nell'organizzazione di “concerti rumorosi”. (GV) 

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Deo gratias per pastori come lui che si ricordano del potere della preghiera e del digiuno e hanno il santo coraggio di proporli.
Bergoglio no, eh...? Che tristezza, come al solito.
humilitas

Anonimo ha detto...

Bè, naturalmente sarebbe bello se ci unissimo anche noi, estendendo la preghiera anche a tutti i perseguitati nel nome di Cristo.
Digiuno stretto credo possa intendersi il vecchio pane e acqua, ma ciascuno saprà come regolarsi rinunciando a ciò che è meglio.
Lanciamo l'iniziativa? Quale miglior segno di fraternità?
humilitas

Cesare Baronio ha detto...

Il digiuno stretto consiste nell'assunzione di un unico pasto principale, ed eventualmente di una piccola refezione. Ma nulla vieta di integrarlo con ulteriori penitenze, anche se non richieste, strettamente parlando, dal digiuno canonico.

Anonimo ha detto...

Bergoglio ci ha subito pensato lui a sminuire il digiuno, strumentalizzando Pio XII.